Corso di Smaterializzazione, Ottobre 2013- Classe 1

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Roxane Elizabeth Hodrui
view post Posted on 7/10/2013, 12:36




Quella giornata non aveva assolutamente niente di speciale. Era la più classica giornata che Londra poteva offrire: uggiosa e decisamente triste.
Roxane ricordava bene la propria amata Scozia. Non che lì il Sole splendesse tutto l’anno, anzi.. Ma almeno c’era del verde ed un paesaggio più piacevole da ammirare.
Ma ad ogni modo, ora Londra era la normalità.
Quella vita era la normalità.
Continuava a ripeterselo da qualche giorno a quella parte.
Era.
Tutto.
Dannatamente.
Normale.
A parte il fatto che ora doveva occuparsi del corso di Smaterializzazione della nuova generazione di Maghi che Hogwarts offriva loro.
E Roxane pregava insistentemente che quei ragazzini diventassero adulti e non poltiglia nella propria aula. Ma ehy!
Era tutto normale. Sarebbe andato tutto bene.
Impilò una mazzetta di fogli, picchiettandoli sul tavolo che aveva dinanzi, dando le spalle alla sala ancora vuota.
Le panche erano vuote ed era ancora sola. Ma a vederla, la ministeriale sembrava del tutto a proprio agio, tranquilla.
Rassettò l’abitino grigio di fine sartoria, pettinandosi poi i capelli dietro le orecchie. Espirò lentamente.
Poteva farcela. Era tutto normale.
A parte che avrebbe dovuto occuparsi di una classe di pupattoli e che lei non aveva mai avuto la vocazione da pedagoga.
Non sapeva scegliere se augurarsi che i propri futuri e temporanei allievi fossero più educati o più svegli.
Non è che potesse chiedere di avere proprio tutto- tutto dalla vita, quindi si domandava se sarebbe stato meglio avere una classe di pacifici paciocconi o di perspicaci adolescenti iperattivi.
Forse la seconda, se voleva ottenere dei risultati.
Scorse l’elenco dei nomi un’ultima volta e poi si volse, movendo un paio di passi nella sala, ascoltando l’eco dei propri tacchi, in attesa dell’arrivo dei propri allievi.
 
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view post Posted on 15/10/2013, 19:15
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Quand'era apparso sulla bacheca della Sala Grande, il bando di iscrizione al corso di Smaterializzazione offerto dal Ministero, ci fu un grande fermento tra gli studenti. Se c'era qualcosa che i giovani Maghi desideravano ardentemente, quello era Smaterializzarsi. Chi era cresciuto tra i Maghi, era abituato a vedere i propri parenti e genitori scomparire con un semplice e secco "pop", palesando quello che i Babbani definivano "teletrasporto", o giù di lì, giudicato da loro come pura fantascienza quando non era altro che banale normalità nel Mondo Magico. Chi invece era Nato Babbano o Mezzosangue (senza neanche sapere di esserlo), appunto, la Smaterializzazione era il non plus ultra delle capacità magiche.
Inutile dire che marasma si era creato quando il fatidico bando era comparso: una folla di ragazzi si era accalcata verso la bacheca. Chi imprecava perché non compiva diciassette anni entro il termine, chi gioiva perché ci rientrava, in quel termine, chi sbuffava annoiato, chi squittiva estasiato, chi confabulava di imbrogliare e via discorrendo. Quando Horus aveva osservato l'ammasso di studenti, aveva, deliziosamente, imprecato tra sé e sé. E non perché non rientrava nei futuri diciassettenni, quanto perché odiava la calca e mettere il proprio nome sarebbe stata un'impresa. Andava poi aggiunto il tarlo della paranoia che lo portava a chiedersi "e se i posti finiscono?" seguito poi da "Ma ci stanno dei posti?", e così, il nervoso saliva. Era una cosa normale, che accadeva ogni cavolo di anno, si era detto, osservando gli studenti con occhio critico. Ma, effettivamente, poiché fino a quel momento non era qualcosa che lo riguardava direttamente, non ci aveva mai prestato attenzione. Compiere diciassette anni nel Mondo Magico, in ogni caso, non era cosa da poco. Si diventava effettivamente maggiorenni, la Traccia scompariva ed erano dunque liberi di usare la Magia liberamente... con i dovuti eccessi. Aveva saputo che quell'estate, Shurbery, del suo stesso anno, si era ficcato una matita non si sa bene dove nel tentativo di Appellarla una volta che gli era caduta. A 10 cm di distanza.

*Idioti.* aveva pensato al ricordo, scuotendo la testa. Avendo compiuto diciassette anni da poco, Horus non aveva ancora provato l'ebrezza della libertà dalla Traccia, e a dirla tutta era convinto che non l'avrebbe di certo impiegata così stupidamente. Ci teneva a non ficcarsi niente in posti strani.
*E grazie tante.* Ma, alla fine, finalmente, con un'abile scusa ["ATTENTI TUTTI UNA CACCABOMBA PROPRIO DIETRO DI VOI, VIA DA LI"] era riuscito a far sfollare la bacheca e apporre la sua firma tra gli iscritti.
Una settimana dopo Horus attraversava, tranquillo, i corridoi —ormai familiari— del Ministero, alla ricerca della Classe che gli era stata assegnata. L'ambiente era, stranamente, piuttosto silenzioso. Si era aspettato di sentire già a metri di distanza il vociare eccitato degli studenti iscritti, mentre, invece, già ad una prima occhiata, si era accorto che, a parte qualche promemoria violetto svolazzante sopra di lui e un paio di frettolosi dipendenti che erano schizzati via dall'ascensore, un piano più sotto, era praticamente solo..

*Oddio, riecco il tarlo della paranoia. E se ho toppato giorno?*
Timoroso di fare una plateale figuraccia, Horus inchiodò in mezzo al corridoio, tirando fuori dalla tasca dei jeans grigi il foglio di pergamena. Rapido scorse le lettere sulla carta e, appurato che data e ora fossero giuste, sospirò di sollievo e fece spallucce. Era in anticipo, forse, si tranquillizzò.
Dopo un minuto, raggiunse una porta di mogano su cui svettava una targhetta dorata: "Classe 1", lesse, sentendo una vaga agitazione coglierlo inaspettatamente, stringendogli lo stomaco in una morsa dolorosa..

*E andiamo.*
Bussò un paio di volte, giusto per avvisare, ed entrò, richiudendosi la porta dietro di sé. L'aula era completamente vuota, fatta eccezione per una fanciulla. E una fanciulla anche piuttosto bella, dovette ammettere il ragazzo, osservandola per qualche istante. Incredibilmente minuta, nonostante una grigia luce illuminasse l'ambiente, ella spiccava come l'unico elemento di colore su un quadro monotono; i suoi capelli rossi, insieme all'incarnato chiaro, attiravano l'attenzione quanto quelli di Horus che fu, inizialmente, in difficoltà nel capire se ella fosse una studentessa o l'esaminatrice di quel corso.
*Vada per l'esaminatrice.* Convenne, nel giro di qualche secondo, giudicando che sarebbe stato TROPPO strano se persino chi doveva valutarli fosse in ritardo.
« Buongiorno, Milady. Sono Sekhmeth e, come immaginate, sono qui per il corso di Smaterializzazione. » Salutò cordiale, accennando un sorriso e piegando leggermente di lato la testa, come da manuale.
Non restava che aspettare il resto della classe. E pregare di non rimetterci un braccio. Letteralmente.
 
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view post Posted on 13/11/2013, 17:47
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- Mya, hai per caso sentito parlare di un corso di smaterializzazione, nella tua scuola? - le chiese un pomeriggio Lysander, mentre la tassina era intenta a riordinare vecchie scartoffie ammuffite nel retrobottega dell'Ars Arcana. L'odore che queste producevano non era il massimo, ma il vecchio aveva insistito con la storia che fossero documenti importanti, fondamentali, e che quindi andavano mantenuti in un certo modo.
- Uhm...si, mi pare di aver letto qualcosa di simile in bacheca qualche giorno fa - rispose senza troppa enfasi la ragazza, mentre divideva tra loro dei fogli, che il tempo aveva provveduto ad unire in un unico blocco. *Urgh...* Perchè poi il vecchio era interessato ad una simile informazione? Era certa che lui sapesse smaterializzarsi egregiamente, anche se non era mai riuscita a capire se lo scricchiolio che provocava ogni volta fosse prodotto dalle assi del pavimento o dalle sue vecchie ossa, sempre più provate. E cosa ancora più stupefacente era il fatto che l'avesse chiamata Mya. Non Lisa, non Sophie, non Greta, ma Mya. Lui che in tutti quegli anni era sempre sembrato scambiarla per qualcun altro. C'era davvero qualcosa di sbagliato in quella conversazione, cominciava ad avvertirlo.
- E...non ti piacerebbe frequentarlo? -
Mya si lasciò sfuggire un sorrisetto divertito, riflettendo tra sè di quanto potesse essere inutile per lei un simile upgrade. Lei era un'animagus in grado di mutare la sua forma in quella di un volatile, rapidità e destrezza in volo erano il suo vanto. Perchè mai avrebbe dovuto desiderare spostarsi in altro modo? - No, direi di no - rispose, prendendo un altro blocco di carta da dividere minuziosamente.
- Peccato..perchè ti ci ho iscritto personalmente. - le riferì il vecchio passandole alle spalle e tornando nell'androne del negozio. Mya si lasciò sfuggire il blocco di carta dalle dita, e questo cadde con un tonfo sul legno del tavolo, sollevando nuvole di polvere. * COSA?!* Si voltò di colpo e inseguì il vecchio, prima che questo sfuggisse alle sue domande e alla sua collera. Forse stava scherzando.
Lo raggiunse e gli si parò davanti.
- Non credo di aver capito bene, signor Lysander -
- Ti ho iscritta al corso. Sapevo che il ministero ne stava organizzando uno e ho chiesto ad un mio "amico" ad Hogwarts di darmi un piccolo aiuto. Sei ufficialmente iscritta, mi è anche arrivata la lettera di convocazione, vediamo... - così dicendo prese a frugarsi nella tracolla che portava sempre sul fianco, finchè la mano non riemerse con una busta bianca dal sigillo frontale infranto. Mya era impietrita.
- Ecco...allora dice...che sei nella classe I, e devi recarti al ministero tra...cinque giorni. Ti lascio il giorno libero ovviamente -
Mya era interdetta, indecisa tra l'andarsene prima del tempo o saltare sul vecchio finchè non fosse stato il suo di corpo a smaterializzarsi appena sotto il solaio del negozio.
E senza magia.
Come si era permesso di decidere per lei?
Ma optò per la diplomazia. - Posso almeno saperne il motivo? Non sono mai arrivata tardi al lavoro e ho sempre rispettato le consegne, non credo che una mancata abilità nello spostamento, abbia mai rappresentato un ostacolo alla mia operatività. -
Per quanto molti non ne fossero al corrente, Mya non era una semplice commessa in quel negozio. Molte volte, coperta dall'impiego ufficiale che giustificava la sua assenza dal castello, ella partiva verso diverse destinazioni in giro per il mondo, tra siti archeologici e rovine inesplorate. Ma non aveva mai sentito il bisogno di smaterializzarsi, come facevano molti suoi "colleghi". In principio era stato lo stesso Lysander a fornirle i mezzi per spostarsi, e poi era entrata in gioco l'abilità di animagus, anche se il vecchio in effetti non ne era a conoscenza.
- Come dirtelo Sonia... - *rieccolo* - non posso fornirti sempre una nuova passaporta, e spesso le tue missioni si protraggono oltre il tempo stabilito, e cosa accadrebbe se ti ritrovassi con un cimelio magico dispersa tra i babbani? *Ora non esageriamo* - in un luogo poco raccomandabile? -
- Ma non è mai accaduto nulla, sono sempre riuscita a gestire i tempi di rientro mi sembra - cercò di difendersi, imbastendo una motivazione che le permettesse di sfuggire a quell'irritante trappola.
- E quella volta che sei rientrata con il nottetempo? Sai quanto non mi piaccia quella macchina infernale. Guidano come se dovessero fare frullati di esseri umani al loro interno. E fortuna che nella sacca trasportavi una veste bizantina, altrimenti non saprei immaginare cosa mi avresti consegnato -
-...si, ma lei mi aveva lasciato una forchetta come passaporta. E mi ha fatto atterrare sul deserto del Gobi. Come pretende che io potessi ritrovarla? -
- Vedi? Vedi? E quella volta che sei rimasta a Nantes? Per tutte le pipe del mondo Lucy, ancora non ho capito come hai fatto. La passaporta avrebbe dovuto riportarti qui, non lasciarti a metà strada -
- ... forse era difettosa, una chiave inglese non è sempre affidabile - *oltre ad essere pesante da trasportare* In effetti la chiave inglese era rimasta sugli scalini di una costruzione andalusa, tanto per il ritorno aveva messo in conto di trasformarsi in gheppio. Peccato che la sua capacità di controllo della metamorfosi era ancora limitata, e le forze le erano mancate prima dell'arrivo. Ma questo Lysander non poteva, ne doveva, saperlo.
- Vedi? Ci potrebbe sempre essere qualcosa che non funziona come dovrebbe, e io non ho più l'età per far preoccupare il mio vecchio cuore. Quindi, tu, tra cinque giorni, andrai al ministero. Fine della storia. E ora torna ai documenti, dobbiamo finire prima del tramonto -


E così era andata. Nessuna possibile opposizione al desiderio del vecchio, per quanto l'idea di chiudersi in una stanza piena di sconosciuti, a far pratica su uno stupido incantesimo, non le interessasse. Ma Lysander non aveva avuto tutti i torti in fondo con quel pensiero, per quanto Mya non apprezzasse il modo in cui ci era stata costretta. Visitare il ministero poi non rientrava tra i suoi migliori piani; l'unica volta che vi aveva messo piede era stato per autenticare la patente di animagus e nulla più. Quella volta poi ci era andata assieme a suo padre, che come lei non era sembrato molto a suo agio in quell'ambiente, per motivi che poi lei aveva esitato a chiedere, allungando la lista di cose che non sapeva (o capiva) di lui.
E ora la ragazza camminava speditamente nel largo corridoio della struttura, ad un livello diverso da quello visitato la volta precedente. Eppure spaventosamente simile. Stesse porte, stesse targhette, stesse piante, stessa perfetta simmetria da angolo ad angolo. Come si faceva a non impazzire lì dentro? Seguì le indicazioni che le erano state fornite all'ingresso e raggiunse l'aula destinata al corso. Bussò con troppa forza, scoprendo che le porte del ministero erano meno spesse di quelle di Hogwarts e che un colpetto ben assestato sarebbe andato più che bene. *Tanto ormai...*
Poggiò la mano sulla maniglia e fece scattare il meccanismo, spingendo l'anta ora con più delicatezza. Ma prima che questa si aprisse del tutto il legno urtò un ostacolo posizionato sul percorso. Effettivamente, constatò, erano dei piedi, con gambe annesse ed un corpo, alto. Molto alto, pensò seguendone la figura con gli occhi dal basso verso l'alto. Finchè non raggiunse il profilo del collo e il colore deciso dei capelli, che su esso ricadevano, non attirò la sua attenzione, facendole assumere un'aria decisamente perplessa.
*Horus ?* Sì, era decisamente lui, e aveva in volto la medesima espressione stupita. Mya si sentì osservata, non tanto dal suo ragazzo, quanto più da una figura esterna e totalmente estranea. Al che, girandosi non trovò la figura di una donna in piedi a pochi passi da loro; vestiva un elegante abito grigio e morbide onde di rosso vivo le ricadevano a ciocche sulle spalle, mentre sul viso chiarissimo spiccavano occhi di un azzurro che mai aveva visto su un essere umano. Un ufficio del ministero, una donna bellissima, il suo ragazzo e lei, una nanerottola ancora saldamente ancorata alla maniglia della porta, indecisa se quella fosse solo una scena comica imbastita sul momento. Forse richiudendo la porta e riaprendola un secondo dopo, la scena sarebbe mutata nuovamente. *Ma che sciocchezze vai pensando? Sarà l'esaminatrice*
E quindi Horus era un compagno di corso. E quindi lei ancora non ci stava capendo nulla. Ma quell'imbarazzante momento di stasi doveva terminare, così la tassina si decise a fare un passo in avanti, a richiudere la porta alle sue spalle e infine a presentarsi.
- Buongiorno, sono Mya Lockhart, iscritta *involontariamente* al corso di smaterializzazione. Molto lieta - disse con tono garbato, curvando leggermente il busto in avanti. Poi portò le mani dietro alla schiena congiungendole fra loro, per contrastare il nervoso che pian piano iniziava a farsi largo in lei.
- Che ci fai qui? - sussurrò a bassa voce al suo compagno, lanciandogli un'occhiata veloce. Era una situazione imbarazzante, specie perchè, se quella domanda fosse stata rivolta a lei, non avrebbe saputo cosa rispondere.
Si prospettava un lungo giorno.


CHIEDO. IMMENSAMENTE. PERDONO.
Il papiro è lunghissimo lo so, ma non essendo la smaterializzazione tra le priorità del mio pg ho dovuto imbastire una storia per giustificarla ("ma che ce frega" nota del popolo)
Prometto che il prossimo post sarà molto più....stretto.
 
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Roxane Elizabeth Hodrui
view post Posted on 15/11/2013, 01:19




Roxane aveva appena sbuffato l’ennesima volta, constatando quanta poca grazia avessero i ragazzini moderni.
Un’intera classe in ritardo. Si sentiva vagamente – estremamente- risentita al riguardo, mentre si domandava se le punizioni corporali fossero poi davvero così fuori luogo.
Insomma, non era il caso di insegnare un po’ di disciplina alla nuova generazione?

Aveva passato il tempo a camminare lentamente avanti ed indietro per lo spazio che divideva quella che era la propria scrivania, dalle panche e banchi per quelli che sarebbero dovuti essere i propri alunni.
Sempre che si fossero presentati, ovviamente.
Alla fine si era appoggiata proprio al piano del proprio tavolo, scorrendo la lista di nomi che aveva davanti, quasi fossero stati vergati col sangue su un taccuino di pelle – umana- nera, che gridava vendetta.
E proprio mentre concedeva mentalmente ai convocati un’altra manciata di minuti per presentarsi, ecco che si sentiva bussare alla porta.
Finalmente! ( O sfortunatamente, per chi stava dall’altro lato. Roxane non l’aveva ancora deciso, questo.)
Si rimise dritta in piedi, voltando la testa verso l’entrata, con una lieve torsione del collo.
Osservò entrare un ragazzo decisamente alto e sottile.
Dava l’idea di essere fragile e forte insieme, quasi fosse un giunco, pronto a piegarsi ma mai a spezzarsi sotto il vento più prepotente.
Osservandolo con cura notò, sotto la zazzera di capelli ramati, degli occhi estremamente chiari, di un colore indefinibile.
E sì, notò anche quel peculiare disegno che ne cerchiava uno, riconoscendolo grazie alla propria cultura sull’Antico Egitto.
Lo ascoltò mentre si presentava, ma non mosse un passo verso di lui.

Ben arrivato, Signor Sekhmeth. Può accomodarsi dove trova un posto libero.

Lo invitò allora, con un cenno della mano ed un mezzo sorrisino, tirato e sarcastico.
Si riprese mentalmente, ben sapendo di doversi mantenere fredda e neutrale. Impassibile ed imperturbabile.
Si. Certo.

Nel momento in cui sentì bussare e vide la porta riaprirsi e sbattere contro il proprio momentaneamente unico studente, si disse che - nel caso- si fosse fatto male, almeno non era di propria responsabilità e che le percentuali riguardanti i propri studenti usciti illesi dal corso, non sarebbero state intaccate.
Osservò incuriosita la ragazzina che si affacciava e scivolava nell’aula, mentre lei si guardava attorno quasi stesse pensando di darsela a gambe levate.
La scrutò come aveva fatto in precedenza col ragazzo, notandone subito gli occhi di ametista. Veniva sovrastata dal compagno, quindi non doveva essere molto più alta di lei, qualora si fosse tolta i tacchi. Cosa che tendeva a non fare mai.
Inspirò a fondo e voltandosi interamente verso di loro, raddrizzò ulteriormente le spalle.

Benvenuta Signorina Lockhart. Sono Roxane Hodrui, ed ovviamente, mi occuperò del vostro corso di Smaterializzazione. Sedetevi pure, non ho intenzione di aspettare ulteriormente, per cominciare.

Li invitò, mentre cercava di trovare un piccolino angolino zen nella propria mente, per trovare la pace interiore necessaria a portare a termine il corso.
Non diede poi molto tempo alla coppia, prima di iniziare a fare sul serio. Più o meno.

Sappiate che per essere gli unici presenti, avete l'autorizzazione ministeriale a sfottere i vostri compagni assenti.
Detto ciò, posso sapere se avete almeno mai provato a smaterializzarvi assieme ad un adulto?


Domandò, fissandoli con gli occhi di giada, attenti e svegli.




Edited by Roxane Elizabeth Hodrui - 15/11/2013, 02:46
 
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view post Posted on 21/11/2013, 00:59
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Per un folle stupido istante, sentendo lo sguardo fisso della donna su di sé e non udendo risposta/respiro/batter di lunghe ciglia, Horus pensò che ella non fosse né l'esaminatrice né, tantomeno, una studentessa. Quanto più una curiosa bambola in scala 1:1 piazzata lì da qualche buontempone del Ministero, forse un mentecatto che si non aveva trovato l'Ufficio brevetti. Magari, si disse divertito, la fanciulla aveva qualche incantesimo di controllo all'interno, come quelle telecamerine Babbane a forma di orsacchiotto.
*Dei del cielo, Ra, ma che diamine c'han messo gli Elfi nel succo di zucca? Forse dovevo mangiare di più di un paio di pancakes...* Si ammonì, scuotendo impercettibilmente il capo, scacciando quel pensiero e sentendo, nel frattempo, la conferma che la sua astrusa ipotesi altro non era che un deliro da glicemia bassa.
« Ben arrivato, Signor Sekhmeth. Può accomodarsi dove trova un posto libero. »
Era umana, non v'eran dubbi: e non ve n'erano neanche più sul suo ruolo. Il ragazzo annuì semplicemente e seguì con lo sguardo la mano della donna, che indicava un ammasso di sedie messe lì, alla bell'e meglio. Vuote. Inevitabilmente, un sorrisetto sarcastico si dipinse sulle labbra sottili.
*Uuuuh, sarà difficile trovarlo, un posto libero.* Pensò, chiedendosi per un attimo dove diamine fossero finiti tutti. Che ne era stata della folla di esagitati ed eccitati ragazzi, pronti a destreggiarsi con la nobile arte del perdersi un pezzo di corpo conosciuta ai più come Smaterializzazione? *Non so e non mi importa.*
Horus non fece in tempo a muovere un passo che la porta, dietro la quale sostava —ed inutile dire che un po', in fin dei conti, se l'era cercata— si spalancò di botto. Il bordo dell'uscio finì dritto dritto sui reni del ragazzo che riuscì a trattenere un'imprecazione più per la sorpresa che per il dolore. In un impeto di stizza, tuttavia, Horus si voltò di scatto, pronto a incenerire con lo sguardo l'ippopotamo —chi altri semmai poteva avere tale grazia— che era appena entrato.
Ma, anziché il ciccione che immaginava, una fanciulla minuta quanto l'esaminatrice, ma decisamente più familiare, fece capolino dietro al bordo di legno della pesante porta in mogano dell'ufficio.

« ... Ecco chi altri è più sgraziato di un ippopotamo... » Borbottò tra sé e sé, rivolgendo alla ragazza un sorrisetto sardonico e scostandosi per farla passare.
E così, si disse Horus, Mya era venuta. Quando Lysander l'aveva preso da parte, giorni addietro, chiedendogli di porre la firma di Mya sul modulo di iscrizione al corso, Horus era stato lapidario con il vecchio: "Io lo faccio, perché sia mai che mi si perda in mezzo al deserto per una Passaporta mancata. Ma io glielo dico, signor Lysander, a Mya non piacerà. E se parteciperà, sarà un miracolo voluto dagli Dei."
E doveva giusto pregare gli Dei affinché Mya non scoprisse qualcosa.
In ogni caso, a giudicare dall'espressione stupita dipinta sul volto di lei, Lysander aveva taciuto sull'identità del misterioso "amico ad Hogwarts". Sghignazzando sotto i baffi, Horus la superò, dirigendosi verso una sedia vuota in prima fila, l'ultima a destra. La voce della Tassina, tuttavia, lo sfiorò a tal punto che il ragazzo non poté fare a meno di sussurrarle a mezza voce, passandole accanto:

« Uh, niente, passavo di qui e volevo vedere come ti Spaccavi... »
Abbassò lo sguardo e proseguì, tornando nuovamente serio e non perdendo ulteriore tempo. Accomodatosi sulla sedia, Horus incrociò le braccia e rimase in attesa, rivolgendo la sua attenzione alla donna, ma, in cuor suo, sentendosi estremamente realizzato per esser riuscito, nonostante tutto, a trascinar fin laggiù Mya Lockhart, Miss "Io non mi Smaterializzerò Mai, neanche a settant'anni, quando rischierò di scambiare la mia dentiera per una Passaporta". Il solo pensiero gli fece accartocciare le viscere per la risata che, prorompente, stava per risalire, ma con stoicità, il ragazzo rimase impassibile, stroncandola sulla nascita con un discreto colpo di tosse.
*L'ho fatto per lei, le sarà utile...* Si giustificò, sbattendo le palpebre per cercare di scacciare quella maledetta lacrima di soffocamento.
Se dall'esterno Horus non lasciava trapelare lo scompenso idiota che l'aveva colto, lo stesso non poteva dirsi per la concentrazione che era andata a farsi benedire.
La voce della Ministeriale —di cui ancora ignorava il nome— arrivò come in ritardo alle orecchie di Horus che si riscosse come da un lungo sogno. Se non altro, il suo iniziale silenzio poteva sembrare una sorta di riflessione e mentre Mya rispondeva, il ragazzo cercò di appellare velocemente alla memoria il primo ricordo risalente ad una Smaterializzazione congiunta: non lo ricordava. O meglio, lo ricordava, ma voleva rimuoverlo. Ma prima di poter inventarsi una scusa plausibile, il flashback fu più veloce. Era piccino, a letto, con la febbre alta; l'immagine del ricordo era confusa, sfocata, quasi fosse appannata: sentiva sua madre discutere con suo padre, affermando che no, Horus andava portato di corsa al San Mungo e che no, Osiris non aveva ragione quando diceva che era una banale febbre e che la Smaterializzazione non gli avrebbe fatto bene; era tardi, troppo tardi per richiedere una Passaporta, mentre il Nottetempo sarebbe stato ancor più traumatizzante, figuriamoci la Metropolvere.
Poi, il buio: ricordava soltanto di esser stato sollevato da braccia forti, ma delicate, il profumo del dopobarba di suo padre nelle narici come tranquillante, qualche dolce parola di supporto e poi un'orribile sensazione, peggiore della febbre stessa, come se qualcuno l'avesse ficcato a forza in un tubo di gomma così stretto da fargli strizzare le viscere dentro al corpo.

*Eww.*
Sospirò impercettibilmente. Un altro ricordo si sovrappose al primo e poi un altro ancora, e ancora un altro: ognuno rappresentava un episodio di Smaterializzazione Congiunta, e sempre per gli stessi, maledetti motivi.
« Anche le volte in cui mi son Smaterializzato io con mia madre, si possono contare sulle dita di una mano. » Esordì poi, quando Mya ebbe terminato di raccontare la sua esperienza.
« Ero troppo piccolo e troppo... uhm, confuso, per ricordare con precisione, ma fu quasi sempre per emergenze varie. » Concluse, semplicemente, con un'alzata di spalle, come a voler sottolineare con un paradoso la futilità di quelle occasioni. A ripensarci, se non fosse stato per la praticità della Smaterializzazione, quelle traumatiche esperienze sarebbero bastate per tenere Horus alla larga da qualsiasi corso. Ma era stato messo di fronte ad una scelta: o la velocità e la compressione fastidiosa [e la possibilità di dormire di più la mattina dei weekend prima di andare all'Ars Arcana], oppure le viscere ancora integre, ma la condivisione di astrusi posti sul Nottetempo con Megere smocciolanti, le gomitate e le ginocchiate date a tutti gli angoli dei camini con la Metropolvere e le Passaporte mancanti o mimetizzate ad hoc nel deserto del Gobi.
*Pfff...*
... Chissà che diamine ci avevano messo davvero, dentro quel succo di zucca.


OT: Chiedo venia per la modifica. Avendo letto il post di Roxane dal cellulare e via mail, non mi ero accorto che era stato a sua volta modificato. E non volevo saltare la domanda.

Edited by Horus Sekhmeth - 21/11/2013, 20:46
 
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view post Posted on 21/11/2013, 18:36
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Oramai la porta alle sue spalle era chiusa e con la presentazione ufficiale aveva confermato la sua partecipazione al corso. Nessuna via di fuga le era più concessa, e se l'avesse voluta probabilmente essa sarebbe sorta lungo il tragitto che attraverso i corridoi del ministero, l'aveva portata fin là. Ma non era avvenuto, e Mya aveva finito per vedere quella costrizione come un'opportunità, uno sviluppo inaspettato della storia, un modo per infoltire le sue conoscenze. *O stai cercando di convincertene?*
Accolse l'invito della donna ad avvicinarsi e seguì il compagno attraverso la stanza, reagendo con una smorfia incerta alle parole di lui. *Non amarmi troppo eh? Potrei offendermi...* pensò la tassina, inarcando un sopracciglio e storcendo le labbra con fare divertito. Quel modo di relazionarsi, o non relazionarsi, faceva parte del loro rapporto fin da quando si erano conosciuti. E non le era mai dispiaciuto. Horus era come il vento che soffiandole contro non faceva altro che alimentare il suo fuoco, anche quando erano poco più che braci nel focolare. O come in quel caso, solo vecchia carta.
Lasciò che il compagno prendesse posto lungo la prima fila, e passandogli davanti si curvò leggermente verso di lui, incrociando il suo sguardo,
- Pensa a tenere assieme il tuo di corpo, non mi è mai piaciuto giocare con i puzzle -
I suoi occhi viola lo fissarono ancora un secondo, poi la ragazza si risollevò e proseguì, scegliendo come postazione una seduta sulla sinistra, con tre sedie a dividerla dal ragazzo.
Prese posto e sistemò la tracolla di cuoio sulla sedia laterale vuota e sfilò il cappello dalla testa, conscia di quanto non fosse buona educazione indossarlo. Posò anch'esso sulla sedia e rivolse l'attenzione alla donna, poco distante.
Non aveva la benchè minima idea di come si sarebbe strutturato il corso, ma farsi trovare impreparata non era da lei. Quindi aveva ben pensato di portarsi una piuma e qualche pergamena tanto per scrupolo, anche se sperava che il corso fosse più pratico che teorico.
E per quanto non le piacesse aveva anche letto diversi libri sulla smaterializzazione, dalle linee guida agli incidenti avvenuti negli anni, agli utilizzi che se ne erano fatti, fino a un capitolo che trattava di episodi esilaranti. Non credeva sarebbero stati presi in esame, ma documentarsi non aveva mai fatto male ad alcuno.
Poggiò le mani sui bordi laterali della sedia e se ne stette lì, dritta e composta, ad ascoltare le parole della donna.
Ma quanto era giovane? Era tanto bella e delicata da sembrarle poco più di una studentessa. Di certo non era l'aspetto che aveva immaginato per un dipendente del ministero. L'ultimo, ed unico, che aveva incontrato all'ufficio patenti, era un omone largo come un armadio e alto la metà, seduto (o incastrato) nella sua poltroncina di pelle nera, che doveva ormai essersi fusa con il suo fondoschiena. E come esaminatrice si sarebbe perlomeno aspettata una strega arcigna e tutta curva, dal naso adunco e gli occhi fuori dalle orbite, cerchiati di mille e profondissime rughe. Un paio di occhiali che la facevano sembrare ancora più smagrita e una mìse da Ottocento.
Doveva ammettere che così, la figura del Ministero le appariva meno distante, e grigia di come l'aveva sempre delineata. *Magari è solo un'esterna...*
Visto il silenzio del compagno alla domanda della donna, Mya si decise a risponderle per prima, tanto più che il pensiero del "prima finisco, prima posso defilarmi" non l'abbandonava.
Alzò delicatamente una mano, per attirare l'attenzione dell'esaminatrice, prima di prendere la parola.
- A me è capitato di smaterializzarmi assieme a mio padre, ma non più di due volte. E non prima dei quindici anni... -
Non sapeva bene perchè avesse aggiunto quel particolare, eppure suo padre era sempre stato molto rigido al riguardo. Forse perchè un fisico giovane e in continua mutazione avrebbe potuto rischiare gravi lesioni interne, o perchè semplicemente un bambino poteva non reggere gli effetti della smaterializzazione.
Per il resto aveva spesso viaggiato tramite passaporta e metropolvere, detestando con il tempo sia l'uno che l'altro mezzo.


 
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Roxane Elizabeth Hodrui
view post Posted on 1/12/2013, 03:59




Roxane se ne rimase quieta, osservando i due ragazzi scambiarsi qualche battuta sottovoce. Le percepì appena, nonostante il vago eco ricreato dalla vuotezza di quella sala, ma non tentò nemmeno di concentrarsi quanto bastava da impicciarsi di affari che non erano i propri.

Si sentiva ancora vagamente disturbata ed offesa dalla mancata presenza degli altri studenti invitati a quel corso e giusto mentre Mya, si toglieva il cappello, Roxane cercava di smaltire il malumore dando vita a vendette immaginarie.
Cose da poco, s’intende. Erano pur sempre ragazzini. No?
Si, bhè.. Avrebbe davvero tanto voluto insegnare loro l’educazione alla buona e vecchia maniera Hodrui.
Ma non era proprio possibile. Forse persino legale.

Con le mani giunte dietro la schiena, mosse qualche passo lento verso i due studenti.
L’eco dei propri passi, sembrava quasi un metronomo, che scandiva le parole pronunciate ora da Mya e poi da Horus.
Si fermò dinanzi a loro, fissandoli più agevolmente negli occhi, annuendo piano.

Bene, quindi sapete già qualcosa in merito. E’ un buon punto di partenza.

Commentò, chinando appena il capo di lato e lasciando scorrere lo sguardo di giada dall’una, all’altro.

La Smaterializzazione è uno dei mezzi di trasporto di cui noi maghi possiamo fortunatamente approfittare. E’ forse quello più sfruttato da streghe e maghi adulti, ma sicuramente non è il più semplice metodo per spostarsi da un luogo, ad un altro. Almeno all’inizio.

Sottolineò, ben immaginando quali sensazioni potesse aver richiamato alla memoria dei due, il pensiero della Smaterializzazione.

Stiamo parlando della possibilità di svanire e ricomparire nel tempo di un battito di ciglia, nel posto che desideriamo raggiungere.
E credo che questo, sia un vantaggio da non sottovalutare. Anche paragonato ai disagi fisici, che avrete quasi certamente sperimentato sulla vostra pelle.


Riprese a muoversi, portando la mano destra sollevata, dinanzi a se, sollevando un dito ogni volta che un fastidio si aggiungeva alla lista.

Senso di oppressione, nausea, persino stordimento in alcuni casi. La sensazione di essere risucchiati nel vuoto però, migliorerà col tempo e la pratica. Tuttavia, ognuno di questi fastidi è minimo, assolutamente inconsistente, se paragonato agli effetti disastrosi di una Smaterializzazione mal approcciata.
Per questo è basilare, necessario e vitale che voi seguiate alla lettera le poche e chiare regole che vado a spiegarvi.


Continuava a fissarli, quasi ad assicurarsi di avere la completa attenzione dei due ragazzi. E così effettivamente era.
Il proprio record di ragazzi patentati e non smembrati doveva rimanere intaccato.

Vengono comunemente denominate “ La Regola delle 3D”, poiché ci riferiamo a Destinazione, Determinazione e Decisione.
Saranno il vostro mantra ogni volta che vorrete affrontare una Smaterializzazione. Dovrete essere costantemente concentrati e consci di ciò che volete fare e di come lo state facendo.
Lo spostamento fisico, dovrà coincidere esattamente con il viaggio che avete in mente. Dovrete seguire quell’idea, quasi fosse un filo guida reale, accompagnandolo con tutto di voi.
… Letteralmente.


Aggiunse dopo un momento, immaginando braccia e gambe spaccate che volavano in ogni dove.

E quindi, come inizia la Smaterializzazione? Con una Destinazione. Dovete sapere con chiarezza e senza dubbio dove vorreste essere e quindi ritrovarvi dopo pochi attimi.
Dovete immaginare quel luogo, visualizzarlo con attenzione e dovizia di particolari, il più vividamente possibile. Tanto più sarà reale il luogo immaginato, meglio sarà.
E’ comunque meglio evitare luoghi eccessivamente lontani, proprio perché questo minerebbe il vostro grado di concentrazione, rendendo ingestibile lo spostamento. D’altro canto, è possibile raggiungere un luogo a noi sconosciuto, di cui però sappiamo almeno qualcosa. Come la posizione o un’immagine quanto più fedele alla realtà.


Si fermò, giusto qualche istante, prima di riprendere il proprio discorso.

Altrettanto fondamentale è agire con Determinazione e Decisione. La Determinazione, sarà la volontà ferrea che vi guiderà nel processo, il desiderio di essere nel posto che avete scelto, di essere in quel luogo. Dovete volerlo con tutte le vostre forze e non distrarvi. Soprattutto quando con ferma Decisione, affronterete il fatidico viaggio, attraversando il vuoto per arrivare a Materializzarvi al vostro punto di arrivo.
E’ tutto chiaro, finora?


Domandò, sollevando appena le delicate sopracciglia, lasciando che il silenzio calasse per un momento su di loro.
 
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view post Posted on 9/12/2013, 15:09
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Sull'aula calò quell'attimo di silenzio che precedeva l'inizio della lezione vera e propria, quasi fosse un rituale necessario, il respiro profondo prima del salto, la concentrazione prima della battaglia. Non era nulla di tanto incerto, ovviamente, ma la donna sembrò attendere qualche attimo prima di pronunciarsi.
Sul volto delicato di lei, Mya sembrò scorgere un frammento di fastidio, una ruga leggera e quasi impercettibile che interrompeva l'armonia di quei lineamenti tanto delicati, rendendoli incredibilmente reali. Cosa fosse la causa di quella lieve irritazione la tassorosso non poteva saperlo con certezza, ma a giudicare dallo sguardo della donna, che scivolava lungo l'aula vuota, la risposta non era poi tanto lontana. Di sicuro la loro esaminatrice doveva aver ricevuto la lista degli iscritti direttamente da Hogwarts, tra i quali era stato inserito tanto meschinamente il suo nome. La stessa lista che anche Horus doveva aver visionato in bacheca, vista la totale assenza di stupore e meraviglia sul suo volto, non appena l'aveva vista. In pratica l'unica a non sapere perchè si trovasse lì, era lei.
Infine il silenzio venne rotto dalla voce della donna, che avanzando lenta ed elegante verso di loro, diede inizio alla lezione. Mya si chiese per quanto tempo la sua concentrazione avrebbe retto, cedendo magari il passo ad un più sostanzioso sbadiglio. Ma si scoprì incuriosita dalla spiegazione dettagliata della Hodrui, dall'introduzione iniziale era passata all'elencazione dei vari disturbi derivati dalla smaterializzazione, e poi aveva proseguito verso lo spaccamento.
Mya ricordava vagamente le sensazioni provate durante l'ultima smaterializzazione: la sua mente quel giorno era stata così piena di confusione e il suo stomaco così tirato, che il simpatico fiocco formato dall'intestino le era sembrato il minore dei suoi problemi. Aveva invece risentito maggiormente dello stordimento, destabilizzata dal fatto di non avere più la terra sotto i piedi e nessun paio d'ali a tenerla in quota. Ecco, quello era stato brutto.
E il pensiero di dover provare nuovamente una sensazione simile, senza avere la certezza di riuscire a completare lo spostamento la preoccupava. Diamine, lei era fatta per volare, non certo per scomparire come polvere, risucchiata dal nulla.
*Le 3 D, certo...ne manca una. Domani. E vorrei arrivarci.* pensò sarcasticamente tra sè, iniziando ad elencare a mente ogni vocabolo con quella consonante, che le appariva attinente alla situazione. Tre di queste decise che non sarebbero dovute passarle nemmeno per l'anticamera del cervello nel momento della smaterializzazione vera e propria, o non avrebbe portato a termine il corso ne era certa.
Dolore, Dubbio e Denti. Che al ritorno avrebbe voluto fossero tutti al loro posto.
*Figurati se ti do questa soddisfazione* pensò voltandosi leggermente verso Horus, sempre fiero e composto, sempre così bravo, sempre così "perfetto", per quel che voleva dar a vedere ovviamente. Mya sapeva cosa la maschera di lui nascondeva, e sapeva che quel modo di deridersi a vicenda faceva parte di un gioco, un gioco che piaceva incredibilmente ad entrambi.
Eppure vederlo commettere un errore, un passo falso, non sarebbe stato male per una volta. Non chiedeva molto. Senza toccare nulla di vitale, tutte le ossa e i muscoli al loro posto, connotati e occhi immutati, persino le unghie. E i vestiti. Uno spaccamento che avrebbe lasciato indietro qualcosa di non fondamentale, ma la cui assenza sarebbe stata decisamente esilarante da osservare.
Arricciò le labbra su un lato, lasciando che si formasse una piccola fossetta sulla guancia destra, sorridendo tra sè a quella visione. Poi piegò leggermente il capo, in direzione della donna, annuendo alle sue parole.
Il corso proseguiva.



Trova l'errore.
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view post Posted on 29/1/2014, 16:15
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Quel breve ma intenso attimo di silenzio venne interrotto da un deciso bussare alla porta. Senza attendere il permesso un uomo alto e secco, decisamente secco, fece il suo ingresso e per pochi secondi il rumore dei tacchi di cuoio che battevano sul pavimento fu l'unica cosa udibile. Poi giunse la voce. Una voce gracchiante.

"Miss Hodrui, temo che la sua presenza sia richiesta altrove"

Una voce che divenne quasi un bisbiglio.

"Il Ministro mi ha dato cinque minuti di tempo per trovarla e non vorrei passare il resto del mese a pulire gli escrementi di mangusta"

L'espressione dell'uomo mostrava una sorta di implorazione, il suo petto riprese a muoversi con regolarità solo quando la giovane donna uscì dal Centro Esami per dirigersi al primo livello.

"Mi rincresce, sostituirò io Miss Hodrui, sono Cornelius Agrippinus Bloomnight"

Si rivolse ad Horus e Mya con evidente dispiacere. Odiava quei piccoli studentelli saccenti ma l'idea di pulire gli escrementi di mangusta era decisamente meno piacevole.

"Non so se debba ancora giungere qualcuno e non so di cosa discorrevate con Miss Hodrui, direi di partire dalla regola delle tre D"

Desidero Distruggervi i Dentini.

"Destinazione, Determinazione, Decisione. Tre parole in cui è insito lo spirito e la tecnica della smaterializzazione. Immaginare un luogo, concentrarvi affinchè questo luogo vi appaia il più reale possibile, mostrare l'intenzione di recarvici e decidere di raggiungerlo. Quindi il primo stadio è la destinazione. Può trattarsi di un luogo conosciuto come sconosciuto, ma è comunque importante saperne l'ubicazione. Smaterializzarsi alla cieca può comportare dei rischi, potreste trovarvi sull'orlo di un abisso o in un luogo impervio"

Alzò gli occhi contemplando il soffitto mentre si beava della visione.

"Considerate che vi sono dei posti dove sarà impossibile smaterializzarsi perchè protetti da particolari incanti. Uno di questi dovreste conoscerlo bene, sapete di cosa sto parlando?"

 
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view post Posted on 4/2/2014, 23:08
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L'esaminatrice stava per riprendere il filo del discorso quando il rumore della porta, e un conseguente tacchettio di scarpe sul pavimento, non le fece sollevare il viso. Mya istintivamente ruotò la testa osservando un'esile figura avanzare spedita fino alla donna, senza degnar gli altri di un solo sguardo.
A primo acchito la ragazzina non riuscì ad identificarlo come una forma di vita comune, arrivando a scambiarlo per un attaccapanni con le gambe, magari reso mobile dalla magia. I babbani si davano alla robotica, i maghi alla mobilia animata, poteva essere. *Magari è classificato con due X qui al ministero* Pensò la ragazza continuando ad osservare l'avanzata della misteriosa creatura, valutando quella nuova ipotesi. Ma più si avvicinava, più Mya riusciva a scorgere in lui i lineamenti tirati di un volto,
Sembrava essere un uomo, alto e smagrito certo, ma un uomo. Essere umano. E Mya dovette convincersene nel momento stesso in cui questi prese la parola. Con rapidità, e il tatto di un becchino, l'uomo congedò la donna dalla stanza, presentandosi come sostituto per il corso.
*E' legale questa cosa?*
Era un po' come ritrovarsi Gazza preside di Hogwarts, o il guardiacaccia come insegnante di Trasfigurazione. L'impatto significava molto dovette ammetterlo. Quella figura sembrava potersi spezzare una gamba solo a metter male il piede sulla fessura di una piastrella, oppure che potesse prendere il volo come un tovagliolo se qualcuno disgraziatamente avesse lasciato uno spiraglio di finestra aperta. *Magari smaterializzandosi ha lasciato un po' di sè in giro per il mondo*
E quel pensiero non la rassicurò per nulla. Magari era solo un'impressione sbagliata, forse l'uomo che avevano davanti era il più eccelso e stimato conoscitore dell'arte della smaterializzazione. E il fatto che fosse così magro magari era dovuto solamente alle innumerevoli volte in cui aveva viaggiato all'interno del "tubo", lasciandosi dietro il grasso, i pasti e i succhi gastrici.
*Jill. Placati. E poi...hai sentito che nome lungo*
Chissà perchè quel fattore doveva servire a rassicurarla.
Ascoltò le parole dell'uomo ripetere i passi precedentemente citati dalla Hodrui, finendo col porre loro un quesito. Un luogo dove non fosse possibile attuare la smaterializzazione, asserendo che loro dovevano conoscerlo bene. Mya ancora turbata dalle sue disquisizioni mentali si prese qualche secondo per rispondere, ma sembrava più che altro che stesse riordinando le idee.
- Hogwarts. L'intero castello è protetto da un incanto che impedisce la smaterializzazione di chiunque all'interno delle mura perimetrali. -
Era una delle cose che aveva appreso durante il primo anno al castello, tra le informazioni riguardanti l'edificio, dalla fondazione fino ai tempi moderni. Ma non aveva mostrato particolare interesse per esso fin quando non era avvenuto l'attacco al castello e la barriera che avrebbe dovuto proteggerli, non si era trasformata in una gabbia di morte. L'incanto protettivo si sarebbe dovuto sciogliere per permettere alle passaporte di funzionare, portando in salvo quanti più giovani potevano, ma non era avvenuto. E troppi avevano perduto la vita, in quello che l'intero mondo magico aveva descritto fino a quel momento come il "luogo più sicuro al mondo".
Gli occhi della tassorosso avevano abbandonato lo sguardo dell'uomo e si erano persi un po' oltre le sue spalle, seguendo il filo di quei ricordi ancora troppo vividi per poter esser archiviati. Fuori dalla grande finestra un cielo plumbeo sovrastava Londra, mentre milioni di goccioline imperlavano i vetri.
- Ma credo sia una limitazione presente in ogni scuola magica del mondo, non solo Hogwarts, come un...sistema di sicurezza - disse riportando lo sguardo deciso e attento sull'uomo.
In un luogo con un numero tanto elevato di giovani, dal potenziale acerbo e dalle capacità difensive pari a quelle di un koala con un rametto di eucalipto nella zampa, era sembrata la scelta più ovvia. Proteggere gli studenti da chiunque potesse giungere all'improvviso, inaspettatamente, con il solo scopo di colpire. Tenere lontano chiunque, al solo scopo di preservare. Peccato che in quell'attacco avesse sortito l'effetto opposto.
Ma nulla era infallibile. E per quello Mya sentiva il bisogno di divenire lei, quanto prima, la sua stessa arma. E quel corso ora era un tassello, una rondella, un ingranaggio di conoscenza.
E Sir Agrippinus, alto e snello, in quel momento era il cacciavite.


 
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view post Posted on 6/2/2014, 02:42
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Rinvangare le sue esperienze passate nella Smaterializzazione, in fin dei conti, non era stata una buona idea. Al pensiero delle sensazioni provate, Horus cominciò a sentire un pesante martelletto immaginario battere sulle sue tempie, come se volesse mettere in allarme il giovane della palese cavolata in cui si era andato a cacciare. Ma va bene, si rispose il ragazzo, va bene sentirsi stritolare da un tubo di gomma invisibile, se l'alternativa era quella di vagare nei deserti e nelle foreste e, attendendo una Passaporta, evaporare o sotto il sole o crepare di fame, magari condividendo ghiande (e rifugio) con uno scoiattolo sopra un albero.
*Io devo trovarmi un altro lavoro, mi sa.* Pensò, pur sapendo che per nulla al mondo avrebbe cambiato mestiere, nonostante Lysander tendesse a diventare una sorta di despota che schiaffava i due ragazzi a destra e manca come sadico marionettista (o pesachiappe). O paravento.
La voce di Miss Hodrui (il cui cognome, constatò Horus, era forse più scioglilingua del suo e il che era tutto dire) lo strappò poi a quelle considerazioni ed il Tassorosso si fece subito più attento, dimenticando per un attimo sensazioni sgradevoli e rimuginamenti esistenziali.
Ma quando la donna elencò i sintomi che lui stesso aveva cercato di accantonare, il giovane trattenne a stento un sospiro. E cavolo, pensò scoccando un'occhiata impassibile alla Ministeriale, quasi volesse dire "bazzecole, io ci vivo tutti i giorni con nausea, svenimento e pezzi di corpo che mi perdo per strada", uno ci prova a non pensarci, ma ti vengono spiattellati così, senza un minimo di garbo.
L'idea dello Spaccamento, mai gli era sembrata così tangibile, ora che Roxane l'aveva seppur in minima parte, accennato.
Horus ricordava bene quando si era trovato di fronte ad uno Spaccamento per la prima volta, andando in giro per Diagon con sua nonna, da piccino, dove incontrò un uomo che si era perso per strada UNA narice. Una narice. Lui, Horus, era un fanciullo di appena sette anni, sua nonna Bastet gli teneva la mano, guardando nel mentre le vetrine, senza poi accorgersi che il nipote, distratto, sgusciava via con l'abilità di un'anguilla, rimanendo indietro a guardare la vetrina del Ghirigoro. E quell'uomo, sì Horus, lo rimembrava come se fosse ieri, con la pelata luccicante di sudore, che gli era corso incontro con quel naso sfigurato e l'aveva preso per una spalla, scuotendolo con forza, gli occhi spiritati: "HAI VISTO LA MIA NARICE?! MI SONO SMATERIALIZZATO QUI VICINO! HAI VISTO LA MIA NARICE? E' COME QUELLA CHE HO" gli aveva urlato contro, sputacchiandolo di saliva e ficcandosi un dito nella narice rimasta mentre la indicava. Horus non aveva avuto il coraggio neanche di urlare: con il terrore dipinto sul volto, era indietreggiato tanto rapidamente da investire e far caracollare a terra un paio di Megere che passavano lì vicino. Poi sua nonna era corsa indietro, scacciando il pelato che era poi andato a chiedere ad altri che fine avesse fatto la sua narice (ed il Tassino, mai lo seppe, che fine fu, la narice perduta). Passato lo shock, il piccolo Horus chiese spiegazioni a sua nonna che gli spiegò la nobile arte dello Spaccamento. Toccato da quell'episodio, ancora una volta il fanciullo si era ripromesso che mai avrebbe imparato la Smaterializzazione, se il rischio era perdersi una narice per strada davanti a tutti.

*E di nuovo, eccomi qua.*
Il Caposcuola si riprese giusto in tempo da quei ricordi per ascoltare il discorso finale della donna, che a quanto pareva era giunta a spiegare il nocciolo della questione. Horus corrugò la fronte, chiedendosi cosa ella intendesse con "Decisione nell'affrontare il viaggio", quando già era presente la Determinazione.
*Forse con Decisione intende dire che non dobbiamo temere di Spaccarci? Oddio, ma io ci tengo alle mie narici.* Quasi inconsciamente, Horus si portò una mano al naso, camuffando quel gesto, semplicemente grattandosi la punta. Per un secondo il giovane fu indeciso se domandare o meno delucidazioni al riguardo, ma quando fu lì lì per aprire bocca, approfittando del silenzio, un secco bussare lo bloccò.
Sorpreso per quell'improvvisa interruzione, Horus si voltò verso la fonte del rumore e vide una figura allampanata entrare di tutta fretta, dirigendosi verso la Hodrui. Per osservare meglio il nuovo arrivato, il Tassino piegò di lato la testa, cercando di capire se lo stesse guardando da davanti o di profilo. L'uomo era alto e magro, incredibilmente magro, come se qualcuno si fosse divertito ad a rivestire di gomma uno scheletro. E la voce dell'uomo, non era certo migliore del suo aspetto, ma chissà come, Horus quasi se l'aspettava. Uno così non poteva certo avere la voce di un fringuello. Tutto quell'insieme di particolari, del resto, lo faceva sembrare quasi...
*Il nonno brutto di Dracula. Indubbiamente.* si disse tra sé e sé, scoprendo poi con sommo dispiacere che la bella Ministeriale avrebbe dovuto cedere il posto proprio a quella sorta di vecchia carampana annichilita.
*Addio, bella insegnante.* Sospirò Horus, osservando la porta chiudersi dietro Roxane. A malincuore, il ragazzo si voltò verso il neo-sostituto, cercando di tenere bene a mente la figura della Hodrui, tanto per non spaventarsi ogni volta che gli occhi erano costretti a posarsi sul rachitico.
Tuttavia, la presenza inaspettata dell'uomo contribuì a strappare Horus dai suoi pensieri. Se la voce della Hodrui, morbida e delicata, paradossalmente, lo portava a perdersi nei ricordi, la voce di sir Agrippinus, così gracchiante e spiacevole da sembrare lunghe unghie (di tutte e due le mani, e anche dei piedi) che graffiavano una lavagna, impediva qualsivoglia distrazione. Fortuna volle che l'uomo sembrasse, quantomeno, poco propenso a lasciarsi andare a soliloqui e così, diretto e conciso, sembrava voler concedere ai due ragazzi una lezione rapida e indolore, per ambo le parti.

« Considerate che vi sono dei posti dove sarà impossibile smaterializzarsi perchè protetti da particolari incanti. Uno di questi dovreste conoscerlo bene, sapete di cosa sto parlando? »
« Hogwarts. » Rispose prontamente Horus, più in automatico che altro. La sua voce risuonò in sincrono con quella di Mya ed il giovane tacque lasciando a lei la parola, voltandosi appena verso la fanciulla. Mya aveva ragione. Sebbene in "Storia di Hogwarts", ove la cosa era menzionata e ove Horus aveva letto la faccenda la prima volta, non fosse specificato il motivo di tale incanto, era palese che questo fosse principalmente per la sicurezza della Scuola in sé.
« Credo ci sia anche un altro motivo. Non so se è qualcosa che si può strettamente ricondurre alla Smaterializzazione... » Esordì il giovane, riportando lo sguardo sul lampione con la parrucca quale era il loro esaminatore. « Ma Hogwarts è anche un luogo Indisegnabile. Immagino che non conoscendo minimamente dove si trovi anche a livello di coordinate, insieme all'Incanto di Protezione, sia ancor più difficile per uno esterno —o interno— provare a inquadrare il Luogo preciso, senza confonderlo con altri Castelli. » Concluse, stringendosi nelle spalle.
*Chissà se lui l'ha mai persa una narice...*
 
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view post Posted on 11/2/2014, 13:43
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Il Fato

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I due ragazzini un po' cresciutelli risposero contemporaneamente, tant'è che l'impalpabile ministeriale fu attraversato dal timore che i due si fossero messi d'accordo comunicando con la forza del pensiero. Fu allora che lo sguardo impassibile si soffermò sui loro volti per la prima, vera volta da quando aveva varcato la soglia della Sala. La giovinetta rivelava uno strano colore di occhi, aveva le traveggole o era molto simile a quello del Ministro? Turbato dalla possibilità che vi potesse essere un particolare motivo a lui sconosciuto, si passò la mano scheletrica fra i capelli pettinati all'indietro lisciandosi la cute con maniacale cura. Il maschio mostrava invece una strana capigliatura ed aveva una voglia altrettanto inqualificabile intorno all'occhio sinistro. Due tipi bizzarri insomma. Sostenne per pochi attimi lo sguardo della ragazza, poi quella prese a fissare qualcosa oltre le sue spalle, Cornelius si voltò nella medesima direzione, convincendosi che fosse entrato qualcuno senza che lui se ne fosse accorto. Ma così non era. Lentamente tornò ad osservare davanti a sè.

"Hogwarts è protetta da incanti anti-smaterializzazione e nessun mago può accedervi utilizzando tale mezzo di trasporto. NESSUN MAGO. Naturalmente lo scopo è puramente difensivo. Anche le nostre abitazioni sono protette dal medesimo tipo di incanti, non so voi ma a me non piacerebbe vedermi apparire qualcuno sul tappeto del salotto mentre mangio i miei biscotti all'anice"

Probabilmente sarebbe apparso inverosimile, agli occhi dei due ragazzi, che Cornelius Agrippinus Bloomnight potesse ingurgitare qualcosa.

"Hogwarts è una scuola frequentata da moltissimi studenti e necessita di qualche accorgimento in più. L'indisegnabilità del luogo, gli incanti anti-smaterializzazione ma altre e potenti barriere protettive la tutelano rendendola uno dei posti più sicuri del mondo magico"

Si rese conto di quanto potessero suonare profetiche le sue parole dopo la strage di ottobre dell'anno prima. Ma in quel frangente molte barriere vennero disattivate proprio per consentire ai nemici di entrare per poi non uscire più. Tuttavia si trattava di voci, nessuno si era prodigato per raccontargli come realmente fossero andate le cose. E andare in giro a chiedere era come presentare al Ministro una lettera di licenziamento.

"L'unica eccezione è rappresentata dagli Elfi Domestici, a loro non è preclusa la smaterializzazione all'interno delle mura della scuola"

Si mosse per spostare il peso da una gamba all'altra, l'idea che si poteva avere guardandolo, era quella di un fenicottero spelacchiato che si reggeva su una zampa sola.

"Adesso vorrei tornare ai tre stadi della smaterializzazione, compiremo un percorso mentale. Ognuno di voi si concentri su una destinazione ben precisa. Pensate, proiettate il luogo nella vostra mente, dove vorreste essere in questo momento?"

 
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view post Posted on 16/4/2014, 00:42
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Fu mentre rispondeva al quesito dell'esaminatore che a Mya sovvenne un pensiero, al riguardo di Hogwarts.
Non aveva nulla a che vedere con i sistemi di sicurezza, gli attacchi o correlazioni varie a tutto quello che sir Aggrippinus stava menzionando in quel momento. Mentre osservava attenta l'uomo, per alcuni istanti la sua mente si perse in alcuni ragionamenti, profonde elucubrazioni assai più importanti e vitali di un possibile spaccamento a mò di tonno RioMare.
Un dubbio che assillava il suo cervellino, e punzecchiava terribilmente l'orgoglio.
Chi. Aveva. Firmato. Al posto suo.
Un quesito non da poco e che racchiudeva in sè i maggiori propositi da attuare, una volta tornata tra le mura del castello. Propositi non proprio positivi in effetti. Come le aveva accennato il vecchio, tra le sue fugaci affermazioni sempre di corsa, Qualcuno ad Hogwarts gli aveva fatto questo "piccolo" favore. Un amico a quanto diceva.
Bene, ora non restava che trovare questo qualcuno e restituirgli gentilmente il favore, per correttezza. Ma chi poteva essere il misterioso complice? Un professore era escluso, per quanto alcuni fossero un po' fuori dalle righe dubitava potessero giungere a contraffare un documento ufficiale per un favore, giocandosi reputazione e probabilmente lo stipendio. Fossero stati altri tempi avrebbe valutato senza dubbio l'ipotesi che potesse trattarsi del professor Peverell, l'uomo che aveva fatto assumere una dodicenne per un lavoro non proprio "pulito".
Ma escludendo i professori, Peverell e Gazza (dubitava che Mrs Purr sapesse scrivere e che i fantasmi avessero conservato al capacità di afferrare una piuma) non c'erano molti dubbi che potesse trattarsi di uno studente, qualcuno che magari aveva contratto un debito verso il vecchiaccio e che ora lo ripagava con quello bello scherzo ai suoi danni.

Mya per tutto il tempo di quei pensieri aveva continuato ad osservare lo smilzo ministeriale, fingendo un'attenzione che in realtà non aveva, come spesso era capitato in classe. Il top era il leggero movimento del capo in basso, chiaro segno nel linguaggio del corpo che annuisce. L'attenzione simulata era la sublimazione di un'arte e in quel momento Mya ne stava inconsciamente mostrando i frutti. Finchè qualcosa non la distolse, facendola tornare alla realtà.
Agrippinus la stava osservando, con occhio critico e dubbioso.
*Caspio...non avrò fatto facce strane. Che faccia si fa quando si pensa di torturare qualcuno? Magari ridevo...oddio, uno studente che ride mentre parli di spaccamento degli arti. Mi butterà fuori, ma così potrò mentire a Lysander dicendogli che ho passato a pienissimi voti! Ah...c'è Horus....*
Strano come l'unica persona a cui avrebbe dovuto dare ogni colpa per quella situazione era proprio là, seduto a due sedie da lei, e che probabilmente se la rideva sotto i baffi. E ancor più strano era il fatto che Mya l'avesse escluso a priori da una lunga lista di teste da tagliare e di alluci da appendere.

Nonostante l'insofferenza e l'apatia per le tante parole (necessarissime) la lezione proseguiva, passando ad un approccio meno teorico, ma per nulla pratico. Mya sollevò gli occhi verso il soffitto, lasciando intendere che magari ci stava pensando davvero ad un luogo da raggiungere. Anche se era tutt'altro.
Chiuse gli occhi, restando con la testa leggermente inclinata all'indietro. Un luogo da raggiungere, un luogo che conosceva bene, un luogo che bramava rivedere. Escluse a priori l'altura sul lago, luogo che racchiudeva i ricordi più importanti del trascorso al castello, e che essendo entro le mura sarebbe risultato impossibile da raggiungere. E di colpo le venne alla mente il giardino che aveva scoperto nel cuore di Hogsmeade e nel quale era tornata più volte.
Era un luogo che le trasmetteva calma e sicurezza, all'interno del quale trovava una pace innaturale e meravigliosa. Sì, decise, era là che sarebbe andata (se mai fosse riuscita a smaterializzarsi davvero, senza lasciare le gambe sulle poltroncine ministeriali).
*Non ci pensare...non ci pensare* si ammonì cercando di sgombrare la mente da quelle immagini raccapriccianti delle sue gambe accavallate senza un busto sopra. Preferì ricordare l'esile albero che si trovava al centro del giardino, il recinto in granito che lo circondava e i petali violacei in piena fioritura che cadevano delicatamente verso il prato circostante. La primavera era la stagione che preferiva e quell'albero nella sua delicatezza la rappresentava pienamente.
Ok, ricordava il luogo ed ogni cosa lo componesse nel giro di cinque, sei metri; ora bisognava passare alla visualizzazione mentale del luogo, ma fu qui che accadde qualcosa di davvero curioso. Per quanto si sforzasse di mettere a fuoco l'ambiente, anche visualizzandolo in un'area più vasta all'interno del villaggio, cercando il percorso mentale dalla via principale che percorreva spesso a piedi, non riusciva a scorgere il luogo. Era come se una patina nera le si formasse sulla visuale ogni qualvolta tentava di portare l'attenzione sul giardino.
Tentò diverse volte, stringendo gli occhi e arricciando il naso senza rendersene conto. Perchè era così difficile visualizzare un luogo? Se quello era il primo passo lei lo stava fallendo egregiamente.
*Arrenditi, la smaterializzazione non fa per te...e Lysander se ne farà una ragione. Viva i cucchiaini dispersi nel deserto* le ripeteva gioiosa la parte di lei che desiderava ardentemente andarsene, patente o non patente. Ma l'altra, quella più orgogliosa e ostinata, continuava a cercare il luogo, spingendo la sua mente al limite, quasi logorando la memoria affinché ricreasse le coordinate perfette. Ma nulla, il giardino sembrava irraggiungibile dalla sua mente, figuriamoci dal corpo.
*Forse è troppo vicino al castello e ne risente degli effetti della barriera...*
Come ipotesi poteva andare, ma non spiegava il perchè riuscisse a visualizzare perfettamente ogni vicolo, angolo, porta, bottega e cassonetto dell'immondizia nelle vicinanze. *Un momento...*
La mente si discostò dalla macchia nera che ostinatamente cercava di superare e si ritrovò nel centro esatto del vicolo, che apriva la strada verso il giardino. Se non poteva vederlo, anche se non se ne spiegava il motivo, allora sarebbe bastato avvicinarsi. Ed eccola, lì in piedi, tanto vivido il paesaggio da riempirla d'euforia per il luogo che amava e che stava per ritrovare. Tanto vivido da farle quasi sentire la consistenza del pavimento irregolare sotto la suola gommata dei suoi stivali. Le solite porte ai alti della strada sprangate da tempo immemore, le imposte malmesse, gli abbaini vuoti sui tetti sgombri. E quelle pietre incerte che più avanti lasciavano il passo ad un tappeto di brecciolino, fino ad arrivare all'arco di pietra che immetteva nel giardino.
Non poteva vederlo, sempre annebbiato da quell'ombra inspiegabile, ma sapeva che era là.
Un passo ancora e l'avrebbe raggiunto.
Riaprì gli occhi, puntando le iridi violacee in quelle dell'esaminatore. Si limitò ad un semplice cenno del capo, per confermare che aveva trovato ciò che voleva.
Un passo ancora.
E con tutte e due le gambe.

 
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view post Posted on 27/4/2014, 19:04
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PERDONO SCUSASSEEEEEEEEEEEE!!!! FACCIO IL MEACULPA LO GIURO M'AGGIA SCORDATO(????) SCUUUUUUUUSAAATEEEE clicchete

Horus dovette fare uno sforzo immenso, per non lasciarsi andare ad una risata ironica nell'udire le parole che l'allampanato ministeriale aveva usato per descrivere Hogwarts. "Uno dei posti più sicuri del Mondo magico". Horus distolse per un istante gli occhi dall'uomo (o dal fantasma, ancora non ne era sicuro) e osservò distrattamente il cielo che si intravedeva nella finestra. Bastava un attimo, anche una semplice frase, per far riemerge quel marasma di emozioni che giacevano sepolte nel cuore del Tassorosso; un niente, per riportare dolorosamente a galla quei ricordi che, faticosamente, cercava di ignorare ogni giorno.
Hogwarts un posto sicuro. Già, una volta ci credeva fermamente, quando leggeva sui libri di una delle prime Scuole di Magia e Stregoneria. Un castello arroccato sopra un promontorio, creato da forte pietre e forgiato da miliardi e più magie evocate dai Maghi che di era in era lo aveva popolato. Era facile affascinare un bambino, ancor più facile se questi aveva nella testa la convinzione che prima o poi avrebbe messo piede in quel simulacro di Potenza Magica ingrandita dal Tempo. Ma, poi, quella convinzione era andata infrangendosi in mille pezzi, allo stesso modo in cui si erano sgretolate le forti pareti di pietra di Hogwarts. Un destino terribilmente simile. Eppure, nel profondo, Horus continuava a sperare che la Scuola fosse ancora quel luogo che da piccolo aveva generato in lui un'adorazione quasi mistica. Maestoso ed imponente, ivi racchiusi i più grandi segreti della Conoscenza Magica, inviolabile soltanto per la sua nomea. E quasi a voler rinfrancare quella speranza, Horus si ritrovò a pensare che, del resto, era stato un errore, un tragico errore umano a compromettere la la sicurezza di quel luogo e di quelle vite; un errore compiuto in buona fede, proprio in funzione di quella protezione: le barriere disattivate per permettere alle Passaporte di funzionare che, per tragico destino, per una frazione di secondo non funzionarono.
Lentamente, il ragazzo scacciò quei pensieri dalla testa, cercando di ritornare presente a quell'improvvisata lezione e concentrarsi come meglio poteva. A dirla tutta, concentrarsi era difficile di per sé, pur mettendo da parte quelle considerazioni. Era il dannato ometto, dal canto suo, a minacciare fortemente l'attenzione di Horus, con o senza elucubrazioni tragiche.

*Ma se starnutisce, prende il volo?* Si domandò ottusamente il Caposcuola, piegando il capo di lato e fissando le gambette rachitiche di Agrippinus. Se non altro, aveva scoperto che si nutriva. *Ah, questo sì che mi sarà utile...*
« ...proiettate il luogo nella vostra mente, dove vorreste essere in questo momento? »
Horus sussultò leggermente, tornando dritto con la schiena e fissando l'uomo.
Diamine. Non si era aspettato un'altra domanda. Agrippinus sembrava più che intenzionato ad evitare al massimo i rapporti con loro (e la cosa, era reciproca) e quella domanda piazzata lì a tradimento, fece quasi tradire l'attenzione di Horus, che fu lì lì per rispondere a bruciapelo: "A dormire."
Invece, ripresosi a tempo record e ostentando un'espressione pensierosa, il ragazzo si grattò il mento, cercando di trovare un buon luogo in cui sarebbe voluto essere in quel momento. E la cosa, era alquanto difficile: sarebbe voluto essere a casa, ma anche ad Hyde Park, o ad Alessandria d'Egitto dai suoi nonni paterni. Poi ebbe la folgorante illuminazione.

« Dovendo escludere posti lontani —e qui, vi chiedo che limiti ci sono a livello di...chilometri per la Smaterializzazione di per sé—, direi al British Museum. » *Per vedere se c'è la tua mummia da qualche parte, insieme ai miei avi. Magari scopro che sei il mio bis bis bis bis bis bis bis bis bis bis bis bis bis bis bis prozio. * « Mettendo in conto, però, che i Babbani potrebbero notarlo, direi che mi piacerebbe comparire in un angolo ben nascosto sul retro dell'edificio. » Concluse, stringendosi nelle spalle e costringendosi a guardare dritto in quegli occhietti acquosi e infossati che Agrippinus teneva fissi su di loro. A proposito, e Mya? Dove sarebbe voluta essere?
Con la coda dell'occhio, Horus lanciò un fugace sguardo alla compagna. La ragazza aveva gli occhi chiusi, le sopracciglia leggermente corrugate e il naso arricciato, persa in quello che doveva essere senza dubbio uno sforzo mentale non indifferente, tanto che se si fosse ascoltato con attenzione si sarebbe sentito il cigolare delle rotelline del cervellino. E se prima fu difficile trattenere lo sbuffo ironico, in quel momento, per Horus, fu terribilmente complicato cercare di non sbottare a ridere a quella vista. L'espressione che Mya aveva dipinto sul volto, nel tentativo, forse, di focalizzare il luogo desiderato, era talmente buffa che Horus avrebbe desiderato essere un Legilimens solo per sapere a cosa diamine stava pensando. Tuttavia, si limitò a tossicchiare garbatamente, e a rimanere in silenzio in attesa della risposta di Agrippinus, seguendo al contempo l'esempio della ragazza e provando ad immaginare— senza chiudere gli occhi, per non minare ulteriormente l'attenzione— quel luogo che ormai conosceva a memoria per le tante e tante volte che aveva visitato da solo o con suo padre. Del resto, il British Museum, con la sua mole imponente, il colonnato e la facciata dorica, era una sorta di mausoleo della Storia Assoluta, non solo Babbana, ma anche Magica. E sì, quasi quasi, ora che ci pensava, immaginando le immense sale e il familiare odore di opere antiche, aveva davvero una sincera voglia di andare a farci un salto, una volta uscito da lì.
 
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view post Posted on 12/5/2014, 23:50
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Il Fato

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A Cornelius non fregava un benemerito fico secco del luogo in cui avrebbero voluto trovarsi i due giovincelli. A dire il vero non sapeva neanche se lo sforzo che stavano mostrando fosse reale o se, al contrario, l'aria pensierosa che corrugava la loro fronte rappresentasse una finzione creata ad arte per farlo contento. Il fatto era che lui doveva trarre i frutti da quel corso improvvisato per consentire ai due bizzarri ragazzi di prendersi quel pezzo di pergamena e stop. Li osservò mentre si prodigavano, lui quale destinazione avrebbe voluto raggiungere in quel momento? Di certo qualche posto lontano dal Ministero, magari la sua piccola casa di campagna sul colle di Roccaventosa, armato di piccozza per resistere alle raffiche di vento, con i capelli arruffati e le sue comode babbucce a nido d'ape.
In realtà ognuno dei tre presenti in quella sala si osservava senza realmente vedersi, immerso nei propri intimi pensieri.
Il Ministeriale incrociò le braccia scheletriche ed un sonoro crack spezzò il silenzio (e forse le giunture) nel quale si erano calati. Il suo volto espresse un dolore straziante ma la bocca sottile non pronunciò alcun suono. Lo sguardo passò da Mya ad Horus, benchè i tratti dei due apparissero vagamente simili, stavano sviluppando uno stadio concentrativo completamente diverso.


"Non esistono limiti assoluti, una discreta distanza può essere colmata da un mago particolarmente potente ed esperto mentre un ... "

*pivello come voi"

" ... mago mediocre può spaccarsi da qui a Hyde Park. Considerate che lo sforzo concentrativo, per quanto proveniente da una persona rodata, non può durare tanto a lungo, per questo non è possibile utilizzare la smaterializzazione per coprire distanze considerevoli. Roma, Madrid, Mosca, Il Cairo, per fare qualche esempio concreto"

Ed anche la sua Roccaventosa.

"La destinazione è il primo stadio, quando avrete ben chiaro in mente il luogo che vorreste raggiungere dovrete mostrare determinazione e decisione nell'agguantarlo. Determinazione uguale desiderio e volontà. Decisione uguale scelta. Volontà di occupare lo spazio che ci circonda per arrivare nel luogo agognato e scelta di entrare in contatto con il nulla che avvolge il nostro posto ideale. Tutto è dannatamente impalpabile ma necessariamente creabile. La smaterializzazione è un viaggio nel nulla ma compiuto con coscienza, desiderio e soprattutto certezza della sua fine. Il dove"

Quanto avrebbero capito? Probabilmente nulla.

"Come vi ho detto ..."

Ma lo aveva davvero detto?

" ... non sono richieste formule sacramentali o movimenti particolari, avrete bisogno soltanto della vostra bacchetta e della vostra testa"

Silenzio.
Se non ci fossero state domande - come si augurava - sarebbe uscito fuori da lì nel giro di tre minuti.

 
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17 replies since 7/10/2013, 12:36   408 views
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