| Già si immaginava a camminare tra i corridoi del grande museo, visitando ancora una volta gli ambienti che i suoi occhi conoscevano a memoria, ma che mai si stancava di vedere, complici anche i ricordi che intervenivano ogni qualvolta si presentava in quel luogo. Ricordi felici, forse un po' malinconici, di quando con suo padre, lì si recava. Ma queste deliziose memorie vennero interrotte da un secco, inquietante —e disgustoso— crack. Horus, che era partito per il mondo dei puffi coreani, della sala X, venne riportato brutalmente alla realtà e il ragazzo trattenne a stento una smorfia di disgusto quando capì che il rumore proveniva dalle giunture di Agrippinus. *... Ma se gli sputo addosso, lo perforo?* Le vaghe ipotesi, tuttavia, vennero a loro volta distolte dalle mente del Tassino che cercò di concentrarsi per capire il filo del discorso che l'ossuto Ministeriale stava facendo. Per quanto contorto, l'uomo stava spiegando un concetto difficile da illustrare perché quanto mai astratto. Questa volta, Horus chiuse gli occhi per cercare di comprendere al meglio ciò che Agrippinus teorizzava per loro: Volontà è Determinazione di raggiungere la Destinazione. Horus poteva dire di Volere davvero raggiungere il British? Santi numi, certo che sì! In quei giorni c'era persino una mostra sulle porcellane cinesi che erano decisamente più entusiasmanti di quella lezione. Tra l'altro, Horus avrebbe giurato che un piatto della mostra, in fine porcellana, una volta caduto a terra, avrebbe fatto lo stesso identico rumore di Agrippinus qualora fosse inciampato e si fosse sfracellato sul pavimento. *Ra, concentrati e lascia la mummia in pace!* Si ammonì, scacciando con un leggero cenno dalla testa la figura dell'omino in mille pezzi e tornando al punto principale: il museo. Sì, chiudendo gli occhi ed estraniando tutti i rumori, poteva quasi percepire la lucida pavimentazione sotto le scarpe. Alzando il viso, l'enorme soffitto a cupola della costruzione si apriva luminosa; poteva sentire persino il chiacchiericcio della folla, l'odore del caffè nel bar, e la carta dei depliant tra le dita. La voglia di andare lì, oramai, si era fatta così pressante che, se avesse preso forma, lo avrebbe afferrato per un orecchio e trascinato fino a Great Russell Street, attraversando una sorta di portale Spazio-Tempo (neanche fosse un warm-hole) dove tutto prendeva forma rapidamente, colmando il Vuoto e riempiendolo con ciò che circondava la sua Destinazione. Quando Horus riaprì gli occhi, quasi si stupì di essere ancora al Ministero, dinnanzi Agrippinus. Avrebbe giurato di aver davvero attraversato l'immaginario portale, per quanto aveva desiderato di muoversi da lì. Voltandosi, il Caposcuola vide Mya già in piedi, bacchetta stretta in mano, e sorrise alla determinazione così palpabile della ragazza. A sua volta, si alzò, convinto che l'esercitazione pratica fosse vicina; a quel pensiero, lo stomaco si contrasse appena, forse perché timoroso di venir lasciato indietro in una Spaccatura. *Urgh.* Dalla tasca dei jeans grigi, prese la bacchetta, stringendola tra le dita e respirando piano per non vomitare per l'ansia. Fortuna che aveva buttato giù giusto un paio di toast imburrati e due dita di succo di zucca, a colazione. Tutto sommato, timore a parte, era eccitato e pronto all'idea di riuscire finalmente in qualcosa che desiderava fare da tempo; la teoria, per quanto spiegata in un modo noioso, l'aveva assimilata e su quello non doveva temere. Destinazione e Determinazione c'erano. Non restava che provarci.
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