Il caffè del giudizio, [privata]

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view post Posted on 31/1/2014, 12:05
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-ore 9:00 Castello

Erano passate alcune settimane dall’incontro con Camille ed era giunta l’ora di andarsi a prendere quel benedetto caffè con lei.
Se non fosse stato per il suo essere “leggermente ansioso” ,la richiesta di quel incontro sarebbe avvenuta in fretta e furia ma cosi non successe.
Leggermente adrenalinico -il che voleva dire rivoltare come un calzino la sua camera da letto- si mise a cercare la sua divisa pulita tra le mille cianfrusaglie sparse per la stanza.


*Dove diavolo è?*

Pensò tra se e se,con un pantalone color topo e delle mutande con raffiguranti delle rane saltellanti -mai utilizzate- tra le mani.
La confusione era un dono che gli era stato concesso e che lo cacciava nei guai sempre.
Dopo diversi minuti di ricerca, con suo stupore notò che tutto quel che cercava era sistemato sullo schienale della sua sedia.


*Ma quando mai l’ho messa lì quella roba?*

Si domandò confuso,apprezzando le piccole gioie che la vita gli propinava.
Vestendosi in fretta e furia,uscì dal castello con la sua amata borsa e dopo una ricca colazione si avviò in Guferia per affidare al suo gufo nero una pergamena arrotolata per Camille preparata la sera prima.
Il contenuto della pergamena era il seguente.


CITAZIONE
Gentile Pr Camille,

Scusami se non ti ho scritto prima, ma nell’ultimo periodo sono stato fermo per diversi impegni scolastici che mi hanno proibito di VIVERE.
L Ti volevo chiedere,sempre se non hai da fare con il Ministero,
se ti andasse di vederci per un caffè al Tre Teste di porco lontano da occhi indiscreti e orecchie oblunghe oggi,alle cinque.
A dopo,

Daddy

*Mazza che schifo*

Pensò il ragazzo rileggendo il messaggio e oscurando con maggior decisione le parti dove aveva scritto con il lei. Quell’abitudine era ora che se la levasse.
Arrotolando con precisione il piccolo pezzetto di pergamena,il giovane fece partire il suo gufo alla volta della donna.
Era giunto il momento di andare alla lezione di Erbologia.


-ore 16:55 Pub Tre teste di Porco

Con il cappuccio del mantello tirato sul capo, si avviò a passo lento dentro la taverna,pensando che se qualche suo amico si fosse palesato davanti a lui non l’avrebbe riconosciuto.
Entrando in quel covo di muffa e polvere,facendo scricchiolare diverse travi di legno, si andò a sedere ad un tavolino nei meandri del locale vicino ad altri due tavoli con dei personaggi talmente loschi che Vagnard Von Kraus sembrava essere l’ultimo dei mali del mondo.
Aveva aspettato tanto quel momento che il suo cuore batteva a mille eccitato dalla situazione poco normale e strana.
Calandosi il cappuccio e appoggiando la mantella sulla sedia rimase in attesa che Camille arrivasse davanti a lui.
Quanto avrebbe aspettato?Sarebbe venuta?

 
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view post Posted on 2/2/2014, 17:37
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Il tipico "caffè" inglese delle cinque.
La voce petulante di Lawanda Cox le arrivava lontana, come se il funzionario della Sezione Catastrofi ed Incidenti Magici si trovasse in Scozia e le stesse parlando attraverso un tubo. Il fatto era che in quel preciso momento la situazione dei contadini russi afflitti da un senso comune di inutilità per la supposta invasione di Pogrebin la interessava a livello zero. Con espressione fintamente attenta osservava la donna - anzi, il donnone - mentre le dita piegavano e rivoltavano il biglietto di Toobl trasformandolo in un indefinito origami. Pensava di averla scampata. Pensava che Daddy si fosse dimenticato di quel colloquio. ma soprattutto pensava alle TRE Teste di Porco, era convinta che il porco ne avesse solo una di testa. Ma stava divagando. Si accorse che la Cox aveva smesso di parlare ed ora la stava fissando in attesa di ... cosa? Annuì meccanicamente lodandola spudoratamente per l'accurato rapporto ed impegnandosi a girare il problema all'Ufficio Malinformazione. Quando la donna finalmente decise di dileguarsi tornò con la mente al suo di "problema", arrovellandosi il cervello. Alla fine dei salmi uscì dallo scontro con se stessa decisamente rassicurata, avrebbe trovato una scusa per rifiutare l'invito, del resto al Ministero vi erano sempre montagne di cose da fare...

Mentre camminava per le vie di Hogsmeade si chiese se poteva davvero vantarsi di essere una donna di polso. Probabilmente no. Anzi, senza probabilmente. Era uscita di fretta e non aveva voluto Auror al seguito, propinando la tiritera di necessari acquisti personali, il mantello frusciava danzandole freneticamente intorno, si fermò per liberarne un lembo rimasto incagliato nel tacco di una scarpa, ancora due passi e si sarebbe strozzata. Aveva il biglietto di Toobl nella tasca dei pantaloni, il motivo per cui si trovasse lì era un vero mistero, poteva forse dimenticarsi il luogo e l'orario di quell'incontro? Per una donna navigata come lei, per un Ministro che aveva a che fare, ogni giorno, con la gente più disparata, furba, scaltra, ruffiana, serafica, incontentabile, lamentosa, trascorrere un'ora del suo tempo con uno studente/dipendente sarebbe stata sicuramente una passeggiata. Sui carboni ardenti. Giunta davanti all'insegna della Testa di Porco, rallentò il passo. Era ancora in tempo a tirare dritto ma non lo fece, era una donna di polso LEI. Poggiò il palmo della mano sulla porta e la spinse, immediatamente uno spiacevole ed acuto odore di umido, tabacco e whisky la invase come un'onda anomala, arricciò il naso ed increspò le labbra in quella che voleva essere una smorfia di disgusto. Era sempre così il primo impatto, tuttavia quel locale le piaceva perchè era discreto. Difficilmente uno studente si sarebbe arrischiato ad entrare lì dentro, la Testa di Porco aveva la fama di essere un pub malfamato e frequentato da gente poco perbene ma in proprie faccende affaccendata. Avanzò di qualche passo, le iridi ametista si posarono sui vari tavolini fino a che non riconobbero la sagoma di Daddy, sedeva vicino a due tipi loschi che bevevano da grandi boccali ridendo sguaiatamente.


*Ottimo*

Si sganciò il mantello tenendo strette fra le dita le due estremità e raggiunse il Corvonero. Erano le cinque e dieci.

"Perdona il ritardo, sono stata trattenuta ... uhm ... "

*Dai miei dubbi esistenziali*

" ... in Ufficio"


Lasciò le estremità del mantello e se lo portò su un braccio ripiegandolo alla meno peggio, quindi tirò indietro la sedia prendendo posto.

"Hai scelto un posticino tranquillo ..."

* .. e rinomato*

 
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view post Posted on 7/2/2014, 14:30
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Erano le cinque e di certo poteva dichiararsi calmo.
Fremeva sulla sedia,ansioso di vedere cosa sarebbe successo,un po’ come quando si doveva fare i classici esami orali.
Appoggiando silenziosamente i gomiti sul tavolino,fissò le poche persone presenti nel luogo con fare interessato.
Si vedeva lontano un miglio che erano li per complottare qualcosa di segreto,per fare affari loschi e forse alla fine la sua scelta era ricaduta proprio in quel luogo non perché sapessero fare un caffè eccellente -anzi era convinto che quello che gli avrebbero propinato sarebbe stato muco di vermicolo-,ma perché lì si poteva parlare liberamente senza aver timore di essere sentiti.

***

Erano le cinque e cinque e di certo non poteva dichiararsi calmo.
Oltre a fremere sulla sedia,tamburellava le dita velocemente sul tavolino dove poco prima era appoggiato.
Ora che ci pensava era sicuro di avere scritto sull’invito di venire al “Tre Teste di Porco” ma il nome del pub era il Testa di Porco.


*Oh No*

Pensò,mentre fissava con attenzione la testa mozzata di quel maledetto porco sorridente.
Proprio nel mentre che stava per dare una craniata al tavolino per la disperazione,la porta si aprì.
Gli occhi del giovane Corvonero saettarono speranzosi velocemente in direzione dello spiraglio di luce che,man mano l’ingresso veniva aperto, aumentava di diametro.
Dopo alcuni secondi di vera –e tremenda- agonia,notò Camille entrare nel negozio e non poté che sorridere.
Rimanendo a fissare la sua entrata,notando una faccia probabilmente schifata, provò ad alzarsi per spostarle la sedia da gentleman,gesto che non riuscì dato che la donna si era avviata spedita come un tram da lui.
Goffamente,risistemandosi sulla sedia dopo aver provato ad alzarsi, sfornò un sorriso a settantadue denti e rispose


-Mmm..Tranquilla,tanto sono arrivato anche io in ritardo-

Disse l’uomo arrivato con cinque minuti d’anticipo.
Appoggiando nuovamente le mani sul tavolo con sguardo furbo continuò a parlare


-Sai questo mi sembrava il posto migliore dove poter parlare davanti ad un caffè. E’ abbastanza nascosto e sono sicuro che nessuno ci verrà a disturbare.-

In quel luogo il rischio di fuga di qualche informazione importante era pari a zero.
Appoggiando le spalle contro lo schienale-cosa non fatta da quando era arrivato- si rilassò.
Per fortuna il rischio di andare a ricercare il Tre Teste di Porco per tutto il mondo magico era svanito.

 
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view post Posted on 12/2/2014, 15:41
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Con ben celata noncuranza si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio posando lo sguardo sul giovane Toobl, pareva la personificazione della calma messa lì per ricordarle, con insistente perfidia, quanto lei fosse invece l'emblema del nervosismo. Opportunamente arginato, certo, ma pur sempre fastidioso. L'abilità di occlumante sviluppata in quegli anni le consentiva una certa impermeabilità ai "disturbi" esterni, tuttavia più di una volta l'aveva udita scricchiolare in maniera inquietante, come una barchetta di carta in balia di una tempesta.
Tossicchiando educatamente si chiese PERCHE' Daddy avesse scelto un "posto abbastanza nascosto", parlare di articoli riparatori ed infimi Direttori sorseggiando un caffè annacquato non era poi così inadeguato. Ma dovette convenire che, visti i tempi, ogni pretesto fosse buono per screditare la sua persona ed un incontro al di fuori dell'ambito scolastico e/o lavorativo con uno studente sarebbe stato visto come un clandestino tete-a-tete fra il Ministro ed il suo giovane amante.
L'idea le provocò non poca ilarità, si limitò a sorridere imponendosi di ignorare gli schiamazzi dei due tipi loschi dietro di lei.


"Come mai conosci questo posto? Gli studenti dovrebbero tenersi alla larga, arrivano continue segnalazioni di risse ed il San Mungo è pieno di avventori che hanno esagerato troppo con il whisky. Non mi piace saperti qui a far baldoria"

Lo ammonì, incapace di scrollarsi di dosso la veste di tutrice ansiosa. Dopotutto Daddy era maggiorenne, aveva sfidato le ire dei grifondoro con l'articolo sulla Bennet, tenere a bada tre scaricatori di porto annebbiati dall'alcool sarebbe stata una quisquilia per lui. Conscia di aver in qualche modo esagerato, si guardò intorno, constatando quanto la tranquillità di quel luogo si fosse estesa anche al personale di servizio, erano così nascosti che nessuno si era degnato di venire a servirli.

"Almeno fai attenzione"

Sentì di dover aggiungere.

"L'aria è intrisa di influenze negative"

Abbassò la voce e scandì bene ogni parola, come un bravo e profetico predicatore. La mente di Daddy non le pareva particolarmente suggestionabile ma il fascino dell'oscuro attecchiva ovunque ed in maniera del tutto inconsapevole. I rumori oltre le sue spalle si fecero più consistenti, i due loschi figuri si erano messi a discutere animatamente su quanto fossero rincarate le unghie di troll a Diagon Alley.

 
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view post Posted on 17/2/2014, 13:00
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-Ora ti preoccupi per me?-

Quella domanda fuoriuscì dalla sua bocca veloce come un treno,mentre il suo essere razionale si stava annodando da solo dentro il suo corpo.
Perché non riusciva mai a far star zitto il suo istinto? Perché se ne usciva con quelle domande?
Certo che quel tipo di domande le poteva fare alle ragazze del castello ma non a Camille,non alla sua professoressa,non alla sua datrice di lavoro.
Cercando di evitare il contatto visivo dopo aver pronunciato quella domanda, il ragazzo sorrise per aggiungere:


-Comunque non ci tengo a far baldoria qui,se devo far baldoria piuttosto infrang..-

Oramai il danno era fatto.
Piuttosto che rimettersi in bocca quel che aveva detto in totale sincerità senza pensarci,sputò il rospo facendo finta che fosse una battuta.


-..o le regole. Sai bagni di mezzanotte nel lago,caccabombe sui muri, utilizzo improprio di prodotti dei Tiri Vispi…-

*Ok basta*

Pensò tra se e se,quasi frenandosi.
Quante ne aveva fatte in quel castello? Parecchie,risse comprese.
Grattandosi il capo e ridendo come un ebete,dopo alcuni secondi si accorse dello sguardo serio di Camille.
Ritornando serio e sentendo la voce bassa della donna,puntò lo sguardo in direzione delle persone accanto a loro che avevano preso a dibattere in maniera accesa.
Non si era proprio accorto di quello che gli stava succedendo intorno,forse lo stare con la donna gli aveva completamente annebbiato la vista e il cervello.
Prendendole la mano,seppur Camille oggettivamente fosse l’ultima persona che aveva bisogno di aiuto in quel luogo, disse con tono deciso


-Non ti preoccupare,si calmeranno da soli o grazie al gestore del posto. Questi sono solo i fumi dell’alcool che parlano.
In passato ho visto e conosciuto sulla mia pelle gente con delle vere influenze negative..Guarda. -


Lasciò la mano della donna per indicare vicino alla sua barba un piccolo taglio lungo due centimetri sotto il labbro.
In quel momento ignorò gli ubriaconi. Stava per dire una cosa che in passato gli era capitata al castello e che non aveva mai raccontato a nessuno.


-Circa un anno fa sono stato attaccato da due persone al bagno del castello del secondo piano perché ho provato a difendere un gatto che loro volevano provare a cruciare… Non mi ricordo i volti,mi ricordo solo che mi hanno…-

Si bloccò.
Era giusto parlare di questo in quel momento? dell’incarico che avevano quei due individui,del fatto che anche lui fosse stato cruciato e che in quella determinata situazione aveva conosciuto la sua vocazione di Legilimens?
Era stranamente spiazzato,ne voleva parlare ma non era sicuro di poterlo fare.
Sapeva delle regole ferree del ministero,sapeva che doveva rendere pubblica la scoperta di una vocazione,ma dirlo ora con un anno di distanza sembrava quasi una vera e propria presa in giro nei confronti della donna.
Rimase in silenzio,leggermente confuso.
Era stata per troppo tempo nascosta nella sua mente quella storia,che ora aveva difficoltà a parlarne.
Respirando a fondo,dato che oramai il dado era tratto,concluse


-..torturato e malmenato. Non ne ho parlato,perché subito dopo il castello è stato attaccato e tutto mi è passato di mente. Non sono un tipo che si piange addosso.-

A quell’ultima affermazione-abbastanza disconnessa da quanto aveva raccontato- fissò con decisione la donna.
Non sapeva se lo avrebbe capito o preso provvedimenti nei suoi confronti,ma voleva che lei comprendesse che quelle sgradevoli situazioni,fintanto che fossero capitate sulla sua pelle poco gli importavano.
Rimanendo in silenzio e ritornando lentamente con un espressione sul volto tranquilla,tipica di Daddy per evitare di far calare sulle persone agitazione o preoccupazioni nei suoi confronti, aspettò una risposta della donna.
Prese a schiaffi o cazzotti erano alle porte.

 
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view post Posted on 24/2/2014, 00:14
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"Mi preoccupo sempre per te. Sei un mio studente"

Ed era anche il suo addetto stampa. Se Daddy fosse caduto non ce l'avrebbe fatta, da sola, a parare le stilettate di quegli pseudo gionalisti da strapazzo.

"E sappi che se mai dovessi pescarti ad imbrattare i muri della scuola o a fare il bagno di mezzanotte in compagnia di simpatici avvincini pulire calderoni incrostati diventerà la tua occupazione perenne. E senza magia"

Non credeva davvero possibile uno scenario del genere, la visione di Daddy chiuso in qualche ufficio vuoto in compagnia di uno squilibrato compagno, annebbiato dai Sognisvelti o da qualche altra diavoleria simile era improbabile che potesse realmente materializzarsi. Era un prefetto e come tale doveva dare il buon esempio. Ad ogni modo il Corvonero rise, stemperando quel momento di folle serietà ed azzardò a prenderle la mano in un gesto che lei interpretò come un accorato riverbero di protezione nei confronti di una esponente di sesso femminile. Trattenne a stento un sorriso, giudicando quell'azione come estremamente carina. Non era minimamente preoccupata per la presenza dei due balordi, i beoni avevano una capacità di reazione simile a quella di una vecchia lumaca. Ma lo sguardo si fece nuovamente attento quando Daddy le mostrò una piccola cicatrice sotto le labbra, dovette protendersi verso di lui per notare quel taglio celato dalla barba incolta. In silenzio ascoltò quanto lui aveva da dire, captò le sue esitazioni, rilevò l'amarezza espressiva nel ricordare un episodio spiacevole. E mentre parlava sentiva la rabbia crescere dentro di lei, un rabbia dettata dalla omertà di un Prefetto che avrebbe dovuto immediatamente riportare quanto accaduto e il disprezzo per atteggiamenti di pura prepotenza che si consumavano all'interno della scuola, un luogo - sulla carta - protetto e tranquillo. Alla fine prevalse il disprezzo.

"Fammi capire: sei stato torturato e malmenato da due persone nel bagno del secondo piano per aver .... difeso un gatto??"

La pochezza della perfidia non finiva mai di sorprenderla.

"Erano studenti? E ti hanno scagliato contro qualche incantesimo?"

Dovevano per forza essere studenti, nessun estraneo aveva accesso alla scuola e nessuno poteva smaterializzarsi all'interno delle mura. Era già accaduto un episodio simile in Torre ma in quel frangente si erano limitati ad imbrattare la porta dell'Ufficio della Preside.
Le iridi ametista scrutarono il volto del Corvonero, l'espressione era tornata distesa ma ebbe l'impressione che Daddy si stesse sforzando per non mostrarle i suoi veri sentimenti. Ad ogni modo non potè esimersi dal recitare il solito, banale ruolo del docente che si indigna per un comportamento poco "professionale" di un proprio studente Prefetto. In realtà sentiva di aver perso un'ulteriore occasione per arginare il progressivo aumento di episodi oscuri.


"Daddy, non tollero che ad Hogwarts possano accadere avvenimenti simili, dovevi correre ad avvisare me o un altro docente perchè chi lo ha fatto una volta può prenderci gusto e rifarlo, rifarlo, rifarlo. Sempre meglio, con sempre maggiore cattiveria"

Avrebbe dovuto approfondire? Il tentativo di salvataggio di un animale denotava un animo buono, sensibile, altruistico. Tutte caratteristiche che possedevano i membri dell'ES. Non sapeva perchè le era venuto in mente l'Esercito, di certo la sua incrollabile diffidenza la spingeva a non concedersi più di tanto. Neanche a vantaggio del suo addetto stampa.
Dunque tacque ed attese
.

 
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view post Posted on 27/2/2014, 22:10
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Forse non sarebbe stato male vivere nell’ignoranza.
In senso lato, poteva anche essere bello scrostare per Camille calderoni su calderoni per tutta la vita piuttosto che parlarle di quella situazione.
Come poteva esordire? Ah si, poteva dire : “Sai Camille è vero dovevo correre da te ma non l’ho fatto perché in quella situazione ,mentre usavano su di me una delle tre maledizioni senza perdono,ho scoperto di essere Legilimens.”
No di certo non poteva dire questo a lei. Non lo voleva dire essenzialmente poiché reputava quella vocazione magica in grado di distruggere quel rapporto di fiducia tra lui e lei. Insomma, con la sua vocazione poteva entrare nella mente delle persone,leggere i pensieri, avrebbe potuto Camille continuare a fidarsi di lui?
Tamburellando leggermente le dita sul tavolo,cercando di contenere l’ansia che aveva in corpo, rispose deciso


-Beh ,come ti ho detto prima ,non te l’ho detto perchè con l’attacco al castello la cosa è passata in secondo piano. Mi hai trovato per terra con il naso spaccato alcuni giorni dopo,potevo dirti che pochi giorni prima ero stato attaccato da due studenti di cui non mi ricordo i lineamenti del viso?Potevo far crollare quest’ulteriore fardello sulle tue spalle? -

Disse sperando che si ricordasse quella storia che aveva travolto l’intero castello.
Non ne era certo, forse era stata una pura visione, ma credeva di essere stato soccorso proprio da lei,dai suoi occhi.
Più passava il tempo con lei e più pensava a quella storia su quella dannata vocazione. Gliene fregava meno di zero della sanzione che poteva essergli comminata dal Ministero, piuttosto stava pensando a che effetti potesse avere sulla donna lo scoprire quella sua vocazione più in là. In effetti, poteva anche rimanere delusa da lui ,dal suo comportamento e ciò non lo poteva accettare.
Cercando di non farsi sommergere da quei pensieri pesanti, che facilmente lo stavano portando nell’abisso dell’incertezza, sospirò per continuare a proseguire il discorso.
Della maledizione Cruciatus ne doveva parlare, per forza.


-Beh si hanno effettuato un incantesimo su di me, proprio quello che stavano provando a fare al gatto.
...
Il Crucio.-


Durante quella pausa decise di tirare definitivamente il rospo da fuori la bocca.
Era giusto che la professoressa sapesse il necessario di quella situazione che era successa nel castello,nel suo castello.
Sperando di non essere interrotto da lei, Daddy in quel momento fissò deciso la professoressa.
Aveva tanto da dire su quello che era successo in quel bagno del secondo piano, poteva anche descrivere il dolore che aveva provato da quella tortura,poteva descrivere perfino il movimento delle sue sinapsi che si provavano a ribellare a quello strazio imposto da quella bacchetta fina e di un legno di colore chiaro.
In quei attimi i sentimenti di rabbia e voglia di vendetta che aveva sviluppato da quella situazione riaffiorarono nuovamente con irruenza. Non controllò la sua bocca, non controllo quel fiume in piena d’intolleranza e ribrezzo verso quella parte di persone pessime esistenti al mondo.


-Sai quale è stata la cosa che mi ha fatto più male dopo quell’incantesimo? Non i dolori muscolari che avvertiva il mio corpo, non il gelo che avvertivo attorno alla mia pelle, ma il fatto che non ho avuto i mezzi per bloccare quella situazione. Si potevo dire questo a qualche docente ma poi cosa sarebbe cambiato? Nulla. Si sarebbe sviluppata la voce nei corridoi e poi sarebbe tornato a regnare il silenzio,l’omertà.
E’ questo che mi dà rabbia essenzialmente e che fa crescere dentro di me una voglia matta di farmi giustizia da solo come fanno i cretini.
Non ci sono ostacoli per persone di questo tipo a parte ciò che facciamo noi con il Wizegamont o Azkaban, non ci sono barriere che vietino che questi scempi avvengano nel castello e la cosa mi lascia con l’amaro in bocca.
Voglio giustizia e la voglio ora.-


Concluse smettendo di tamburellare le dita sul tavolo.
Forse aveva esagerato con la voce. Quella questione gli era a cuore da tanto tempo oramai e doveva essere risolta.
Se Camille non tollerava che avvenimenti simili accadessero nelle mura che li circondavano, lui non sopportava l’idea che quei due tizi dal volto ignoto , e cosi come loro tanti altri, erano a piede libero e potevano fare del male ai suoi cari,ai più deboli e a chi non avrebbe avuto la fortuna di sviluppare una vocazione magica nel momento del bisogno.

 
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view post Posted on 7/3/2014, 14:13
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Esisteva un problema di fondo.
Esistevano ancora delle forti barriere fra loro, barriere che lei aveva costruito con misurata consapevolezza. Barriere che stavano generando degli insopportabili effetti boomerang.
Mentre Daddy parlava, esponeva le sue ragioni, giustificava i suoi comportamenti, lei sentiva crollare le proprie certezze ed inevitabilmente si chiese dove avesse sbagliato. Non si era mai risparmiata per gli altri, non aveva mai fatto mistero di quale fosse la sua indole, le sue battaglie contro l'avanzare dell'oscurità erano note a tutti. Eppure i suoi studenti mostravano ancora dei dubbi.
Daddy non avrebbe potuto far crollare ulteriore fardelli sulle sue spalle. Avrebbe dovuto.
Lentamente abbassò lo sguardo, il desiderio di buttare giù qualcosa di forte divenne quasi insopportabile.
Ricordava la sensazione di profondo sollievo nel vedere la sagoma barcollante del Corvonero apparire all'orizzonte di quella giornata campale, come ricordava la inconsolabile costernazione nell'apprendere che molti non erano riusciti a sopravvivere alla battaglia.


"Daddy ..."

Incrociò nuovamente il suo sguardo acceso, ribolliva di rabbia per aver dovuto riportare a galla un episodio destabilizzante.

" ... il mio compito è quello di portare fardelli. L'ho scelto."

Si portò una mano sul petto quasi a voler rimarcare enfaticamente la rivendicazione di una decisione assolutamente ponderata.


"Credere che nulla cambierà è come gettare la spugna. Rassegnarsi a sopportare qualcosa di ingiusto"

Scosse la testa.

"E' sbagliato. Nessuno può arrogarsi il diritto di girare per i corridoi di Hogwarts scagliando maledizioni, io non posso permetterlo. Tu non puoi permetterlo. Esistono delle regole e non parlo di regole spicciole come non entrare nella Foresta Proibita o non accedere al Reparto Proibito senza autorizzazione. Parlo delle regole del vivere civile, della capacità di discernimento fra bene e male. Giustizia, libertà, uguaglianza. Se crediamo in questi principi superiori dobbiamo crederci fino in fondo. Farsi giustizia da soli non è la soluzione"

*Camille ... stai predicando bene e razzolando male*

Ignorò la vocina ed impresse maggiore fermezza allo sguardo.

"Qualcuno ha imbrattato la porta dell'Ufficio della Bennet con scritte e frasi osannanti il Signore Oscuro. C'è stata una colluttazione fra i responsabili e qualche studente che si trovava casualmente in zona. Alla fine non li abbiamo presi ed anche se tutto sembra passato, appianato, dimenticato, le indagini sono ancora in corso e ti assicuro che non andranno lontano. La giustizia non è una parola vuota se si crede nella forza delle istituzioni. Tu ci credi Daddy?"

Lei rappresentava le istituzioni, non crederci significava non credere in lei. La domanda rimase sospesa, in tutta la sua drammaticità. Erano giunti di fronte ad un bivio, toccava a lui decidere se avvicinarsi definitivamente o allontanarsi irrimediabilmente.



Edited by xCamillex - 7/3/2014, 14:52
 
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view post Posted on 14/3/2014, 14:08
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Bastò un attimo, un breve istante, per spostare il discorso dagli articoli di giornale ad uno più importante riguardante la giustizia.
Giustizia. Bella parola.
Lui ci credeva nella giustizia, fino al midollo. Credeva che la giustizia portasse bene e pace, ma non capiva realmente quali fossero le autorità in grado di portare questo risultato.
Forse prima erano state fraintese le sue parole da Camille. Non aveva mai detto di volersi fare giustizia da solo, tantomeno aveva detto di non credere nella giustizia.
Lui aveva detto che quella situazione di giustizia inesistente nel castello lo stava inducendo a pensare di farsi giustizia da solo e la cosa gli dava ai nervi.
Non è che non ci credesse nelle istituzioni , ma -Camille a parte- chi era che tutelava i valori della persona nel castello? Chi stava facendo quelle dannate indagini su chi aveva scritto sulla porta dell’ufficio della Bennet?
Ai suoi occhi nessuno. Secondo lui,nessun altro professore oltre a lei rasentava la giustizia e comunque 10-11 professori erano pochi per contrastare un orda di studenti delinquenti.
In quel momento, il ministro gli stava dicendo di credere nella giustizia e di prendere le istituzioni a pacchetto chiuso e ciò non lo poteva fare.
Perchè giustizia significava anche trasparenza e non giocare a carte coperte.
Rimase a fissare la professoressa in silenzio cercando di capire come avrebbe potuto dire ciò che pensava senza indisporla.
Al contrario di come era abituato a fare, quella volta non agì di irruenza. La situazione era complicata e sapeva che doveva essere attento a calibrare le parole al fine di non risultare ne troppo arrogante ne tantomeno un essere amorfo.


-Hai ragione..Dovevo avvisarti al riguardo di questa storia, ma non l’ho fatto perché non volevo crearti ulteriori grattacapi...Perchè sono stato fin da piccolo abituato ad essere io contro il mondo. -

Disse rapidamente ,abbassando lo sguardo sul tavolo malandato dove erano seduti. Non era mai stato in grado di dichiarare i suoi errori e fece difficoltà a sviluppare quella breve premessa al discorso più importante.

- Io credo in te Camille e credo nella giustizia nel senso più semplice e puro del termine. -

Disse deciso. Di lei poteva fidarsi, avrebbe messo la sua vita nelle sue mani senza problemi.

-Credo che in un futuro non molto lontano, vi sarà la possibilità per tutti di vivere liberamente senza che qualcosa o qualcuno ci arrechi danno.
Sono sempre stato votato alla giustizia, al portare bene ma.. non ti nego che io verso alcune istituzioni ho dei dubbi. Ho dei dubbi perchè alcune istituzioni io non le conosco, non so come si comportano e so che non conoscendole non mi riuscirei a fidare,ad affidare la mia vita. Non so se mi capisci...
Istituzioni è una parola troppo generale è come se mi stessi dicendo di stringere la mano di un essere sconosciuto per non finire in un dirupo e io non lo posso fare,non so se ce la farei.-


La fissò per alcuni secondi per poi rimanere in silenzio ,per nulla compiaciuto di ciò che le aveva detto.
Per quanto sembrasse agli occhi di tutti una persona in grado di vedere il bene in tutto e tutti, lui diffidava da ciò che non conosceva bene.
Non apprezzava credere e difendere a spada tratta persone o poteri che lui non conosceva e Camille ne doveva essere al corrente. Non era un bigotto, non credeva alle parole buttate in aria. Voleva i fatti.
Senza proseguir oltre, Daddy rimase in silenzio aspettando una sua reazione. Non voleva distruggere il bel rapporto che aveva creato con lei,tantomeno chiuderlo dopo quel caffè che tardava ad arrivare. Era giusto che il loro rapporto, semmai fosse continuato ad andare avanti dopo quella giornata, si instaurasse sulla verità più totale,sulla schiettezza più pura.

 
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view post Posted on 19/3/2014, 14:55
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Sono stato fin da piccolo abituato ad essere io contro il mondo.
La forza delle parole buttate lì, fra un perchè ed un ma, assume contorni devastanti a volte.
Quella frase la colpì enormemente, per un attimo perse il controllo delle proprie emozioni e riservò al Corvonero uno sguardo di profonda tenerezza. Perchè fondamentalmente lo capiva, comprendeva il senso più recondito della solitudine, quel continuo affannarsi per rimanere a galla, per far valere le proprie ragioni, unico baluardo in un mondo di ciechi.
E si, la Giustizia era pura e semplice, costituiva un valore ad appannaggio di tutti, erano i mezzi per realizzarla che si trovavano nelle mani di pochi, in un sapiente monito, il "vivere civile". Se ognuno avesse potuto gestirla personalmente sarebbe stato il caos.


"La tua diffidenza è legittima"

Probabilmente la colpa era sua, lo aveva coinvolto nella sua personale battaglia contro la Bennet contribuendo a rendere la massima istituzione scolastica come un qualcosa di negativo ai suoi occhi. Ma Persefone, per quanto potesse non amarla, era una brava Preside.

"Io stessa nutro scetticismo nei riguardi di qualcosa che non conosco o non capisco appieno, è nella natura degli uomini rifuggire l'ignoto. Avere fiducia in qualcuno è già qualcosa, soprattutto se quel qualcuno è la tua Professoressa di Pozioni"

Strizzò l'occhio, gli argomenti che stavano sviscerando erano complessi ed aveva necessità di sdrammatizzare. Aveva maturato una decisione sentendolo disquisire di bene e di giustizia ma non era facile esporla. Non lì almeno.

"E se ti dico che STIAMO facendo tutto quanto in nostro possesso per fare in modo che il futuro che vi aspetta sia degno di tale nome, tu devi credermi"

Aveva usato volutamente il plurale, calcando bene il verbo. Si era lentamente resa conto che quel caffè che tanto le aveva recato timore, si stava rivelando pieno zeppo di situazioni inattese. Aveva notato una certa vicinanza caratteriale con il temperamento del Corvonero, i discorsi che lui faceva erano gli stessi che lei aveva esternato qualche anno prima, quando era una studentessa piena di ideali come lui.

"Capisco anche che sia frustrante guardare gli altri senza poter contribuire allo sviluppo del proprio e dell'altrui futuro. Ma potrei darti la possibilità di realizzare qualcosa di concreto, se vuoi. E non parlo di articoli di giornale ma di qualcosa che ha veramente un senso. La proiezione reale e palpabile di quello che stiamo dicendo. In una parola, Daddy, FATTI"

Aprì il palmo della mano e lo fece ricadere sul tavolo, con un tonfo sordo.

 
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view post Posted on 6/4/2014, 10:57
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Non appena la professoressa finì di parlare, Daddy si rilassò delicatamente sulla sedia.
Fino a pochi secondi prima era convinto di aver deteriorato in maniera definitiva il rapporto con quella donna, ma invece notò che ciò che aveva detto non aveva fatto altro che fortificarlo.
Era proprio vero, alle volte le situazioni di cui è più difficile parlare rendono le persone più vicine e difficilmente divisibili.
Guardando la donna seriamente –cosa alquanto strana data la sua indole gioviale- rimuginò sulle parole appena proferite.
A detta di Camille aveva la possibilità di entrare in un qualcosa più grande di lui, più importante del suo lavoro e di ciò che aveva intorno.
Di cosa si stava parlando?
Era confuso e non poteva negarlo,forse la sua faccia ne era la prova,ma si fidava di quella donna ed era pronto ad affrontare la situazione.
Senza aggiungere troppo contenuto a quello che si stava dicendo, disse con voce bassa e con decisione


-Ti credo. Dammi la possibilità di vedere questi fatti.-

Fissò per alcuni brevi istanti la mano della donna sul tavolo, poi passò a guardarla negli occhi.
Forse era solo una sua impressione, ma dopo quell’accesa discussione lui vedeva nei suoi occhi una luce diversa.
Si sentiva carico e pronto ad affrontare quella situazione. Voleva arrivare al bandolo della matassa per capire realmente di che cosa stavano parlando.
In quei attimi, la parola “giustizia” stava riacquistando il suo valore e potere originale. Ben presto il loro discorso si sarebbe posto su delle basi solide che lui sarebbe stato in grado di commentare.

 
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view post Posted on 22/4/2014, 23:04
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Quanto tempo era trascorso da quando si trovavano lì?
Non avrebbe saputo rispondere, di sicuro troppo senza buttare giù niente di liquido, si appuntò mentalmente la scarsa qualità del servizio e gettò uno sguardo gelido al di là del bancone. Anche i due loschi figuri che sedevano vicino sembravano poco inclini ad attendere il decimo - o forse undicesimo - bicchiere di roba forte e si alzarono all'unisono barcollando verso l'uscita.
Ad eccezione di sporadici avventori solitari nascosti in qualche angolo non c'era più movimento, il momento era propizio per rivelare a Daddy l'esistenza dell'Esercito, quindi si sporse in avanti, riducendo la distanza che li separava e parlò a voce molto bassa, avvicinando le labbra al suo orecchio.


"Hogwarts non è del tutto sprovvista di difese interne. E non mi riferisco alle barriere anti-smaterializzazione o agli incanti di protezione. Sappiamo benissimo che Voldemort ha diversi appoggi nella scuola, sia nel corpo docenti che fra i tuoi compagni e questo ... da sempre"

Nel corso degli anni diverse conferme le erano state servite su un piatto d'argento: confessioni, scoperte ... su alcuni nomi vi erano certezze, su altri indizi gravi, su altri ancora semplici dubbi. Ma il cerchio si stava chiudendo piano piano, bisognava solo avere pazienza.

"Naturalmente esistono le ronde di vigilanza ma servono a poco. I rimedi visibili sono prevedibili, la vera forza sta nella segretezza, io temo ciò che non so, se non ho idea di quali mosse compirà il mio nemico devo stare sempre all'erta, ho paura ... quando colpirà? Dove? Come?"

Tacque lasciando che il Corvonero assimilasse ogni parola, le aveva scelte con cura per raggiungere il riisultato che si era prefissata. Voleva Daddy, comprendeva la sua rabbia, stimava il suo coraggio, desiderava che lui trovasse uno scopo nobile per cui lottare.

"Abbiamo deciso di formare un gruppo di studenti meritevoli ed esperti che agiscono nell'ombra. La loro identità è ignota, il loro quartier generale è ignoto, i meccanismi di entrata sono ignoti. Il loro compito è quello di mantenere l'ordine ad Hogwarts, di tenere gli occhi bene aperti, di esercitarsi nella difesa contro le arti oscure, di svolgere qualsiasi tipo di incarico venga loro assegnato da chi li coordina. Completa devozione, completa fiducia, convinzione assoluta. Ognuno di loro deve poter mettere la sua vita nelle mani del compagno senza alcuna remora. E lottare fianco a fianco per il bene, la giustizia, il futuro, la libertà. La luce"

Si ritirò di poco per scrutarlo negli occhi limpidi.

"Esiste qualcuno ad Hogwarts cui affideresti la tua vita Daddy?"

 
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view post Posted on 26/4/2014, 20:24
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Poté immediatamente provare un leggero disagio nel notare Camille avvicinarsi al suo orecchio.
Si sentì stranamente scomodo su quella sedia, si era ristretta o no?
Dopo alcuni secondi in cui non capiva le parole della donna in maniera del tutto fluida, qualcosa attrasse la sua attenzione accalappiandolo e paralizzandolo.


*Voldemort*

Pensò tra se e se in silenzio,mentre incominciava inconsciamente ad essere attratto dalle parole di Camille, come se fossero il finale di un libro giallo.
Voleva sapere, voleva agire, ma non sapeva come e dove.
Quel nome sparato nell’aria lo aveva lasciato sconvolto, come quando nel mondo babbano qualcuno sparava una bestemmia.
Aveva avuto il coraggio di dire quel nome, quel nome che oramai i piccoli del castello incominciavano a dire senza alcuna paura. Generazioni idiote.
Seppur in sogno, Daddy, aveva visto che cosa era capace di fare quell’essere dalla testa lucida e dal ghigno malefico, così come aveva appurato sulla sua pelle le grandi abilità che avevano i suoi malefici adepti.
Non si poteva prendere il discorso sottogamba.
Rimanendo in silenzio a nutrirsi di quelle parole chiare e finalmente sincere di Camille, che fino a poco tempo prima era stata molto vaga facendo capire a Daddy poco e nulla, riuscì finalmente ad appurare che c’era realmente qualcosa/qualcuno che agiva nell’ombra per quella causa di giustizia tanto decantata prima e di cui lui aveva parlato prima senza aver mai visto un approccio reale e concreto.
Facta non verba.
Rimase sorpreso nell’apprendere che coloro che difendevano quella scuola antica e piena di valori – e di conseguenza il futuro del mondo magico- non erano solo docenti, ma anche studenti come lui,studenti senza ancora un vero e proprio volto.
Alla fine delle parole della donna, lui si tirò indietro per fissarla nuovamente negli occhi e capire se stesse dicendo sul serio o lo stesse prendendo in giro.
Erano poche le persone che aveva conosciuto nel castello pronte a proteggere quei valori o almeno essere in grado di capire cosa significhi “giustizia”, ma in fin dei conti gli studenti che proteggevano il castello potevano essere anche quelli più inaspettati.
Dopo aver capito dallo sguardo della professoressa che non si trattava di uno scherzo, che tutto quello che gli stava dicendo era vero e limpido rispose alla sua domanda deciso.


-Si..Lei,..La mia migliore amica..E forse qualche mio compagno di casata.-

Disse pensandoci accuratamente.
A meno che non fosse stato vincolato ad affidare la sua vita a qualcuno,lui non l’avrebbe mai affidata a nessuno.
Il motivo di quella scelta non era perché non si fidasse, si fidava, ma era sempre meglio agire da soli se possibile ed evitare di far trovare le persone a noi care in pericolo.
Alla fine l’unica persona di cui era certo di affidare la vita tra i suoi compagni era Leah, già lo aveva fatto mesi prima quando avevano lottato con dei golem di pietra quindi perché non replicare?


*Sicuramente meglio evitare di arrivare ad affidare la vita a qualcuno*

Dopo aver risposto, rimase alcuni secondi spiazzato.
Il suo atteggiamento spavaldo si era dato alla fuga dopo le ultime parole di Camille, per far spazio alla sua totale sincerità. Era incredulo, fino a quel momento lui era stato ignaro di quella faccenda e del fatto che vi era un gruppo che agiva nell’ombra per il bene, per fermare tipi loschi come quelli che lo avevano aggredito in quel freddo bagno del secondo piano.


-Vorrei avere anche io la possibilità di difendere la mia scuola, i miei amici dal.. Male-
Disse per raggruppare le diverse categorie in una sola.
Non aveva mai pensato che forse anche le persone che conosceva potevano essere fedeli leali di Voldemort. Le sorprese potevano essere positive o negative.


-Come si può far parte di questo gruppo? -

Domanda semplice a cui era sicuro Camille sapesse dare una risposta. Oramai il dado era stato tratto,voleva diventare un leale difensore di Hogwarts

 
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view post Posted on 12/5/2014, 22:35
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Dunque cosa poteva dire di aver ricavato da quel famoso caffè che neanche aveva avuto la grazia di gustare?
Qualche ora prima si era dannata l'anima, timorosa di abbassare la guardia con un suo studente ed adesso si sentiva colma di nuova speranza, soddisfatta, sicura di aver trovato qualcosa di prezioso.
Ed era sorpresa di non aver nutrito il minimo dubbio su Daddy. In effetti si era già instaurato fra loro un rapporto di fiducia ma il lavoro era cosa ben diversa dall'Esercito. Quei giovani rischiavano la vita ed ogni nuovo membro doveva venire reclutato con estrema cura.
Probabilmente si era trattato delle sue parole, probabilmente il suo sguardo l'aveva convinta, scalfendo il muro di istintiva diffidenza che la contraddistingueva. L'ES aveva bisogno di Daddy e Daddy aveva bisogno di rendersi utile non soltanto per Hogwarts ma anche e soprattutto per se stesso, per riscattare un torto subito, per alimentare il rispetto di quella parola ... giustizia ... che stava ancora aleggiando fra gli odori stantii della Testa di Porco. Quella sera si era trovata di fronte un Daddy diverso ed aveva avuto la prova, ancora una volta, di quanto fossero seri ed affidabili i suoi ragazzi. Nonostante le amicizie, nonostante i legami, nonostante le scampagnate di Casata, l'ES rimaneva ancora un oggetto misterioso ed oscuro.
Forse doveva enunciare al Corvonero quanti oneri comportasse quella adesione e quanto rischiosa potesse svilupparsi, nei fatti, l'attività del gruppo ma erano volate troppe parole effimere quella sera, concetti vuoti, retorici. E si era anche stancata di aspettare qualcosa da ingurgitare, fossero state anche semplici noccioline. Quindi abbassò lo sguardo sul tavolo appiccicoso e venato di sporco, aveva già deciso cosa fare e come farlo, si trattava di valutare i tempi. Prima di quel piacevole ed interessante intermezzo si era sorbita la tiritera di Lawanda Cox e ora avrebbe dovuto confrontarsi - con umile sopportazione - con la delegazione di Wildstone e la folle richiesta di un riconoscimento dei diritti per i nani da giardino.
Non ci mise poi molto per costruirsi la sua scaletta di priorità, neanche di accorse di aver iniziato a tamburellare le dita sul piano legnoso. La porta cigolò ed altri avventori apparvero sulla soglia, li squadrò con solidale disperazione, non avrebbero ricavato neanche un misero bicchier d'acqua quel giorno.
Alla fine, lentamente, si alzò.
Allungò una mano verso Daddy invitandolo a fare altrettanto.
Chi aveva manifestato la fiducia di affidarle la propria vita meritava molto di più dei nani da giardino.


"Vieni con me ..."

Voleva mostrargli qualcosa di concretamente tangibile.

 
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view post Posted on 29/5/2014, 15:06
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Al “vieni con me” della professoressa, il giovane Daddy si alzò con decisione.
Stringendo leggermente la mano morbida offertagli , per poi lasciarla rapidamente andare, sorrise aspettando il da farsi.
Quel giorno era il giorno dell’inizio.
Inizio di cosa neanche Daddy lo sapeva bene, ma presto avrebbe capito tutto.
Senza dare troppa attenzione alle persone intorno a lui, rimase a fissare la donna dagli occhi viola per capire come muoversi.
Probabilmente da quel giorno sarebbe stato uno dei tanti valorosi studenti che agivano nell’ombra per fare in modo che la giustizia potesse vivere senza che qualcuno o qualcosa la opprimesse.
Dentro il suo corpo sentiva il cuore pompare sangue ed adrenalina a rotta di collo.
Finalmente quelle belle parole che decantava da ben cinque anni nel castello avrebbero avuto un riscontro nei fatti. Ben presto sarebbe stato in grado di difendere ciò che di più puro si presentava nel loro mondo.
Sistemando la sua sedia prima di andarsene – cosa che non serviva praticamente a nulla in quel luogo dove il caos regnava sovrano assoluto- si spostò lentamente verso l’uscita dove vi era un leggero spiraglio di luce.


*Luce*

Pensò il giovane fissando la porta con sguardo vacuo.
Che fosse un segno del destino? Un indicazione del suo futuro?
A quella domanda il ragazzo non sapeva dar risposta. Si sentiva pronto a combattere l’oscurità attorno a lui, il male nella forma più pura e solo per un motivo: la luce.
A vedere la situazione da fuori Daddy sicuramente si era esaltato, ma presto o tardi sarebbe ritornato con i piedi per terra. Quello che gli stava per far conoscere Camille era qualcosa di estremamente importante e doveva fare attenzione.

 
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