Girava voce, ormai da tempo immemore, che nei pressi delle Torri si nascondesse un negozio la cui presenza era sconosciuta ai più. Nessuno sapeva cosa vendeva né chi si celasse dietro il mistico bancone e mai Horus aveva pensato che quella sorta di leggenda fosse vera. Durante le ronde notturne o pomeridiane, d'altronde, non gli era mai capitato di trovare porte o cartelli, nemmeno studenti che sbucavano fuori da improbabili passaggi segreti e persino Gazza, che tanto sapeva di quella Scuola, aveva mai fatto menzione di quel luogo. Poi, un giorno di qualche settimana prima, di ritorno dai Tiri Vispi, Horus si era ritrovato ad osservare le curiose gelatine d'oro che i garzoni del negozio di scherzi gli donavano ogni cinque Galeoni di spesa. Inizialmente il Tassino aveva creduto fossero un semplice, curioso omaggio da collezionare e aveva riunito le gelatine dorate all'interno di un sacchettino che aveva da sempre lasciato chiuso nel proprio comodino, inutilizzate. Quel pomeriggio, tuttavia, il dubbio era tornato a galla tornandoci col pensiero e così, recandosi da Eloise, aveva provato a saperne di più. Inutile dire che la roscia aveva preferito mantenersi sul vago e, con un sorriso sbarazzino e lo sguardo furbo, si era limitata a liquidarlo con un criptico: "Perché non ti vai a fare un giro nella Torre di Astronomia?"
Perplesso da quell'indizio, Horus ci aveva rimuginato a lungo, provando a ricordare se, nel tragitto che sempre compiva per andare a lezione, avesse mai notato qualcosa di sospetto. Non venendone a capo, la sera, dopo cena, si era incamminato verso la meta, camminando con lentezza e aguzzando la vista. Scrutò ogni arazzo, ogni quadro (s'azzardò persino a chiedere ad una buffa signora magra e spaventata dipinta ad olio che, di tutta risposta, strillò di spavento ed indicò un'armatura sgangherata), ogni anfratto nella roccia, ma non trovò nulla. Fu sul punto di tornare indietro, quando d'un tratto, proprio dietro l'armatura che gli era stata indicata, Horus notò una piccola porta che si mimetizzava perfettamente con la pietra del muro e che non avrebbe notato, se non si fosse trovato nell'angolazione giusta per vedere il riflesso delle candele mettere in evidenza la fessura dello stipite. Vi si avvicinò circospetto, dando una prima occhiata dietro di sé per assicurarsi d'esser solo, e quando fu abbastanza vicino provò a spingere l'uscio che, senza un cigolo, si aprì per lasciarlo passare. Sorpreso da quell'inaspettato risvolto ed eccitato per aver, forse, risolto l'enigma, Horus l'oltrepassò, ritrovandosi all'interno di una sala ingombra di pochi oggetti ed un piccolo bancone. Non era un locale particolarmente grande ed il Caposcuola notò subito che c'era qualcuno, in attesa, poco più avanti. Indeciso se tornare o meno indietro, il Tassino titubò qualche istante, prima di avanzare fra la merce, stringendosi nelle spalle.
*Oh beh, se è qui è colpevole tanto quanto me* Pensò, dando le spalle al ragazzo e aggirandosi fra gli oggetti esposti. Fra tutti i negozi che aveva visitato nel tempo, fra Londra, Diagon e Hogsmeade, quelli presenti in quel negozio clandestino erano fra i più curiosi e particolari mai visti.
Uno, in special modo, aveva attirato i suoi freddi occhi e per un lungo momento Horus si ritrovò ipnotizzato dai riflessi di luce che le scaglie di aspide lanciavano ammiccanti. La forma di quel bracciale gli ricordò le antiche nobili d'Egitto e poté quasi giurare che sua nonna Meresankh ne possedesse uno simile, custodito all'interno di uno dei suoi misteriosi cofanetti sempre chiusi a chiave, forse il retaggio di qualche antenata. Nell'osservare più attentamente quell'oggetto ed i suoi poteri, Horus sorrise quando il viso di Emily gli comparve nella mente. Si chiese quanto costasse e quando vide il prezzo, in Gelatine d'Oro, gli venne da ridere: ecco a cosa servivano, si disse soddisfatto. Si frugò quindi nelle tasche, tirando fuori dai pantaloni il sacchetto con le gelatine accumulate fino in quel momento che si era portato dietro per precauzione; quando si accorse di possederne abbastanza per poter comprare il Bracciale, si sentì al settimo cielo.
Raggiunse il bancone in pochi passi, attendendo il suo turno e quando fu lì, riconobbe il volto del ragazzo in attesa.
« Ah, Brior. » Esclamò, scoprendo di non esser affatto sorpreso di vedere il Caposcuola Grifondoro lì.
« Avrei dovuto immaginare che voi Grifondoro sapeste qualcosa di questo posto. » Sussurrò, divertito da quell'incontro.
Quando fu il suo turno d'esser servito, Horus riconobbe coloro che erano dietro ai bancone: pur non avendoli mai conosciuti di vista, il Tassino sapeva che erano i Gemelli Weasley.
« Ciao. » Li salutò; ciò spiegava, forse, perché ai Tiri Vispi si vedevano raramente, si disse. « Potrei avere quel Bracciale Aspide Notturna? Dovrei avere tutte e sette le Gelatine richieste. » Esordì, avvalorando quelle parole poggiando le bislacche monete sul bancone.
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Gelatine acquisite (in ordine sparso): 4 +
4 +
2: 10 Gelatine Totali