Persefone D. Bennet |
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| Era giunta l’ora di prepararsi. Avevo atteso sino all’ultimo istante, quasi tentata a non presenziare all’occasione, al Ballo di Fine Anno. Non che fossi sino a tal punto schiva e riservata, ma semplicemente perché tale importante occasione era da me vissuta con senso di forte responsabilità, poiché prima mia comparsa ufficiale in qualità di Vice Preside. Legata fortemente a formalità e decoro, l’idea di esser opportuna, elegante, ma pur sempre simbolo di semplicità e buon gusto, destavano in me una certa ansia. Era certo tuttavia che non era prevista la “fuga” né l’assenza. Trattandosi di festa a tema, era mia ferma intenzione trovare giusto abbigliamento che rappresentasse in maniera impeccabile la Casata Corvonero, vincitrice, a gran merito, della Coppa delle Case. Non potevo negare di avere di rimando riflettuto sul difficile anno per i Grifondoro. Numerose erano state le difficoltà incontrate. Tuttavia non potevo negare di essere sinceramente lieta per la Casata bronzo-blu, assolutamente impeccabile su ogni fronte. Era risaputo io fossi amante dell’eleganza ed esser perfetta aveva per me importanza quasi viscerale. Lo ritenevo consono modo per dimostrare il mio assoluto rispetto e la mia completa stima per i vincitori. Dunque il nero abito, semplice ma al contempo sofisticato, elegante e originale, apparirono giusta scelta per l’evento. Ero pronta: non restava che scendere le volubili scale di Hogwarts, raggiungere i piani inferiori e fare ingresso nella Sala da Ballo, ove studenti e Corpo Docenti avrebbero trascorso un’amena serata all’insegna del ballo e dell’amabile compagnia. La sala, elegantemente addobbata per l’occasione, vedeva dominare i Colori della casata vincente. Ma con piacere sincero mi trovai a constatare come, indipendentemente dall’identità di vincitori e vinti, tutti gli studenti, fossero lieti e gioviali, sportivi al punto di presenziare all’avvenimento con eleganza e sano desiderio di divertimento, senza invidia. Questo era lo spirito di Hogwarts: non contavano le casate, non vi erano fazioni, eravamo tutti abitanti della medesima scuola, tutti orgogliosi di farne parte. Mentre avanzavo verso il palco sul quale premi e coppe regnavano sovrani, incrociai lo sguardo di studenti e colleghi. Non avrei perso tempo. Conoscevo i miei doveri ed avrei adempiuto al meglio ciò che era di mia competenza. Dunque, raggiuntala zona rialzata, richiamai i “commensali” all’attenzione. Buonasera a tutti Voi. Ringrazio i presenti per la partecipazione. L’anno scolastico è giunto al termine e con esso avrà inizio un nuovo ciclo, che da secoli si ripete e si rinnova con entusiasmo e bellezza. Questa Sala meravigliosamente addobbata, lascia intendere quale sia la Casata che più delle altre quest’anno ha mostrato costanza, impegno, audacia, rinnovamento, partecipazione ed abilità. E siamo tutti chiamati a festeggiare la Casata Corvonero. Hogwarts è fiera di ciascuno studente di ogni casata, senza dimenticare nessuno. Siamo tutti compagni della medesima realtà, siamo tutti abitanti di questa meravigliosa scuola, quindi vi chiedo di applaudire e festeggiare la Premiazione che mi appresto a compiere. E’ con immenso piacere che chiedo alla Nostra Illustrissima Preside di salire sul Palco per ritirare la Coppa delle Case in qualità di Capocasa Corvonero. Complimenti! Applausi e sincero festeggiamento. Mi avvicinai al Tavolino sula quale spiccava grandemente la Coppa delle Case. Per un istante l’idea, il sogno che tale premio potesse tornare un giorno tra le mani dei Grifondoro, mi sfiorò. Tenerla tra le mani, destava un certo piacere. Mi immedesimai per un istante in Caroline. Ero certa fosse felice ed orgogliosa come giusto che fosse. Sorridente e sinceramente lieta per i Corvonero, attesi che la Capocasa mi raggiungesse e stringesse a sé ciò che Corvonero aveva grandemente meritato.
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