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| Forse non sarebbe stato male vivere nell’ignoranza. In senso lato, poteva anche essere bello scrostare per Camille calderoni su calderoni per tutta la vita piuttosto che parlarle di quella situazione. Come poteva esordire? Ah si, poteva dire : “Sai Camille è vero dovevo correre da te ma non l’ho fatto perché in quella situazione ,mentre usavano su di me una delle tre maledizioni senza perdono,ho scoperto di essere Legilimens.” No di certo non poteva dire questo a lei. Non lo voleva dire essenzialmente poiché reputava quella vocazione magica in grado di distruggere quel rapporto di fiducia tra lui e lei. Insomma, con la sua vocazione poteva entrare nella mente delle persone,leggere i pensieri, avrebbe potuto Camille continuare a fidarsi di lui? Tamburellando leggermente le dita sul tavolo,cercando di contenere l’ansia che aveva in corpo, rispose deciso
-Beh ,come ti ho detto prima ,non te l’ho detto perchè con l’attacco al castello la cosa è passata in secondo piano. Mi hai trovato per terra con il naso spaccato alcuni giorni dopo,potevo dirti che pochi giorni prima ero stato attaccato da due studenti di cui non mi ricordo i lineamenti del viso?Potevo far crollare quest’ulteriore fardello sulle tue spalle? -
Disse sperando che si ricordasse quella storia che aveva travolto l’intero castello. Non ne era certo, forse era stata una pura visione, ma credeva di essere stato soccorso proprio da lei,dai suoi occhi. Più passava il tempo con lei e più pensava a quella storia su quella dannata vocazione. Gliene fregava meno di zero della sanzione che poteva essergli comminata dal Ministero, piuttosto stava pensando a che effetti potesse avere sulla donna lo scoprire quella sua vocazione più in là. In effetti, poteva anche rimanere delusa da lui ,dal suo comportamento e ciò non lo poteva accettare. Cercando di non farsi sommergere da quei pensieri pesanti, che facilmente lo stavano portando nell’abisso dell’incertezza, sospirò per continuare a proseguire il discorso. Della maledizione Cruciatus ne doveva parlare, per forza.
-Beh si hanno effettuato un incantesimo su di me, proprio quello che stavano provando a fare al gatto. ... Il Crucio.-
Durante quella pausa decise di tirare definitivamente il rospo da fuori la bocca. Era giusto che la professoressa sapesse il necessario di quella situazione che era successa nel castello,nel suo castello. Sperando di non essere interrotto da lei, Daddy in quel momento fissò deciso la professoressa. Aveva tanto da dire su quello che era successo in quel bagno del secondo piano, poteva anche descrivere il dolore che aveva provato da quella tortura,poteva descrivere perfino il movimento delle sue sinapsi che si provavano a ribellare a quello strazio imposto da quella bacchetta fina e di un legno di colore chiaro. In quei attimi i sentimenti di rabbia e voglia di vendetta che aveva sviluppato da quella situazione riaffiorarono nuovamente con irruenza. Non controllò la sua bocca, non controllo quel fiume in piena d’intolleranza e ribrezzo verso quella parte di persone pessime esistenti al mondo.
-Sai quale è stata la cosa che mi ha fatto più male dopo quell’incantesimo? Non i dolori muscolari che avvertiva il mio corpo, non il gelo che avvertivo attorno alla mia pelle, ma il fatto che non ho avuto i mezzi per bloccare quella situazione. Si potevo dire questo a qualche docente ma poi cosa sarebbe cambiato? Nulla. Si sarebbe sviluppata la voce nei corridoi e poi sarebbe tornato a regnare il silenzio,l’omertà. E’ questo che mi dà rabbia essenzialmente e che fa crescere dentro di me una voglia matta di farmi giustizia da solo come fanno i cretini. Non ci sono ostacoli per persone di questo tipo a parte ciò che facciamo noi con il Wizegamont o Azkaban, non ci sono barriere che vietino che questi scempi avvengano nel castello e la cosa mi lascia con l’amaro in bocca. Voglio giustizia e la voglio ora.-
Concluse smettendo di tamburellare le dita sul tavolo. Forse aveva esagerato con la voce. Quella questione gli era a cuore da tanto tempo oramai e doveva essere risolta. Se Camille non tollerava che avvenimenti simili accadessero nelle mura che li circondavano, lui non sopportava l’idea che quei due tizi dal volto ignoto , e cosi come loro tanti altri, erano a piede libero e potevano fare del male ai suoi cari,ai più deboli e a chi non avrebbe avuto la fortuna di sviluppare una vocazione magica nel momento del bisogno.
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