L'ufficio del Guardiano, Quest Fissa

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view post Posted on 28/9/2022, 11:26
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Di sole e di gatti

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Amelia Gin Moonword
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Ce l’aveva fatta: l’ape aveva preso forma sotto i suoi occhi e grazie alla sua volontà e concentrazione si era davvero diretta verso la creatura malefica. «Wow» si trovò a dire Gin, ammirata dalla sua stessa magia. Certo, aveva già fatto diverse magie e diverse lezioni pratiche, ma ogni volta che riusciva a realizzare un incantesimo il suo sguardo si riempiva lo stesso di meraviglia!
Non aveva però molto tempo se voleva darsela a gambe, prima che Gazza tornasse indietro, probabilmente. Certo che quel ciondolo… ci aveva già pensato e quasi inconsciamente i suoi piedi presero non la direzione della porta ma quella del ciondolo. Si era avvicinata, bacchetta ancora nella mano destra. Con la coda dell’occhio guardava la creatura alle prese con la sua ape. All’improvviso vide che la sua creazione aveva raggiunto e punto il bersaglio.
*Oh no*, non pensava che l’ape avrebbe potuto pungere la piccola creatura! Gin sperava che l’essere non si fosse fatto troppo male.
La sua attenzione si spostò quindi dal ciondolo alla creatura ma solo il tempo necessario per capire che la ferita non l’aveva completamente abbattuta e, soprattutto, che la sua ape stava svanendo. Ok, adesso la situazione sembrava più chiara: Gin era molto nei guai. La creatura era certamente stata punta ma non era stata messa ko, cosa di cui in fondo Gin era grata, e probabilmente sarebbe tornata all’attacco. Ce l’avrebbe fatta? O avrebbe capito che era meglio non avvicinarsi a lei? Gin non era certa di averle messo sufficiente paura, al contrario temeva che la creatura avrebbe voluto vendicarsi. Era il momento di agire e smetterla di temporeggiare. Gin aveva deciso: se ne sarebbe andata via. Al diavolo la curiosità! Sarebbe scappata fuori dall’ufficio a gambe levate. Ma… quindi perché i suoi piedi non volevano muoversi? Nei pochi secondi che stavano passando si sentì come sdoppiare. Le sembrava quasi di vedersi dall’esterno: la sua volontà era quella di andare via, ma vedeva il suo corpo non rispondere a questo pensiero. Quello che invece vide era la sua mano che si allungava verso il ciondolo che, a quanto pare, non aveva dimenticato. Certo che non lo aveva dimenticato! La curiosità bruciava e il suo corpo, evidentemente, rispondeva meglio alla sua volontà profonda piuttosto che a quella comandata dall’urgenza. Perse COMPLETAMENTE di vista la creatura malefica e, finalmente, la sua mente rientrò in sincrono con il suo corpo e la sua attenzione si concentrò unicamente sull’oggetto che, ora, aveva in mano. Gin si trovò quasi frastornata dalla sua ignoranza sulla storia profonda della sua casata. Non era certa fosse un simbolo di Corvonero. Perché lo aveva Gazza? Ma sì, era stato di certo di qualcuno della sua casata, pensava: la forma non tradiva. Chi altro ad Hogwarts poteva avere un’aquila con le ali spiegate? Non poteva essere un oggetto nuovo. Che fosse antico? Almeno qualche anno doveva averlo per essere lì. Tuttavia la caratteristica che notava era la lucentezza. Perché lo aveva Gazza? Questa era la domanda che continuava a tornarle alla mente. Era forse stato confiscato come oggetto pericoloso, magari contenente qualche magia? Oppure semplicemente qualcuno lo aveva dimenticato in giro e Mrs Purr se ne era appropriata? A proposito: dov’era finita Mrs Purr? Un certo terrore destò Gin dal suo torpore contemplativo. Se Mrs Purr non era più nella stanza voleva dire che Gazza stava tornando. Se niente di imprevisto fosse successo, Gin avrebbe probabilmente tenuto stretto nella mano sinistra l’oggetto e si sarebbe rivolta alla stanza alla ricerca di Mrs Purr e della creatura, di cui si era temporaneamente dimenticata, bacchetta ancora nella mano destra.




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Conoscenze apprese:
- Tutti gli incantesimi Prima Classe esclusi i proibiti
- Appresi storia della bacchetta magica, Incantesimo di Librazione e Contro-Incantesimo
- Expelliarmus, Flipendo e Rictusempra
- Appresi Incantesimi famiglia Lumos e Nox
- Appresi Incantesimi del Suono
- Appresa l'origine della Magia: la civlità di Atlantide
- Appresi I calderoni, la classificazione di Stuff, le pozioni semplici, complesse, brevi e lunghe
- Appresa la Teoria del Volo
- Appresi i Veleni e gli Antidoti

Nelle tasche:
- Bacchetta magica in Legno di Salice, con interno di Crine di Unicorno
- Spilla C.R.E.P.A.
- 1 macchina fotografica magica
 
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view post Posted on 2/11/2022, 21:23
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Sebbene la minuscola creatura avesse già reso palese la propria indole maligna, la giovane Seguace di Priscilla si sentì in colpa per quanto il suo incantesimo Apis era riuscito a provocarle. La Corvonero aveva appena constatato ciò che la sua magia era in grado di fare. Il suo potere magico, mediante il legno di Salice, era stato così evocato. L'esito però era andato, in verità, oltre le aspettative della giovane strega novizia. Il piccolo insetto generato infatti non si era limitato solo ad infastidire l'esserino, ma era arrivato anche a pungerlo fino a procurargli del dolore. Il segno - il bubbone - sulla spalla destra che adesso la bestiola stessa esibiva ne era una sorta di simbolo. La creaturina sconosciuta si era poi portata una mano sopra la parte lesa e aveva preso a volare in cerchio, cimentandosi in un volo nervoso e malfermo. Barcollava ferita, dolorante, mentre Amelia, dopo essersi aver fatto i conti con i sensi di colpa, colse questa occasione per dare un'occhiata all'oggetto fulcro del suo interesse. Ora che il ciondolo era fra le sue mani, poteva ammirarne la delicata e pregevole fattura. L'argento luccicava tra i segni precisi e quasi chirurgici sull'oggetto che lo rifinivano e rendevano quasi vivido il rapace raffigurato. Cosa ne avrebbe fatto la fanciulla? Avrebbe deciso di rubare quel gioiello al vecchio Guardiano? O si sarebbe invece limitata ad esaminarlo per poi riporlo dove lo aveva trovato?
L'ispezione però si fermò. Il suo arresto sembrò dovuto ad un pensiero che si era appena fatto strada nella mente della ragazzina. Dov'era finita Mrs. Purr? Che fine aveva fatto? Volgendo lo sguardo in fondo, alla sua destra, Amelia avrebbe trovato la risposta di cui aveva bisogno in quel momento. Il maine coon era ancora lì. Di colpo aveva smesso di miagolare; si trovava rannicchiato, acciambellato su se stesso e non faceva altro che tremare. Il suo corpo coperto dal lungo pelo grigio di tanto in tanto si mostrava in preda a visibili scossoni. Il felino era terrorizzato. Nel preciso istante in cui la Corvonero rivolse l'attenzione all'esserino antropomorfo, ebbe modo di notare che quest'ultimo si era già avvicinato a lei e aveva preso a volarle accanto. Prima davanti. Di lato. Poi alle spalle. Il suo volo appariva nervoso, irritato e alquanto fastidioso. Ora le era vicino in maniera pericolosa. La stava minacciando. Piccoli e circoscritti movimenti d'aria segnalavano i suoi spostamenti. Cercava la modalità migliore per attaccare, questa volta in maniera decisa, la fonte della fitta sulla spalla. D'un tratto Amelia avrebbe sentito un forte, intenso e pulsante dolore alla base della testa. La creaturina aveva appena preso di mira una ciocca dei suoi capelli, e ora gliela stava tirando (-5PS) con forza. La bestiola aveva abbandonato la prospettiva di dare solamente fastidio alla studentessa. In quel momento desiderava proprio di farle male. La presa sul ciondolo stava diventando difficile, non era più così salda. Il gioiello sarebbe potuto anche cadere a terra. Cosa fare adesso per fermare la creaturina? La Corvonero si sarebbe affidata alla fiducia in parte appena guadagnata su se stessa e sulla propria magia al fine di raggiungere l'obiettivo di liberarsi di lei?

Amelia
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L’oggetto che aveva in mano era certamente di interesse. La sua fattura era ottima, forse aveva anche un valore. Ma a Gin il valore economico di quell’oggetto non le interessava. Si chiedeva più che altro se avesse una qualche relazione con la sua casata, o con lei. Possibile fosse un caso che proprio lei lo avesse trovato? Gin non credeva al caso, ma non pensava nemmeno di essere esclusivamente mossa dal destino, né tantomeno di essere predestinata a qualcosa. Era certa che ci fosse una qualche armonia nel cosmo che poteva mettere sulla sua strada scelte più o meno interessanti, ma credeva fermamente che fosse poi lei a decidere che strada prendere. Era questo che voleva dire prendersi la responsabilità della propria vita. E Amelia Gin lo faceva, o almeno ci provava. Purtroppo non era una ragazza senza scrupoli, avrebbe benissimo potuto non preoccuparsi di quello che le succedeva intorno. E se così fosse stato, avrebbe probabilmente tentato di aprire l’oggetto, l’avrebbe strofinato o, forse, gli avrebbe detto parole come “Apriti sesamo!”, in memoria di una vecchia storia babbana. E invece non lo aveva fatto, si era invece chiesta dove fosse finita Mrs Purr e aveva alzato lo sguardo. Aveva quindi trovato il gatto rannicchiato in un angolo, tremante. Lo poteva vedere bene dalla posizione in cui si trovava. E il terrore che leggeva nell’animale, le fece riconsiderare la situazione nel suo complesso in cerca della fonte della paura del felino. Non doveva stupirsi che l’essere antropomorfo stesse tornando a disturbarla. In fondo era lei che gli aveva fatto male poco prima! Ora quella creatura malefica si dirigeva verso di lei, volava in maniera difficile da prevedere, nervosa, e di certo non sembrava avere buone intenzioni. Le stava ora volando intorno. Gin, con la mano con cui teneva l’oggetto alato, iniziò a cercare di dare fastidio alla creatura, come quando si cerca di scacciare una mosca, ma quelle blande azioni non sembravano avere effetto.

«Mi hai proprio scocciato!» gli urlò contro proprio nel momento in cui l’essere prendeva una ciocca dei suoi capelli e la tirava a più non posso.

«Ahia!!» urlò Gin «Ma sei impazzito?»

Nel mentre, la mano che teneva il ciondolo andò di riflesso al punto della testa dove sentiva dolore, lasciando la presa sull’oggetto che sarebbe a quel punto probabilmente rovinato a terra o altrove. Ma l’attenzione di Gin era in quel momento pienamente rivolta all’essere maledetto che le stava facendo male. Si era accorta che il ciondolo le era caduto ma non aveva tempo di pensarci, se ne sarebbe preoccupata più tardi.

La scelta che fece per difendersi non fu ragionata, ma d’impulso. La mano che reggeva la bacchetta si rivolse all’essere decisamente. Quindi fece un movimento fluido e continuo dall’alto verso il basso mentre la sua bocca pronunciava la formula «Reducio». Nella mente di Gin c’era un essere grande come una mosca o una zanzara, questo era quello che le era venuto in mente e che le aveva fatto scegliere quel particolare incantesimo. La voce ferma, con una leggera punta di astio, ma non di cattiveria. La sua intenzione non era, quindi, quella di fare del male alla creatura ma solo di levargliela di torno rimpicciolendola abbastanza da spaventarla o da poterla catturare in qualche modo. In quel momento la sua attenzione era pienamente rivolta a quella azione. Non avrebbe potuto dire dove fosse finito il ciondolo, né se fosse realmente finito da qualche parte né, tanto meno, se si fosse aperto, rovinato o altro. Si sarebbe certamente preoccupata di ritrovarlo più tardi.




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view post Posted on 26/1/2023, 09:41
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Il dolore alla base della testa si faceva ancora sentire e diveniva sempre più lancinante. Quella piccola creatura non aveva smesso un attimo di tirarle i capelli. Una mossa che procurava ancora del dolore alla Corvonero . Una mossa che costrinse la giovane Amelia Gin Moonword ad attivare di nuovo l'ingegno per superare questo nuovo ostacolo. Mentre la sua mente cercava di focalizzarsi su quella che sarebbe potuta essere la strategia migliore da adottare in quel momento, il piccolo ed agognato ciondolo - il gioiello che aveva catturato l'attenzione della giovane adepta di Priscilla - le sfuggì dalle mani e cadde a terra, in avanti, a pochi passi di distanza da lei, sopra alcuni documenti dispersi sul pavimento a causa del primo attacco della minuscola creatura.
E così, il ciondolo non era più tra le mani della Corvonero. Bisognava raccoglierlo. Ma prima di recuperarlo appariva necessario pensare all'esserino. Cosa fare in proposito?
A questo particolare quesito, Amelia trovò ben presto una risposta. Ciò che si doveva fare era provare a rimpicciolire quella piccola minaccia, così da poterla catturare. In questo modo, il legno di Salice prese subito di mira il suo piccolo bersaglio dalle sembianze umane. L'incantesimo era pronto per essere evocato. Il movimento da compiere - teso a simulare l'azione che si metterebbe in atto per restringere un oggetto - venne infine eseguito. Reducio. La voce così si presentò proprio in quel momento. La magia ebbe modo di compiersi. La creaturina antropomorfa - già di ristrette dimensioni - divenne ancora più piccola. Ora aveva la stessa grandezza di una comune zanzara. Questo strano fenomeno le fece mollare la presa sui capelli di Amelia; il fatto, poi, di percepire le altre cose - di colpo - più grandi la stupì. Si allontanò appena agitando le ali in maniera nervosa. Non sapeva cosa fare.
Se l'obiettivo di Amelia fosse stato quello di catturare la creaturina, le sarebbe bastato guardarsi appena attorno per vedere alcuni piccoli barattoli chiusi e vuoti. Contenitori che le erano sfuggiti fino a quel momento. Si trovavano sul ripiano in basso del mobile alla sinistra. Si sarebbe potuta servire di uno di quelli. Fu a quel punto che si poterono udire dei passi lenti provenire in direzione dell'ufficio del vecchio Guardiano. Che stesse tornando Gazza?

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Amelia, la Quest sta per finire! Riesci a rimpicciolire la creaturina e hai la possibilità di catturarla con uno dei barattoli sul ripiano più in basso del mobile sulla sinistra. Siamo in dirittura d'arrivo: manca veramente pochissimo.
 
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view post Posted on 24/2/2023, 12:23
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Erano passi quelli che Amelia sentiva avvicinarsi? O era la sua immaginazione? Quanto ci sarebbe ancora voluto a Gazza per tornare? Che strano, in quel momento non ricordava nemmeno più perché se ne fosse andato e perché non l’avesse sorvegliata. Certo, se lui fosse stato presente, lei non sarebbe finita in quel guaio, ma non avrebbe nemmeno potuto trovare il ciondolo. E poi, quell’essere malefico non le sarebbe volato addosso, non le avrebbe tirato i capelli, non le avrebbe morso il dito. O forse si? Cosa importava? Se Gazza fosse entrato in quel momento non poteva sapere cosa avrebbe detto, probabilmente le avrebbe dato la colpa per l’esistenza stessa della creatura e sicuramente non sarebbe stato felice di vedere che non aveva per niente fatto il lavoro assegnatole, e anzi, che aveva peggiorato la situazione! Del resto era a un passo dal liberarsi dell’essere. Lo poteva vedere proprio lì davanti a lei, così piccolo che avrebbe potuto schiacciarlo tra le mani come faceva nella campagna francese con le zanzare. Ma quell’essere non era una zanzara, e la sua curiosità la portava a volerne sapere di più. Se lo catturava, avrebbe forse potuto approfondire. Avrebbe forse potuto prenderlo via e portarlo dal professor Cravenmoore per farselo identificare e chiedere spiegazioni su cosa fosse meglio fare… Beh se questa era la sua decisione doveva agire in fretta. Di ucciderlo non se ne parlava. Si guardò velocemente intorno, per capire se poteva usare qualcosa per catturare l’animale, o quello che era. Subito identificò alcuni barattoli. Ce ne erano diversi, sul ripiano basso del mobile che si trovava alla sua sinistra. Sembravano vuoti e provvisti di coperchio. Ottimo, poteva usare quelli. Non erano lontani, poteva raggiungerli semplicemente spostandosi brevemente. Si sarebbe dunque allungata e abbassata quel poco che bastava per agguantare uno dei barattoli con la mano con cui non teneva la bacchetta. Lo avrebbe poi posizionato sotto il gomito sinistro, per bloccarlo meglio contro il suo fianco e poterlo più facilmente aprire senza dover appoggiare la bacchetta. Se il barattolo si fosse aperto senza problemi, avrebbe cercato di catturare l’esserino e di rinchiuderlo nel barattolo, operando un movimento fluido ma deciso dall’alto verso il basso, leggermente in diagonale, senza remore ma senza nemmeno muoverlo eccessivamente per evitare che l’essere si spaventasse più di quanto non fosse già. Avrebbe sentito a quel punto più decisamente dei passi arrivare e, presa dalla fretta, avrebbe riposto il barattolo chiuso nella tasca interna della felpa della divisa. Ma non avrebbe dimenticato il ciondolo, che avrebbe potuto ancora vedere dalla sua posizione. Si trovava a pochi passi di distanza da lei, su alcuni documenti che si erano rovesciati, probabilmente durante uno degli attacchi della creatura. I passi che si avvicinavano però non se li era immaginati. Velocemente, ma decisamente, si sarebbe avvicinata al ciodolo abbassandosi. Avrebbe in sostanza fatto un leggero balzo per essere veloce e atterrare già al fianco dell’oggetto. Avrebbe subito rivolto la bacchetta verso il ciondolo, disegnando un piccolo cerchio in aria e avrebbe abbassato la bacchetta fino a toccarlo. Quindi avrebbe detto piano, ma precisamente e decisamente, «Membranah», prestando attenzione a trascinare la a finale, come se ci fosse stata una h. L’intenzione sarebbe stata quella di trasformare il ciondolo in una pergamena vuota e poterla quindi mettere in tasca come oggetto personale che le fosse caduto. Se Gazza fosse entrato in quel momento e tutto fosse andato come da intenzioni di Gin, l’avrebbe probabilmente trovata a terra, come dopo una caduta con una tradizionale pergamena da studente in mano.

Chissà se sarebbe riuscita a fare tutto in quel poco tempo a disposizione? Chissà se era proprio Gazza quello che si avvicinava e chissà se sarebbe riuscita nell’intento di portarsi via, per studiarli con più calma, non uno ma ben due oggetti. Se avesse dovuto dire in quel momento quale avrebbe preferito portarsi via non avrebbe saputo dirlo. Entrambi avevano una grande attrattiva per lei: l’essere perché era incuriosita dalle creature magiche e già pensava di andare da Cravenmoore per saperne di più e poi l’aveva proprio fatta dannare quindi voleva saperne di più; d’altro canto il ciondolo sembrava in qualche modo legato a lei e alla sua casata e avrebbe cercato di approfondire prima in biblioteca e poi, forse, con qualche altro docente. Sarebbe comunque stata pronta con una ottima scusa a giustificare la pergamena e la sua posizione, o almeno così sperava!




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view post Posted on 11/6/2023, 11:53
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Alla piccola e giovane Corvonero sarebbe sembrato assai semplice catturare quella creaturina. L'esserino era ancora confuso. Agitava le alette in maniera nervosa. Eppure non si spostava dalla zona in cui si trovava. Rimaneva lì. Sospeso a mezz'aria. Le cose di fronte a lui sembravano essere diventate - così, di colpo - ancora più grandi. Enormi. L'intensa sensazione di confusione non poteva che avere la meglio in quel momento. E questo, rappresentava un vantaggio per Amelia Gin Moonword: sembrava fornirle l'occasione giusta per mettere in pratica ciò che la sua mente le suggeriva. Intrappolare l'esserino. E sfruttare uno dei barattoli per farlo. Alla Seguace di Priscilla, però, non sfuggì in quel preciso istante il rumore di passi fuori da quella stanza. Qualcuno stava raggiungendo l'ufficio angusto. Di sicuro doveva essere il vecchio Guardiano. Bisognava muoversi: Amelia lo sapeva. Lo aveva capito. Ma ce l'avrebbe fatta? E Gazza... Cos'avrebbe pensato della situazione disastrosa in cui si trovava il suo ufficio? Era qualcosa su cui occorreva mettere una pezza - e farlo alla svelta! Amelia era una Corvonero. Una Corvonero in ogni fibra del suo essere. Lo aveva già dimostrato. E adesso, non avrebbe fatto altro che darne ulteriore conferma. L'ingegno, la creatività, l'arguzia e la capacità di trovare soluzioni insolite, erano i caratteri distintivi delle Eredi di Priscilla. La ragazza li possedeva. Senza alcun dubbio. A quel punto, il pensiero principale fu di provare a simulare e mettere in scena qualcosa di credibile. E, quello che la mente si trovò ad imbastire, apparve di certo insolito - ma, per questo motivo, degno della Casata Bronzo-Blù. Trasfigurare un ciondolo in una pergamena; e fingere che quel foglio fosse caduto a terra: erano due cose a cui pochi maghi e poche streghe avrebbero pensato. Nessuna persona con poteri magici - forse - si sarebbe mai soffermata su una soluzione del genere. Non in quegli attimi, almeno. Il processo di trasfigurazione cominciò a compiersi. Il ciondolo si appiattì. Un rettangolo molto piccolo iniziò a formarsi: le sporgenze delle ali ne erano diventate i lati. Ora, al posto del ciondolo, vi era un minuscolo pezzetto di pergamena ingiallita. I passi erano sempre più vicini. Il tempo stringeva. Amelia sarebbe riuscita, a quel punto, a pensare anche alla creaturina? L'esserino sembrò riprendersi. Si agitò in maniera strana - ancora più insolita questa volta - per poi volare via. E svanire tra le scartoffie sul ripiano dello scaffale sulla destra - facendo sfumare l'occasione di acciuffarlo. Tre... due... uno... Un ultimo lento passo, seguito da un breve silenzio. - Tu, stupida ragazzina! Cosa diamine è successo qui!? - Ed ecco anche la sfuriata - oscurata appena da alcuni miagolii ansiosi. Mrs. Purr aveva preso a zampettare rapida verso l'anziano uomo. Tremava a non finire. Il vecchio guardiano si abbassò per prenderla in braccio e carezzarla, quasi a volerla calmare. - La mia povera... Povera Mrs. Purr... Cosa... Cosa diavolo... le hai fatto!? Va' via! Sparisci dalla mia vista! Vattene... Vattene via da qui... Subito! - Il tono di voce era colorato da una certa furia sempre più crescente. L'ordine era chiaro: la ragazzina doveva lasciare in fretta quell'ufficio - all'interno del quale pareva essere scoppiata una bomba. L'attenzione di Argus Gazza era stata talmente assorbita dai documenti sparsi sul pavimento, e dagli spasmi nervosi del felino, che - quanto Amelia stringeva ora, oltre la bacchetta, tra le mani - era passato inosservato. L'uomo non si era accorto di nulla. Né del pezzetto di pergamena. Né della rapida fuga del diavoletto artefice di tutto quel caos. E... Amelia? Amelia avrebbe potuto alzarsi e filare via da lì, alla stessa velocità della luce, con il ciondolo trasfigurato - ma non con la creaturina. Purtroppo, non avrebbe potuto portare al Professor Cravenmoore l'esserino che le aveva fatto vivere quella strana avventura.

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Amelia, la Quest finisce qui. Complimenti, è stato interessante guidarti in questa piccola avventura. Spero lo sia stato anche per te. Per come ti sei mossa durante la Quest, ti assegno 1 Punto per ogni Statistisca (PS; PC; PM) e 1 EXP. Inoltre, ti segnalo che puoi inserire il ciondolo in inventario. L'oggetto ti conferisce 1 PC ulteriore. Non ha alcun potere magico, ma è più che altro un ricordo di quest'avventura. In questo momento appare come un foglio di pergamena molto, molto piccolo; e questo perché l'incantesimo da te evocato trasfigura un oggetto in un foglio di pergamena delle stesse dimensioni dell'oggetto di partenza.
CITAZIONE
Effetto: Trasfigura un oggetto in una pergamena.
Può essere utilizzato con un qualsiasi oggetto, di qualsiasi dimensione e materiale e vi permetterà di trasfigurare il vostro obiettivo in un foglio di pergamena, la cui lunghezza e larghezza varierà in base alle dimensioni dell’oggetto di partenza

In ogni caso potrai far tornare il ciondolo nella sua forma originaria mediante l'utilizzo di un semplice Finite.
Alla prossima!

























QUEST LIBERA

 
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view post Posted on 31/8/2023, 16:04
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Edward Newgate
Corvonero | Studente | 15 y.o. |XwFHG5M "Scientia potentia est"
Incredibile! – pensò Edward uscendo dalla Sala Grande, con somma frustrazione per cosa era appena accaduto. La sua divisa era zuppa di succo di zucca. La ragione di ciò era dovuta a fattori e circostanze fuori dal suo controllo: un concasato molto suscettibile agli spaventi, un bicchiere ricolmo e Pix. Dannato poltergeist! – continuò a pensare mentre percorreva a grosse falcate il corridoio del piano terra. Di certo non poteva continuare ad andare in giro così conciato. La sua divisa odorava della famosa bibita e la vistosa macchia umidiccia continuava ad espandersi magicamente, quasi fosse una maledizione senza freni. Ovviamente, da buon nobile purosangue, aveva completamente omesso di imparare i semplici incantesimi per smacchiare un vestito. In fondo, quelli erano incantesimi che si adattava di più alla servitù, che ad un mago. E lui, di sicuro, non era il servo di nessuno. Una piccola parte di sé però, si stava pentendo della sua ostinazione nel classificare cosa era degno di essere appreso e cosa no. Diciamo la parte a cui dava maledettamente fastidio un vestito bagnato e appiccicoso. Così, il suo sguardo guizzava a destra e a sinistra, in cerca di un bagno per potersi asciugare, ma ciò che trovò fu solo una porta in legno piuttosto grande, rinforzata da infissi di metallo, che solitamente aveva visto essere chiusa. Si recò così verso quel remoto angolo del pianterreno, speranzoso di trovare qualche sorta di soluzione ai suoi problemi, quando quello che vide lo lasciò di sasso di fronte all’entrata.

Argus Gazza e la sua gatta, Mrs Purr, erano dentro quello che poteva definirsi a tutti gli effetti un angusto sgabuzzino, senza neanche una finestra, con una vecchia ed antiquata lampada a petrolio a far un po’ di fioca luce. Il guardiano stava vistosamente smanettando vicino a dei ricolmi e traboccanti scaffali, buttando a terra tutte le cianfrusaglie che gli capitavano a tiro. Edward era incerto sul da farsi, disturbare il vecchio burbero o sgattaiolare via senza farsi vedere? Un dubbio amletico, se non fosse che l’umido della sua divisa sembrava ormai essergli entrato nella pelle. Che diavolo – pensò il ragazzo – è pur sempre una specie di domestico, no? Fece un passo avanti, aprendo la bocca per attirare l’attenzione dell’uomo, quando una zaffata di pesce fritto misto a scatolette per gatti lo investì in pieno volto, facendogli storcere il naso e, quella che doveva essere una semi-cortese frase per reclamare i servigi del magonò, si trasformò in qualcosa di tanto sgarbato quanto sincero.

Porca miseria, c’è qualcosa di morto qui dentro! Le parole veloci uscirono prima che Edward potesse accorgersene. Il danno era fatto. Non restava che aspettare la reazione di Gazza, temendo il peggio ma sperando il meglio.



PS: 107 | PC: 58 | PM: 53| PE: 2
Inventario:
Bacchetta di legno di castagno, nucleo di corda di cuore di drago, 9 pollici, solida
Collana di "Scaglie di Ashwinder" (+3 PS, +5 PC)
Anello "Tentacolo di Graphorn" (+2 PC)

Giuls || © harrypotter.it

 
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view post Posted on 2/9/2023, 20:44
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Le cianfrusaglie in volo erano una costante nell'ufficio dello stra-noto guardiano della scuola Argus Gazza. Tutti gli studenti sapevano che uno dei primi luoghi da cui cominciare a cercare i propri oggetti smarriti —o certamente confiscati— era quello, pur consci che Hogwarts era un castello antico intriso di magia. L'improvvisa sparizione o spostamento di qualsiasi cosa non era poi tanto anormale lì. Ciò che però era altrettanto certo, invece, era che quell'uomo scorbutico fosse piuttosto restio a riconsegnare le proprietà degli studenti, nemmeno di fronte ad una commovente supplica. Dunque, se non era lui a lanciarli, quando alcuni furbetti tentavano le maniere forti, era un bell'Incantesimo di Appello che risolveva il tutto, facendo sparire qualcosa dall'ufficio in un loop potenzialmente infinito.
«Miserabili! Dove l'avete messo?!»
Argus, lercio di polvere e scatolette per gatti, buttava giù uno ad uno libri e soprammobili da un lungo scaffale. Mrs Purr, dalla coda agitata, seguiva la traiettoria ad arco degli oggetti finiti a terra da sopra la scrivania. Non appena il giovane Corvonero entrò, ella lo squadrò dal capo ai pie' con i suoi inclementi occhi gialli. Produsse un miagolio sonoro, che non rassomigliava un garbato ciao, bensì un avvertimento per il suo padrone.
«Oh, Mrs Purr...» sospirava l'uomo fra un rantolo di rabbia ed uno per i grumi di polvere in gola. «Si prendono gioco di noi, questi demoni in terra col grembiulino da studenti!» E la gatta sembrò quasi annuire scrutando Edward, se solo non si trattasse di un semplice main coon.
Ad un certo punto, il guardiano si lanciò alle spalle un grosso e pesante volume dalla copertina in pelle. Il libro cadde ai piedi di Edward nello stesso esatto momento in cui egli parlò, rovesciato, spalancato a metà con le pagine di pergamena schiacciate contro il ruvido pavimento in pietra. Un curioso titolo latino si leggeva, inciso in oro e argento, sulla copertina: Mens Magica Mundi.
Povero libro. Era evidente che Gazza non aveva molta familiarità con simili oggetti. Sarebbero state necessarie un paio di mani gentili e rispettose per alzarlo, ripulirlo e poggiarlo in un posto più adatto del pavimento.
Eppure, in quel castello dove tante cose sparivano per magia, non si poteva nemmeno dire che i libri non potessero cavarsela anche da soli! Edward sentì un poderoso sbuffo di vento gelido provenire dalla base del volume, proprio dalla cucitura delle sue pagine. Un soffio tanto forte da permettere all'oggetto di lanciarsi nuovamente in aria, di fare una capriola e di ricadere chiuso ed in ordine sulla sedia della scrivania a pochi passi da lui e da Mrs Purr.
«Tu!» Gazza lo indicò, col viso arrossato dalla furia e dal pulviscolo. Poi indicò le gocce di succo che colavano sul pavimento sporco dalla divisa. «Stai insozzando il mio ufficio! Fila a prendere lo straccio e pulisci subito! Altrimenti... altrimenti-» Si prese del tempo per acciuffare dal repertorio la punizione migliore. Il suo volto parve illuminarsi di contentezza non appena la trovò. «Ti appendo per gli alluci ai gargoyle della Torre di Divinazione!»


Benvenuto Edward! Procediamo. Per qualsiasi cosa scrivimi pure.
 
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view post Posted on 12/9/2023, 16:32
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Edward Newgate
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Un libro volò verso Edward, scagliato dal magonò con forza nella sua direzione, probabilmente per errore. Gli occhi strabuzzati del ragazzo percorsero tutta la traiettoria che fece il volume, per vederlo infine accasciarsi a terra con le pagine aperte. Un brivido percorse la sua schiena. Stava per inveire contro il custode della scuola quando uno sbuffo di vento gelido, proveniente proprio dal libro, proiettò in aria il volume che, con un’armoniosa capriola, si adagiò sulla sedia della scrivania. L’istinto era quello di afferrare il libro. Al diavolo la tunica umidiccia e appiccicosa, quel libro aveva ormai attirato la sua attenzione. In generale qualsiasi libro lo avrebbe fatto ma, anche in un mondo magico, un libro che si riponeva da solo su una sedia non era così usuale. Se poi quel libro recava sulla copertina la scritta Mens Magica Mundi, allora quel libro doveva entrare in suo possesso. Al diavolo le conseguenze. Fece un passo, ma vide Mrs Purr e si arrestò. Poi, di scatto, quello sgorbutico di un Gazza si girò e cominciò ad inveire contro di lui, indicandolo. Tu! Stai insozzando il mio ufficio! Fila a prendere lo straccio e pulisci subito! Altrimenti... altrimenti - esclamò - Ti appendo per gli alluci ai gargoyle della Torre di Divinazione!

Che che se ne dica, quell’uomo era un burbero, ma aveva fantasia ed un innato estro creativo quanto si trattava di infliggere punizioni agli studenti. Quindi Edward raccolse senza alcun tipo di scetticismo la minaccia del custode e, ricacciandosi una protesta in gola, abbassò lo sguardo e grugnì qualcosa che doveva assomigliare ad un cenno di assenso.

Quel posto era così disordinato e conteneva così tanti oggetti che portò Edward a pensare che la stanza, un tempo, doveva essere infinitamente più grande ma che, per qualche strano masochismo del Castello, man mano che Gazza sviluppava il suo caratteraccio, questo gli restringeva di qualche centimetro la stanza, sino a farla diventare grande poco più di uno sgabuzzino delle scope. Altra spiegazione non era possibile. O, comunque, la sua era certamente la più credibile.
Dietro una pira di bastoni, scope, mazze e pertiche di varia misura, il giovane Corvonero prese tra le mani quello che doveva essere un enorme e malridotto spazzolone per pavimenti, con incrostato uno straccio fatto di vari pezzi di stoffa rattoppati. Per Merlino, se lo tocco mi prenderò sicuramente una qualche tipo di malattia sconosciuta! - pensò Edward, mentre una smorfia di disgusto comparve sul suo volto - e meno male che Hogwarts è una delle più importanti scuole di magia e stregoneria.

Si girò nuovamente verso Gazza - Non è che potrei fare qualcos’altro per rendermi utile? - disse speranzoso lo studente - Magari sistemo i libri che si trovano in giro e li ordino sugli scaffali…
Lo sguardo del ragazzo si spostò per un rapido secondo sullo strano libro adagiato sulla sedia, quasi a tradire le sue reali intenzioni. La brama di poterlo leggere era troppo forte, a stento riusciva a controllarla. Si costrinse a fissare il suo sguardo sul magonò, in attesa di una risposta alla sua richiesta, ma fece comunque un passo in direzione della scrivania.



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La curiosità è una brutta bestia, e di potenziali curiosità l'ufficio del Guardiano abbondava.
Gazza, rimproverato con somma invettiva il rampollo di Priscilla, tornò a scaraventare giù dagli scaffali altra robaccia impolverata e dimenticata lì dai posteri. Scatoline, portagioie, ampolle (ormai in frantumi), pergamene volanti, piume, boccette vuote d'inchiostro (anch'esse in frantumi), palle di pelo di main coon, dizionari runici, enciclopedie delle pozioni, romanzi e tanto altro. Non c'era criterio nel suo spazzar via tutto, fra oggetti fragili o in grado di disperdersi. E dunque, fra innumerevoli splash, splat, crack e spatapam, era piuttosto evidente che ciò che stava cercando era più importante di qualsiasi altra cosa.
«Maledetti, maledetti mocciosi!» bofonchiava l'uomo mentre rimescolava con vigore quel disordine, senza dar più tanta importanza all'intruso nel suo spazio privato. Per contro Mrs Purr manteneva i suoi due grossi fari gialli sul suddetto, provvista di una tale concentrazione da far invidia ai migliori duellanti del pianeta.
La gatta sbatteva agitata la coda sulla scrivania. Era pronta a cogliere ogni movimento improvviso che Edward avrebbe incautamente compiuto, sebbene tanto nervosismo si fosse palesemente innescato non appena il libro si era chiuso sulla sedia. Poco sotto, infatti, il volume misterioso vibrava di una strana energia, a tratti muovendosi quasi impercettibilmente. Da esso proveniva un sibilo, come se il vento gelido di un mondo alieno continuasse a respirare. Come qualcosa di vivo che dormiva nel suo antro ma che era lì lì per risvegliarsi.
La copertina rigida in pelle tremava ad intervalli regolari. Lo spazio vuoto fra le pagine si gonfiava e poi si riduceva, alla pari di un mantice. Dopo pochi secondi, quei soffi che in un veloce crescendo si erano intensificati, produssero un altro imponente sbuffo che fece spalancare nuovamente il libro alla sua esatta metà. La gatta fece un balzo all'indietro, spaventata, e la coda si gonfiò. Adesso i suoi fari puntavano con sospetto le pagine ingiallite dal tempo.
Mens Magica Mundi. Cosa poteva voler dire quel titolo tanto strano? Al di là di una traduzione letterale dal latino, poteva racchiudere qualcosa di vero? Il mondo possedeva una —una sola, un'unica— mente magica che ne stabiliva le leggi?
«Accidenti!» L'esclamazione di Gazza, più simile ad uno starnuto che ad altro, per poco non fece sobbalzare ancora Mrs Purr. Aveva appena buttato giù l'ultimo libro dallo scaffale. «Se vuoi dare una mano, ragazzo, puoi...» serrò le labbra, come se gli costasse tantissimo fare una simile richiesta. «Devi cercare uno scatolino rosso con un fiocco argentato...» continuò esitando, ma all'improvviso Argus si armò nuovamente del solito tono burbero. «E non aprirlo! Altrimenti...»
Era senz'altro in arrivo una nuova minaccia creativa. Nel mentre, però, alzatasi una strana brezza per una stanza priva di finestre, alcuni batuffoli di pelo di gatto si erano alzati in volo. Fluttuando sereno nell'aria, uno di essi, tanto grande da raggiungere la stazza di un boccino d'oro, si adagiò sulle pagine del libro bianco e, nel batter d'occhio di main coon esterrefatto, venne assorbito dalla carta e... scomparve.


Edward, perdonami la svista da riinizio anno. E' necessario che tu metta anche le tue conoscenze (incantesimi, pozioni, abilità, vocazioni, appresi dal tuo PG). Per questa volta te le metto qui, sotto spoiler, che ti basta ricopiare nei tuoi prossimi post. Tanto dal momento in cui iniziato fino ad ora non ci sono stati cambiamenti in queste sezioni.

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Edited by Master Adepto - 28/9/2023, 16:49
 
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Edward Newgate
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Il guardiano continuava a maledire ed insultare gli studenti di Hogwarts per ragioni che sapeva soltanto lui, ma infondo ad un vecchio burbero servivano veramente delle motivazioni logiche per comportarsi in quel modo? Non si poteva incolpare uno scorpione perché avvelenava una rana e, quindi, non si poteva incolpare il magonò per comportarsi secondo quella che era la sua natura. Si faceva spallucce e si continuava ognuno per la propria strada. Il più delle volte. Ma questa non era una di quelle, posto che le loro strade, per volere di un destino bizzarro, si erano incrociate. E se Edward doveva sopportare tutti quei lamenti, tanto valeva trarne qualcosa di buono per lui. Il passo indeciso del Corvonero, però, era attentamente sorvegliato da Mrs Purr e ciò complicava non poco la situazione in cui era. L’audacia aiuta i forti, questo era risaputo, ma non gli stupidi. Provare a prendere il libro sotto la guardia attenta di quel maledetto gatto era una follia. Poteva un mago temere un gatto? Stranamente, la risposta era sì, se quello era Mrs Purr. Lo sguardo del ragazzo guizzava frenetico tra quei fari gialli che lo fissavano ed il libro che desiderava, finché nuovamente qualcosa di bizzarro si manifestò.

La copertina rigida in pelle tremava ad intervalli regolari, mentre lo spazio vuoto fra le pagine si gonfiava e poi si riduceva. Dopo pochi secondi, quei soffi produssero un altro imponente sbuffo che fece spalancare nuovamente il libro alla sua esatta metà. Mrs Purr fece un balzo all'indietro, evidentemente spaventata dal comportamento del libro, con la coda gonfia, probabilmente pronta ad attaccare l’oggetto che si stava animando. Edward istintivamente fece un passo verso il tomo, con gli occhi sgranati per leggerne il contenuto. Mens Magica Mundi. Di nuovo quella scritta. Non poteva ignorare ancora quel libro che lo attirava a sé, doveva afferrarlo e leggerne il contenuto. Un altro passo, questa volta più deciso. Era praticamente lì, con il cuore che gli batteva forte in gola e rimbombava nella sua testa. Il respiro trattenuto, quasi per evitare di fare qualsiasi tipo di rumore, gli occhi sgranati, ricolmi di cupidigia. Gli bastava allungare la mano e…Accidenti! - l’esclamazione fece gelare il Corvonero che, tremando per un attimo, scattò indietro, con una serie di passi, sino a toccare con le spalle il muro dello sgabuzzino. Inciampò nelle cianfrusaglie che ricoprivano il pavimento, urtando maldestramente le scope con la mano sinistra, che si era aperta per ritrovare l’equilibrio. Il cuore del ragazzo si era fermato per un attimo, poi riprese a battere freneticamente, come quello di un ladro che era appena stato scoperto. Lo era? Gazza si era accorto di qualcosa? Gli attimi che seguirono furono ricolmi di tensione, finché il guardiano non si girò verso di lui e disse - Se vuoi dare una mano, ragazzo, puoi...Devi cercare uno scatolino rosso con un fiocco argentato…- Edward riprese a respirare regolarmente.

Per Merlino, qui oggi ci lascio le penne - pensò il giovane studente mentre si sistemava la tunica che gli si era storta durante il sobbalzo. Annuì rapido a Gazza e raccolse le scope che erano cadute sul pavimento. Guardò velocemente l’intero sgabuzzino, che sembrava sommerso da qualsiasi oggetto fosse mai entrato nella scuola di magia e stregoneria, per poi sospirare e ritornare con lo sguardo sul magonò, che lo fissava con aria seria. E non aprirlo! Altrimenti… - la minaccia velata, ma non troppo, si perse nell’aria, ma il suo significato non lasciava comunque fraintendimenti. Annuì nuovamente e mestamente, distogliendo lo sguardo dagli occhi del guardiano che lo stavano fulminando. E poi accadde di nuovo.

Ancora una volta sentì una brezza, come se qualcuno avesse aperto la finestra che non c’era. Il suo sguardo fu catturato da un batuffolo di pelo di Mrs Purr che galleggiava nell’aria finché poi, semplicemente, scomparve. Il libro aveva in qualche modo assorbito la palletta che gli si era posata sopra, mostrando ancora una volta come non fosse un banale libro, ma qualcosa di più. Qualcosa che valeva la pena conoscere. Ed ecco che la piccola fiamma di curiosità che si era accesa dentro di lui, divenne un incendio dirompente nella sua mente. Gazza o non Gazza, Mrs Purr o non Mrs Purr, scatolino o non scatolino, quel libro doveva finire nelle sue mani ad ogni costo. Lo sguardo si fece deciso, ridestando tutta la sua sfrontatezza. Uno scatolino rosso, dici? - esordì lo studente, facendo un passo verso la scrivania - con un fiocco dorato? - fece un altro passo disinvolto, portandosi la mano sul mento, con fare pensieroso - No, d’argento! - voleva attirare l'attenzione del guardiano su di sé, per il momento, mentre poggiava, con naturalezza, una mano sul legno ruvido della sedia e i suoi occhi scrutavano un punto non ben definito alle spalle del magonò - Tipo quello lì? - indicò gli scaffali, sperando che Gazza si girasse per guardare e, in maniera svelta e silenziosa, la mano che era poggiata sulla scricchiolante seggiola scivolò giù, verso il tomo. Edward non sapeva cosa aspettarsi, ma non era mai stato così sicuro come in quel momento, e sfiorò il candido libro con la punta delle dita.



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La tragedia in atto vedeva il consumarsi di strati e strati di polvere con la loro reverenda vetustà, accumulata sugli oggetti intoccati da anni ed anni nell'ufficio. Una volta scagliati, la memoria di quelle particelle si disperdeva nell'aria. Stranamente poteva considerarsi il lutto più drammatico dato che, ormai, quei pezzi di chincaglieria, stracciati ed infranti al suolo, erano stati dimenticati sia nell'affetto che nell'utilizzo dai vecchi padroni cui erano stati strappati. La polvere, il vero sedentario abitante del loculo, in fondo era l'unica che aveva calorosamente trovato in essi dimora.

Quando Edward cadde sul cumulo di vecchi scopettoni, la nervosa Mrs Purr per poco non saltò per attaccarsi al lampadario. Soffiò, e di conseguenza Argus, fra un'incitazione e un'altra, si voltò per scorgere ciò che aveva appena infastidito il suo tesoro. Il Corvonero giaceva per terra, abbatacchiato sotto tre manici di legno tutti schegge e crepe.
«Mpfui» sbuffò il Guardiano. «Avete la pretesa di cavalcarli, quando non sapete distinguere uno scopettone da una sedia. Alzati, brigante!» E tornò al suo cercare.
A questo punto ad Edward, sebbene avesse ricevuto un ordine ben preciso, non poteva fregare un benché minimo fico secco d'Abissinia dello scatolino rosso. Immancabilmente attratto dal libro bianco, tentava imperterrito di allungare la mano per stabilire un contatto con le sue pagine. L'evidenza diceva che qualcosa di magico era intessuto nella loro carta. Ma cosa sarebbe accaduto se l'agognato contatto si fosse stabilito davvero? Avrebbe potuto leggerlo come un qualsiasi libro? Oppure avrebbe fatto la stessa fine della palla di pelo? Forse la curiosità era troppa persino per un Corvonero. Bando alle deduzioni, sì all'azzardo.
Il Guardiano, seccato nuovamente dalla sua presenza, si voltò verso Edward con espressione sdegnata. «Vuoi proprio farmi perdere tempo.» Roteò gli occhi. Ma quando il ragazzino gli indicò lo scaffale, la sua espressione mutò improvvisamente. Pareva un innamorato, finalmente baciato dalla speranza di essere ricambiato. Se Edward pensava di metterlo nel sacco così facilmente, be'... ci era riuscito. Quello scatolino doveva rappresentare un vero e proprio punto debole per Gazza.
L'uomo si rimise a cercare furioso nello scaffale indicato, anche se quasi tre quarti degli oggetti che sosteneva erano già stati scagliati a terra. Cogliendo l'occasione, il ragazzo si avvicinò al libro e finalmente riuscì a toccarlo. La pagina era gelida, come se si trattasse di ghiaccio trasfigurato. E in quell'esatto momento un potente turbine di vento interno al libro cominciò a vorticare risucchiando Edward, con una potenza tale da sollevarlo e inghiottirlo nel bel mezzo delle lettere scritte a mano.

Bianco. Vento. Freddo. Gelo. Merlino solo sapeva dove Edward fosse capitombolato. I piedi si erano conficcati in quella che sembrava —no, che era a tutti gli effetti— neve. Era avvenuto tutto così in fretta che realizzarne i passaggi e le meccaniche sarebbe stato impossibile. Nessuno strappo all'ombelico, nessun crac da smaterializzazione, nemmeno il riverbero di una botta in testa che potesse confermargli di trovarsi in un sogno. Solo tanto, tanto freddo. Ma dov'era?
Guardandosi attorno, il Corvonero avrebbe visto un'infinita distesa di neve e gelo in forte pendenza, sia ai lati che alle proprie spalle. Il tutto puntellato e striato di bianco a causa della tormenta in corso. Il vento faceva tremare e piegare le ginocchia. Davanti, invece, sorretto dalla nera cresta di una catena montuosa, vi era un castello.
L'altissimo edificio appariva più come una temibile scultura di ghiaccio, smunta e appuntita, che la dimora di qualcuno. Chi mai avrebbe voluto vivere in una roccaforte ghiacciata in mezzo al nulla, barricato fra stalattiti di ghiaccio, sulla sommità di un monte ed in quel clima impervio?
Il freddo era talmente tanto che Edward non avrebbe resistito molto. Presto sarebbero arrivate importanti conseguenze. A una decina di metri dai suoi piedi conficcati nella neve, una scalinata di pietra nera portava al grande portone principale. Se avesse aguzzato la vista avrebbe scorto una linea di luce calda e arancione affacciarsi fra le ante pesanti. Che l'ingresso fosse aperto?


Purché si trattasse di un post puramente descrittiva e di "contesto", colgo l'occasione per ricordarti che in quest è obbligatorio svolgere un'azione per volta a patto che non si disponga di peculiari oggetti. Le azioni "in più" che hai descritto erano la risposta di Edward alle azioni intermedie di Gazza, e considerato che non veniva richiesta chissà quale precisione e velocità nell'azione e che non apportavano ad alcuna modifica sostanziale, erano perfettamente validabili. Considera tuttavia che nel vivo di una quest non è possibile compiere più di un'azione per post. In ogni caso ti stai muovendo molto bene e le tue descrizioni sono attinenti all'ambientazione e ottime per essere la tua prima esperienza. Continua così!
 
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view post Posted on 3/11/2023, 12:11
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Edward Newgate
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Un brivido. Lungo, incontrollato. Lo stava attraversando lungo tutta la spina dorsale. Un attimo prima era nel castello di Hogwarts, nello sgabuzzino del Guardiano, poi solo il freddo. Questa era l’unica sensazione che aveva travolto Edward da quando aveva toccato il libro. Il vento lo sferzava, facendogli svolazzare il mantello della divisa. Le scarpe immerse nella neve. Gli occhi socchiusi, che vedevano solo il bianco candido intorno a lui. Stava vivendo un incubo in cui lui stesso si era catapultato. La brama di scoprire cosa fosse veramente quel tomo, l’istinto di spingersi oltre le regole, il rischio di scommettere sull’audacia, non avevano ripagato il Corvonero.

Cosa diavolo è successo? - pensò Edward, mentre si stringeva su se stesso per riscaldarsi un po’. La risposta, tuttavia, non arrivò. Aveva capito che a portarlo in quel posto era stato il libro, ma il “come” era un mistero. D’altronde, nella situazione attuale, poco importava. In un modo o in un altro si era ritrovato sulla cima di una montagna innevata, nel pieno di una tormenta che flagellava il versante roccioso.

Capì subito che se fosse rimasto lì, fermo, sarebbe congelato nel giro di poche ore. Doveva fare qualcosa per sopravvivere. Tutti i pensieri sul “dove” e sul “come” dovevano essere rimandati a dopo. Tornare indietro non sembrava essere una valida opzione, soprattutto perché non c’era una strada percorribile che potesse portarlo a valle. Alzò gli occhi. Il muro bianco di ghiaccio e neve, che era il fianco della montagna, era interrotto da una nera striscia di pietra. Una scalinata che portava ad un enorme castello eretto sulla cima dell’altura. L'altissimo edificio appariva più come una temibile scultura di ghiaccio, smunta e appuntita, che la dimora di qualcuno. Ma era l’unica opzione a sua disposizione. L’unica speranza di non morire assiderato in quel luogo dimenticato da tutti.

Cominciò a risalire i gradini con passo incerto. Il ghiaccio aveva creato una sottile patina scivolosa e la roccia scolpita alla bene e meglio avevano reso la risalita una piccola sfida a cui Edward era riuscito a far fronte a malapena. Eppure nessuna spinta era più forte della disperazione.

Arrivò in cima, alzando lo sguardo sul torreggiante castello che aveva di fronte. Si stagliava dritto sulla cima della montagna, con torri che emergevano dai fianchi per puntare verso il cielo. Difficilmente qualcuno avrebbe potuto scegliere tale luogo come propria dimora, ma un contorno di luce arancione incorniciava il portone principale. Luce voleva dire caldo, e caldo voleva dire vita. Strinse ancora di più il bordo del mantello, per avvolgersi e ripararsi dal vento sferzante, mentre un ennesimo brivido che partiva dal basso lo scosse fin su la testa. Lasciò un lembo, per poter provare a bussare alla porta, ed il mantello cominciò a garrire al vento come una bandiera. La mano rigida dal freddo gli faceva male mentre cercava di chiuderla su se stessa. Incredibile come, pure nella più spaventosa e disperata delle situazioni, le buone maniere non venivano meno. La sua educazione ferrea gli impediva di aprire quella porta con la forza, ma un pensiero oscuro balenò nella sua mente. Chi c’è dietro? Un dubbio tanto banale quanto pauroso, che gli impediva di finire il gesto e sbattere forte il pugno sul legno. Chiunque dovesse esserci dietro quella porta, poteva essere la causa del suo trovarsi lì oppure un altro sprovveduto che aveva osato toccare il libro magico che Gazza custodiva nel suo sgabuzzino. Poco importa ora, che sia un mago oscuro o un ex studente scomparso, devo entrare o morire qui - pensò - e io non voglio morire.

Tuttavia, la precauzione non era mai troppa, soprattutto in quel genere di situazione; quindi si costrinse a lasciare anche l’altro lembo del mantello per frugare nelle tasche. Eccola lì, la sua fidata bacchetta. Il legno emanava un piccolo strano calore al tatto, che gli diede forza e sicurezza. Prese un grosso respiro, con l’aria gelata che gli riempiva i polmoni. Un colpo di tosse accompagnò il suo pugno che si stava schiantando con forza sulla porta, nel vano tentativo di attirare l’attenzione di quelli che vi erano dietro.

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