| Alla fine, una scelta era stata compiuta e lei e Persefone avevano stabilito di dirigersi verso la taverna. Per sua fortuna, anche nel mondo magico ne esisteva una, in cui era stata un paio di volte e aveva almeno una vaga idea di cosa aspettarsi. E in effetti, non appena entrò al seguito dell’amica, un odore di muffa e qualcos’altro di non ben definito la raggiunse, facendole arricciare il naso infastidita. Non era, però, quello il momento di fare la schizzinosa, si rimproverò. Doveva restare concentrata sull’obiettivo che dovevano raggiungere. Proprio per quel motivo, non poté fare a meno di chiedersi se scegliere di entrare fosse, effettivamente, stata una buona idea. In fondo non era l’unica alternativa di cui disponevano e tra due strade avevano preferito, infine quella anziché infilarsi nella nebbia. Da un lato era sicuramente preferibile: inoltrarsi nella nebbia avrebbe creato loro un evidente problema di visibilità… ed era già sufficiente il fatto che non conoscessero il posto. Tuttavia neanche quel luogo le piaceva particolarmente: nonostante le finestre, evidentemente utili per ravvivare un po’ l’ambiente, l’atmosfera che si respirava risultava piuttosto lugubre e le faceva salire un brivido dietro la schiena. Se fosse stata da sola, avrebbe mandato al diavolo l’Ordine, le missioni e tutto il resto. Per fortuna non era da sola… e quello era un incentivo non indifferente: non poteva certo permettersi una figura simile davanti ad una delle sue più care amiche, soprattutto se si considerava il fatto che quella che avrebbe dovuto saperne di più e guidare, in un certo senso, il tutto avrebbe dovuto essere lei. Una rapida occhiata all’ambiente, le permise di rendersi conto anche della presenza di un certo numero di persone. E la cosa fu resa ancora più palese dal brusio che lentamente scemava, mentre, uno ad uno, gli avventori si distraevano dalle loro occupazioni per puntare lo sguardo su loro due. Fantastico, per fortuna che non volevano dare nell’occhio! Tentò di trattenersi dallo sbuffare e dallo scuotere la testa: se le cose cominciavano in quel modo, se non riuscivano neanche ad evitare di attirare l’attenzione su di loro, come potevano sperare di raggiungere obiettivi più ambiziosi? Le loro domande, se ne avessero fatte, avrebbero dovuto apparire semplici e apparentemente inutili, la loro presenza accanto a certi gruppi naturale, nel caso avessero invece, deciso di origliare senza intervenire direttamente. Ma non riuscirono a fare né l’una né l’altra cosa e se sperava che qualcuno avesse potuto non accorgersi di loro, la sua speranza andò letteralmente in frantumi all’udire le parole dell’oste che si avvicinò salutandole a voce alta. Sospirò, assecondandolo e seguendo Persefone al tavolino che si era liberato, mentre ascoltava la domanda successiva: già, perché erano lì? Odiava quelle situazioni, pur sapendo che regolarmente si sarebbero presentate non riusciva mai a prepararsi risposte decenti da propinare al tizio curioso. Se poi era un tipo come quello a cui mai, in circostanze normali avrebbe rivolto la parola, ancora meno. Rimase quindi in silenzio, benedicendo mentalmente Persefone per aver risposto alla domanda… anche se era curiosa di sapere cosa avesse in mente esattamente. Il suo tono la spinse a inarcare un sopracciglio, non avrebbe mai immaginato che potesse essere così spigliata in luoghi e con persone del genere. Era di certo più brava ad adattarsi di quanto lo fosse lei. Tra l’altro, lei aveva anche un altro problema: non poteva esimersi dall’ordinare, per non dare nell’occhio… ma era astemia. Qualsiasi cosa avesse fatto avrebbe attirato l’attenzione, in barba alle sue intenzioni iniziali. Trasse, mentalmente, un sospiro rassegnato. -Ne prenderei uno anch’io, grazie.- Forse era stata anche troppo educata, ma era meglio sbrigare in fretta quella faccenda, nella speranza che l’oste si allontanasse per un po’. Almeno avrebbe potuto fare a Persefone la domanda che aveva da tempo sulla punta della lingua e capire cos’avesse in mente.
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