La donna, come un’ombra leggera, sempre presente, si muoveva alle spalle di Alfier, seguiva i suoi movimenti, lo spronava, lo incoraggiava a tirar fuori ciò che per troppo tempo era stato represso. Poteva sentirlo, riusciva a percepire l’odore dell’oscurità che inesorabilmente avvolgeva il cuore caldo e pulsante del giovane, l’astio, la rabbia, il desiderio di prevalere sempre e comunque, sentimenti troppo farti per essere celati dietro le mentite spoglie di uno studentello del primo anno. Un ghigno, che Alfier in alcun modo avrebbe potuto notare, si disegnò sulle labbra carnose e sensuali della donna. Nel contempo il negoziante, ancora steso sul freddo e polveroso pavimento, si era disteso quel tanto che bastava per afferrare la sua bacchetta, e spostandosi nuovamente con il busto in avanti, riuscì a distendere il bracciò destro in direzione dell’albino, pronto a castare con rabbia e decisione l’anatema Cruciatus. Eppure qualcosa andò storto, probabilmente la fretta che aveva mosso le azioni dell’uomo, lo spinsero a castare l’incantesimo troppo presto, prima ancora di aver puntato con precisione la bacchetta contro il giovane, ed il lampo di luce rossa, come una saetta, sfiorò il volto del giovane, scompigliandone i lunghi capelli argentati, per poi infrangersi alle sue spalle, contro un vecchio mobile. Nel contempo Alfier, muovendo il polso con precisione e dovizia di particolari, era riuscito a castare un buon incanto di confusione, ed il raggio che fuoriuscì dalla sua bacchetta colpì in pieno la testa dell’uomo, portandolo disteso a terra con lo sguardo rivolto verso il soffitto scuro e la bacchetta ancora stretta tra le mani.
Bravissimo mio caro
La voce suadente di Lilith tornò a farsi sentire calda all’orecchio del giovane, le sue dita lunghe ed affusolate, varcarono il solco disegnato dall’angolo del collo, in prossimità dell’orecchio. Il suo ascendente sul di lui era ormai forte, solido, sapeva che l’avrebbe ascoltata, che avrebbe seguito i suoi consigli e chissà che non si fosse rivelato un elemento interessante nelle sue mani, da usare a piacimento, da manipolare e istruire a dovere.
Sei destinato a grandi cose, ma dovrai ascoltarmi, imparare a controllarti.
L’uomo rimase immobile per qualche istante, poi lentamente piegò il ginocchio, sollevando piano la gamba destra e mosse leggermente la testa. Era troppo confuso per riuscire a fare mente locale, per sollevare il braccio e ribellarsi a quell’incanto, semplice ma efficace.
Ed ora cosa vuoi fare? Cosa si spinge a fare la tua testa? Deliziami, rendimi partecipe dei tuoi pensieri..
Sibilò la donna ancora alle sue spalle.