~ Hold on., Privata.

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view post Posted on 23/6/2013, 14:03
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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*Dunque, dicevamo, gli Atlantidei...* Quel giorno era rimasta in Sala Comune fin da subito dopo le lezioni, aveva saltato il pranzo, incapace in quel momento di sostenere anche la più misera conversazione, figurarsi la presenza di centinaia di studenti. No, piuttosto approfittò di quell'ora in totale assoluta solitudine per terminare il saggio breve di Storia della Magia, aveva accantonato lo studio per vari motivi fino ad allora, ma proprio all'ultimo si imponeva uno sforzo, lo slancio finale, almeno per arrivare al secondo anno, a quel punto il suo Orgoglio sarebbe stato saziato e lei sarebbe stata in grado di schiattare felicemente e in pace.
Intinse nuovamente la piuma nell'inchiostro facendo attenzione a non macchiare inutilmente la pergamena, ogni volta combinava disastri con quella diavoleria, ma quel giorno qualcuno parve averla graziata.
« Signorina Alistine! »
La voce irruppe all'improvviso e lo scatto della mano fu istintivo: una chiazza nuova nuova risaltava proprio lì dove prima si stava prodigando per fare una "a" bella tondeggiante.
*'Tacci tua.* Le era sembrato troppo bello per essere vero.
E poi odiava quel "Signorina" davanti al cognome.
Si girò di scatto per posare lo sguardo irritato su un ragazzetto mingherlino che doveva avere un paio di anni meno di lei, lentigginoso ed evidentemente a disagio.
« Spero tu abbia un buon motivo per irrompere così. »
La velata minaccia parve funzionare a dovere, perché il Tassino sbiancò e iniziò a balbettare.
*Materna, non c'è che dire.* « L-lo è. Sta scoppiando una rissa, in c-corridoio. W-alker e un Ser-Serpeverde. »
Affilò lo sguardo, sbuffando, perché diamine dovevano capitare tutte adesso? Neanche sapeva chi fosse 'sto Walker, ma tanto valeva andare a vedere, avrebbe potuto rappresentare un'interessante svolta nel primo pomeriggio.
« Fammi strada, scricciolo. » *... Ma ti sei vista?*

Tornò in Sala Comune combattuta tra il fastidio per chi dimostrava così poco rispetto per le regole e la reputazione di Casata ed il divertimento che quella scena le aveva trasmesso, un po' le ricordava le numerose zuffe in cui veniva sempre coinvolta in orfanotrofio, ogni giorno riusciva a macchiarsi la pelle di un nuovo livido ma ormai era passato tanto tempo e l'intemperanza stava pian piano andando domata, fatta eccezione per qualche guizzo vivido che mostrava di quando in quando.
La verità era che quel nuovo compito le negava molte delle libertà che aveva, come ad esempio la superficialità o la frivolezza, donandogliene altre ovviamente che tuttavia non ripagavano per intero gli impegni a cui doveva sottostare; tutta quella responsabilità la intimoriva, la soffocava, ogni volta era costretta a ponderare le proprie azioni decine e decine di volte e alla fin fine neanche più si riconosceva. Poi, detto per inciso, quello non era neanche il momento migliore per assumersi una tale carica, dato il trambusto generale.
Diede una rapida occhiata all'orologio prima di impossessarsi nuovamente di penna e calamaio, riprendendo il posto che aveva malvolentieri lasciato; tuttavia l'ora di pranzo era ormai terminata e adesso la Sala era infestata di Tassorosso chiacchiericci e ciarlieri e non troppo di rado anche lei veniva chiamata in causa. Si guardò intorno alla ricerca di Leah o anche di Horus per mollare a loro il peso, ma senza troppi risultati; infine, quando l'ennesimo sfregio andò ad impreziosire la pergamena, decise che sì, per quel giorno avrebbe lasciato tutto così.
Necessitava di aria fresca, di silenzio e solitudine; da troppo oramai si metteva da parte per soddisfare bisogni altrui, era ora di riprendere in mano la situazione, allontanarsi da tutti e da tutto, tornare a respirare.

~ Campo di volo.
Non appena aveva messo piede negli spogliatoi femminili, il cuore aveva rallentato i battiti, i muscoli si erano distesi, la tensione aveva allentato la sua morsa e lei si sentì già più libera, avvolta da quelle mura familiari, le sensazioni ormai note ma sempre vivide; slacciò lentamente la cravatta, sbottonandosi poi i bottoni della camicia, sfilandola per poi sostituirla con una maglia grande il triplo di lei, vecchia e un po' logora ma indubbiamente più comoda. Legò i capelli in una coda morbida, con l'elastico che portava sempre al polso, la bacchetta in un primo momento finì riposta insieme alla spilla ingombrante, ma poi Nia la fece scivolare nella tasca dei pantaloni.
Quel rituale ebbe il potere di tranquillizzarla, far scivolare via tutti i pensieri e decisamente più leggera si avvicinò all'armadio delle scope per estrarre un vecchio manico di scopa, era troppo tempo che non si alzava in volo; l'ultima partita pareva essere stata eoni prima e gli allenamenti stavano rallentando causa esami di molti componenti, lei compresa.
Il terreno aveva perso parte della sua umidità grazie alla fortunata serie di belle giornate che avevano avuto di recente, l'estate era più che mai vicina.
Cavalcò la scopa prima di flettere leggermente le ginocchia e con un salto sollevarsi in aria, la prima vertigine che sempre le ricordava la sua prima esperienza "a cavallo" e poi soltanto familiarità come l'incontro con una vecchia amica.
Chiuse gli occhi sentendo solamente la leggera brezza alitarle sul viso pulito e acerbo, sfiorarle la pelle e accompagnarla in quel volo tranquillo, senza particolari scatti o evoluzioni; solo il piacere di volare.



Edited by MasterHogwarts - 28/4/2014, 14:00
 
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view post Posted on 23/6/2013, 17:07
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Un Platano Picchiatore, la faccia odiosa di von Kraus, poi quella della Aton, una lezione sulle Mandragole, la Stamberga, il cadavere, O'Sullivan, poi Horus, l'aria tesa degli spogliatoi di Quidditch nel pre-partita, il solito occhiolino a Niahndra, Paul e il suo fare ridicolo, Emily e il loro recente bacio, poi l'immagine sfuocata di Sharon, quella di Swan (perché?), l'ufficio della Aton (sempre lei!?) e le parole che si erano detti... poi un precipizio, e lui che cadeva nel vuoto...
*Che cazz...!?* Kevin cadde rumorosamente dal letto, manco fosse stato un sacco di patate. Restò un attimo disteso a terra, con la fronte leggermente imperlata di sudore, a rimuginare su quello stranissimo sogno, all'interno del quale avevano preso vita alcune immagini di quello che gli era accaduto negli ultimi tempi. Il suo respiro si era fatto più affannoso ma, con un sospiro deciso, il Tassorosso riuscì a riprendere il controllo. Socchiuse gli occhi, portandosi una mano nei capelli, riavviandoli con lentezza e sbuffando leggermente. Quello che gli era successo nel sonno non era stata una cosa troppo felice. Anzi, gli era sembrata quasi una scena inquietante. Si rimise a sedere, sempre sul pavimento vicino al letto e si passò la mano sul volto, esibendo una smorfia. Poi, aiutandosi con le braccia, riuscì a rimettersi in piedi, barcollando leggermente. Mentre alzava lo sguardo, un'ombra alla sua sinistra, sulla soglia della stanza, lo fece sobbalzare. Forse stava ancora sognando, il che lo preoccupò subito. Ma, assottigliando gli occhi, Kevin riuscì a distinguere una chioma rossa e una voglia rosea sul volto di un ragazzo di alta statura. Horus lo stava osservando stupito, con le sopracciglia leggermente inarcate. Il biondo lo fulminò con lo sguardo, prima che il compagno potesse proferire parola.

Non ne voglio parlare.

Disse con tono secco. Chissà se Horus si era accorto che ultimamente Kevin non dormiva più tanto bene, assalito com'era dai suoi "incubi". Senza ritrovare la forza di guardare l'amico negli occhi, il ragazzo si vestì ed andò a sciacquarsi il viso. Quando tornò nel dormitorio, Horus stava leggendo, comodamente disteso sul suo letto, e fu per lui un gran sollievo avere una scusa per non disturbarlo. Il biondo si sedette nuovamente sul suo letto, ancora caldo, e si passò una mano sotto al mento, pensieroso. Le lezioni di quella mattina erano state piuttosto noiose (Erbologia, come sempre) e lo avevano indotto a buttarsi sul letto non appena giunto nel dormitorio. Per quello si era addormentato, ed era successo quello che era successo. Guardò l'orologio: era già passata l'ora di pranzo, probabilmente Horus era di ritorno dalla Sala Grande. Lui, ancora una volta, avrebbe invece saltato il pasto. Non sarebbe morto nessuno, ne avrebbe "solamente" risentito la sua fame. Tuttavia, il ragazzo non aveva la minima voglia di restare tutto il pomeriggio all'interno del dormitorio, qualunque attività potesse renderlo occupato. Quel giorno, invece, aveva voglia di uscire, di andare in Giardino, respirare un po' d'aria fresca, godersi un po' di silenzio (non che Horus facesse rumore, sia chiaro), un po' di "sana" solitudine. Poi, riflettendo qualche secondo in più, gli venne in mente quella che reputò una buonissima idea. Si affrettò ad andare a prendere la sua Firebolt (regalatagli da Random Crowell, gesto che non avrebbe dimenticato), preziosamente custodita nel suo baule. Sentì per un momento gli occhi di Horus addosso, al di sopra del libro che stava leggendo. Non facendo caso a tutto ciò, Kevin afferrò la sua sacca e ci mise dentro una sobria maglietta bianca (alla quale aveva tagliato le maniche, in modo da renderla quasi una canottiera) e un paio di comodi pantaloncini corti. Poi, issandosi la saccoccia in spalla e afferrando saldamente la scopa nella mano destra, si diresse verso la porta del dormitorio. Mentre passava dinnanzi al letto di Horus, lo guardò con la coda dell'occhio.

Vado a respirare.

Annunciò, prima di sparire oltre la soglia.



~ Campo di volo

Gli spogliatoi maschili erano un cimitero in confronto all'affollata Sala Comune, riempita dagli studenti che tornavano proprio in quel momento dalla Sala Grande. In ogni caso, Kevin non desiderava altro. La pace che si respirava in quel posto era assoluta, anche con quel piccolo odore di muffa e chiuso che gli arrivava alle narici. Il corpo del Tassorosso si rilassò automaticamente, come se il solo stanziare in quel luogo rinfrescante servisse a calmarlo. Forse era proprio così. Chiuse gli occhi per un momento, mandando la testa all'indietro con un gesto lento, seduto alla solita altezza della solita panca. Improvvisamente, avvertì un nodo alla gola, paradossalmente piacevole, come se stesse per scendere in campo in una partita vera. Era una sensazione strana, quasi un desiderio. La voglia di volare era avvertita da ogni singola particella del suo corpo. Le preoccupazioni erano svanite, come sempre accadeva quando si trovava in quel logo, quando volava. Avrebbe presto accontentato quel suo desiderio.
Si cambiò con tutta la calma del mondo e, quando fu pronto, uscì nuovamente alla calda luce del sole. L'estate era ormai prossima, e quella giornata di sole ne era la prova. Non faceva particolarmente caldo, anche se il suo vestiario avrebbe suggerito il contrario. Ma non era un problema, non avrebbe minimamente patito neanche un po' di freddo. Osservò il campo, le tribune spoglie, una calma quasi surreale. Eppure, guardandosi attorno più attentamente, il Tassorosso poté individuare una sagoma innalzarsi in volo con leggerezza proprio in quel momento. Chi mai poteva essere? Chi mai, poi, poteva aver avvertito quel pomeriggio la sua stessa necessità? Kevin si avvicinò rapido, con la Firebolt vibrante sottobraccio, desiderosa di fendere ancora una volta l'aria. D'altronde, sembrava essere passato un secolo dalla sua ultima partita. Gli occhi etero-cromatici osservarono ancora una volta la figura in volo: era una ragazza, notò dai capelli legati in una morbida coda. Ma, da là sotto, non sarebbe mai riuscito a riconoscerla, anche perché ella gli stava dando le spalle.

Ehi!

Esclamò il ragazzo, in modo da farsi sentire. Appoggiò la saggina della scopa a terra, mantenendo una salda presa sul manico di frassino. La mano sinistra fu portata sulla fronte a mo' di tettoia, in modo da impedire ai raggi del sole di offuscargli la visuale. Presto avrebbe scoperto l'identità di colei che aveva avvertito, come lui, la voglia di volare quel pomeriggio. Presto avrebbe capito se conveniva restare, oppure andarsene.

Finalmente ce l'abbiamo fatta ad aprire. Credo che sarà un piacere ruolare con te :fru:
 
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view post Posted on 23/6/2013, 19:00
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Non si era sbagliata.
Ritagliarsi quel piccolo angolo di cielo era stata una buona scelta, stare in compagnia e distrarsi le avrebbe fatto sicuramente bene, se lo era ripetuta molte e molte volte, tuttavia chiunque ha bisogno di uno spazio personale in cui rifugiarsi quando il mondo all'esterno diventa troppo rumoroso, quando i panni da vestire si fanno troppo stretti e scomodi, quando la mente reclama soltanto calma.
Era cambiata molto da un anno a questa parte, ma un lato di lei ancora stentava a crederci, ancorato alla timida ragazzina che a passo insicuro si era seduta sul treno per Hogwarts inconsapevole di ciò che l'aspettava; in quel periodo ogni occasione era buona per passare inosservata, chiudersi a riccio a dispetto dei buoni propositi che la vedevano visibilmente più aperta e socievole; inutile specificare che non era andata così.
Era stato strano all'inizio, nonostante spesso non ce ne fosse stato bisogno, lei si era sentita in dovere di mantenere le distanze con tutti, senza lasciarsi avvicinare minimamente e regalando mutismi e risposte sarcastiche neanche fossero state pane; c'era voluto del tempo prima di rendersi conto che non avrebbe potuto passare in quelle condizioni sette anni della sua vita e volente o nolente, quando le persone le vedi ogni giorno, quando ci dormi, mangi, parli, alleni insieme alla fine è davvero difficile rimanere impassibili.
Lei non ce l'aveva fatta. Ed era un bene.
Aveva continuato nel suo anonimato, imperterrita, tuttavia qualcosa lentamente cambiava giorno dopo giorno senza che lei se ne accorgesse, non era possibile rimanere nell'ombra così a lungo, prima o poi si doveva crescere, assumersi le proprie responsabilità,
mostrarsi.
Inspirò l'odore di legno vecchio, c'era qualcos'altro oltre alla familiarità del luogo, qualcosa di diverso ma che tuttavia non stonava nel complesso; aprì lentamente gli occhi prima di guardarsi intorno, fece un rapido giro tutt'attorno, ma non c'era niente che la disturbasse, niente che balzasse all'occhio ormai allenato.
*Silenzio.* Era dunque la mancanza di rumori ad aver attirato la sua attenzione? Un dettaglio tanto infimo quanto prezioso, era abituata al vociare della folla, alle urla, agli striscioni, agli incoraggiamenti, alle beffe, allo speaker che istante per istante commentava la partita dandole un'idea sommaria di ciò che avveniva intorno; pareva sciocco soffermarcisi eppure quel silenzio era ben diverso da quello che solitamente si imponeva durante il gioco, quando si escludeva da tutto e da tutti fatta eccezione per i giocatori in campo. Non c'era la pressione, non c'era l'adrenalina, nessuno la obbligava a tenere le barriere alzate, i sensi vigili, i nervi domati, poteva semplicemente essere se stessa, togliere il freno ai pensieri e lasciarsi andare.
« Ehi! »
Si perse.
La mano perse la presa per un attimo prima di riconquistarla, il cuore perse un battito prima di riprendere a battere vigorosamente, e lei perse come minimo dieci anni di vita; torse il busto di scatto incurante della fitta che le risalì fino al collo per il movimento improvviso, chi mai poteva essere giunto fin là a turbarla in un momento di raccoglimento, chi era riuscito a scovarla persino lì, fuori dal castello?
*Oggi proprio non dev'essere giornata* Fu tentata di ignorare il richiamo, fingere di non aver sentito e volarsene via indisturbata, ma ormai era inutile far finta di niente e perciò fece dolcemente leva sul manico per compiere una virata e avvicinarsi lentamente alla figura che man mano acquisiva tratti sempre più nitidi; notò la Firebolt al suo fianco e con un sopracciglio inarcato comprese, dunque la loro sintonia si spingeva fin lì? Fino a condurli inconsapevolmente su quello stesso campo? Buffo, quasi.
« Oh, sei tu Kevin. » Toccò terra e dopo aver sistemato dietro l'orecchio una ciocca di capelli molesta, tornò a guardare il ragazzo dalla chioma di grano.
A quel punto chiedergli il perché fosse arrivato fin lì sarebbe stato completamente inutile, odiava le domande superflue e quelle che implicavano una riflessione troppo personale, piuttosto si chiese se sarebbe stata in grado di spartire il territorio per quel giorno. Probabilmente sì.
Indicò la Scopalinda e poi la Firebolt.
« Un volo? »

 
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Alla sua esclamazione la figura in volo sussultò (riuscì a notarlo anche da quella distanza) e, con un gesto rapido ma allo stesso tempo aggraziato, eseguì una virata, per poi venirgli incontro frontalmente. Kevin squadrò la sagoma in avvicinamento, che via via assumeva un aspetto sempre più familiare. Non appena la figura fu abbastanza vicina, il Tassorosso poté riconoscere una minuta ragazza dai capelli castano scuro e dagli occhi di un azzurro vivace. La riconobbe: Niahndra Alistine stava per atterrare proprio di fianco a lui. Proprio Niahndra, quella misteriosa e silenziosa ragazza che poco si incontrava in giro per il castello, quella ragazza che lo aveva accompagnato nella loro "avventura" allo zoo, la compagna di squadra con cui Kevin aveva creato la sintonia più forte, ma nessun legame particolare. Era stata forse proprio la loro sintonia, la loro intesa a portarli in quel luogo lo stesso giorno? Probabilmente era un semplice caso, ma il ragazzo sorrise a quel pensiero.

Oh, sei tu Kevin.

Niahndra lo stava guardando, era già atterrata e si stava aggiustando una ciocca ribelle. Il ragazzo le esibì un sorriso, che tuttavia non si estese ai suoi occhi. La squadrò per un momento, mordendosi quasi involontariamente il labbro inferiore.

Carina la maglietta.

Scherzò, accennando col capo alla maglia larga il triplo della ragazza che Nia indossava. Il suo sorriso si allargò leggermente e i suoi occhi si socchiusero leggermente, mentre la sua testa si piegava quasi impercettibilmente di lato. Poi, in un momento di maggiore lucidità, pensò che, come lui, Niahndra era probabilmente giunta al campo alla ricerca di un po' di solitudine, di un po' di calma, di silenzio. E lui, in tal caso, aveva rovinato il momento di pace della ragazza. Tuttavia, l'imminente invito di quest'ultima fece cadere ogni sua preoccupazione.

Un volo?

Suggerì la compagna accennando alle loro scope. Kevin la guardò con interesse, mentre un mezzo sorriso compariva nuovamente sulle sue labbra. Si passò una mano nei capelli, già leggermente arruffati, prima di rispondere.

Un volo, con la mia Cacciatrice preferita... Si, credo che volerò con te, Niahndra Alistine.

La sua risposta assunse una piccola sfumatura di ironico, ma il ragazzo era serio. Osservò la sua Firebolt, poi la Scopalinda di Niahndra (esattamente come aveva fatto la ragazza in precedenza) e fece una piccola smorfia.

Aspetta solo un minuto.

Disse alla ragazza, prima di voltarsi e, con la scopa sottobraccio, avviarsi nuovamente verso gli spogliatoi maschili. Quando fu dentro, raggiunse il suo armadietto, lo aprì e posò la Firevolt al suo interno, chiudendolo poi a chiave. Subito dopo, si voltò ed osservò l'intero spogliatoio, alla ricerca delle scope che la scuola dava in dotazione per i ragazzi del primo anno. Ne trovo una accatastata in un angolo, con la saggina evidentemente irregolare ed il manico leggermente consumato. Riprendere in mano una Scopalinda fu una sensazione strana, ma divertente. Rapidamente, uscì dallo spogliatoio ed a passo svelto raggiunse Niahndra dove l'aveva lasciata.

Per solidarietà... non volevo farti sentire a disagio.

Spiegò il ragazzo, leggermente divertito, mentre accennava alla sua Scopalinda. Riflettendo, poi, si accorse di una cosa: si stava rivolgendo a Niahndra come se la conoscesse da una vita, quando i due si incontravano solamente in rare occasioni. Non si seppe spiegare il perché di tutto ciò, di tutta quella familiarità, ma, alla fine, non gli interessava. Era giunto in quel luogo proprio per non pensare, perché doveva perdersi in inutili preoccupazioni?

Voliamo.

Sentenziò il ragazzo, con tono dolce ed intenso. Mai si era trovato a ricevere o a fare un invito del genere, e sorrise a quel pensiero. Regalò un'ultima occhiata a Niahndra, prima di cavalcare la Scopalinda con un rapido gesto. Le sue ginocchia si piegarono leggermente ed il ragazzo si diede una bella spinta con le gambe verso l'alto, tenendo entrambe le mani strette attorno al manico. L'aria gli accarezzò il viso, scompigliandogli leggermente i capelli. I suoi muscoli, quindi, si rilassarono spontaneamente, gli occhi si alleggerirono. Tornava a volare, dopo quella che era sembrata un'eternità. Le sensazioni erano sempre le stesse, magnifiche. Sembrava sempre una prima volta.
Ed era sicuro che anche Niahndra avrebbe condiviso quel piacere.
 
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Forse, tutto sommato, era stata anche abbastanza fortunata nell'incontrare una persona che comunque conosceva, in quel soporifero primo pomeriggio; d'altra parte la coincidenza era comunque strana, data appunto l'ora inusuale. Non aveva frequentato abitualmente il campo, non di recente, quindi non poteva sapere chi dei due al momento fosse il vero intruso, ma dopotutto, si disse, non era necessariamente così importante; in un primo momento aveva temuto che quell'incontro avrebbe segnato la fine del suo tentativo di "rilassarsi", ma il Tassorosso aveva immediatamente dissipato i suoi dubbi, più o meno consciamente, esordendo in modo frivolo e leggero.
Subito dopo averlo guardato confusa per un istante, aveva abbassato gli occhi sulla propria maglietta logora e consunta - notò persino un piccolo forellino esattamente nei pressi della cucitura in basso - e ridacchiò immaginando come altri dovessero vederla dall'esterno in quel preciso momento: un nano da giardino un po' scarmigliato avvolto alla bell'e meglio in un sacchetto della misura sbagliata.
Tornò a guardare il ragazzo che aveva intanto abbassato la mano che schermava gli occhi, lasciando che i raggi del sole iniziassero a creare giochi di luce e riflessi sul suo volto, per questo non riusciva a distinguerlo bene, benché le fattezze generiche e più approssimative le fossero tutto sommato familiari.
« Grazie, sei molto elegante anche tu. »
Probabilmente la sua proposta doveva averlo confuso un po', sapeva di non essere nota per la sua espansività e ricordava molto bene anche come aveva sviato i tentativi del compagno di sapere un poco di più sul suo conto, forse Kevin si sarebbe sentito maggiormente a proprio agio se lo avesse invitato a ballare o cose del genere, visti i raffinati indumenti che entrambi vestivano; si prese del tempo e proprio quando arrivò a credere che avrebbe rifiutato lasciandole nuovamente la sua solitudine, si riprese.
« Un volo, con la mia Cacciatrice preferita... Si, credo che volerò con te, Niahndra Alistine. »
Alzò leggermente il mento, negli occhi un lampo di divertito ammonimento; e così quel ragazzo adorava giocare col fuoco. Il tono si era fatto leggermente sarcastico, proprio alla fine, giusto quel che bastava perché Nia credesse che non fosse adulazione - del tutto immotivata, tra l'altro - quanto più vera e propria ironia; non seppe come interpretare quella baldanza appena accennata e tenuta a freno dall'espressione invece seria che in modo inevitabile compensava il registro decisamente informale, ma di certo apprezzò l'abilità con cui fino ad allora l'aveva tenuta sulle spine senza mai lasciare intendere una o l'altra cosa.
*Uh, lusingata.*
Strinse con più forza le dita sul manico levigato dall'utilizzo, avvicinandolo a sé con l'evidente intenzione di sollevarsi nuovamente in volo; sciocco perdere tempo adesso che finalmente i convenevoli erano stati portati a termine, tuttavia non aveva fatto i calcoli con la persona che invece le stava di fronte; inarcò un sopracciglio evidentemente frastornata da quell'indugiare, ma non ebbe modo di verbalizzare le sue domande data la velocità con cui si svolse tutto.
Vide il ragazzo allontanarsi velocemente per sparire nuovamente negli spogliatoi maschili e di nuovo sola Nia allargò le braccia con fare eccessivamente esasperato, poi parve farsene una ragione e scosse le spalle; era veramente curiosa di sapere cosa ci fosse di così importante che meritasse il dispendio di altro tempo, fosse stato pure il testuale "minuto", sta di fatto che si ritrovò lì in mezzo al campo, sola e in attesa con fare decisamente poco sveglio.
Dapprima ingannò il tempo guardando le nuvole e scorgendo in quei battufoli candidi le forme più disparate, successivamente spostò la scopa da una mano all'altra per un paio di volte - per poi ritornare nella posizione iniziale giudicata più comoda - e quando fu stanca anche di quello iniziò ad allineare con il piede qualche piccolo sassolino.
Tornò a guardare nella direzione da cui sarebbe tornato il Tassino non appena avvertì un leggero rumore di passi svelti.
« Sono passati settantadue secondi, hai da dire qualcosa in tua discol- » Nah, che credete, mica li aveva contati veramente... o magari sì, sta di fatto che si bloccò proprio sul finire della frase quando notò che al posto della veloce Firebolt adesso recava con sé una scopa gemella a quella di Nia; ora, lei non poteva ancora possedere un manico di scopa tutto suo, causa forze maggiori, e ciò l'aveva sempre un po' irritata pur senza svolgere mai un ruolo determinante nell'impegno che immancabilmente non dimostrava.
Quale era dunque il suo scopo? Incosciente il cucciolo inesperto sfidava il pericolo, avanzando intrepido incontro all'ignoto; voleva soltanto divertirsi un poco a sue spese, o davvero la sua mancanza di rispetto - come voci di corridoio volevano insinuare - sfiorava tali livelli?
Ma alla fine, chi tra i due era il cucciolo inesperto? Kevin era più grande di lei e frequentava già il secondo anno, perciò sarebbe stato più ragionevole pensare che sarebbe stata lei a dover mostrare più rispetto ciò nonostante c'erano altri fattori da valutare.
« Per solidarietà... non volevo farti sentire a disagio. »
Lo sguardo s'indurì per un istante, le labbra si contrassero di riflesso, prima che la lucidità avesse modo di valutare tutti i possibili modi di interpretazione che conosceva; per una che era andata in cerca di situazione molto "easy" la stava prendendo un po' troppo sul serio.
Osservò il ragazzo salire in sella alla scopa, mentre cercava disperatamente di mantenere un contegno incurante della risata che le stava salendo alla gola, fremente di manifestarsi; non ci riuscì e alla fine dovette veramente ridere di cuore, scuotendo la testa.
« ...Vanesio. Non sei nient'altro che un vanesio, Kevin Confa e prima o poi mi vendicherò. »
Ancora col sorriso sulle labbra si preparò ad alzarsi in volo, flettendo le gambe e dandosi una leggera spinta verso l'alto fino a raggiungere il ragazzo; dopo l'iniziale rigidità dovuta alla situazione sconosciuta in cui si trovava, si rese finalmente conto che di certo non era la prima volta né l'ultima in cui avrebbero volato affiancati, nonostante l'assenza di adrenalina e rivalità, ma a quella avrebbe potuto benissimo rimediare.
Si posizionò meglio sulla scopa, manovrando il manico in modo tale da fare un mezzo giro intorno al biondo.
« Mmh, ci sono, forse temevi che la sconfitta sarebbe stata troppo umiliante in sella alla Firebolt. » Nessuno lì, aveva mai parlato di una fantomatica sfida, né tanto meno di un'eventuale gara come invece la sua frase lasciava intendere; non avrebbe aggiunto altro, lasciando che le parole vagassero letali per colpire lì dove l'Orgoglio fa più male.

 
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Dopotutto, andava bene. Andava bene Niahndra, andava bene condividere quel pomeriggio, nato all'insegna della solitudine e della calma, con lei. Non poteva di certo lamentarsi: di tutte le persone che avrebbe potuto incontrare quel giorno aveva trovato una faccia conosciuta, e poteva affermare senza problemi che quella ragazza gli stava simpatica. Recentemente, insieme, avevano affrontato una sorta di "avventura" all'interno dello zoo magico di Londra. In quell'occasione, nonostante lo strano fatto in cui erano rimasti coinvolti i due ragazzi (il furto di un uovo di drago), Kevin aveva provato a fare davvero conoscenza con Niahndra, ma senza successo. Forse quella era stata un'occasione un po' troppo particolare, ma sapeva anche che la ragazza era un po' introversa e che amava fare la solitaria. Conoscerla sarebbe stato difficile, ma non impossibile. Sorrise, pensando nuovamente all'intesa che c'era tra loro all'interno del campo da Quidditch, in sella alle loro scope. Quell'intesa, o una semplice coincidenza, li aveva portati lì quel giorno, nello stesso luogo e allo stesso momento. Ora dipendeva solo da loro.
La ragazza lo guardò confusa per qualche istante, prima di abbassare lo sguardo sulla sua maglietta. Kevin cercò (senza troppo successo) di sopprimere un sorrisetto divertito, mentre guardava Niahndra che analizzava il proprio vestiario. Anche la compagna sembrava divertita, d'altronde quella maglietta consumata ed estremamente larga rispetto al suo esile fisico avrebbe fatto sorridere (ridere) chiunque.

Grazie, sei molto elegante anche tu.

Fu la replica della ragazza e Kevin le sorrise. Poi, esattamente come aveva fatto la compagna precedentemente, anch'egli analizzò meglio il suo vestiario: la maglietta, consumata e logora, non aveva nulla da invidiare a quella di Niahndra e le maniche tagliate a mano lasciavano credere che si fosse imbattuto in qualche strana creatura all'interno della Foresta Proibita. I pantaloncini corti, forse, avrebbero sviato un po' quell'assurda immagine, lasciando capire che il ragazzo aveva solamente tentato di vestirsi sportivo. La ragazza parve divertita ma allo stesso tempo confusa dalle sue precedenti parole, tanto che gli dedicò un'occhiata quasi di ammonimento. Kevin fece spallucce, sorridendo leggermente. Non aveva mentito: Niahndra era la sua Cacciatrice preferita e, ovviamente, avrebbe volato con lei.
Quindi, era andato a prendere la Scopalinda negli spogliatoi e, noncurante dell'espressione sorpresa ed indignata della ragazza, si era apprestato a prendere il volo. Si era voltato poco prima di innalzarsi con la sua scopetta, per riservare un ultima occhiata divertita alla compagna. La sua occhiata, tuttavia, andò in contrasto con quella a tratti dura di lei. Kevin alzò un sopracciglio, ma lo sguardo di Niahndra si addolcì via via e la ragazza si abbandonò ad un'autentica risata, scuotendo la testa. Kevin sorrise a quella scena, stringendo la presa sulla Scopalinda e flettendo le ginocchia. Le parole della ragazza gli arrivarono alle orecchie proprio mentre si innalzava in volo.

Vanesio. Non sei nient'altro che un vanesio, Kevin Confa, e prima o poi mi vendicherò.

Quell'affermazione gli strappò un sorriso, mentre un venticello leggero gli accarezzava il volto. Vanitoso? Lui? Forse, ma non eccessivamente. Ancora con i resti del precedente sorriso, fermò la scopa a mezz'aria ed attese che Niahndra si innalzasse in volo a sua volta. La ragazza lo raggiunse presto e fece un mezzo giro intorno a lui.

Mmh, ci sono, forse temevi che la sconfitta sarebbe stata troppo umiliante in sella alla Firebolt.

Kevin alzò un sopracciglio. Niahndra lo stava provocando, e lui avvertì immediatamente qualcosa muoversi all'interno del suo corpo. Forse era un pizzico d'orgoglio, raggiunto da quella frase, che si agitava e lo incitava a smentire quelle parole. Sorrise, anche se l'espressione non raggiunse il suo sguardo, ora intenso e letale, indirizzato proprio verso le iridi azzurrine della ragazza.

Così non vale, Niahndra, stai cercando di provocarmi.

Commentò divertito, mantenendo la mano destra aggrappata al manico di scopa e lasciando il braccio sinistro penzoloni di fianco al suo corpo.

Non mi risulta che qualcuno abbia parlato di una gara, cara. Ma, in tal caso, potrei darti qualche lezione di Volo. Potrei dimostrati che non conta la scopa, ma colui che la cavalca.

Rivolse un occhiolino divertito alla ragazza alla fine della frase. Niahndra lo aveva provocato, e lui sarebbe stato al gioco. La guardò attentamente, perdendosi per un attimo in quei vispi occhi azzurri. Riacquistò lucidità e distolse lo sguardo, portandolo all'orizzonte.

... o forse non ti senti all'altezza.

Aggiunse, con tono malizioso. Quella frase poteva avere anche un doppio senso, visto il neanche un metro e mezzo di altezza della ragazza, ma tutto dipendeva dall'interpretazione di quest'ultima. Non voleva offenderla, tutt'altro. Voleva solo ripagarla con la stessa moneta. Un pezzo del suo orgoglio per un pezzo di quello della ragazza.
Quel pomeriggio si sarebbe divertito. Senza ombra di dubbio.
 
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view post Posted on 28/6/2013, 01:06
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Azione e reazione.
Stava tutta lì la questione, Nia agiva per impulsi, plasmandosi a seconda dei fattori esterni; si adattava, per certi versi, rapida tendeva a cambiare il proprio modo di fare, gli atteggiamenti, le analisi a seconda delle risposte - verbali o meno - che riceveva ed era questo forse a far sì che la sua mente risultasse così intricata da renderle spesso la vita impossibile, pensare diventava deleterio dopo un po'.
Ma c'erano sempre quei tasti sensibili che, se sfiorati anche solo inavvertitamente, reagivano di riflesso sempre nella stessa maniera, non rientravano nella sua sfera di autocontrollo, si elevavano indomabili e senza disciplina; era difficile fare i conti con quei tasti e non sempre ci riusciva, capitava perfino che non si rendesse neanche conto di essersi comportata in modo istintivo, credendo invece di possedere una padronanza che in quel momento non c'era.
Tuttavia poco importavano i motivi che avevano portato la sua lingua lesta a rispolverare la sua capacità di invettiva, era sempre un piacere risvegliare quel repertorio; Nia viveva di sfide, o almeno così amava credere, la stuzzicavano, inducevano la sua mente a concentrarsi solo su una cosa invece di divagare senza meta come spesso accadeva.
Dopotutto non sembrava essere l'unica a gustarsi la situazione, se il leggero sorriso che aleggiava sulle labbra di Kevin poteva essere interpretato come indice di qualcosa; si era divertito tanto a deriderla prima, quindi perché non reclamare la propria parte adesso? Si era indignata? Sì, in un primo momento certamente, ma se anche si era ripromessa di non attaccarsi troppo a questi giochi infantili, niente le vietava adesso di riscoprire il medesimo piacere.
Con ogni probabilità il Tassorosso non si era premurato di prendere in considerazione la minaccia scherzosa che gli aveva rivolto precedentemente, l'aveva ignorata in modo sciocco e dunque quello era lo scotto da pagare; aveva parlato di vendetta, non di tempi, né di modi in cui avrebbe potuto attuarla: d'altra parte si sa,
la vendetta è un piatto che va spaccato in testa, e lei non lo intendeva per forza di cose in senso letterale.
Sbeffeggiante l'aveva circondato, forse era passato come un movimento casuale o del tutto immotivato, tuttavia non era affatto così, paziente si stava preparando l'esca, consapevole che il pesciolino avrebbe abboccato.
Esultò quando sul volto di lui vide danzare il riflesso della sfida, era semplice alla fine, l'uomo era nato per braccare, per provare sulla pelle il brivido della caccia, la lotta per il bottino, la paura, la furia, l'esaltazione; non restava che accontentarlo, fornirgli una preda fittizia e godersi lo spettacolo: neanche pensò ai possibili esiti, quella era già una vittoria.
« Così non vale, Niahndra, stai cercando di provocarmi. »
Oh, non valeva; dunque adesso c'erano anche delle regole, bene.
Sgranò gli occhi stupita, palese la menzogna nell'espressione.
« Io...? » La mano che andava ad indicare se stessa. Ma soprattutto, « ... cercando? » Oh, no, era diverso, ci stava riuscendo, e quella era tutta un'altra storia.
Eccome.
Neanche dovette attendere per ricevere soddisfazione, rapido il ragazzo aveva replicato dimostrando una sagacia che mai lei aveva avuto modo di testare, sagacia, sfrontatezza e... era boria quella che avvertiva pulsare latente?
"... ma chi la cavalca."
Chi, fra i due, fino a prova contraria aveva passato più tempo su quel catorcio? Era quello il lato negativo di chi poi si abitua agli agi e alle comodità del progresso, Kevin aveva avuto modo di adagiarsi, prendere confidenza con la nuova scopa e dimenticarsi degli scompensi che una banale Scopalinda poteva presentare: a lei non era permesso; ormai era avvezza, sapeva bene come gestirla.
E l'occhiolino del compagno, un rituale ormai che si ripeteva di partita in partita, rese il tutto maggiormente verosimile, poteva avvertire adesso quel balsamo benefico chiamato adrenalina iniziare a scorrerle nelle vene, solo che la sensazione fu diversa; solitamente affiancati, adesso gli schieramenti erano opposti, i fini che normalmente condividevano adesso non prevedevano alcun tipo di collaborazione, erano bravi nel gioco di squadra, ma gareggiando egoisticamente?
Magari era proprio quella individualità che entrambi, che lei, andava ricercando, qualcosa di diverso invece che un punto in comune, qualcosa che li distinguesse.
Lo osservò distogliere lo sguardo e per un attimo temette che avrebbe ritirato tutto, ma fu qualche istante e poi il viso si riaccese di nuova furbizia; che vi fossero o meno più piani di interpretazione, Nia non li colse, o forse semplicemente non le interessavano più.
« A tuo piacimento. Anche qui, anche subito. » Raddrizzò la schiena, dandogli carta bianca sulle condizioni.
Azione e reazione, Nia agiva per impulsi.

 
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view post Posted on 30/6/2013, 14:24
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Vanitoso. Quella parola echeggiò ancora una volta nella sua mente. Niahndra lo aveva accusato di esserlo, ma a lui non era parso di sembrare tale. No, forse la ragazza non capiva quello che il Tassorosso aveva passato negli ultimi tempi, non era un atteggiamento borioso il suo, tutt'altro... eppure, ora nella sua mente nascevano dei dubbi. Se Niahndra lo aveva definito in quel modo, o stava solamente scherzando, oppure aveva ragione di pensarla a quella maniera. Kevin rifletté, stringendo maggiormente la presa sul manico di scopa e osservando con sguardo pensieroso la ragazza. A primo impatto, aveva riso all'affermazione della compagna, ma ora... perché tutti quei pensieri? Perché si faceva così tanti problemi? Un tempo non si curava minimamente del pensiero della gente. Scosse la testa e represse una smorfia di disappunto, prima di riuscire a scacciare via tutte quelle preoccupazioni infondate. Paradossale come un semplice aggettivo, buttato lì forse in maniera scherzosa, potesse innescare un meccanismo così complesso nella mente di una persona. Ma forse era solo un problema suo. Guardò Niahndra, stavolta con più lucidità, e si chiese se sarebbe mai riuscito a conoscere veramente quella ragazza. Probabilmente no, perché sarebbe stata lei stessa ad impedirglielo, ma tanto valeva provare. Prima, però, doveva farle pagare quella sfrontatezza. Lei aveva cercato di ferire il suo orgoglio, ed in piccola parte c'era anche riuscita. Voleva quella gara? Bene, l'avrebbe avuta. D'altronde, era la legge dell'universo: "Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria". Valeva per tutti, e lui le avrebbe mostrato la sua reazione.
Quella scena, comunque, aveva un ampio lato che lo divertiva, ed era sicuro che perfino Niahndra se la stava in qualche modo godendo. Il biondo sorrise, scuotendo la testa e mordendosi il labbro inferiore con un gesto quasi involontario. Quella ragazza era così imprevedibile. La osservò attentamente, allentando stavolta la presa sulla Scopalinda, ripensando alle parole che le aveva appena detto. Eppure, sembrava che Niahndra credesse di avere il pieno controllo della situazione, di reggere il coltello dalla parte del manico. No, si sbagliava, non era lei a condurre il gioco, e nemmeno Kevin, se per questo. Entrambi si dovevano adeguare, perché in quel "gioco" nessuno dei due aveva il comando. Come ogni uomo avrebbe fatto, Kevin, attaccato all'orgoglio, aveva accettato la sfida della ragazza, ma quello non era segno di stupidità. Ora, uno strano brivido, forse di adrenalina e tensione, percorse la schiena del ragazzo, mentre la compagna commentava le sue parole.

A tuo piacimento. Anche qui, anche subito.

Il Tassorosso, che aveva distolto lo sguardo, tornò ad osservare la concasata, lo sguardo leggermente stupito ed interessato. Sorrise, le labbra si piegarono in una leggerissima e sottile curva. L'adrenalina entrò in circolo, automaticamente. Alcuni suoi muscoli erano tesi, ora. Ma il ragazzo non si mosse e restò ad osservare la compagna. Fece un cenno col capo e, con tono leggermente divertito ma risoluto, asserì.

Prima le signore.

Quindi attese, entrambe le braccia strette al manico e tutti i muscoli in tensione, in attesa di qualcosa, qualsiasi cosa. Sarebbe stata Niahndra a decidere, lui avrebbe agito di conseguenza. Era pronto.

Azione e reazione. Valeva per entrambi.

 
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view post Posted on 4/7/2013, 13:55
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Si fronteggiavano, adesso, entrambi immobili, entrambi sicuri di poter prevalere sull'altro, alcun dubbio, alcuna titubanza solo solida determinazione; era una delle rare volte in cui Nia si concedeva il lusso di sentirsi all'altezza, pronta, carica, una delle rare volte in cui cedeva all'autostima, arma a doppio taglio, la schiena dritta, una piega ironica sulle labbra e lo sguardo fermo sul ragazzo.
Non si può pretendere di gettare il sasso e nascondere la mano, non quando si mira a ferire, più o meno volontariamente ed era un'altra cosa che aveva incuriosito la Tassina; per qualche ragione che lei non riusciva a comprendere, nonostante il tempo passato insieme sul campo, nonostante l'intesa, in quel momento non c'era altro che "ostilità", non c'era stato tempo per i convenevoli che solitamente l'annoiavano, nessuna cortesia.
Eppure, si sentiva bene. Fresca, leggera, la sfida ormai la dominava tuttavia non erano sentimenti negativi - non troppo almeno - ad averla costretta in qualche modo, una volta scesi dalle scope per lei non sarebbe cambiato nulla: era un gioco.
Un gioco in cui si era vista quasi forzata a partecipare ma che paradossalmente aveva iniziato lei, nonostante lo sprint iniziale di Kevin che probabilmente era stato del tutto involontario; un gioco che avrebbe portato a termine. Era andata ricercando tranquillità, aveva trovato uno stimolo.
Grazie.
Il Tassorosso mostrava la solita espressione che si doveva leggere sul volto di lei, e in un lampo seppe per certo che malgrado l'apparente cavalleria con cui le lasciava decidere i dettagli, non le avrebbe riservato nessun trattamento di favore, nessuno sconto esattamente come si sarebbe aspettata; avrebbe potuto passare oltre quelle frecciatine sarcastiche, contro le stoccate, ma un comportamento del genere l'avrebbe decisamente umiliata.
No quella situazione aveva troppo da offrire perché entrambi cedessero alle lusinghe invece di prestare ascolto solo all'Orgoglio, si era lanciata troppo oltre perché adesso potesse risparmiarsi, e non l'avrebbe fatto, oh no; rispettava il ragazzo e lasciargli anche solo un minimo margine avrebbe significato mancargli di rispetto, almeno secondo il suo pensiero, avrebbe lottato invece, dando fondo alle proprie risorse, aspettandosi altrettanto, nonostante la natura apparentemente sarcastica della faccenda.
Arricciò il naso in una smorfia di disappunto che non riuscì a reprimere del tutto, prima di sbuffare divertita;
signora proprio era l'unico nomignolo che ancora non le era stato affibbiato. « Mi piace questo gioco, Kevin. »
Perché non renderlo più divertente, quindi? Avida, adesso voleva di più, o magari semplicemente lo trovava il modo migliore per ottenere quello che da tempo si era trovata a desiderare più o meno insistentemente.
« Perché non lo rendiamo più allettante? Una richiesta avanzata prima di iniziare. Niente di esagerato, e chi dovrà pagare pegno potrà mettere dei limiti. » Scrutò lo sguardo dell'altro per un paio di istanti, curiosa di vedere quali pensieri guizzassero sul suo volto alle parole della Tassina.
« La tua Firebolt. » Un sorriso divertito prima che il biondo potesse controbattere. « In prestito per qualche giro. » Non le pareva una richiesta eccessiva, magari si era mantenuta fin troppo contenuta, ma era un pensiero che l'aveva folgorata da tempo ormai e adesso si presentava l'occasione di soddisfare quel desiderio.
« E' quello che ti chiedo nel caso dovessi vincere. Tu? »
Dubitava che avrebbe avuto motivo di rifiutare quell'ulteriore clausola nella sfida, dopotutto il prezzo almeno per lui non doveva essere insostenibile, no?
E non appena il ragazzo avesse deciso il proprio premio, lei gli avrebbe spiegato ciò in cui consisteva l'idea della gara; qualcosa di sciocco e veloce, un po' infantile ma abbastanza impegnativo da divertirla.

 
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view post Posted on 9/7/2013, 15:21
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Rimase con i muscoli tesi per molti secondi, aspettandosi qualcosa da Niahndra, anche un piccolo movimento; eppure, la compagna non si mosse, non partì. Un lieve accenno di sorriso tornò ad aleggiare sulle sue labbra, mentre Kevin si rilassava nuovamente. La ragazza voleva quindi giocare, ed aveva preso anche fin troppo sul serio la questione. Il biondo si trovava quindi costretto a fare altrettanto, vista la situazione. Già, avrebbe accontentato la concasata, concedendole tutta la sua attenzione per quel pomeriggio. L'intesa sarebbe sempre esistita, ma in quel momento i due non potevano avvertirla, erano in competizione. Eppure, nonostante tutto, doveva ringraziare Niahndra, che era riuscita a dargli qualche stimolo, a riempire quel pomeriggio, che altrimenti sarebbe trascorso nella monotonia più totale. Forse sarebbe stato più sopportabile di altri, in sella alla sua Firebolt, a cullarsi tra le folate di vento, ma sarebbe stato comunque un qualcosa di solitario, che avrebbe fatto male. Era da tempo che rifletteva, forse era arrivato il momento di fare qualche decisione importante. Ma, ancora una volta, avrebbe rimandato. Aveva altre cose a cui pensare, per il momento.

Mi piace questo gioco, Kevin.

Kevin annuì, con un'espressione divertita. Un gioco, giusto, perché quello non era altro. I due stavano giocando, l'uno con (o contro) l'altra. Eppure, forse a causa degli orgogli feriti, i ragazzi avevano preso quel gioco con estrema serietà, rendendolo una sfida importante e carica di tensione. Era stata Niahndra ad accendere la miccia, e Kevin non aveva fatto nulla per tirarsi indietro.

Perché non lo rendiamo più allettante? Una richiesta avanzata prima di iniziare. Niente di esagerato, e chi dovrà pagare pegno potrà mettere dei limiti.

Il ragazzo alzò un sopracciglio, sorpreso da quella improvvisa aggiunta. Niahndra voleva scommettere qualcosa? Allora la ragazza faceva veramente sul serio. Bene, se le cose stavano in quel modo, allora non ci sarebbero stati sconti. Kevin sostenne lo sguardo della compagna, le sue iridi indagarono decise quelle della ragazza, quasi sfidandola con il solo contatto visivo.

Ci sto.

Asserì con tono pacato e profondo. Si, quella proposta rendeva indubbiamente più allettante il tutto. Lasciò quindi che Niahndra avanzasse le sue pretese, ascoltando quello che aveva da dire.

La tua Firebolt. In prestito per qualche giro.

Appena sentì nominare il suo ("suo") manico di scopa, le sopracciglia di Kevin si incupirono. Ma, quando la con-casata terminò la frase, l'espressione del ragazzo si era rilassata e addolcita. La richiesta di Niahndra, in fin dei conti, non era per nulla eccessiva.

E' quello che ti chiedo nel caso dovessi vincere. Tu?

Il ragazzo la squadrò un momento e si passò la mano libera sotto il mento, restando aggrappato ala scopa con l'altra, e assumendo un'espressione pensierosa. Rifletté per qualche secondo, prima di esibire a Niahndra un sorriso incoraggiante.

Una chiacchierata.

Fece una pausa, lasciando che quelle parole venissero ben recepite dalla ragazza. Poi, con assoluta calma, continuò.

Tutto qui. Io e te. Se vinco, voglio provare a conoscerti, e mi piacerebbe che tu me lo permettessi.

Una richiesta bizzarra forse, ma non per lui. Sapeva del carattere di Niahndra, sapeva del suo animo solitario. Aveva avvertito un'intesa sul campo da Quidditch e sembrava stupido non riuscire nemmeno a scambiare qualche parola in più con la compagna. Trovarla in giro era difficile, ma stavolta aveva l'occasione di parlarle sul serio, senza che lei potesse sfuggire. O meglio, lei poteva anche tirarsi indietro, ma Kevin non avrebbe avanzato pretese differenti. Il suo era un "prendere o lasciare", anche se non lo aveva lasciato a vedere. Stette in silenzio per un po', cercando di captare la reazione della compagna.

Ci stai?

Chiese, in modo da avere un responso dalla ragazza. Niahndra avrebbe accettato? Se si, che tipo di sfida aveva in mente? Troppe domande ed un'unica "inquietante" certezza: il fatto che quella ragazza fosse davvero imprevedibile.
 
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view post Posted on 23/7/2013, 13:38
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Era certa che il biondo non si sarebbe rifiutato, da perdere non aveva nulla, tanto invece da guadagnarci; sempre che ne fosse uscito vincitore.
Ma per come stavano andando le cose, Nia era già soddisfatta così, certo fremeva all'idea dell'imminente competizione, tuttavia comunque si fosse risolta la questione, sarebbe tornata in Sala Comune vittoriosa; i minuti scorrevano lenti, l'attesa che si protraeva non faceva altro che infiammarla di più, un flebile dolore ch'era ben felice di provare perché sapeva che infine l'avrebbe ripagata abbondantemente.
C'era qualcosa di piacevolmente straziante in quegli istanti di silenziosa immobilità, carichi di aspettative ed energia vibrante; era consapevole del fatto che non sarebbe stato quel lasso di tempo ad insinuare l'ombra dell'indugio, ad intaccare l'Orgoglio, a minare la determinazione eppure... eppure era impaziente, pur conscia del fatto che stava solamente raggiungendo un altro dei suoi obbiettivi, non poteva che sperare di porre velocemente fine a quel teatrino per trovare finalmente uno sfogo: la sfida era un pretesto, il mezzo semplice e puro.
Aveva taciuto, curiosa di scoprire a cosa potesse mai puntare il biondo, si chiedeva in effetti cosa avesse lei da offrire ed era per questo che all'apparenza si era mantenuta bassa con le pretese; forse aveva fatto male i conti, forse non si aspettava una risposta del genere, una nuova sfida inattesa, non ricercata, indesiderata. E così, dunque, era questo ciò a ci mirava Kevin da quel lontano pomeriggio di quasi un anno prima, da quando si erano ritrovati entrambi invischiati in una simpatica avventura allo zoo.
*Simpatica un corno.*
« Se vinco, voglio provare a conoscerti, e mi piacerebbe che tu me lo permettessi. »
Ridacchiò piano, dopo aver soppesato a fondo il significato di quella frase.
*Dici bene, "provare".* Quindi era lei che non glielo permetteva? Probabilmente non aveva capito come funzionavano le cose, almeno per lei, non ci si sedeva a tavolino a spiattellare tutto, non si ricorreva a sotterfugi come quello, non si pretendeva di conoscere una persona in pochi minuti, in un'ora, in un giorno. In un anno.
Alla fine non chiedeva altro che parole, vane, fugaci, e liberamente soggette ad interpretazione personale, perciò non era tanto turbata quanto leggermente stupita; solo tre persone avevano dimostrato interesse da quando era arrivata ad Hogwarts, comunque più di quante ne avrebbe gradite, aveva sempre pensato che limitarsi ad essere una comparsa avrebbe distolto l'attenzione da lei, a quanto pareva non era così, non per tutti.
La prima era diventata col tempo una persona speciale e di riferimento, la seconda era stata irrimediabilmente allontanata e adesso a malapena parlavano; ora qualcun altro desiderava correre il rischio, per cosa, poi? Soddisfazione personale?
« Una chiacchierata, allora. Basta che non mi parli del tempo. » Commentò sardonica, di certo sperava che non si aspettasse di farle un interrogatorio, sarebbe stato maledettamente noioso.
« Uh, bene allora.. » Infilò la mano nella tasca dei pantaloni, per cercare l'orologio che aveva fatto scivolare all'interno in precedenza accanto alla bacchetta e se lo legò con calma al polso mentre tornava a parlare, la sfida che lentamente si delineava nella sua mente; non aveva niente di pronto, in testa, tutto si era svolto con imprevedibilità disarmante, ma magari, si disse, avrebbe apprezzato continuare a giocare al gatto e al topo. Una gara di velocità sembrava troppo banale, e poi poco si avvicinava a quello che entrambi erano abituati a fare in campo, non si trattava solo di volare in rettilineo, ma di muoversi con rapidità, avere una visione globale, rincorrere, sfuggire, afferrare.
« Un minuto di tempo per prendermi, io un minuto intero per sfuggirti. » Sorrise. « Non dovrebbe esser tanto diverso da quello che fai di solito, sarò la tua pluffa. » O un boccino d'oro, ma lei non valeva così tanto.
Adesso rideva sommessamente, per le cretinate che le stavano uscendo di bocca; d'altra parte la mancanza di ispirazione è una brutta bestia.

 
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view post Posted on 25/7/2013, 20:47
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Una strana sensazione fece rabbrividire improvvisamente tutto il suo corpo. Il ragazzo era teso in vista di quella "sfida". Non si sarebbe mai aspettato una situazione del genere, una simile proposta da parte di Niahndra, eppure ecco che entrambi si mettevano minuziosamente d'accordo in vista di quella che si poteva rivelare un'esperienza interessante. Kevin, in cuor suo, non vedeva l'ora di iniziare. Probabilmente, aveva più da guadagnare che da perdere.
In quel silenzio carico di tensione, attese una risposta da parte della ragazza, che si limitò a ridacchiare. Kevin, dal canto suo, non sorrise, ma rimase immobile ad osservare con attenzione la compagna. Molto presto, la sua espressione si fece più pensierosa, mentre alcuni pensieri affioravano. Ricordò il suo primo approccio con quella ragazza, la prima volta che aveva provato a conoscerla, che risaliva a qualche tempo prima, in quell'agitato pomeriggio allo zoo magico di Londra; in quel caso, un po' la situazione scomoda ed un po' l'atteggiamento della ragazza stessa gli avevano impedito perfino di iniziare un discorso. Ma ora, in quel caso, era tutto differente. Sapeva che Niahndra avrebbe tentato di respingere ogni suo tentativo, visto che ormai aveva compreso molti lati del carattere della ragazza, ma Kevin non si sarebbe arreso e, testardo, avrebbe continuato nel suo tentativo di instaurare un legame. Non riusciva a spiegarsi perché fosse così interessato (ossessionato, quasi) dal fatto di voler conoscere quella ragazza, sapeva solamente che qualcosa gli suggeriva di farlo, di provarci. E lui ci avrebbe infatti provato, con tutte le sue forze.

Una chiacchierata, allora. Basta che non mi parli del tempo.

Le parole di Niahndra lo riportarono rapidamente alla realtà. Aveva accettato le sue pretese, così come lui aveva fatto in precedenza. Il Tassorosso guardò la concasata, con un sottile e leggero sorriso stampato sulle labbra.

No... guarderò di non annoiarti troppo, ma questo dipenderà solo da te, mia cara.

Alzò entrambe le sopracciglia al termine della frase e riservò alla ragazza un'occhiata di eloquente intesa. Poi attese, osservando la ragazza frugare nella tasca dei pantaloni e, dopo poco, estrarne un orologio, che si legò al polso. Kevin assunse un'espressione leggermente sorpresa, ma gli sembrò di intuire che quel gesto avesse a che fare con la loro sfida. Difatti, la compagna chiarì subito.

Un minuto di tempo per prendermi, io un minuto intero per sfuggirti. Non dovrebbe esser tanto diverso da quello che fai di solito, sarò la tua pluffa.

Le sorrise di rimando e fece immediatamente un cenno di intesa col capo. E così Niahndra avrebbe cercato di sfuggirgli e lui avrebbe dovuto impegnarsi nell'acchiapparla.

Già... non dovrebbe essere molto diverso da quello che fai di solito.

Le parole gli uscirono di bocca all'improvviso, mentre Kevin ripensava ancora all'immagine di lui che cercava di afferrare Niahndra. Era così, lei aveva sempre cercato di sfuggirgli fino a quel momento e stavolta lo avrebbe fatto nel vero senso della parola. Forse la ragazza avrebbe colto la sua allusione, ma non era quello il momento per gli indugi. Le sue iridi etero-cromatiche incrociarono nuovamente quelle della compagna, riservandole un occhiata intensa.

Quando vuoi, io sono pronto.

Asserì con tono deciso, senza smettere di osservarla. Per quel minuto successivo, avrebbe avuto occhi solo per lei.
*Vedremo se riuscirai ancora a sfuggirmi, cara...*
Le mani si strinsero attorno al manico di scopa, mentre tutti i muscoli erano in tensione, pronti a scattare. Avrebbe tenuto il conto del minuto mentalmente, visto che non aveva l'orologio, ma non sarebbe stato un problema. La sfida poteva cominciare, Niahndra poteva fare la sua mossa.
 
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view post Posted on 7/8/2013, 14:53
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Il resto si confuse senza rimedio, assumendo un banalissimo color grigiastro, sfocandosi e perdendo nitidezza, importanza, valore; stranamente si immaginò Mya per un attimo, in piedi nello spogliatoio, pronta per il discorso pre-partita, tuttavia, scoprì, non ne aveva bisogno, ogni motivazione le bruciava sotto pelle con più ardore di quel che si sarebbe immaginata.
Non importava più chiedersi perché fossero arrivati a quel punto, come il corso degli eventi avesse portato entrambi lì quel pomeriggio, né per quale motivo sentisse l'esigenza di quella sfida, o ancora come mai fosse così certa di potergli dare del filo da torcere; per una volta non era l'idea di squadra a guidarla, non l'interesse comune, né tanto meno il concetto di unità, quanto più un fine meramente egoistico, ma non per forza ciò doveva essere interpretato negativamente, no? Fa bene ogni tanto concentrarsi solo su se stessi, stabilire cosa sia o meno importante per noi, senza curarsi del resto.
Era rimasta immobile, la schiena diritta, sospesa, ma adesso di riflesso i muscoli si contraevano, la presa diventava più salda e l'attesa iniziò a mutare in impazienza che la pervadeva ad ondate regolari, come schiuma sul mare, prima di ritrarsi; tenne gli occhi fissi sul quadrante mentre ascoltava quella che immaginò essere una battuta di spirito. Nascose un sorriso ironico dietro la frangetta, a quanto pareva Kevin non solo si era reso conto del fatto che molto spesso lei eludesse le domande, ma sembrava persino convinto che lo facesse appositamente, quasi ci provasse una sorta di divertimento: pochi comprendevano invece che lei eludeva solo domande dirette.
E, a conti fatti, non si trattava che di "una tattica difensiva" che ormai adottava completamente inconsciamente, quasi certa ormai che fosse il suo modo naturale di reagire, verità e menzogna era legate indissolubilmente e si fondevano l'uno nell'altra, impossibili ora da scindere; d'altronde è questo il rischio che si corre vestendo a lungo panni altrui, capita che alla fine ci si dimentichi ci siamo, per iniziare a credere di essere ciò che non siamo.
*Vorrà dire che saremo entrambi calati nel ruolo, uh.* Scrollò le spalle, non le pareva malaccio come sfida specie considerando che comunque era stata escogitata lì su due piedi - o su una scopa, date le circostanze - e poi, aveva avuto campo libero, no?
« Allora andrai alla grande, mmh. » Non si dilungò oltre, scosse la testa per essere sicura che l'elastico dei capelli reggesse e l'ultimissima occhiata alle lancette prima di guardare di sfuggita il concasato.
« Iniziamo... » Le nocche sbiancarono quasi dalla forza convulsa con cui le strinse intorno al manico, facendo poi lo stesso con le cosce e permettendosi l'ombra di un sorriso di soddisfazione all'idea di quel che si prospettava nei prossimi sessanta secondi.
« Adesso! » Un colpo di reni e un cambio repentino della direzione del manico, e Nia si buttò giù a capofitto appiattendosi contro il manico e rimanendo per un istante senza fiato a causa dell'aria che le frustava il volto; i gomiti aderenti ai fianchi, il collo incassato tra le spalle, scendeva praticamente in caduta libera, godendosi per quel momento solamente la sensazione sulla pelle.
Ad un paio di metri da terra, prima di schiantarsi al suolo e fracassarsi le ossa - o peggio, consegnare a Kevin la vittoria - raddrizzò con forza il vecchio e logoro legno che ormai rispondeva ai suoi comandi, per deviare completamente traiettoria, formare una specie di angolo retto e procedere spedita parallela al terreno.
I nervi erano tesi, nonostante il martellare placido del cuore, sapeva che sebbene gli intenti quel giorno fossero diversi, non avrebbe potuto permettersi alcuna distrazione, alcuna buffonata; avrebbe preteso il massimo dal suo corpo, dalla sua mente, senza darsi un attimo di sollievo.
*Andiamo, fanciulla.* Ancora uno scarto, verso sinistra, le braccia che rapide manovravano il mezzo, il corpo che accondiscendeva quel movimento per imprimere maggiore velocità; non poteva rimanere ferma, non poteva neanche pensarci.

:fru: Pardon

 
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view post Posted on 9/8/2013, 10:46
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Muri altissimi, difficili da raggiungere e da abbattere. Ecco cosa si ergeva attorno alla maggior parte delle persone. Perfino Kevin aveva i propri, dettati dagli eventi, da quei ricordi tutt'altro che belli e da tutto ciò che aveva segnato in un modo o nell'altro la sua esistenza fino a quel momento. Eppure, i muri del ragazzo erano stati abbattuti qualche tempo prima, molto prima del previsto, dopo quel pomeriggio in quell'ufficio vuoto con Emily, dopo quella chiacchierata con la Aton, o almeno era quello che voleva credere il giovane. L'unica cosa di cui era sicuro era il fatto di non voler rivivere quelle sensazioni passate, quel periodo di tempo in cui era divenuto letteralmente un fantasma, dove le uniche cose che era riuscito a provare erano assoluta apatia, dolore e frustrazione. Ora rimanevano ancora i segni di quello che era accaduto, di quello che aveva provato (e che provava tutt'ora), ma erano molto diversi, decisamente più sopportabili.
Scacciò via quel pensiero dalla sua mente, tornando a concentrarsi sulla ragazza. Improvvisamente, i suoi muscoli si rilassarono, mentre assumeva un'espressione più pensierosa e profonda. Adesso, Kevin osservava Niahndra, ma la cosa alla quale prestava realmente attenzione era la sua mente, che aveva in ogni caso riservato alla compagna un posto d'onore. I muri della ragazza, ad ogni modo, sembravano più alti e resistenti e, al contrario di Kevin, che in un certo senso si era impegnato in modo da abbatterli, sembrava che Niahndra stessa facesse di tutto per rafforzarli. Quella ragazza sembrava così impenetrabile, sfuggente, distaccata, solitaria, diffidente, quasi fredda. Ma il ragazzo sentiva che quegli infiniti muri custodivano un cuore d'oro, una bellissima personalità. Era una sensazione, ma quella volta il ragazzo avvertiva di non essere nel torto. Se davvero gli interessava Niahndra, se davvero voleva instaurare un legame, allora doveva solo trovare un modo per abbattere quei muri di diffidenza, con tutta l'inquietudine che potevano mostrare. Tutti quei pezzi di pietra che non avevano intenzione di rompersi, per cercare di nascondere una delle cose più preziose al mondo, sarebbero caduti. Il ragazzo doveva solo impegnarsi un po' di più, dimostrare alla compagna che poteva fidarsi di lui, dimostrarle che era davvero interessato a lei.
La voce della ragazza lo fece tornare improvvisamente alla realtà. Le iridi etero-cromatiche, fiammeggianti, incrociarono quelle azzurre. Dopo, una volta a terra, ci sarebbe stato tutto il tempo del mondo per pensare. In quel momento, in aria, era solamente ora di volare. Volare, una cosa che aveva amato fin dal primo momento, una cosa che lo rilassava, che lo faceva sentire leggero. I muscoli vennero contratti, quello non era affatto un volo di piacere (anche se gli sarebbe sicuramente piaciuto), quello era un volo finalizzato al raggiungimento di una meta. Niahndra aveva la propria: fuggire. Kevin ne aveva un altra: raggiungere.

Iniziamo...

Ecco, il campanello di allarme suonò nella sua mente, mentre la presa sul manico di scopa si faceva ancora più salda, i gomiti venivano portati verso l'interno e le cosce si stringevano al legno consumato della Scopalinda. Era ora di partire, era ora di prendere Niahndra.

Adesso!

La partenza di entrambi fu pressoché immediata, Kevin scalciò con voga, aiutandosi anche con la forza degli addominali. Il busto si appiattì immediatamente sul manico di scopa, ma il cambio di direzione di Niahndra fu altrettanto repentino. Il ragazzo cercò di manovrare al meglio la Scopalinda e riuscì a ritrovare la scia della ragazza, anche se questa lo aveva già leggermente distanziato. Bene, la Tassina voleva giocare e faceva sul serio. Tanto meglio, lui avrebbe fatto altrettanto. La Scopalinda, molto più lenta della sua abituale Firebolt, restò inclinata verso il basso, mentre il ragazzo seguiva la compagna in quella folle caduta libera. Il vento gli scompigliava i capelli ed impattava con dolce intensità sul suo volto, mentre Kevin si dedicava una frazione di secondo a pensare cosa avesse in mente la ragazza. Un brevissimo flashback si palesò ai suoi occhi.



Il Cercatore dell'Irlanda si stava tuffando in caduta libera ad una velocità incredibile, seguito dal Cercatore Scozzese. Si sarebbe schiantato al suolo e, in ogni caso, un ragazzino biondo dagli occhi azzurri affiancato da un giovane uomo che era la sua fotocopia invecchiata di una ventina di anni, non riusciva nemmeno a vedere il boccino d'oro che entrambi inseguivano. Tuttavia, prima che il piccolo potesse chiedere spiegazioni al padre, la Firebolt del giocatore Irlandese, poco prima di raggiungere il suolo, fu raddrizzata con un una forza incredibile e repentina, in modo da evitare che il Cercatore si schiantasse. Lo Scozzese, invece, non fu così fortunato e, evidentemente confuso, riuscì solo a deviare la scopa ma troppo tardi per evitare una caduta disastrosa. Il giovane ragazzo sugli spalti osservò il padre con uno sguardo interrogatore. L'uomo stava sorridendo al figlio, mentre il commentatore urlava con enfasi - Che azione, ragazzi! Spettacolare Finta Wronsky da parte di Lynch, che si sbarazza del Cercatore della Scozia! -



La scena mutò, e Kevin si sentì molto più Scozzese che mezzo Irlandese qual'era. Lo sguardo, tuttavia, non perse la solita fiamma, mentre incendiava con il solo contatto visivo la schiena di Niahndra. E così la ragazza aveva intenzione di correre quel grosso rischio. L'espressione del Tassorosso si fece ancora più concentrata ed intensa, segno che aveva accettato anche quella sfida nella sfida. Come aveva previsto, ad un paio di metri da terra Niahndra raddrizzò il suo manico di scopa, e Kevin, un paio di secondi più tardi, fece lo stesso, spingendo con forza l'obsoleta Scopalinda verso l'alto e raddrizzando la sua traettoria, prima di schiantarsi al suolo e porre fine alla sua carriera da Cacciatore, di nuovo in scia con la ragazza. Per un momento, gli sembrò di essere nel bel mezzo di una partita, e le sensazioni che provava in quella situazione erano le stesse. Anche in quel caso, non erano ammessi errori, nessuna distrazione, mentre il cuore martellava all'interno della cassa toracica. Niahndra cambiò direzione ancora una volta, scattando verso sinistra. Kevin, dal canto suo, fu pronto a seguire quel movimento, spostando la scopa in maniera repentina. Cercò di riprendere familiarità con quel mezzo, appiattendo il busto, portando i gomiti verso l'interno, stringendo le cosce. Cercò di diventare un tutt'uno con quella dannata Scopalinda, cessando di pensare che fosse una Firebolt ed accettandola così come era. Ad ogni modo, non sembrava facile, ed aveva solamente meno di un minuto. Aveva contato mentalmente e dieci secondi se ne erano andati proprio in quel momento. No, non si sarebbe lasciato sfuggire Niahndra, nel vero senso della parola.
Ad ogni modo, i due sembravano procedere alla stessa velocità e, in quelle condizioni, raggiungere la ragazza sarebbe stato molto difficile. Kevin doveva inventarsi qualcosa, e doveva farlo al più presto, perché il tempo a sua disposizione non era molto. Alimentato da quello sguardo di fiamma, l'orgoglio non avrebbe mai retto una sconfitta.

Mi sentivo ispirato.
 
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view post Posted on 7/9/2013, 14:01
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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E se la mente di Kevin vagò sul filo di vecchi ricordi, quella di Nia rimase presente a se stessa, caratterizzata da quella placida lucidità che l'essere assorbita totalmente da un compito le donava; non sapeva perché, ma era proprio sotto pressione che riusciva a dare il meglio di sé, la testa lavorava con maggiore facilità analizzando dettagli e possibilità che non avrebbe considerato altrimenti.
Le uniche cose di cui si occupava al momento erano le loro posizioni nello spazio - per quanto potesse intuire i movimenti di Kevin alle sue spalle - il vento tra i capelli legati e che le carezzava la pelle al di sotto dei larghi indumenti e le varie alternative che le si palesavano davanti agli occhi, tutto pur di resistere fino all'ultimo istante, guidata dalla logica ma completata dall'istinto; la riuscita stava nel legare le due cose insieme, affinché divenissero inscindibili, affinché lei divenisse inafferrabile.
Una volta scartato verso sinistra, aveva proceduto più o meno in modo rettilineo, moto che teoricamente avrebbe dovuto favorirla in quanto manteneva inalterate le distanze tra i due e il ritardo leggero accumulato dall'avversario all'inizio della sfida, ritardo su cui avrebbe giocato per rimanere libera; c'era un che di metaforico nella scena che si stava srotolando sul campo di volo, l'ennesima dimostrazione che ogni cosa aveva più e più piani di lettura ed interpretazione, un monito che ricordava quanto fosse difficile almeno per lei abbandonarsi completamente. In un certo senso volare la scopriva, metteva in risalto dettagli che non si sarebbe lasciata sfuggire a terra, e concentrare le proprie energie, i pensieri su un unico punto l'aiutava a mantenere il controllo, a celarsi; ancora.
Doveva rifuggire le catene per ancora poco più di una quarantina di secondi, tuttavia il tempo aveva perso il suo valore convenzionale, gli attimi si dilatavano e le davano tempo di percepire ogni cosa nonostante la velocità; diede la colpa all'adrenalina, ma non le importava più di tanto mentre con dimestichezza imponeva il suo volere al manico di scopa che docile ubbidiva, era tempo di dare una smossa, il legno stesso fremeva per dimostrare di che pasta fosse fatto.
Senza un minimo di preavviso, senza niente che potesse preannunciare un cambiamento, lasciando il biondo fino ad allora a chiedersi da che parte sarebbe sgusciata via, la Alistine sferzò un colpo di reni all'indietro senza però allontanare mai il petto dalla scopa, i gomiti ancora piegati che pigiavano contro i fianchi; inclinò il manico in alto, perpendicolare al terreno, era stato quel gesto istintivo a permetterle di afferrare per la prima volta la pluffa durante i provini di quidditch, battendo Paul sul tempo per così poco, ma questo Kevin non poteva saperlo. Era abituata ormai alla forza che l'attirava a terra, proseguendo verso l'alto, avendo cura di non lasciare la presa; un paio di metri, forse tre, pochi così da non dare al ragazzo il tempo di abituarsi, e poi deviò ancora una volta a sinistra, un altro colpo di bacino ma questa volta lateralmente verso il basso, alcun gesto brusco, tutt'altro, tentò di rendere il movimento molto fluido così da renderlo più facile e meno pericoloso: così mentre il Tassorosso era ancora coinvolto in quell'ascesa ripida, lei lo beffeggiava dileguandosi in basso, senza tuttavia scendere in picchiata.

Ventiquattro secondi.

 
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