E così, alla fine, un anno era passato; con la stagione estiva era arrivato il tempo di preparare le valigie e lasciare Hogwarts, la prospettiva di tornare in quel pidocchioso orfanotrofio in Scozia era davvero demotivante, specie se paragonato all'immenso castello in cui aveva alloggiato per così tanto tempo e, soprattutto, a quanto ci si era trovata bene. Non poteva certo dire di aver fatto passi da gigante nell'ambito dei "rapporti sociali", ma solo adesso riusciva a capire - almeno in parte - quanto effettivamente si sentisse finalmente al suo posto. Un po' come pensare ad un vecchio maglione piuttosto largo e confortevole che calza a pennello, ecco, lei si sentiva così, crogiolata nella comodità e nell'assoluta certezza che nessuno lì l'avrebbe giudicata; perché forse era proprio questa ad intimorirla, la possibilità di essere presa in considerazione, valutata, criticata. No, lei non era fatta per il palcoscenico, era sempre stata una macchiolina grigia sullo sfondo, una tipa che passava inosservata; eppure era esattamente quell'anonimato che le permetteva di scivolare fra le vite di ognuno, di osservare i gesti, carpire le sensazioni, i pensieri e le speranze. Col tempo era giunta a questa conclusione, che il ruolo da protagonista non facesse per lei, si limitava ad andare avanti in silenzio senza attirare attenzione; e se invece il suo comportamento non fosse stato altro che un modo vigliacco per scappare? Una scusa come un'altra per mettere le mani avanti e rinunciare prima di provare? Non lo sapeva, né aveva intenzione di lasciare che questi scomodi pensieri scalfissero il precario equilibrio che la sua vita aveva raggiunto; non avrebbe permesso ad un misero soffio di vento di far crollare tutte le piccole certezze, futili, a cui da sempre si aggrappava.
Per questo abbandonare la Scuola la impauriva non poco, temeva che quello fosse stato tutto un bellissimo sogno e che al suo risveglio le avrebbero detto che c'era stato un errore e che no, non poteva tornare ad Hogwarts; perché si sa, tutte le cose belle devono finire...
Ma la stazione le era parsa così dannatamente reale sotto le mani di bambina, coi treni in arrivo e quelli in partenza, con la folla, il chiacchiericcio, i rumori, gli odori... Forse fu il senso di smarrimento a decidere per lei, la sensazione d'urgenza, di pericolo, oppure l'impressione di soffocare? Improvvisamente tutto si stava ripiegando su di lei, strappandole l'aria dai polmoni e offuscandole i pensieri, solo una cosa era certa: non voleva far ritorno all'orfanotrofio.
Un'idea, una piccola banalissima idea che s'aggrappò alla sua mente come il peggiore dei parassiti, covata in quei mesi ad Hogwarts e che solo adesso si manifestava apertamente, no non sarebbe tornata, non subito almeno.
Fu una decisione avventata, probabilmente, quella di rimanere per qualche tempo a Londra, in fondo una ragazzina sola soletta dà nell'occhio, o no? Ma la Capitale era così grande, frenetica e caotica che nessuno avrebbe avuto il tempo e la voglia di prestarle attenzioni, e Nia scoprì ben presto che quella dote di passare inosservata le tornò immensamente utile; e quando qualcuno si metteva a fare domande, bastava tergiversare un po', seminare qualche scusa e lasciare che l'altro costruisse le sue ipotesi: la gente tende ad immaginare gran parte delle cose, rendendole più che plausibili.
In fondo si trattava solo di due o tre giorni, cosa sarebbe mai potuto succedere? Una sessantina di ore di totale libertà, indipendenza, per stare sola coi suoi pensieri o - in alternativa - svagarsi per lasciar riposare la mente; quale fosse la sua meta per quel pomeriggio ancora non lo sapeva, cammina e basta, le mani nelle tasche dei pantaloni, la bacchetta in quella della giacca smanicata, fino a quando gli occhi azzurrini non si posarono su una grossa insegna; ma ad incuriosirla di più non fu la scritta, quanto la totale indifferenza della gente, la maggior parte infatti degnava di un'occhiata fugace quello che pareva in tutto e per tutto uno zoo, sorpassandolo e in alcuni casi, persino tenendosene alla larga.
*Strano.* Le gambe si mossero da sole, scortandola all'interno e subito venne travolta da una frenesia assurda, non ci fece caso inizialmente, rapita com'era dalla visione di tutti quell'accozzaglia di animali. Consultò una cartina che si trovava nei pressi dell'ingresso e si rese conto del fatto che lì non alloggiavano solamente animali babbani, bensì anche qualche creatura magica; la cosa si faceva davvero interessante. Fu allora che trovò una chioma bionda che spiccava in mezzo alla folla, non perché fosse eccessivamente alta, bensì perché le pareva familiare; s'avvicinò lentamente, immaginandosi già una proverbiale figuraccia.
« Kevin? »
Punti Salute: 107
Punti Corpo: 59
Punti Mana: 55
Punti Esperienza: 7.5
VESTIARIO:
INVENTARIO:
.Bacchetta d'Iroko
.Penna nera
.Spiccioli
.Detonatore abbindolante [Oggetto nero simile a un clacson che, se gettato a terra, inizia a correre producendo un gran baccano. Distraggono avversario 1 turno]
.Caramella dell'illusione [Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!]
Edited by •Sbiru - 2/11/2012, 00:10