Gran Ballo di Fine Anno

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Vincent Hawkins
view post Posted on 23/12/2013, 17:04




Aveva contribuito all'organizzazione del Ballo, svolgendo lavori di "bassa manovalanza" per allestire a dovere la Sala Grande.
Aveva dato l'annuncio alla sua casata, mostrandosi moderatamente entusiasta e invitando gli studenti a presenziare all'evento.
Aveva addirittura scritto a sua madre per farsi spedire l'elegante - e antiquato, a giudicare dall'aspetto e dal penetrante odore di muffa - abito da cerimonia di suo zio Wilfred.
Ora, osservandosi riflesso nel vetro di un'alta finestra, vestito con l'abito ripulito e riparato, Vincent dovette trattenersi dal tornare di corsa nel suo ufficio.
Perché, in nome dei quattro Fondatori, dovevano esserci quei dannati balli a Hogwarts?
Quando era adolescente erano occasioni per divertirsi e svagarsi ma, all'età di trent'anni, pensava che certi eventi mondani se li sarebbe volentieri potuti risparmiare.
Diede un ben poco aggraziato strattone al pizzo del colletto - pizzo, Merlino onnipotente,
pizzo! - e sbuffò: il vocio allegro proveniente dalla Sala Grande invece che attrarlo pareva aumentare la sua indisponenza.
Lanciò un'altra occhiata priva di allegria al proprio riflesso e si stampò un sorriso posticcio sul volto al passaggio di un paio di studenti che lo salutarono. Perfetto, occasione di fuga sfumata... A meno che non avesse addotto la scusa di un qualche malore... Per poi sorbirsi i rimproveri dei colleghi, di certo.
Alzò gli occhi al soffitto e, prima di ripensarci, si diresse a passo cadenzato verso la Sala Grande.
Fece il suo ingresso rallentando appena l'andatura, guardandosi attorno con quella che sperava fosse un'espressione rilassata e curiosa piuttosto che astiosa. Ovunque studenti e, soprattutto, studentesse intenti a ridere, chiacchierare ed esibire i loro abiti e accessori migliori.
Inarcò le sopracciglia di fronte al chilometrico strascico color acquamarina proveniente dall'abito di una ragazza pesantemente ingioiellata: solo ai suoi tempi una cosa del genere sarebbe risultata pacchiana?
No, niente cupi pensieri, o avrebbe finito per ritrovarsi a correre lungo i corridoi, diretto all'intimità del suo ufficio.
Afferrò un bicchiere da un tavolino senza neanche indagare cosa stesse accingendosi a bere: qualche metro più avanti aveva infatti adocchiato due figure familiari e che, nonostante tutto, non si aspettava davvero di incontrare lì.
Trattenne un sospiro di sollievo e si incamminò verso di loro: Caroline e Camille sarebbero state la sua salvezza, indubbiamente.
Mentre si avvicinava venne preceduto da una studentessa che identificò come la Prefetta dei Serpeverde: pochi secondi dopo, un uomo sconosciuto dal volto celato la imitò e raggiunse l'ormai terzetto tutto al femminile.
Ormai completamente assorbito dall'attenta osservazione dell'eterogeneo gruppetto, Vincent allungò il passo per raggiungerlo quanto prima.
 
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view post Posted on 23/12/2013, 18:00
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La figura incappucciata prese ad avanzare verso di loro, era piuttosto inquietante e sicuramente fuori posto. Per una frazione di secondo ebbe paura, paura che sotto quell'ambaradan di roba potesse celarsi un servo dell'Oscuro Signore, distrattamente si portò il bicchiere alla bocca e bevve ancora, come se cercasse nel liquido graduato qualcosa che servisse ad infonderle coraggio. Il suono familiare di poc'anzi si trasformò in un campanello di allarme, mantenne lo sguardo fisso sulla figura, sempre più vicina, le mani strette a pugno denotavano determinazione, il lungo cappotto aperto presentava un'ampia scollatura ed un ciondolo non meglio identificato risaltava, in contrasto con la pelle candida. ma furono gli occhi a gelarla. Letteralmente. Due occhi che squarciavano il delicato velo con il quale aveva avvolto il passato, certa che sarebbe rimasto buono buono al suo posto, laggiù, nei meandri della mente.
L'espressione con la quale accolse Cedric Black fu dunque di perfetto stupore. Perchè l'uomo che le si era fermato dinanzi era proprio QUEL Cedric Black. Odiava le sorprese, soprattutto quelle imprevedibili ed odiava perdere il controllo della situazione, inevitabilmente non potè non chiedersi quando fosse tornato. Da dove. E perchè.


*Tutte le strade portano a Londra, mia cara, prima o poi qualcuno ritorna*

Già, ma il "prima", per una volta nella vita, non poteva smetterla di fare il protagonista ed arrivare dopo il "poi"? O non arrivare affatto? Ma le parole uscirono senza attendere la necessaria riflessione.

"Diamine Cedric ... sei vero o sei un fantasma?"

Aveva deciso di sorbirsi il Ballo di Natale per lasciarsi travolgere dai ricordi piacevoli che quella Sala le aveva riservato nel corso degli anni, non pensava affatto che uno di quei ricordi - ancora non sapeva dire se bello o brutto - potesse essere arrivato a solidificarsi colpendola in piena fronte. Appena oltre le spalle dell'ex Auror vide avvicinarsi Vincent, indossava un vestito alquanto singolare ... da quale vecchio baule l'aveva riesumato? Un diversivo giunto nel momento giusto, tempisticamente parlando, quando tornò a concentrarsi su Cedric aveva riacquistato un po' di autocontrollo.

"Che ... sorpresa, davvero, non mi aspettavo di rivederti. Quando sei tornato?"


 
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Arya Von Eis
view post Posted on 23/12/2013, 18:52




Forse il Troll l’aveva scampato, la professoressa Pompadur non sembrava poi così infastidita dalla sua intrusione ed entrambe si voltarono ad osservare lo strambo tipo che aveva indicato “Sarà un vecchio studente che ha riconosciuto nella qui presente Miss Dalton la famigerata, vecchia docente di Difesa Contro le Arti Oscure. In effetti mi sentirei un tantino preoccupata anche io” rise leggermente a quella frase, per un momento si era dimenticata che Caroline aveva insegnato in quella scuola eppure che addirittura potesse incutere così tanto timore non se lo sarebbe aspettata -Addirittura questa reputazione miss Dalton? Forse dovrei ringraziare che lei non insegni più qui- ma nel mentre l’incappucciato doveva essersi reso conto di essere osservato e con passo fermo e deciso si stava dirigendo nella loro direzione -Credo lo scopriremo presto- detto fatto e senza dire nulla calò il cappuccio permettendo così a chiunque di riconoscerlo.
Ovviamente ad Arya non diceva assolutamente nulla, poteva essere il primo Pinco Pallino incontrato per strada, ma evidentemente le altre due lo conoscevano, o per lo meno sicuro era che la Pompadur lo conoscesse, la sua reazione non lasciava intendere diversamente.
Quel tizio doveva essere sparito da parecchio tempo se la prima domanda fu “sei vero o sei un fantasma?” e la seconda “Quando sei tornato?” e forse no...non era un vecchio studente di Caroline, ma più una vecchia conoscenza del ministro, anche perchè lui sembrava non toglierle gli occhi di dosso.
La ragazzina si avvicino a miss Dalton sollevandosi un attimo sulle punte per non dover alzare troppo la voce
-Mi sa che non era intimorito da te- ora magari si sarebbe scoperto chi fosse e cosa ci facesse lì...non che bisognasse avere un valido motivo, era un ballo, l’intero mondo magico era stato invitato, ma in fondo ognuno dei presenti aveva le sue ragioni per aver scelto di partecipare.
Nel frattempo qualcun’altro si stava unendo all’eterogeneo gruppetto, il professor Hawkins li aveva raggiunti, Arya si guardò intorno, sì decisamente abbassava notevolmente la media dell’età, ma poco importava, era curiosa e finchè non avesse soddisfatto la sua curiosità non si sarebbe mossa da lì e poi era stata la sua caposcuola a dirlo no? “intrattenetevi con qualche ospite degno di nota” il ministro poteva ritenersi decisamente degno di nota.
Per evitare di far troppo la ficca naso prese un bicchiere dal tavolino lì accanto e lo porse a Caroline, successivamente ne prese un altro per se, cosa contenesse non lo sapeva, sorpresa
-Miss Dalton...qui hanno tutti qualcosa da bere...ci uniamo anche noi...-
Osservò l’abito del professore, decisamente bizzarro, ma a dir la verità non avendo mai partecipato ad un ballo non sapeva ben classificare cosa fosse bizzarro e cosa no, quindi evitò qualsiasi tipo di commento -Professor Hawkins buona sera, fa un po’ strano vederla al di fuori dell’aula- sorseggiò la bevanda cercando di non palesare troppo l’imbarazzo del ritrovarsi in mezzo agi adulti, ma ovviamente le cose non vanno mai come sperato e quell’intruglio le andò di traverso provocandole anche un leggero bruciore alla gola *Credo non sia burrobirra, poco male, per quella sera tutto era concesso*
 
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view post Posted on 23/12/2013, 19:34
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La festa ormai era entrata nel vivo non c'erano più scusanti o modi per non farsi sorprendere ormai aveva mostrato il suo volto...e di fronte a quella visione camille rimase piuttosto sorpresa..non se l'aspettava, ma d'altronde questa era una cosa che aveva già previsto..sciolse il pugno ma continuava a fissare la donna con i suoi celesti..come il ghiaccio che addobava la sala del ballo. Nessun sorriso, nessuna smorfia di piacere nel rivedere una persona assai cara..quel viaggio lo aveva cambiato, e cedric non sembrava essere più quello di una volta..un ragazzo solare e simpatico...la situazione non era delle migliori ad accompagnare la donna c'erano Caroline e una giovane studentessa serpeverde che sembrava essere anche un prefetto..per un attimo si staccò dallo sguardo di camille e osservò meglio le altre due..e non potè notare la figura che arrivava alle sue spalle..non sapeva che dire..così si limitò a rispondere alla domande di Camille, in modo molto semplice e coinciso.

<<sono vero, ma forse per te sono rimasto un fantasma del passato.>>

Una stoccata decisa quella rivolta alla donna, senza pensarci su due volte..il frastuono della sala era forte, ma le sue parole furono ben scandite e ben comprese, da quel simpatico terzetto. Il suo abbigliamento era davvero fuori dal comune per un ballo, doveva pensarci prima che avrebbe potuto attirare facilmente l'attenzione di tutti..ma in quel momento non badava a niente..essendo anche una persona molto orgogliosa e sicura di stesso, non badò ai commenti altrui e nemmeno alle numerose occhiate che gli lanciavano i presenti in sala..certo che dava tutta l'impressione di essere uno che non la racconta giusta..strinse il suo ciondolo, e lo strofinò quasi nervoso...le successive parole della donna avevano destato in Cedric non poche turbolenze...*quando sei tornato?..* tsk..pensò tra sè e sè..*non si è minimamente interessata di me e di che fine avevo fatto...*..questo è il primo pensiero che gli venne in mente ma non aveva le prove concrete di ciò...di sicuro la sua espressione non felice lasciava trasandare questo dettaglio...ma con aria ferma e decisa rispose ancora...


<<sono tornato questa mattina...ho sentito parlare del ballo, e sono arrivato qui..>>

Non potè fare a meno di notare che la donna che aveva davanti era se non altro il ministro in carica attuale, e tutti le gironzolavano intorno cercando di attirare la sua attenzione...*bene ora è anche ministro, il ruolo che spettava a me..prima che mi spedivano in quel letamaio di terra e dimenticato da tutti..chi lavora e chi si prende i meriti a quanto pare eh..??*...e non potè fare a meno di farglielo notare..di esprimere il suo pensiero anche se in modo diverso..e meno "cattivo"..

<<oh, Camille che bello sei ministro?..sono sicuro che sei così buona e giusta..non è così?..>>

Il tono delle parole erano un misto tra uno sfottò e rabbia..abbozzò un sorriso..giusto per non destare sospetti...ma il ragazzo che Camille aveva conosciuto aveva perso se stesso durante il viaggio..e le sue parole ne erano la conferma lampante..

 
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view post Posted on 23/12/2013, 22:27

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

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"Ancora non capisco cosa ci vada a fare..." si chiese, mentre si preparava in vista della serata.
Il Ballo di fine Anno. Già, certo. Un'altra occasione mondana, per così dire, piena di gente vanesia e spocchiosa che cercava di ballare a tempo con la musica - anche se "dimenarsi" sarebbe stato un termine più adatto.
Non era affatto di buon umore; quelle occasioni non erano di suo gradimento, ma c'era la possibilità che Grifondoro, stavolta, vincesse la Coppa delle Case, e se così fosse stato, non si sarebbe mai perdonata di essere mancata in un momento così importante per la sua Casata, soprattutto perché molti studenti Rosso-oro, complici le vacanze natalizie, erano assenti. Aveva pensato che fosse suo dovere, in quanto Prefetta, partecipare; e allora, ancora una volta aveva messo il dovere davanti a tutto, e aveva provveduto a procurarsi un vestito e degli accessori adatti per il tema della serata, che era il ghiaccio.
Rosso e argento. Il suo colore preferito, e quello che avrebbe dovuto ricordare il ghiaccio; così aveva scelto di vestirsi.
L'abito, secondo i suoi gusti, non era lungo, arrivava poco al di sopra delle ginocchie, e le scendeva morbido lungo i fianchi, con rifiniture argentate dalla consistenza simile a quella di una lastra di ghiaccio.
"Certo, se le lastre di ghiaccio fossero ingioiellate."
Aveva scelto delle scarpe dal tacco alto, argentate anch'esse, impreziosite da alcuni piccoli swarowsky qua e là; già sapeva che non le avrebbe utilizzate mai più dopo quella sera. Non che non le piacessero, semplicemente non erano nel suo stile.
Aveva lasciato i capelli sciolti, al naturale; morbidi boccoli castano-dorati le ricadevano morbidi lungo la schiena.
Non era truccata, se si escludevano il rossetto rosso che le tingeva le labbra carnose e la leggera linea di eye-liner nero sugli occhi; indossava orecchini e bracciale d'argento, ornata da rubini, che si era portata dietro dall'Oklahoma, e una spilla a forma di fiocco di neve era appuntata sul petto, in contrasto col colore scarlatto dell'abito.
Un'ultima occhiata allo specchio per assicurarsi di essere a posto, ed era scesa, lasciando quasi a malincuore la stanza, dove Felix, il suo piccolo gatto europeo, stava dormendo pacificamente; per un attimo, aveva desiderato essere al suo posto.
"Beh, avanti, ormai non puoi più tirarti indietro, Zoey.", pensò, mentre varcava la soglia della Sala da Ballo; per lo meno, ancora non era troppo affollata.
Si guardò attorno, cercando disperatamente qualche volto noto, per non restare sola, maledicendo tutti i suoi concasati che avevano pensato bene di darsi alla latitanza proprio in quel periodo.
Voltandosi, scorse il profilo di una figura familiare: una giovane donna, dai capelli castani, con un bellissimo vestito lungo verde acqua. Ricordava bene il loro casuale incontro ad Hogsmeade, nel corso del quale avevano avuto occasione di parlare di vari argomenti, tutti molto interessanti. Accanto a lei, c'era Arya, anche lei presente quel giorno, con cui era tornata al Castello una volta salutata la Dalton.
Per lo meno, c'era qualcuno con cui poteva scambiare qualche parola. Si avvicinò, leggermente esitante, e poi le salutò.

- Miss Dalton, Miss Von Eis. E' un piacere rivedervi dopo tutto questo tempo. Tutto bene, spero. -
Non era proprio un incipit brillante, ma non sapeva cos'altro dire; non era un genio nell'attaccare bottone, a meno che qualcuno non le rivolgesse la parola.
Poco distante, scorse anche Emily, con la quale si era scontrata poco tempo prima al Club dei Duellanti; le rivolse un cenno del capo, ma non era sicura che la Serpeverde l'avesse vista.
"Oh, beh, questa serata dovrà pure terminare, prima o poi."


Edited by ~ Zoey. - 6/1/2014, 18:43
 
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»Nigel Pace Audley
view post Posted on 23/12/2013, 22:47




Mentre sorseggiava il suo "aperitivo", la sala da ballo cominciava a riempirsi. Volti di studenti visti qualche volta a lezione, volti conosciuti - come quello della sua Prefetta, Arya Von Eis, che indossava un bellissimo abito a tema con l'ambiente ricreato nella stanza -, e volti noti a tutta la comunità magica: Camille Pompadour (docente di Pozioni ed illustrissima Ministro della Magia) presiedeva alle celebrazioni indossando un vestito sgargiante color turchese, che quasi scompariva nello sfondo della sala. Altri docenti entrarono, e Nigel poté riconoscere soltanto qualcuno che aveva visto di sfuggita durante le prime colazioni o a pranzo. Inoltre, due persone totalmente sconosciute (una donna ed un uomo) discutevano con la lì presente Ministra ed Arya. Proprio mentre osservava la gente ammassarsi negli angoli, una voce lo obbligò a voltarsi. Una ragazza dai capelli rossi, raccolti in un elegante chignon, stava congratulandosi con lui.

«Salve Professore, Emily Rose. Non ho ancora avuto modo di felicitarmi per la sua nomina.»
Sorrise alla ragazza dalle iridi argentee e fece un cenno col capo.
«La ringrazio, signorina Rose. Questo vestito le dona moltissimo, complimenti per la scelta. Passi una bella serata, mi raccomando.»
Poggiò la mano libera dal bicchiere sulla spalla della Caposcuola, in segno di riconoscenza, e poi si allontanò.

Qualche metro dietro la ragazza, il gruppetto precedentemente citato continuava a discutere tranquillamente. Essendo lì, parve doveroso (secondo la mentalità del professore), porre i suoi omaggi alla Ministra. Svuotò il bicchiere, lasciandolo su un vassoio, e con passo deciso si avviò verso di loro. Salutò con un grande sorriso ed abbassando lievemente la testa Arya, poi si rivolse alla donna mai vista prima.


«Buonasera milady. Mi permetta di presentarmi: Nigel Pace Audley, docente di Storia della Magia qui ad Hogwarts.»
Abbozzò un baciamano, sfiorando delicatamente il dorso della mano della signora con le labbra. Poi, volse la sua attenzione all'altra donna, la Ministra.
«Signora Ministro! Che piacere averla qui questa sera. Incantevole, come sempre! Credo di non essermi mai presentato a dovere con voi... ma rimedieremo immediatamente.»
Un secondo baciamano mentre un'espressione gioviale appariva sul volto dell'uomo.
«Nigel Pace Audley, è un onore fare la vostra conoscenza.»

Per ultimo, ma non meno importante, si rivolse al giovanotto - che poteva avere qualche anno in meno rispetto a lui -. Gli strinse la mano e poi si ricompose, sistemando un ciuffetto di capelli ribelli che non volevano saperne di sottostare al gel.

«Perdonate il disturbo, ma mi sembrava doveroso salutare voi tutti e augurarvi, nel contempo, delle buone feste.»
Incrociò le braccia; non voleva essere per nulla invadente, si sarebbe allontanato non appena avrebbe ricevuto risposta ai suoi elogi.

Ripensandoci, forse, quella serata poteva prospettarsi più allettante di quello che sembrasse. Ma la notte era ancora lunga ed i balli erano appena cominciati.
 
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view post Posted on 24/12/2013, 04:06
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A_STARA_STARA_STARA_STARA_STARA_STAR

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OT// Cedric, attento al metagame, Arya non va in giro con la scritta "sono una prefetta serpeverde" in testa. Non ha scritto di avere la spilla, né ha nominato la sua casata in alcun modo, quindi non puoi sapere di che casata faccia parte, né che ruolo abbia nella scuola.

Sapeva che aveva corso un rischio a presentarsi lì, ma l’aveva messo in conto fin dal principio: immaginava che avrebbe incontrato vecchie amici, conoscenze più recenti e forse avuto modo di conoscere qualche faccia nuova. Ma allora perché non riusciva ad essere del tutto a suo agio? Sospirò. Eppure era stata proprio lei ad andare a salutare Arya. E in fondo, si disse, non avrebbe potuto fare altrimenti, la sala non era ancora così piena da poter fingere di non averla vista e comportarsi diversamente avrebbe generato sospetti. E lei era stanca che la gente si chiedesse il perché e il percome delle sue azioni. A quel punto, la soluzione era una sola: doveva smetterla di farsi seghe mentali e godersi la serata. Ma l’avrebbe fatto a modo suo, la cosa migliore era avvicinarsi a Camille e scambiare due parole. L’amica ricambiò il saluto nel suo solito modo ironico e l’ultima battuta le fece alzare gli occhi al cielo: possibile che non potesse proprio fare a meno di criticare Persefone? Non voleva difenderla apertamente, però, così optò per un’altra via
-Fossi in te non rischierei di fare certe battute, potrebbe sentirti e trasformare TE in un pinguino cameriere. E comunque, se hai freddo, esistono gli incantesimi per riscaldarsi, ma dubito che te ne ricordi, i fumi dei tuoi intrugli ti avranno sicuramente fritto il cervello- Ok, ci era andata pesante, ma si era decisamente scocciata di quella storia: poteva – forse - accettare che quelle due non andassero d’accordo, ma non le andava per niente l’idea di essere messa in mezzo. Tra l’altro, Persefone non si era mai permessa di farlo, semmai era stata lei a tirare fuori l’argomento, l’ultima volta che si erano parlate, mentre Camille non perdeva l’occasione per farle sapere, in maniera più o meno diretta, quanto poco stimasse l’attuale Preside di Hogwarts. Si chiese perché non l’aveva ancora destituita: poteva farlo, dopotutto, era il Ministro della Magia, poteva fare e disfare a suo piacimento. Di certo dipendeva dal fatto che un vero motivo per destituire Persefone non c’era e Camille non poteva rischiare di mettere a repentaglio la sua reputazione per una ripicca personale, era, per fortuna, abbastanza intelligente, da capirlo. Per fortuna, l’arrivo di Arya evitò loro di proseguire in quella conversazione, si sarebbero sicuramente addentrate su un terreno scivoloso e il pavimento della sala lo era già abbastanza, senza che ci mettessero del loro. Si voltò nella direzione indicata dalla ragazzina, curiosa: chi era quel tizio? Non se lo ricordava, non le sembrava affatto di conoscerlo. Ma magari ricordava male. Sperava soltanto che la memoria l’assistesse prima che lui decidesse di rivolgerle la parola. Soprattutto se davvero Camille aveva ragione e stava guardando lei. Nel frattempo, altri raggiunsero la sala, il professor Reid, che aveva conosciuto mesi prima, quando aveva ancora l’aspetto di una diciassettenne e Vincent, costretto in un classico completo che non lo faceva affatto sfigurare ma che sembrava, forse, un po’ passato di moda. Ma lei non era di certo quella che poteva giudicare, non le era mai interessato essere alla moda e non era giusto che criticasse gli altri per qualcosa di cui era la prima a disinteressarsi. Gli sorrise, rivolgendogli un impercettibile cenno del capo, notando che si stava dirigendo verso di loro, ma la sua attenzione fu presto richiamata da Camille, che prese nuovamente la parola. Si voltò nella direzione dell’amica, notando che si era rivolta allo strano tipo che aveva intravisto in precedenza e che ora si era avvicinato: lo chiamava per nome, Cedric. Cercò di riportare alla mente chi potesse essere ricollegabile a quel nome, ma proprio il suo cervello quella sera non voleva saperne di collaborare. Camille invece sembrava conoscerlo, almeno dalla reazione che aveva avuto. Aveva però fatto giusto in tempo a fare una battuta, che Arya aveva raccolto e alla quale non poteva evitare di ribattere
-Sei sicura, miss Von Eis? Il fatto che io non insegni più qui potrebbe essere anche un male per voi, chissà se hanno trovato una sostituta alla sottoscritta… e soprattutto, chissà come se la cava. Magari è anche più severa di quanto lo ero io, questo non potrai mai saperlo- E nemmeno lei avrebbe mai trovato risposta a quelle domande, a meno che non avesse appositamente indagato. Certo, qualcosa sapeva, grazie al lavoro per la gazzetta, ed era consapevole del fatto che ora Hogwarts aveva di nuovo una docente di Difesa ed una capocasa per i Corvonero. Ma non aveva la minima idea di chi fosse questa miss Lancaster e doveva ammettere di essere decisamente curiosa di conoscerla. Chissà se si sarebbe presentata al ballo? Non le restava che attendere. Nel frattempo, Arya le si era avvicinata, commentando a bassa voce la reazione di Camille e la plateale entrata in scena di quel tipo che, dopo averle rivolto un’occhiata rapida, aveva distolto lo sguardo concentrandosi esclusivamente sulla sua migliore amica
-No, decisamente non lo era… e se devo dirti la verità, non so neanche cosa possa entrarci lui con Camille, devo ammettere di essere curiosa… anche se visto quel che sta blaterando, non credo ascolterò ancora per molto… di fantasmi ce ne sono già troppi in questa scuola, non ce ne servono altri- Per fortuna, anche la ragazzina sembrò decisa a trovare un diversivo che impedisse loro di ficcanasare troppo e, dopo essersi allontanata per un istante, tornò con due calici colmi di una bevanda non identificata. Ne sorbì appena un sorso, era leggermente alcolica, ma non troppo sgradevole. Nel frattempo Arya aveva salutato Vincent, che si era avvicinato. Si chiese come potesse una ragazzina essere così spigliata con degli adulti. E lei che invece si faceva sempre un sacco di problemi! Sollevò lo sguardo verso Vincent, sorridendogli
-Buonasera Vincent, hai deciso di partecipare anche tu alla festa?- Merlino! Da dove le era uscita una simile banalità? Se avesse potuto avrebbe scavato un buco in mezzo a tutto quel ghiaccio soltanto epr potersi sotterrare. Per fortuna, una voce femminile le evitò una cosa del genere:guardò oltr le spalle di Vincent scorgendo una ragazzina dalla carnagione tipicamente orientale, fasciata in un elegantissimo vestito rosso ed argentato. Non dovette perdere molto tempo per riconoscere in lei Zoey, la giovane grifa che aveva incontrato ad Hogsmeade lo stesso giorno in cui aveva conosciuto Arya
-Signorina Zoey, che bello vedere anche te. Anche tu sei veramente elegantissima, i miei complimenti. Sì, per me tutto bene e tu? La scuola procede? Continui ad amare intrugli ed erbette o la nostra Ministra qui presente è riuscita a renderteli insopportabili?- ghignò, rivolgendo una breve occhiata a Camille, in attesa della risposta della giovane. Nel frattempo, al loro gruppo si era aggiunto un altro uomo che non le sembrava di aver mai visto: biondo, con gli occhi azzurri e alto poco più di lei. Ringraziò di aver avuto l’illuminazione, almeno quella sera, di mettere i tacchi, altrimenti sarebbe apparsa come la solita nanerottola di sempre. Intanto, lui a veva riservato un cenno ad Arya e le si era poi rivolto, presentandosi formalmente, porgendole la mano.
-Piacere mio, professor Audley, sono Caroline Dalton.- Nel proferire quelle paorle la sua mano andò a stringere quella dell’uom e quale non fu la sua sorpesa quando lo vide trattenerla per esibirsi in un baciamano degno di un perfetto gentiluomo. Ritirò lentamente la mano imbarazzata: in ventiquattro anni di vita era la prima persona che si comportasse in quel modo nei suoi confronti. Lo ascoltò presentarsi a Camille e ripetere con lei lo stesso gesto, poi lo vide rivolgersi a Cedric. Alle sue successive parole non poté evitare di negare
-Non ci è di disturbo, non si trattava di una conversazione privata e come vede siamo già un bel gruppo, se vuole restare, personalmente non ho problemi- E chissà se nel frattempo sarebbe giunto qualcun altro? Non vedeva l’ora di scoprirlo.

Edited by Caroline Dalton - 29/12/2013, 11:24
 
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view post Posted on 24/12/2013, 12:47
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Emily ~ Abito ~ Accessori


Con non molta lentezza la Sala da Ballo stava iniziando a riempirsi. Il vociare degli studenti si faceva sempre più alto mentre nessuna coppia aveva ancora ceduto al richiamo delle danze.
A ripensare a tutte le lezione di "un,due,tre" che aveva dovuto subirsi in tenera età, Emily provava un forte senso di nausea.
Le sgridate di Jacob quando la piccola Rose si sedeva scomposta o chinava di troppo il capo nel camminare, le risuonavano ancora nella testa.

La ringrazio, signorina Rose. Questo vestito le dona moltissimo, complimenti per la scelta. Passi una bella serata, mi raccomando

Gentile e di poche parole, Emily non poteva sperare in una discussione migliore: era pur sempre una serata di svago (per quanti molti la considerassero una tortura) e bisognava, in qualche modo, divertirsi.
Accennato un qualche ringraziamento e l’augurio di una buona serata, Capocasata e Caposcuola, dunque, si congedarono.

*Ed ora che fare?*, rimasta da sola, Emily seguì con lo sguardo l’insegnante che raggiunse un folto gruppetto nel quale spiccava la figura dell’elegante Ministro della Magia e, come la rossa ebbe sorpresa di notare, Von Eis. Un piccolo sorriso comparve sulle sue labbra: la concasata aveva preso alla lettera il suo consiglio e lei non poteva che esserne contenta.

*A proposito di concasati… *

Con un ultimo sguardo rivolto alla Grifondoro Lesnicky, anch’essa impegnata a conversare con Arya, Emily lasciò vagare le iridi chiare per la Sala, alla ricerca dei due Serpeverde che poco prima aveva lasciato in prossimità dell’ingresso.
La motivazione per la quale stesse cercando proprio loro, non era dato saperlo. Infondo, avrebbe semplicemente dovuto mandarli a quel paese: chi aveva tentato di strangolarla, chi, per rimediare, di sfigurarle il volto con un bicchiere. Tipico comportamento Serpeverde?

*Serpeverde psicopatico*

Eppure non poteva fare altrimenti: Fenix, nonostante i trascorsi, nonostante avesse ben poca voglia di conversare ed intrattenersi con lei, era un prefetto mentre Von Kraus... Lui era tutta un'altra storia.
Semplicemente la incuriosiva e voleva capire di più di quella figura dall'animo violento e sadico.

*Sempre se non ci guadagni qualche cicatrice.*


 
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Valéry Duchannes
view post Posted on 24/12/2013, 15:27




Inutile dire che l'eccitazione degli altri studenti riguardo il Ballo di Fine Anno non aveva contagiato il Prefetto. Da quando era stato effettuato l'annuncio, durante le sue passeggiate per i corridoi aveva colto esclusivamente urletti isterici di giovani ragazze in ansia per il look della serata, o affilate battute dei ragazzi sulle stesse. Decisamente il clima natalizio non aveva attecchito sul suo animo più di poco, ma non si trattava certo di una novità. Per il giovane si sarebbe trattato di una serata da "sopportare". Non che odiasse le occasioni pubbliche, ma di certo non andava conducendo una vita mondana, partecipando alle feste più in voga della stagione. D'altronde, la sua spilla gli diceva qualcosa di ben chiaro: essendo un "qualcuno" all'interno della propria Casata, non vi sarebbe stata per lui l'opzione di marinare la festa e di dedicarsi ad altri passatempi.
S'era ormai rassegnato alla faccenda, da grandi poteri derivano grandi responsabilità, o meglio grandi scocciature. Beninteso, non avrebbe volentieri dato fuoco alla sala da Ballo, ma nemmeno era impaziente di partecipare al ballo. Nei vari momenti liberi che riusciva ad avere in quei giorni, gli balzò alla mente anche il fatto che non avesse nessuno da invitare, nessuno con cui precipitarsi nella frenesia danzante (ammesso che vi fosse stata, i Balli ad Hogwarts erano sempre stati alquanto anticonformisti), nemmeno qualcuno di certo con cui passare la serata. Poco male, era di sicuro l'ultimo dei problemi. Non gli rimaneva che pregare che la tavola fosse prodiga di alcolici, in tal caso avrebbe saputo con chi accompagnarsi, ed era sicuro che non ne sarebbe stato deluso.
Rapido come la morte, era già arrivato il giorno, e la sera, del Ballo. Non era pronto, non tanto a livello fisico quanto a quello psichico. Chiacchiere, musica, confusione, gente (troppa, per i suoi gusti). Era un mix che non gli andava per niente a genio, ma tant'era: non si poteva tirare indietro. Oltretutto v'era anche l'altissima probabilità che Grifondoro vincesse la Coppa delle Case, e non poteva fare a meno di presenziare alla vittoria. Avrebbe dovuto ritirare il premio insieme alla sua collega, ammesso e non concessa la sua partecipazione o quella delle cariche più alte. Non potendo rischiare, si era fatto spedire un abito direttamente da sua madre. Non era granché in tema natalizio, o meglio per niente, ma era qualcosa di estremamente elegante e di sicuro impatto. Teneva molto alla sua immagine pubblica, e sarebbe stato incoerente ed ipocrita a non scegliere qualcosa di raffinato per la serata. Infilatosi l'abito tra mille sbuffi di noia preventivi, decise di non indossare la cravatta. Sarebbe stata solo un'altra catena da portare su di sé, e non ne aveva minimamente voglia né bisogno. Si guardò allo specchio, rassegnato al suo destino, nemmeno stesse andando in guerra.
Si appuntò con cura la spilla da Prefetto sul petto, e decise di incamminarsi verso la Sala da Ballo. Ovviamente sarebbe andato ad una velocità minima, sperava di impiegarci almeno cinque-sei ore per giungere al Ballo, ma sapeva che purtroppo avrebbe fatto prima. Prese il coraggio a due mani e si tuffò fuori dal dormitorio. Scese con calma le scale, sperando inutilmente che, cambiando, lo portassero in qualche posto senza uscita, ma niente. Non aveva scuse, avrebbe presenziato al ballo. Era ormai giunto a pochi metri dalla Sala. Si fece coraggio, inspirò profondamente e si tuffò nel bailamme generale. Non appena posò un piede dentro la sala, si sentì aggredito dal caos che vi regnava. Iniziò a sentire un martello nella testa, e si fece strada dentro di lui la necessità materiale di andarsene. Lottando contro sé stesso, riuscì a trattenersi, ed una volta adocchiato la tavola imbandita a feste vi si diresse precipitosamente. Acchiappò con voracità la bevanda che sembrava più alcolica tra quelle servite, nonostante fosse cosciente che non vi fosse niente del genere: conosceva le regole del castello. Almeno l'effetto placebo l'avrebbe aiutato. Si stava per appoggiare con indifferenza al tavolo quando scorse Zoey, la Prefetta Grifondoro. Oh, almeno qualcuno che vestiva una divisa recante i suoi stessi colori! Stava intrattenendo una conversazione, eppure aveva deciso che peggio di così non potesse andare. Si avvicinò fino a giungere ad una discreta distanza dal gruppo, non volendo infastidire o impicciarsi. Non aveva intenzione di invadere la loro privacy, ma almeno avrebbe avuto qualcosa a cui pensare per la serata. Strinse il suo bicchiere in mano, e dopo un sorso lo guardò male. Da quando i bicchieri erano così piccoli? Il liquido era già terminato, ma la sua pigrizia lo spingeva a non voltarsi, piuttosto a rimanere lì sul suo posto. Già rischiava di non capirci più niente. Ma chi gliel'aveva fatto fare?



~ Valéry

 
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view post Posted on 24/12/2013, 16:03
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I conti non tornavano, non tornavano affatto.
Aggrotto leggermente la fronte, vi era qualche torto che aveva fatto a Cedric e che la sua mente si era prodigata di rimuovere? Perchè, se non ricordava male, LUI se n'era andato e LEI era rimasta. Inclinò appena la testa osservandolo nei suoi movimenti misurati ma nervosi: il ciondolo tintinnava fra le dita, la linea delle labbra rimase ferma, gli occhi carichi di cosa ... astio? L'ultima frase le aprì un mondo, davvero Cedric non apprezzava il fatto che lei fosse diventata Ministro della Magia? O forse aveva pronunciato quelle parole accecato dall'invidia per non aver saputo raggiungere la poltrona più ambita del mondo magico?
Dopotutto, chi fugge ha sempre torto.


"Dipende caro Cedric. Cerco sempre di essere giusta ma la bontà bisogna sapersela meritare"

Distolse poi l'attenzione "dall'inatteso ricordo" e si rivolse a Vincent.

"Professor Hawkins, ben arrivato, sei molto ... ehm ... elegante"

E datato. Ma non ebbe molto tempo per rimuginarci sopra, il gruppetto si stava lentamente ingrandendo. Si unì una bella ragazza vestita di rosso e, poco dopo, il docente di Storia della Magia. Non aveva avuto ancora occasione di incontrarlo, se non durante le reunion culinarie in Sala Grande. I rapporti con i precedenti storici di Hogwarts erano sempre stati molto amichevoli, Storia della Magia era una delle materie che prediligeva e, dall'espressione gioviale e simpatica dell'uomo confidava che anche quella volta non avrebbe fatto differenza.

"Professor Audley, mi fa molto piacere conoscerla, lei si che dimostra di essere un perfetto gentiluomo"

Si portò teatralmente la mano alla gola, non aveva resistito a lanciare una maligna stoccata a chi non aveva mostrato la medesima educazione.

"Spero che avremo modo di rimediare, lei insegna una materia molto affascinante"

Si, aveva riacquistato una parvenza di normalità e ne rimase compiaciuta. Non sapeva ancora il motivo per cui Cedric si trovasse ad Hogwarts, un tempo aveva rappresentato qualcosa per lei, con lui accanto era riuscita a superare - per quanto possibile - una perdita devastante, si era mostrato paziente e comprensivo. Ma non aveva fatto in tempo a capire che genere di legame esistesse fra loro che lui era stato spedito lontano, in missione. E ciao.
La gente va e viene mia cara. E chi va vuol dire che non ha interesse a restare, elementare no?


"Ritengo che sia doverosa qualche presentazione Signori, non credo che conosciate Cedric ... Cedric Black, ha lavorato per qualche tempo ad Hogwarts come docente di Volo. Ed anche al Ministero"

 
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»Nigel Pace Audley
view post Posted on 24/12/2013, 16:41




Dopo aver elegantemente salutato la donna con lo stupendo abito color verde, questi si presentò a Nigel.

«Piacere mio, professor Audley, sono Caroline Dalton.»

Dove aveva già sentito quel nome? Frugando nella sua testa non riuscì a ricollegarlo a nulla di materiale. Beh, poco importa, ci avrebbe pensato successivamente; cordialmente, rispose con un sorriso a Caroline.

«Non ci è di disturbo, non si trattava di una conversazione privata e come vede siamo già un bel gruppo, se vuole restare, personalmente non ho problemi.»

Bingo. Ma vabbè, fare qualche nuova conoscenza avrebbe soltanto potuto giovare al professore. Chi non ha bisogno di qualche amico nella vita? Ed in quel periodo, Nigel era più solo che in compagnia.

«Mi hanno sempre insegnato che è maleducazione rifiutare l'invito di una signora, soprattutto se questa è anche di bell'aspetto. Sarà un piacere passare del tempo in vostra compagnia, miss Dalton.»

Tutte le lezioni di buone maniere, per Merlino, dove erano andate a finire? Che sfacciato. Aveva osato tanto con quell'affermazione ma, perdinci, era attorniato da delle bellissime donne quella sera e sarebbe stata una menzogna asserire il contrario! Poco male, semmai si fosse rivelato un ospite indesiderato, avrebbe rinunciato immediatamente alla serata e sarebbe filato di corsa nel suo ufficio, a bere del whisky.

«Professor Audley, mi fa molto piacere conoscerla, lei si che dimostra di essere un perfetto gentiluomo. Spero che avremo modo di rimediare, lei insegna una materia molto affascinante.»

Fandonie. Forse a causa della sua poca autostima, il professore non si riteneva per nulla adatto a quelle situazioni. Fece una smorfia divertita quando sentì la Pompadour complimentarsi con lui a quel modo, ma in fondo non poteva sentirsi che lusingato.

«Troppo gentile, milady.»

Quasi arrossiva. Dopo aver sorriso un'ultima volta alla Ministra, ella si voltò in direzione del giovanotto cui Nigel aveva stretto la mano prima.

«Ritengo che sia doverosa qualche presentazione Signori, non credo che conosciate Cedric... Cedric Black, ha lavorato per qualche tempo ad Hogwarts come docente di Volo. Ed anche al Ministero.»

Interessante come un giovane uomo come quello avesse già così tanti meriti sulle spalle. La punta di malizia nella voce della signora Pompadour, però, diede al biondo la sensazione che i due si stessero punzecchiando: una gara a chi era più infame, insomma. Non ci badò molto, in fondo non erano affari suoi.

«Piacere di incontrarla qui, signor Black. Deve essere una bella sensazione ritornare ad Hogwarts dopo tanto tempo, suppongo.»

Le iridi blu scuro dell'uomo si posarono quindi sul giovane.

*Finale a sorpresa?*
 
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~Hope™
view post Posted on 25/12/2013, 01:39





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Qualche giorno prima del ballo

Era notte fonda. Il silenzio regnava sovrano all’interno del piccolo ufficio, ma la sua abitante sembrava per nulla intenzionata a ritirarsi in camera da letto, presa com’era dalla lettura di un voluminoso volume rilegato in pelle, e soffocata dai pensieri che ineluttabili, continuavano a richiamare la sua attenzione. Hope era seduta comodamente su una delle due poltroncine, posizionata di fronte al grosso caminetto dove un leggiadro fuocherello scoppiettante riscaldava l’intero perimetro della stanza illuminandola ancor più delle numerose candele ormai spente. In qualche modo la donna aveva modo di osservare le immagini e le didascalie presenti sulle pagine ingiallite anche se più di una volta si era ritrovata a fissare la pagina senza realmente leggerla con attenzione. Le gambe piegate, avvolte dalla lunga vestaglia di velluto, i lunghi capelli lasciati sciolti le incorniciavano il viso, reso meno chiaro dalla luce del fuoco. Sospirando sollevò il volto soffermando lo sguardo sul grande orologio a pendolo posto poco distante dal camino: le lancette segnavano ormai le due passate, mentre i pensieri, rivolti agli eventi di qualche giorno prima, allontanavano ancor più il sonno. Nonostante fosse trascorso del tempo da quando Rhaegar l’aveva lasciata sola nel suo ufficio al Ministero della Magia, Hope non aveva ancora smesso di pensarci come se puntualmente, si trovasse a dover fare passi indietro e rivivere quei momenti, indelebili nella sua memoria. Un rumore inaspettato però richiamò la sua attenzione, costringendola ad agiare il libro sulla poltroncina vuota e a girare lo sguardo verso la grande vetrata, dove un’ombra scura era appena apparsa come rigurgitata dal buio della notte. Senza badare al freddo pavimento, la donna si rimise in piedi, lasciando ricadere la lunga vestaglia che leggerà toccò terra, ricoprendole i piedi nudi. Si mosse quindi in direzione di quell’ombra e dopo aver raggiunto la grande finestra l’aprì, lasciando entrare il grosso gufo all’interno dell’ufficio, per poi richiuderla badando a tener fuori il freddo intenso della notte. Scrutò quindi con attenzione l’elegante animale che nel mentre si era adagiato sul trespolo predisposto ad accogliere gli avventurosi messaggeri; fu impossibile non notare la pergamena arrotolata alla meno peggio sulla zampa dell’animale e dopo averlo avvicinato porgendogli una leccornia, afferrò il biglietto srotolandolo. La calligrafia inconfondibile di Rhaegar attirò ben presto la sua attenzione e rapide, le iridi chiare, presero a sminuzzare ogni singola lettera di quel breve messaggio; alla fine Hope non poté fare a meno di sorridere e dopo essersi avvicinata alla scrivania, tirò fuori un pezzo di pergamena, intinse la piuma nel calamaio e iniziò a scrivere la risposta. Non passò troppo tempo e finalmente il grosso Gufo poté riprendere la via del ritorno con la pergamena legata accuratamente alla zampa. La donna rimase ferma in prossimità del davanzale, lasciando correre lo sguardo in direzione della macchia nera che lentamente si restringeva finché non svanì all’orizzonte. Quel messaggio, quell’invito, era giunto del tutto inaspettato e il sorriso che aveva contribuito ad illuminare il viso della giovane donna rimase li, finché gli occhi non risultarono troppo pesanti e il sonno la portò via con se.

Qualche ora prima del ballo

Si guardò allo specchio dopo aver sistemato l’ultimo punto luce tra i capelli, quasi una stella rispetto al brillante diadema che risplendeva al centro della folta chioma bionda. Scrutò ancora con attenzione ogni dettaglio della figura riflessa allo specchio, la sua figura. Il lungo vestito blue rimarcava troppo, a suo dire, le forme minute ed adolescenziali, e i tacchi alti le donavano centimetri in più, che sommati a quelli donati da madre natura la facevano apparire molto simile a una statua, adatta a soggiornare nell’ingresso del castello. Eppure quella serata continuava a risultare troppo perfetta per poter essere rovinata da semplici e futili pensieri sull’aspetto fisico, c’era ben altro. Inconsciamente abbassò lo sguardo e dopo aver afferrato il lungo strascico dell’abito si diresse verso la porta dell’ufficio ed uscì senza attendere oltre. Mancavano pochi minuti all’ora stabilita per l’appuntamento e benché per una donna fosse lecito farsi attendere, Hope raggiunse il posto indicato con un lieve anticipo. Il ballo era ormai iniziato da tempo probabilmente poiché la sala, visto il clamore proveniente dal suo interno, doveva essere già affollata di adulti e studenti vestiti di tutto punto. Ignorando la grande porta d’ingresso, Hope fece qualche passo in avanti, in direzione del grande portone, per poi fermarsi in prossimità di una delle statue presenti ed attese; non le restava altro da fare poiché il suo cavaliere, almeno per quella serata, sembrava non essere ancora arrivato. Si morse nervosamente il labbro e benché il tutto doveva apparire come un formale colloquio di lavoro, non lo era, almeno per Hope.



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view post Posted on 25/12/2013, 04:23
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OT:// Mia cara caroline i prefetti portano spille per distinguersi dai "normali" studenti. Anche valery l'ha scritto se vedi. :)


La stoccata rifilata a Camille si fece sentire, la risposta della ministra ne fu la prova. Anche se a differenza sua rispose in modo molto garbato..ma nello stesso tempo aveva capito che le parole di Cedric erano dettate dalla rabbia, e forse perchè no? anche da un pò d'invidia. L'espressione della donna cambiò improvvisamente e passò dall'essere sbalordita a turbata nel vero senso della parola. Non si aspettava sicuramente un comportamento del genere da parte dell'ex auror, che aveva colpito nel segno la donna, ma forse nel modo sbagliato! Le parole di Cedric mostravano poca simpatica, anzi un certo grado di arroganza e rabbia, è vero lui l'aveva abbandonata senza dirle niente, ma non poteva svelare i motivi della sua missione e anche se a lui fece male lasciare, la famiglia, gli amici e lei, non potè fare altro che obbedire agli ordini. Questo Camille non poteva saperlo, ma vari pensieri di quel momento turbarono particolarmente Cedric, uno in particolare..*non si è minimamente interessata di me...da quando è divenuta ministro poteva almeno informarsi su che fine avessi fatto!...*.Smise di stringere il ciondolo a cui era molto legato e passò al grattarsi il mento..voleva rifilare un altra stoccata alla donna, non temeva il fatto che nuove figure si stessero avvicinando al simpatico quartetto..
<<ah bene capisco ministra>>...scandì bene l'ultima parola, la fissava con occhi fermi, stabili puntanti direttamente verso le pupille della donna, come se cercasse di leggerle negli occhi poi aggiunse...<< ma si sa tu sei dotata di tante qualità, non dovrebbe essere difficile per te ricoprire questo ruolo...o mi sbaglio?..>> ..accennò ad una faccia strana, quasi una smorfia<<tanto tranquilla, al lavoro sporco ci pensano gli altri>>..alludeva al suo lavoro ovviamente svolto per conto del ministero..anni e anni a star dietro a quei dannati mangiamorte..a seguire ogni minima traccia..e rischiare la vita per chi sembrava averlo dimenticato. Le due figure ormai però erano vicine e Camille le presentò a Cedric, che li scrutò per bene dalla testa ai piedi. Il primo, un certo signor Hawkins, vestito molto elegante, una persona all'apparenza garbata, il quale Camille fece anche un complimento che sapeva però di una stoccata..verso Cedric...aveva di sicuro ricambiato il favore. L'altro invece si presentò al gruppetto come Nigel Pace Audley, anch'egli sembrava aver fatto una buona impressione all'ex auror, e dalle parole di Camille aveva intuito che quei due erano dei docenti di Hogwarts. Con l'aria di chi voleva fingere di essere tranquillo, si presentò finalmente alla folla, anche se la ministra lo aveva già introdotto precendentemente, preferì però farlo anche lui...
<<piacere signori e signore come detto dalla nostra Ministra..>> e le lanciò un altra occhiata..poi proseguì..<<il mio nome è Cedric Eric Black, negli anni passati ho insegnato volo qui ad Hogwarts, ma ho lavorato anche al ministero come Auror..>> concluse abbozzando un falso sorriso che faceva ancora una volta trapelare il suo nervosismo..ma non potè fare a meno di rispondere alla successiva domanda del professor Nigel, che sembrava aver già capito il duetto tra lui e Camille..
<<oh certo professore è molto bello poter tornare qui in questa scuola, ho lasciato bei ricordi...>>ma non poteva finire cosi la frase, sembrava troppo "buona", doveva aggiungerci del pepe..<<ma sa com'è qualunque posto è meglio di quel letamaio dove sono stato mandato>>..questa volta sorrise in modo molto più vistoso, per non far sembrare di cattivo gusto la frase da lui proferita...
Il ballo intanto iniziava a prendere vita, e la sala si faceva sempre più piena..questo però non lo distrasse dal dire qualche altra parolina a Camille..
<<camille, non intendo aggiungere altro...parleremo in privato.>> assunse un espressione seria, di chi non voleva far intendere niente più a nessuno..

 
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« The peaceful times have made us blind

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Non poteva crederci: l'aveva fatto.
Aveva davvero messo piede nella Scuola dopo anni e anni in cui l'aveva lasciata. Rhaegar alzò lo sguardo, prima di entrare dal grande Portone di legno intagliato, osservando l'imponente figura del Castello spiccare verso l'alto. La luna piena sbucava tra qualche nuvola e l'uomo provò ad indovinare quale tempo il soffitto incantato della Sala Grande avrebbe riflesso.

*Neve, senza dubbio*
Era un classico.
Si sistemò meglio la giacca, assicurandosi che il pacchetto che teneva nella tasca ci fosse ancora, e si passò nervoso una mano tra i capelli, scompigliandoli un po', spingendo infine il pesante battente d'ottone. Una volta dentro, il vociare degli studenti, l'odore di leccornie e una soave leggera musica gli diedero il benvenuto, insieme ad un piacevole tepore che gli scaldò nell'immediato il naso e le guance semi-ghiacciate. Sia benedetta la barba e il suo potere riscaldante, pensò divertito. Ma non solo sensazioni fisiche giunsero al suo arrivo: una vera e propria ondata di ricordi nostalgici lo inebriò, riportandogli alla mente numerosi fantasmi del passato. In un angolo, vicino all'entrata della Sala Grande, v'era una robusta colonna e, ricordava, che vi si era nascosto dietro con una mazza da Battitore stretta tra le mani, pronto a colpire al volo la faccia di quell'idiota di Smikers di Grifondoro che, nella scorsa partita, l'aveva quasi buttato giù dalla scopa con una spallata... una bravata del futuro Capo Auror che gli costò 50 punti in meno a Serpeverde, ma diamine, quanta soddisfazione.
Rhaegar sghignazzò a quel ricordo, avvicinandosi poi alla bacheca e sfiorandola distrattamente con le dita guantate di nero: avvisi e pergamene erano appesi alla bell'e meglio e nulla sembrava esser mutato, da quando se n'era andato.

*Cara, vecchia Hogwarts...*
« ♪ Guaaarda guarda quant'idiotiii làlàlàlàlàààlàlàlà! Tuuutti a festa son vestiti e Pix arriverààà a spernacchiar! Làlàlàlàlàààlàlàlààà! ♪»
« Ehilà Pix! » Esclamò d'un tratto, quando alla sua destra sfrecciò il Poltergeist con un imbarazzante costume da pupazzo di neve e una carota ficcata nel naso, canticchiando a squarciagola una storpiatura della più classica delle carole di Natale. Come un cretino, troppo felice di essere nella vecchia Scuola per ricordarsi dell'astio globale verso Pix, Rhaegar gli sorrise, agitando la mano in segno di saluto. Per tutta risposta il Poltergeist, ignorando chi egli fosse, non mancò di mantenere i suoi buoni propositi appena cantati e spernacchiò con tanta enfasi che le goccioline di saliva scesero come poco invitante pioggia sull'uomo che saltò prontamente indietro, coprendosi il viso con un braccio.
« ARGH! BRUTTO BABBE... Oh. » L'iniziale imprecazione, che Rhaegar rivolse con ardore al Poltergeist, mutò in stupore e meraviglia quando, voltandosi per continuare a maledire il malefico spiritello, intravide lei, Hope.
Appena scesa dalla scalinata, la giovane donna era ammantata da un fasciatissimo abito blu . Il velo che metteva in risalto il fisico minuto, ma sinuoso. Dietro la schiena, un velo impalpabile scendeva morbido, scivolando sul pavimento silenzioso ad ogni suo passo. Piccoli brillanti luccicavano alla luce delle candele, donando ai capelli biondi di lei magnifici riflessi, impreziositi ancor di più dall'elaborato diadema floreale che ella portava sul capo.

*Per tutti i gargoyle galoppanti... dove diamine è finita l'Auror con la coda di cavallo e gli stivaloni?*
A quanto sembrava, Hope l'aveva lasciata nell'armadio... e ben venga. Scuotendo il capo per scacciare quello stupido senso di intorpidimento e imbambolamento che si stava pericolosamente impossessando di lui, Rhaegar sorrise e le si avvicinò; man a mano che le si avvicinava, quasi si sentì a disagio in confronto, vista l'eleganza di lei.
In teoria ci si preparava ore e ore prima per un ballo: ma il Capo Auror era così poco avvezzo agli eventi mondani che si e no aveva abbandonato la sua comoda poltrona un'ora prima. Ed era riuscito a stento ad abbandonare una delle sue amate tuniche medievali e ad indossare un completo comprato per l'occasione: giacca a doppio petto in tweed, cardigan beige e pantaloni borgogna scuro. Persino gli anfibi, aveva deciso di lasciare a casa: semplici scarpe, eleganti, da uomo. Che, a dirla tutta, aveva odiato non appena le aveva infilate. Aveva riso di gusto, quando si era visto allo specchio, giocherellando nervosamente con il sacchetto di tessuto che aveva, come al solito, annodato alla cintura di pelle. Tutto sommato, comunque, si era persino sentito elegante, in quel frangente . Ma ora, ora cominciava a nutrire qualche dubbio.

« Accidenti, mi abbagli! » Disse, quando ebbe raggiunto Hope e passandosi una mano dietro la nuca per l'imbarazzo. « Si vede proprio che non sono abituato, eh? Almeno non c'è zucchero sparso ovunque, ahahah!» Aggiunse bonario, ridacchiando per smorzare la tensione e per alleggerire il suo inspiegabile nervosismo. Poi il riso si spense, e non ne rimase che una leggera impronta, nell'occhio nero che brillava.
« Ciao Hope... » Aggiunse, a mezza voce, rimanendo fermo per un istante e osservandola negli occhi. Paradossalmente, Hope sembrava ancor più piccina e minuta, nonostante i tacchi la slanciassero e già di per sé ella avesse uno sguardo duro, orgoglioso, che spiccava incredibilmente in contrasto con il suo aspetto delicato.
Un'ombra passò sul volto della giovane donna, due brillanti occhi glicine incorniciati da ciglia pallide sostituirono le iridi smeraldine di lei, guardando radiosi l'uomo che avevano di fronte. Un lampo che, fortunatamente, svanì in un secondo, non appena Hope batté gli occhi.

*Dio...*
Rhaegar si schiarì la gola e si portò al fianco della fanciulla, offrendogli il braccio e sotterrando, metaforicamente, quella visione nel profondo del suo cuore, martellante non più di emozione, ma di paura.
« Vogliamo andare? » propose infine, socchiudendo gli occhi, di cui uno, ben nascosto sotto la benda, e indicando, con un cenno del capo, la porta della Sala Grande, dal cui interno voci e risate provenivano gioiose, quasi a volergli ricordare che il Passato, nonostante tutto, almeno per quella sera poteva esser accantonato.
*Ovvio. D'altronde, è solo una serata di lavoro.*
 
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view post Posted on 25/12/2013, 22:03
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Semper Fidelis

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× Off-Game ×


× Legenda
Narrazione
°Pensieri°
«Dialoghi»


Le donne erano delle mostruosità totali, dei paradossi viventi che gli uomini, Raven in particolare, dovevano non solo accettare, ma anche amare. Era una magia sopra tutte le altre magie, quella che consisteva nella strana sottomissione dell'uomo nei confronti della donna. "Non a caso" – Pensò Raven - "...sono delle streghe". Riuscivano a incantare gli uomini senza alzare la bacchetta e muovere un dito; riuscivano a farti inginocchiare e strisciare per terra come l'ultimo dei vermi, solo con un sguardo. Forse, in altre circostanze e in altre occasioni, e sopratutto se non stesse aspettando proprio quella persona, proprio lei, si sarebbe di già tolto quella divisa babbana senza un minimo di senso logico e umano, e le avrebbe felicemente dato fuoco al grido di "Evviva l'Oscuro". Considerando però che la gente del luogo in cui si trovava – e cui avrebbe anche dato fuoco insieme a tutti i suoi abitanti -, non aveva un minimo senso di umorismo, pensò che l'avrebbero preso troppo alla seria, e decise di rimandare tale nobile scopo a un secondo momento. Capì sin da subito che sarebbe stato un rituale fantastico; una ciliegina che avrebbe conservato per un momento più propizio e opportuno: distruggere le vesti del nemico, il suo stile, le sue idee... cosa poteva esserci di meglio?
"Strappare il cuore a tutta la razza di canidi babbani..." - Pensò, mentre un ghigno sadico gli si formava sulle labbra.

Stando li ad aspettare, infruttuosamente, Arya, il giapponese poté constatare la notevole presenza di zombie che ormai considerava essere al pari di deceduti: vi era la Dalton, che pur avendo insegnato la Difesa delle Arti Oscure, non era riuscita a difendere neppure sé stessa; vi era il ritorno di un strano tipo che del tempo prima aveva insegnato Volo; infine, vi era anche il Primo Ministro in carica: la Pompadour. Insomma, per Raven fu un bel spettacolo osservare quei volti tornare a Hogwarts. Per un attimo si chiese il motivo per cui fossero li; poi caì che probabilmente erano venuti soltanto per abbuffarsi di cibo, alcool in quantità, e per, com'era..?
"Difendere il castello dai pericolosi e folli seguaci di Tu-Sai-Chi".
Il pensiero fece formare sul volto del corvonero un nuovo ghigno.
"Dalla Pazzia nasce Pazzia, come dai Babbani nascono solo altri Babbani." - Stupida logica universale.
"Un asino non diventerà mai un cavallo razza..."
Il mondo, checché ne pensavano i pacifisti-buonisti, era nelle mani di chi era nato per dominarlo, di chi era nell'elitè, di chi osava. Gli altri erano solo dei inutili schiavi, il cui compito era quello di nascere, lavorare incatenati, e morire, tornare a essere polvere. E il suo compito, il compito divino della Provvidenza, era quello di far sì che l'ordine naturale delle cose seguisse il suo proprio corso.
"Sono un servo della Provvidenza."

Quando ormai del discreto tempo era passato, l'asiatico ebbe noia di quelle folle che entravano e uscivano dalla Sala da Ballo. Arya tardava, la musica suonava, i pensieri nella testa di Raven scorrevano quasi a volergli provocare un salto di violenza e un scontro fisico con dei pagliacci grifondoro...
Quasi volle farlo, per passare il tempo. Poi però dovette calmarsi.
"Arriveran i tempi..."
Il Caposcuola Swan si sarebbe incavolato, poi anche la Lancaster si sarebbe incavolata... poi si sarebbe incavolata anche la Preside. Sarebbe finita con una sua espulsione per aver pestato delle caccole. Non ne valeva la pena. E poi, gli mancava così poco per uscire da quelle mura, e diventare il Docente di Volo.
Avrebbe avvelenato-ucciso chiunque avesse preso quel ruolo al suo posto. Il suo Odio doveva ancora trovare un bersaglio. Era il suo posto, quello nel cielo, ed era pronto a passare sui cadaveri di chiunque, pur di averlo.
"L'Odio genera Odio. L'Odio è Energia. Energia genera Energia."
Annoiatosi completamente dell'attesa, sciolse la sua posizione a braccia incrociate, e mosse alcuni passi all'interno della Sala da Ballo. La Sala era ovviamente piena di persone, mezze-persone e babbani (come sempre). Brutti tempi scorrevano all'interno di Hogwarts.
"Aveva avuto ragione quel vecchiaccio di un Salazar Serpeverde, nel voler rimanere nel castello un metodo auto-purificante." - Pensò il ragazzo, passando vicino a un tavolo con sopra delle bevande e una gamma variegata di cibi. La cosa non gli interessava, doveva trovare il gioiello che cercava.

Il giapponese guardò in giro, cercando di trovarci qualcuno che gli avrebbe aiutato a capire in che pasticci si era ritrovana la Cavendish. Tra le molte teste, ne vide una in particolare che gli ricordò la testa stessa di Aryadne. Lineamenti familiari si vedevano anche da lontano; i capelli, familiari anch'essi, sembravano bruciare come il fuoco. Wow! Un'altra non ordinaria presenza femminile era comparsa tra i marci e ammuffiti muri di Hogwarts. Raven sospirò, e annusò l'aria.
"Sangue puro."
Il resto fu un rapido avvicinamento a quella figura. Un avvicinamento deciso, e veloce. Pochi passi senza guardare in faccia a nessuno, e quindi Raven si sarebbe trovato dinnanzi a un'altra serpeverde dai capelli rossi... familiarmente rossi.
Ora che si ricordava, aveva già avuto il piacere di far conoscenza di quella figura mesi premi, a Hogsmead. Se la sua divina memoria non lo tradiva, quella doveva proprio essere una familiare di Arya. Era solo il legame di parentela a non ricordarselo. Gli sembrava fosse sua sorella, o cugina, o qualcosa del genere.
In ogni caso, dritto e dall'alto dei suoi 20 anni (ben 9 dei quali passati tra quelle mura), si sarebbe posizionato a fianco alla giovane figura.


«Pardòn...» Avrebbe esordito con un inizio leggero-francese, come una piuma, cercando di attirare l'attenzione della giovane «...se la mia memoria non mi tradisce, Lei è una parente di miss Aryadne Cavendish, dei serpeverde.»

Avrebbe quindi atteso una breve risposta dalla ragazza dinnanzi a sé, anche se era quasi certo di non essersi sbagliato. Spesso le persone imparentate con altre persone avevano dei tratti facciali familiari: ciò si poteva scorgere nei loro occhi, nel colore della pelle, o in altri segni distintivi. Questo era dovuto al fatto che avevano dei geni in comune, e una fisionomia con dei elementi comuni.

«Sono il suo cavaliere, e la sto aspettando da un po'...» Avrebbe quindi continuato «... ha, per caso, abbastanza informazioni per dirmi che fine abbia fatto la mia dama?»

Avrebbe quindi terminato, aspettando una risposta.
La cosa era semplice: se erano parenti, Arya, probabilmente gli ha parlato del giapponese.
Se non erano parenti, la presenza del corvonero li non poteva che essere disastrosa e infortuta.
Bhe, in tal caso si sarebbe semplicemente presentato, come il codice etico e morale comandava.
 
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