Ars Arcana

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view post Posted on 21/6/2016, 19:14
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OLIVERScheda



adam

Scorgere un volto familiare fu una piacevole conferma, doveva ammetterlo. Vittima o vincitore del galateo, dipendeva sempre dai casi e dai punti di vista, Oliver non poté trattenere un sorriso cordiale, aggiunto ad un leggero cenno del capo inclinato in avanti, quasi si trattasse del principio di un inchino. Fu lieto di scoprire che il Caposcuola Tassorosso lavorasse ancora come commesso in quel negozio tanto sorprendente e fu ancor più lieto di capire che si ricordasse il suo nome; in effetti, non ne era certo, perché sembrava quasi che quello studente più grande di lui emanasse un'aurea diversa da quella di ogni alunno di Hogwarts: anche il segno che presentava accanto all'occhio andava a consolidare la misteriosa impressione di Oliver. Annuì, colto di sorpresa dalla domanda riguardante la copia. «Ah sì, scusami, va bene la copia» tagliò corto, lo sguardo che saettava verso il volto del giovane di fronte a sé, seguendolo verso la vetrina dalla quale fu recuperato ben presto il medaglione intravisto e agognato da Oliver. Si sbrigò a prelevare i Galeoni necessari, avvicinandosi maggiormente al bancone, sul quale i soldi furono posizionati senza un minimo tintinnio se non un rumore secco. Erano precisi, Oliver li aveva preparati già prima di entrare nel negozio, ricordando il prezzo dell'oggetto ambito dalla sua ultima visita. La pergamena che stringeva tra le mani ormai libere era pronta per essere aperta, per essere posta al giudizio dell'altro, quando furono interrotti. I pensieri del Grifondoro circa il fatto di aver dato del "tu" all'altro Caposcuola (la cosa lo entusiasmava, non si spiegava il motivo) volarono via insieme alle preoccupazioni relativa alla sua imminente richiesta. Spostò l'attenzione verso la nuova cliente e ne rimase piacevolmente sorpreso quando la riconobbe. «Vì, ciao!» sussurrò, la voce flebile. Il vero Oliver sarebbe corso incontro alla fanciulla, abbracciandola con una stretta carica di affetto; l'Irlandese del momento, al contrario, era vittima della sua mente, dei suoi timori e delle risposte che avrebbe potuto ascoltare. Le rivolse un unico sorriso, quasi mesto, insicuro se fosse stato visto o meno. Avrebbe salutato la ragazza insieme al commesso, non prima di averle fatto i complimenti per i suoi acquisti che sarebbero piaciuti anche a lui, se fosse stato una donzella. Adorava anche l'abito della Corvonero, ma la conosceva abbastanza da poter affermare, senza ombra di dubbio, che avesse classe, molta classe. Non appena fossero rimasti soli, nuovamente, Oliver avrebbe rivolto la sua totale attenzione al commesso. «Horus» chiamò, il tono neutrale. Era troppo informale? Tra l'altro, conoscere Oliver significava conoscere la sua allegria senza fine, la stessa che aleggiava come un'ombra fra le sue occhiaie profonde e il viso stanco di quel momento. Parlare con sfumature piatte non era nella sua natura: in effetti, non lo era neanche quanto stesse vivendo ultimamente. «Cosa mi sai dire di questo simbolo?»

disegno

Il foglio era semplice carta pergamenata, che fu distesa sul bancone con entrambe le mani, ponendo i palmi sulle due estremità per appiattirla per bene. Un disegno a matita fu presto visibile: raffigurava un'aquila con due teste ma un unico corpo, come una di quelle incredibili creature magiche di altri continenti e altre storie. I contorni sfumavano come se fossero oleosi, frutto delle matite che Oliver aveva utilizzato. Tutto era grigio e nero, due colori dominanti che contrastavano con la tinta ocra della pergamena. Una spada era affiancata a quel duplice animale, mentre ampie ali facevano da contorno, spuntando lateralmente dal corpo poco realistico del volatile. Non era chiaro, non lo era affatto, però diversi dettagli avrebbero confermato che si trattasse di un'aquila: becco, occhi, artigli... forse poteva essere scambiato per una Fenice o chissà per quale altra bestia, ma Oliver sapeva cosa fosse. Lo sentiva. «Ignora pure la spada e quella sorta di arbusto, non so bene cosa siano» ammise, pensieroso. E se stesse tralasciando qualcosa di importante? Il suo interesse, tuttavia, era interamente rivolto all'aquila. «E' un marchio o uno stemma storico? In Biblioteca, ad Hogwarts, ho trovato alcuni testi di araldica e lì c'è lo stesso simbolo, più o meno. La chiamano Aquila Bicipite, Bifronte o Duplice, molti ricchi e nobili, anche Babbani, la utilizzavano per rappresentare la loro dinastia. Però...» - si schiarì la voce, alzando le mani dal disegno - «...ecco, pensavo che potessi sapere qualcosa, lavori in un negozio di antichi manufatti, il negozio più famoso in questo senso e non solo» si fermò, certo di essere poco chiaro. Inspirò velocemente. «Hai mai visto questo simbolo prima d'ora? Magari su qualche articolo di Ars Arcana oppure altrove?»



Oliver harrypotter.it
 
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view post Posted on 14/7/2016, 23:25
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Forse era un caso o forse era destino, fatto sta che Daddy si trovò davanti ad un negozio che sapeva proprio come l'alito di suo nonno.
Avvicinandosi piano piano alla vetrata dello stesso, cercando di far attenzione ai dettagli, notò che si trattava di un negozio di antiquariato, probabilmente uno dei più rinomati.
Pronto per andarsene via, anche perchè era certo di non trovare niente per lui in un negozio simile, notò una scritta rossa.

Sales.
Possibile che in un negozio del genere potesse trovare qualcosa che facesse al caso suo?
Entrando repentinamente all'interno del locale, facendo scricchiolare quella porta più vecchia delle sue gambe, entrò aspirando l'essenza di Nonno Toobl con gusto.

Era come i vecchi tempi. Stava passeggiando per Londra, mano nella mano con il suo parente.
Glielo aveva promesso, lo avrebbe prima portato a giocare a pallone e poi a prendere un gelato crema e pistacchio, proprio come piaceva a lui. D'improvviso...


*Ma che diamine stai facendo?*

Disse una vocina dentro di lui riportandolo con i piedi per terra. Perchè diamine aveva pensato a Sir Wilfred? I suoi ricordi erano cosi pochi e limitati su quella persona che gli fece strano farli ritornare a galla anche solo per un secondo.
Appoggiando la mano su di un piccolo mobile ricolmo di oggetti, si spostò per notare un bel diario di cuoio scuro.
Prendendolo, non curante del prezzo, proseguì per poi trovarsi vicino ad alcuni amuleti.
Li osservò tutti, uno ad uno, per poi rimanere ad osservarne meravigliato uno raffigurante un Dio con dell'uva, felice e beato.


*Bacco*


Gli venne in mente osservando la figura divertito.
Era sempre stato il suo dio, il suo modo di vivere. Feste, gioia, follia ma soprattutto vita.
Afferrando anch'esso, avvicinandosi al bancone disse con aria decisa


-Buonasera. Vorrei comprare questi due oggetti se non le dispiace.-

Perchè gli doveva dispiacere?
In fondo li stava pagando.



Edited by Daddy E. Toobl - 15/7/2016, 08:35
 
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view post Posted on 15/7/2016, 14:53
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▲ Ars Arcana | mood: "Aching" | » Daddy ▼
Horus R. Sekhmeth


Per essere stata piena estate, la giornata era straordinariamente fresca. Un freddo vento spazzava le vie affollate di Diagon Alley ed il Sole giocava a far capolino dalle spesse nubi che scorrevano veloci nel cielo. Molto probabilmente avrebbe piovuto verso sera e gran parte dei passanti per il quartiere si affaccendava a compiere le proprie commissioni, prima che il bizzarro e capriccioso tempo londinese avesse avuto la meglio su di loro.
Quel clima non spingeva affatto le persone a chiacchierare e ad attardarsi per le strade alla ricerca di acquisti superflui, così per tutto il pomeriggio l’Ars Arcana aveva vissuto un momento di tranquillità, cosa assai rara durante il periodo estivo dove un gran numero di gente, compresi turisti, visitava il negozio. Vedendo l’entrata solo di una mezza dozzina di clienti (e neanche tutti paganti, con gran nervoso di Lysander), Horus si era ritirato nel retrobottega, intento ad archiviare ed a segnare nell’inventario tutti i nuovi acquisiti del proprietario, piuttosto consistenti.
Sembrava tutto tranquillo, il lavoro procedeva lento, ma appagante per un ossessivo come Horus ed il forte fischiare del vento penetrava fra gli interstizi delle vecchie finestre facendo compagnia al ragazzo, che trovava la voce dell’aria assai confortante. Era ormai quasi a metà dell’inventario quando accadde: dopo aver spostato da terra una cassa pesantissima per avvicinarsi ad uno scaffale, Horus poggiò il piede sopra un’asse particolarmente logora del pavimento; si udì un grottesco e lamentoso cigolio e poi… SCRAAAASH.

« OoooOOohhh porca vacc---------- »
Mulinando con le braccia per non perdere l’equilibrio e per la sorpresa, la piuma e la pergamena che Horus teneva in mano volarono via spargendosi sul parquet, e la gamba sinistra affondò fino a metà polpaccio nel punto dove l’asse aveva ceduto, generando una piccola voragine. Un dolore acuto gli cinse l’arto ed il ragazzo rimase immobile qualche istante, sofferente, portandosi la mano alla tasca inferiore dei pantaloni alla ricerca della bacchetta, che non trovò. Solo allora si ricordò di averla tirata fuori poco prima e di averla poggiata sul bancone nel locale principale, completamente inutile allo scopo.
« Accidentaccio a me, accidentaccio a ‘sto posto, e accidentaccio a Lysander, te e la tua avarizia nella ristrutturazione di sto cacchio. » Imprecò il Tassino, piegandosi in avanti e cercando di estrarre la gamba dal buco con le sue sole forze. Le estremità slabbrate del legno gli si erano ficcate nella carne, ma, fortunatamente, le fondamenta sottostanti non erano state così profonde ed il piede giaceva nel terreno battuto; in caso contrario, pensò Horus, si sarebbe giocato la gamba e si sarebbe ritrovato con una tibia al posto della rotula, non proprio una cosina da niente.
Scoprì, tuttavia, che il Fato comunque non l’aveva poi così graziato e nonostante il ragazzo tirasse la gamba con tutte le proprie forze, questa sembrava essersi incastrata alla perfezione nel buco.

*Ma porc, di quel porc, di quel porc…gnnnnnnnnnnnnnnnn.* Digrignò i denti, tenendo l’arto saldamente per la coscia con ambo le mani. Il suo viso, per lo sforzo, divenne rosso quasi quanto i capelli, ma l’infida gamba si smosse appena. A quel punto, il nervoso, acuito dal dolore, stava vincendo su tutto il decoro e la ragione e proprio quando Horus stava per lanciare una maledizione alquanto colorita nei confronti di Lysander, il tintinnio del campanello posto sopra la porta d’ingresso risuonò, trattenendolo nel momento più cruciale. Horus si morse la lingua, sentendo il cuore accelerare per la fretta.
« Che cazzo. Dai, su andiamo… » Sibilò a denti stretti per non farsi sentire e tirando ancora con forza: la disperazione aveva preso largo in lui in modo talmente preponderante, che Horus valutò seriamente l’utilizzo della Runa per far saltare in aria via tutto il pavimento, a costo di rimetterci la gamba sul serio.
Fortunatamente, però, questo non si rivelò necessario: si sentì il rumore di un risucchio, come di un tappo stappato e ulteriori scricchioli e poi, SCRACK!
La gamba finalmente uscì dal piccolo buco, in una pioggia di schegge che si conficcarono nel pantalone e sul parquet ed Horus, per l’energia della spinta, cadde all’indietro, mentre il dolore si propagava come un flusso d’aria calda. Per non gridare, si morse il labbro e gli occhi si fecero lucidi.
*Maledetto tempismo del cliente* Cercando di riprendersi in fretta e furia, Horus caracollò in piedi, facendo leva sulle gambe del tavolo nel retrobottega, e zoppicò verso il locale principale nel tentativo di darsi un contegno, mentre la voce del cliente gli giungeva alle orecchie. Gli ci volle solo un istante per riconoscere chi c’ era dietro al bancone.
« Oh sì, mi dispiace tantissimo. » Gli rispose, senza però evitare che un grosso sorriso gli illuminasse il volto —e ci mancò poco che si tramutasse in una smorfia di dolore mentre il ragazzo si avvicinava alla cassa. « Daddy! Come stai? Non pensavo ti avrei mai visto qui dentro, non credevo fosse il tuo genere. » Scherzò, prendendo il diario e l’amuleto di Bacco —questo sì che si addiceva al Corvetto— dal piano e impacchettandoli con cura. Erano passati secoli da quando lui e Toobl avevano scambiato qualche parola. L’ultima volta fu in uno stanzino con Swan, ma l’atmosfera era stata così pesante e lui era così nervoso che Horus avrebbe dimenticato volentieri l’occasione. Nonostante ciò e sebbene il Quidditch avesse acuito la bonaria rivalità che correva fra loro, il Tassino ricordò con divertimento la loro avventura di svariati anni prima quando non erano che matricole, e questo gli aveva sempre permesso di tenere il ragazzo in un’alta considerazione. Toobl era diverso dalla marmaglia che girava per i corridoi e benché completamente diverso da Horus, gli aveva sempre ispirato simpatia e curiosità.
« Fanno venti Galeoni, ma visto che non ci vediamo da un pezzo, ti faccio diciotto. Vediamoci qualche volta, eh? » Gliela buttò lì con sincerità, porgendogli la busta. In quel gesto, Horus spostò il peso sulla gamba sana per non gemere di dolore, o si sarebbe ritrovato un’espressione da colica dipinta sul viso che avrebbe senza alcun dubbio snaturato la sua proposta di pace.
*Altrimenti pensa che lo sto mandando a cahare, altroché.*



"Nulla si è ottenuto, tutto è sprecato, quando il nostro desiderio è appagato senza gioia. Meglio essere ciò che distruggiamo, che inseguire con la distruzione una dubbiosa gioia.".

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Non ho saputo resistere :fru: ;

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view post Posted on 17/7/2016, 14:34
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▲ Ars Arcana | mood: "Pensive" | » Oliver ▼
Horus R. Sekhmeth


Quando la bella fanciulla era arrivata, Horus aveva notato che Brior non s’era mosso dal bancone, benché avesse già pagato e fosse libero di andare. Capì subito che ci doveva esser altro che Oliver desiderava, qualcosa che trascendeva gli acquisti e, forse, coinvolgeva altro. Dunque non disse nulla quando la ragazzina se ne andò, limitandosi a contare i Galeoni ricevuti e a sistemarli con cura nello scomparto della cassa e attendendo la mossa del Grifondoro. Questi non si fece attendere e quando lo chiamò, Horus alzò educatamente lo sguardo verso di lui; non fece caso al tono adottato.
Incuriosito dalla pergamena che il ragazzo aveva srotolato sul bancone, il Tassino vi si avvicinò, chinando appena il capo per osservarne il disegno. Horus riconobbe subito il genere di stemma ivi dipinto: osservò con attenzione l’Aquila Bicipite, le ali spalancate e le zampe tenenti rispettivamente una spada ed un ramo d’olivo. Nel frattempo, le parole di Oliver gli giungevano alle orecchie, ma una frase lo portò a scuotere lievemente il capo e a tornare ad alzare gli occhi su di lui.

« Fai male a non dare importanza a ciò che l’Aquila Bicipite tiene fra le zampe. La pianta si tratta di un olivo, la più importante a livello d’Araldica, credo. »
Sospirò appena, raddrizzando la schiena e passandosi distrattamente una mano fra i folti capelli rossi. Gli occhi si posarono incerti sulla porta chiusa del retrobottega: era Lysander quello che si intendeva maggiormente d’Araldica, sebbene Horus avesse potuto leggere qualche cosa in un paio di grossi libroni che il proprietario gli aveva dato quando aveva dovuto riordinare alcune monete e medaglie. Una volta gli era capitato fra le mani uno splendido scudo francese la cui vernice dello stemma era ancora brillante come lo era stata al momento della costruzione e lui si era divertito a rintracciarne il casato attraverso i libri che aveva trovato nella libreria di suo padre (rimanendo poi deluso nello scoprire che si trattava di un casato minore caduto in disgrazia).
« Intanto devo dirti, per correttezza, che non so dirti alcun nome, riguardo questo stemma. Sono assolutamente certo, tuttavia, che si tratti di uno stemma araldico, non di un marchio. Vedi l’Aquila? » Gli indicò col dito, senza toccare la carta della pergamena. « Non è poi così esclusiva, ma più che una dinastia veniva usata tendenzialmente ad indicare due Imperi che poi, una certa dinastia, si vantava d’aver presieduto. Si vede per la prima volta quando fu usata da Costantino Primo Il Grande, un imperatore romano, e venne poi ereditata, per così dire, dall’Impero Romano d’Oriente fino all’Impero Bizantino. Alcuni studiosi credono che le due teste stiano ad indicare la fusione di due precedenti imperi oppure la rappresentazione di Occidente ed Oriente. » Tacque un secondo, corrugando le sopracciglia per cercare di ricordare quanto letto. Fortunatamente tanto la sua memoria scarseggiava con i nomi delle conoscenze e le date di ogni giorno, tanto era eccellente nel riportare nozioni storiche, che Horus riusciva ad appellare dalla mente come se fossero state incantate da un Accio. Questa, senza dubbio, era una caratteristica ereditata da suo padre di cui lui gli era molto grato. « Durante gli anni, tante Casate e Imperi hanno adottato l’Aquila Bicipite. Persino i Romanov di Russia, per darti un’idea, ma anche tanti altri imperi e famiglie nobiliari europee, soprattutto quelle nordico-baltiche. Se non sbaglio, anche l’Impero Asburgico aveva nello stemma un’Aquila Bicipite. Ciò che mi fa pensare è, invece, questo ramo d’olivo. » Il dito indice scivolò rapido ad indicare la pianta stretta tra gli artigli del volatile. « Tutti gli stemmi con le Aquile Bicipite che ho visto avevano sempre una spada, retta dalla zampa sinistra —o talvolta anche in entrambe le zampe, ad indicare la potenza bellica e la forza regnante. Nella destra, però, non sempre mi è capitato di vedere qualcosa, o, al massimo, il globo crucigero, una regalia tipica degli Imperi cristiani. » Si inumidì velocemente le labbra, cercando di non divagare oltre. « Un ramo d’olivo, come ti dicevo, non mi è mai capitato di vederlo in questo contesto, ecco perché non bisogna dare per scontato niente in questo tipo di immagini: ogni dettaglio può essere determinante. Sicuramente è qualcosa di importante, che distingue questo stemma da tutti gli altri. Se non vado errando il ramo d’olivo significa pace, ma anche vittoria e gloria eterna. » Le labbra si arricciarono in un’espressione pensosa ed Horus incrociò le braccia al petto, gli occhi argentei ancora fissi sulla pergamena; una sottile ruga gli si era dipinta fra le sopracciglia ancora aggrottate.
« Secondo me, però, c’è altro. L’olivo ha anche una valenza divina, non solo Cristiana… » Senza rendersene conto, Horus agitò vagamente le dita della mano in un gesto difficile da decifrare, quasi spazientito o annoiato. « Ma anche, e soprattutto, Pagana dei paesi Mediterranei. Mi viene subito in mente la Grecia, dove l’olivo era simbolo di Atena ed era considerata, di conseguenza, una pianta dai poteri Magici. C’è poi quella stella, alla base del collo dell’Aquila, che solitamente indica un avvenire luminoso od un passato pieno di conquiste, di prevalenza, di elevazione. Credo abbia un significato divino anche in questo senso, ma non vorrei espormi troppo in tal senso. »
Horus rimase nuovamente in silenzio, questa volta più a lungo e se non fosse stato per il vociare che proveniva dalla strada, si sarebbe quasi potuto udire il suo cervello elaborare le informazioni che lui stesso aveva estrapolato da quel disegno. Poi, d’un tratto, sollevò lo sguardo e scrutò Oliver come non aveva fatto prima. Si soffermò sull’espressione stanca degli occhi, sulla pelle pallida e tirata del viso e sulle labbra spente, affatto sorridenti come invece le dipingevano le chiacchiere dei corridoi. Oliver era teso e questo lo si deduceva facilmente, soprattutto per un osservatore attento ed analitico come Horus. Non c’era bisogno di conoscere il Grifondoro in maniera approfondita, bastava un veloce paragone su come solitamente si mostrava nel Castello per capirlo.
« Credo fortemente che sia uno stemma derivante dall’Impero Bizantino, Oliver: l’Aquila Bicipite e il ramo d’olivo possono essere un chiaro indizio. E… » Titubò un istante, incerto se dar voce al proprio sospetto, per poi lasciarsi andare: in fondo aveva detto chiaramente che erano supposizioni, no? « … E credo si tratti di uno stemma araldico di una famiglia Magica. Forse ha vissuto all’epoca dell’Impero Bizantino, forse collaboravano con esso, chissà. Non escludo che qualche Mago o Strega avesse potuto dare il proprio contributo contro gli Ottomani, all’epoca, attraverso qualche ingegnoso espediente e per questo fu riconosciuto. Dopodiché, come spesso appare, nel tempo potrebbe esser stata dimenticata. » Si strinse nelle spalle a quelle parole, senza, tuttavia, sentir scemare la curiosità nonostante il sospetto plausibile. Le pallide iridi di Horus cercarono e si posarono su quelle verde scuro del quindicenne rosso oro; difficile anche in quel caso tradurre lo sguardo enigmatico del Tassino.
« Posso chiederti dove l’hai trovato? » La domanda, in realtà, sott'intendeva altro. Era chiaro che Oliver avesse citato libri d’araldica ad Hogwarts, ma ciò che era richiesto era assai più specifico di un “l’ho trovato per caso e boh, m’ha incuriosito tanto da venir fin qui a Diagon Alley e chiedere a qualcuno se l’ha visto in giro”.




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view post Posted on 20/7/2016, 16:22
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Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo.

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Flaminia borbottò in qualche strana lingua tutti i peggiori insulti rivolti all'improvviso calore che l'aveva sorpresa per le vie di Diagon Alley. Quel pomeriggio era così afoso che quasi le sembrò di vedere una piccola pozzanghera evaporare in pochi secondi in una piccola nuvoletta, dando così l'addio al breve e caratteristico periodo di piogge Londinese. Le temperature si stavano alzando in modi che la sua pallida pelle non riusciva e poteva concepire. La ragazza cacciò leggermente la lingua fuori, respirando lentamente e guardandosi intorno. Fortunatamente il caldo era riuscito a ridurre la solita massa informe di maghi e streghe, tutti indaffarati negli acquisti magici. La via principale era quasi deserta e solo qualche madre strega temeraria, aveva avuto il coraggio di trascinare i propri figli da Madama Malkin's o dal Ghirigoro, per far rattoppare le divise o per acquistare pergamene e piume per l'estate. Eh già! Anche quell'altro anno ad Hogwarts era volato, svanito nel nulla. Gli studenti avevano finalmente ricevuto la tanta agognata libertà, ed erano pronti a tornare a casa dopo un intensa gara alla Coppa delle Case che aveva visto vincitori i Tassorosso. La Prefetta fece un piccolo sospiro al pensiero. Certo, era rimasta malissimo per la posizione dei Grifondoro, ma era felice che a vincere fosse stata la Casata dei Tassi. Per quanto la forza del castello fossero le quattro Case unite, gli odi primitivi non accennavano a scomparire. I Grifi avevano comunque compiuto una bella rimonta che aveva fruttato un terzo posto non indifferente. Poteva sopportare il caldo per quelle belle teste calde dei suoi Concasati. Flaminia ridacchiò dei suoi stessi pensieri e alzò lo sguardo verso l'insegna del negozio cui era arrivata senza nemmeno accorgersene. Ars Arcana era sicuramente il migliore luogo per i fanatici di antiquariato o per i maghi un po' decrepiti in cerca di ricordi, e inizialmente la ragazza si era trovata scettica sulla scelta degli oggetti da acquistarvici. Ma la loro utilità aveva tolto ogni dubbio e pensiero negativo. Ars Arcana era sicuramente il miglior luogo dove comprare oggetti antichi e quindi di valore. Avrebbe dovuto farci un salto per interessi personali durante le vacanze. La Strega fece il suo ingresso nel negozio e tirò un sospiro di sollievo per la differenza di temperatura che avvertì. *Finalmente un po' di fresco* pensò avanzando verso il bancone, ripetendo mentalmente tutto ciò che avrebbe dovuto acquistare. La sua testolina bacata sapeva giocarle pessimi scherzi malgrado la giovane età. "Salve" disse tranquilla al commesso, lo sguardo grato per il piacere che le sue membra stavano provando al freddo. "Dovrei cioè, vorrei acquistare un Bracciale Celtico nero ed un Avversaspecchio da Tasca se non le dispiace" esclamò con un mezzo sorriso, annuendo leggermente con la testa, come a rassicurarsi di aver detto il giusto. "Per conto della Casata Grifondoro" aggiunse poco dopo, appoggiandosi al bancone. Con tutto l'affetto e la voglia di voler comprare qualcosa lì dentro, ma le sue tasche erano ancora troppo piccole per permettersi acquisti del genere. La specificazione era d'obbligo.

Da scalare dal Conto Grifondoro :fru:
 
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view post Posted on 21/7/2016, 12:12
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▲ Ars Arcana | mood: "Nostalgic" | » Flaminia / » Tassorosso▼
Horus R. Sekhmeth


Se c’era una cosa che rendeva il lavoro più piacevole, era la frescura che permeava l’Ars Arcana.
Complice una costruzione efficiente nell’isolamento termico e numerosi incanti che Lysander stesso aveva castato sulle pareti di mattoni per preservare l’integrità dei manufatti, lavorare lì d’estate quando il caldo impazzava era l’ideale. L’Inghilterra era famosa per le sue piogge abbondanti, ma non era raro che, di tanto in tanto, la calura estiva si facesse sentire anche lì, opprimendo quei poveri disgraziati che, come Horus, non sopportavano neanche una stilla di Sole. Assurdo, aveva sempre pensato il ragazzo, che proprio lui nelle cui vene scorreva per metà il sangue di un popolo dedito al caldo sole africano non riuscisse a stare alla mercé di quello estivo inglese, indubbiamente assai meno asfissiante del suo compare d’Africa.

*Questo è per colpa tua, madre.* Si disse, mentre sedeva tranquillo a leggere un libro. Effettivamente, sua madre durante l’estate andava in tilt: era sempre stanca e debole, la pressione bassissima. Quando si trattava di andare ad Alessandria d’Egitto a trovare i suoceri, le prendeva un infarto e girava sempre con cappellino e parasole. Una sola, incauta esposizione ai caldi raggi solari l’avrebbero bruciata come un’aragosta. Suo padre, invece, amava il Sole e gli bastava poco per abbronzarsi e tingersi di una bella sfumatura dorata. Ad Horus scappò un sorriso ricordando quella volta in cui Osiris tornò abbronzato come una statua dal Messico, dopo un’indagine in una vecchia tomba azteca; aveva riso tantissimo quando aveva visto suo padre riabbracciare Ainsel che, vicino a lui, sembrava così bianca da apparire fosforescente. L’aveva chiamata “mamma fantasmina” per tutta la durata dell’estate.
Quell’ondata di ricordi per quanto piacevole, fu triste da affrontare e per cercare di distrarsi dalla nostalgia Horus posò il libro sul bancone e si alzò di scatto, incamminandosi verso il bancone dove cominciò a sistemare, senza alcun motivo, uno scrigno pieno di amuleti, dividendoli per epoca.
Quando il campanello della porta tintinnò, il Tassino alzò automaticamente la testa e salutò la cliente: la ragazza appena entrata dalla fiammante chioma rossa aveva un viso familiare, ma accostarlo ad un nome fu impossibile.

« Certo. Del bracciale la copia, giusto? »
Si diresse verso la vetrina, dove prelevò l’oggetto e, ad una conferma della giovane, realizzò una copia esatta con la bacchetta. Rimesso al suo posto l’originale, Horus tornò al bancone dove, da un cassetto, prelevò un paio di Avversaspecchi da Tasca.
« Abbiamo due varianti, una da uomo semplicemente placcata in oro e smalto nero, ed una da donna, con un motivo floreale. Quale preferisci? » Chiese, affabile. Una volta avuto la risposta, avrebbe impacchettato l’oggetto richiesto e avrebbe imbustato il tutto. Annuì appena alla specifica su Grifondoro, sorridendo… prima di venir colto da un orrido dubbio: ma lui l’aveva comprato i regali per Elhena e Thalia per il premio di studentesse meritevoli? *No. Ahahahaha. Grazie misteriosa fanciulla per avermelo ricordato!*
Porse la busta alla ragazza con un sorriso leggermente più ampio del solito e proferì:
« Sono quarantadue Galeoni! »
Prese quindi i Galeoni e li registrò in cassa. Se la ragazza fosse stata soddisfatta, Horus l’avrebbe ringraziata per il suo acquisto e salutata. Dopodiché, una volta che ella fu sparita dietro la porta, Horus avrebbe fatto una copia della Sacchetta Medievale per Elhena ed una del Bracciale Egizio per Thalia, quindi avrebbe lasciato nella cassa i soldi che aveva prelevato il giorno prima dal conto Tassorosso per quell’acquisto.
Dopodiché, si sarebbe dedicato a qualche altro inutile impiego tanto per occupare il tempo.




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» Acquisti registrati.
I Conti verranno aggiornati da chi di dovere.


Edited by Horus Sekhmeth - 22/7/2016, 15:04
 
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view post Posted on 26/7/2016, 16:44
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Mitchell Lacroix - Corvonero 2° anno - Scheda



Era un giorno tranquillo per il giovane Lacroix che aveva deciso di dirigersi a Diagon Alley per dedicarsi allo shopping quando ebbe l'idea. Dopotutto doveva farsi perdonare, si era comportato male con quella persona e quale modo migliore poteva avere se non il presentarsi con un piccolo pensiero da donare come segno di pace?
Mitchell aveva bene in mente ciò che doveva comprare, perciò con passo svelto si diresse da Ars Arcana, pronto per fare l'acquisto.
Appena entrato il ragazzino chiuse con cura a porta e si diresse al bancone.
«Ehm... Salve...»- disse Mitchell facendo una pausa prima di riprendere a parlare: «Mi servirebbe un amuleto protettivo della divinità norrena Frigg... potresti anche impacchettarmelo dato che è un regalo? Altrimenti ci penso io, non è un problema.. » - concluse Mitchell con tono cortese al commesso prima di consegnare il denaro e dileguarsi con il suo pacchetto.


Perdonami se il post fa schifo, e comunque mi considero servito perchè l'oggetto mi serve per una role, sempre se non è un problema.
 
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view post Posted on 29/7/2016, 11:49
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥

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Ars Arcana - Gentilezza -
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Il giovane dietro al bancone di quel negozio era sempre molto gentile con lei e la cosa non poteva avere altra conseguenza che farla sorridere. Era sempre più raro trovare persone che non si conoscevano che non trattavano gli altri con immensa freddezza e questo segno di gentilezza era solo una boccata di aria fresca per lei.

«Grazie….ed ecco a te!»


Pagò e sentì una voce famigliare alle sue spalle. Voltandosi si trovò davanti niente di meno che Oliver Brior. Il sorriso che era affiorato sulle sue labbra si allargò ulteriormente. Mise via il borsello nella borsetta per poi chiuderla.

«Ciao Oliver! Che bello vederti in giro. Scusa ma sono un po’ di fretta, ci vediamo a scuola, ciao ciao!»


Si voltò, poi, per salutare un ultima volta quel commesso tanto gentile sventolando la mano e dirigendosi verso l’uscita per poter continuare tranquillamente il suo giro.


code by Misato Kojima ♥ don't copy


-GdrOff-

CITAZIONE
Eh lo so, il post di uscita è arrivato parecchio in ritardo ma alla cosa ci tenevo quindi….so sorry XD ahahahah

-GdrOn-
 
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Mary_Evans
view post Posted on 10/8/2016, 15:09




Una volta conclusi i propri acquisti nella capitale, Mary si apprestò ad andare in Charing Cross Road alla ricerca del Paiolo Magico. Si ricordava piuttosto bene la strada, poiché con la zia l’ aveva percorsa più e più volte per recarsi a Diagon Alley, quindi non le fu difficile il locale. Una volta arrivata, vi entrò e tentò di schivare i vari clienti impegnati a rifocillarsi ed a rinfrescarsi dalla calura estiva ormai non più annullata dalla piacevole brezza presente quella mattina. Con un improvviso scarto a destra, riuscì a scansare il braccio di un vecchio Mago corpulento che si stava dondolando sulla sedia ridendo sguaiatamente con i compagni di bevuta; ciononostante il boccale ricolmo fino all’ orlo di burrobirra si rovesciò sulla sua testa. L’ uomo rise ancor più sguaiatamente mentre gli altri prendevano un’ altra boccata del liquido ambrato. La Corvetta non riuscì a trattenere uno sguardo di puro odio nei confronti dell’ uomo che, senza curarsene, la tiro a sé e bofonchiò tra un colpo di tosse e una risata : “Vieni qua ragazzina, scusa ma stavo raccontando ai miei compari di quella volta che ho catturato uno Jarvey che si aggirava nel mio giardino. Avresti dovuto vedere che caratteraccio aveva, mai sentite tante parolacce in vita mia!” *Questo solo perché non puoi leggermi nel pensiero vecchio ubriacone cafone…* pensò la ragazzina mentre ascoltava imbronciata l’ uomo : “Stavo gesticolando un po’ troppo e poi sei comparsa tu al momento sbagliato, nel posto sbagliato. Comunque ora sta ferma un attimo.”, disse mentre cercava la bacchetta che aveva riposto all’ interno del mantello. Poi si alzò in piedi, prese fiato e pronunciò la formula “Arefacio”, mentre con la bacchetta compiva un movimento a spirale lungo tutto il suo corpo. In pochi secondi, sia i vestiti che i capelli di Mary si asciugarono completamente : “Visto? Come nuova!”, borbottò l’ uomo prima di rimettersi a sedere : “Scusami ancora e buona giornata.”. : “Grazie ed altrettanto” rispose la Corvetta che non aveva alcuna intenzione di fermarsi per un altro secondo nella locanda, onde evitare di essere nuovamente lo sfortunato bersaglio del goffo gesticolare del panciuto cliente. Sgattaiolò rapida fino alla porta sul retro ed una volta raggiuntola uscì, si avvicinò al muro e riprodusse i colpi sui mattoni esattamente come le aveva insegnato la zia. All’ improvviso i vari mattoni cominciarono a muoversi ed a ruotare su se stessi fino a quando non si aprì un passaggio sufficientemente ampio da consentirle di entrare a Diagon Alley. Mary si fiondò all’ interno e dopo aver capito in che punto della città fosse comparsa, si incamminò lungo il viale alla ricerca del prossimo negozio che avrebbe dovuto visitare in quella lunga giornata di compere. Come le strade di Londra, anche quelle di Diagon Alley erano piuttosto affollate: chi era in visita, chi altro vi si era recato per comperare oggetti e libri per la scuola, tutti erano comunque parecchio affaccendati e desiderosi di concludere lo shopping il prima possibile per poi potersi concedere una dolce pausa ad uno dei pub della città.
Arrivata ad Ars Arcana, la Corvetta si apprestò ad entrare e fece un piccolo giro di perlustrazione. Quel negozio nascondeva una quantità innumerevole di meraviglie che, in quanto tali, raggiungevano dei prezzi proibitivi per lei; tuttavia non si negava il piacere di ammirarle mentre attendeva il giorno in cui avrebbe potuto finalmente renderle sue. Trovato ciò che cercava, si avvicinò al balcone e chiese cortesemente : “Buongiorno! Sarei interessata ad acquistare un diario, in particolare mi piace molto quello in cuoio nero decorato con i bulloncini. Ho visto che c’è una promozione per gli studenti di Hogwarts, mi sbaglio?”


OT: Siccome ho calcolato male i tempi, mi vedo costretta a considerarmi servita. Spero non sia un problema, in caso contrario contattatemi via Mp
 
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view post Posted on 17/8/2016, 22:54
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Diagon Alley; era da tempo che Mike non tornava a vagare per quelle stradine, ma, in quegli ultimi giorni estivi, decise di concedersi una breve passeggiata tra le sempre affollate vie del centro. Passando davanti ad alcuni negozi, ricordò brevemente, non senza un sorriso, le sue esperienza da Misurino ed al Ghirigoro.
Il mondo della lettura lo aveva da sempre affascinato tanto che durante l’inizio del suo secondo anno scolastico aveva colto al volo l’opportunità di aiutare Alice, una giovane ragazza appartenente alla casata Corvonero, come garzone presso BiblioMagic. Questa sua passione ben si sposava con il suo principale interesse: le pozioni.
Fu proprio passando distrattamente davanti a Misurino che il Serpeverde ricordò, con un pizzico di meraviglia negli occhi, la quantità di ingredienti su cui la farmacia poteva contare; c’era veramente di tutto e, probabilmente solo le scorte della Prof. Pompadour potevano eguagliare quel vasto assortimento.
Passeggiando immerso in quei ricordi, quasi non si accorse di essere giunto davanti ad uno strano negozio che già in precedenza aveva colpito la sua attenzione.
Aveva l’aria di essere una bottega stravagante e di certo la sua facciata attirava molto l’attenzione dei passanti.
Curioso, si fermò qualche istante ad osservare la vetrina orientaleggiante da fuori.
*e questo negozio cos’è?* si chiese incuriosito. Con lo sguardo cercò la scritta:
Ars Arcana: Anticaglie, ed Antiquariato troneggiava vicino all’ingresso. Stimolato dall’insegna, guardò per un istante l’orologio al suo polso; era quasi l’ora di chiusura, ma se si fosse sbrigato, sarebbe riuscito a dare una occhiata alla merce esposta nel negozio.

Buonasera, salutò entrando per poi subito guardarsi intorno. Non andò direttamente al bancone, ma fece un rapido giro dell’intero negozio, fino a quando qualche piccolo oggetto attirò il suo interesse.
Movendosi lesto tra gli scaffali, si avvicinò all’espositore fino a leggere quanto indicato dal cartello.

*Questa particolare lanterna in ferro battuto e vetro, se accesa con la Magia, farà luce soltanto a chi la tiene in mano. Davvero interessante..* Il giovane Serpeverde, da pochi giorni nominato prefetto della sua casata, già si immaginava quanto potesse risultare utile una simile rarità durante le sue future ronde notturne. Detto fatto, si avvicinò al bancone per chiedere qualche informazione aggiuntiva al proprietario del negozio o al garzone di turno: posso disturbarla un momento? Mi interesserebbe un articolo, ma gradirei qualche informazione sul suo utilizzo… finì la frase con un sorriso appena trattenuto sulle labbra; per una voltò lui dall’altra parte del bancone, a disturbare ed a chiedere consigli ad una figura più esperta, prima di un acquisto.

 
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view post Posted on 23/8/2016, 11:40
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Vivere è come inciampare da fermi
togT3ep
Per Camillo le vacanze estive erano l’unica via di fuga dal mondo della magia, per tornare alle sue origini babbane. Internet era il suo sentiero, il mouse la sua spada e come un nobile condott-
- Per cortesia, non ti conviene far più lo spavaldo dopo quello che è successo con quel malware cinese. -
*Io volevo solo connettere il joystick della playstation al pc…*
- E invece è successo ben altro. -
*Chi dimentica è complice.*
Tirando le somme, la sua era stata un’estate di belle esperienze. Il marmocchio aveva avuto modo di farsi un paio di week-end in Olanda, dai nonni, ma per la questione dei turni da Magie Sinister il soggiorno all’estero non si era potuto protrarre oltre quei due singhiozzi; la vera meraviglia del periodo estivo non risiedeva tanto nel trascorrere il tempo all’aria aperta, quanto più nel gestirlo come meglio voleva: per qualche settimana non aveva avuto l’obbligo di andare a letto presto e di svegliarsi con il gallo la mattina. L’ansia aveva completamente abbandonato il suo corpo, lasciando spazio ad un ritmo biologico con un’evidente demenza pugilistica causata dal nuovo fuso orario da vita notturna recentemente incassato. Serie tv, documentari di dubbia provenienza, fumetti e videogiochi a tutto spiano divennero le cause principali di un esplosione di ignoranza latente, che fremeva per manifestarsi, e dei primi accenni di un analfabetismo di ritorno. In più, dopo essersi scaricato l’app del momento, quella di cui tutti parlano, si era trasformato in un ciclista professionista, con tanto di doping per riuscire a giocare a ritmo serrato, smaltendo cenoni di natale et capodanno arretrati a forza di pedalare. Una volta, avrebbe potuto giurarlo, sentì addirittura la sua pelle che espelleva l’anatra ripiena di marmellata d’arancia della Pasqua 2009 attraverso il sudore.
Ed era proprio su due ruote che aveva raggiunto diagon alley, o almeno la zona che ne permetteva l’accesso. Aveva quindi legato la sua bicicletta e, attraverso quel passaggio che gli aveva mostrato suo fratello, era riuscito a palesarsi per le vie dei maghi, sfrecciando a gran velocità verso Ars Arcana, per non mancare l’appuntamento con il suo Caposcuola.
Trovatosi davanti al negozio d’antiquariato si fermò ad ammirarne l’architettura; il negozio pareva uscito da uno di quei programmi che guardava, dove il ricco proprietario di una villetta dava via di testa e chiamava degli specialisti perché gli conciassero la casa in modo assurdo, per soddisfare il suo capriccio, il desiderio di stravaganza e la sua mania di grandezza. Con tanto di vicini che si trasferivano perché loro erano persone per bene e non volevano certo infangare la loro reputazione abitando vicino al folle sultano improvvisato.
- Poi ti immagini cheppalle i lavori la mattina? -
*Non farmici pensare.*
Dopo un’esperta analisi architettonica della struttura del negozio, il tassorosso avanzò, facendo ingresso nella bottega, desideroso di vedere il suo marinaio dopo settimane di separazione. Mosse quindi qualche passo in direzione del bancone, schivando con estrema grazia tutta quell’antichità che temeva di urtare con le chiappe, ammiccando come in preda agli spasmi per farsi riconoscere dal bel ragazzone nel caso in cui fosse stato presente. Una volta giunto al legno avrebbe atteso di essere raggiunto, dall’amico o da un eventuale garzone sconosciuto, salutando con adeguata confidenza a seconda del caso. Solamente fatto ciò avrebbe espresso la sua richiesta.
«Sono qui per l'amuleto di Artemide e se possibile ci vorrei un’incisione sul retro.» Il tono come sempre cordiale. Pronunciata quella frase Camillo avrebbe allungato un biglietto a chi lo avrebbe servito, su cui aveva inchiostrato quell’augurio per non dimenticarsi le parole esatte.
Che la grazia della Dea ti renda non più preda, ma cacciatrice
Fatto ciò avrebbe consegnato l’importo esatto per l’acquisto, con successivi ringraziamenti ed un adeguato saluto ad affare concluso.

Code © Aika



Mi considero servitohoho wowowow pfiupfiu ovviamente perché mi piace scrivere in big sotto spoiler e perché siamo già d'accordo ma tvb
 
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view post Posted on 2/9/2016, 12:14
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Horus R. Sekhmeth

La fine dell’estate e l’arrivo imminente di Settembre e del ritorno ad Hogwarts portavano inevitabilmente con sé la consueta agitazione pre-scolastica. I tempi si erano allungati terribilmente ed i corsi di recupero che bloccavano Horus al quarto anno erano ormai agli sgoccioli: il quinto anno ed i relativi G.U.F.O. — che sembravano un traguardo lontano fino a qualche mese prima— ora erano più vicini che mai ed Horus era più che sicuro che quello sarebbe stato l’anno giusto per liberarsi degli ultimi strascichi della Battaglia d’Ottobre. Tutto ciò che comportava quel “ritorno a Casa” includeva inoltre missioni più o meno personali che aveva predisposto ormai da mesi. Si sentiva quindi di buon umore, affatto schiacciato dallo studio e perfettamente ricaricato.
Persino l’incontro con la sfuggevole Mya era stato arginato e la mente di Horus era diventata straordinariamente brava a chiudere le cose scomode in un cassetto e a non ritirarle fuori tanto facilmente.
Quel giorno al negozio tutto si svolgeva tranquillamente: dopo un rapido inventario degli ultimi arrivi, Horus si era potuto rilassare con un libro di cui, puntualmente, interrompeva la lettura ogni qualvolta che un cliente si presentava. L’afflusso della clientela, fortunatamente, ancora non aveva risentito degli strascichi estivi e continuava ad essere abbondante come sempre.
Quando Mary Evans entrò nel negozio, Horus scattò in piedi quasi in automatico al tintinnio del campanello sopra la porta.

« Ciao Mary. » La salutò cordiale, annuendo poi alla sua richiesta. « Non sbagli, c’è una promozione: per gli studenti otto Galeoni anziché diciotto! Allora ti prendo quello scuro. » Aggiunse, uscendo dal bancone e prelevando il diario dalla vetrina. Lo imbustò impacchettò in un foglio protettivo di pergamena, lo imbustò e porse il tutto alla Corvetta.
« Allora sono otto Galeoni! Ti ringrazio e buona giornata! »
Prese i Galeoni e li depose nella cassa, sorridendo alla fanciulla che usciva.
La figura di Mary non fece in tempo ad allontanarsi dalle finestre che un altro cliente entrò; il Tassino non riuscì ad identificare il ragazzo che lo raggiunse al bancone e dunque si limitò a salutarlo come da copione.
Quando il ragazzo parlò, Horus l’osservò attento per poi accennare positivamente col capo.

« Nessun problema, chiedi pure. A quale oggetto eri interessato? »



"Nulla si è ottenuto, tutto è sprecato, quando il nostro desiderio è appagato senza gioia. Meglio essere ciò che distruggiamo, che inseguire con la distruzione una dubbiosa gioia.".

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▲ Ars Arcana | mood: "Relaxed" | » Lillo▼
Horus R. Sekhmeth

Il weekend era alle porte e questo significava finalmente avere una pausa dal lavoro e dedicarsi ad un po’ di sano allenamento a Quidditch. Era da un po’ che non saliva in sella alla Gelbsturm ed Horus aveva pianificato di passare l’intero sabato ad allenarsi: con l’aiuto di sua madre e dei due Elfi Domestici avevano predisposto tutto affinché l’area dell’abitazione e il suo giardino fossero protetti da un incanto di abbastanza potente da permettergli di volare senza esser visto da eventuali Babbani di passaggio, almeno fino a sera. Ed era con questa bella prospettiva che il Tassino aveva affrontato quel venerdì piuttosto stressante. Nel retrobottega aveva una pila di scatoloni da sfare e un’altra catasta da riempire per poi recarsi all’Ufficio Postale e spedire il tutto ad un ricco acquirente che aveva praticamente svuotato metà negozio, facendo la felicità di Lysander.
Horus si trovava nel retrobottega, quando il campanello alla porta tintinnò. Lasciando il lavoro a metà, il Tassino spuntò nel locale principale, trovando Camillo in attesa al bancone.

« Ehilà, Camillo! Strano vederti qui. » Lo salutò gioviale, raggiungendolo. Breendbergh era il suo compagno di stanza ed era un ragazzo assolutamente imprevedibile: Horus non capiva se lo adorava o se si trovava terribilmente a disagio con lui. Un anno di convivenza in stanza con Camillo, infatti, non era stato abbastanza per capirlo. Probabilmente, s’era risposto, lo adorava disagiatamente.
« Cosa ti serve? » Chiese, ascoltando poi la sua richiesta.
« Certo, te lo prendo subito. » Aggiunse, tirando fuori un cofanetto da una mensola sotto il bancone ed estraendone un bellissimo amuleto con l’effige della Dea Artemide. Horus dunque prese la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni bianchi e la puntò sul retro liscio del ciondolo. Recuperò mentalmente la formula d’invenzione di Lysander e, dopo aver letto il bigliettino porto da Camillo, incise con precisione e cura quanto richiesto. Soddisfatto della scritta, pulì il ciondolo con un panno e lo mise in un sacchettino di velluto che diede al ragazzo.
« Fatto. Usufruisci, ovviamente, dello sconto riservato agli studenti e paghi quindi dodici Galeoni. Grazie e ci si vede ad Hogwarts! »



"Nulla si è ottenuto, tutto è sprecato, quando il nostro desiderio è appagato senza gioia. Meglio essere ciò che distruggiamo, che inseguire con la distruzione una dubbiosa gioia.".

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Conti aggiornati.

Edited by Horus Sekhmeth - 12/10/2016, 16:07
 
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view post Posted on 2/9/2016, 16:58
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Nemmeno il tempo di avvicinarsi al bancone ed un ragazzo decisamente alto, dai capelli rossicci e piuttosto mossi, probabilmente molto più grande di lui come età, si avvicinò per aiutarlo. Il suo volto sembrava ricordare qualcosa al Serpeverde, ma cosa? Anche la sua voce profonda non gli suonava nuova, almeno in apparenza. Difficile dire se effettivamente lo avesse già incrociato in precedenza da qualche parte o, se al contrario, si trattasse del frutto della sua fantasia; inoltre i possibili luoghi di incontro potevano essere infiniti: un cliente di BiblioMagic? Un abitante di Diagon Alley incrociato lungo le vie del borgo? Uno studente agli ultimi anni di corso ad Hogwarts? Solo per citarne alcuni…
Ad ogni modo, non sicuro della sua memoria visiva, si limitò ad indicare, con un gesto della mano, la particolare lanterna che si trovava lì vicino. Qualche informazione aggiuntiva avrebbe sicuramente fatto comodo a Mike, ormai così esperto quando si trattava di analizzare e consigliare su preziosi volumi e nuovissimi libri di testo, ma spaesato come un vegano a cena alla Testa di Porco, quando si trattava di analizzare antichi oggetti di antiquariato.

Sono entrato qui, per la prima volta, per acquistare uno dei vostri preziosi diari personalizzati, quando, fece una breve pausa, facendo un rapido giro del locale, ho notato questa. *…e potrebbe rivelarsi un oggetto piuttosto interessante* pensò tra sé.
Potrebbe farmi vedere come funziona o darmi qualche informazione sul suo utilizzo? Chiese con cortesia, pur sapendo che il pomeriggio era ormai inoltrato, ed il suo tempo a disposizione, come quello di apertura del negozio, stava ormai finendo.

 
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view post Posted on 4/9/2016, 15:09
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Horus R. Sekhmeth

Non era insolito che un cliente entrasse nel negozio con uno scopo ed un oggetto ben in mente e poi ne uscisse con tutt’altro nella busta stretta nelle mani. Horus, quindi, non si stupì del preambolo fatto dal ragazzo, ma ascoltò la sua richiesta con attenzione e lo seguì quando gli indicò la Lanterna. Capì subito cosa il cliente chiedeva ed annuì quando ancora egli stava parlando.
« Ti spiego e ti mostro, così puoi capire subito il suo utilizzo, ma è davvero molto semplice. » Gli disse, avvicinandosi alla vetrina, aprendola ed estraendo una Lanterna all’apparenza molto semplice: era in ferro battuto ed il nero della pittura era particolarmente intenso, come se fosse stato appena restaurato. « Seguimi, qui c’è ancora troppa luce e non vedremmo differenza. » Invitò quindi il ragazzo a seguirlo nel retrobottega, dopo che Horus ebbe scoccato una veloce occhiata al locale: era quasi orario di chiusura, dubitava che qualcuno sarebbe arrivato a quell’ora. Poteva quindi permettersi quella piccola dimostrazione.
Il retrobottega, poiché privo di finestre, era scarsamente illuminato: soltanto alcune candele galleggianti e il vetro della porta sul lato opposto lasciavano che un po’ di luce penetrasse. Con un gesto della bacchetta, Horus spense le candele e la stanza piombò nella semi-oscurità.

« Come hai potuto leggere sulla scheda, questa lanterna ha una duplice funzione. Se accendi la candela al suo interno con un fiammifero farà luce come una qualsiasi altra lucerna e sarà quindi visibile ad altri. Ma se l’accendi con la bacchetta, così… » Il ragazzo alzò la lanterna di fronte a sé con la mano destra, mentre con la sinistra agitò la bacchetta puntandola verso l’interno dell’oggetto, attraverso un’apertura ricavata da uno sportellino che si apriva e si chiudeva e che precedentemente aveva schiuso.
« Ardesco! » Pronunciò, scandendo bene le lettere non solo al fine dell’incanto, ma anche per far si che il ragazzo ascoltasse la formula usata. In un attimo, una fiamma si accese sulla punta della candela e subito una luce calda e giallastra si profuse nell’ambiente. Tuttavia, il cliente non poteva vederla ed Horus si voltò verso di lui con un lieve sorriso. « Non vedi nulla, giusto? Questo perché la sto tenendo in mano io. Ora te la passo e dal momento in cui la prenderai vedrai subito la luce propagarsi dalla lanterna, mentre io non vedrò nulla. Tieni. » Gliela porse con attenzione e quando lui la prese, aggiunse: « Questo tipo di lampade furono inventate verso la prima metà dell’Ottocento. Ci sono molte teorie al riguardo: c’è chi dice che le Streghe le usassero per camminare la notte nelle strade senza esser notate dai Babbani per evitare le aggressioni che, in quel periodo, purtroppo accadevano con fin troppa frequenza; chi invece crede che siano state inventate dai Maghi che andavano a caccia e che non volevano esser disturbati da intrusi né allertare gli animali. Quelle qui presenti sono di origine austriaca e risalgono al milleottocentottanta. »
Fu difficile frenare il fiume di nozioni che gli era salito alla mente: quando un cliente si dimostrava interessato a quel punto, Horus non poteva fare a meno di raccontare la storia dell’oggetto in questione. Non perché così sperava di “ingolosire” l’acquirente, ma perché, credeva, sapere la Storia di qualcosa contribuiva a renderlo speciale.



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view post Posted on 7/9/2016, 13:18
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Mike non ebbe nemmeno il tempo di finir di esprimere la sua richiesta che il ragazzo aveva già fatto intendere di aver capito cosa volesse. Detto fatto, lo vide avvicinarsi alla vetrina per estrarne la vecchia lampada in ferro battuto. Sebbene fosse molto semplice e ben conservata, i dettagli facevano capire che in realtà quel pezzo di antiquariato non fosse così recente come il suo aspetto lasciasse intendere. Ad ogni modo, curioso sull’eventuale utilizzo della stessa, seguì con interesse il garzone verso il retrobottega del negozio.
Probabilmente anche l’Ars Arcana, come BiblioMagic, aveva uno stanzino nel retro piuttosto buio ed adibito a magazzino, forse il luogo ideale per capire le potenzialità e le modalità di utilizzo della lanterna.
Quando entrambi raggiunsero quel luogo immerso nella semi oscurità, il ragazzo cominciò a spiegare alcune caratteristiche dell’oggetto; Mike apprese infatti che oltre a funzionare come una qualsiasi lampada, poteva, se accesa con un particolare metodo, illuminare solo chi la tenesse fisicamente in mano. Era proprio questo il motivo del suo interesse. Scoprì che per accenderla magicamente sarebbe bastato un semplice Ardesco e ne provò gli effetti poco dopo.

*Davvero incredibile* pensò stupefatto, rendendosi conto dell’effettivo funzionamento. Stava ancora pensando a come gli sarebbe stata utile nelle future lunghe ronde notturne che il garzone iniziò a raccontare qualche aneddoto sull’oggetto che lui stesso ora teneva in mano. Mike lo ascoltò affascinato dal modo in cui, già nella fine dell’ottocento, in Austria sapessero realizzare delle lampade come quella che ora teneva in mano.
Davvero ingegnosi questi maghi Austriaci... si lasciò sfuggire come commento alla fine. Devo dire che come oggetto è veramente bello ed unico nel suo genere. Ripensò ancora per qualche istante al motivo per il quale si era in realtà diretto al negozio ed infine decise: Sì, lo acquisto!
Mentre usciva dal retrobottega con il prezioso oggetto, spiegò al garzone come gli sarebbe tornato utile nel suoi compiti di prefetto, ed infine lo posò sul bancone.
Quando si trovava ancora lì, in attesa di conoscere il prezzo, il suo occhio cadde sul diario posto lì vicino. Ah, prendo anche questo. Disse, allungando la mano verso una versione ben lavorata e rifinita in pelle, di color verde. Avrebbe pagato quanto dovuto per i due oggetti per poi lasciare il garzone alla probabile chiusura del negozio; dopotutto orami il sole stava calando su Diagon Alley.

 
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487 replies since 11/3/2011, 14:43   14906 views
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