| Vedendo come quei proiettili infuocati tremolavano e perdevano vita, Eloise esultò mentalmente. Fino a quel momento aveva affrontato la situazione senza l’adeguata concentrazione, sottovalutando ciò che le si parava davanti. Ma ormai aveva capito: i suoi incontri erano e sarebbero stati delle sfide, i cui protagonisti non erano altro che nemici da affrontare, da fermare. Piccola Eloise: ancora non sapeva quanto raramente nella vita avrebbe potuto applicare questa netta distinzione tra bene e male. In preda al giubilo, si voltò in direzione di Fred, ma presto il suo sorriso di trionfo si trasformò in una smorfia di dolore. Le gambe le dolevano sempre di più, in una sconveniente commistione di prurito e bruciore. Ignorando quel male, parlò al gemello imprigionato.«Va bene, questa Tassorosso le dimostrerà di cos’è capace, signor Weasley!» Neanche il tempo di finire la frase e un pallottola reduce dall’attacco di umidità la colpì di striscio sul braccio. L’entusiasmo prematuro aveva avuto le sue conseguenze. La Lynch si portò istintivamente una mano al braccio, dove era apparso solamente un segno rosso poco evidente il cui grado di dolore era infinitesimo rispetto a quello delle gambe. Nonostante questa distrazione il pagliaccio si congratulò per la sua prontezza. O era forse un tono canzonatorio, il suo? Senza stare troppo a riflettere su quello che avrebbe o non avrebbe voluto dire il suo nuovo amico, Eloise si soffermò sulle parole che erano seguite. Il suggerimento di mettere qualcosa su quei punti pruriginosi non andava sottovalutato, benché provenisse da una fonte poco attendibile. Non appena colui che aveva instillato il dubbio scomparve, lei si guardò intorno per cercare con lo sguardo qualche elemento d’aiuto.«Secondo te con cosa si possono sistemare questi… morsi?» Chiese, sovrappensiero, rivolta a Fred. Dopotutto era stato lui a inventare quel gioco infernale. Aveva due strade davanti a sé: utilizzare un incantesimo o azzardare a servirsi del contenuto della boccetta che le era stata data dal precedente pagliaccio. Una convinzione dentro di lei stava prendendo forma: se gliel’aveva data era sicuramente per un motivo, per un utilizzo specifico. E se il secondo pagliaccio si era fatto sfuggire quella frase con così tanta nonchalance allora doveva esserci un collegamento. D’altra parte, degli incantesimi a lei noti, solo Bryus avrebbe avuto un’utilità, anche se probabilmente le avrebbe garantito solamente un sollievo momentaneo. Cosa fare? Dopo aver frettolosamente valutato le sue possibilità, senza attendere di sentire l’opinione di Fred, prese la sua decisione: utilizzare il contenuto della boccetta. Dopo aver preso questa strada, si accorse che avrebbe dovuto pensare a un altro aspetto, se ingerirla o usarla come unguento. Poiché l’ingerimento le sembrò troppo drastico, decise di optare per la seconda. Recuperò la boccetta dal fondo della tasca la stappò con le labbra, poiché la sua mano destra era impegnata a tenere la bacchetta. Intinse un dito all’interno e attese l’eventuale reazione di rifiuto del suo corpo. Se non si fosse manifestata, avrebbe provato a spalmare qualche goccia su alcune ferite presenti sulle sue gambe. Si augurò di poter migliorare la sua condizione fisica e concentrò la sua attenzione verso la successiva prova che le si parava davanti. Con uno sbuffo, un foglietto le era comparso davanti agli occhi. Senza uscire dalla casella si sporse e lo afferrò. Lo lesse velocemente, constatando che si trattava di un indovinello simile a quello che le era stato posto all’inizio. La sua mente si attivò macchinosamente, cercando di comprendere ciò che le veniva chiesto. Inizialmente Eloise spalancò gli occhi: come avrebbe potuto risolvere quell’indovinello? Le appariva troppo difficile e senza una risposta sensata. E il foglietto non gliene chiedeva una, ma ben due!«Allora, B risponde vedendo solo un cappello davanti a sé… ma A non avrebbe potuto rispondere con più facilità?» Mentre parlava, la giovane Lynch gesticolava, tentando di dare forma ai pensieri. La sua mente volò da una parte all’altra, nella speranza di trovare un’ispirazione per la risposta adeguata. Come una bestia birichina, sembrava nascondersi alla sua vista. Rilesse nuovamente le parole sul foglietto, e la sua attenzione cadde su “quattro secondi”.«Ho capito! B risponde correttamente perché per quattro secondi A non dà una risposta. In sostanza, A vedeva due cappelli diversi e non sapeva come rispondere… B aspetta un breve tempo e capisce di avere un cappello diverso da C, ed ecco fatto! La sua risposta è il colore opposto a quello di C!» Non poteva essersi sbagliata. Lo sentiva. Cosa avrebbe dovuto fare in seguito? Il foglietto non lo specificava, annunciare la risposta a voce alta sarebbe bastato? Si guardò attorno, in attesa che succedesse qualcosa. Numero: 6
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