Il Ballo di Fine Anno

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 7/1/2013, 12:17
Avatar

Group:
Giornalista
Posts:
4,324
Location:
WINTERFELL

Status:


Di certo, la spudoratezza non era dote sconosciuta a Lucas Scott che, sin dall'infanzia, aveva saputo affrontare con smisurato ardire le vicissitudini che il destino gli aveva prematuramente profilato, dimostrando fin troppa maturità per un ragazzino che, col tempo, aveva accresciuto la sua saggezza. Per quanto testardo e diretto forse, Lucas era però conosciuto più che altro per la sua impulsività, per il suo saper essere pacato e per le sue doti d'interlocutore assai inconsuete vista l'età. Il coraggio, la spavalderia e l'essere spudorato uscivano assai frequentemente allo scoperto e, soprattutto in quell'ultimo periodo, avevano avuto ben troppe occasioni per farlo, anche se la situazione stava nettamente cambiando. Il Corvonero non aveva ovviamente gradito il sapore a primo impatto del suo drink ma, noncuranza o stupidità che fosse, aveva proseguito imperterrito, preferendo così celare i suoi problemi agli occhi esterni, velandoli da una patina di follia dettata dall'alcool. Si fermò ad un tratto, a soli cinque metri di distanza da quella ragazza: sembrava lo stesse studiando, o almeno fu ciò che Lucas volle percepire. Man mano decise di raggiungerla, quasi affiancandola, quando delle parole sussurrate all'altezza del suo orecchio sinistro, lo fecero ritornare con i piedi e la mente sul pianeta terra. La figura in questione si rivelò una sua compagna di corso, che come Lucas, era attualmente impegnata per i Gufo del quinto anno scolastico.
- Non molto, ma ancora per poco credo.. -
La risposta arrivò lenta, ponderata e veritiera: in quel periodo di grande confusione, Lucas aveva cercato rifugio nel pericolo, nel vano tentativo di non perdere totalmente se stesso e, per quanto fosse ancora in bilico, vi era più o meno riuscito, seppur avesse fortemente rischiato. La voce del Corvonero era un sussurro apatico, inespressivo e privo d'emozioni mentre alzava nuovamente lo sguardo verso la misteriosa fanciulla, sul cui volto apparì in men che non si dica, un sorriso leggermente imbarazzato e, ciò non discpiacque affatto al giovane apprendista.
- Tu che mi racconti Jolanda? -
Arrivò, presto, una domanda precisa nei confronti dell’altra ragazza, tuttavia, i sui occhi color nocciola, erano ancora intenti nello studio dell'altra giovane, che lo fronteggiava. Le labbra di Lucas s'incresparono a loro volta, riproducendo un sorriso sghembo e, nonostante tutto, divertito dalla situazione: una sconosciuta era appena riuscita a catturare il suo interesse. Non riuscì a distogliere neanche per un attimo il capo in direzione di quel viso così attraente, mentre il suo sorriso acquisiva sfumature diverse, di un divertimento particolare e ben poco innocente. Nessuno mai avrebbe riconosciuto in Lucas quegli atteggiamenti e, a quel pensiero, parve rimanere un attimo turbato. Ben presto scacciò il tutto, dedicandosi alla sua compagna di casata Jolanda.



Edited by ~ Lucas Scott - 7/1/2013, 14:27
 
Top
view post Posted on 7/1/2013, 17:41

Group:
Grifondoro
Posts:
396

Status:


La sala si andava riempiendo sempre più. Coloro che accorrevano erano per lo più Corvonero,desiderosi di festeggiare la vittoria della Coppa delle Case per il terzo anno di fila. Will si domandò come avessero fatto a riuscirci e come mai le altre Case non erano riuscite a interrompere il dominio dei ragazzi di Priscilla Corvonero. Ma alla fine dei conti a lui non importava e poi non era il momento di riempirsi la testa di domande praticamente inutili...erano ad una festa per divertirsi,certo non per altro!
Gettò un'occhiata al portone d'ingresso. Vedeva solo visi nuovi,solo qualcuno gli era vagamente familiare forse perchè l'aveva visto in giro per il castello. Molti se ne stavano appoggiati ai muri,altri chiacchieravano fra loro allegramente. Riconobbe un Corvonero più grande di lui. L'aveva incontrato in biblioteca e ora stava alle spalle di una ragazza con un vestito nero.
Portò la sua attenzione al tavolo di fronte a sè,quello delle bevande. Per un pò era rimasto lì a guardarsi intorno ma la sua bocca secca gli ricordò del suo desiderio di bere qualcosa. Sentì uno dei ragazzi lì vicino parlare di Burrobirra,indicando un liquido chiaro. Decise di prenderne un pò.

*Chissà che sapore avrà*
Portò il bicchiere di Burrobirra alla bocca e un calore incredibile lo invase. Era buonissima! Con il bicchiere ancora in mano si voltò verso il centro della pista dando ancora una volta uno sguardo ai muri sorretti dagli studenti. Passò in rassegna i volti dei ragazzi. La sua attenzione fu catturata da una ragazza con un vestito lungo color azzurro cielo,con lo sguardo perso nel vuoto,anche se in direzione del portone d'ingresso della Sala. Will si passò una mano fra i capelli,poi con lo sguardo fisso sulla ragazza e con un leggero sorriso sulle labbra andò verso di lei.
Quando le fu abbastanza vicino aprì la bocca e parlò.

Serata niente male,non trovi?
Rimase davanti alla ragazza con il bicchiere appena alzato e una mano in tasca.
*Oh cerca di non apparire come un ebete* si disse sorridendo.
Sentiva che quella serata avrebbe potuto fare nuove conoscenze,amicizie. E non era niente male come idea.


Per Jane Read :)
 
Top
view post Posted on 7/1/2013, 19:11
Avatar

The North remembers. ♥

Group:
Medimago
Posts:
7,676
Location:
Blair Atholl, Scozia

Status:


JANE READ - CORVONERO

[ Per Will Jordan]

Gli studenti e le studentesse della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts continuavano ad affluire all'interno della Sala Grande: colori, luci, vestiti colorati o meno, eleganti o esagerati. Il Ballo stava finalmente prendendo forma.

La Corvonero osservava leggermente annoiata il lento fluire delle persone, bevendo di tanto di tanto quello che si rivelò essere Acquaviola: un po' troppo dolce per i suoi gusti, ma sempre una valida alternativa all'alcool.
Notò con piacere che sempre più Corvonero arrivavano alla festa: Jane li conosceva solo di vista, ma riuscì a riconoscere tra la folla il Caposcuola - dall'aria stranamente preoccupata - e i due Prefetti. Non poteva mancare nessuno della loro casata: anche quell'anno Corvonero aveva vinto la Coppa delle Case, con un punteggio strabiliante.
Jane non aveva contribuito a quella vittoria, l'incidente non le aveva permesso di frequentare le lezioni, eppure non poteva non esserne felice: la casata per lei era sempre stata un punto di riferimento, una vera 'famiglia'. Era orgogliosa e grata di farne parte, difficilmente riusciva anche solo ad immaginare l'idea di appartenere ad un'altra casata.
Una chioma di capelli blu che spiccava tra la folla la fece sorridere: anche Niko Domenic era arrivato al Ballo. Come non riconoscerlo con quei capelli?
Lo intravide raggiungere il tavolo delle bevande e avvicinarsi a una ragazza bionda: probabilmente più tardi si sarebbe avvicinata a salutarlo, era una delle poche persone che conosceva da quando era arrivata al castello e lo considerava uno dei suoi migliori amici, oltre che una delle poche persone di cui ci potesse veramente fidare.
E a proposito di fiducia, la visione di una persona le fece quasi andare di traverso il sorso di Acquaviola che stava bevendo.
Lucas Scott.
Impeccabile e composto come sempre, la preferita delle sue maschere, intento a conversare con una loro compagna di casata, Yolanda.
Avrebbe dovuto immaginarlo che sarebbe venuto, a nessun Corvonero sarebbe stata perdonata l'assenza ad un evento del genere: ciò non significava però che la sua presenza inizialmente non potesse avere un certo impatto sulla giovane.
Lo fissò per qualche istante, poi fece un respiro profondo e si voltò: sapeva che se avessero avuto occasione di parlare probabilmente avrebbero ricominciato a discutere, e quella era l'ultima cosa che aveva intenzione di fare quella sera.
Bevve un altro sorso di Acquaviola, ringraziando sul serio che non si trattasse di alcool, e tornò ad osservare il portone della Sala Grande: attendeva ancora di vedere comparire i volti di Jessica e Jane Evans. Sarebbero arrivate?
"- Serata niente male,non trovi? -"
Una voce accanto a sè la fece voltare, mostrando un volto conosciuto: Will Jordan, Grifondoro.
Lo aveva conosciuto pochi giorni prima sulla Torre di Astronomia in compagnia di un suo concasato, durante alcune ore libere dalle lezioni.
Sorrise, salutandolo con un cenno.

- Sì, davvero non male. Tutto bene? -
Chiese con gentilezza: conosceva a malapena il giovane, ma chiacchierare con lui non le dispiaceva. Era un ottimo diversivo dal pensiero della presenza di un Mangiamorte nella Sala Grande.

 
Top
Ewilan
view post Posted on 8/1/2013, 15:13




Un altro anno. Un altro anno era finito.
Entrai in sala grande e mi guardai intorno. Con passo leggero mi avvicinai al muro e mi ci poggiai.
Bello venire al ballo e non conoscere nessuno eh?
Sospirai e ricominciai a percorrere la sala con lo sguardo. Mi staccai dal muro e mi diressi verso le panche. Mi ci accomodai e, con un sospiro cominciai a giocare con l'orlo del mio vestito.
 
Top
Luna Evans
view post Posted on 8/1/2013, 18:36





Dalla porta della Sala Grande faceva il suo ingresso un numero sempre maggiore di persone: chi, annoiato, era andato per un motivo non specificato, chi (soprattutto ragazze, a dir la verità) aveva deciso di partecipare per mettersi in mostra, chi per fare nuove conoscenze.
Osservava quasi con tenerezza i primini eccitati dall'evento, anche se, a suo tempo, la cosa non l'aveva turbata più di tanto.
Effettivamente quegli eventi non le erano mai piaciuti, ma non si poteva dire che quella sera fosse andata per dovere. In fondo le sarebbe piaciuto parlare con le persone che conosceva e dare un'occhiata in giro.
Immersa in questi pensieri, non si accorse minimamente della figura che arrivò da dietro. Sussultò, infatti, quando una mano, delicatamente, si posò sui suoi occhi.

-Chi sono???-
Eh già, chi era?
Luna aveva sentito in passato la voce del suo interlocutore, ma, in quel momento, non seppe associarla a nessuno.
Tuttavia, alla mente pervenne una risposta simpatica da dare, anche in modo da non fare la parte di quella totalmente rimbambita.

-Beh, se non sai tu chi sei... Come faccio a saperlo io?-
Chiese quasi ridendo, e, contemporaneamente, spostando delicatamente la mano che le copriva gli occhi.
Poi si voltò e riconobbe all'istante la persona con cui aveva parlato.

-Oh, ciao Daddy! Mi fa piacere vederti qui! Come va?-
Esclamò sorridendo.
Il ragazzo era un suo concasato, nonché compagno di squadra.
Le fece doppiamente piacere rivederlo, dato che avevano vinto e non aspettavano altro che la premiazione, per dimostrare, ancora una volta, che ce l'avevano fatta.



 
Top
view post Posted on 8/1/2013, 19:55
Avatar

Group:
Auror
Posts:
4,689

Status:


Le persone continuavano ad arrivare, la stanza si affollava sempre più ed il muro, conveniva Mary, era sempre il posto più comodo in mezzo a quel caos. Gli anni precedenti aveva sempre fatto attivamente parte delle persone che ridevan ad alta voce, che ballavano e si scatenavano tuttavia quella volta, aveva preferito un pò di sana tranquillità, seppure ad una festa. Guardava i ragazzi nella sala, s'incantava ogni tanto e pensava, pensava: chissà se da li a breve Grifondoro avesse vinto la coppa, se mai arrivasse quel momento di gloria anche per loro, le bastava anche la Coppa di Quidditch, non chiedeva poi tanto, o forse sì. Di tanto in tanto portava il bicchiere alle labbra, faceva scorrere un pò di bibita nella gola e riportava il bicchiere alla posizione di partenza, mentre con gli occhi tornava a gurdare la sala. Sarebbe comodamente rimasta così tutta la sera, da sola ed in silenzio, ma qualcuno, un conoscente, aveva piacevolmente rotto quella routine. La Grifondoro sorrise, non le fu neanche necessario girarsi per dare un volto a quella voce, tuttavia lo fece lo stesso, per esserne sicura.

Il più comodo, azzarderei.

Si girò verso Niko. Saltavano subito agli occhi i suoi capelli blu, poi ci si poteva concentrare sugli occhi verdi, molto verdi e poi sul suo sorriso che quella sera sembrava un pò spento, ma forse era impressione. Si scostò dal muro e assunse una posizione eretta mentre ricambiava a sua volta il sorriso del corvonero con un altro altrettanto mezzo sorriso, impacciato.

Complimenti per la coppa.
 
Top
view post Posted on 8/1/2013, 20:13
Avatar

7° anno - I love Corvonero *Ex-prefetto Corvonero*

Group:
Corvonero
Posts:
679
Location:
seconda stella a destra...

Status:


Yolanda vedeva Lucas un po' distratto, ma non era per l'alcool che poteva aver ingerito. Le rispondeva con una calma e un tocco di sfacciataggine che lo rendevano un po' strano. La Corvonero non riusciva a capire se la stava ascoltando o se era intento a fissare qualcun'altra al di là della sala. Lo stava forse disturbando?
- Non molto, ma ancora per poco credo.. -
Cosa poteva significare? Yolanda non ebbe il tempo di pensarci, che il ragazzo le chiese di raccontagli qualche novità.
-In realtà non ho molto da raccontare, per prima cosa ti posso dire che sono abbastanza stanca. Gli scritti dei G.u.f.o. mi hanno prosciugato le forze. A te come sta andando il periodo Esami? Ti sembravano facili? Io alcuni li ho trovati tremendamente noiosi, soprattutto quello di Storia. Non sopporto le trattazioni sintetiche dove devo raccontare le mie impressioni.-
La ragazza stava ancora sorseggiando la sua acqua-viola, così fece una pausa nel suo discorso per bagnarsi l'ugola. Voleva passare una bella serata, a chiacchierare con i suoi compagni di casata e con chiunque volesse entrare nel discorso. Non voleva apparire noiosa a Lucas, sempre a pensare allo studio, agli esami e a tutto quel circondario.
-Scusa, mi sono messa a parlare di scuola proprio durante la nostra festa. Meglio cambiare discorso, devo sgombrare un po' la mente. Come mai mi hai detto che non ti stai divertendo ma che tra poco cambierà forse qualcosa?- Gli sorrise.
 
Web  Top
view post Posted on 8/1/2013, 20:57
Avatar

A_STAR

Group:
Member
Posts:
108

Status:


Alexis non era mai stata ad una ballo .. e ora stava li..davanti l'ingresso della Sala... immobile!
La stanza era affollata, gente che ballava, che chiacchierava o che sorseggiava drink.. tutti sembravano divertirsi tanto .

*Perchè mai ho deciso di partecipare ? Non conosco nessuno e non credo farò conoscenze* penso con un pò di tristezza la ragazza.

Dopo una manciata di minuti a osservare la Sala prese il vestito tra le mani per evitare di sgualcirlo e si incamminò.
Tutto le sembrava diverso da come lo aveva visto da fuori, tutto era diventato più grande, più dispersivo..
nessun senso di orientamento.. si .. era proprio disorientata.
Persa tra tutti quei ragazzi cercava di intravedere un piccolo posticino dove ritrovare un pò di pace. Le sembrava di essere alla ricerca di qualcosa di molto prezioso ma allo stesso tempo si lasciava trasportare leggiadramente dal dolce suono della musica ..

* eccolo, eccolo li quel bel posticino .. mi limiterò ad osservare la festa da quella angolazione !* e intanto si avvicinò all'angoletto e proprio come un ricercatore stupito ed emozionato dall'aver trovato il suo tesoro, Alexis si sedette !

* Si si qui va bene* pensò sistemando il suo bel vestito rosso


Miranda-Kerr-in-Alex-Perry-for-David-Jones

Edited by Alexis Bledel - 9/1/2013, 21:43
 
Top
Persefone D. Bennet
view post Posted on 9/1/2013, 17:24




jpg
Un altro anno era trascorso. Era incredibile come il tempo avanzasse con una apparente rapidità quasi disarmante. L'estate, l'autunno e l'inverno si erano succeduti in maniera ordinaria e consueta. Eppure tutto sembrava accelerato. Si era trattato di un anno scolastico certamente impegnativo. Gli studenti si erano mostrati capaci, presenti, costanti, sempre pronti ad apprendere ed a studiare con diligenza.
In quella amena occasione, ove tutti gli "abitanti" di Hogwarts, eleganti e originali, si divertivano festeggiando la Fine dell'Anno, io ero chiamata a consegnare l'ambita Coppa delle Case al rappresentante della Casata vincitrice. Nonostante tutti si fossero mostrati davvero molto presenti ed agguerriti per raggiungere il gradino più alto del Podio, una Casata si era nettamente distinta rispetto alle altre, dimostrando, ancora una volta, come costanza ed acume fossero prerogative essenziali e proprie dei vincitori.
Ero giunta in sensibile ritardo nella Sala. Tuttavia gli impegni e gli ultimi bilanci di fine anno, mi avevano trattenuta in ufficio sino a tarda ora.
Indossato abito consono all'occasione, presenziai alla Festa. Data la tarda ora, senza esitare a lungo, mi diressi verso il centro della Sala, dove di consueto era presente un piccolo palco sopraelevato adatto per le premiazioni. In quell'occasione tuttavia non vi era alcun piano rialzato. In effetti la Coppa era nelle mie mani, bella lucente, brillante.
E non passai certamente inosservata. Il Premio, il simbolo della vittoria, richiamava l'attenzione di tutti.
Buonasera a Tutti! Vi ringrazio per essere qui questa sera. L'anno trascorso è stato davvero intenso. Tassorosso, Corvonero, Grifondoro e Serpeverde sono state senza dubbio attive e si sono assai impegnate per raggiungere buoni risultati. Mi fa davvero piacere che abbiate trascorso questi mesi mostrando tanta costanza e dedizione per la Casata di appartenenza. E di questo Vi ringrazio. Dunque...senza ulteriori esitazioni, ecco la Classifica.
Al quarto posto, con 6169 punti si piazza la Casata Tassorosso!
Il Terzo posto spetta alla Casata Grifondoro con 6714 punti con un distacco ristrettissimo con i secondi classificati, ovvero Serpeverde che ottengono 6785 punti.
E' un onore consegnare, per la seconda volta consecutiva, la Coppa delle Case alla Casata Corvonero che, con ben 13214 punti, si aggiudica la Vittoria ed un meritatissimo Primo Posto. Mi preme sottolineare che mai sino ad ora era stato raggiunto un punteggio simile. E' con orgoglio che invito il Caposcuola Swan a ritirare il premio.


 
Top
Just;
view post Posted on 9/1/2013, 18:04






Natale.


Malgrado tutto, Hogwarts si metteva sempre d'impegno per fartelo amare. Lo sguardo di Random andò a posarsi sui festoni appesi al soffitto, sui fini copritavola con motivi nevosi, sulle piante decorate con varie palline magiche, sulla "neve tiepida" che ogni anno gli elfi non dimenticavano di spargere un po' ovunque. Persino un tipo come lui, estraneo a qualsiasi tipo di festività, riusciva a credersi un po' più gentile. Ma si, tutti a Natale erano più gentili, ideali come l'altruismo e la solidarietà fioccavano come funghi sotto gli abeti, tutti erano più allegri, amichevoli e idioti. Gran bella cosa, il Natale.
Scansò una coppia di primine che ridacchiavano, un ragazzo con una gran pila di regali, il cactus ballerino, che negli ultimi tempi si stava esibendo in un crescendo di scordinazione e colpi bene assestati agli studenti, tanto da sembrare ubriaco, e riuscì finalmente a posare la mano sulla maniglia del dormitorio maschile. I suoi occhi stanchi e il suo cervello ronzante, risultato delle ultime nottate prive di sonno, non sarebbero stati in grado di sopportare per altro tempo il chiacchericcio dei festanti, o l'abominevole calore emanato dal camino, tale da far bruciare la pelle. Se non che il suo occhio distratto, ripercorrendo un'ultima volta la Sala Comune senza uno scopo preciso, aveva colto un particolare interessante; un particolare abbastanza interessante da indurlo, dopo un attimo di esitazione, a lasciare la presa sul pomello, a far scivolare la cartellina con i libri accanto al muro, e a dirigersi dal lato opposto della sala, nel punto in cui il muro curvava con più decisione, e dove un po' in disparte rispetto alle prime affollate file di tavoli una chioma di inconfondibili capelli castani si parava dinanzi ad eventuali intrusi, un simbolico muro nocciola tra la ragazza e il resto del mondo. Un muro che aveva imparato a rispettare; un muro che aveva imparato ad abbattere, quando necessario. Spostò una delle sedie dal tavolo vicino e si sedette accanto a Mya, puntando lo sguardo verso la carta da parati dove da chissà quanto tempo erano fissi gli occhi viola della ragazza, seguendo per qualche istante la trama delle ellissi semifloreali, che si incrociavano fino al soffitto. Non erano affatto interessanti. Si girò verso di lei. "Come va?"
Come aveva immaginato, un grugnito indistinto fu l'unica risposta che ricevette. La gente non si siede a guardare i muri per nulla, evidentemente. La sua domanda rimase a penzolare nell'aria calda e confusionaria della Sala Comune per qualche secondo, ridicola come i mazzetti di agrifoglio appesi al soffitto, per poi sparire lentamente, come la falsa condensa sulle false finestre della sala.. Non ci voleva una laurea in sociopatia per decifrare una risposta del genere, era ovvio. Si trattenne dal sospirare, guardò per un attimo altrove, riportò lo sguardo sul viso spento della ragazza.
Vi riconobbe il Vuoto.
Conosceva quel viso. Lo aveva indossato per un lungo periodo, non troppo tempo prima, proprio a causa della ragazza che gli stava davanti. Niente di gravoso, tutto superato, così si diceva, ma sapeva bene quanto il Nulla potesse essere pesante.
"Immagino tu non voglia parlarne." Era così. La ragazza stette in silenzio, senza nemmeno girarsi a guardarlo, lo sguardo vacuo, la mente spersa. Come poteva portare avanti una discussione del genere? Si guardò intorno in cerca di un appiglio, qualcosa che lo potesse aiutare in quel frangente. Lui dal Vuoto era uscito da solo, certo, ma solo dopo mesi, e dopo lunghi momenti di apatia. E Mya non sembrava il tipo da cadere in uno stato di simildepressione così facilmente: il suo cuore era molto più forte, e le barriere che si era creata attorno le fornivano un'ulteriore protezione, per quanto avesse lui stesso dimostrato come queste potessero essere abbattute, o quantomeno aggirate. Qualcuno aveva voluto farle del male?
Lo sguardo del ragazzo fermò il suo peregrinare nei pressi del camino. La memoria si era messa in moto, scene vecchie di anni riaffioravano, mai dimenticate. "Ricordi quando passammo la sera davanti a quel camino?" Domanda retorica: ovvio che doveva ricordarlo. O almeno così sperava. Il tremendo dubbio che potesse averlo dimenticato gli attraversò la testa, rapidamente fugato dal lieve ma pur sempre percettibile spostamento della testa della ragazza. Ricordava, ovvio. Sorrise lievemente, lo sguardo sempre puntato al crepitio di fiamme dorate. "Finimmo per litigare, non ricordo più neanche per cosa..."
E invece si, ricordava eccome. Un certo nastro rosso, che era sicuro di aver visto sull'occhio di un certo Mangiamorte, tempo prima, e che aveva poi ritrovato al polso della ragazza. Un nastro rosso che in quell'esatto istante era nella sua tasca. Ammetterlo sarebbe stato imbarazzante. "...poi io mi sentii male e svenni. Quando mi svegliai..." Già. Il Rettile si faceva sentire già allora, era per quello che aveva avuto quel mancamento. Nuove memorie si aggiungevano al quadro già creato, particolari che non aveva mai ricollegato, e che adesso si incastravano tra loro con disarmante semplicità. "Quando mi svegliai, qualcuno mi aveva messo la testa sopra un cuscino. Tu, immagino. E tu, tu dormivi." Già, lei dormiva. Sembrava così serena, allora, in quel sacco di patate che si ostinava a chiamare pigiama. Ricordava come l'aveva portata lui stesso al suo dormitorio, usando la Magia per paura di svegliarla. Ma questo sarebbe stato bene non dirlo, decise. Si voltò verso di lei. Il suo sguardo non era vacuo come prima, e si era voltata di una ventina di gradi verso di lui. Lo aveva ascoltato, dunque, gli aveva rivolto la sua attenzione, e già questo era un piccolo traguardo. Ma v'era un ombra dietro i suoi occhi. Per quanto potesse distrarsi, era turbata, era evidente. Da qualcosa che non lo riguardava. Per la seconda volta, si trattenne dal sospirare. Avrebbe voluto dirle che sapeva come si sentiva, che la capiva, che la soluzione esisteva, per quanto remota. Ma come poteva pretendere, poi, che lei non lo disprezzasse per la sua presunzione? Lui l'avrebbe fatto; non con lei, ma l'avrebbe fatto. Eppure non poteva che rischiare. Per lei, doveva quantomeno provarci. "Senti," esordì, e già le parole si intrecciavano nella bocca e nel cervello. Cosa avrebbe potuto dirle? Una proposta intelligente, una frase sagace, anche falsa, ma che la aiutasse a tirarsi su. "non pensarci. Non so cosa sia successo. Non lo voglio sapere. Ma affondare nell'apatia non ti aiuterà, proprio per niente." No, sbagliato, proprio sbagliato. O forse no. Troppo aggressivo, troppo diretto? "Non pensarci". Come aveva potuto dire una cosa del genere? Non avrebbe funzionato. O peggio, Mya avrebbe potuto offendersi. Ripensandoci, era stata una pessima idea. Avrebbe potuto semplicemente rigar dritto fino a camera sua, e... -no! No, manco a pensarci. Come avrebbe potuto? Eppure, non era una novità, non era bravo ad aiutare gli altri. Di solito, semplicemente, aspettava che la bufera passasse; non era proprio un comportamento da amico, certo, ma nessuno glielo aveva mai rimproverato. Ma ora... ora no, era diverso. Un'idea gli attraversò la testa. Provò a fermarla. Tardi. "Ti va di venire al Ballo di fine anno?" No. No, no, no no no no no no no no no no no... "Come amici, ovvio. Non so ballare, però." ...no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no. Era un idiota. Come aveva potuto pensarlo? In un momento del genere! Si maledisse, mentre la gola arida cercava inutilmente di articolare una mezza scusa per giustificare la proposta del tutto inappropriata. Lo sguardo incerto che gli rifilò Mya fu una stilettata, sentì il petto ghiacciarsi. Non ne aveva voglia, era evidente, stava pensando a tutt'altro, chiedeva solo di essere lasciata in pace e- "Ci saranno i muffins. Le ciambelle. E ho sentito Amanda Nox giurare che gli elfi stanno preparando una torta colossale a forma di Barramundi." - ed era un idiota. Semplicemente. Come poteva essere così terribilmente egoista? Le stava dando fastidio, era evidente. Eppure... eppure lei rideva. Una risata sbuffata, trattenuta, ma pur sempre una risata, che nemmeno la voragine di Vuoto aveva potuto trattenere. La ragazza tentò di sorridere. "Ci penserò." Per un attimo, anche in lui ci fu il nulla. Un nulla sorpreso, nemmeno paragonabile al Vuoto assoluto di Mya, ma il suo cervello si era arrestato, la bocca semiaperta, gli occhi spalancati. *L'ha detto solo per non dirti subito di no. Troverà qualche impegno, qualche contrattempo...* suggerì impietosa una voce dentro la sua testa *... un altro cavaliere...* Sbuffò a sua volta, abbassò il capo, scosse la testa, rivolto più a sè stesso che alla ragazza. Alla fine, era stata lei a cercare di tirar su lui. Patetico... Le poggiò una mano sulla spalla, un tocco leggero, a quattro dita, di chi ancora ha paura di osare. Perché, anche attraverso la divisa scolastica, doveva avere quel calore? Si trattenne dal fare altre mosse azzardate. Aveva già fatto abbastanza figure di merda, per quel giorno. "Coraggio." disse solo, incerto su chi fosse il reale destinatario di quella parola, lentamente si alzò, e si diresse nuovamente verso la porta che conduceva ai dormitori maschili.

Giunto in camera, si accorse di aver dimenticato la cartellina in sala.
Evitò di andare a riprenderla, si stese sul letto, e si addormentò.





Few days later.


"Uh, siamo in ritardo."
Nemmeno di poco. Nell'aria già risuonavano le parole della professoressa Bennett, Vice-Preside di Hogwarts e per quell'anno annunciatrice dei vincitori della Coppa delle Case, in sostituzione alla fortemente malata Preside Dalton. Nessuno si era fatto troppe illusioni su chi avrebbe avuto il prezioso trofeo in ufficio per l'anno successivo: circa due mesi prima, difatti, si era sparsa la voce che uno dei cilindri contapunti si era totalmente riempito, evento mai successo prima dall'inizio della storia delle casate. Ai professori era toccato ricalibrare i contatori magici, il cui limite massimo era prima di diecimila punti, in modo che potessero arrivare alla soglia di quindicimila punti. Ai Corvonero, magnifici autori di quel primato senza precedenti, era mancato poco per sfondare anche quel secondo limite: altri venti centimetri, e il lungo tubo di vetro sarebbe stato di nuovo pieno. Le altre casate erano arrivate, dicevano, a poco più della metà dei punti totalizzati dai blu-argento, tale che se anche le ultime due classificate, Grifondoro e Serpeverde, si fossero coalizzate riunendo i punti, i Corvi sarebbero rimasti comunque vincitori. Applause debolmente varcando la soglia dell'aula già colma di studenti, con una smorfia sul volto dinanzi all'enorme clamore scoppiato tra i vincitori. Swan veniva accompagnato, quasi gettato a ritirare il lauto premio; parimenti, nessuno tra gli sconfitti pareva eccessivamente deluso: il distacco tra le altre casate era minimo, il primo posto irraggiungibile, e complessivamente era stato un buon anno per tutti. E allora, che si festeggiasse. Random si girò verso la sua accompagnatrice e fece spallucce, infilandosi poi le mani nelle tasche dei pantaloni. Indossava una camicia nera, di un tessuto troppo fine per il clima rigido dell'inverno, (ma gli sarebbe pesato portarsi uno dei suoi enormi felponi dietro) a maniche decisamente troppo corte, e un paio di pantaloni di jeans, stesso colore, non troppo stretti. Per le sue abitudini sciatte, era abbastanza elegante, o almeno così aveva voluto apparire vestendosi, un'ora prima. Guardò l'abbigliamento della sua "accompagnatrice", poi spostò di nuovo lo sguardo sul proprio. Ovviamente, lei era molto più elegante. "Stai bene." disse sorridendo debolmente. Evitò di pensare a come dovesse sembrare idiota accanto a lei, e le tese lentamente la mano. La verità era che non aveva la più pallida idea di cosa fare.

Voleva solo che lei fosse felice.

 
Top
view post Posted on 9/1/2013, 18:26
Avatar

Semper Fidelis

Group:
Mago
Posts:
7,899
Location:
Luce di stelle

Status:


Disperso tra le argentee nebbie, sì, del mio passato; ma in quegli istanti sopratutto del mio tenebroso presente, non notai nemmeno l'avvicinarsi rapida (e verdastra) di quel che era (o almeno così mi sembrava) "il pezzo mancante d'anima mia", proveniente dai umidi sotterranei del "sotto-terra" e che, capelli rossi ben in vista, si dirigeva rapida verso di me. Un'altra delle tristi cose che dovetti ammettere, fu che non riuscivo a vederla bene. Era come se la sua figura si sdoppiasse (e per certi versi addirittura si triplicasse, wow!), con ogni passo che costei compiva nella mia direzione. Pensai d'istinto che si fosse portata una sorella gemella; del resto non mi aveva mai parlato della sua famiglia, e per quanto ne sapevo in Inghilterra vi era molta gente che possedeva fratelli e/o sorelle uguali a sé stessi. Il dubbio però si dileguò come se mai ci fosse stato non appena mandai giù altro saké, vedendo la figura di Arya – ormai davanti a me! - triplicarsi permanentemente. Oppure era riuscita a portarsi altre 2 sorelle gemelle?.. Con il calice in mano, presi ancora la bottiglia di saké che la sempre-verde Hogwarts metteva a disposizione dei studenti più grandi, per versarmene nel calice. Avevo bevuto tanto, ma quel liquido mi piaceva non poco; pensai addirittura di finirmi la bottiglia tutta, ma fu un pensiero che volli – e che dovetti – far scomparire per il bene dell'umanità intera. Specialmente perché divenivo alquanto incontrollabile quando si alzava il tasso acolico all'interno del mio sangue.
Non appena le tre rosse mi furono abbastanza vicine, una di loro (o forse furono tutte e tre?, questo non lo so) mi chiese se avevo già mangiato. Bhe, avevo fatto colazione... e pranzo. O forse intendeva se mi ero mangiato qualcuno?
<< No.>> - risposi - <<non mi sono ancora mangiato nessuno.>> - Del resto, se non andavo errando, mangiarsi qualcuno era considerato reato, ed era vietato. Non avrei mai potuto fare una cosa simile! Ero pur sempre un cavalliere.
Già.
Proprio così.
Poi guardai meglio la triplice figura dinnanzi a me.
<<mi presenti le tue amiche?>> - Chiesi con un tono confuso alle tre Arye che avevo dinnanzi.
Ed il bello era che dovevo ancora risolvere l'indovinello per tornare nella torre dei Corvonero!
Maledetti indovinelli.
 
Top
view post Posted on 9/1/2013, 19:08
Avatar

Group:
Mago
Posts:
5,051

Status:


Era un'ora circa che il grande specchio del dormitorio rifletteva l'immagine di un fantasma inquieto che si aggirava nella stanza. Quello si sentiva Mya infilata di malavoglia nel suo abito nuovo. Un regalo della madre, che quasi come un rituale ogni anno a Natale gliene inviava uno. Eppure non navigavano nell'oro e il lavoro del padre non permetteva certi lussi, se non in alcuni periodi dell'anno.
Per quante volte ripeteva alla madre quanto il suo gesto fosse bello, ma non necessario, ella non desisteva. E un gufo giungeva sempre con un pacco ben sistemato. Fosse stato per lei avrebbe tranquillamente indossato l'abito dell'anno prima, o dell'anno prima ancora, che importanza aveva in fondo? Aveva anche vagliato l'idea di presentarsi al ballo in calzoncini e felpa, ma l'espressione della madre le aveva tolto ogni stilla di malsano progetto. Sembrava tenerci particolarmente a quel genere di cose, forse anche più di suo padre.
Sembrava quasi volesse far rifluire sulla tassorosso tutte le cose che forse le erano state private in gioventù. *Jill ora stai esagerando. Se non volevi andare bastava dirlo*
Si fermò nuovamente davanti allo specchio, osservandosi nella superficie limpida e luminosa. Il suo corpo snello se ne stava fermo e perfetto, le spalle dritte, le braccia piccole che non tradivano però la forte muscolatura. l resto del corpo svaniva, nascosto da un abito in stile impero che le cingeva il petto e scivolava verso il pavimento come delicati petali bianchi. Un'altra stramberia di sua madre, la passione indescrivibile per le piante. Sembrava quasi che qualsiasi cosa lei toccasse, prendesse quella forma. Nonostante lei fosse solo una babbana sembrava tradire una magia più grande di chiunque altro in quello strano legame.
Mosse un passo in avanti e il lungo abito frusciò a contatto con le sue gambe. Portamento. Era qualcosa che, nonostante non l'avesse mai coltivato in nemmeno un minuto della sua vita, sembrava possedere. Il suo movimento apparve naturale, elegante, delicato. *Spaventoso*
Le sue compagne di stanza erano ormai uscite tutte, e a forza di fare avanti ed indietro Mya non si era resa conto di essere rimasta da sola. Di colpo il silenzio venne a farle compagnia, trasportando con sè un leggero sussurro che la fece sussultare. Un riso deciso e ammaliante risuonò nella sua testa. La ragazzina si portò le mani alle orecchie tentando di fermarlo, ma il sussurro svanì. Come presto sarebbe svanito anche tutto il resto.
Non sollevò nemmeno la testa verso lo specchio per controllare cosa realmente vi fosse, ma infilò le scarpe al volo ed uscì dal dormitorio.
Trovò Random all'uscita del corridoio, sperando di non averlo fatto attendere troppo. Una fugace occhiata nei dintorni poi si avviò dietro di lui, verso il piano terra e la sala grande.


L'atmosfera all'interno della sala addobbata a festa non la stupì granché, abituata com'era a vederle susseguirsi di anno in anno. Stessa folla, stessi tavoli, forse cibarie diverse, volti nuovi e vecchi facevano capolino ogni tanto. Una musica leggera permeava l'aria, niente di eccessivamente invadente. Unica nota positiva, e che mai diveniva banale, era la soffice neve che scendeva dal soffitto e che svaniva ancor prima di sfiorare la testa degli invitati.
Non le piacevano le feste, e quella non avrebbe fatto differenza, eppure in quel momento quel vociare continuo era quasi rilassante. Osservò il compagno superarla di qualche passo, tendendole poi una mano.
Mya la fissò per alcuni attimi, arrivando in ritardo ad una semplice constatazione.

Era la prima volta che andava ad un ballo in compagnia di un cavaliere.

E quel cavaliere, gioco del destino, era proprio Random. Le guance di Mya si tinsero debolmente di rosso, ma prima che potesse farsi prendere dall'imbarazzo posò la sua mano in quella di Random e lo seguì tra la folla.
Quante ne avevano passate lì ad Hogwarts, quante incertezze, quanti diverbi e scontri. Eppure erano ancora là, come una rosa intrappolata nel ghiaccio. Un ghiaccio che Mya aveva provveduto a mantenere intatto negli anni, perchè non si sciogliesse lasciando morire la rosa tra le sue mani. Di nuovo quel terrore, di nuovo quella morsa alla gola. La stessa che negli ultimi tempi era tornata a tormentarla. Era giusto intrappolare il tempo e i sentimenti perchè questi non mutassero? No, non era stato giusto, lo sentiva.
Lo sguardo serio di Random, qualche sera prima era sembrato voler dire altro. Rivoluzione, ciclo, cambiamento. La vita era mutevole come le correnti del cielo.E il falco avrebbe fatto meglio ad abituarsi in fretta o avrebbe perso un ala nel tentativo di opporsi.
Aver rinnegato tanto a lungo quei chiarimenti, quei "sentimenti", li aveva trasformati in due persone incapaci di parlarsi anche delle cose più stupide, che fosse stato pozioni, un gatto, o la cucina sciapa degli elfi. E Random non lo meritava.
Mya gli strinse forte la mano.
- Stasera ci divertiremo - gli disse sorridendogli a quel suo solito modo furbesco. Non era la sera dei pensieri, ne dei tormenti, al limite dei chiarimenti.
- E mi auguro ci sia davvero la torta di cui hai parlato, o potrei costringerti a cucinarmela personalmente...senza magia e con un solo cucchiaino -
Concluse divertita. Aveva l'occasione di ripartire da zero, di cancellare ogni cosa.
E l'avrebbe fatto quella sera
.


 
Top
view post Posted on 9/1/2013, 21:19
Avatar

ezgif.com-video-to-gif

Group:
Tassorosso
Posts:
2,286

Status:


CITAZIONE (celeste kane @ 6/1/2013, 20:11) 
Celeste Kane
Le chiedeva sincerità? Ma era sicuro? Era evidente che non la conosceva, o comunque non si rendeva conto che la piccola tassorosso aveva una lingua che tagliava e cuciva... In ogni caso non poteva non accontentarlo.
Beh, hai tracannato quel bicchiere alla goccia senza scomporti, probabilmente se tu fossi in pace con te stesso te lo saresti gustato sorseggiando il liquido ambrato per carpirne ogni sfumatura. Ma questo è solo un parere...
Era una rompiballe, lo sapeva, come si immaginava che il ragazzo non le avrebbe più rivolto parola lasciandola lì a importunare qualche altro. Certo che la ragazzina aveva una bella faccia tosta, già a sputar sentenze senza essersi nemmeno presentata!
*Che fenomena!*
Ma perchè non pensava almeno cento secondi prima di parlare? Se le sarebbero bastati!Non voleva guardarlo, così si versò nuovamente un bicchiere d'acqua, di questo passo avrebbe passato la serata in bagno invece che godersi la musica e la compagnia che la festa sembrava promettere. Un sospiro, il suo sguardo vagava fra i ragazzi non riconoscendo nessuno, possibile che in un anno non era stata in grado di farsi degli amici? Solo un pazzo psicopatico che l'aveva mollata lì senza farsi più vedere e sentire... Un velo di tristezza le calò sul viso mentre ancora una volta Alan aleggiava tra i suoi pensieri; non riusciva a capire se era più preoccupata o più arrabbiata, o forse semplicemente era delusa. Si era già immaginata al ballo di fine anno con lui, mentre ballavano e chiacchieravano del più e del meno, i suoi sbalzi d'umore... Lo aveva persino sognato... Ma lui non c'era, e così si era auto imposta di partecipare ugualmente, sfidava continuamente sè stessa, cercava i suoi limiti, ma dove l'avrebbe spinta tutto ciò? Beh, stasera l'aveva portata a parlare con uno sconosciuto. Scosse lievemente la mano, come a voler spazzare via tutti quei pensieri fastidiosi che le affollavano la mente, insomma doveva divertirsi, non deprimersi! Spostò lo sguardo sul volto del ragazzo, non le sembrava un viso nuovo, anzi, forse lo aveva già visto, così senza pensarci due volte chiese:

Per caso ci siamo già visti? Hai un volto familiare... Tassorosso?
Attese una risposta mentre beveva il suo secondo bicchiere d'acqua.
© Only for Hufflepuff


Il sopracciglio destro di Kevin si alzò sempre di più via via che ascoltava le parole della ragazza. Il ragazzo era sicuro che prima o poi sarebbe arrivato persino a contatto con i suoi biondi capelli, tanto era sorpreso e spiazzato. Insomma, quella ragazza doveva essere pazza o una dall'ardita parlantina... o forse entrambe le cose.

Dimmi un po'... ma tu sei sempre così fottutamente impicciona o sono io a fare questo effetto alla gente?

Il tono era ironico e perfino Kevin non riuscì a nascondere un sorriso. Quella ragazza poteva essere anche una rompiscatole con la "r" maiuscola, ma almeno gli aveva rallegrato un po' la serata. L'alcool, forse, avrebbe potuto fare il resto. Scosse il capo. Non poteva fare quei discorsi. Tornò a guardare la ragazza, c'era ancora una domanda in sospeso nell'aria.

Si, Tassorosso. Io sono Kevin, e... con chi ho il piacere di parlare?

Ecco perché era sicuro di aver visto il volto di quella ragazza almeno una volta prima di quel momento. Insomma, se la ragazza gli aveva appena chiesto se lui fosse o meno di Tassorosso allora voleva dire che lei stessa faceva parte di quella Casata. Kevin ne ignorava tuttavia ancora il nome. Tuttavia, si disse divertito, anche alla semplice domanda "come ti chiami?" quella ragazza avrebbe potuto rispondere partendo dalle più antiche origini dei suoi antenati per poi arrivare a cosa avrebbe voluto fare da grande. Forse era giunto alla conclusione che la ragazza era pazza davvero. Un po' come lo era lui, dopotutto. Senza aspettare una risposta, ma prestando comunque orecchio alle successive parole della ragazza, il Tassorosso si sarebbe avvicinato per la seconda volta al tavolo delle bevande (poco distante dai due), nuovamente in cerca di qualcosa di alcoolico. Era sicuro che il discorso iniziato con la ragazza non sarebbe finito lì (quella sarebbe stata di certo capace di rivolgergli le più assurde domande) ed aveva appena udito le parole della Preside, che annunciava i vincitori della Coppa delle Case. Corvonero, con il suo pomposo Swan, avrebbe ritirato l'ambito premio. Una scena già vista e sicuramente poco interessante. Forse l'alcool lo avrebbe davvero aiutato ad andare avanti in quella serata. Afferrò una bottiglia contenente del liquido trasparente e ne versò un po' nel suo bicchiere, prima di assaggiare e constatare che era anch'esso alcoolico. Forse era ora di concludere con quella ragazza e dirigersi immediatamente nei dormitori, visto che la serata non sembrava troppo entusiasmante, oppure sarebbe potuto andare alla ricerca di qualche volto conosciuto da importunare. Osservò il bicchiere nella sua mano ed iniziò a bere. Il secondo giro aveva quindi inizio.
 
Top
Just;
view post Posted on 10/1/2013, 16:50






Anche Mya sorrideva, complice. Sembrava completamente diversa da qualche giorno prima, quando l'aveva avvicinata per consolarla nell'aria afosa della Sala Comune. Che il suo malumore fosse stata una semplice pioggia primaverile, e quindi già fugato? Avrebbe voluto guardarla negli occhi per sincerarsene, ma temeva che sarebbe stato un gesto troppo... "strano". In pochi passi furono in mezzo alla folla, che solo in quel momento smetteva di applaudire alla vittoria dei Corvonero, e riprendeva il suo imbarazzante turbinio sulle note della musica. Avvertì la presa di Mya farsi più forte nel suo palmo, e si accorse solo ora di essersi distratto ad osservare il palco; riportò lo sguardo sulla ragazza sorridendo a mo' di scusa. "Stasera ci divertiremo." disse lei, sempre sorridendo. Sembrava... serena. Sembrava. Ma non era una novità che Random non fosse un drago nel leggere i cuori delle persone. Forse... fingeva? O aveva veramente dimenticato tutto, lasciato fuori da quella sala imbarazzo e scontenti? Forse avrebbe dovuto far lo stesso, e invece eccolo lì, legnoso, la schiena che già gli doleva per la costretta rigidità. Si limitò a sorriderle di rimando, cercando di rilassarsi, di spazzare via il groppo alla gola e i macigni sullo stomaco. "E mi auguro ci sia davvero la torta di cui hai parlato, o potrei costringerti a cucinarmela personalmente...senza magia e con un solo cucchiaino." Ci mise qualche istante a capire a cosa la ragazza si riferisse, quindi scoppiò a ridere. Ma certo, la torta a forma di Barramundi. Peccato che la torta effettivamente non ci fosse; persino "Barramundi" era una parola che aveva inventato sul momento. "E va bene, mi hai incastrato. Niente torta a forma di Barramundi." Sospirò, mentre cercava con sguardo falsamente preoccupato una qualsiasi torta al buffet. Ovviamente, ce n'erano, anche se non della forma desiderata. "...laggiù vedo un paio di ammassi glassosi cilindrici, possiamo compensare alla disdicevole mancanza con quelli? Anche perché, non ho mai cucinato niente in vita mia. Nemmeno uno spezzatino. Dico davvero." Già. Malgrado fosse maggiorenne, e vivesse da solo, era sempre stato il buon Twinkle a provvedere alla sua nutrizione. Ripensandoci, avrebbe dovuto ringraziarlo, un paio di volte. Senza di lui sarebbe stato perso. Ma ora, v'era un problema più grave: la massa brulicante di studenti aveva quasi completamente ripreso il suo moto, mentre loro erano lì, completamente fermi, mano nella mano. Non aveva mentito, poche sere prima, affermando di non saper ballare. Guardò Mya in cerca di aiuto. "Guidami." Si sarebbe coperto di imbarazzo di fronte a lei? Come minimo sarebbe andato a sbattere una trentina di volte, considerata la sua goffaggine cronica. Si chiese se Mya sapesse effettivamente ballare, oppure se fosse, come lui, totalmente digiuna di quei movimenti eleganti e aggraziati che tanto gli sembravano estranei. Sarebbe stata la cosa peggiore... o la migliore. Loro due, fermi, mano nella mano, piacevolmente ignoranti. Non sarebbe restato che inventare, e al diavolo tutti gli odiosi soprammobili e pezzi di scenario che vorticavano loro attorno. Si rese improvvisamente conto di come fosse bello il contatto con la sua mano, abbastanza piccola da rientrare completamente nel suo pallido palmo, volendo. Si, quella mano, col calore trasmessole dal sangue di Mya, dal cuore di Mya. Avrebbe voluto carezzarla, con il solo polpastrello, per poterla meglio percepire. Ma non lo fece.
Incerto, avrebbe seguito Mya, cercando di non sbagliare. Si, andava bene così. Le sorrise.

 
Top
view post Posted on 10/1/2013, 22:15
Avatar


Group:
Dipendente Ministeriale
Posts:
12,026
Location:
Trantor - Settore Imperiale

Status:



Un insolito calore accarezzava la pelle di Horus: gli ultimi raggi di sole di quella giornata lo salutavano incendiando il paesaggio di fronte a lui, infuocando paradossalmente la neve che brillava riflettendo la luce. Le cime delle montagne scozzesi rilucevano, i contorni di lava pura. Ma per quanto idilliaco, quel paesaggio non faceva altro che comunicare niente più che il silenzioso termine di un ciclo ormai millenario. Gli occhi di ghiaccio del ragazzo osservavano il cielo tingersi prima di giallo, poi d'arancio ed infine sfumare in un blu oltreoceano, in una tavolozza di colori di un pittore ancestrale. Serrò la mascella ricordando l'ultima volta che aveva visto quello spettacolo in quel luogo, un anno prima. Il vento gelido dell'inverno scompigliava i suoi capelli ancora umidi della doccia congelando l'acqua sul collo e sulla schiena, facendolo rabbrividire. Lasciò che una gamba scivolasse già dal parapetto di pietra e la dondolò pigramente, sbirciando in basso. Dalla finestra della Guferia su cui era appollaiato, il terreno innevato sembrava lontano anni luce. Una persona qualsiasi probabilmente non si sarebbe seduta sopra quel davanzale senza la protezione di un vetro e non avrebbe nemmeno avuto l'ardire di lasciar penzolare una gamba, senza nessun arpiglio. La paura di cadere, di appartenere alla terra, era insita nei più. L'essere umano è così limitato, pensò il ragazzo con un moto di disgusto. Sospirò e appoggiò la testa al bordo della finestra, chiudendo gli occhi e godendosi quel momento di pace, interrotto solo ogni tanto da qualche schiocco di becco di un rapace o da qualche stridulo urletto proveniente da chissà dove.
« Il Ballo.. » mormorò con voce roca. Già, il Ballo. Non era stato altro che una costante nei suoi pensieri, fino a qualche tempo prima. Intimamente aveva desiderato andarci, riscattando l'ultimo Ballo che per lui sancì l'ennesima sconfitta. Nel velo d'ambra delle sue palpebre chiuse si vide entrare nella Sala Grande, al braccio una splendida dama dagli occhi d'ametista avvolta in un morbido abito. Si vedeva danzare con lei, la vedeva sorridere come mai l'aveva vista prima se non nei suoi sogni. Mya mormorava qualcosa, lo prendeva in giro e lui rideva.
*Disgustoso...*
Ma per quanto lo negasse sapeva che era stato il suo desiderio fino a quel momento. Fino a quando quella maledetta lettera non gli era stata recapitata da un grasso gufo spennacchiato. Aprì gli occhi e posò lo sguardo sulla consunta pergamena che teneva in mano. “Avevo promesso di non farti accadere niente, ed è per questo che sono andata via.”; “so che potrei perdere il controllo, e farti soffrire, o peggio, ucciderti. Spero troverai qualcuno migliore di me, che possa proteggerti come io volevo fare. Addio.” Quelle frasi continuavano a imprimersi nella sua testa, quasi volessero farlo impazzire, ricordandogli la sua debolezza, la sua incapacità. Horus si voltò verso un punto indefinito della Guferia, stringendo la presa sulla carta, stropicciandola. Davanti a lui due fantasmi del passato si palesarono, una ragazza in lacrime e un se stesso più piccolo. “Tornerò sempre da te, Ra, te lo prometto”.
« Bugiarda...»
”Io e te non ci separeremo mai, Horus, fidati di tuo padre.” “Ra è un Falco e come tale vive libero. Ma nella sua libertà ha scelto te, Horus. Rimarrà con te.”
« Bugiardi...»
Il ragazzo tirò su le gambe al petto nel misero spazio che il davanzale gli permetteva, affondando il viso nelle ginocchia per la seconda volta in un tempo fin troppo ristretto. Il vuoto che provava all'altezza del petto ormai stava diramando i suoi neri tentacoli, trascinandolo in un punto di non ritorno. La pergamena ormai ridotta in piccolo cartoccio nel suo pugno chiuso. Col viso ancora nascosto, Horus allungò il braccio verso il vuoto, aprendo lentamente le dita, la lettera che pian piano scivolava.
Lui non aveva bisogno di nessuno.


------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

La Sala Comune non si era mai vista così vuota. Sdraiato su un divano, Horus canticchiava a labbra chiuse un'antica ninnananna irlandese che sua mamma era solita intonargli da piccino. Chi l'avesse sentito probabilmente l'avrebbe considerato un pazzo o un ubriaco. E la cosa ancora più inquietante è che per quanto lo desiderasse, il ragazzo non aveva toccato un goccio d'alcol. Dopo quello che era successo in dormitorio qualche giorno prima, si era ripromesso che mai più avrebbe ceduto ad una tentazione tanto deleteria. L'illusione di un abisso confortevole e appagante, il nulla che ti avvolge nella sua torbida coperta finché poi, al mattino, le tue preoccupazioni sono ancora lì, a darti il ben svegliato ancora più buie di prima. Il regalino post sbronza era una memoria farlocca, giramento di testa e nausea. Bell'affare. Senza contare che Horus non riusciva a ricordare niente di ciò che era successo da quando Mya e Jane erano piombate in camera sua e di Paul. Si era semplicemente svegliato col profumo di lei sul cuscino, il calore del suo corpo ancora sul letto, ma di Mya nessuna traccia. Quel mattino, come nei giorni successivi. Volatilizzata, puff, sparita. Inutile interrogarsi, cercare di capire cosa fosse successo quella sera. Altrettanto inutile cercarla, chiedere con non-chalance se sapessero dov'era. Mya non aveva legami. Mya era il Vento e come tale, non aveva padroni. Ma lui, lui aveva ormai capito quando dipendesse da quel Vento. Quando era riuscito a comprendere quanto almeno lei fosse importante, l'unica ancora alla sua solitudine, l'unica cura possibile, eccola che anche lei sfumava come il rosso del tramonto in quel blu cupo.
L'idea —già da prima utopica— di invitarla a quel dannato Ballo era, ora, andata a farsi friggere. E perché diamine, dunque, lui doveva presentarsi in Sala Grande? Meglio starsene a delirare nella pace di una Sala Comune deserta. Avrebbe preferito rimanersene su, in Guferia, appollaiato sulla finestra a fissare il cielo, Venere ormai all'orizzonte. Ma sfortunatamente per lui Gazza si era presentato con i nervi a pezzi facendolo sloggiare in malomodo. “Non sei un Prefetto, te? Non dovresti controllare quei marmocchi al Ballo? Vuoi mica farmi combattere solo a me, brutto disgraziato!” aveva sputacchiato con tempismo incredibile. Ma Horus si era limitato a svignarsela silenziosamente, augurandogli di inciampare su una cacca di gufo e spiaccicarsi di sotto. Che importava dei primini? Dei Prefetti, dei Caposcuola, delle regole, dei dispetti, delle risse, di qualsiasi cosa. Cosa importava?
Niente, niente importa realmente, si era detto.
Lanciò uno sguardo alla spilla che si era strappato dalla divisa e che ora giaceva insieme a mantello, cravatta e cardigan buttati su una poltrona. Sotto la spilla la pergamena stropicciata che non aveva avuto il coraggio di lasciar andare.
L'argento riluceva, riflettendo i bagliori del fuoco scoppiettante del camino, quasi volesse ricordargli che non era da lui. Che un orgoglio ce l'aveva ancora, nonostante tutto, e che era l'unica cosa che doveva continuare a portare avanti. Sospirò.

Dopo venti minuti Horus risaliva le scale della Sala Comune, la spilla di nuovo appuntata sull'elegante abito dal sapore di un'epoca dimenticata, l'ennesimo che sua madre adorava inviargli ad ogni ballo con la speranza di vedere suo figlio sempre più simile al principe che aveva voluto che fosse, forse in ricordo della sua Dinastia decaduta. Quando varcò la soglia della Sala Grande, un gran vociare, musica e odore di leccornie lo accolsero. Inutile dire quanto gli Elfi si erano prodigati per quel banchetto e quanto Hagrid, il guardiacaccia, si era impegnato per garantir loro l'albero più bello della Foresta, ora riccamente decorato. Alzando lo sguardo verso l'alto, uno splendido incanto permetteva al soffitto di lasciar cadere sugli invitati un'inconsistente neve che prima di sfiorarli svaniva. Horus rimase in piedi per qualche istante, immobile. Poteva ancora scappare, tornarsene a delirare nella Sala Comune, ma prendendo un bel respiro, si fece avanti, lo sguardo fisso davanti a sé. “Non cercarla.” si era promesso e così si sforzò di fare. Del resto se era lì era per un puro ed ipocrita senso del dovere, non di certo per cercare Mya. Come aveva cercato invano Sivra qualche tempo prima, pensò con rinnovato odio. Sivra che ormai non faceva parte della sua vita, nonostante ci fosse entrata così prepotentemente, infrangendo la prima delle sue barriere, scheggiando la Maschera che portava.
Horus scosse impercettibilmente la testa scacciando quel pensiero. In ogni caso, evitare di concentrarsi nel cercare la giovane, sembrò più facile del previsto. Il Ballo stava ormai facendo il suo corso: decine di studenti elegantemente vestiti facevano la spola tra la pista centrale e i tavoli del cibo, rendendo il tutto un caotico ammasso di colori indefiniti. Ma ad ogni passo che muoveva, Horus sentiva rimbombare solo i suoi stivali. Ad ogni respiro, udiva soltanto il rombo del suo sangue ribollire. Ad ogni fruscio del mantello, avvertiva il peso della spilla che aveva al petto rimproverarlo.
Fortunatamente per lui, una vista paradisiaca lo attirò senza riserve. Poco più avanti, ad un lato della Sala, coperto da una bianca tovaglia, un tavolo. Con degli alcolici. Tanti luccicanti calici ricolmi di splendido nettare deleterio. Come calamitato da quella visione suadente, il ragazzo ci si avvicinò, in trance.
In fondo, non era una festa se non si beveva qualcosa. E in fondo, di certo non avrebbe mica bevuto tanto. Dopo esser sopravvissuti al Whiskey portato dalla Evans in camera, cosa poteva mai essere un goccetto?
E quel goccetto divenne uno. Poi due, poi tre, poi quattro. Appoggiato al muro in un angolino semi-nascosto (un orrida replica del precedente ballo), Horus beveva pigramente dal suo calice. Cosa diamine c'era dentro non lo sapeva: l'unica cosa certa era che l'ingrediente principale era l'alcol. E andava benissimo così. Nonostante svuotasse i bicchieri con leggerezza, anziché esser preso da giramenti di testa vari o demenza giovanile, tipici effetti di quelle bevande, la sua coscienza rimase lucida, fin troppo. E quando inquadrò un familiare viso, quello malinconico di Random Crowell, non gli ci volle molto neanche per riconoscere la dama che allungava la mano verso di lui, il sorriso sul volto. Horus osservò con gli occhi sgranati quella figura avvolta in un abito che dal nero sfumava in un bianco, candido come la neve che scendeva sopra le loro teste, un'antitesi che forse descriveva al meglio la fanciulla che lo indossava. Il passo era aggraziato, quasi come se ella si librasse a qualche centimetro da terra, incredibilmente leggiadra come una ninfa, delicata come il fiore raro che sembrava richiamare col suo vestito. In tutta la caotica Sala l'unica cosa che Horus riuscì a percepire fu un sonoro “CRACK” all'altezza del petto mentre i suoi occhi si posavano su una Mya dolorosamente bella. E per la prima volta, irraggiungibile come mai lo era stata. Le labbra di Horus si mossero senza produrre alcun suono, mentre l'eco di un grido sordo rimbombava nella sua testa. La mente sovrappose il viso di Random con il proprio, riportando in vita quel frammento di sogno che aveva rievocato proprio quel pomeriggio, bollandolo come utopico. Quando quella visione effimera si sciolse, scossa dal fruscio del vestito della ragazza che avanzava mano nella mano col suo cavaliere, Horus chiuse gli occhi cercando di richiamare l'autocontrollo e di non avventarsi contro Crowell, azzannandogli la giugulare e affondando la mano nella sua cassa toracica, strappandogli il cuore, mentre il sangue schizzava come una vermiglia pioggia. Ah, la violenza, non era mai sembrata più provvidenziale ed appagante di così! Perché dovevano ostinarsi a chiamarsi “umani” quando in realtà non rimanevano altro che bestie?
Riaprendo gli occhi e costringendosi a puntarli sui due, le dita di Horus strinsero convulsamente la presa sull'esile calice, alzandolo in direzione verso la coppia. Un sorriso si delineò sul viso del ragazzo in netto contrasto con la glacialità del suo sguardo.

« Crepate. » mormorò in quel macabro brindisi, prima di portarsi il calice alle labbra e berne avidamente il contenuto. Le grida di giubilo dei vittoriosi Corvonero, esultanti per la Coppa vinta appena annunciata dalla neo Preside, coprirono il suono del cristallo del calice che si infrangeva sul pavimento, mentre Horus voltava le spalle una volta per tutte all'ultimo dei suoi desideri, girando sui tacchi ed uscendo a passi lenti dalla Sala, ambendo l'unica compagnia della neve e del cielo notturno; il mantello frusciante dietro di lui come un sipario sul cadavere di un distorto Macbeth.

 
Top
74 replies since 27/12/2012, 20:55   2237 views
  Share