Mens Magica Mundi
La tragedia in atto vedeva il consumarsi di strati e strati di polvere con la loro reverenda vetustà, accumulata sugli oggetti intoccati da anni ed anni nell'ufficio. Una volta scagliati, la memoria di quelle particelle si disperdeva nell'aria. Stranamente poteva considerarsi il lutto più drammatico dato che, ormai, quei pezzi di chincaglieria, stracciati ed infranti al suolo, erano stati dimenticati sia nell'affetto che nell'utilizzo dai vecchi padroni cui erano stati strappati. La polvere, il vero sedentario abitante del loculo, in fondo era l'unica che aveva calorosamente trovato in essi dimora.
Quando Edward cadde sul cumulo di vecchi scopettoni, la nervosa Mrs Purr per poco non saltò per attaccarsi al lampadario. Soffiò, e di conseguenza Argus, fra un'incitazione e un'altra, si voltò per scorgere ciò che aveva appena infastidito il suo tesoro. Il Corvonero giaceva per terra, abbatacchiato sotto tre manici di legno tutti schegge e crepe.
«Mpfui» sbuffò il Guardiano.
«Avete la pretesa di cavalcarli, quando non sapete distinguere uno scopettone da una sedia. Alzati, brigante!» E tornò al suo cercare.
A questo punto ad Edward, sebbene avesse ricevuto un ordine ben preciso, non poteva fregare un benché minimo fico secco d'Abissinia dello scatolino rosso. Immancabilmente attratto dal libro bianco, tentava imperterrito di allungare la mano per stabilire un contatto con le sue pagine. L'evidenza diceva che qualcosa di magico era intessuto nella loro carta. Ma cosa sarebbe accaduto se l'agognato contatto si fosse stabilito davvero? Avrebbe potuto leggerlo come un qualsiasi libro? Oppure avrebbe fatto la stessa fine della palla di pelo? Forse la curiosità era troppa persino per un Corvonero. Bando alle deduzioni, sì all'azzardo.
Il Guardiano, seccato nuovamente dalla sua presenza, si voltò verso Edward con espressione sdegnata.
«Vuoi proprio farmi perdere tempo.» Roteò gli occhi. Ma quando il ragazzino gli indicò lo scaffale, la sua espressione mutò improvvisamente. Pareva un innamorato, finalmente baciato dalla speranza di essere ricambiato. Se Edward pensava di metterlo nel sacco così facilmente, be'... ci era riuscito. Quello scatolino doveva rappresentare un vero e proprio punto debole per Gazza.
L'uomo si rimise a cercare furioso nello scaffale indicato, anche se quasi tre quarti degli oggetti che sosteneva erano già stati scagliati a terra. Cogliendo l'occasione, il ragazzo si avvicinò al libro e
finalmente riuscì a toccarlo. La pagina era gelida, come se si trattasse di ghiaccio trasfigurato. E in quell'esatto momento un potente turbine di vento interno al libro cominciò a vorticare risucchiando Edward, con una potenza tale da sollevarlo e inghiottirlo nel bel mezzo delle lettere scritte a mano.
Bianco. Vento. Freddo. Gelo. Merlino solo sapeva dove Edward fosse capitombolato. I piedi si erano conficcati in quella che sembrava —no, che era a tutti gli effetti—
neve. Era avvenuto tutto così in fretta che realizzarne i passaggi e le meccaniche sarebbe stato impossibile. Nessuno strappo all'ombelico, nessun
crac da smaterializzazione, nemmeno il riverbero di una botta in testa che potesse confermargli di trovarsi in un sogno. Solo tanto, tanto freddo. Ma dov'era?
Guardandosi attorno, il Corvonero avrebbe visto un'infinita distesa di neve e gelo in forte pendenza, sia ai lati che alle proprie spalle. Il tutto puntellato e striato di bianco a causa della tormenta in corso. Il vento faceva tremare e piegare le ginocchia. Davanti, invece, sorretto dalla nera cresta di una catena montuosa, vi era un castello.
L'altissimo edificio appariva più come una temibile scultura di ghiaccio, smunta e appuntita, che la dimora di qualcuno. Chi mai avrebbe voluto vivere in una roccaforte ghiacciata in mezzo al nulla, barricato fra stalattiti di ghiaccio, sulla sommità di un monte ed in quel clima impervio?
Il freddo era talmente tanto che Edward non avrebbe resistito molto. Presto sarebbero arrivate importanti conseguenze. A una decina di metri dai suoi piedi conficcati nella neve, una scalinata di pietra nera portava al grande portone principale. Se avesse aguzzato la vista avrebbe scorto una linea di luce calda e arancione affacciarsi fra le ante pesanti. Che l'ingresso fosse aperto?
Purché si trattasse di un post puramente descrittiva e di "contesto", colgo l'occasione per ricordarti che in quest è obbligatorio svolgere un'azione per volta a patto che non si disponga di peculiari oggetti. Le azioni "in più" che hai descritto erano la risposta di Edward alle azioni intermedie di Gazza, e considerato che non veniva richiesta chissà quale precisione e velocità nell'azione e che non apportavano ad alcuna modifica sostanziale, erano perfettamente validabili. Considera tuttavia che nel vivo di una quest non è possibile compiere più di un'azione per post. In ogni caso ti stai muovendo molto bene e le tue descrizioni sono attinenti all'ambientazione e ottime per essere la tua prima esperienza. Continua così!