Si alzò di scatto, non appena il suo sguardo si distolse dai meloni e dalle angurie che una dopo l’altra stavano colpendo la sua avversaria, vittima del bruciore e dal dolore che gli invase il collo e il viso. Api, insetti così grandi da sembrare albicocche lo avevano appena punto, iniettando il loro subdolo veleno. Sorrise cinico stringendo i denti per non urlare, nonostante tutto aveva l’amara consapevolezza che sarebbero morte inevitabilmente, sventrandosi da sole nell’abbandonare i propri pungiglioni. Nel frattempo, Mya Lockhart aveva di nuovo raggiunto il suolo, il Caposcuola la poteva vedere ben distintamente, nonostante il viso cominciasse a gonfiarsi; qualcosa gli suggeriva che a breve sarebbe tutto finito, che il veleno sarebbe entrato in circolo debilitandolo con un andamento esponenziale, era ora di agire, ora di farla finita. Il dolore, la stanchezza, la fatica, la pressione si stavano sommando in un turbinio di emozioni che presto avrebbero oscurato i pensieri del Corvonero e l’avrebbero spinto ad agire in maniera quasi incontrollata e selvaggia; la frustrazione di trovarsi ancora nel bel mezzo di un duello che, se solo il Fato avesse voluto, sarebbe potuto finire minuti fa diveniva sempre maggiore e, unendosi con la tempesta già sfuriante, si stava trasformando in rabbia. Entrambi i duellanti si trovavano oramai in condizioni disperate, oramai non vi era più tempo per pensare, non vi era più la forza per definire strategie, il corpo avrebbe reagito guidato solo dall’animo e dal cuore, che mai come ora bruciavano ardentemente nel petto del ragazzo. Superò il banco, compiendo due passi verso l’avversaria e reggendosi su di esso per prevenire gli effetti del veleno e quando si trovò di fronte alla Tassorosso seppe che era giunto il momento di farla finita. Portò la bacchetta sopra la sua testa e, come se avesse raccolto tutte quelle passioni che ormai ne turbavano l’animo nella sua bacchetta, il peso sopra di lui divenne insopportabile, l’ira troppo esplosiva per riuscire a contenerla come aveva fatto il turno precedente. Aveva raggiunto la sala dei duelli aspettandosi un incontro nettamente differente, stimolante e inusuale, fatto di attacchi corretti e definiti da intenzioni concrete. Così non era stato, errori banali erano stati commessi, a volte l’avversaria aveva preferito scappare altre puntare alla bacchetta del nemico, cercando inutilmente di renderlo innocuo. La poteva scorgere in maniera chiara nonostante la vista cominciasse a farsi tremolante: giaceva per terra ricoperta dalle scorze della frutta che ivi l’aveva sbattuta, aveva agitato la bacchetta e pronunciato l’incantesimo lanciafiamme, quello con cui il ragazzo aveva cominciato. Fu la goccia che fece traboccare il vaso, come osava cercare di finirlo con la stessa mossa da lui scelta per metterla in difficoltà? Dove era finita l’originalità di Mya Lockhart, sapeva che poteva fare di molto meglio, perché si ostinava a comportarsi con lui come una del primo anno? Senza aspettare la mente, l’animo esplose e il corpo si mosse, se l’incontro doveva finire in quell’istante Patrick Swan avrebbe concluso col botto. Ripensò per un instante alla situazione che gli aveva permesso di apprendere il suo incanto più potente, quello che più di ogni altro rifletteva la sua filosofia, se ne riempì i polmoni e per il giovane fu come respirare nuova aria pura.
*Il tesoro del cielo è la verità dell'universo, è il mondo della perfetta armonia.
Esso è chiamato arte che contiene sia attacco che difesa.*
Il braccio si mosse compiendo nell’aria un cerchio che, nonostante il Caposcuola non potesse esaminare con gli occhi, sentiva essere stato compiuto nella maniera più precisa possibile. Fissando il suo bersaglio a terra, quasi inerme, visualizzando il fuoco che in quel momento si aspettava partisse dalla sua bacchetta, liberò tutta la sua ira con un urlo che distrusse in un attimo la sua immagine pacata e controllata, modificandone l’espressione, palesando il fuoco che oramai bruciava nel Corvonero.
IRACUNDIA!
Sicurezza, decisione, rabbia, forza di volontà, animo, intelligenza, superbia, arroganza, intolleranza, tutti i lati del Caposcuola sembrarono voler fuoriuscire dalla bacchetta. Un cerchio per un obiettivo, un cerchio per attaccare, un cerchio per ferire, un cerchio per difendersi, un cerchio per non perire. Probabilmente il giovane avrebbe brillato come una stella in punto di morte, sarebbe esploso e poi collassato, il veleno avrebbe forse fatto effetto, un minuto in più o in meno non faceva differenza, voleva solo porre fine al dolore delle botte, delle punture e dei tagli, voleva porre fine al duello, magari da vincitore.