Eternal, Privata

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view post Posted on 9/12/2013, 13:05
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VII Anno

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Aveva passato l’intera notte su quella lettera, non riuscendo ad addormentarsi neanche un momento. I suoi pensieri erano talmente forti da riuscire a superare persino i sogni; forse poteva sembrare strano, ma con tutte le cose che stava passando dopo il ritorno ad Hogwarts, il pensiero di Lei era ancora vivo nella sua mente e non voleva abbandonarlo. Se l’era promesso più volte, lui doveva rimanere solo, per il bene di tutti gli studenti che erano al castello, aveva scelto lui di intraprendere quella via oscura, e ora che l’unica persona a cui aveva rivelato la verità era scomparsa dalla sua vita, non aveva più un motivo per redimersi. In fondo era stato meglio così, lui non aveva niente da darle, lei era in gamba, buona, coraggiosa e sicuramente avrebbe fatto strada nella vita, la cosa migliore che Nathan poteva fare era lasciarla andare, il tempo alla fine avrebbe cancellato tutto, o almeno così sperava.
Intanto teneva quella lettera stretta fra le mani, rovinandole i bordi per la troppa pressione, come se il suo corpo stesse decidendo di distruggerla in quell’istante e la sua mente ancora a stento lo frenava. Il testo pieno di cancellature e ricolmo di puntini che sostituivano quelle sensazioni che negava persino di scrivere, ma tutto sommato, quelle poche parole diceva molto su di lui, di tutte quelle cose che non le aveva mai detto, e che nonostante la lontananza e il non sentirsi da mesi aveva l’obbligo di fargliele sapere. La sua civetta era lì a pochi passi da lui, rannicchiata su una base di legno tipica della guferia, bastava solo legarle la lettera e la ragazza l’avrebbe ricevuta, ovunque lei fosse.
Tutta quella magia, quella capacità che poteva portarlo ovunque in pochi attimi, tutto quel potere e non era riuscito a farla stare con lui; che razza di tipo era? Pensava che il tempo potesse cancellare tutto, così come potevano farlo le nuove conoscenze, ma allora perché con lui non funzionava? Ne era consapevole, quel pensiero sarebbe stato eterno, non se ne sarebbe mai liberato e ciò l’avrebbe distrutto lentamente, fin quando non sarebbe riuscito ad annullare le sue emozioni, magari.. nell’oscurità, c’era la chiave che poteva aiutarlo..



Edited by MasterHogwarts - 28/4/2014, 14:15
 
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view post Posted on 9/12/2013, 16:21
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Stanza n°3, Dormitorio Serpeverde • h 9.30

Emily fissava la sua immagine allo specchio. Le esili dita della mano destra andarono a sfiorare la propria guancia mentre le iridi argentee si posavano sugli occhi, stanchi, contornati da leggere occhiaie violacee. Era stremata, spossata dalle lunghe notti passate ad osservare le fiamme del fuoco danzare al centro della propria stanza senza trovare la pace adeguata per crollare tra le braccia di Morfeo.
I turni di notte di sorveglianza la risollevavano dal non riuscire a dormire ma quando non era in dovere di “servire” la Scuola e si ritrovava lì, nel suo letto dalle lenzuola candide, la sua mente iniziava un lungo processo di autodistruzione in cui pensieri ed opinioni si contrastavano, dando vita ad una lotta per lo più interiore, una lotta contro la quale la stessa Emily si sentiva impotente.
La fanciulla abbassò il capo, stanca di fissare la sua propria immagine per poi voltarsi lentamente, avvicinandosi al letto e cadervi con incredibile leggerezza. Restò lì, a fissare il soffitto, inerme, per lunghi minuti che sembrarono eterni.
Doveva trovare la forza di rialzarsi da lì a poco, la spilla, posata accanto la sua bacchetta, la richiamava ai suoi doveri.


Torre di divinazione • h 10.40

Aveva incontrato Zoey, prefetto Grifondoro, per mettersi d’accordo sulla data di svolgimento del duello che le avrebbe viste contrapporsi l’una all’altra. Emily aveva bisogno di dare almeno una piccola svolta alle sue giornate, in quel Castello che a volte le sembrava più una prigione che l’ancora di salvezza che vi aveva visto in principio, quando finalmente aveva lasciato la Dimora dei Rose. Aveva da poco congedato la ragazza oro-rosso, lì sulle scale che dividevano i due piani in cui si trovavano le casate dei Corvonero e dei Grifondoro. Era stata una conversazione veloce, per nulla amichevole ed Emily, ormai lì, si avvicinò al passamano, lasciando che lo sguardo chiaro si perdesse nel vuoto sotto di lei.
Non aveva null’altro per impiegare quella mattinata e così decise di trascorrere il tempo prima del pranzo in una delle due torri non troppo lontane. Optò per quella di divinazione, non vi era mai stata molto a lungo e questo le bastò per renderla la meta del suo cammino.
Non le servì molto per arrivarci; l’aria sembrava farsi sempre più fredda e pungente man mano che saliva; il Natale era alle porte e lei lo avrebbe trascorso nel Castello, senza tornare in una casa vuota nella quale non si sentiva nemmeno accettata a dovere. Spinse con la sinistra la porta di legno e socchiuse di poco gli occhi quando la luce l’abbagliò. I corridoi erano sempre parecchio bui ma, come la torre di Astronomia, anche quella di Divinazione offriva un bello spettacolo sugli esterni di Hogwarts, coperta in quel momento da soffice neve.
Scoprì ben presto di non essere la sola ad aver volto le proprie attenzioni a quel luogo e quando Emily decise di fare dietrofront, era ormai troppo tardi: la porta alle sue spalle, aperta e poi richiusa, aveva scricchiolato, troppo sonoramente per un luogo tanto silenzioso.
Attese che il giovane, di cui non aveva ancora avuto modo di vedere il volto poiché di spalle all’entrata, si voltasse, in modo da rivolgergli un cortese saluto prima di abbandonare il posto. Non sarebbe certamente fuggita come quegli sciocchi bambinetti quando lei ed Arya prendevano posto davanti al fuoco in Sala Comune. Per quanto la sociopatia facesse parte del suo essere, l’eleganza tipica di un Rose veniva sempre prima.

 
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view post Posted on 11/12/2013, 14:48
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Attendeva invano un qualsiasi flebile segnale che l’avesse distratto da quella scelta, un momento che poteva durare pochi attimi e terminare con un volo del suo gufo, allontanandosi da quelle fredde mura del castello, diretto verso un luogo caldo e al sicuro, dov’era lei.
Dì solito non si era mai fatto tanti scrupoli nel fare una cosa, qualunque essa sia, si faceva guidare dall’istinto e dalle sue passioni invece di servirsene e dominarle, e il più delle volte il tempo rivelava la sua innata capacità di sbagliare. Lui non era in grado di fare la scelta giusta, oppure comunque andassero le cose, per lui alla fine non andavano bene, c’era tanta tristezza in tutto, anche quando le cose funzionavano.
Se la cavava a scuola, anche con un atteggiamento poco incline alle regole, non perdendo occasione di farsi conoscere organizzando feste private in casa sua, dove anche i minorenni potevano assaggiare il temuto Whisky Incendiario, bevendo alla faccia del garzone dei Tre manici di Scopa.
Era riuscito a conquistare la ragazza che aveva sempre voluto, anche passando da una storia all’altra, creandosi addosso una nomea che le ragazze più grandi la mettevano in primo piano quando parlavano con lui. Non era certo sua intenzione passare come un tipo poco affidabile, e fin troppo incline ad essere affascinato da un bel viso, ma guardando la piega che aveva preso la sua vita, non poteva certo dar torto a quelle voci. Se anche adesso avesse conosciuto una ragazza sincera, che meritava di essere sfinita dalle risate e dal troppo amore, probabilmente l’avrebbe lasciata andare.
Ancora non si era perso in un sguardo che potesse andare oltre la superficie, una ragazza che sapeva farti male unicamente con la sua indifferenza, un’anima cinica e sola al contempo, come lo era lui. Quel che ora voleva, poteva essere qualcuno con cui non legare i propri sentimenti, una persona che si cullava nelle sue certezze, non avendo bisogno dell’amore di qualcuno, ma col solo sfiorandoti un labbro potesse farti suo.
Si era deciso, Lei quella lettera non l’avrebbe mai ricevuta, il contrario significava riavvicinarla a lui, non lasciarla andare, e per quanto non volesse ammetterlo c’erano storie, abitudini e modi di vivere, che necessitano di essere interrotti.
Stava per riporre la lettera nella tasca dei pantaloni, guardando di sottecchi il suo gufo, che lo fissava immobile ed enigmatico, quando un sonoro scricchiolio attirò la sua attenzione, la porta della Guferia avvisava l’ingresso di qualcuno, perché era ben sicuro di averla chiusa al tal punto che il vento non potesse far nulla per intromettersi.
Qualcuno che come lui aveva bisogno di scrivere.
Si girò versò l’enorme porta in legno, che unendo la Guferia al corridoio della Torre mostrarono una persona, fino ad ora ignota agli occhi del ragazzo.
Per un attimo, quella chioma rossa raccolta, e alcuni ciuffi che ribelli scendeva lungo il viso, come lacrime di fiamme vermiglie, giocarono un brutto scherzo alle iridi gelide del ragazzo. Una bellezza che ti spiazzava, proprio come era Lei, che andava oltre il genio, perché non aveva bisogno di spiegazione.
Lineamenti dolci, ma uno sguardo deciso e superiore, che contrastavano quel senso di bambina dei primi anni.
- Ehi.. - Sussurrò vago, rivolgendosi alla ragazza; e per la prima volta disse una frase tipica da sciocco e timido ragazzo, che dimostrava di non voler rischiare per una bellezza che poteva fargli male.
- Se devi inviare una lettera, fai pure.. - Una frase buttata lì, detta col suo modo di fare a metà strada fra il distratto e l’annoiato, a colmare un silenzio fin troppo assordante; ma il suo corpo rimase fermo verso quella figura, come a non volerla lasciare fin quando non avesse chiuso quella porta. In seguito non l’avrebbe raggiunta nei corridoi, anche se aveva deciso di non inviare quella lettera, ma se la ragazza sarebbe entrata, non poteva far finta che non esistesse, persino il suo gufo ci avrebbe parlato.
Non gli importava di cosa gli altri pensassero, di come lo etichettavano, lui era un uomo, e una ragazza così non poteva essere ignorata; forse ora il rischio di farsi male c’era davvero.

 
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view post Posted on 13/12/2013, 01:04
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Il ragazzo non la lasciò attendere, pochi secondi ed Emily ebbe modo di incrociare il suo sguardo chiaro, profondo ma, al contempo, freddo come se la sua anima fosse stata svuotata.
La giovane Caposcuola restò per pochi attimi interdetta a causa di quanto, con una velocità inaudita, aveva avvertito dal semplice incrociare quelle iridi chiare. Il suo volto, fortunatamente, restò inespressivo così come il suo corpo rimase immobile sulla porta senza lasciar intendere le proprie intenzioni.
Ehi.
Il saluto vago sembrò deluderla un po’, non soddisfando affatto la sua vena narcisistica ma ormai vi aveva fatto l’abitudine: non vi erano molti gentiluomini ad abitare il Castello e l’unico che poteva dire di aver conosciuto avente tale caratteristiche, pochi attimi dopo le formali presentazioni, aveva tentato di sfigurarle il viso con un bicchiere di cristallo, gettandoglielo contro come se fosse un cane rognoso da allontanare.
Se devi inviare una lettera, fai pure.
Quanto seguì da quel primo, distratto, approccio tra due sconosciuti che per, motivi del tutto diversi, si ritrovavano in un angolo “sperduto” del Castello, innescò un piccolo sorriso sulle labbra della fanciulla che invece di fare un passo indietro e raggiungere l’altra Torre o magari le proprie stanze, come stabilito in principio, decise, inspiegabilmente, di restare.
Emily s’incamminò ed in pochi passi raggiunse del tutto la Guferia: quel luogo non poteva dirsi il suo preferito e vi osava andare solo per ragioni di utilità – avendo scelto un gatto come animale domestico aveva anche scelto di fare a meno della comodità che derivava dal possedere una civetta.
Si avvicinò al primo gufo alla sua sinistra, minuscolo e dal piumaggio scuro, e allungò la mano con estrema lentezza, per sfiorarne il capo mentre le iridi argentee, che avevano abbandonato già da un pezzo lo sguardo del giovane, erano concentrate solo sul cucciolo dinanzi a lei.
Non sapevo che la Preside avesse assegnato un guardiano anche a questo luogo e che servisse un permesso per inviare una lettera.
Le sue parole risuonarono annoiate velate da un’ironia impercettibile. Infondo, le sembrò la cosa migliore da dire in seguito all’unica, sciocca, frase pronunciata dal ragazzo. Tuttavia le sue intenzioni non erano volte ad offenderlo, semplicemente aveva dato voce al primo pensiero partorito dalla sua mente sarcastica e che comandava il suo carattere prettamente asociale.
Emily sorrise nuovamente: l’animale aveva allungato la testa verso le sue esili dita, alla ricerca di una carezza più soddisfacente rispetto al semplice essere sfiorato. La giovane Rose era stata sempre sensibile e accondiscendente nei confronti degli animali, al contrario delle persone, verso le quali mostrava soltanto indifferenza, nel migliore dei casi.
Mentre andava incontro alla tenerezza del gufo, rialzò nuovamente lo sguardo sullo sconosciuto. Probabilmente si erano incrociati diverse volte nei corridoi ma la totale assenza di attenzioni nei confronti degli altri abitanti del Castello, a meno che non si trattasse di studenti da punire o persone per cui provare una spiegabile antipatia, non le permisero di mettere a fuoco il Grifondoro nemmeno per un momento.
Non lo conosceva. Lui evidentemente non conosceva lei. Non c’era molto da dire.
Probabilmente se ne sarebbe andata da lì a poco; cosa poteva esserci lì, per lei, che potesse servirle? Nulla. E sì, effettivamente doveva inviare una lettera, nascosta cautamente proprio nella tracolla che penzolava rigida dalla sua spalla, ma non era ancora il momento adatto, tanto meno il giorno.
Emily poteva essere paziente quando voleva, pur essendo descritta come la persona più impulsiva e collerica del mondo. Quando bisognava aspettare, lei, semplicemente, aspettava. Dicono che la vendetta è un piatto che va servito freddo ed anche se la Serpeverde era più il tipo da spaccarlo direttamente in faccia, riusciva a tenere sotto controllo tutta la rabbia, l’odio e la collera fino al giorno in cui sapeva sarebbe stato utile far affidamento a questi sentimenti ed infine, esplodere.
Quel giorno era sempre più vicino. Il giorno in cui lei e Jacob Rose si sarebbero trovati faccia a faccia, non come padre e figlia, ma da pari a pari. E allora lei lo avrebbe guardato negli occhi, comunicandogli tutto il suo disprezzo e gli anni di solitudine che Egli le aveva regalato.
Non importava quanto si sentisse vuota, distrutta, stanca: tutto sarebbe servito per giungere a quel giorno, percorrendo, ironicamente, il medesimo sentiero del genitore.
Presa da quel flusso di pensieri, annullò completamente la presenza del giovane. Ma faceva, poi, tanta differenza? Era comunque sola.
Ovunque andasse, chiunque la circondasse, lei era, irrimediabilmente e tristemente, un’anima sola.




 
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view post Posted on 18/12/2013, 16:09
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C i fu un momento, pochi attimi, e i loro occhi si mischiarono l’un l’altro, non sapeva bene come decifrare quel momento, forse un misto fra fascino, curiosità e sfida, era un sensazione che di rado gli capitava di provare.
Chi era quella ragazza? Gli studenti ad Hogwarts erano centinaia, e ogni volta nel caos dei corridoi poteva giurare di incrociare sempre volti nuovi, ma nessuno lo colpiva veramente, da quando era al primo anno sarà successo un paio di volte. Adesso quella sensazione si ripresentava nella sua mente, come il ricordo di una ferita che si avvertiva sfiorandone la cicatrice.
Si era promesso di non farsi coinvolgere da un primo impatto, e che pensare di prolungare una conoscenza non fosse una buona cosa, almeno per l’altra parte, lui non aveva alcun diritto di incasinare la vita di un’altra persona.
Quella misteriosa ragazza però varcò la porta della Guferia, e lo fece con eleganza, come se stesse entrando in un ristorante di lusso. A lei piaceva farsi vedere, mostrare quella bellezza, che certamente consapevole di avere, risaltava sulla maggior parte delle ragazze del castello, magari sarebbe uscita di lì a poco, ma se non fosse stato così Nathan cosa avrebbe fatto?
La ragazza si avvicinò al primo gufo che le capitasse, ma non per inviare una lettera, almeno non per il momento, si divertiva di più a sfiorarne il capo, fin quando non rispose al ragazzo con il suo sarcasmo velato. Di sicuro aveva la risposta pronta, e quelle sensazione provate sin dall’inizio iniziavano a prendere forma, lei sfidava con le parole, col tono e con uno sguardo che dovevi guadagnarti, il viso del giovane passò in secondo piano, non era una persona che di certo si incantava dinanzi a due occhi blu. Indifferente e innalzata al di là dal considerarsi una semplice studentessa, aspettava forse un risposta a tono dal ragazzo, che non tardò ad arrivare.
“ Era una lettera importante, e preferivo stare da solo “
Disse passando da una mano all’altra quella piccola lettera che appariva di un rosso scuro, come del sangue coagulato su un foglio. Poi sorrise riponendola nella tasca posteriore dei pantaloni..
“ Ma ho deciso di non inviarla, per questo ti ho rivolto quelle parole, non volevo darti alcun permesso inutile “
Perché si giustificava con lei, doveva risponderle a tono, in modo sarcastico o far finta di offendersi almeno; tutto sarebbe dovuto andare in quel modo, non che non ci avesse pensato, ma alla fine cosa avrebbe risolto, di apparire come il solito ragazzo menefreghista che poteva attrarre le solite ragazzine, dal tipo indifferente che poco gli importa di chi ha davanti.
Probabilmente quella ragazza si aspettava una reazione simile, qualcuno con cui scontrarsi e uscirne con eleganza, in modo da apparire irraggiungibile, chissà con quanti giovani si fosse già scontrata, e quanto in realtà si sentisse sola.
Magari poteva davvero non aver bisogno di nessuno, oppure trovare qualcuno che la colpisse a tal punto da liberarla dalla sua indifferenza e vederla oltre, ammirarla oltre la superficie. Ma forse neanche lei credeva che esistesse questo tipo di ragazzo..

 
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view post Posted on 19/12/2013, 22:25
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Il Gufo Espresso volava per i cieli plumbei della Scozia, ormai sopra la più celebre scuola di magia d’Europa, se non del mondo.
Era giorno di consegne e, di certo, non sarebbe bastato qualche sparuto fiocco di neve né un poco di gelida bufera per fermare un servizio che da anni andava avanti e che aveva da tempo dimostrato la propria efficienza.
Insomma, esisteva una reputazione da difendere a suon di Gazzette lasciate cadere dal cielo dritte nelle mani dei fedeli abbonati.
Dopotutto se i clienti pagavano galeoni sonanti era probabile che si aspettassero anche di ricevere la propria copia di giornale in tempi celeri.
Ultimamente, poi, mantenersi aggiornati con le notizie più recenti sul mondo magico inglese e mondiali stava diventando sempre più indispensabile in un contesto in continuo mutamento.
Perciò il Gufo Espresso stringeva fra gli artigli, un poco congelati a onor di sincerità, un giornale adeguatamente arrotolato perché le pagine non si rovinassero o, peggio ancora, non si perdessero nel vento. Gli era capitato una volta, tanti anni prima, quando era un Gufetto alle prime armi e per nulla al mondo avrebbe ripetuto l’esperienza.
Quel giorno la prima di un lungo elenco di abbonati era una giovane ragazza dai colori verde-argento, la neo-eletta Caposcuola di quella casata.
Se la ricordava bene, una ragazza dalla pelle tanto pallida da parere composta di porcellana e dai riconoscibilissimi capelli rosso fiamma. Entrambi questi elementi rendevano facile riconoscerla tra le centinaia di teste che popolavano Hogwarts.
Grandi cambiamenti erano in atto alla Gazzetta del Profeta… ormai si chiedeva di rispettare i desideri degli abbonati, soprattutto il luogo in cui ciascuno preferiva ricevere la propria copia.
Fortunatamente molti studenti non nutrivano ancora pretese simili, così che il Gufo Espresso poteva svolgere il suo compito, già gravoso di per sé durante il periodo invernale, in maniera più rapida. Trovava il soggetto, lanciava il giornale e volava via.
Certo, poter aver un luogo fisso come punto di riferimento era da un altro punto di vista un vantaggio, ma lasciava scoperta la possibilità, nemmeno troppo remota, di trovare l’eventuale ufficio/abitazione vuota e chiusa. Allora nulla restava da fare al Gufo se non girare le ali e ripassare un’altra volta.
Allora, giunto nei pressi di Hogwarts, virò verso la Torre di Divinazione, attirato dai capelli rossi che lì aveva intravisto (la sua vista dopo tanti anni non era peggiorata) e da una finestra aperta lasciò cadere con rapidità il giornale, proprio ai piedi della giovane.


Consegna per Emily C. Rose

Cambia-menti

La Gazzetta del Profeta è, da secoli, un vero e proprio punto di riferimento per tutti i maghi e le streghe del Regno Unito. Cronaca, attualità, politica, sport e varie rubriche contribuiscono a rendere questo quotidiano il numero uno del paese. Un punto di riferimento, però, non può e non deve essere statico. La Gazzetta sa sempre come e quando rinnovarsi, e stavolta l'ha fatto in una duplice maniera.
La prima novità concerne la redazione stessa del nostro giornale: Persefone Demetra Bennet, già Direttrice e Caporedattrice, da non molto tempo a questa parte ha lasciato volontariamente entrambe le cariche a causa dei numerosi impegni scolastici che la vedono coinvolta in quanto Preside di Hogwarts, Capocasa di Grifondoro e Docente di Incantesimi.
Ma il suo posto non è rimasto vacante a lungo: in pochi giorni, le candidature come Caporedattore hanno fioccato e non è servito molto tempo per scegliere un sostituto, individuato nella persona di Vincent Hawkins, anche lui già conosciuto come stimato docente di Trasfigurazione ad Hogwarts. Pochi giorni dopo, un altro nome è andato ad aggiungersi a quello di Vincent come Caporedattore: quello di Caroline Dalton, ex Preside di Hogwarts, misteriosamente scomparsa dalla scena pubblica dal tempo dell’evacuazione della suddetta scuola. È stato annunciato alla Redazione tutta che i due occuperanno insieme il posto di Caporedattore, lavorando in accordo per far sì che il nostro giornale rimanga sulla cresta dell’onda com’è stato finora.
Il primo provvedimento che i due Direttori hanno preso, ha riguardato direttamente la Redazione: è stato stabilito di affiancare alla storica viceredattrice, Luna Evans Potter, un secondo viceredattore, individuato nella persona del neo-assunto Horus Ra Sekhmeth. All’assunzione di Sekhmeth ne seguiranno altre, in redazione vi sono ancora posti disponibili da giornalista: chi volesse contribuire a tenere informato il nostro mondo su fatti di ogni genere può candidarsi inviando direttamente un gufo in Redazione, corredato da uno scritto che permetta di valutarne le capacità. La seconda novità è strettamente collegata alla prima, in quanto sono state anche annunciate una serie di sorprese per tutti gli affezionati lettori della Gazzetta. Vi basti sapere che vecchie rubriche torneranno in auge e i più affezionati lettori potranno ricevere qualche curiosa sorpresa: maggiori informazioni verranno date prossimamente, ma possiamo dirvi fin d'ora di "tenere d'occhio i vostri gufi postini e gli abbonamenti che avete sottoscritto".
Ma ora passiamo a dare voce alla direttrice uscente e ai due neo-redattori: che siano loro ad illuminarci sui motivi reali delle loro scelte.
Persefone Demetra Bennet, intervistata dai giornalisti di cui si è occupata fino a pochi giorni fa, ha dichiarato:"Ritengo la Gazzetta abbia bisogno di giovani talenti alla Direzione della Stessa. L'amore per la verità, la dedizione e la cura per la lettura e per i lettori sono la chiave fondamentale per il successo di questa Redazione. Dinanzi al mio rispetto per il giornale, la scelta migliore è proprio quella di lasciare spazio, libertà all'entusiasmo, alla preparazione ed alla fantasia di uno Staff certamente vincente ed innovativo. E sono orgogliosa della scelta fatta. "
Alle domande degli stessi giornalisti che d’ora in poi si impegna a dirigere, Vincent Hawkins ha risposto che: “la scelta di propormi per tale impiego è stata dettata dalla sincera intenzione di informare costantemente il Mondo Magico degli avvenimenti più importanti, il tutto in maniera più fresca e innovativa: inoltre, all'epoca della presentazione del mio curriculum vitae per la carica di Direttore, ero ancora in attesa di riscontri da parte della Scuola di Hogwarts, dove avevo da poco sostenuto un colloquio - poi andato a buon fine - per la cattedra di Trasfigurazione: dunque anche l'impossibilità a "stare con le mani in mano" è stata fondamentale per spingermi a conquistare la carica.”
Alla stessa domanda ha risposto anche Caroline Dalton, sostenendo che “l’ultima cosa che mi sarei aspettata, dopo l’uscita da Hogwarts sarebbe stato venire a lavorare alla Gazzetta del Profeta. Avevo, ed ho, altri progetti, che non ho ancora abbandonato e la proposta che Vincent mi ha fatto pochi giorni dopo il suo insediamento, di affiancarlo, è stata totalmente imprevista e mi ha lasciato più di un dubbio. Ho finito per accettare poiché i miei reali progetti sono ancora ben lungi dal realizzarsi ed avevo comunque voglia di impegnarmi in qualcosa di utile: la Gazzetta sarà sicuramente un ottimo stimolo e spero di portare a questo giornale qualcosa di positivo.”
E noi tutti ci auguriamo che questo cambio della guardia, partito già con buone premesse, continui a portare frutti e a migliorare sempre più il nostro giornale per mantenerlo al top ed alzarne sempre più il livello. Auguriamo ai Direttori, ai Viceredattori ed alla Redazione tutta un buon lavoro.
 
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view post Posted on 26/12/2013, 14:03
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Emily lasciò cadere la mano volta ad accarezzare il piccolo animale, allineando nuovamente il braccio sinistro lungo il corpo. Il gufo, dal canto suo, le rispose con verso cupo, come deluso dalle mancate carezze.
Si sentiva osservata il che non sembrava infastidirla più del dovuto: non le interessava molto ciò che le persone pensassero di lei e le uniche di cui temeva o rispettava l’opinione sul suo conto erano ben poche.
Rialzò, dunque, lo sguardo sul ragazzo, ascoltando le sue poche parole. Non era certo intenzionato a risponderle a tono ma questo non fece molta differenza né tanto meno la ragazza ne risultò sorpresa.
Il suo sarcasmo velato era il modo che la giovane Rose aveva per rapportarsi con gli altri, non vi era alcun fine a cui mirare, nessuno scopo, semplicemente non voleva fare altrimenti.
Perché avrebbe dovuto? Non vi era la minima intenzione di costruirsi una vita sociale all’interno del Castello se si pensava a questa come un’attenta ricerca di amicizie. Le bastava che fossero in molti a conoscere il suo nome senza doversi circondare di amici. Non ne aveva bisogno, non ne voleva ed era certa che ciò sarebbe stato solo di ostacolo nonostante non sapesse cosa volesse davvero dire, in realtà, stringere un rapporto con un'altra persona.
Il giovane dunque le aveva detto che preferiva stare da solo: che fosse un modo per liberarsi della sua presenza? Emily ne dubitò, grazie anche a quanto pronunciato di seguito.
Cosa ti spinge a restare in questo luogo, dunque? Non è il massimo e tanto meno il massimo della pulizia.
*E cosa spinge te a restarci? Le feci di gufo non sono certo il tuo ornamento preferito*, si ritrovò a pensare la Serperverde.
Effettivamente non aveva la minima idea del perché continuare a presenziare la guferia, persino l’odore delle cucine, odore di cibo e squallidi elfi domestici, poteva essere migliore.
Il loro incontro non sembrava essere sul punto di essere interrotto e se così fosse stato, Emily avrebbe colto la palla al balzo per allontanarsi e giungere finalmente alla sua meta scelta: la Torre, rilassandosi con lo sguardo sull’ampia veduta degli esterni del Castello.
Solo un gufo sembrò, dunque, adempiere al compito di frapporsi tra i due per un breve istante: aveva lasciato cadere, ai piedi di Emily, una copia della Gazzetta del Profeta. La Caposcuola arretrò appena, istintivamente, interrompendo il contatto visivo stabilito poco prima con le iridi chiare di quel che era, almeno in quel momento, uno sconosciuto.
Per un attimo indecisa sul raccogliere o meno il giornale, si chinò con leggerezza e lo prese tra le mani e, dopo essersi accuratamente accertata che non fosse sporco, lo ripiegò nella tracolla: lo avrebbe letto più tardi, seduta comodamente sulla poltroncina color smeraldo della propria sala comune, accanto al fuoco.



 
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view post Posted on 6/1/2014, 18:16
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Esatto, perché continuava a rimanere lì? Ormai aveva deciso di non inviare la lettera, quindi come suggerito dalla ragazza, che sembrava avere il tatto di una serpe, e che probabilmente apparteneva all’omonima casata, presto avrebbe abbandonato quel luogo colmo di indecisioni.
La risposta era che non c’era un motivo, forse era solo per parlare con lei, per vedere che intenzioni avesse, dopo tutto non aveva visto alcuna lettera nelle sue mani, e da quanto lei criticasse quel posto, non poteva certo credere che fosse lì solo per accarezzare i gufetti.
- Niente mi spinge a rimanere qui - Disse avvicinandosi alla ragazza per poi passarle oltre; era da un po’ che non scambiava qualche parola con le nuove arrivate, e quel preciso momento gli fece ricordare il perché, ed anche che alcune ragazze non meritassero attenzione.
- Nemmeno la compagnia - Concluse, aprendo la porta della Guferia; il balcone della Torre di Divinazione era un rampa di scale più sopra, e potando lo sguardo verso i gradini era ben intenzionato a raggiungerla; dopo tutto quella ragazzina aveva ragione, e da quei balconi immensi poteva bearsi molto più che della sola aria fresca.
Non sapeva cosa avrebbe fatto la giovane, se fosse svanita nell'immensità del Castello dopo pochi attimi, ma di sicuro era una persona che se ne stava molto sulle sue, e non le mandava certo a dire, un ottimo approccio al male e all'oscurità, scherzò fra sé con un sorriso.
Perché lui non riusciva a essere così? Avrebbe dovuto fregarsene molte volte, ma qualcosa in lui l’aveva sempre fatto desistere, forse uno spirito di cavalleria sopito, un barlume di quel che ancora rappresentava la sua gloriosa Casata.



zero ispirazione, pardon -.-

 
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view post Posted on 17/1/2014, 18:36
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Il ragazzo sembrava meno cortese di quel che aveva dato a vedere all’inizio.
Un Corvonero? Sicuramente non un appartenente alla sua medesima Casata. La memoria fotografica di Emily le consentiva di ricordare, almeno per sommi capi, la maggior parte degli studenti verde-argento. Ad ogni modo, ogni Concasata poteva dire di riconoscere i proprio prefetti o Caposcuola.
*La differenza tra un Corvo ed una Serpe è che i primi ambiscono alla conoscenza per farne un tesoro personale, rinchiusi nella loro bolla di superiorità. I secondi, credono che non ci sia alcun potere senza la sapienza. Per loro è buona strada da percorrere per giungere alla gloria.*
Una volta Jacob aveva pronunciato quelle esatte parole, forse per giustificare la probabile appartenenza della figlia alla medesima Casata della moglie. Fortunatamente per l’uomo e per la contentezza della fanciulla, ormai sedicenne, Emily era stata data in cura a Salazar.

Nemmeno la compagnia.
Procedendo oltre il giovane aveva di nuovo mostrato i suoi modi per nulli appropriati in presenza di una ragazza. La giovane Rose ne sorrise, infondo se l’era cercata, a dare risposte ciniche con tono indifferente si poteva o ricevere in cambio una reazione offesa o, come in quel caso, a causa di animi almeno apparentemente affini quali potevano essere quelli dei due giovani, la medesima quantità di scortesia.
Emily si voltò nel mentre il giovane scrutava la scala che lo avrebbe portato alla sommità della Torre.


Sei poco carino, sai?

Affermò, rifacendosi, ovviamente, alle parole utilizzate in precedenza. Non che le interessasse ma era pur sempre meglio punzecchiare qualcuno capace di risponderle come si deve, che tornare nella propria sala comune a tenere d’occhio i novellini, nemmeno se stesse in un giardino d’infanzia invece che ad Hogwarts. Per quello, inoltre, bastavano i due Prefetti.

Se la mia presenza l’ha offeso, chiedo venia. Signor?

Col tono ironicamente sarcastico, la giovane Caposcuola aveva richiamato il ragazzo che sembrava avere almeno un paio di anni più di lei.
Non era usuale per la Serpe richiamare le persone o, nel peggiore dei casi, rincorrerle. Ma, in quel caso, forse per il medesimo modo di porsi, quel giovane aveva catturato la sua attenzione, dando una ventata di novità in una mattinata, altrimenti, monotona.
L’apatia la consumava giorno dopo giorno, senza tregua.
Emily se ne stava lì, ad osservare, senza reagire.


 
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view post Posted on 14/4/2014, 21:21
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VII Anno

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Alla fine quella ragazza preferì non continuare ad innalzarsi su un immaginario gradino più alto, e rivolgere addirittura delle scuse al giovane, sarcastiche ovviamente, ma pur sempre un modo per non far finire quell’incontro, che sembrava già destinato a morire dopo i primi sguardi.

- Non mi ha offeso, è solo che mi hai incontrato in momento particolare della mia vita, e non è proprio quello in cui una ragazza come te vorrebbe finire -

Una ragazza come te.. Che idea si era fatto Nathan di lei? Forse una ragazza viziata di una ricca famiglia di puro sangue, abituata a guardare gli altri dall’alto del suo ceto sociale, oppure come si sul dire, mai fidarsi della prima impressione e stava totalmente sbagliando sul suo conto. Comunque quel ragazzo era un vero portatore di guai, era tornato a scuola nonostante la strada oscura imboccata tempo addietro, e sembrava che quell’oscurità continuava ad addentrarsi in lui, fino a portarlo a chissà quali altre scelte. Si poggiò alla porta, restando a fissare quella ragazza, in fondo era una bellezza sopra la media, e se fosse rimasta in silenzio poteva anche alimentare un certo interesse nei confronti del Grifondoro.

- …Scott, se sei qui da abbastanza tempo forse l’avrai sentito fra i corridoio, a volte appare più un’imprecazione che un nome -

Asserì tornando sui suoi passi, raggiungendo quella ragazza all’interno della guferia, ma stavolta il suo corpo non ignorò quello di lei, anzi vi si parò esattamente dinnanzi, cercando di attirare il suo sguardo e mischiarlo alle sue iridi fredde.

- Il classico ragazzo che ci prova con la maggior parte delle ragazze che lo affascinano nei corridoi, o almeno così dicono.. -

Quelle parole apparivano così scetticche dalla sua bocca, tanto da dar l'impressione che al ragazzo scivolassero come acqua. Poi restò in silenzio fissando quel viso, così pulito e apparentemente innocente, ma che racchiudeva in quegli occhi una forza che probabilmente avrebbe scosso anche l’animo superbo e sicuro di Nathan..

 
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