| Non andava, per nulla. Nonostante il Proiecto avesse funzionato a dovere, tutto sembrava cospirare ai suoi danni. Le ferite sul collo e sul fianco non gli davano tregua, continuando a gettar sangue e a indebolirlo, come se già la stanchezza per il prolungato duello non fosse sufficiente. La Santos non dava segno di volersi arrendere. A coronare il tutto, un mefitico e disgustoso getto verde di chissà cosa era riuscito a colpirlo poco prima che balzasse via: ora Vincent avvertiva un certo qual senso di fastidio, quasi sfociante nella nausea, significante una sola cosa. Veleno. Era stato avvelenato. Strinse i denti fin quasi a farsi male, passandosi distrattamente la mano sinistra sul collo e ritraendola macchiata di rosso. Veleno. Sangue. Debolezza. Rabbia. Fissò intensamente gli occhi di Claire, nei quali si potevano leggere tutta la stanchezza e la fatica del mondo, ma anche determinazione e combattività. Vincent sapeva di essere quasi nelle medesime condizioni della sua avversaria, sia in termini di malus fisici che in termini di determinazione e voglia di vincere. Fu così che il braccio destro, detentore della sua fedele arma magica, si sollevò finché la punta della bacchetta non ebbe inquadrato con precisione il petto di Claire. "Puntare, mirare, fuoco!" dicono i Babbani quando utilizzano le loro armi: forse fu per quello che il primo pensiero di Vincent, selezionato dal suo arsenale l'incanto che avrebbe utilizzato di lì a poco, fu un poco serio - né, tanto meno, utile - "Puntare, ritrarre, Schiantare!". Senza che l'uomo perdesse di vista per un solo istante il suo obiettivo, attorno a cui vorticavano ancora pungenti granelli di sabbia, il braccio destro venne ritratto, portando la bacchetta magica e la mano che la stringeva diversi centimetri indietro rispetto a poc'anzi. Più indietro, certo, ma sempre inevitabilmente puntate contro il petto della Santos. Un istante, una rapida inspirazione dal naso e un nuovo, stupido pensiero. *Bye, bye, blackbird.* L'arto scattò in avanti, improvviso come un fulmine a ciel sereno e - si augurava Vincent - altrettanto violento. La voce del docente fu una sorta di ruggito, un non voluto omaggio alle sue origini Grifondoro, che riecheggiò nella sala e nelle orecchie dei presenti. "Stupeficium!"
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