| Per un folle stupido istante, sentendo lo sguardo fisso della donna su di sé e non udendo risposta/respiro/batter di lunghe ciglia, Horus pensò che ella non fosse né l'esaminatrice né, tantomeno, una studentessa. Quanto più una curiosa bambola in scala 1:1 piazzata lì da qualche buontempone del Ministero, forse un mentecatto che si non aveva trovato l'Ufficio brevetti. Magari, si disse divertito, la fanciulla aveva qualche incantesimo di controllo all'interno, come quelle telecamerine Babbane a forma di orsacchiotto. *Dei del cielo, Ra, ma che diamine c'han messo gli Elfi nel succo di zucca? Forse dovevo mangiare di più di un paio di pancakes...* Si ammonì, scuotendo impercettibilmente il capo, scacciando quel pensiero e sentendo, nel frattempo, la conferma che la sua astrusa ipotesi altro non era che un deliro da glicemia bassa. « Ben arrivato, Signor Sekhmeth. Può accomodarsi dove trova un posto libero. » Era umana, non v'eran dubbi: e non ve n'erano neanche più sul suo ruolo. Il ragazzo annuì semplicemente e seguì con lo sguardo la mano della donna, che indicava un ammasso di sedie messe lì, alla bell'e meglio. Vuote. Inevitabilmente, un sorrisetto sarcastico si dipinse sulle labbra sottili. *Uuuuh, sarà difficile trovarlo, un posto libero.* Pensò, chiedendosi per un attimo dove diamine fossero finiti tutti. Che ne era stata della folla di esagitati ed eccitati ragazzi, pronti a destreggiarsi con la nobile arte del perdersi un pezzo di corpo conosciuta ai più come Smaterializzazione? *Non so e non mi importa.* Horus non fece in tempo a muovere un passo che la porta, dietro la quale sostava —ed inutile dire che un po', in fin dei conti, se l'era cercata— si spalancò di botto. Il bordo dell'uscio finì dritto dritto sui reni del ragazzo che riuscì a trattenere un'imprecazione più per la sorpresa che per il dolore. In un impeto di stizza, tuttavia, Horus si voltò di scatto, pronto a incenerire con lo sguardo l'ippopotamo —chi altri semmai poteva avere tale grazia— che era appena entrato. Ma, anziché il ciccione che immaginava, una fanciulla minuta quanto l'esaminatrice, ma decisamente più familiare, fece capolino dietro al bordo di legno della pesante porta in mogano dell'ufficio. « ... Ecco chi altri è più sgraziato di un ippopotamo... » Borbottò tra sé e sé, rivolgendo alla ragazza un sorrisetto sardonico e scostandosi per farla passare. E così, si disse Horus, Mya era venuta. Quando Lysander l'aveva preso da parte, giorni addietro, chiedendogli di porre la firma di Mya sul modulo di iscrizione al corso, Horus era stato lapidario con il vecchio: "Io lo faccio, perché sia mai che mi si perda in mezzo al deserto per una Passaporta mancata. Ma io glielo dico, signor Lysander, a Mya non piacerà. E se parteciperà, sarà un miracolo voluto dagli Dei." E doveva giusto pregare gli Dei affinché Mya non scoprisse qualcosa. In ogni caso, a giudicare dall'espressione stupita dipinta sul volto di lei, Lysander aveva taciuto sull'identità del misterioso "amico ad Hogwarts". Sghignazzando sotto i baffi, Horus la superò, dirigendosi verso una sedia vuota in prima fila, l'ultima a destra. La voce della Tassina, tuttavia, lo sfiorò a tal punto che il ragazzo non poté fare a meno di sussurrarle a mezza voce, passandole accanto: « Uh, niente, passavo di qui e volevo vedere come ti Spaccavi... » Abbassò lo sguardo e proseguì, tornando nuovamente serio e non perdendo ulteriore tempo. Accomodatosi sulla sedia, Horus incrociò le braccia e rimase in attesa, rivolgendo la sua attenzione alla donna, ma, in cuor suo, sentendosi estremamente realizzato per esser riuscito, nonostante tutto, a trascinar fin laggiù Mya Lockhart, Miss "Io non mi Smaterializzerò Mai, neanche a settant'anni, quando rischierò di scambiare la mia dentiera per una Passaporta". Il solo pensiero gli fece accartocciare le viscere per la risata che, prorompente, stava per risalire, ma con stoicità, il ragazzo rimase impassibile, stroncandola sulla nascita con un discreto colpo di tosse. *L'ho fatto per lei, le sarà utile...* Si giustificò, sbattendo le palpebre per cercare di scacciare quella maledetta lacrima di soffocamento. Se dall'esterno Horus non lasciava trapelare lo scompenso idiota che l'aveva colto, lo stesso non poteva dirsi per la concentrazione che era andata a farsi benedire. La voce della Ministeriale —di cui ancora ignorava il nome— arrivò come in ritardo alle orecchie di Horus che si riscosse come da un lungo sogno. Se non altro, il suo iniziale silenzio poteva sembrare una sorta di riflessione e mentre Mya rispondeva, il ragazzo cercò di appellare velocemente alla memoria il primo ricordo risalente ad una Smaterializzazione congiunta: non lo ricordava. O meglio, lo ricordava, ma voleva rimuoverlo. Ma prima di poter inventarsi una scusa plausibile, il flashback fu più veloce. Era piccino, a letto, con la febbre alta; l'immagine del ricordo era confusa, sfocata, quasi fosse appannata: sentiva sua madre discutere con suo padre, affermando che no, Horus andava portato di corsa al San Mungo e che no, Osiris non aveva ragione quando diceva che era una banale febbre e che la Smaterializzazione non gli avrebbe fatto bene; era tardi, troppo tardi per richiedere una Passaporta, mentre il Nottetempo sarebbe stato ancor più traumatizzante, figuriamoci la Metropolvere. Poi, il buio: ricordava soltanto di esser stato sollevato da braccia forti, ma delicate, il profumo del dopobarba di suo padre nelle narici come tranquillante, qualche dolce parola di supporto e poi un'orribile sensazione, peggiore della febbre stessa, come se qualcuno l'avesse ficcato a forza in un tubo di gomma così stretto da fargli strizzare le viscere dentro al corpo. *Eww.* Sospirò impercettibilmente. Un altro ricordo si sovrappose al primo e poi un altro ancora, e ancora un altro: ognuno rappresentava un episodio di Smaterializzazione Congiunta, e sempre per gli stessi, maledetti motivi. « Anche le volte in cui mi son Smaterializzato io con mia madre, si possono contare sulle dita di una mano. » Esordì poi, quando Mya ebbe terminato di raccontare la sua esperienza. « Ero troppo piccolo e troppo... uhm, confuso, per ricordare con precisione, ma fu quasi sempre per emergenze varie. » Concluse, semplicemente, con un'alzata di spalle, come a voler sottolineare con un paradoso la futilità di quelle occasioni. A ripensarci, se non fosse stato per la praticità della Smaterializzazione, quelle traumatiche esperienze sarebbero bastate per tenere Horus alla larga da qualsiasi corso. Ma era stato messo di fronte ad una scelta: o la velocità e la compressione fastidiosa [e la possibilità di dormire di più la mattina dei weekend prima di andare all'Ars Arcana], oppure le viscere ancora integre, ma la condivisione di astrusi posti sul Nottetempo con Megere smocciolanti, le gomitate e le ginocchiate date a tutti gli angoli dei camini con la Metropolvere e le Passaporte mancanti o mimetizzate ad hoc nel deserto del Gobi. *Pfff...* ... Chissà che diamine ci avevano messo davvero, dentro quel succo di zucca.
OT: Chiedo venia per la modifica. Avendo letto il post di Roxane dal cellulare e via mail, non mi ero accorto che era stato a sua volta modificato. E non volevo saltare la domanda.
Edited by Horus Sekhmeth - 21/11/2013, 20:46
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