L'altro lato del negozio, [Quest fissa]

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view post Posted on 1/11/2021, 10:21
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Un raggio di sole colpì la superficie liscia e dorata della gelatina d’oro. Atena la teneva sollevata in alto, esaminando con cura ogni millimetro della sua parte esterna. Da tempo si domandava a cosa potessero servire le gelatine e, dopo una serie di riflessioni e ragionamenti, era giunta alla formulazione di quattro ipotesi:
- le gelatine erano oggetti da collezione;
- le gelatine erano incantate;
- le gelatine servivano per comprare oggetti presenti in Negozio oppure per ottenere sconti sul prezzo;
- le gelatine erano un mezzo di scambio per oggetti non presenti nel catalogo.
Era arrivata ad escludere la prima ipotesi, dal momento che nulla sembrava distinguere una gelatina dall’altra: non vi erano iscrizioni, né variazioni di forma o colore che potessero far pensare che facessero parte di una serie da collezione. Aveva anche provato ad utilizzare i più comuni incantesimi di rivelazione, per sincerarsi che la peculiarità di ciascuna gelatina non fosse celata dalla magia – forse, infatti, esse rivelavano un potere o una sorpresa segreta solo al tocco della bacchetta. Ma, anche in questo caso, le gelatine non avevano dato alcun segno di essere state incantate o di essere qualcosa di diverso da ciò che apparivano – delle semplici gelatine dorate. A rigor di logica, non restava che testare le ultime due ipotesi: le gelatine dovevano servire per acquistare oggetti oppure dovevano essere un mezzo di scambio. Determinata a risolvere l'arcano mistero, decise di recarsi ai Tiri Vispi – le sembrò logico dirigersi in quel preciso Negozio, dal momento che era stato proprio lì che aveva ricevuto le gelatine in suo possesso.
Si mise un mantello sulle spalle e un cappello sulla testa, ed uscì nella fresca aria autunnale.
nme9j2R
Giunta al celebre Negozio di Diagon Alley, Atena varcò la soglia dei Tiri Vispi. Come sempre, l’atmosfera al suo interno era briosa e spensierata. Diversi ragazzini erano intenti a provare i prodotti più in voga del momento, e il suono delle loro risate si andava ad aggiungere alla vivacità dei colori che caratterizzavano il locale. La ragazza vagò senza fretta tra gli scaffali, osservando non tanto la merce quanto piuttosto i cartellini dei prezzi, alla ricerca di una qualche dicitura che potesse far presumere che il pagamento avvenisse in gelatine. Tuttavia, non trovò nulla: tutti i prezzi erano espressi in galeoni e non vi era alcuna sezione dedicata alle gelatine. Più passavano i minuti e più si convinceva che le gelatine non fossero un mezzo alternativo per acquistare la merce in Negozio, l'ipotesi era da escludere. Non restava che valutare l’ultima possibilità: dovevano rappresentare un sistema di scambio per oggetti non presenti nel catalogo ufficiale. Si morse il labbro inferiore, chiedendosi tra sé se non avesse dovuto chiedere informazioni più esplicite a qualcuno. Cercò con lo sguardo un commesso libero, ma sembravano tutti occupati a servire giovani clienti o a mostrar loro i prodigi dei loro prodotti. Fu allora che, in un angolo poco affollato del negozio, notò una porta leggermente socchiusa… Si avvicinò, interessata, forse avrebbe trovato qualcuno che poteva fare al caso suo. Bussò alla porta, per non essere indiscreta, prima di tirarla verso di sé e infilare la testa dentro. «…E' permesso?»



~ Gelatine possedute: 16
Spero di non aver fatto pasticci :ph34r:
 
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view post Posted on 5/11/2021, 10:54
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Il Fato

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Foglie ramate si rincorrevano giocose in un turbinio di sfumature che frustava la facciata del rinomato negozio di scherzi magici. Il numero 93 di Diagon Alley era preso d'assalto da maghi e streghe di ogni età che avevano approfittato di quel pomeriggio soleggiato per rifornirsi di una mercanzia molto particolare, certi di non rimanerne delusi. Tra questi spiccava la docente di Astronomia di Hogwarts, che quel giorno sembrava decisa a voler scoprire il mistero che si celava dietro le famose gelatine d'oro. Un ventaglio di possibilità si era diramato nella sua mente elastica e con abilità ne aveva tenuta buona una soltanto, da confermare o smentire. Adocchiata una porta leggermente socchiusa, Atena bussò e introdusse il caschetto color ebano. L'altro lato del negozio si rivelò ai suoi occhi, così come le due menti al vertice di quel tempio degli scherzi. Pressati uno di fianco all'altro, creando un bizzarro effetto speculare, i gemelli Weasley erano intenti ad osservare una cornice ed una piuma stretti tra le mani di uno dei due.
«Io non ci vedo nulla di speciale, Fred. Dove starebbe il misfatto?» L'espressione corrucciata di George lasciava intendere che credeva che il gemello avesse fatto un buco nell'acqua. «La chiameremo fotografia autografata. Il cliente inserirà una sua fotografia nella cornice, poi con questa piuma incantata, e senza inchiostro, dovrà autografarla. Guarda!» Il rosso pressò la piuma sul vetro e la mosse per formare la scritta Fred Weasley. Per magia, il testo apparve sotto ai loro occhi in un nero brillante che ben risaltava sulla carta ma, tempo pochi secondi, le lettere si staccarono prendendo a vorticare fino a trovare una nuova collocazione, anagrammando il testo che risultò Dref Sayleew. George strabuzzò gli occhi e si mise a ridere staccandosi finalmente da George.
«Dref, non sei imparentato con me. Sei troppo geniale! Dovrebbero pubblicare una nuova versione di Storia di Hogwarts inserendo i nostri nomi» annunciò annuendo sommessamente col capo, lasciando che qualche ciuffo rubicondo gli sfiorasse la fronte. Tutto impettito, Fred (o meglio Dref) stava per aggiungere che sarebbe stata sua premura farlo presente al preside a modo suo quando l'agguato da Basilisco di Atena si accaparrò ingorda tutta la loro attenzione.
Con un rapido gesto, Fred nascose il prototipo di scherzo in un'ampia tasca del mantello e seguendo George raggiunse la strega facendole segno di entrare. Quando la porta si richiuse, i gemelli Weasley occhieggiarono Atena incrociando le braccia al petto.
«George, abbiamo una curiosona» esordì il primo, la tempesta di lentiggini evidenziata da un colorito rossastro che gli aveva colorato le gote in seguito al rapido spostamento. «Una curiosona sconosciuta, Fred. A noi piacciono i curiosoni, lo siamo anche noi, del resto, o non avremmo dato vita a tutti gli scherzi esposti. La curiosità è un ingrediente fondamentale per i creativi, ma anche l'onestà. Perciò dimmi: cosa ti ha spinta a curiosare aprendo questa porta? Volevi forse rubare qualcosa?» scoccò ad Atena un'occhiata indagatrice che andava a sondare una reazione che si aspettava non avrebbe tardato a manifestarsi. All'unisono, i due rosso sciolsero l'intreccio delle braccia per incastrare le mani sui fianchi ossuti.
Bene, Atena, a te la caccabomba :fru:
 
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view post Posted on 13/11/2021, 13:20
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Quando Atena aprì la porta si trovò di fronte due ragazzi. Alti, magri, capelli rossi, pressoché identici. Stavano parlottando tra loro con fare concitato e la ragazza ebbe la netta impressione di aver interrotto qualcosa, con il suo ingresso. Tuttavia, lieta di aver trovato una possibile soluzione alla sua incognita, accolse il loro invito e senza farselo ripetere due volte si chiuse la porta alle spalle. Il click flebile della serratura ebbe il potere di sigillare al di fuori i suoni e i rumori giocosi del Negozio, accogliendo nella sua bolla la nuova arrivata. Atena gettò una rapida occhiata all’ambiente circostante, senza invadenza - l’atmosfera, nella stanza, emanava un che di intimo e giocoso al tempo stesso – fino a posarsi sulle due figure che le si erano parate davanti. I ragazzi ora avevano le braccia incrociate e un’espressione felina sul viso. Si chiese chi fossero, non li aveva mai visti in negozio. Alle loro parole, un angolo delle labbra si sollevò appena in un mezzo sorriso, un miscuglio tra curiosità e divertimento.
«Se avessi voluto rubare qualcosa non mi sarei presentata in pieno giorno, con il negozio affollato di clienti e chiedendo il permesso di entrare in una stanza. Anche se…in effetti potrebbe rivelarsi una strategia interessante...» soppesò tra sé la possibilità, incrociando un braccio al petto e portandosi una mano al mento con fare meditabondo.
«Ad ogni modo, no, non sono qui per rubare, ho cose più importanti da fare.» si affrettò a dire, scacciando quei pensieri come si fa con una mosca. A quanto pareva doveva trovarsi di fronte niente meno che ai proprietari dei Tiri Vispi in persona – i proprietari dei Tiri Vispi in persona, un guizzo di eccitazione le attraversò lo stomaco non appena ne ebbe la consapevolezza, frenandosi appena dal chiedere loro di farle un autografo – e non voleva certo farsi bandire per sempre dal Negozio così, su due piedi. Non prima di aver risolto il suo mistero, se non altro. «In realtà stavo proprio cercando qualcuno con cui confrontarmi su una certa questione – continuò, iniziando a camminare lentamente per la stanza - e credo che nessuno meglio di voi possa aiutarmi.» O almeno lo sperava con tutte le sue forze, la possibilità di essere cacciata era reale come il morso di un frisbee zannuto. «Vedete, ho qui alcune particolari gelatine e da diverso tempo mi stavo chiedendo a cosa mai potessero servire...» dicendo questo estrasse da una tasca un sacchettino in stoffa. Nel muoverlo, il contenuto tintinnò al suo interno. «Ho escogitato diverse teorie a riguardo, escludendole una ad una e giungendo infine alla conclusione che siano una merce di scambio e che servano per entrare in possesso di oggetti particolari, non presenti sugli scaffali del negozio.» a queste parole riportò lo sguardo sui ragazzi, soppesandoli con fare indagatore «Sono sulla buona strada?» Era il momento della prova del nove. Aveva preso un granchio reale? L'avrebbero cacciata? Oppure sapeva troppo? L'avrebbero uccisa?

 
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view post Posted on 15/11/2021, 14:46
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Il Fato

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Un certo acume sembrava caratterizzare la nuova arrivata e i due rossi non mancarono di notarlo, da buoni osservatori quali erano. Lasciarono che cercasse di confutare i loro dubbi e spiegasse le ragioni che l'avevano condotta fin lì. Sembrava altresì desiderosa di giocare facile, ma avrebbe compreso presto di avere di fronte due burloni che avevano scelto di fare del divertimento il perno della loro vita sociale e lavorativa. Non vi erano strade secondarie da poter percorrere, così come i destinatari dei loro scherzi magici non potevano sottrarsene senza viverli a proprie spese. I gemelli Weasley avevano presto compreso come una risata può ribaltare una giornata, come un sorriso può mutare una situazione difficile e come un innocuo scherzo riesca ad intrecciare le vite di sconosciuti.
Quando Atena lasciò che il silenzio si riappropriasse dell'altro lato del negozio, i due mattacchioni si guardarono di sottecchi. Molly Weasley credeva fermamente che i suoi figli fossero capaci di leggersi nella mente tramite una magia più sottile e oscura di quella che poteva caratterizzare un legilimens e forse aveva ragione, visto che senza l'ausilio della parole parvero giungere alla stessa conclusione.
«È possibile» le rispose Fred lasciando che si instillasse in lei un barlume di speranza. Aveva scoperto il segreto che si celava dietro le misteriose gelatine? «Non è a noi che devi chiederlo»
Le sue labbra si arricciarono fino a diventare una mezzaluna perfetta. «Io e mio fratello siamo semplici dipendenti; dei creativi, per l'esattezza, coloro che ideano gli scherzi che vengono poi venduti in negozio. Sai, quelli che lavorano dietro le quinte e che quasi nessuno conosce, ma senza i quali la baracca dovrebbe chiudere.» le spiegò con aria solenne. I due maghi dalla chioma fiammeggiante apparivano giovani, dunque non era così scontato associarli al vertice dell'impero economico di un negozio tanto rinomato. «Ma come hai notato quelle gelatine non appartengono alla merce in vendita» si intromise George, che non sopportava di essere messo in secondo piano. Avanzò di un passo e fletté leggermente il busto per osservare meglio il sacchetto stretto nella mano di Atena. Non potè vederne il colore, ma non aveva dubbi di quale tipo di oggetto si trattasse. «Sono buone da mangiare?» Divertito, Fred tornò a prendere parola appena poco dopo quella domanda col preciso intanto di rincarare la dose. Si mosse per raggiungere una parete dove diversi oggetti che Atena non aveva mai visto prima erano esposti in tutta la loro unicità e mistero. Agguantò il Girocollo Neptuno e lo allungò alla strega, indice e pollice stretti attorno ad un piccolo anello dorato parte integrante del gioiello.
«Secondo te quelle gelatine potrebbero servire per attivare lo scherzo?» domandò lasciandole intendere un ipotetico incastro della gelatina nell'anello.
 
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view post Posted on 18/12/2021, 17:52
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Che avesse sbagliato persone? Avrebbe dovuto rivolgersi ancora più in alto per risolvere l’agognato enigma? Un rivolo di dubbio si insinuò in lei, alle parole dei gemelli. Fu sul punto di chiedere dove avrebbe potuto trovare il grande Capo a cui si riferivano, se non che i movimenti dei gemelli e il loro modo di parlare, finendo l’uno le frasi o i gesti dell’altro – tanto da sembrare un’unica entità spalmata su due corpi distinti – la incantarono a tal punto da spegnere ogni tentativo di interrompere la loro diserzione. Il sorriso storto che incurvava le loro labbra e il tono scanzonato dei loro gesti, aveva un che di contagioso ed Atena finì ben presto con il condividere quell’atmosfera a metà tra il serio e il giocoso.
La rivelazione che le gelatine non servivano per comprare oggetti in vendita le risollevò il morale. Forse non tutto era perduto.
«Prova tu stesso ad assaggiarle, se vuoi» rispose al gemello che le aveva rivolto la domanda, non senza un mezzo sorriso a giocare sulle labbra, mentre gli porgeva una gelatina sul palmo della mano. La verità era che, si, anche lei aveva provato ad assaggiarle, constatando che il tatto e la vista non l’avevano ingannata e che le gelatine non erano commestibili. «Personalmente non amo una consistenza così decisa»
Nel mentre, l’altro ragazzo si era diretto verso una parete su cui erano disposti diversi oggetti di cui non conosceva la natura. Ne prese uno tra le mani, sembrava una collana dalla pregiata fattura, con un anello a mò di pendaglio. «Mmm» fece Atena, soppesando la collana e la possibilità che il ragazzo le aveva proposto. L’idea che le gelatine servissero per attivare uno scherzo non era affatto da scartare, anzi, la trovava una soluzione più che plausibile. «Di certo la fattura della collana non sembra essere così comune, il design non è quello che normalmente ci si aspetterebbe per una collana-scherzo.» colori sgargianti e uno stile più sobrio era quello che normalmente ci si aspetterebbe da una collana venduta ai Tiri Vispi. «Ma forse l’intento che sta alla base potrebbe essere proprio questo, essere insospettabile.» concluse. «Per saperlo non ci resta che provare.» decretò. E così dicendo prese dal sacchetto una gelatina e la fece passare nel grande anello, piena di aspettative.

 
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view post Posted on 26/12/2021, 11:01
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Nemo me impune lacessit Nessuno mi aggredisce impunemente.

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Memory MacWood
Era davvero dura restare ferma e mantenere l'equilibrio, quando la caviglia sembrava andare a fuoco. Sempre più costretta dalla morsa dello spietato vegetale, pulsava a dispetto della condizione di immobilità che Memory si ostinava a imporle. Non era più certa di essere ancora un tutt'uno col suo corpo, stando lì ad occhi serrati e il viso sprofondato tra le braccia…
Due comandi rimbalzavano nella sua testa: stai ferma e non mollare la presa. Giustappunto anche le nocchie intorno al suo Legno si irrigidivano sempre più, mentre la pulsazione all'arto leso scandiva il tempo col quale i pensieri le sbatacchiavano nel cervello.
Sembrò un'interminabile agonia, ma finalmente qualcosa cambiò.
Oh, non poteva che essere grata alla sua liberatrice, ma la diabolica stretta la abbandonò con un'esplosione di dolore che in circostanze diverse l'avrebbe fatta urlare.
Non c'era tempo però. E forse fu anche per la frenesia di mettere in atto la propria idea che la ragazzina trovò la forza di resistere e mettere all'angolo il forte disagio.
Liberando in fretta il volto e battendo le palpebre per ritornare alla luce, rapida fece emergere il prezioso tessuto sul quale confidava e altrettanto velocemente lo dispiegò sull'amica fattasi vicina. Sistemò il tutto anche sulla propria testa e ostentò un sorriso alla volta di Gwen, fingendosi più forte di quello che in realtà era in quell'istante, ma ostinata a voler convincere l'amica di non preoccuparsi, che in fondo non era che un graffietto da poco.
Sforzandosi di non parlare, cercò di far comprendere a Gwen la sua idea di esaminare la finestra su cui il topolino si era tanto affrettato.
Si avviarono quindi, inerpicandosi sulla breve scalinata di legno. Aveva fatto il possibile per nascondere la sua amica e lei stessa, eppure, più che le fitte, provocate dal peso sul piede offeso, fu il timore di quanto le avrebbero tradite gli scricchiolii delle apparentemente vecchie assi sotto i loro piedi a scottare sulle sue gote. Tanto più che il loro movimento era ostacolato dal mantenere la copertura.
Camminavano lente e incerte e in cima all'ultimo gradino, Memory si rese conto che alla stessa distanza, ma dal lato opposto c'era la porta. Osservò Gwen, dritto negli occhi, per quanto la posizione lo permettesse. Cercò nel suo sguardo un input per il prossimo passo. Forse l'amica non condivideva l'approccio attraverso la finestra, era d'obbligo fermarsi e chiederselo.
Lo scambio le condusse alla conclusione e quindi la scelta ricadde sulla finestra: qualche attimo ancora per procurarsi qualche informazione su ciò che ancora le aspettava.
La lentezza dei loro passi era esasperante, soprattutto perché faceva sì che la ragazzina accusasse ogni vibrazione di dolore che le proveniva dalla pelle lacerata e sempre più tesa in un gonfiore innaturale. Non aveva osato guardare, ma era sicura che il prurito che era venuto a far festa col bruciore significava una ferita aperta, di quelle pronte ad infettarsi in malo modo.
Lo sentiva e non voleva tenere la cosa in primo piano. In quel momento tutto ciò che le premeva era raggiungere i vetri della finestra e stanare quel maledetto topo!
In un modo o nell'altro fu accontentata, ma chissà cosa a quel punto poteva essere più cocente, la delusione o l'ennesima fitta lancinante?
Si morse il labbro…
Oppure stavolta si, che avrebbe urlato e mandato all'aria lo stupidissimo scherzo di quel giovane rosso e delle sue gelatine del cavolo!
Tornare con lo sguardo verso Gwen ridimensionò il momento. Erano nella stessa barca. La stessa amarezza che stava riverberando in lei, di sicuro avvampava anche nell'amica. Guardando lei non poteva non ricordare a sé stessa che erano lì in due: insieme avevano abbracciato quella folle avventura e insieme non avrebbero mollato. Per quanto tacito, quel patto era più che solido.
Sapeva di voler arrivare fino in fondo e il fatto di immaginare che per l'amica era lo stesso, le faceva desiderare ancor più di farcela.
Bene, aveva riacquistato un briciolo di lucidità. Dal buio assoluto dell'oscura finestra non avrebbero ricavato niente. Soppesò la Bacchetta, fidata e presente nel suo palmo. Doveva cambiare la propria strategia.
Per prima cosa doveva trovare un po' di sollievo, prima che anche il suo piede la tradisse del tutto.
Con alcuni gesti, chiese a Gwen di occuparsi da sola per un po' di sorreggere il mantello.
Grata della sua comprensione, poté chinarsi. Si accovacciò sulle ginocchia piegate ed esaminò con disappunto la ferita. Alcune stille di sangue erano colate un po' verso la scarpa, ma per lo più stavano già raggrumandosi. Avrebbe voluto sfogare, grattandosi forsennatamente, il malcontento, che ancora la contrariava, di non aver potuto vedere nulla oltre il lurido vetro. Ma si trattenne ancora e piuttosto si costrinse a riflettere. Era certa di dover cercare un rimedio ed era ancora più certa che poteva trovare qualcosa dentro di sé. Doveva solo sgombrare la mente e aver fiducia nell'inesauribile Legno che da un po' era il suo più fidato compagno.
Un respiro profondo.
Doveva quasi fermare il tempo perché in quel momento ne aveva davvero bisogno per sé. Non importava quanto ne sarebbe servito: era un investimento prioritario per poter continuare.
Un respiro profondo.
Occhi di nuovo chiusi in una nuova introspezione. Diversa dalla precedente, dove era stata in balìa di tempestosi pensieri. Ora cercava concentrazione.
Un respiro profondo.
Cercava sé stessa. Aveva bisogno di sé stessa.
Aprì gli occhi e fissò ancora il cerchio infiammato, sanguinolento e pulsante. Puntò verso la ferita il suo rossastro Larice e visualizzò nella mente il chiarore della sua pelle integra e sana. Si concentrò ancor più su quell'immagine ideale e sussurrò, decisa e fiera:
Fèrula
E il suono della sua voce, per quanto fioco, stressò con particolare enfasi la "e"della prima sillaba.
Non restava che sperare nell'efficacia della medicazione.
Tornò in piedi, da Gwen.
Avrebbero deciso insieme come proseguire.
Fu allora che lo stupore la sorprese.
D'istinto si girò verso il chiaro ed inequivocabile suono della porta che con un scatto si apriva.
*Dopotutto, dunque, qualcuno a sentirci strillare poco fa, c'era.
Avrebbe anche potuto rispondere!*
Non credo… Non mi sembra ci sia vento
- sussurrò a sua volta, rivolta alla compagna, ma quasi come uno strascico dei suoi stessi pensieri.
Attese che quel qualcuno si affacciasse sull'uscio socchiuso, ma quasi subito si voltò a guardare Gwen. Lo stomaco cominciava già a rigirarsi sottosopra: la familiare sensazione che veniva a far un salto al party.
Oh, certo, i suoi sensi suggerivano che la cosa si era fatta più seria, ma era sicura di poter interpretare sul volto dell'amica la sua stessa voglia di cogliere l'invito ad entrare. Solo restava il dubbio se approfittare della fessura appena schiusa oppure di insistere sulla finestra che aveva dato in qualche modo agio al topo.
Gwen concluse da sé e Memory si augurò che l'istinto della Prefetta le favorisse. Dopotutto si lasciò convincere che in quel momento l'istinto fosse tutto ciò che avessero.



Statistiche
PS: 209/209
PC: 91/94
PM: 126/126
PP: 225
EXP: 22,5

Conoscenze
• Prima Classe: tutta
• Seconda Classe: tutta, tranne Orcolevitas
• Terza Classe: tutti i 'normali'
• Conoscenza teorica dell'Ardemonio
• Innati: Acclario, Aparecium, Ardesco, Illegibilus, Lapsus, Luminarium, Manina, Orchideus, Veronesi, Vitreo.

Inventario
• Bacchetta
• Macchina Fotografica Magica
• Mantello Cinese accuratamente ripiegato in borsa indossato
• Bracciale Yürei
• Bracciocchio
• Anello del Giusto
• Anello con Giada
• Anello Luminoso
• Anello Vegvisir
• Ciondolo Akashita
• Caduceo
• Borsa
• Sacchetto Portagaleoni
• vari pezzi in valuta dei Maghi
• Guanti di Newt Scamander
• Un sacchetto di Api Frizzole
• Una cioccorana già scartata
• Un numero della Gazzetta del Profeta
• Pantaloni Chiari
• Altri indumenti babbani
• 1 Gelatina D'oro

Riassunto
Memory è riuscita a star ferma, anche se la gamba freme e il Tranello si accanisce.
Di contro Gwen la libera con successo.
Nascoste insieme sotto il Mantello Cinese, si avvicinano alla finestra ma è impossibile scorgere l'interno della casa totalmente buio.
Memory tenta la medicazione con il bendaggio del Ferula: al Master l'esito.
Allo scattare della porta, esitano ancora, non fidandosi. Per questo Memory segue Gwen, che ritenta con la finestra.

Danni
Peggioramento della caviglia (sinistra) ferita dal Tranello del Diavolo: lacerazione circolare, con lieve emostasi, gonfia, dolorante, infiammata, pruriginosa (-3 PC).

© code by Suguni
 
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view post Posted on 26/12/2021, 11:01
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Susan Gwen Nieranth
L'ardore con cui osservò oltre il vetro, avvolta dal mantello insieme alla sua compagna, fu tale da farle percepire dei brividi lungo tutto il corpo, provenienti dall'adrenalina tanto quanto dalla paura che tutta quella situazione stava creando. Fu però una grossa delusione il fatto di non riuscire a vedere un bel niente: nulla era visibile oltre la finestra, solo il buio più totale. Eppure Memory le aveva fatto capire che la finestra fosse importante, in qualche modo. Che il topino stesse solo cercando di fuggire dal Tranello? Forse era stata una loro impressione; l'immaginazione le aveva condotte al fatto che la creaturina volesse dire qualcosa, ma in realtà era solo una coincidenza. Più ci pensava e più la delusione si faceva sentire, conscia del fatto che fosse un buco nell'acqua. Avrebbero dovuto rinunciare a quell'impresa, i gemelli che le avevano condotte lì erano solo dei folli ed il loro negozio, con tutti quegli strani articoli, ne era un indizio evidente. Adesso persino il Tranello del Diavolo, che aveva occupato tutto il giardino di quella malandata dimora, le stava suggerendo di continuare l'impresa più folle. Avevano alternative?
Frattanto che il nulla oltre la finestra rabbuiava il cuore della Tassorosso, la concasata si preoccupava della sua caviglia: evidentemente la stretta di quelle maledette radici aveva causato qualche trauma, notò infatti l'intenzione dell'amica di usare la magia per trovare sollievo. Avrebbe voluto esserle utile e fare qualcosa, ma per quanto cercasse nella sua memoria non trovava incantesimi adatti alla situazione, né tantomeno aveva l'esperienza necessaria per riuscire mediante vie che mai aveva sperimentato su altri esseri viventi. Il massimo che poteva fare in quel momento era sorreggere il magico mantello sopra entrambe, lasciando lo spazio necessario a Memory per concentrarsi e riuscire nel suo intento.
Il fatto di dover fare uso di incantesimi curativi portava il Prefetto a chiedersi se stessero facendo la scelta sbagliata, se proseguendo in quella folle impresa avrebbero subito mali peggiori e mentre la voglia di andarsene pressava sull'idea di fare ritirare il Tranello l'ennesima volta, si udì forte e chiaro il cigolio di una vecchia porta. Istintivamente la Tassorosso si voltò nella direzione del rumore, con il cuore che ricominciò a battere ansioso: la casupola le stava praticamente invitando ad entrare. Deglutì, riportando l'attenzione sulla compagna, poi di nuovo sulla porta e ancora sulla finestra buia.
Quanto poteva essere pericoloso entrare dall'uscio che solo si era aperto per loro? Altrettanto rischioso era cercare di seguire le azioni di un topino che, forse illusoriamente, le aveva indicato la via. Ma cosa c'era oltre il vetro restava un mistero, mentre una porta avrebbe permesso di serbare le due studentesse sotto il loro mantello; ciò che poteva tradirle restava il pavimento su cui si sarebbero mosse. La finestra invece, era proprio lì davanti a loro, probabilmente già sospinta dalla piccola creatura, oltre la quale l'apparente nulla faceva da padrone.
Allora porta? Oppure finestra?
La Nieranth si voltò verso l'amica, consapevole che anch'essa stesse rimuginando sulla questione. D'altronde era il momento di entrare, almeno su questo non c'era alcun dubbio.
«Credi che sia stato il vento ad aprire la porta?» Chiese, parlando così piano che a mala pena riuscì ad udire la sua stessa voce. A quale soffio di vento faceva riferimento? La verità esposta dalla compagna era meglio non considerarla, meglio lasciar perdere congetture e riflessioni, il tempo passava e non potevano restare ferme in quel punto per sempre. Era necessario l'istinto: così come il topo era fuggito via ed entrato, ugualmente avrebbero dovuto fare loro. Guardò Memory per un'ultima volta, senza parlare le fece capire le sue intenzioni, lasciando che mantenesse il mantello almeno per sé. Per questa volta preferì procedere e mettere a repentaglio solamente se stessa, sperando che la compagna sarebbe stata più accorta.
Proprio non si fidava di quella porta, che per un magico soffio si preparava ad un benvenuto. Rievocava Mem che aveva riposto fiducia nel topino e non riusciva a pensare a nient'altro. Strinse la bacchetta e si lasciò travolgere dalla voglia di proseguire, prima che la stessa fuggisse via a gambe levate. Provò a spingere il vetro della finestra lasciando che le sue mani e metà dell'avambraccio fluttuassero fuori dal tessuto. Se fosse riuscita ad aprirla con quel semplice gesto, avrebbe cercato di spalancarla per infilare all'interno della dimora almeno la mano libera, di modo da cercare qualcosa da tastare. E con l'intenzione di entrare da quella stessa finestra, avrebbe successivamente infilato la mano che impugnava la bacchetta. Era assolutamente convinta che fra quelle mura, nel buio totale, ci fosse almeno un un lume o una candela. Ne immaginava qualcuno sulle pareti, qualcun altro pendente dal soffitto e si figurava la vecchia signora, raccontata dal gemello, che si muoveva per quelle stanze con un candeliere fra le dita, mentre accendeva una per una le cere della stanza: una sulla parete, l'anziana avrebbe dovuto alzare un braccio per raggiungerla; poi qualche flebile passo per accendere la successiva, più consumata, sopra un mobile; qualche altro passo per la prossima, magari con lo stoppino ancora nuovo; e così via fino ad accenderle lentamente tutte. Allo stesso modo la Tassorosso mosse la sua bacchetta, seguendo l'immagine fittizia che la sua mente stava creando, accendendo illusoriamente tutte, qualcuna o anche solo una delle luci nella stanza:
«Ardesco» Pronunciò la formula con distensione, supponendo di stare illuminando l'oscurità.
A prescindere che l'incanto fosse andato a buon fine o meno, si sarebbe successivamente esposta completamente fuori dal mantello con l'intenzione di infilarsi in quella finestra.



Statistiche
PS: 162/162
PC: 87/87
PM: 100/100
PP: 190
EXP: 14

Conoscenze
• Prima e Seconda classe di incantesimi Completa (esclusi proibiti)
• Conoscenza puramente teorica dell'Ardemonio, per esperienza diretta

Inventario
• Bacchetta in legno di quercia, tre baffi di gigante, 11", semi flessibile
• Un bracciale con inciso il nome "Susan Nieranth", al polso sinistro
• Bracciale Yūrei, al polso sinistro
• Catena della notte, nascosta sotto la maglietta
• Stivaletti Lewam Markis
• Fagottini ripieni di Burrobirra(×1sacchetto)
• Ghost Cupcake(×3)
• Torroni Sanguinolenti(×2)
• 1 Gelatina D'oro, appuntata sul petto

Riassunto
La frenesia di non riuscire a vedere qualcosa all'interno della casa viene prontamente sostituita da una grossa delusione, che porta il Prefetto a chiedersi se continuare, mentre Memory si occupa della sua caviglia: l'impresa sarebbe potuta diventare ancora più pericolosa? Successivamente però, l'apertura della porta causa un turbinio di emozioni che portano la Tassorosso a decidere di smettere di rimuginare sulla faccenda e seguire l'istinto: prova ad aprire la finestra, tenta un incantesimo per fare anche solo un po' di luce ed entra da lì, come il topo.

Danni
- nessun danno

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Tra real e reale indecisione, i tempi sono andati davvero lunghi...mille scuse
 
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view post Posted on 3/1/2022, 13:51
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Il Fato

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Passare per i gemelli era come farsi un’immersione in un calderone di odori disparati, consistenze strambe e temperature opposte. Era un’esperienza da provare almeno una volta nella vita certi di poterne trarre qualcosa di buono, fosse anche solo un sorriso disteso in risposto ai loro modi bizzarri o le loro battute. Anche il loro aspetto lasciava il segno (capelli fulvi a parte): quel giorno i fantomatici golfini natalizi di zia Molly che Fred e George indossavano, proponevano ricami di Asticelli che si arrampicavano su abeti facendo a gara con Clabbert dalle pustole vermiglie luminose e Fate per aggiudicarsi il titolo di migliori decorazioni d’effetto. A differenziare i maglioni era il colore di base, uno blu e l’altro verde. Anche se la madre non lo avrebbe mai ammesso, era solita confondere i figli e cercare stratagemmi per una più facile distinzione per evitare nuove imbarazzanti gaffes.
«Già fatto» rispose George con un’espressione canzonatoria difficile da prendere seriamente; lui e il gemello testavano sempre i loro scherzi, ma nel modo giusto. Lanciò uno sguardo a quest’ultimo comprendendo che stavano pensando la stessa cosa: l’umorismo alla cliente non mancava ed era una dote che entrambi apprezzavano e premiavano. Ideavano scherzi per rendere felice il prossimo e della sana ironia era capace di far spuntare sorrisi anche su volti incupiti, perciò si sentivano sulla stessa lunghezza d’onda. Curiosi di scoprire se Atena sarebbe stata disposta a mettersi in gioco con leggerezza e ironia, ascoltarono la sua considerazione ammorbidendo le posture e lasciando ricadere le braccia sui fianchi smunti. «Brava, hai colto il tentativo di passare ad un livello superiore partendo da un’estetica più raffinata e materiali ricercati, in modo da poter alzare i prezzi.»
Alle parole di Fred, George trattenne a stento una risata. Certo non avrebbero sdegnato un incremento delle vendite, di cui già non potevano lamentarsi, ma una delle loro regole d’oro era che gli scherzi dovevano essere alla portata di tutti i malandrini e per tutte le tasche.
«Tranquilla, chi gestisce il marketing del negozio non ha approvato l’idea» aggiunse George poco prima che le aspettative di Atena sfumassero sotto il nulla a cui il suo gesto portò. Non un flebile suono, non una scintilla, un movimento, il vuoto cosmico. La delusione che gli sembrò affiorare sul volto della docente era comica quanto la Puffola Pigmea di sua sorella Ginny. «Come dicevo l’idea non ha portato questo ed altri oggetti ad una vendita diretta al pubblico come scherzi di spicco del negozio, ma…» George era sempre stato convinto di essere il più bello e il più intelligente dei due, lo stesso valeva per Fred che non perse tempo a concludere la sua frase «…li teniamo in questo lato del negozio, accessibili solo ad una clientela selezionata. Sono pezzi rari, unici nel loro genere e da non perdere. Non è da tutti riuscire a guadagnarsi l’opportunità di visionarli ed acquistarli» sentenziò mentre il suo volto si apriva in un sorriso malandrino. Pizzicò il fianco di George, conscio del fatto che soffriva il solletico in un gesto bonario e dispettoso. I gemelli parevano leggersi la mente in un filo invisibile che permetteva loro di completare l’uno le frasi dell’altro, capire cosa stavano pensando e dove volevano andare a parare. Fu per questo che George colse al volo le intenzioni dell’altro e provvide a prendere parola.
«Dimostraci che sei tra i meritevoli che possono ambire ad ottenere questa opportunità irripetibile. Perché dovremo accordatela? Gente che fa pubblicità al negozio con gli studenti di Hogwarts, i nostri migliori clienti, già ne abbiamo; tu come potresti fare la differenza?» Fred e George si avvicinarono, premendo le spalle e formando una sorta di barriera. Atena avrebbe dovuto convincerli di poter rientrare nella cerchia di clienti selezionati di cui avevano parlato. Il modo più efficace per riuscirci stava nel solleticare i tratti distintivi dei Weasley che erano emersi durante quello scambio di battute, sempre che fosse stata abbastanza attenta da coglierli.
 
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view post Posted on 21/1/2022, 18:01
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I due gemelli sembravano essere l’incarnazione stessa dello spirito del Negozio – e in fondo, non era proprio così? – trovarsi di fronte a loro era come muoversi tra gli scaffali ingombri di scherzi, non sapevi mai cosa aspettarti e ad ogni svolta qualcosa di nuovo riusciva nuovamente a sorprenderti e a strapparti un sorriso.
Poco a poco il mistero delle Gelatine d’oro sembrava svelarsi di fronte ad Atena. Lentamente i ragazzi la stavano guidando verso le risposte che stava cercando: dunque, si trattava davvero di merce non ideata per il commercio principale, di oggetti pregiati e riservati ad una particolare clientela. Grandioso! Ad una simile consapevolezza si senti elettrizzata come una bambina di fronte ad un mare di caramelle.
Ma ora veniva la parte più difficile, il vero prezzo che i due richiedevano per ottenere l’accesso alla merce: la loro fiducia. E, naturalmente, un motivo per cui accordarla.
La domanda che le posero ebbe su di lei l’effetto di una secchiata d’acqua fredda. “Beh ho con me le Gelatine, questo non basta?” fu il primo, istintivo, pensiero. Insomma, aveva deliberatamente svaligiato mezzo Negozio per ottenere una quantità rilevante di Gelatine, le aveva analizzate, testate, studiate. Aveva formulato e vagliato diverse ipotesi sulla loro funzione. E infine era riuscita a scovare quella porticina che l’aveva portata nella stanza in cui si trovava ora. Ok, quest’ultimo punto, doveva ammetterlo, era più il frutto della fortuna che di altro, ma in fondo poteva pagare, no? L’ipotesi che per concludere l’acquisto potesse servire anche altro non l’aveva preventivata. Ma ormai era nel gioco, e non poteva fare altro che giocare. La richiesta dei Gemelli, in fin dei conti, non era poi così irragionevole. Avevano sottolineato che si trattava di prodotti particolari, pensati solo per una ristretta clientela. Era sensato che selezionassero le persone con cui concludere l’affare, sarebbero stati avventati e sciocchi se avessero agito diversamente.
Bene. Quindi, le serviva una motivazione. Possibilmente una plausibile. E allettante.
«Fatemi pensare…» disse, leggermente in difficoltà. Era una strega adulta e lavorava ad Hogwarts. Hogwarts. «…Avete detto che non avete bisogno di ulteriore pubblicità.» Questo complicava le cose. Per la posizione che ricopriva non sarebbe stato così difficile spingere i suoi Studenti a fare acquisti al Negozio, soprattutto per quanto riguardava i ragazzi della sua Casata. Ma Fred e George avevano chiarito che non era di questo che avevano bisogno. Si sentì nuovamente come una bambina, ma stavolta come quella che guarda le caramelle con la consapevolezza che le manca una sola falce per potersele permettere. Prese a camminare lentamente, pensierosa. Doveva riflettere, inventarsi qualcosa. Qualcosa che potesse giovare ai Gemelli, qualcosa di sveglio e colorato come loro. Ma in fondo era solo una Professoressa di Astronomia, cosa aveva da offrire? Carte lunari e antichi tomi di Magia? Di sicuro non ci avrebbe cavato un ragno dal buco. Un vaso di bubotubero direttamente dalle Serre di Erbologia? La sua Collega l’avrebbe mangiata viva, probabilmente. No, doveva pensare a qualcosa che riguardava solo lei, non poteva coinvolgere altre persone. E non voleva certo abbassarsi a commettere certi atti indecorosi. Hogwarts era grande e piena di risorse, quali di queste avrebbe potuto incontrare l’interesse dei Gemelli? Ripensò a tutti i luoghi in cui era stata ultimamente. Primo Piano, il suo Ufficio. Biblioteca. Torre di Astronomia. Sala Comune Tassorosso, Sotterranei. All’improvviso, ecco l’illuminazione.
«Ci sono!» esclamò con l’espressione di chi ha trovato la soluzione all’enigma della vita. «Cibo. Posso portarvi del cibo.» con i Tassorosso funzionava sempre. «Vedete» si accinse a spiegare «Sono una professoressa, insegno ad Hogwarts, e in quanto tale ho libero accesso a tutte – o quasi – le aree del Castello. Tra queste, ovviamente, vi è la Cucina. Pensate alle cose più buone: brioches alla crema, brownies al cioccolato, cheescake con la panna e i frutti rossi, biscotti, pizzette, salatini, vol-au-vent... Ogni volta che verrò a fare un acquisto da voi, non mancherò di portare un generoso vassoio con le migliori prelibatezze. Questa è la mia offerta.» Attese speranzosa la reazione dei Gemelli. La sua idea avrebbe funzionato? Una simile proposta sarebbe stata sufficiente? In fondo, non c'era niente come il cibo di Hogwarts per fare la differenza in una giornata...oppure no?

 
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view post Posted on 22/1/2022, 18:53
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Talvolta si tende a fare un passo più lungo della gamba, sospinti dalle più disparate motivazioni. L’avventatezza contraddistingueva molti clienti dei Tiri Vispi, avidi di scherzi magici fuori dall’ordinario ed incapaci di valutare le conseguenze delle proprie scelte, spesso talmente ciechi da non informarsi sugli effetti degli scherzi. Anche l’arte dell’idearli era fatta di equilibri sottili: un minimo errore di calcolo e lo scherzo più geniale, ancora in fase di progettazione, poteva portare a conseguenze disastrose. Ma Atena McLinder non rientrava in quella categoria di clienti e lo aveva dimostrato ai gemelli Weasley sin dall’inizio di quello scambio di battute dai molteplici imprevisti. Brillante e sagace, da lei Fred e George si sarebbero aspettati una risposta diversa da quella che invece gli aveva servito: un’idea. Innovativa, geniale come le loro e sopratutto personale. Gli scherzi partoriti dalle loro menti bislacche godevano del loro marchio di fabbrica e si erano procurati il favore del mondo magico - locale e non - perché rispecchiavano l’estro dei loro ideatori. Ogni mago e strega aveva qualcosa che li contraddistingueva ed era ciò che si aspettavano avrebbe sfruttato Atena per proporre loro l’idea di un nuovo scherzo. Il suo scherzo. Magari legato all’Astronomia, ora che avevano scoperto essere il fulcro della sua vita lavorativa e, probabilmente, anche privata. Invece la strega li colse di sorpresa con una risposta che non era quella preventivata, ma non necessariamente meno gradita. Forse.
Le pupille di George furono trafitte da un dardo luminoso, la scintilla della curiosità appena destata. Spostò le iridi scure su quelle di George ed un lasso di tempo indefinito sancì un invisibile scambio di pensieri. Dopodiché, con espressione solenne, tornò a rivolgersi alla docente di Astronomia.
«Che dire professoressa…» arricciò le labbra sottili e le guance si tesero divenendo più rotonde «..il nostro voto è Oltre ogni previsione» terminò quindi distendendo la bocca in una mezzaluna perfetta. «Già, perché avevamo previsto un altro genere di risposta, invece hai saputo sorprenderci positivamente» si intromise Fred, fregando i palmi delle mani e producendo così un suono strascicato.
«I banchetti in Sala Grande ci mancano terribilmente. Non siamo abili cuochi e, sebbene qui a Diagon Alley ci siano negozi fiori all’occhiello della gastronomia magica britannica, nulla può equiparare il cibo servito al castello.»
Aveva appena finito di parlare che una lieve gomitata nel fianco lo indusse a rivolgere un’occhiata stranita al gemello. «A parte quello di mamma, vorrai dire!» tuonò Fred in una reazione paragonabile ad aver menzionato Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Il gemello lo guardò esasperato, quasi fosse stizzito dall’ennesima rimbeccata e non gli riuscisse nasconderlo.
«Quando hai ragione hai ragione. Ad ogni modo, ormai sono troppo rare le occasioni che abbiamo di deliziarci con i suoi piatti per non accettare una proposta tanto prelibata Molly Weasley era una cuoca eccezionale e non esisteva piatto magico o babbano (grazie alle ricette passatele dal marito Arthur - Capo L'Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani presso il Ministero della Magia) che non sapesse cucinare a regola d’arte, senza contare quelli che inventava. Chiunque avesse mai provato la sua cucina ne avrebbe sentito la mancanza, tanto più i suoi figli sempre indaffarati e lontani dalla Tana.
«Alla lista non dimenticate le tartare di drago e i rospi nel buco» sottolineò Fred mentre allungava la mano ad Atena per stringergliela e sancire il patto, seguito a ruota da George.
Le fecero cenno di seguirli ad una piccola nicchia, che si palesò ai loro occhi in seguito ad un movimento di bacchetta, contenente una ricca quantità di oggetti: bracciali, ciondoli e persino una calda pelliccia. Di fianco ad ogni articolo, un elegante rettangolo di pergamena ne presentava le specifiche. George, che nel frattempo aveva recuperato con pacata gentilezza il girocollo dalle mani di Atena, provvide a rimetterlo al suo posto.
«La merce parla da sè, per questo non siamo disposti a cederla facilmente. Non trattandosi dei classici scherzi proposti in negozio, potremmo accettare le gelatine d’oro come forma di pagamento; inventeremo un modo originale per sfruttarle. Quante ne hai e quale o quali oggetti ti interessano?» Erano giunti al termine della trattativa e la docente di Hogwarts era riuscita ad accaparrarsi l’interesse e la fiducia dei gemelli Weasley. Mancava solo un ultimo step.

 
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view post Posted on 24/1/2022, 17:46
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Un sorriso le si allargò sul viso quando i gemelli si dimostrarono entusiasti della sua idea. Sino all’ultimo era stata incerta sull’esito della conversazione e per un brevissimo momento aveva addirittura pensato che la sua proposta fosse la cosa più insensata che avesse mai potuto dire. Seguendo il loro scambio di battute, era rimasta nuovamente affascinata dalla complicità che legava i ragazzi e dall’allegria che il loro atteggiamento riusciva a trasmettere con tanta naturalezza. Solo a guardarli, veniva voglia di sorridere. Chissà come sarebbe stato avere in famiglia due personaggi di quello stampo, pensò tra sé. Crescere con due fratelli come loro sarebbe stato sinonimo di divertimento garantito, la noia solo un vago ricordo. Proprio in quel momento l’accenno alla loro madre andò ad accavallarsi ai suoi pensieri e per un folle istante si palesò nella sua mente l’immagine di lei madre di due figli dai capelli color carota.
Quasi si soffocò con la saliva.
Sentì una vampata di calore, davvero l’aria era diventata così calda nella stanza?* Tentò di mascherare l’imbarazzo con un leggero colpo di tosse, ricacciando nelle profondità più recondite qualunque immagine che la ritraeva in vesti materne.
Tornò a seguire le parole di Fred, tartare di drago e rospi nel buco. Ottimi gusti. «Affare fatto!» disse infine con tono solenne, stringendogli la mano.

Al cenno dei gemelli, Atena lì seguì in una nicchia del locale, prima celata dalla magia. Era giunto il momento tanto atteso. Era riuscita a scoprire a cosa servivano le gelatine, si era guadagnata la fiducia dei gemelli e ora avrebbe potuto accedere ai prodotti speciali da loro venduti. La curiosità era alle stelle. Passò la collana nelle mani di George, per poi avvicinarci agli articoli esposti. Davanti a lei erano ordinati diversi oggetti, prevalentemente collane e bracciali.
«Ho 16 gelatine in totale.» rispose al ragazzo, mentre con lo sguardo passava in rassegna i manufatti. Non erano tantissimi, ma le loro caratteristiche e la loro fattura li rendeva davvero unici nel loro genere. Da un cartellino esplicativo apprese che la collana che aveva tenuto tra le mani aveva il potere di raddoppiare la potenza degli incantesimi di difesa. Non male, pensò, dal momento che la difesa era uno dei suoi punti deboli.
«Sono oggetti meravigliosi. Davvero li avete creati voi?» chiese scherzosamente, con l’accenno di un sorriso smaliziato e un'espressione fintamente sorpresa sul viso. Era ammirata. Pensare che i creatori dei migliori scherzi di Diagon Alley avessero anche ideato simili manufatti era la palese dimostrazione della loro grande abilità come maghi. Cosa di cui non dubitava affatto. Con le dita accarezzò poi il tessuto di una calda pelliccia, soppesandone la lavorazione. Anche questa, come la collana, attirò il suo interesse. Infine, lo sguardo si posò sul Bracciale di Damocle – come recitava la pergamena accanto. Lo prese tra le mani, osservandolo più da vicino. Era un bracciale dalla linea semplice, nulla di eccessivamente appariscente, ma dalla fattura sobria e piacevole. L’affascinava il fatto che prendesse il nome dal protagonista di un celebre racconto mitologico: simbolo di potere, ma al tempo stesso avvertimento e invito ad usare sapienza ed equilibrio nel proprio agire. Damocles, come ben sapeva, era inoltre il nome di un asteroide. Sembrava proprio che quel bracciale la stesse chiamando.
«Prendo questo.» decise infine, senza alcuna incertezza nella voce. «Ma penso che tornerò ancora, prossimamente. Adoro il Girocollo Neptuno e la Pelliccia dello Yeti.» Dal sacchettino che aveva con sé estrasse quindi alcune gelatine, contandole con lo sguardo mentre si accingeva a pagare. «Sono 12 gelatine, è corretto?»



*Qui ho fatto un piccolissimo accenno all'abilità di elementalismo: l'imbarazzo provocherebbe, involontariamente, un aumento del calore dell'aria a lei vicina. Non è nulla di importante, ma sono stata comunque sul generale lasciandola come semplice ipotesi.
 
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view post Posted on 25/1/2022, 21:20
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Il Fato

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I gemelli adoravano l’espressione di stupore e desiderio che affiorava sui volti dei clienti non appena scoprivano nuovi scherzi o, nel caso di Atena, oggetti mai visti prima. Era una delle parti più appaganti del loro impiego, unitamente alla felicità di aver attratto un nuovo cliente nel mondo degli scherzi magici o incrementato una passione già collaudata. I due erano estremamente fieri dei risultati raggiunti dall’attività, inutile dire che i modi di fare della strega rappresentavano lusinghe e complimenti deliziosi. «Dal primo all’ultimo» confermò George impettito. Ad eccezione della pelliccia - disegnata da uno degli stilisti più in voga del momento: Oscar de la Menta - che ugualmente vantava un loro tocco personale, anche quelle rarità erano state partorite dai geniali gemelli Weasley.
Se Atena era immersa in una scelta difficile, le menti di Fred e George vagavano invece sulle gustose prelibatezze che si sarebbero aspettati al loro prossimo incontro. Nulla in confronto alla cucina di Molly Weasley, ma si trattava pur sempre di piatti che lasciavano un segno indelebile nella memoria. I fulvi mattacchioni lasciarono ad Atena tutto il tempo necessario per operare una scelta, che giunse alle loro orecchie poco più tardi. Alla fine aveva optato per uno dei pezzi più richiesti, una scelta della quale senz’altro non si sarebbe pentita. Avrebbe potuto adattarlo alla misura del proprio polso senza problemi, essendo incantato per poter essere indossato sia da maghi che da streghe.
Apparve chiaro che la docente di Hogwarts fosse rimasta davvero colpita dalla scoperta di quello scrigno di preziosità, tanto da aver puntato più di un oggetto. «Ironico: la pelliccia è stata acquistata anche da un altro impiegato di Hogwarts, non molto tempo fa. Sosteneva che lo avrebbe tenuto al caldo in inverno, durante dei giri nella Foresta Proibita. Chissà se è ancora vivo!» sghignazzò Fred, immaginando lo spilungone che si era presentato più volte con le gelatine mentre veniva sbranato da un’acromantula o solo Merlino sapeva quali pericolose creature dimorassero lì. «Altri due oggetti, molto bene…se tornerai a trovarci in due giorni diversi, farai felici i nostri palati.» Il messaggio era chiaro: non solo erano lieti di apprendere la sua intenzione di fare altri affari con loro, in futuro, ma se non si fosse presentata lo stesso giorno per acquistare entrambi gli oggetti si sarebbero guadagnati in due momenti diversi le ghiottonerie del castello. Naturalmente era una speranza personale, non un obbligo.
«Corretto. È stato un piacere fare affari con te, inutile dire che ci auguriamo di rivederti presto da queste parti» se lo auguravano anche i loro stomaci ghiotti di prelibatezze gastronomiche. Con un movimento lesto della bacchetta, Fred avrebbe riassegnato la giusta riservatezza ai loro pezzi unici e ricondotto Atena all’altro lato del negozio.

Ben fatto Atena, ti sei guadagnata la fiducia dei Weasley! Da questo momento, ogni volta che desidererai acquistare altri unicum, ti basterà scrivere un post segnalando la tua scelta e attendere il mio intervento. Sei libera di postare un’ultima volta oppure no, il bracciale di Damocle è tuo e te lo sei ampiamente guadagnata. Alla prossima!
 
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view post Posted on 1/3/2022, 12:52
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Il Fato

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Nel silenzio avanzano indisturbate mentre i cuori in tumulto battevano forti nelle esili casse toraciche. Indubbio era il pericolo, presente costante di un patto che, forse, non faceva caso alle due giovani studentesse. Accettare quella proposta in cambio di gelatine d’oro era stata pura follia e di certo se ne fossero uscite indenni avrebbero probabilmente soppesato le loro scelte future. L’età e il rischio viaggiavano sullo stesso filo teso. Tempo e consapevolezza. Per cosa davvero valeva rischiare la propria vita?
Un sussurro interruppe la quiete e due bende precarie si legarono alla caviglia di Memory dettate dall’incanto Ferula. Una mossa saggia, decisa, che le avrebbe parzialmente evitato il problema. Allo stesso tempo i dubbi e le perplessità di Susan si mettevano a giudizio della propria coscienza. La porta, poco distante da lei e dall’amica, era accostata ed era l’unica entrata che avevano a disposizione. Non servì a nulla la spinta della Tassina verso il vetro della finestra sudicia, così nemmeno le mosse premeditate senza alcuna ragione effettiva. D’altronde andare alla cieca non è mai cosa giusta; qualcosa sulla quale avrebbe dovuto meditare più a lungo in futuro.
Così, senza troppe alternative, entrambe le studentesse si sarebbero spinte verso l’entrata.

Un tocco leggero e la porta cigolò lungo i cardini arrugginiti. Non c’era nulla che poteva essere ricondotto a un’epoca moderna. La casa si sarebbe mostrata a loro come fosse abbandonata da tempo. Travi in legno incastonate lungo l'intero perimetro, chiodi mine tra le assi fradice. Il buio contemplava quel luogo e solo il fascio di luce proveniente dall'esterno illuminava parte dell’entrata. Un passo dopo l’altro con la giusta accortezza sarebbero entrate e nelle tenebre deciso i prossimi passi da fare. La luce sarebbe stata loro amica, senza di essa l’oscurità avrebbe prevalso non dando loro modo di vedere cosa si celasse tra quelle mura. Dinanzi al loro un ampio salotto: un camino spento, un divano e due poltrone coperte da un lenzuolo bianco. Alla loro sinistra un piccolo e stretto arco anticipava la cucina, mentre a destra un piccolo disimpegno portava a scale putrescenti che collegavano il piano terra a quello superiore; in fondo ad esso, due porte poste l’una di fronte all’altra anticipavano rispettivamente il bagno e lo sgabuzzino.
Nell’attesa di qualsiasi decisione un rumore di passi provenienti sopra le loro teste avrebbe richiamato la loro attenzione. Una cosa almeno era certa: non erano sole.


OFF GDR & STATISTICHE:


Proseguiamo.
Memory, il tuo incanto va a buon fine. Buona idea coprire la ferita, hai previsto un piccolo impedimento che avrebbe avuto un peso durante le tue future azioni. Ricordati che si tratta di una benda e non di una cura definitiva, dunque continua con coerenza a tener conto della lesione.
Susan, il tuo incanto non va a buon fine. Sebbene io vi abbia fornito la possibilità di entrare senza troppi giri di parole, ti sei spinta con una mossa azzardata dando per scontata l’apertura della finestra e lanciando un incanto che ricordo richieda una visualizzazione ben precisa.

Ora siete dentro, l’unica fonte di luce disponibile è quella che proviene dall’esterno, dunque è veramente poca ed illumina parzialmente l’entrata. Se avete intenzione di proseguire all’interno della casa e capire cosa avete attorno dovete sconfiggere l’oscurità.
Detto questo vi invito ad andare oltre e a considerare anche tutti i dettagli del caso. Vi ricordo che rimango a vostra completa disposizione per eventuali domande o dubbi.
A voi il gioco, avanti così!

Susan G. Nieranth

PS: 162/162
PC: 87/87
PM: 100/100
PP: 190
EXP: 14

Memory MacWood

PS: 209/209
PC: 91/94
PM: 126/126
PP: 225
EXP: 22,5


 
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view post Posted on 26/7/2022, 14:20
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Il Fato

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Dato il tempo trascorso mi trovo a dover inserire una scadenza.
Avete tempo per postare fino al 02.08.2022, oltre tale data la Quest sarà sospesa e liberata.
Per qualsiasi comunicazione in merito mi trovate disponibile via mp.

 
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view post Posted on 31/7/2022, 11:39
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Susan Gwen Nieranth
Per quanto provava a spingere quella finestra, con una o entrambe le braccia, non aveva proprio alcuna intenzione di aprirsi. Eppure avrebbe giurato di aver visto entrare il topino da lì. Certo, una creatura così piccola aveva i suoi metodi per infilarsi in certe fessure e probabilmente il desiderio di entrare, attraverso un passaggio apparentemente più sicuro, le aveva mostrato qualcosa che forse in realtà non c'era. Tremava all'idea che qualcuno o qualcosa comparisse improvvisamente oltre la soglia che si era schiusa poco prima, sicuramente per questo la finestra le era parsa più invitante, ma era evidente che non fosse stata una buona idea. L'uscio malandato rimase comunque vuoto a fornire il benvenuto e, con dispiacere per il tentativo fallito, la Tassorosso guardò la concasata prima di fare qualsiasi altra mossa azzardata, assicurandosi che il dolore alla caviglia le consentisse di camminare. Lo sguardo della compagna era in grado di ricaricare ogni sua forza e speranza perduta, così ricambiò il suo cenno e si diressero finalmente verso la porta.
Ancora una volta l'oscurità era padrona indiscussa, attraverso il tessuto del mantello di Memory, gli occhi faticavano nel mettere a fuoco gli elementi all'interno della stanza con la poca luce che attraversava l'ingresso con loro. Notevole era l'odore del legno marcito dal tempo, questo era certo ma non sufficiente a capire né a vedere. Allungò la punta della bacchetta oltre la fessura del mantello che ancora le copriva, facendo un affettuoso cenno alla compagna: aveva timore di sussurrare qualsiasi cosa e sperava che capisse ed approvasse le sue intenzioni; dopo la bacchetta, l'intera mano attraversò il tessuto, poi il braccio, la spalla e tutto il resto, fino a quando non fu del tutto scoperta lasciando sola la compagna a godere del favore dell'occultamento. Fece un passo leggero, sperando che il pavimento logoro non rimbombasse fino all'esterno, ed inspirò per incoraggiarsi nel pronunciare la formula che aveva in mente. Non sarebbe stata lì se non fosse stato per quei due gemelli e non desiderava altro che trovare quel famigerato manufatto prima di andarsene. Per nessun motivo sarebbe andata via a mani vuote! Poteva considerarsi una questione di principio: aveva accettato un compito e non avrebbe sopportato di non riuscire a portarlo a termine. Inoltre era certa che anche Memory la pensasse allo stesso modo. Così quei pensieri rinvigorirono l'idea di volersi guardare intorno per cercare e per orientarsi, in modo da riuscire a dare un senso a ciò che le circondava. Si concentrò sul desiderio che fomentava l'intenzione di voler fare più luce, di voler cercare in quel luogo con più sicurezza. Desiderava quindi creare una fonte di illuminazione in grado di librarsi, staccarsi dalla punta della bacchetta per farsi un giro nella stanza, come un insieme di lucciole che svolazza nella notte tra i cespugli e che consente, a chi lo guarda, di vedere oltre l'oscurità.
«Lùmos» Pronunciò la formula con decisione, «amuletum» aggiunse poco dopo sollevando appena la punta della bacchetta, come se volesse dare una spinta alla luce che aveva generato. Se la sua idea fosse andata a buon fine, avrebbe abbassato il proprio legno di quercia ed osservato la stanza con una nuova speranza nel petto.

Se l'illuminazione fosse stata sufficiente, avrebbe meglio visto quel salotto malandato nel quale, evidentemente, non veniva messo piede da molto tempo. Data la storia dei gemelli, la casa doveva essere abitata, ma le sensazioni che stava vivendo le facevano supporre il contrario. Poteva essere un bene, perché magari avrebbero trovato il manufatto e sarebbero andate via senza altri intoppi, senza dover giustificare a nessuno la loro presenza in quel luogo. Si guardava attorno sperando di vedere qualcosa che potesse avere un senso maggiore del mobilio coperto, mentre anche la sua compagna concentrava le sue mosse, delle quali la Nieranth non aveva ormai più visione.
Purtroppo però, un chiaro ed inconfondibile suono di passi la fece istintivamente bloccare sul posto. La paura si impossessò del suo corpo, mentre la sua mente viaggiava tra infinite ipotesi: la porta era stata aperta da un incantesimo e non dal vento; un'anziana strega era in casa pronta ad inveire su due ladre; la puzza della putrefazione rivelava che in realtà non si trovavano dentro una casa, ma nello stomaco di qualche gigantesca creatura che le avrebbe digerite vive; il topolino era solo un'esca; e via discorrendo con altre ansie esagerate. Quindi, con la bacchetta stretta tra le mani, ingoiò con apprensione i timori sopraggiunti, cercando invano lo sguardo di Memory. Con un rapido cenno della mano libera le avrebbe indicato l'unica porta apparentemente sicura: il piccolo e stretto arco. Il movimento della mano della Tassorosso fu in direzione di dove lei pensasse che fosse la compagna e fu rapido e deciso, certa che almeno dall'altra parte sarebbe stata vista. Quindi, con la speranza che Memory fosse dietro di lei, si sarebbe diretta oltre l'arco all'interno di quella stanza.



Statistiche
PS: 162/162
PC: 87/87
PM: 100/100
PP: 190
EXP: 14

Conoscenze
• Prima e Seconda classe di incantesimi Completa (esclusi proibiti)
• Conoscenza puramente teorica dell'Ardemonio, per esperienza diretta

Inventario
• Bacchetta in legno di quercia, tre baffi di gigante, 11", semi flessibile
• Un bracciale con inciso il nome "Susan Nieranth", al polso sinistro
• Bracciale Yūrei, al polso sinistro
• Catena della notte, nascosta sotto la maglietta
• Stivaletti Lewam Markis
• Fagottini ripieni di Burrobirra(×1sacchetto)
• Ghost Cupcake(×3)
• Torroni Sanguinolenti(×2)
• 1 Gelatina D'oro, appuntata sul petto

Riassunto
Dopo la delusione nel tentativo di apertura della finestra, le due Tassorosso si dirigono all'interno della casa attraversando la porta già aperta. La strega tenta di fare luce con un Lumos "fluttuante" (idea scopiazzata da qui, ma ovviamente a discrezione del Fato la riuscita) ed esce dalla copertura del mantello di Mem, guardandosi intorno per cercare indizi, nella speranza di aver almeno fatto un po' di luce. Nel momento in cui vengono uditi i passi, fa cenno alla compagna di andare verso l'arco della cucina e si dirige in quella direzione.

Danni
- nessun danno

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