| Il contatto con la sua compagna di salice le era mancato. Forza, flusso, equilibrio, tutto rifluiva con naturalezza dall'una all'altra, compagne scelte da un fato superiore, un lontano settembre di qualche anno prima. Ed ora, nuovamente congiunte, erano pronte a confrontarsi ancora, fino allo sfinimento, fino all'ultima fibra. Al richiamo del suo incanto la grande lavagna si mosse con rapidità e precisione in avanti, in direzione del corvonero. Ma seppur grande e ingombrante la stessa non riuscì ad intercettare il colpo avversario, che la colpì in pieno, sul collo e parte delle braccia. Un dolore lancinante la sorprese, come un drago che si cibava delle sue carni. La presa del mobilio ne fu subito intaccata e la lavagna rallentò il suo passo, colpendo debolmente il caposcuola ad una spalla. Lo stesso incanto che aveva utilizzato lei poco prima, ora le si rivoltava contro, aggravando la sua non rosea situazione fisica. Il respiro che si faceva pesante, il dolore aumentato e le gambe immobili. La giovane tassorosso avvertì un bruciore in pieno petto, là dove la pelle era sana ed immacolata. Cosa poteva mai essere? Quel mostro che le si rivoltava dentro, gridando e squarciando le sue membra. Stringeva il cuore e calpestava ogni cosa, cercando di avanzare. Strisciava lungo il braccio sinistro, martoriato ed inerme, e arrivava vicino alla cicatrice rossa, rimpolpandola di vita. Bruciava lei, più di ogni altra cosa. Il dolore le dava alla testa, ma ora sapeva come trasformare quel sentimento rovente in un'offensiva meritevole. Era ancora sdraiata su un fianco, difficile da colpire, specie se il suo avversario somigliava ad un tappeto persiano, lasciato in terra a raccogliere acari. Il braccio si distese, mentre la spalla destra gridava vendetta a contatto con il pavimento. La presa attorno alla bacchetta si fece più salda, quasi il timore di perderla nuovamente, mentre la punta dell'asticella aveva un solo ed unico obiettivo. - Verto Plumbeum! - Gli occhi l'avevano catturata pochi istanti prima, e designata come bersaglio, a ripagare le offese ricevute. La bacchetta di Swan sarebbe presto diventata la peggior nemica del ragazzo. Infatti l'incanto castato dalla giovane tassina avrebbe dovuto trasformare l'arma avversaria in un oggetto inamovibile, al pari di un incudine di ferro o di una statua. Fargli perdere la presa era solamente uno sfizio, renderla inutilizzabile sarebbe stata la vera goduria. Se infatti i suoi calcoli non erano errati, l'oggetto incantato avrebbe dovuto continuare ad essere pesantissimo per un tempo indefinito, o fino al contro incantesimo. Ma se l'unico mezzo che aveva per contrastare tale effetto era anche il diretto interessato dell'azione, come si sarebbe evoluta la cosa? Per un solo attimo la tassorosso, presa dalla foga dell'incanto, aveva dimenticato il dolore che le dilaniava la pelle, ma ci mise poco a rendersene conto. La sua resistenza era al limite, non poteva più ignorare un tale impedimento. Rendere innocuo Swan per medicarsi. *Dejavù*
|