Per un minuto, privata

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view post Posted on 19/6/2013, 21:44
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VII Anno

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Qualcuno poi ritorna anche solo per un saluto. E tutto sembra come una volta per un minuto.

Trafalgar Square

Passeggiava assorto nei suoi pensieri fra le incantevoli vie di Londra, in mezzo a tutti quei Babbani, ignari che in lui si nascondesse una persona con dei poteri magici, in grado di smaterializzarsi e fare cose oltre ogni loro immaginazione. Che fosse anche un ragazzo abbastanza pericoloso ultimò la figura del tipo a cui non dare troppa confidenza. Non certo appariscente, faceva di tutto per non attirare l’attenzione su di sé, era a Londra solo di passaggio, niente di più. Ad Hogwarts chi lo conosceva o chi ne aveva sentito parlare, poteva dipingerlo come un Grifondoro fin troppo estroverso, a tratti anche scorbutico e menefreghista, ma mai avrebbe ignorato o dimenticato le persone a cui teneva, loro erano sempre lì, nei suoi pensieri. A volte bastava anche solo un dettaglio nelle cose che vedeva e i ricordi tornavano alla mente, come una piuma poggiata su una statua, un ballo in maschera o un mare in tempesta, per quanto la sua testa potesse essere piena di cose nuove, alcune non potevano essere sostituite. Aveva trascorso molti mesi lontano dal Castello, quando decise di tagliare ogni legame, non aveva più visto ne sentito nessuno, come Jessica, l’unica persona per cui riusciva a provare Amore. Dopo tutto, non poteva rammaricarsi, era stata una sua scelta, Lui aveva deciso di lasciar perdere, convinto che ad un certo punto era quella la decisione giusta da prendere. Lasciarsi tutto alle spalle, viaggiare, andare in luoghi dove nessuno conoscesse il suo nome o quello che aveva fatto. Nuovi posti, nuovi volti, altre esperienze, erano quelle le cose che avevano circondato la sua vita fino a quel momento. Forse per caso si trovò in quella città, o forse per sua intenzione, così tanto vicino e allo stesso tempo lontano dalla scuola. L’ultima volta che aveva visitato quei corridoi riguardò un affare del Signore Oscuro, la sua ombra aleggiava ancora nella sua esistenza, nonostante avesse lasciato l'ossessione per la Magia Nera, certe cose erano in grado di lasciare un segno profondo, quasi indelebile. Nonostante le numerose città viste per il mondo, pensando solo a vivere intensamente senza appesantire le spalle del futuro, poche potevano rivaleggiare con Londra, una luogo magico. Legato forse in modo particolare ad essa, il giovane mago si concesse più di un semplice passaggio, restando ad ammirare il panorama di Trafalgar Square, la famosa piazza fulcro della West End. Non sapeva cosa l’avrebbe aspettato quel giorno, non aveva organizzato nulla, nessuna idea o meta in particolare, solamente delle sensazioni, qualcosa di non razionalizzabile l’aveva condotto fin là, magari era solo un altro dei suoi inutili presentimenti, a quanto ricorda non era mai stato un gran ché in Divinazione..

 
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view post Posted on 20/6/2013, 15:47
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Un cumulo di deboli nuvole offuscava pigramente il cielo della Capitale, lasciando trapelare fiochi sprazzi di luce e calore. Era pomeriggio inoltrato, la sera era prossima, e i primi lampioni avevano iniziato ad accendersi lentamente ai lati delle strade cittadine. Eppure un gran numero di persone ancora affollava la grande piazza nel centro di Londra, dando vita ad un quadro che cambiava continuamente aspetto, come fossero maree.
Ogni tanto un rapido lampo di luce attirava l'attenzione della ragazza, facendole osservare in lontananza i volti sereni di alcune figure in posa davanti ad una delle fontane, sotto le fauci dei possenti leoni o semplicemente con l'imponente colonnato della National Gallery alle loro spalle. Poi ringraziavano l'uomo che aveva loro scattato la foto e curiosi ne osservavano il risultato all'interno del piccolo aggeggio elettronico.
I babbani costruivano macchine per imbrigliare i ricordi, i maghi ne creavano altrettanti per rimuoverli dalla propria testa.
Mya trovò curioso quel paragone, chiedendosi se lei avrebbe mai trovato il coraggio di rinunciarvi, magari per togliersi di dosso quella sorta di oscura apatia che avvolgeva il suo cuore da ormai diverse settimane.
Era cambiato tutto, era cambiato in fretta e lei ancora non era riuscita a ritrovare il giusto equilibrio alla sua stessa esistenza. Persino scegliere una meta da raggiungere, spesso le appariva superfluo, quasi non vi fosse un luogo dove volesse essere realmente. Continuavano a ripeterle che era normale nei primi tempi, che sarebbe passato, che avrebbe superato perchè era così che l'uomo era portato a fare.
*Cosa vuoi che sia...passa tutto quanto...tch.*
Poggiò le mani sul bordo della seduta e lasciò le gambe libere di dondolare appena fuori dal basamento di arenaria, a mezz'aria, mentre la vita euforica continuava a scorrerle sotto agli occhi.

Era in alto, ai piedi della statua dell'ammiraglio Nelson, sulla cima dell'alta colonna che troneggiava su Trafalgar square. Ma nessuno la scorgeva, ombra tra le ombre. E in una città che non alzava più gli occhi dai mattonati e dai marciapiedi era ancora più semplice passare inosservati.
Da alcuni mesi poi non aveva più i segni della traccia magica in corpo, quindi si sentiva anche più libera di fare un po' come meglio credeva. Ma non aveva alcuna voglia di creare casini, ne di sollevare scalpore, di problemi alla fin fine ne aveva fin troppi. Voleva solamente starsene in santa pace, in quel pomeriggio libero dal lavoro e dagli obblighi.
Era bastato un semplice incantesimo che ne annullava la percezione nei babbani e in chiunque avesse una mente più debole rispetto alla sua, per godersi quella solitudine, e contemplare la vita che fluiva nonostante tutto senza che lei ne dovesse prenderne necessariamente parte.
Poteva essere pericoloso starsene così in solitaria in un simile momento, parve ricordarle un angolo della sua coscienza lasciata sopire da troppi giorni. Eppure ora quel tetto di nuvole e luce era tutto ciò che desiderava.
 
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view post Posted on 23/6/2013, 19:41
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Qualcuno poi ritorna anche solo per un saluto. E tutto sembra come una volta per un minuto.

Trafalgar Square

Restava lì, come se nulla fosse, poggiato ad una delle piccole balconate della piazza, guardava distrattamente tutte quelle persone che affollavano quel luogo, alcuni andavano di fretta come se chissà quale creatura li stesse inseguendo, o forse era lui a non avere molti pensieri per la testa in quel periodo. Magari per i primi mesi, pensare solo a divertirsi senza dover rimanere mai in un luogo fisso per più di una settimana, poteva essere divertente, stimolante a volte, ma alla fin fine serviva sempre un posto dove tornare, quell’unico posto che ti faceva sentire a casa. Cosa fare della propria vita? Un pensiero che era sempre lì, nella testa del Grifondoro, cercava di ignorare quella vocina che metteva una pressione insostenibile, ma non poteva riuscirci in eterno.
*Sarebbe bello passare tutto il tempo che ci è concesso, unicamente a divertirsi, senza dover fare cose che non vogliamo o prendere impegni che non ci entusiasmano, purtroppo però la realtà non è questa, la vita non funziona così.*
Solite pippe elucubrazioni mentali di Nathan, ogni giorno che passava inesorabile se ne rendeva sempre più conto, non poteva più rimanere a vivere alla giornata, a far "Ciao" ai momenti di responsabilità e lasciarli passare oltre. Lui ormai aveva 20 Anni, molti adulti li definirebbero “appena 20 anni” quanto odiava quella prima parola, essere giovani non giustificava avere tanto tempo per realizzarsi, partendo da questo presupposto non avrebbe fatto altro che perdere altro tempo, giustificandosi dietro la giovinezza, e invece non era così, Lui non aveva tempo da perdere.
Riuscire ad ottenere quello che si vuole nel minor tempo possibile e nel miglior modo possibile, bisogna avere le idee chiare sul futuro e cercare di perseguire quella via senza mai mollare. Bella frase.. già.. dovrebbe essere così.. pensandoci bene aveva conosciuto davvero poche persone con delle idee chiare, e con nessuna paura del futuro, chiedendosi come poteva riuscirci anche lui, qual’era il segreto di quelle persone così di talento, così in gamba, bastava davvero crederci intensamente per raggiungere un obiettivo? O esistevano dei limiti in ognuno di noi, che pur sforzandosi non si potevano superare.
Chissà se un giorno sarebbe riuscito a trovare anche Lui la sua strada, se finalmente guardando avanti non vedesse solamente una macchia scura.
*Ma che sono venuto a fare..* sbuffo infastidito, quel posto non faceva altro che farlo fermare a riflettere, ed era la cosa di cui aveva più paura, se l’era sempre ripetuto “mai fermarsi a pensare” perché inevitabilmente ti vengo in mente tutti i problemi che devi risolvere, tutte le cose che avresti potuto fare, ma che per una cosa o per l’altra non hai fatto. Forse per paura, o per non esporre i tuoi genitori ad altri problemi, privandoti di quello che avresti voluto.
*Se solo potessi tornare indietro.. forse saprei cosa fare, che scelte intraprendere, cosa non fare*
Doveva assolutamente distrarsi, fare qualcosa per non pensare, la vita è adesso, qui, in questo momento, e lui non doveva fermarsi. Alzò lentamente gli occhi al cielo, cercando di immergersi in quell'azzurro infinito e liberarsi di tutti i pensieri, con la voglia di prendere la scopa e volare in qualche luogo tropicale prima di tornare ad Hogwarts, continuare a non pensare al domani, continuare ad ignorare tutto quello che stava accadendo nel Mondo Magico, come se la sua vita fosse eterna, come se questo divertimento prima o poi non finisse.
E a quel punto che vide una figura, proprio in cima alla Torre Centrale, sembrava qualcosa di estremamente piccolo e rotondo, ma vista la sua lieve miopia - unico difetto di Nathan - non riuscì a capire davvero di chi si trattasse, sicuramente non doveva essere un comune Babbano.
 
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view post Posted on 1/7/2013, 23:41
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La luce andava affievolendosi tra le pieghe di quel cielo incerto e muto.
Mya lo osservò un'altra volta prima di chiudere gli occhi, il naso all'insù, le mani lasciate cadere sulle gambe con leggerezza. Un vento lieve giungeva da est scompigliandole appena la frangia e solleticandole la fronte e le guance. Sapeva di buono, di incontaminato e di fiori, pensò arricciando il naso. Doveva averlo portato con sè attraversando le fronde e i prati di qualche parco cittadino, oppure giungendo dai boschi appena fuori Londra.
Mya respirò a pieni polmoni quel delicato profumo, che forse lassù ancora riusciva a non farsi coinvolgere dai mefitici odori degli scarichi dei motori e di tutte le altre diavolerie che i babbani avevano inventato per semplificarsi la vita. Lassù, come un'isola nel cielo.
Il vociare della città quasi non la sfiorava, lassù dove nessun babbano poteva giungere a disturbarla. Così le loro voci restavano distanti, discorsi lontani e superflui, come in fondo le loro esistenze ricolme di abitudini. Così, seduta in alto, sarebbe potuta apparire come un'altera e severa divinità che giudica e dispone delle vite altrui. Lei aveva il potere per influenzare le loro vite, lasciarsi andare al capriccio di un dispetto, o con la semplicità di un gesto distruggere. Non era difficile in fondo.
Ma provava troppa indifferenza verso quell'umanità per poter permettere a simili pensieri di farsi largo in lei. Si sentiva semplicemente un'esterna, un'osservatrice.
E così se ne restava sul suo trono di granito a godere di quell'attimo di assoluta immobilità, riuscendo a scorgervi in lontananza una sorta di serenità.
Quel nulla era incredibilmente appagante.

Poggiò i palmi delle mani sul bordo della seduta e si spinse all'indietro, riportando le gambe all'interno del basamento e poggiandosi con la schiena alla pedana. Poco sopra la sua testa, la statua fiera di quel condottiero guardava senza timore verso l'orizzonte. Mya piegò leggermente il capo, incurvando il collo ed osservandolo dal basso.
L'ammiraglio Nelson , mera imitazione dell'uomo che fu, se ne stava impettito nel suo abito di misera arenaria, spada alla mano, ad osservare quella città nello stesso identico modo in cui la stava osservando lei.
Mya espirò lentamente poggiandosi infine con la testa sulla base stondata del piedistallo, i muscoli della faccia che si rilassavano sempre più. C'erano doveri? C'erano prove?
C'erano, e non sarebbe potuta sfuggir loro per sempre.

Aveva bisogno di aria, di vento e di un briciolo di solitudine che in fondo, nella sua vita, non era mai mancata.
Raccolse le gambe vicino al corpo e sparì del tutto dalla visuale terrena.
 
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view post Posted on 8/7/2013, 15:22
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Qualcuno poi ritorna anche solo per un saluto. E tutto sembra come una volta per un minuto.

Trafalgar Square

Restò alcuni secondi a fissare la statua di Nelson, cercando di socchiudere gli occhi verso la base e mettere a fuoco chi o cosa vi ci fosse. La figura era minuta, ed una chioma fin troppo evidente attirarono la vista del Grifondoro, nonostante la miopia era impossibile non notare quel distacco di colori. Aveva un presentimento, che quel che stava vedendo fosse maledettamente conosciuto, una ragazza con cui era invitabile scontrarsi, o almeno i loro caratteri risultavano diversi e discordanti sul molto punti, ma dopotutto quanto potevano dire di conoscersi? Forse quel minimo bastava. Nathan rimase un po’ indeciso sul da farsi, di solito affrontava tutto di petto, e la stessa cosa faceva con le parole, parlava senza riflettere, sempre per non avere mai peli sulla lingua. “A parlare chiaro di va avanti” era sempre quello che gli ripeteva suo padre, i giri di parole non servono a nulla, bisogna essere decisi e sicuri nel dire ogni cosa. Ma quante volte aveva compromesso il rapporto con le ragazze per essere così schietto? A volte si chiedeva se qualcosa poteva risparmiarsela, magari senza far vincere l’orgoglio e avere sempre l’ultima parola, bastava solo un po’ di tatto. Forse sarebbe stato diverso questa volta, se davvero fosse lei quella persona, valeva la pena vederla. La piazza era affollata da troppi Babbani e far uso di magia non gli sembrava il caso, in fondo bastava un semplice incanto per non attirare gli sguardi su di se e in seguito avrebbe raggiunto quella piattaforma in cima alla torre in un batter d’occhio. L’incanto prescelto fu il Seocculto, appreso molto tempo addietro in aula di Difesa, poi con la sua abilità certificata dal Ministero, bastò inquadrare bene il luogo dove arrivare e imprimerlo nella mente, un giro su se stesso, e percorre quelle decine di metri sarebbe stato uno scherzo. Semplice Smaterializzazione, una specie di teletrasporto che gli permise di raggiungere l’agognata pedana, da lassù la piazza appariva ancora più maestosa, e l’aria sicuramente più respirabile. Giunse esattamente dietro alle gambe dell’ammiraglio, e la figura che poco prima aveva visto appollaiarsi e sparire era proprio li vicino. Piano piano cercò di avvicinarsi per confermare il suo presentimento, ed ecco.. era proprio quella ragazza, Mya la Tassina dagli occhi viola. Era parecchio che non la vedeva, magari aveva cambiato persino la voce, chissà se anche il suo modo di pensare fosse diverso, con il crescere di solito si migliora, magari l’avrebbe trovata più dolce? …ne dubitava. Un sospiro e raggiunse la ragazza, sbucando dal nulla; chinandosi in avanti sovrappose la sua testa a quella della ragazza, che l’avrebbe visto al contrario, sperando di incrociare quello sguardo con il suo, senza dover vedere una Mya dormigliona.

 
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view post Posted on 22/7/2013, 15:07
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L'aria tiepida della mezza stagione e il venticello delicato che spirava sopra la capitale, ebbero sulla ragazza l'effetto di una camomilla. Senza pensare più a nulla si ritrovò a socchiudere gli occhi, la testa poggiata sul basamento, i muscoli rilassati.
L'unico senso a restare vigile fu l'udito, teso e ricettivo come sempre in quegli ultimi tempi. A giudicare dai giornali e dalle notizie trapelate tutto sembrava essere terminato con quello scontro che aveva devastato il castello scozzese solo qualche mese prima. Quel giorno il bene sembrava aver vinto, il nemico non aveva ottenuto ciò per cui aveva pianificato quell'attacco e la calma era tornata a regnare in tutto il mondo. Tutto era meravigliosamente, e misteriosamente, tornato alla normalità. O almeno così era bello credere.
Quindi perchè non provare a rilassarsi, come il resto del mondo stava facendo in quello stesso momento?
In lontananza l'ingranaggio del grande orologio aveva iniziato a rintoccare nell'aria, scandendo il tempo e decretando per molti il termine della giornata lavorativa. Il suono ritmico e secco sopraggiungeva lento e cadenzato, cullando la mente della tassorosso.
Poi un rumore lieve le solleticò l'orecchio, uno sfrigolio appena accennato sul marmo della pedana, poco lontano. Forse per colpa di quella pace che aveva iniziato a pervadere il suo corpo, la ragazzina non si fece sorprendere più di tanto da quella piccola anomalia, restandosene avvolta in un leggero dormiveglia.
La sua mente valutò l'idea che potesse essere un uccellino di passaggio, come i tanti che aveva visto volare sul cielo di Londra, o addirittura una scheggia di arenaria che aveva abbandonato il corpo dell'ammiraglio Nelson, cadendo sulla base. Ma l'istinto continuava a solleticare nonostante la calma apparente della sua mente, facendole stringere leggermente gli occhi. Smossa da quella strana sensazione la tassorosso si mosse appena, la mano sinistra scivolò sul fianco sfiorando con le dita l'oggetto vicino alla gamba.
Non aveva udito altro, nessun fruscio, nessun passo. Eppure la sensazione che qualcosa si stesse aggirando nelle vicinanze non la abbandonava. Lo avvertiva, come avvertiva l'arrivo di una corrente d'aria calda, o di una tempesta in lontananza. Era il corpo stesso ad inviarle quei segnali, portando la sua mente in uno stato di tensione continua. Uno dei motivi per cui era fuggita in quel tardo pomeriggio.
*Quest'ansia ti ucciderà Jill*
Si rimproverò riaprendo lentamente gli occhi, e lasciando che la debole luce del crepuscolo le tingesse le iridi di un viola più rosato. Non scoprì nulla che non fosse lo stesso cielo che aveva intravisto poco prima, e ne rimase un po' delusa, detestando quei sensi sempre allertati. Voltò lentamente il capo a destra e a sinistra, lasciando scivolare gli occhi su entrambi i lati della pedana. Ma nessun uccellino o scheggia di pietra occupava il basamento.
Eppure la sensazione non svaniva. Pizzicava dietro alla nuca, e si disperdeva tra mente e corpo, generandole fastidio.
Che fosse davvero solo paranoia?
Mentre riportava lo sguardo in avanti notò qualcosa di strano nella visione che ebbe di una delle sporgenze della colonna, quella che sporgeva verso sud ed era ricoperta di eleganti riccioli di bronzo. Come un fruscio, uno spostamento o una lieve deformazione dell'aria che aveva distorto la sua vista. Un'anomalia visiva, come se il cervello per un momento si fosse spento per poi riattivarsi poco dopo, riportando tutto alla normalità.
Eppure non c'era nulla.
*A meno che...*
Le dita si strinsero attorno all'oggetto al suo fianco mentre il cuore iniziava a battere con più forza nel suo petto. Doveva mantenersi lucida, specie in un simile frangente. C'era qualcuno, il suo istinto lo stava gridando a gran voce da alcuni secondi. E se i suoi occhi non riuscivano a scorgerlo c'era una sola risposta.
La mano sinistra si sollevò, rivelando la sua chiara bacchetta di salice, e la puntò verso l'ignoto che opprimeva i suoi sensi da alcuni secondi.
* Chi sei... * pensò la tassorosso, tenendo lo sguardo fisso davanti a sè e non accennando alcun tentennamento. Se c'era davvero qualcuno le parole sarebbero servite a ben poco. Più che altro la tassorosso stava cercando di risvegliare la mente ed aumentare le percezioni, in modo da vincere - qualora ci fossero - le barriere di quell'incanto.
Anche il solo fatto di poter esser "vista", nonostante l'occultamento, identificava quella presenza come più forte e potenzialmente ostile.
La bacchetta era tenuta salda e ferma nel suo palmo, l'istinto teso come la corda di un violino pronta a rompersi, distruggendo gli argini di quella sua calma apparente.
Magari era solo paranoia, e un po' di vento.


Sei seoccultato, per quello non posso vederti :fru:
 
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view post Posted on 9/9/2013, 14:45
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Qualcuno poi ritorna anche solo per un saluto. E tutto sembra come una volta per un minuto.

Trafalgar Square

La ragazza, da mezza addormentata, passò in un batter d’occhio in posizione di combattimento, sguardo fisso, puntato sul giovane, e bacchetta ben stretta nella mano. *Ma che ca..* Nathan si bloccò per un attimo, cercando di analizzare bene la situazione, anche se in realtà non aveva molto tempo per mettersi a riflettere. Mya era una tipa dal grilletto facile e anche dai pugni facili, un bel volo dalla torre non sarebbe stato certo come un tuffo nel laghetto. Ma perché diavolo voleva difendersi? Possibile che non riconoscesse il Grifondoro? Stranamente non proferiva parola, fissava unicamente il ragazzo, ma guardava il suo petto più che fissarlo negli occhi, come a voler andare oltre la sua figura. Fu proprio quel particolare insolito, che fece pensare al ragazzo che forse non stava vedendo veramente lui, ma era pronta a difendersi da qualcosa che le era occultato. L’incantesimo del giovane doveva essere ancora attivo, lo stesso che aveva reso la sua presenza non avvertibile ai Babbani, incredibile che avesse effetto anche su di lei, la ricordava in gamba come strega, ma forse non abbastanza. *Finite* pensò puntando la bacchetta verso se stesso, in tal modo avrebbe annullato l’incanto, sperando che nessun Babbano alzasse gli occhi verso la statua di Nelson, ora chiunque poteva vederlo. - Mya sono io.. Nathan.. - quel velo che lo proteggeva dagli occhi degli altri era svanito, portando le iridi viola della ragazza a mettere a fuoco la figura del suo presunto bersaglio; forse a quel punto avrebbe lanciato ugualmente un incantesimo, e con molta più precisione, da quanto ricordava loro due non era mai andati proprio d’amore e d’accordo. - Mi spieghi che combini? - sbuffò mettendo la bacchetta nella tasca, non aveva intenzione di mettersi già a litigare, erano passati pochi secondi, e anche se detestava ammetterlo, lei era una delle poche con cui aveva una conoscenza al Castello. Da quando aveva intrapreso la via oscura, senza volerlo aveva reso i suoi rapporti impossibili, persino quello con Jessica si era inclinato, a lei aveva detto il suo segreto, ma gli altri lo vedevano ancora come il ragazzo di sempre, magari era proprio quello il problema. Tanti mesi separavano quei due sulla torre, giornate in cui successero una miriade di cose, chissà Mya come stesse passando quel brutto momento che avvolgeva il Mondo Magico, se qualcuno aveva cura di lei adesso, una figura in cui trovar rifugio; anche le persone che si credono forti ne hanno bisogno dopo tutto. Nathan era stato sempre sincero con lei, anche l’odio era sincero, ma al momento poteva iniziare a fingere, come se tutto andasse bene, come se per un minuto tornassero indietro ai primi anni di scuola, quando erano solo dei marmocchi, quando tutto sembrava più semplice.


perdona il ritardo!!
 
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view post Posted on 9/11/2013, 15:51
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Mya continuava a spostare lo sguardo, con movimenti quasi impercettibili delle pupille che attente studiavano l'intera porzione di cielo davanti ai suoi occhi. La tensione poi le aveva annullato quasi del tutto il battito cardiaco, riducendolo ad un sommesso sbuffo all'interno del petto, tanto sottile da non essere quasi percepito.
Fu infatti il respiro, anomalo ed estraneo, che sentì arrivarle sul viso a convincerla che quella sensazione non aveva nulla a che fare con la suggestione e l'ansia. Lì, davanti a lei, c'era qualcuno. Qualcuno che aveva deciso di celare la sua presenza, e le cui intenzioni le erano completamente sconosciute, tanto quanto la sua identità. Ed ecco che realizzata quella verità, quell'invisibile presenza cominciò a tingere l'aria della sera di un grigio inconsistente, come un'ombra a mezz'aria.
La tassorosso non diede allo sconosciuto nemmeno il tempo di sollevare la bacchetta. Come una saetta spostò il braccio verso l'alto, verso l'ombra, fin quando la punta dell'asticella di salice non cozzò contro un ostacolo di morbida carne ed ossa. Bingo, avrebbe pensato soddisfatta in un altro momento, ma in quell'istante i suoi pensieri erano meno accondiscendenti di quanto potesse sembrare. *Rivelati o t'ammazzo*
E anche una volta rivelato non era detto che l'avrebbe risparmiato. Un bel calcio in pieno petto ed un volo giù dall'alta colonna non era male come idea.
- Mya sono io.. -
A quelle parole il velo che fino a quel momento aveva ottenebrato la sua percezione svanì, come se un soffio di vento l'avesse portato via. E al posto dell'ombra inconsistente che aveva percepito fino ad un secondo prima comparve una figura maschile, dalle spalle larghe e china verso di lei. Il viso era ancora in ombra data la scarsa luce della sera e Mya non riuscì a riconoscerlo, finchè non fu lui stesso a pronunciarsi.
*Nathan...*
Lo sguardo irato della ragazza mutò in un'espressione più scettica. Quello non era di certo suo fratello, e se anche lo fosse stato non era nelle sue capacità quella di camuffarsi ne di raggiungere con tanta semplicità quel luogo. E poi c'era sempre l'opzione del calcio.
Ma stringendo gli occhi ed osservandolo più attentamente Mya riuscì a ricollegare quel nome ad una persona, ad un luogo, ad un litigio e persino ad un viaggio. Ma erano ricordi talmente lontani e sfocati, da non sembrarle nemmeno suoi.
- ...Scott?-
Le uscì spontaneo chiamarlo in quel modo, come aveva sempre fatto, quasi ci fosse più intesa in quell'appellativo freddo che in una confidenza più stretta. La bacchetta ancora premeva sul corpo del ragazzo, che ora scopriva essere puntata contro la pelle del collo, appena sotto l'orecchio. Mya allentò la presa e lasciò cadere nuovamente il braccio lungo il fianco. La bacchetta le scivolò dalle dita e rotolò qualche spanna più in là.
- Mi spieghi che combini? - sbuffò il ragazzo, e Mya gli rispose con un'occhiataccia eloquente, lasciandosi cadere nuovamente con la schiena addosso al basamento. Le spalle si rilassarono e il suo respiro tornò più regolare.
Che cosa combinava? Quella reazione e quei pensieri avevano davvero un giusto movente? Chiuse gli occhi cercando di calmarsi. Non c'era alcun pericolo, non c'era, o perlomeno Scott non rappresentava "quel" genere di pericolo.
- E a te sembra normale comparire in questo modo?. - rispose acida. Sembrava quasi che lui non sapesse nulla dei tempi che l'intera comunità stava vivendo. Quella spensieratezza che sempre l'aveva contraddistinto, e che in qualche modo sembrava averlo tenuto lontano dal caos. Quella spensieratezza che forse lei un po' gli invidiava. *Figurati...* - Ero in pausa comunque.. -
In pausa. Da cosa esattamente non sapeva dirlo. Forse dal tempo stesso.

- Che ci fai qui? - Un tentativo di dialogo, sul bordo di una piattaforma, a trenta metri d'altezza. Rappresentava egregiamente il modo di rapportarsi della tassina. In bilico, costantemente in bilico, il tutto o il niente, prendere o lasciare.


Perdona lo schipost (schifo di post) ma devo riprendere la mano (?) xDD Comunque sono tornata a tutti gli effetti e risponderò puntualmente *^*
PERDONA L'IMMENSO RITARDO.
 
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view post Posted on 27/11/2013, 15:54
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Arriverà, eccome se arriverà.
Arriverà il momento in cui ti sentirai felice, felice da morire, felice da vivere. E tutto il dolore, e le lacrime, e le tristezze, sembreranno lontane anni luce, quasi come un ricordo, quasi come mai esistite.
E sarai felice di aver sofferto così, perché quella sofferenza ti avrà portato a diventare quella che sarai, una persona migliore, una persona che sorride, e sorride davvero.
Arriverà, la felicità, eccome se arriverà.
Trafalgar Square ~

Mya ; conosceva solo lei con quel nome, la Tassina scorbutica, capitano della squadra di Quidditch e commessa ad Ars Arcana. Nathan aveva sempre avuto un’idea abbastanza precisa su di lei: Mya non riusciva a fregarsene. In senso generale, quella ragazza si divideva fra studio e lavoro, si impegnava al massimo in tutto, e quei rari momenti in cui staccava preferiva starsene in cima ad una torre nella piazza di Londra. Lui poteva anche sbagliarsi, dopo tutto non si vedevano molto spesso, eppure in quegli anni non era in grado di ricordarsi una sola volta che l’aveva vista ridere, ma ridere di gusto. Quei sorrisi che ogni volta mascheravano un qualcosa nel profondo, un po’ come quando ci si mette in posa e si sorride per una fotografia.
Era riuscito a rapirla durante il terzo anno, obbligandola a venire al festino a casa sua, e anche in quell’occasione non era riuscito a starle vicino, quando c’erano altre priorità per entrambi, altre persone con cui si preferiva passare determinati momenti. Ai balli di fine anno, la situazione era più o meno la stessa, e neanche fra le vie di Hogsmeade poteva incontrarsi, Lui non aveva un lavoro fra quei negozi, preferiva passare il suo tempo a girovagare, visitando luoghi stranieri e cercando di conoscere altre persone, altre culture, anche solo in modo superficiale, fino alla sera quando tutto sarebbe svanito con una smaterializzazione. Non faceva programmi, non sapeva come se la sarebbe cavata nella vita, per lui contavano solo quelle 24 ore, doveva fare tutto ciò che gli passava per la testa, aveva il potere e la giovinezza, il mondo era suo.
Quei rari momenti in cui si fermava a pensare, proprio come in questa situazione, in cui una persona lo bloccava dal viaggiare via lontano, si rendeva conto che i sacrifici di quella Tassina sarebbero valsi a qualcosa. Lei era così diversa, con la testa sulla spalle, e poco incline a lasciare il dovere per il divertimento, aveva quel senso di responsabilità che lui un po’ invidiava.
Entrambi potevano vedere nell’altro un qualcosa che non gli apparteneva, provando magari ad avvicinasi un po’ al pensiero dell’altro; magari un giorno Mya si sarebbe presa la sua rivincita, dimostrando che quei momenti passati in bottega a lavorare o a cercare di trovare una soluzione da quel male che avvolgeva il mondo magico, l’avrebbero resa una donna forte in grado di affrontare difficoltà e paure, che un tipo spensierato come Nathan poteva solo immaginare. Ma forse quella sera era meglio che Mya si fosse avvicinata un po’ di più al mondo di Nathan, lasciando per un attimo tutti quei problemi e quelle responsabilità che le caricavano le spalle, anche solo per curiosità.. solo un passo per allontanarsi dalla monotonia del mondo. - Normale quanto starsene rannicchiati in cima alla torre di Nelson.. - rispose a tono, come a dar via ad un nuovo battibecco , ma sfumò il tono della frase con un sorriso, appoggiandosi anch’esso al basamento. Nel frattempo il cielo di Londra cominciava a tingersi di un blu sempre più cupo e profondo, lasciando al con tempo che i numerosi lampioni delle piazza illuminarono la via agli ignari babbani, sempre di corsa e con una vita così vuota di magia; non avevano idea di quanto cose potessero fare quei due ragazzi che dall’alto li osservavano come dei. - Sono qui per te.. - rispose vago, anche se pensandoci poteva suonare abbastanza strano, o magari inquietante, tanto da far continuare il discorso in modo impacciato..
- Nel senso.. mi sono fermato perché ti ho visto in cima a questa torre, altrimenti sarei da tutt’altra parte adesso.. un luogo a caso.. - Non sapeva quanto potesse interessarle che Nathan si fosse fermato per lei, magari era meglio se non la disturbava, lasciandola da sola con i suoi pensieri, ma dopo tutto quando mai aveva fatto una cosa pensando se andava bene a Mya o no? Lui la faceva perché lo voleva, proprio come quel bacio in riva al laghetto, con tanto di tuffo come premio, o quell’offerta di fare quel viaggio con lui; poi toccava a lei scegliere se mandarlo a quel paese come la maggior parte delle volte, oppure accettare passivamente con un pizzico di curiosità nascosta.
Anche quella sera sarebbe successo qualcosa di strano, di diverso, le loro conversazioni non erano mai state solo parole, e magari era quello il motivo che non li legava, il non parlare molto. Il loro rapporto era fatto di esperienze, di attimi che ti facevano godere o meno il momento, senza pensare ai ricordi o al domani. - Comunque.. come stai? - chiese dubbioso, quasi stupendosi di sé stesso, come se fosse la prima volta che le rivolgeva quelle due parole insieme. Come poteva interessargli il presente di Mya se oggettivamente si ricordava solo i suoi occhi? Forse non voleva ammetterlo, ma i suoi pensieri ogni tanto si volgevano verso di lei, magari anche solo per un minuto..
 
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view post Posted on 29/11/2013, 18:29
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- Normale per me...e poi non mi dispiace la sua compagnia -
Disse portando una braccio all'indietro e suonando due colpi con le nocche contro il granito. Il fiero ammiraglio Nelson vegliava anche da morto sul lascito dei suoi figli, e dei figli dei suoi. Aveva avuto una gran vita quell'uomo, intensa, piena di ideali e di onore. Aveva perduto valorosamente anche una mano, che la statua portava elegantemente sotto la giacca. E persino da morto doveva continuare a portare quell'aria fiera e quel portamento rigido. Che crudele ironia, quella dei grandi uomini.
Ma alla fine quello era solo un blocco di arenaria, scolpito abilmente e messo in cima ad una colonna, verso la quale nessuno alzava nemmeno più lo sguardo. Doveva sentirsi solo anche lui, condividere quel silenzio non era stato male.
- Per me? - chiese la ragazzina con aria scettica, avvicinando le gambe al corpo e volgendo la testa verso il ragazzo, che nel frattempo aveva preso posto al suo fianco. Il vento riprese a soffiare, leggermente stiepidito dal calare della sera. Alcune ciocche di capelli le scivolarono da dietro l'orecchio e le ricaddero in avanti, sul viso, oscurando in parte l'occhio sinistro. Nathan sembrò farsi più agitato, anzi, più cauto, nelle parole che pronunciava, forse memore di episodi in cui un certo approccio non aveva prodotto nulla di buono.
*Ed è un bene che lo rammenti*
Mya non era mai andata d'accordo con la maggior parte del genere umano, ma quel ragazzo in particolare aveva compiuto quante più cose la irritassero, e tutte nello stesso frangente. Un vero record, che gli aveva fatto guadagnare una delle nomine più nere e un posto d'onore nella sua lista degli "insofferenti". Ma erano passati anni, e gli episodi erano stati tanti, anche se il loro modo di rapportarsi non aveva avuto miglioramenti di sorta. Mya d'altra parte era rimasta la stessa, stessi modi, stessa incapacità di esternare o di comprendere.
- Che cacchio di vista hai Scott? - rispose sarcastica, increspando debolmente la bocca su un lato, come il sorrisetto divertito di uno sbruffone. Ma durò poco e si spense sul pallore del suo viso, quasi non fosse mai esistito. Era più probabile che avesse visto una figura di sesso femminile e vi avesse provato curiosità, ecco, questo era più che plausibile conoscendo il soggetto. Girò nuovamente la testa, questa volta verso sinistra, per cercare la bacchetta che qualche secondo prima aveva lasciato scivolare poco più in là. Allungò le dita e la strinse fra di esse. Era fastidio quello che stava sentendo montarle dentro? Fastidio per essere stata disturbata, quando quello che aveva cercato su quell'alta colonna era solo silenzio? Fastidio per quel senso di distanza dal mondo che non riusciva ad abbattere? Fastidio per quell'impotenza?
Aveva talmente tanto fastidio dentro, che persino il silenzio le divenne ostile.
- Comunque.. come stai? -
Mya sbuffò nuovamente divertita, senza voltare il capo, ma fissando la sua mano e la sua bacchetta di salice. Una domanda talmente di rito che lei non ricordava di averla mai posta a qualcuno. E se Lui invece, avesse avuto bisogno di sentirsi dire quelle due parole? Se avesse avuto bisogno che fosse lei a dirlo? Avrebbe cambiato le cose? *Ti avrebbe risposto che non potevi capire* E allora il raziocinio le aveva imposto di tacere, continuando ad accumulare silenzio dentro di sè.
- E' una domanda molto in voga di questi tempi - rispose, ripensando alla Dalton, che qualche pomeriggio prima le aveva rivolto la medesima domanda. Fece scivolare la bacchetta sul basamento e la rinfilò nella tasca laterale del giacchetto, continuando a guardare verso sud, verso la grande torre dell'orologio - Direi bene, tutto sommato -
Sollevò la mano sinistra e afferrò il bordo superiore del giacchetto che le era leggermente scivolato giù sul braccio. Non si era ancora abituata a quella nuova presenza e non voleva si vedesse. Non faceva più male, ma vederla le riapriva la ferita di quel giorno, in cui tutto era cambiato.
E così, anche in un tiepido pomeriggio di metà giugno, lei indossava un giacchetto a dispetto delle temperature.
Lo faceva da un po' di tempo in effetti.


Abbigliamento (se può servire boh 8D)
In scheda non ho ancora aggiornato ma Mya ha una cicatrice che parte dalla spalla e scende verso il gomito, è quello di cui parla nelle ultime righe.
Btw...questo
 
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view post Posted on 6/12/2013, 13:21
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Per la prima volta nella mia vita scelsi di pensare alla mia felicità
e tutti non fecero che giudicarmi,
ma fu anche la prima volta in cui non mi importò minimamente dei giudizi di nessuno. Volevo essere felice, a tutti i costi.

Trafalgar Square ~

Quel giorno potevano vantarsi di aver passato un po’ di tempo con il valoroso ammiraglio Nelson, quella statua così incredibile, posta in alto sopra a tutto, come a vegliare sull’intera città. Chissà se altri giovani maghi ebbero la loro stessa idee, magari una giovane coppia si regalava un tramonto in cima a quella torre, o altri fuggivano dalla realtà ritagliandosi un momento di completa solitudine, proprio come Mya. In quel momento a Nathan venne uno dubbio, come aveva fatto la Tassina a raggiungere quell’altezza? Non vedeva un scopa sul basamento, e poi era proibito mettersi a svolazzare sui cieli di Londra come se niente fosse; Lei era forse in grado di utilizzare la smaterializzazione? Perché no, dopo tutto era passato parecchio tempo da l’ultima volta che l’aveva vista, non poteva sapere quanto potesse essere migliorata. Non riusciva a trovare altra spiegazione, a meno che Mya non fosse in grado di volare, ma era ancora meno probabile. - Credo che non dispiaccia neanche a lui. Sì.. insomma, se ne sta tutto solo, non so quanti maghi si siedano qui, magari siamo i primi - Sorrise staccandosi dal basamento facendo alcuni passi in avanti, mentre la ragazza sembrava farsi più comoda avvicinando le gambe al corpo; da lassù si sentiva il padrone del mondo, poteva restare lì a fissare il vuoto, volgendo lo sguardo il più lontano possibile, immaginando dove poter arrivare, quante bellezze c’erano ancora da vedere nel mondo, e aspettavano solo lui e i suoi occhi. Poi ritornò con la mente al basamento, e alle parole di Mya, scettica sul reale motivo della visita del ragazzo. Si girò verso di lei per rispondere, quando la ragazza si stiracchiò per raggiungere la bacchetta scivolata poco prima, voleva forse rimediare al mancato attacco e togliere di mezzo il povero Grifetto? Stringeva quella bacchetta a sé, come fosse il suo unico appiglio, l’unica cosa che le prometteva di proteggerla, sempre. Lui sapeva che a quella Tassina dava fastidio l’invadenza, o che qualcuno oltrepassasse il suo cerchio, l’aveva imparato a sue spese, facendo di testa sua e scontrandosi sempre con lei. Purtroppo lui era così, era incapace di fare la scelta giusta, di approcciarsi nel modo in cui le persone si aspettavano. Per lo meno poteva dire di essere così con tutti, senza cambiar carattere in base alle persone che aveva davanti, non voleva indossare una maschera per ogni occasione, gliene bastava una con un sorriso, una che mascherasse agli altri la sua tristezza. Poi per fortuna la bacchetta scivolò nella tasca del giacchetto, ed era meglio che sarebbe restata lì, senza aizzare il mastino travestito da tasso.
In quel preciso momento, osservandola meglio, a qualche passo di distanza da lei, Nathan rimase per un attimo incantato, come una volta a casa sua, quando la rapì per la festa. In quell’occasione cambiò la sua divisa in un vestito floreale davvero pazzesco, e anche adesso non stava affatto male; il tempo passava, loro crescevano, e lei era sempre più bella.
Poi scacciò rapidamente quei pensieri dalla testa, quell’espressione triste nel viso di Mya non rendeva giustizia al suo aspetto, cos’era che le faceva male? Poteva il mondo intaccare la sua felicità? Forse lui non era la persona che poteva renderla felice, ma magari poteva farla distrarre per un po'.
- Tutto sommato? ..Mya ma che cos’hai? Te ne stai qui, a pensare a quello che sta accadendo nel mondo, mentre l’oscurità lo divora. - Ti pareva, doveva farlo prima o poi, il suo primo passo falso, stava andando tutto liscio, o quasi, e adesso oltrepassava quella voglia di solitudine e di silenzio bramata dalla tassina, e lo faceva con irruenza. Usò forse per la prima volta quel nome, non ricordava se l’avesse mai pronunciato, ma lui in quel momento non voleva essere solo di passaggio, magari dopo quella sera non si sarebbero visti per settimane, ma ora Lei era lì e non sarebbe finita come ogni loro incontro, non questa volta. - Ascolta.. mi dispiace, a volte straparlo.. magari sono io che scappo dai problemi, mentre tu li affronti di petto e non riesci a fregartene. - Cercò di spiegarsi meglio, non voleva essere frainteso, lui non la stava criticando, era solo che non sopportava di vederla così, non voleva che la sua presenza insieme a lei fosse accostata da un momento di invasione. Magari sarebbe stato meglio che se ne fosse andato in quel preciso istante, forse lei voleva solo stare da sola, e se Nathan voleva il suo bene doveva lasciarla stare. Si avvicinò nuovamente al bordo della pedana, era a pochi centimetri da essa, tanto che se un Babbano distratto avesse alzato la testa, probabilmente l’avrebbe visto. Stava per andarsene, smaterializzandosi via, lontano da lei, dall’intera Londra, magari in un’altra capitale che l’avrebbe distratto. Poi fece un sospiro, forse era il suo solito abbandonare le cose in quel modo, evitare le situazione spiacevoli, ma stavolta voleva fare diversamente, valeva la pena rischiare, per Lei.


Edited by Nathan Scott - 7/12/2013, 19:58
 
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view post Posted on 12/12/2013, 17:02
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Tirando ancora un po' il bordo del maglione, Mya sembrò chiudersi ancor di più nel suo piccolo riccio, sebbene facesse tutt'altro che freddo.
Le temperature di Giugno in quel paese erano miti e il vento che spirava dal sud portava con sè un piacevole calore, misto all'odore del timo, raccolto chissà dove. Ricercare un po' di pace, restando tra i vicoli e i tetti di quella cittadina, era sembrata una mossa sciocca. Per quanto quella postazione alta, fosse isolata da estranei e voci concitate, i rumori delle auto, dei tram e del viavai che scorreva lì sotto bastava a rompere la quiete.
Oppure semplicemente la tratteneva nella realtà.
*Tu...hai paura di perderti, è così...? Tu non vuoi andare via* sembrò ghignare la sua coscienza, non appena quel barlume di pensiero si era affacciato nella sua mente. Andare? Dove avrebbe mai desiderato dirigere il suo timone ora che il suo Cielo si era fatto incatenare, bloccando a terra anche lei? Quello era il suo mondo, i suoi passi, le sue scelte, il suo orgoglio. Anche se non sapeva come sciogliere quelle catene, come liberare la persona che amava, e se stessa, aveva deciso di restare. Fino a che le sue ali non avevano iniziato a farsi pesanti, come impregnate di catrame fin nella più piccola piuma.
Ed eccola lì, inamovibile, solida, come una grande pietra ...in bilico su un burrone, a conservare persino il respiro. A guardarsi nel riflesso di uno specchio o una pozzanghera si sarebbe fatta pena da sola. Della Mya del passato sembrava essere rimasto davvero poco. Eppure resisteva, quella scintilla vitale, irruenta e battagliera resisteva. Lo sentiva nel semplice desiderio di rispondere sgarbatamente al ragazzo, dopo le ultime affermazioni di lui circa le sue preoccupazioni verso l'intero mondo. Diamine.
Mya riusciva a malapena a preoccuparsi per il tipo che al bar la mattina metteva una sola zolletta di zucchero nel caffè (come si faceva a vivere in modo tanto amaro?), figuriamoci un'intera umanità. No, Nathan semplicemente non aveva capito nulla di lei, né della situazione. Ed anche l'averla chiamata per nome non lo rendeva più vicino alla verità. Probabilmente lui non aveva nemmeno colpa, né coscienza, di tutto ciò, questo era solo ciò che la tassorosso raccoglieva, di una vita di Diffidenza.
La ragazza preferì prolungare il silenzio, per evitare che la sua bocca ebbra di fiele potesse nuocere ancora una volta, inevitabilmente. Era talmente ripiena di sarcasmo che avrebbe potuto dare del kamikaze persino ad un monaco tibetano.
*Patetica...un riccio patetico*
La verità, quella a cui non riusciva a dar voce, era che si sentiva sola. Delle poche relazioni in cui negli anni era riuscita ad infondere un po' di fiducia, differenziandole dalle superficiali conoscenze, non era rimasto nessuno. Nessuno. Ogni singola persona aveva scelto strade diverse, con semplicità, senza curarsi di dar spiegazioni né mettere in conto la preoccupazione altrui. Erano andati, come un soffio di vento in estate, debole e insoddisfacente, erano svaniti. E lei aveva continuato a credere di non averne bisogno, così come loro non lo avevano avuto di lei al tempo. Poteva sopravvivere benissimo, lo aveva sempre fatto in fondo.
Eppure ora che avvertiva tutta la fragilità della sua mente, un cristallo troppo delicato perchè potesse contenere l'ingarbugliato fardello dei suoi pensieri senza incrinarsi, sentiva il bisogno di una valvola di sfogo, che fosse una persona, un muro, un cuscino o un albero. Non sapeva se parlarne fosse realmente la cosa giusta da fare, ma spesso aveva sentito di persone che ammettevano "parlarne aiuta, il semplice parlare di un problema lo ha già risolto per metà". Ma considerata la mole e l'entità dei problemi che aveva accumulato negli ultimi tempi non sarebbe bastato uno sfogo su un papiro lungo un miglio.
Mya sollevò leggermente il capo, avvertendo il movimento del ragazzo al suo fianco. Probabilmente stanco del suo silenzio Nathan si era sollevato, avvicinandosi al bordo del basamento, come pochi minuti prima quando era giunto. Mya ancora non aveva compreso il motivo della sua visita, probabilmente era stato mosso solo dalla curiosità, come lei stessa aveva ipotizzato poco prima. Curiosità che ormai doveva aver appagato, a giudicare dalla velocità con cui stava per togliere le tende, anche lui.
La ragazza si ritrovò ad osservare la schiena del ragazzo, dritta e impassibile, stagliata verso le nubi chiare che adombravano il cielo londinese. Erano spalle larghe, e appartenevano ad occhi che guardavano in avanti, verso un luogo e un mondo che lei non vedeva. Non era mai stato facile comprendere gli altri, anzi, Mya non ci aveva mai nemmeno provato, troppo presa a cercar di proteggere il suo di pensiero.
- Te ne vai anche tu? - chiese infine, con la semplicità di una bambina, incrociando le braccia sopra alle gambe raccolte. Nella voce un tono diverso, ma non c'era tristezza né stupore. Semplicemente un tono vuoto, impersonale, di chi crede fermamente di non aver bisogno di una risposta. Gli occhi viola guardavano in alto verso il giovane uomo in piedi, a pochi passi da lei.
Alla fine era sempre lì, a raccogliere ciò che aveva seminato. Piccoli semi inariditi dal tempo, che non avevano trovato terreno fertile sul quale attecchire.
Semi che lei aveva lanciato volontariamente tra le rocce.

 
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view post Posted on 15/1/2014, 21:39
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Io sono poco di compagnia, parlare non è certo la mia passione.
Non ho voglia di condividere idee, o anime.
Per me stesso non sono altro che un blocco di pietra
E dentro quel blocco voglio stare, in santa pace.
È sempre stato così fin dall'inizio
Ho resistito ai miei genitori,
poi ho resistito alla scuola,
poi ho resistito a diventare un bravo cittadino.
È come se tutto ciò che sono stato lo fossi stato fin dall'inizio.
Non volevo che nessuno ci mettesse il naso
E non lo voglio nemmeno ora.


Trafalgar Square ~

Te ne vai anche tu? Le uniche parole dette dalla ragazza come risposta, vedendo il Grifondoro prossimo a sparire come una nuvoletta di fumo; che fosse un modo per dirgli di restare? Nathan a quelle parole si bloccò, quel pensiero di continuare a rimanere in cima a quella torre insieme a lei, lo frenava, più di ogni divertimento che lo attendeva in chissà quale altra capitale del mondo. Lui era prossimo ai Gufo, e pensare solo a divertirsi, a conoscere ragazze di una sera e via, erano cose che a questo punto doveva accantonare, sarebbe stato bello passare la vita a divertirsi e lui dopo tutto era un mago, poteva fare quel che voleva, ma lasciare le cose in sospeso, come lo studio, dopo tutta la fatica fatta, non era proprio da lui. Come riusciva Mya ad annullare tutto quelle cose nella sua testa? Né lo spasso e tanto meno i doveri lo smuovevano quando si trattava di lei, o almeno quando sembrava che avesse bisogno di qualcuno. In fondo era fatto così, lui poteva anche non sentirla per mesi, ma se in qualsiasi momento lei avesse avuto bisogno di lui o anche solo di una compagnia qualunque, mai l’avrebbe trovato sordo a quel richiamo. Non sapeva quanto gliene potesse fregare a quella ragazza che lui c’era, sì insomma, che la osservava da lontano, anche se il loro rapporto non era mai riuscito a decollare veramente, a tratti due caratteri troppo diversi, ma anche vicini nell’orgoglio e nell’egoismo. Tornò col corpo rivolto verso la tassina, che ancora rannicchiata sul basamento attendeva l’ora di tornarsene al Castello o ovunque avesse voluto andare, magari scappare, volare via per una notte lontano dalla scuola, da Londra, e da tutto ciò che teneva in bilico la sua mente. Eppure lui credeva che una ragazza così avesse innumerevoli amici, tante persone che la considerassero in gamba, e altrettanti ragazzi che volevano la sua attenzione, proprio come Nathan durante i primi anni alla scuola; certo se ora Mya avesse voluto dare una svolta al loro rapporto, Lui era sempre disponibile, nell’aspetto era cambiato molto dal primo anno, ma i suoi difetti erano ancora tutti intatti. Possibile che i suoi pensieri fossero del tutto errati, che una come lei fosse sola? Magari era solo un momento passeggero, una brutta serata da dedicare alla solitudine, ma vedere la tristezza in quegli occhi viola pieni di energia, era una cosa che Nathan non riusciva a digerire.
- Ascolta, questa sera la passi con me, prometto che non farò nulla di quello che pensi -
Sorrise avvicinandosi al basamento, per poi piegarsi sulle ginocchia per cercare di allineare il viso con quello della ragazza.
- Voglio solo farti vedere una cosa... te ne vieni via con me? -
Audace più che mai, e col rischio di volare dalla cima della torre, porse la mano alla ragazza, bastava solo che lei la toccasse, un attimo e l’avrebbe portata via; Bellezza vera , arte, musica e.. cibo di alta classe l’attendevano, magari quella sera sarebbe riuscito a riscattarsi per tutte le cose che avevano portato la tassina ad odiarlo, anche più delle maledette zanzare del Lago Nero..
 
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view post Posted on 27/1/2014, 22:26
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"Tra ciò che si vuole e ciò di cui si ha bisogno, vi è una sostanziale Differenza" le avrebbe forse detto qualcuno, un giorno. Una Differenza che a suo modo la tassorosso non riusciva ancora a cogliere. Ma di apparire sciocca agli occhi degli altri non le importava, di certo non credeva seriamente che quel "qualcuno" potesse essere proprio l'avventato grifondoro conosciuto anni prima.
Già. Quanti anni era che lo conosceva? Troppi, a giudicare dalla miriade di frammenti che la memoria si divertì a riportare a galla. Un iniziale e divertente (almeno per lei) diverbio sulla torre di divinazione, un ballo di fine anno dall'epilogo fin troppo discutibile, poi un altro diverbio se non ricordava male. E un altro ancora probabilmente. Un rapimento, poi un incontro di lavoro e infine una proposta che l'aveva trascinata in un'avventura dall'altra parte del globo, che le era quasi costata la vita. *A guardarla così ha un che di tragicomico.*
Quel pensiero le rubò involontariamente un sorriso, ridando agli occhi quella luce decisa che l'aveva sempre contraddistinta, e che per un attimo sembrava aver smarrito. Nathan ora le era davanti, non troppo vicino, forse memore delle passate esperienze, e non troppo lontano, perchè le sue parole risultassero vuote e infondate. La guardava, con quella sua spavalda maschera di sicurezza, e Mya si domandò forse per la prima volta chi vi fosse davvero dietro quella facciata dal temperamento incrollabile.

*Ogni essere umano ha un'ombra, quando vi è tanta luce ad avvolgere il corpo l'ombra quasi scompare agli occhi degli altri. Forse anche lui semplicemente si ricopre di luce...*

Quel pensiero le apparve fin troppo vero, e riconducibile in più punti alla sua vita, seppur nella direzione opposta. Lei, con i suoi toni freddi e la sua imprevedibilità, trasformava ciò che la circondava in buio e mistero, così che la sua ombra vi si confondesse nel mezzo e nessuno potesse scorgerla, né giudicarla. Ma così come non ammetteva il giudizio sulla sua persona, non l'avrebbe fatto con il ragazzo. Se mai le sarebbe stato concesso di osservare più a fondo cosa vi fosse nell'animo di Nathan, sarebbe stato unicamente per sua scelta.
- L'unica volta che ho preso volontariamente la tua mano Scott, ci ho quasi rimesso le penne se non ricordo male... - disse, sfiorandosi il braccio, soppesando la proposta con tono sarcastico. Non si curò troppo di calibrare l'ambiguità di quell'affermazione. Non l'aveva mai davvero obliviato per quella storia dell'animagus, ma era anche vero che Nathan alla fine di quell'avventura non era sembrato nel pieno delle sue facoltà mentali. Quel viaggio li aveva provati parecchio. *Potrei sempre provvedere...*
Mya inclinò il volto lateralmente, mantenendo la presa sugli occhi di lui.
Quella mano tesa in avanti con leggerezza cercava la sua complicità seppure il tono del ragazzo sembrasse non voler accettare repliche, era chiaro che le offriva la possibilità di rifiutare liberamente. Ma non era per timore ne era quasi certa, da Nathan si sentiva osservata in maniera diversa, sembrava quasi lui la rispettasse. Non come si rispetta una persona di cui si teme l'offesa, ma come una persona vicina, cui forse si vuole dare consiglio. Due pari? Non sentiva di aver mai dato lui tanta importanza, né aveva mai mostrato una qualche forma di riconoscenza nei suoi confronti. Verso di lui, come verso tanti altri. Lei che non aveva seminato molti buoni propositi nè ottimi sentimenti negli anni, non sopportava d'essere guardata a quel modo, perchè non lo comprendeva.
E se fosse bastato per una volta affidarsi semplicemente ad un pensiero diverso dal suo? Uscire dal proprio sentiero e seguirne uno atipico, insolito. Osservare, e osservarsi, da un punto di vista totalmente differente dal proprio. Che fosse quella la soluzione più semplice, quella a cui non aveva pensato? Il primo passo fu "non pensare affatto".
Appoggiò le dita della mano destra sul palmo aperto di Nathan con sicurezza, scoprendo la pelle di lui piacevolmente calda rispetto alla sua, più provata dalle temperature serali.
- Dovrai impegnarti non poco allora. Sarà difficile che qualcosa mi stupisca più della visione di un branco di gamberi-delfino, di una scopa biposto dell'anno 1000 e di una colonna di nuvole grande quanto Londra con annessa periferia. - disse con un sorrisetto furbo stagliato sul viso.
Avrebbe potuto elencare un'altra decina di cose strambe che avevano trovato all'interno dell'isola, ma sapeva che anche lui ricordava, i tatuaggi che entrambi riportavano sul corpo ne erano una prova. E in qualche modo, in fondo, li legavano.
- Stupiscimi -




 
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view post Posted on 10/4/2014, 23:33
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Se fra voi c'è qualcuno che si sente abbastanza matto da voler diventare scrittore, gli consiglio va' avanti, sputa in un occhio al sole, schiaccia quei tasti, è la migliore pazzia che possa esserci, i secoli chiedono aiuto, la specie aspira spasmodicamente alla luce, e all'azzardo, e alle risate. Regalateglieli.
Ci sono abbastanza parole per noi tutti.
Parigi !

Fissava Mya col suo solito sorriso, come se tutte le cose passate fra loro non fossero mai accadute, la maggior parte di esse le teneva dentro si sé, nascoste, come le litigate e tutte quelle incomprensioni che avevano caratterizzato il loro rapporto. Ciò che invece mostrava era il suo sguardo, che ogni qualvolta si parasse dinnanzi al viso di quella ragazza, inevitabilmente restava intrappolato, esattamente come la prima volta che lo vide. Di ragazze molto più belle di lei ce n’erano a scuola, e lui non poteva certo lamentarsi delle emozioni vissute con alcune di queste, ma quando vedeva Mya era sicuro di potersi vantare col mondo intero, anche se fosse riuscito solamente a portarla fuori con lui. Ora come ora, neanche era intenzionato ad approfondire il loro rapporto, anche se la Tassina sembrava iniziare a fidarsi di più. Per lui non erano semplici conquiste come spille da portare in petto, questa volta a dispetto di quello che gli altri potevano pensare, le intenzioni di Nathan non avevano alcun secondo fine. Quella sera l’avrebbe portata in un luogo lontano da Londra, lontano dalla monotonia, via da quel pezzo di mondo che conoscevano ormai alla perfezione, e se anche poi non l’avrebbe rivista per settimane o mesi non gli importava, perché in fondo il loro rapporto era così, senza impegno, senza presunte emozioni messe in gioco. Le dita della ragazza si poggiarono sul palmo del Grifondoro, accompagnate da qualche secondo di esitazione, ma alla fine qualcosa l’aveva convinta, si stava fidando di nuovo di lui, aveva accettato quell’invito a fuggire. Forse aveva colpito nel segno quella sera, avrebbe strappato un po’ di felicità da quegli occhi viola così cupi e pieni di pensieri per quel che il mondo le stava rivelando giorno dopo giorno. I suoi occhi chiari si spostarono sulle loro mani unite per poi tornare sul viso della ragazza; ora che avrebbe fatto per stupirla veramente? Beh lui era un tipo romantico, molto romantico, Mya un po’ meno, ma come aveva sempre pensato, la dolcezza di quella ragazza era nascosta dall’indifferenza che aveva verso chiunque, però quella dolcezza c’era. Un luogo, una città che andava vista almeno una volta nella vita, e di certo non un viaggio da fare con quattro amici scalmanati, ben sì con qualcuno da stupire, magari gli occhi di una sognatrice come Mya da poter illuminare di bellezza. Aveva deciso, non era proprio dietro l’angolo, ma ne valeva la pena, chissà cosa avrebbero combinato in quella capitale piena d’opportunità e cose da vedere.
- Non hai imparato nulla in questi anni? - Chiese stingendo la mano della tassina e avvicinandosi di più a lei..
- Io sono totalmente inaffidabile - Sorrise immaginando nella mente quel luogo, che sembrava quasi avvolto dalla magia durante le ore serali, lui c’era già stato quindi poteva dirigere bene il suo potere, sperava solo che Mya avesse una vaga esperienza di un viaggio istantaneo. La magia si attuò non appena esclamò la sarcastica risposta, la ragazza non avrebbe avuto il tempo di ribattere che in pochi attimi sarebbe stata smaterializzata lontano dalla cima della torre di Nelson, per riapparire alla base di un’altra, ma decisamente più alta e maestosa, un simbolo conosciuto in tutto il mondo.

Perché non qui? Perché non ora? Quale posto migliore di Parigi per sognare?

Un viaggio spossato, che ti mette dalla parte di chi si è fatto tre Whisky incendiari di fila, ma in fondo è tutta questione di abitudine e controllo di sé. Non sapeva come Mya avesse vissuto quel breve attimo, ma di sicuro non poteva essere al pari di volare, emozione che unicamente il segreto che custodiva poteva donarle, e sinceramente un po’ la invidiava.
- Mya non so che intenzioni hai, ma stasera questa città è nostra -
Asserì incantato, volgendo lo sguardo sull’immensità della torre e sulle centinai di luci che illuminavano le vie principali.

Mya e Nathan in un viaggio last minute a Parigi, c’era forse da preoccuparsi??
 
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