Ali Oscure, Oscure Parole., Quest Privata.

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~Hope™
view post Posted on 4/3/2014, 12:25





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Non aveva atteso il nuovo giorno. Si era limitata a ripiegare alla meno peggio le sbiadite pagine per riporle nuovamente all’interno della busta e lasciarla li incustodita sula scrivania. Il sonno pareva aver lasciato il posto al desiderio di andare fino in fondo a quella situazione, e dopo aver scritto due righe per la Bennet e Rhaegar, spiegando il motivo del suo imminente allontanamento, si concesse il tempo per una doccia calda prima di dedicarsi alla scelta degli indumenti per affrontare il clima rigido del Lake District. La mente sembrava essersi spenta e con essa tutti i pensieri inerenti quella lettera e le parole in essa contenute; non voleva pensarci, non ancora almeno, aveva bisogno della giusta concentrazione per affrontare quella situazione nuova e scomoda nel contempo. Dopo aver indossato un paio di pantaloni imbottiti e un caldo maglione di lana, scelse un paio di comodi stivali e un cappottino adornato da una calda pelliccia naturalmente sintetica, e dopo aver osservato con attenzione il risultato riflesso nello specchio, lasciò il piccolo ufficio, proprio nel momento in cui i primi raggi del sole facevano capolino al di là delle montagne. I corridoi erano ancora deserti e il rumore dei tacchi rimbombava placido contro le nude pareti. Filò dritta fino alla porta d’ingresso e dopo averla aperta con fatica uscì all’esterno, inspirando a fondo, lasciando che l’aria gelida del mattino penetrasse all’interno dei suoi polmoni. Poi senza esitare oltre, seguì il sentiero che conduceva all’esterno, oltre i confini del castello, li dove avrebbe facilmente potuto smaterializzarsi. Quel movimento meccanico però contribuì a far riaffiorare nella mente il ricordo doloroso di quelle parole e la vista si appannò costringendola ad aumentare il passo già serrato. Il desiderio di sapere, di conoscere le reali intenzioni di Lilian prese il sopravvento, e i pensieri riemersero, avvolgendola interamente. Finalmente, tra i rami, intravide il portone in ferro battuto e dopo averlo oltrepassato con decisione face una piroetta su se stessa e si smaterializzò verso Kentmere.







 
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view post Posted on 8/3/2014, 05:19
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La zona ad est del Lake District appariva brulla e selvaggia, avvinta in una bellezza scarmigliata tra le prime luci dell'alba. Ad Oriente, sull'altro lato di Patterdale, le colline scivolavano rapidamente verso un grande altopiano di brughiera, maestosamente livellando il paesaggio verso orizzonti più quieti. Dalla cima di High Street si sarebbero potuti dominare la valle nascosta di Mardale e il lago di Haweswater, ma era volgendosi più a sud ancora che la valle di Kentmere, meta prefissata, si sarebbe infine rivelata, tra altalenanti rilievi, aggrovigliata come una impervia promessa.
La densa bruma mattutina si riversava dai pendii come liquido ambrato in una coppa, rivestendo la terra di un greve manto scintillante. I contorni delle cose sfumavano e si perdevano contro un cielo incolore, ancora incerto del nuovo giorno, pervaso di una luminosità rarefatta e insistente. Gli effluvi dell'alba impregnavano l'aria, mischiandosi all'odore pungente di muschio e resina.
La donna apparve dal nulla, elemento disturbante, imprevisto, estraneo ad ogni naturale equilibrio. Era partita d'impulso, senza un piano, senza informazioni, poggiando ogni timore e speranza sulla lettera ricevuta la notte appena trascorsa. Ed era straordinario come la negazione dei legami si rivelasse immancabilmente sempre e solo una perdita di tempo: il sangue era forte, nonostante tutto, ed esigeva improrogabilmente il diritto di precedenza.
La lettera... Quanto tempo poteva aver impiegato il gufo a consegnargliela? Era sicura di essersi focalizzata sugli aspetti più importanti della stessa? Ed era poi sicura che vi fossero realmente questi aspetti importanti?
Non era mai andata dai nonni: non aveva mai intrattenuto rapporti con loro, non aveva mai studiato le mappe per conoscerne il preciso indirizzo. Semplicemente, non vi era mai stato il modo. E quando il modo c'era stato, era stato l'entusiasmo a svanire. Eppure, se le indicazioni sulla busta dicevano il vero, la residenza della famiglia Gordon non poteva essere lontana.
Il freddo pareva rendere l'atmosfera più densa, in qualche modo più concreta. Il silenzio premeva sulle orecchie e avvolgeva la campagna in una pace sonnolenta. Nulla si scorgeva eccetto i fusti degli alberi più vicini, scolpiti come ombre grottesche nell'immobilità stagnante del primo mattino.
Un suono cupo, lontano, vibrante come di rintocco, si dilatò fino a lei. Altri ne vennero, con cadenza regolare, come a seguire un rituale. Quindi si spensero. Presenza umana? Andare? Restare? In fondo, la solitudine accresceva l'ansia ma non il pericolo.



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~Hope™
view post Posted on 25/3/2014, 20:05





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Si lasciò trasportare dall’ebrezza della smaterializzazione, senza sapere fino in fondo, dove quella ricerca l’avrebbe condotta. In realtà non sapeva un bel niente, soprattutto riguardo la sua meta; non aveva mai fatto visita ai suoi nonni materni, o più esattamente, non le era mai stato permesso di intrattenere rapporti con altri membri della famiglia, ed era trascorso ormai molto tempo da quando aveva visto Lilian per l’ultima volta. Naturalmente i ricordi della sua infanzia fecero capolino nella mente non del tutto vuota, costringendola a stringere le palpebre con decisione. Una persona ben più saggia di lei avrebbe scelto di tornare indietro, annullare quella decisione presa con troppa fretta e restare al suo posto, lasciando che il destino scegliesse per tutti. Invece era li, avvolta nel suo bel cappotto nero, decisa più che mai a rispondere a quella malcelata richiesta di aiuto espressa da sua madre. Finalmente poté avvertire nuovamente la terra sotto i piedi e lentamente riaprì gli occhi, dando loro il tempo di abituarsi alla luce. Il silenzio pareva così assordante da avvolgerla interamente e predominare su quel paesaggio brullo e inerme; lasciò correre lo sguardo, provando a riconoscere, grazie ai primi raggi del sole, la dimora della famiglia Gordon tra i numerosi arbusti. Eppure quel luogo, per quanto a primo impatto potesse apparire oscuro, riusciva a infonderle un senso di tranquillità e pace; l’odore intenso del muschio, bagnato dalla rugiada, i tronchi gonfi d’acqua, il fogliame lievemente adagiato sulla nuda terra. Fece qualche passo in avanti, osservando con attenzione il sentiero dinnanzi a lei; non aveva tempo per restare li ferma a rimirare il paesaggio, lasciandosi accarezzare da quella falsa atmosfera di pace. Doveva trovare sua madre, sentiva il bisogno di andare fino in fondo a quella faccenda e le lancette dell’orologio che ormai rimbombava nella sua mente, non le dava tregua fin dal momento il cui il gufo aveva fatto capolino alla finestra del suo ufficio. Improvvisamente, a rompere il silenzio, un suono cupo che inevitabilmente attirò l’attenzione di Hope; la donna si fermò di colpo tornando a guardarsi intorno per provare a scorgere, con più attenzione, la fonte di quel suono. Ma nulla. Lentamente si spense, lasciando però a Hope il tempo di intuire la direzione di provenienza e senza rifletterci più di tanto prese a muoversi in quella medesima direzione. Non era sicura che fosse quella la strada giusta da seguire, ma per lo meno, se avesse incontrato qualcuno, avrebbe potuto chiedere maggiori dettagli sul luogo citato dalla lettera, e quindi avrebbe avuto più possibilità di trovare Lilian.







 
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view post Posted on 29/3/2014, 04:06
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Le scarpe affondavano nella terra umida e fertile, ma l'esile figura avanzava imperterrita nelle nebbie dell'aurora trascinando dietro di sé la propria ombra nella polvere. Un legame, un sesto senso, qualcosa la spingeva avanti, perduta creatura tra fila infinite di alberi spogli e severi, in un paesaggio intimamente vuoto, velato di silenzi e dubbi, sospeso nella possibilità dell'eterno.
Eppure il tempo scorreva, mischiando i secondi ai minuti, i minuti alle ore. L'eco del suono udito si era già perso nel ricordo, e non restava altro che la vaga percezione di una meta, di un bisogno. La sterpaglia si ancorava alle caviglie, una luce fredda si levava pigramente al di là dei vapori dell'alba.
Un passo, poi un altro, un altro ancora. Qualcosa cominciò a mutare: si trattava più che altro di un'impressione ai margini della mente, una sfumatura diversa nell'odore del vento, un fremito della terra. L'umidità divenne palpabile, il terreno scosceso e nero.


L'alba era gelida, vacua. La nebbia ricopriva l'intera vallata, si arrampicava sulla muraglia degli alti rilievi a est e si estendeva a ovest fino alle acque verdi di un lago, in una cappa che tutto celava. Il villaggio era avvolto nei suoi recessi superiori, le alte guglie di un campanile sbucavano come isole dal mare brumoso. La nebbia si muoveva, spinta dai venti che scendevano dalle montagne, e nella pallida luce dell'alba forme strane prendevano vita.
I minuti trascorrevano, con la luce che si faceva pian piano più chiara. La nebbia si sbiancò al sopraggiungere del mattino. Poi, finalmente, il sole sorse dalle montagne a est, pallido luccichio sopra le cime scure, e sotto i muri delle case, in lontananza. La pietra delle vecchie costruzioni si rifletteva sulla superficie immota del denso specchio d'acqua sul quale sorgevano, spettri silenziosi e dimenticati abbarbicati alle pendici di un gigante.



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~Hope™
view post Posted on 11/5/2014, 18:21





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Non era stata assai brillante l’idea di indossare quel tipo di scarpa. Ad ogni passo il piede pareva affondare nella terra, resa morbida, a tratti fangosa dall’umidità e dalla rugiada del mattino, grazie anche al peso di quei maledetti pensieri che parevano essersi fossilizzati nella mente di Hope. Ma non le importava, almeno non in quel momento, presa com’era dall’idea che a breve, molto probabilmente avrebbe rivisto sua madre, insieme a una parte della sua famiglia, rimasta celata per anni. Nonostante la decisione fosse stata ormai presa e di certo, per nulla al mondo sarebbe tornata sui suoi passi, la mente della giovane donna era combattuta e fortemente titubante all’idea di quell’incontro, non richiesto ma di certo desiderato da entrambe le parti. Sua madre, la donna che l’aveva portata in grembo per nove lunghissimi mesi, con la quale era stata un tutt’uno fin dal principio, e della quale aveva ormai perso le tracce, completamente, aveva deciso di rompere quel muro di silenzio. Quante domande non riuscivano a trovare degne risposte nella mente della giovane, troppi perché, troppi dubbi, domande custodite con ardore sulla punta della lingua, troppo forti anche solo per essere pronunciate a voce bassa, flebile, quasi in un sussurro. Si fermò un istante guardandosi intorno, osservando con attenzione il paesaggio circostante, reso misterioso dalla sottile coltre nebbiosa, tipica di quel momento della giornata. Eppure, tra le leggere nubi che lentamente andavano sollevandosi, Hope riconobbe il profilo di un piccolo villaggio, adagiato con antica grazia sul costone di un monte, poco distante dalle acque calme ma ancora scure di quello che pareva un modesto lago. Un brivido le attraverso la schiena e meccanicamente afferrò i due lembi del cappotto stringendosi in esso.*Manca poco ormai* pensò riprendendo la strada da poco interrotta. Probabilmente di li a breve avrebbe incontrato qualche strana e sconnessa viuzza che l’avrebbe accompagnata fin dentro il paese e poi? Come avrebbe fatto a riconoscere la casa dei Gordon? E cosa avrebbe fatto una volta raggiunto il portone d’ingresso? Sarebbe entrata, si sarebbe presentata magari *Salve sono Hope, sto cercando mia madre*, si morse nervosamente le labbra, senza però smettere di camminare, senza interrompere quella folle cavalcata verso il nulla, verso il buio.









Statistiche:
• Punti Salute: 193
• Punti Corpo: 153
• Punti Mana: 153
• Punti Esperienza: 34

Oggetti:
• Bacchetta
• Ciondolo Runa Ur legato al polso
 
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view post Posted on 24/5/2014, 01:57
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Il Fato

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Ogni passo martellava il denso manto di foglie cadute, traendo suoni viscidi ogni volta che le scarpe tornavano a sollevarsi dal suolo fangoso. Il terreno irregolare pareva riversarsi nelle acque placide del lago, scivolando obliquamente dal morbido pendio verso silenzi più profondi. La pace regnava, priva di bisbigli, avvolta nel freddo, l'insensibile manto dell'inverno.
Il villaggio disparve dietro una macchia di alberi, e tra la sterpaglia cominciò a distinguersi il serpeggiare incerto di un sentiero. Pareva un vecchio colpo di pennello, una traccia sbiadita dimentica di sé e della propria meta. Eppure la donna seguiva quella sottile promessa come se la scelta, l'unica possibile, fosse tutta lì.
Le prime case comparvero pian piano, ingiallite dal primo sole, povere ma solide, incastrate stoicamente tra le rocce, quasi queste le trattenessero dallo scivolare nella temuta tomba d'acqua pochi opprimenti metri più in basso. Gli abitanti avevano evidentemente, nel tempo, modificato il paesaggio secondo propria necessità, sì che ben presto parve chiaro che non si trattava di ripari di fortuna, ma di una comunità ben strutturata.
Un piccolo slargo si aprì innanzi ai suoi passi; appena oltre di esso, si intuiva un intrico di vicoli che risaliva e abbracciava il fianco della montagna perdendosi tra le vecchie pietre delle case come un fiume luccicante sotto i palpiti del sole.
Non appena si fu affacciata al nuovo scenario, poté constatare che il villaggio non era deserto. Un vecchio la guardava, insediato nel portico della sua dimora, un vegliardo tanto curvo e con le articolazioni così nodose che nessuno l'avrebbe creduto capace di intrecciare così abilmente le reti che gli aggrovigliavano le mani. Teneva poggiato di fianco a sé un lucido bastone di legno nero che luccicava come l'acqua profonda alla luce della luna, nero come i suoi occhi, perennemente socchiusi in una bizzarra espressione ammiccante che ben si intonava al sorriso quasi infantile, come se fosse invecchiato senza essere mai divenuto del tutto adulto. Poco più avanti, un uomo dall'aspetto rude e massiccio piallava energicamente un asse di legno. Aggrottava la faccia barbuta e le rughe davano alla sua pelle l'aspetto di carta appallottolata. Un viso duro, ma intriso di una calma fermezza che sapeva di lavoro e fatica, e irradiava fiducia. Una giovane donna scendeva in quel momento da una via secondaria, le braccia tornite avvolte con frivolezza attorno ad una cesta di vimini, le gote accese dal freddo e dalla fretta, le vesti svolazzanti che lasciavano rapide impressioni al suo passaggio.
La vita scorreva a piccole dosi, ma andava avanti. Pareva un villaggio del tutto anonimo, forse perfino deludente, ignaro e disinteressato delle tribolazioni di una straniera. Dov'era l'urgenza della lettera, dov'era la prova delle sue ansie? Era il posto giusto? Erano maghi, quelli?
Ben stretta nel suo collare di pelliccia, era straordinariamente sperduta e fuori posto.
 
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~Hope™
view post Posted on 19/6/2014, 11:45





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Era come se, man mano che avanzava in quel viaggio sempre più assurdo, lasciasse dietro di se quel che era stato. Superata la brughiera calma, illuminata dalle prime luci del mattino, Hope lentamente si inoltrò all’interno del piccolo borgo, li dove la sveglia era solita ridestare i suoi abitanti ben più presto del solito. Infatti le bastarono pochi passi per scorgere gli operosi abitanti, indaffarati nelle loro quotidiane mansioni. Si fermò per un istante, colpita dall’antichità nonché bellezza di quel borgo sconosciuto. Osservò le case plasmate i n prossimità delle rocce, le mura ingiallite dal tempo e corrose in parte dalla pioggia e dal sole. Le acque del lago, poco più in basso, parevano inermi, pronte ad essere solcate dalle timide imbarcazioni dei pescatori. Il suo sguardo si adagiò poi curioso sugli abitanti di quel luogo, a prima vista incantato e fermo in un’insenatura del tempo. Lo sguardo di un uomo su di se, la ridestò da quei pensieri, abbastanza da costringerla a ricambiare il di lui sguardo, ed abbozzare un sorriso cortese. In quel preciso istante Hope rimpianse di non aver scelto un abbigliamento più semplice, meno visibile agli occhi curiosi degli ignari abitanti. Eppure non era quello il momento di perdersi in futili pensieri, che l’avrebbero costretta non solo a interrompere il suo viaggio, ma anche e soprattutto a perdere del tempo prezioso, tempo che non aveva ormai. Riprese a camminare in direzione di quell’uomo intento ad intrecciare le reti, l’unico che aveva sollevato lo sguardo al suo arrivo. Superò la donna che stringeva tra le braccia la voluminosa cesta di vimini e si diresse verso il quel portico, verso quell’uomo che con il suo viso ed il suo sguardo, aveva attirato la sua attenzione. A metà strada ridusse però la velocità dei suoi passi fino a fermarsi inesorabilmente. Che senso avrebbe avuto chiedere indicazioni a quell’uomo? Magari era a conoscenza dell’ubicazione dell’antica dimora dei Gordon, o forse avrebbe fatto solo un ennesimo buco nell’acqua. Di certo non poteva fermarsi cullandosi sull’indecisione, doveva procedere in avanti, verso la sua meta. Riprese a camminare, sicura che, se l’uomo avesse dato risposta negativa alla sua richiesta, sarebbe passata ad utilizzare la magia, magari approfittando di qualche vicolo, ben protetto dalle case adiacenti, e soprattutto lontano da occhi indiscreti. Si fermò in prossimità del portico, ed esibendo un sorriso gentile si rivolse all’uomo. -Salve ben uomo. Mi perdoni se interrompo così il suo lavoro, ma non ho intenzione di rubarle troppo tempo. Sto cercando la casa della famiglia Gordon. Voi la conoscete? Potete forse indicarmi la via per raggiungerla?- Il dado era ormai tratto, non le restava che attendere la risposta del suo interlocutore, per decidere.







 
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view post Posted on 12/7/2014, 20:25
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Il Fato

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Il viso del vecchio si increspò in una sferzante trama di tremuli solchi mentre si levava verso la giovane sconosciuta accompagnandone i passi, gli occhi asserragliati nelle orbite incavate che scrutavano dalla confortevole ombra del portico sforzandosi di metterla a fuoco, ritta e bianca nel primo sole che bagnava timidamente la strada. A dispetto dell'aria gelida, gocce umide scintillavano sulle sue tempie, simili a minuscole schegge di vetro. Sedeva, e pareva talmente radicato alla pietra che sembrava impossibile immaginarlo in una diversa cornice, ma sarebbe potuto benissimo appartenere ad un altro tempo. E dopotutto, osservando la sua figura curva e grinzosa, non era difficile sospettare che fosse proprio così.
- La fretta dei giovani - Le sue mani si mossero con un tremito lieve, la voce risuonò roca, raschiante, ma stranamente forte, e calma. Eppure gli occhi, quei pozzi scuri e gravi, sorridevano. - Benvenuta a Grimpen Ward, dove la pace e il duro lavoro regnano sovrani, e l'armonia e l'unione diventano la chiave per la prosperità. Perdona questo vecchio se non ti accoglie con maggior ospitalità, ma leggo la sollecitudine nei tuoi occhi, e le mie malandate giunture non sono più così affidabili - Il suo sguardo guizzò al bastone, abbandonato al suo fianco, quasi a rendere il suo rammarico più sincero. - Pochi ormai sono coloro che si avventurano fin qui, in questo sperduto angolo tra le montagne. Ma in fondo, siamo una comunità solidale e autosufficiente, non abbiamo bisogno di nulla, non vogliamo nulla, nulla ci interessa oltre ciò che la foresta e il lago possono offrirci per il nostro sostentamento - Erano parole misurate, tranquillizzanti, intrise del sapore di una vita semplice, paghe della propria storia e, in qualche modo appena sussurrato, troppo sgradevolmente salde. La donna con la sua cesta era svanita, in fondo allo slargo l'uomo barbuto aveva smesso di piallare e se ne stava dritto e silenzioso, in ascolto. Quando aveva smesso? - Quel che mi chiedo - riprese il vecchio - è perché mai una graziosa Signorina di città abbia fatto tutta questa strada per una famiglia come...i Gordon - I suoi occhi erano davvero neri, taglienti a ben vedere, più che socchiusi. Il calore pareva scivolare via da essi come acqua tra le dita, e qualcosa di terribilmente stonato si dipingeva nell'espressione di lui creando un'inaspettata tensione tra le parole gentili. - Naturalmente è solo la curiosità di un vecchio - Sorrise, con l'aria infantile della prima volta, innocente, candida. - La nostra è una comunità piccola, e per questo ognuno ha imparato che il bene di tutti va ben al di là di quello dei singoli e che certe cose è bene restino entro...le mura domestiche, affinché i mali di uno non si ripercuotano sulla sensibilità gioiosa e tranquilla del resto di noi -
 
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~Hope™
view post Posted on 19/7/2014, 11:47





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Per un istante Hope ebbe la sensazione che quel vecchio la stesse aspettando. Lo osservò con discrezione ed attenzione al contempo. Scrutò una ad una quelle rughe che segnavano il suo volto, un miscuglio di esperienza o semplicemente un indizio dell’ineluttabilità del tempo. Lo guardò ancora, finché non fu prossima a lui che scelse di restare seduto nella medesima posizione, così simile al tronco di un albero secolare che guarda tutti gli altri dall’alto verso il basso, conscio della sua “grandezza”. Nell’osservare quel vecchio aveva trovato un attimo di pace e serenità, come se i pensieri che gravavano nella sua mente pochi istanti prima, fossero svaniti, custoditi nella cella dei ricordi lontani. Era forse colpa di quella placida quiete che aleggiava palpabile all’interno del piccolo borgo? O forse merito dei suoi abitanti così affabili e gentili? Hope non lo sapeva con esattezza, eppure le parole dell’uomo rapirono completamente la sua attenzione, così come le gocce di sudore che gli contornavano il viso rendendolo un’opera quasi perfetta. Lasciò che egli parlasse, poteva chiaramente udire l’eco di quelle parole rimbombare all’interno del piccolo portico. Era una gentilezza diversa la sua, una gentilezza propria di tempi lontani, in cui il rispetto e l’educazione occupavano un posto davvero importante, la base naturale per ogni tipo di rapporto umano. Sollevò la mano e dopo aver stretto tra le dita sottoli il collo del cappotto ne allentò la stretta, lasciando che i tenui raggi del sole sfiorassero la pelle delicata del collo, riscaldandola. Ma insieme ad essi, il venticello fresco del mattina penetrò all’interno delle vesti facendola rabbrividire e costringerla a tornare con i piedi per terra. Continuava a perdersi in chiacchiere assurde, perdendo di vista quello che era il suo obiettivo, il motivo che l’aveva spinta a lasciare Hogwarts alle prime luci dell’alba. -Mi perdoni davvero, non era mia intenzione metterle fretta e mi creda, se avessi più tempo resterei volentieri a discorrere con lei signore. Ma questioni della massima importanza mi impongono di accelerare il passo e raggiungere quanto prima la mia metà.- Sul suo viso si delineò un’espressione curiosa per lo più dovuta alle parole pronunciate dall’uomo. C’era qualcosa in esse, nel tono con cui erano state pronunciate che non tornava. Un sorta di astio silenzioso, ma comunque mal celato, nei confronti della “sua” famiglia. Cosa sarebbe accaduto se egli avesse capito che anche lei, Hope, faceva in qualche modo parte di quella famiglia? Se avesse deciso di esporre il motivo, almeno in parte, che l’aveva spinta a raggiungere l’antico borgo, cosa avrebbe pensato quell’uomo di lei? Non aveva paura di affermare la verità, di dire che era figlia di una delle sorelle Gordon, poiché non era certo un nome a rendere tale una persona, ma solo ed esclusivamente le azioni compiute. Tuttavia vi era una vocina, all’interno della sua mente, che la spingeva a celare la verità, per evitare magari di dover dare troppe spiegazioni e quindi perdere altro tempo li ferma. -Da quel che ho potuto vedere, credo che nulla abbia intaccato la bellezza, l’armonia e la semplicità di questo Borgo. Pare che tutto qui sia tranquillo e gioioso ed è sicuramente merito dei suoi abitanti. La volontà è un’arma preziosa, più forte di ogni male.- Osservò con attenzione il volto dell’uomo, alla ricerca di quel dettaglio che le avrebbe permetto di comprendere un’eventuale reazione alle sue parole. Doveva essere cauta ed attenta. I raggi del sole illuminavano flebilmente il piccolo patio, mentre il silenzio pareva regnare sovrano. Hope girò lentamente lo sguardo in direzione della seconda figura. L’omone corpulento pareva aver smesso di piallare il suo asse per intendere meglio lo scambio di battute in corso, come se quell’argomento fosse realmente di dominio pubblico, come se la famiglia Gordon fosse un argomento ben conosciuto tra gli abitanti del posto. Le iridi smeraldine tornarono ad adagiarsi sul vecchio e dopo aver abbozzato un sorriso Hope riprese a parlare. -Sono qui per lavoro e spero di poter fare ritorno in città al più presto.- Mentì. Doveva farlo.







 
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view post Posted on 20/7/2014, 22:54
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- Capisco - La parola esalò come un sospiro tra le labbra tese del vecchio, venata di una malinconica rassegnazione quasi troppo evidente per risultar genuina. Le palpebre si abbassarono con fare stanco, teatrale, e dietro i tremuli lembi di pelle gli occhi si muovevano irrequieti. - Non vi tratterrò, se è questo il vostro desiderio - Il suo sguardo tornò a sollevarsi, e per la prima volta la donna poté leggervi qualcosa che andava al di là della mera cortesia: era un misto di sospetto, preghiera, avvertimento, irritazione... paura. Percepiva la menzogna? No, non era questo: vi era qualcosa di più profondo, qualcosa che sapeva. - Mi avete chiesto dove stanno di casa i Gordon, il che mi porta a pensare che abbiate bisogno di una guida. E' facile perdersi nei boschi qui attorno, e i Gordon non hanno mai voluto trasferirsi entro i confini del villaggio. Amano la loro... riservatezza - Una leggera esitazione, l'ombra della
disapprovazione... o forse del sollievo? Il suo busto si torse lievemente, rigidamente, verso l'ingresso buio della casa alle sue spalle.
- Cristopher! - La sua voce raschiante parve grattare la pietra del portico e interrompere i surreali sottintesi che avevano riempito l'aria fredda del mattino. Un bambino comparve sulla soglia, troppo in fretta per non sospettare che avesse passato gli ultimi minuti ad origliare. Gli occhi svegli fissavano senza imbarazzo la straniera, grandi e scuri, neri in verità come quelli del vecchio. - Cristopher - La dolcezza nella voce dell'uomo riusciva straordinariamente a non spogliarlo della sua aura di autorità, nondimeno era ancor più sorprendente constatare come quello che fino a poco prima era stato ritenuto a buon diritto un tono premuroso, fosse ben poca cosa innanzi al manifesto affetto che trasudava ora dalla pronuncia di un semplice nome. - Questa Signorina sta cercando la casa dei Gordon. Sono certo che tu possa condurla là senza difficoltà, ragazzo mio - L'interesse brillava negli occhi del giovane, acceso e ardente come la promessa di un'avventura. - Non c'è problema, nonno - Un sorriso rassicurante si aprì sul viso liscio e magro del fanciullo, che non poteva avere più di dodici anni. Con un salto superò d'un colpo i gradini del portico e riflessi dorati gli accarezzarono i capelli castani donando nuova bellezza ai suoi tratti. - Bravo figliolo - Ma l'ombra negli occhi del vecchio, che lui pareva sforzarsi di non mostrare al nipote, era ancora lì, incapace di dissiparsi, stridente con le parole di lode appena pronunciate. Con un gesto improvviso afferrò un lembo del cappotto della ragazza, chinandosi appena in avanti. - Proverò a farglielo capire un'ultima volta - Le sue parole erano un sussurro, di modo che raggiungessero solo la donna. Forse vi era perfino una premeditazione nella scelta del momento, se l'uomo, com'era legittimo supporre, sapeva del presunto vizio di origliare del ragazzo. - Qui tutto è tranquillo e gioioso per merito degli abitanti, certo... Ma niente si ha per niente. E il prezzo, se ha orecchie per ascoltare, è il non interferire con gli inevitabili eventi che colpiscono chi ha perseguito una vita troppo degenerata per essere salvata. Non so quali affari la portino a chiedere di quella famiglia, ma se vuol sentire il consiglio di un amico, torni ora alla sua città. Non vogliamo sapere nulla di quel che accade nei boschi, per la precisione vogliamo che tutto resti com'è. Perché addossarsi i problemi di gente a dir poco... stramba... che ha rifiutato la nostra compagnia e che pare nata al solo scopo di turbare la nostra quiete? Si avvolga bene nella sua finta pelliccia e rimandi i suoi progetti. Dica al suo principale che non li ha trovati, è ancora in tempo. Lasci che tutto faccia il suo corso, e sarà come dire che nulla è mai accaduto, tutti saremo felici - Si interruppe, gli occhi che brillavano della stessa infantile innocenza della prima volta, ma che ora pareva più che altro celare una certa qual dose di febbrile esaltazione o accoramento. Sbatté le palpebre, come rendendosi conto di essersi spinto troppo oltre, rassegnato, ma non dispiaciuto. La forte presa sul cappotto si allentò finché la mano non si ritrasse esitante, pensosa. - E' tutto - Un tono asciutto, di congedo, improvvisamente privo di interesse. Pareva perfino doloroso dopo la parvenza di intimità che quel discorso sussurrato aveva risvegliato. Non un saluto di congedo, non una stretta di mano. In effetti, non si erano neppure presentati. Il ragazzino la fissava sulla strada pochi metri più avanti, immobile, aspettando di sapere se i suoi servigi erano ancora richiesti.
 
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~Hope™
view post Posted on 24/8/2014, 11:33





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Talvolta ci si trova, per svariati motivi, costretti a mentire. Chi mente per evitare di ferire il proprio interlocutore, chi invece lo fa per proteggere se stesso o le persone a se care. Hope aveva scelto di farlo per entrambe i motivi. Da un lato non aveva alcun motivo per far preoccupare l’anziano uomo, che non aveva fatto altro se non rispondere alle sue domande con garbo. Dall’altro, nonostante il rancore che mai avrebbe smesso di serbare verso colei che l’aveva messa al mondo, vi era il desiderio di proteggere quella famiglia che in parte non aveva mai conosciuto. Abbassò di poco lo sguardo non appena ebbe pronunciato quelle parole poiché in fin dei conti conosceva piuttosto bene i suoi limiti, ed era ben consapevole del fatto di non essere la migliore delle bugiarde e sicuramente, se avesse continuato a fissare l’uomo negli occhi, egli avrebbe saputo leggere la bugia nelle sue iridi smeraldine. Avvertì un leggero fastidio allo stomaco alla risposta di lui e quando finalmente si decise a rialzare lo sguardo fu per lei impossibile non notare l’amarezza, chiaramente espressa dall’espressione di lui. Ma vi era altro, sentimenti che Hope poteva solo immaginare, come se quel messaggio, precedentemente lanciato, fosse solo un monito, un modo per chiarire che quel che lui sapeva, andava ben oltre le apparenze. Deglutì a fatica, senza però smuovere le iridi chiare dal viso di lui, in cerca di una conferma ai suoi pensieri.“..i Gordon non hanno mai voluto trasferirsi entro i confini del villaggio. Amano la loro... riservatezza”. Possibile che la sua “famiglia” avesse usato ben poca attenzione nel custodire il loro “segreto” agli occhi attenti dei babbani? Cos’era accaduto? Cosa aveva spinto quell’uomo a parlare con una tale sicurezza? I suoi pensieri furono interrotti per un attimo dall’arrivo di quel ragazzino che rispondeva al nome di Cristopher, probabilmente nipote dell’anziano. Hope ne scrutò i delicati lineamenti del volto, gli occhi vispi ed attenti di chi ha solo voglia di apprendere e crescere forse troppo rapidamente. Schiuse le labbra in un sorriso sincero, un ringraziamento per l’aiuto che ben presto le avrebbe offerto, seppur in cuor suo, il desiderio di proseguire per la sua strada in solitudine fosse ben più grande. Seguì il breve dialogo tra i due, poi si girò leggermente verso la strada, seguendo la figura minuta del giovane ma qualcosa richiamò la sua attenzione. L’uomo, con una presa salda e del tutto inaspettata, aveva afferrato un lembo del suo cappotto, costringendola a fissarlo nuovamente, ma ancor più ad ascoltare le sue parole, con la massima attenzione. Riusciva ad avvertire il suo fiato sfiorare con decisione, la pelle liscia del collo, in prossimità dell’orecchio. Un sussurro o quasi, un modo per evitare che altri potessero ascoltare quelle parole. “Qui tutto è tranquillo e gioioso per merito degli abitanti, certo... Ma niente si ha per niente. E il prezzo, se ha orecchie per ascoltare, è il non interferire con gli inevitabili eventi che colpiscono chi ha perseguito una vita troppo degenerata per essere salvata.” Fu quella frase a colpirla, confermando con maggior vigore, quanto la realtà fosse vicina ai suoi pensieri. Quell’uomo sapeva tutto, era a conoscenza del fatto che i Gordon non erano affatto una famiglia normale, come quelle che gioiosamente abitavano l’antico borgo. Egli sapeva ed ora Hope ne era certa. Osservò con altrettanta decisione il suo viso, le numerose rughe che lo scalfivano e che le intimavano di tacere, facendo invece tesoro di quei consigli dettati dall’esperienza di chi aveva certamente vissuto ben più di lei. Ma no, nulla le avrebbe consentito di perdere di vista il suo obiettivo, neanche le parole dure di un anziano. Adagiò quindi la mano su quella di lui, invitandolo con decisione a lasciare la presa, senza però perdere quel garbo che l’aveva contraddistinta fino a quel momento. -Non posso far altro che prendere atto dei suoi consigli e del suo desiderio di proteggermi benché io sia una perfetta estranea per lei.- Asserì, senza abbassare lo sguardo, riflettendo con attenzione sulle parole che l’uomo aveva usato, ripetendo ognuna di esse nella sua mente. In alcun modo addolcì le sue parole con il solito sorriso di circostanza. Quel sorriso che magari avrebbe contribuito a rasserenare l’animo dell’uomo. -Non tornerò indietro, anzi, le sue parole non hanno fatto altro che alimentare in me il desiderio di andare avanti, proseguire lungo la mia strada. Io ho un compito e con esso, il desiderio di portarlo a termine e vi assicuro signore che in alcun modo il mio arrivo potrà contribuire a turbare la quiete di questo posto.- Lasciò andare la mano di lui che lentamente si ritrasse, come se quella situazione, da un momento all’altro, avesse perso di quell’interesse che l’aveva alimentata fino a quel momento. Era giunto il momento di congedarsi e proseguire. Prima di girarsi osservò ancora una volta l’anziano. -La ringrazio … di tutto. Buona giornata- Si girò lentamente verso il ragazzino e prese a muoversi nella sua direzione. Non l’avrebbe portato con se fino alla fine, si sarebbe assicurata di esser sulla strada giusta prima di rimandarlo a casa, al sicuro. Benché si rifiutasse di ammetterlo anche a se stessa, quelle parole l’avevano turbata e nel contempo, avevano contribuito a far nascere nella sua mente numero domande alle quali non era sicura di poter dare una risposta. -Dunque Cristopher, mostrami la strada, mi affido a te.-







 
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view post Posted on 9/9/2014, 21:35
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Il Fato

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Il petto del fanciullo parve tendersi e gonfiarsi come in conseguenza di un respiro profondo e trattenuto, il corpo flessuoso e irrequieto tipico della giovinezza, ogni fibra già tesa nell'intento di non deludere le aspettative della donna. I grandi occhi scuri brillavano di una divertita astuzia, ma senza la vena amara della malizia o il pesante fardello della consapevolezza tardiva. I suoi passi erano leggeri, sicuri, impazienti. Una spolverata di rosso gli tingeva le gote con tocco femmineo, lì dove l'orgoglio e la curiosità bruciavano ancora per le parole del nonno. - Seguitemi - E nel sorriso appena accennato sul suo viso si poté scorgere tutta la profonda, inossidabile convinzione dell'importanza del suo ruolo e della sua esistenza.
Eppure il vecchio, più saggio, o forse solo più disilluso, li guardava allontanarsi con la furia nel cuore.
- Siete davvero venuta fin qui per i Gordon? - Le parole inciampavano le une sulle altre in un sussurro combattuto, divorate tra quella che doveva essere una curiosità quasi dolorosa e lo sgomento di scoprirsi affetto da una qualche grave forma di maleducazione. La via che avevano imboccato era pietrosa e gialla, lasciava presagire la vicinanza della foresta, dei suoi terreni incolti, della sua solitudine: erano probabilmente in procinto di abbandonare i confini del villaggio, come l'anziano aveva preannunciato. - Non avete paura? - I suoi occhi erano spalancati, sinceri. Vi era forse ammirazione nel suo sguardo, invidia. - I miei non mi lasciano neppure avvicinare a quella casa. E quando qualcuno dei loro scende al villaggio, sappiamo già che potremmo aspettarci qualcosa di...disdicevole. Ci sono storie... quella pazza.... -
Ma lei non seppe mai quali fossero queste storie. Un fruscio tra gli alberi, qualcosa che cadeva nell'acqua, uno strillo. La foresta già li circondava di nuovo, e l'umidità saliva dalla terra e gelava la pelle. Un bambino fece irruzione dal lato del sentiero, sbucando da un cespuglio tutto aggrovigliato e coperto di graffi. - Femminuccia! - Rideva, e quasi inciampò addosso a Cristopher. Ma ancora non aveva ritrovato l'equilibrio che un secondo fanciullo, visibilmente più piccolo e bagnato, emergeva dal folto per lo stesso percorso. - Ti odio! - Piangeva, intirizzito e mortificato, i boccoli biondi inondati dalla luce del primo sole, le labbra contratte in muta stizza, il viso acceso e glabro, sporco di nero. - Non è colpa mia se insisti a seguirmi ovunque, ben ti sta. Scusami Cris... - Parve accorgersi in quel momento della donna, e del sentiero su cui si trovava. Un moto di sorpresa gli attraversò il volto, presto sostituito dall'eccitazione. - Che ci fai qui? Non starai andando...da loro? Hai avuto il permesso? Vai a vederla? Vengo anch'io! -

- Jonny... - ...Buongiorno signorina - Disse a un tratto il nuovo arrivato, ricordandosi delle buone maniere, con aria improvvisamente palesemente impacciata. - Perdonate la mia irruenza di poco fa, e soprattutto perdonate mio fratello, è una femminuccia - Lanciò uno sguardo in tralice al piccolo che se ne stava discosto ma vigile, con un'aria corrucciata e decisa. - Il mio nome è Jonathan, e lui è Tommen... Potete ignorarlo - Vi era una nota vagamente solenne nel suo modo di parlare, una sicurezza conferitagli dall'essere il maggiore tale da ispirare una certa qual indulgenza e tenerezza. - Non ti sopporto, Jonny! - Il bambino liquidò il fratello con uno sventolio ostentato della mano. - Jonny... è vero, sto andando alla casa dei Gordon, il nonno mi ha chiesto di accompagnare la signorina. Ma... - Sospirò, raccogliendo tutta l'autorità di cui era capace. - Tu non puoi venire. Non hai il permesso. E soprattutto, se vieni tu... vorrà venire anche Tommy - La piega della sua bocca chiedeva scusa, e per un istante i suoi occhi andarono a cercare quelli di lei, quelli dell'adulta che sapeva sempre cosa fare, come comportarsi, cosa dire. In fondo, era solo un bambino.
 
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~Hope™
view post Posted on 13/9/2014, 10:21





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Ancora turbata dalle parole dell’uomo e dalle mille domande che erano affiorate come lampi a cel sereno nella sua mente, si ritrovò a fissare la sua giovane guida, un ragazzino che non mostra più di dodici anni. Le paffute gote, dipinte di un virginale rossore, probabilmente dovuto all’eccitazione del poter fare una cosa solitamente proibita, gli occhi guizzavano da una parte all’altra, brillanti ed estremamente curiosi, il passo deciso. Sorrise, mettendo per un attimo da parte il dialogo avuto poco prima, non prima di aver promesso a se stessa che per alcun motivo avrebbe messo a repentaglio la vita di quel ragazzino. Rispose all’invito di lui muovendosi simultaneamente nella medesima direzione, cerando di mantenere la stessa andatura, nonostante la strada fosse libera e in alcun caso sarebbe riuscita a perderlo di vista. Mano a mano che si allontanava da quel portico il cuore si faceva più pesante, ed il respiro affannoso, non dovuto alla piacevole passeggiata mattutina. Mai e poi mai avrebbe immaginato di dover tornare a fare i conti con il suo passato, e soprattutto non in quel modo, ma quella lettera, la notte prima, aveva alquanto stravolto i suoi piani e non solo. Chiunque altro, al suo posto, avrebbe strappato in mille pezzi quelle parole lasciandole ardere con furia tra le fiamme, ma lei no, ancora una volta aveva ceduto all’istinto e al desiderio di capire il perché di quel gesto. “Siete davvero venuta fin qui per i Gordon?” le parole del giovane giunsero inaspettate, distogliendola dai suoi pensieri e costringendola nuovamente al presente. La curiosità aveva preso il sopravvento e il ragazzino si era lanciato in una serie di domande “..ci sono storie... quella pazza.... “. Lo lasciò finire, indecisa sa rispondere o meno, desiderosa di non dover dire altre bugie per proteggere quell’anima innocente che nulla aveva a che fare con tutto ciò che era avvenuto. Eppure le ultime parola la turbarono ancora una volta. *Quella pazza è … mia madre* un moto di rabbia le attraversò l’addome, accendendo le viscere più di quanto realmente si aspettasse. Odiava suo padre, e quel sentimento non era mai stato messo in discussione, ma sua madre rappresentava un discorso a parte. Hope era consapevole che Lilian non era stata una madre modello per lei, ma nel profondo della sua anima, forse, l’aveva amata fin da quando aveva capito di averla in grembo e quel dubbio e quel senso di incertezza non l’avrebbe mai abbandonata. Distolse lo sguardo carico di astio per evitare di rivelare a quel ragazzino i suoi sentimenti e rispose, in parte sinceramente. -Si, sono venuta fin qui per i Gordon, lo trovi così strano Christopher? E poi no, non ho alcuna paura, perché dovrei averne?- In cuor suo Hope si aspettava che quelle parole avrebbero aumentato la curiosità del ragazzino, portandolo a sbottonarsi maggiormente su quell’argomento che pareva interessarlo e non poco. Ma alcune voci, del tutto inaspettate attirano la sua attenzione, costringendola a girare nuovamente lo sguardo e inconsapevolmente abbassò la mano verso il taschino, li dove era stata riposta con cura la bacchetta. Un fastidioso e sinistro fruscio, qualcosa che cadeva bell’acqua e alcune urla, poi voci, voci di bambini che contribuirono ad abbassare il livello di guardia della giovane donna che attese finché due inattesi ospiti si avvicinarono a loro. Due bambini dai capelli dorati iniziarono battibeccare prima di rivolgere la loro attenzione a Christopher e inesorabilmente anche a lei. Hope li scrutò curiosa e inesorabilmente sorrise loro, rimpiangendo in parte, un’infanzia mai vissuta. Furono però le parole del ragazzino più grande a catturare nuovamente la sua attenzione “Che ci fai qui? Non starai andando...da loro? Hai avuto il permesso? Vai a vederla? Vengo anch'io! “ *A vedere chi?* Si morse il labbro infastidita da quel nuovo attacco, mentre nuove domande senza risposta fecero capolino nella sua mente. Il desiderio di sapere, di conoscere ciò che realmente stava accadendo a quella donna, a sua madre, si fece più forte colorandole le guance. -Bambini, non temete, Christopher ben presto sarà di ritorno e potrà venire a giocare con voi, ma lasciateci proseguire.- Non aveva alcuna intenzione di mettere a repentaglio l’incolumità di quei bambini, e per alcun motivo avrebbe acconsentito a farli unire a quella strana comitiva che si era involontariamente formata. Fece un passo in avanti verso Christopher, increspando le labbra in un sorriso ben più dolce dei precedenti. Non si era mai trovata ad avere a che fare con ragazzini così piccoli e non voleva di certo apparire troppo rude nei modi. Si piegò leggermente in avanti con il busto, appoggiando le mani in prossimità delle ginocchia ed osservò più da vicino i due fratellini. -Non voglio che vi succeda alcunché, quindi vi chiedo gentilmente di aspettare qui Christopher che vi raggiungerà ben presto, non dubitatene.- Un altro ampio sorriso, prima di tornare a guardare la sua piccola guida. -Possiamo continuare? Ho davvero fretta …- Aggiunse in attesa di una risposta.







 
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view post Posted on 4/10/2014, 02:27
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Le parole della donna aleggiarono sul sentiero con una dolcezza stonata, e nel breve silenzio che seguì, un retrogusto di falsità parve addensarsi come veleno tra le cose non dette. Il sorriso era mite, ma nel profondo, fragile, e vuoto: si rifletteva negli occhi dorati di Jonathan come una luccicante ferita. - Vi riferite all'Uomo Nero, non è vero? - Il fanciullo non rideva, né degnava di attenzione Cristopher che lo osservava preoccupato e pareva sul punto di intervenire. Fissava invece la donna, e lo faceva avidamente, con la prepotenza di chi è amato, di chi prende e non è tenuto a dare. Lo faceva con egoismo, con sfida. - Quando dite che non volete che ci succeda alcunché... è per lui. Lo usano per spaventare i bambini, per non farli allontanare nei boschi. Ma io sono grande, io posso affrontalo! - Una storia vecchia come il mondo si definiva tra le parole del fanciullo, dipingendo nuove sfumature sorprendenti. Si intravedeva qualcosa di surreale nel fatto stesso di essere lì, angosciata per una lettera probabilmente priva di ragion d'essere, su una via sconosciuta che era anche via di casa, tra le comunissime e banali paure di bambini babbani. Pareva tutto così ordinario da essere straordinario.
- Se c'è l'Uomo Nero voglio tornare dalla mamma - Tommen piagnucolava piano, discosto, intimorito dall'estranea, eppure tutta la sua figura si scioglieva ritmicamente in lievi dondolii intirizziti che parevano voler solo chiedere un abbraccio. La tensione nello sguardo di Jonathan si ruppe e gli occhi rotearono in alto con evidente esasperazione. - Davvero Jonny, si tratta solo... - Ho capito - Il viso del ragazzino mutò con velocità sorprendente: il sospetto divenne ironia, l'aspettativa quieta indifferenza. C'era furbizia nel taglio obliquo del suo sorriso, spavalderia nella lieve inclinazione della testa. - Davvero Cristopher, non c'è problema. Essere il nipote del Capo ha i suoi vantaggi, l'ho sempre detto! - Rise, lasciando una pacca amichevole sulla spalla dell'amico. I suoi movimenti erano sciolti, irruenti. Ma, come lo era stato il sorriso della donna, in qualche ineffabile modo... gelidi. Eppure, quanto poteva durare il risentimento di un bambino? - Tommy vieni, come nuotatore sei un disastro, ma forse hai ancora un futuro da scalatore. E' stato un piacere fare la vostra conoscenza, signorina. - Un cenno rispettoso di saluto, un guizzo consapevole nello sguardo. O forse solo un gioco di luci. - A dopo, Cris. - Svanì tra gli arbusti trascinandosi dietro il fratello, rapido com'era arrivato, senza aspettare risposte, o nuove rassicurazioni. Dopo pochi istanti, anche lo scricchiolare incerto delle foglie si era perso nel folto assieme ai loro passi.
Passò solo un attimo di incertezza. Cristopher guardava con espressione indecifrabile il punto in cui i suoi compagni erano scomparsi. - Le mie scuse, signorina. - Una nota imbarazzata era chiaramente percepibile nella sua voce liscia e chiara. - Jonathan è un buon amico, non so proprio cosa gli sia preso... o meglio, lo so ma... - Il pensiero parve ingarbugliarsi e perdersi, scivolando nel silenzio. Automaticamente riprese a camminare, forse con l'intento di colmare quel vuoto. - Avete ragione, avevate detto di avere fretta. - Lo disse quasi inconsciamente, tra sé e sé. Si era fatto guardingo, irrequieto. Forse percepiva che avrebbe dovuto fare qualcosa, qualcosa in più, o di diverso. - Mi avevate chiesto perché avreste dovuto avere paura. Avevo pensato... sì, per un momento avevo davvero pensato che potesse c'entrare l'Uomo Nero. -
 
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~Hope™
view post Posted on 20/10/2014, 10:22





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Vi riferite all'Uomo Nero, non è vero?” Schiuse leggermente le labbra a quelle parole così normali, così vere, dietro le quali probabilmente vi era annidato un segreto o più banalmente una semplice paura, un classico per un bambino di quell’età. Eppure c’era qualcosa di strano, qualcosa di troppo sincero in quelle parole, come se realmente quel bambino avesse visto qualcosa, come se da racconto per mettere in guardia i più coraggiosi, quella storia si fosse tramutata in qualcosa di profondamente reale e tangibile. Scosse leggermente la testa, consapevole della piega alquanto surreale che avevano preso i suoi pensieri, con l’unico scopo di ridestarsi addentando l’assoluta e più plausibile realtà di quel luogo. Non vi era nessun Uomo Nero desideroso di turbare la quiete di quel borgo incastonato tra le montagne e fossilizzato nel tempo, molto simile ad un dipinto, placidamente etereo. Ma in quel momento le parole dell’uomo riaffiorarono nella sua mente, catturando nuovamente la sua attenzione. Egli aveva parlato della sua famiglia come se sapesse più di quanto era giusto sapere. Possibile che i Gordon erano stati così avventati da rivelare la loro vera natura all’intero villaggio? No, non poteva crederci, non poteva lasciarsi turbare così da quei pensieri insensati e sciocchi. In tal caso il Ministero sarebbe intervenuto mettendo tutto a tacere, ma in ufficio non era trapelato nulla sulla questione *Eppure ..* tutto tornava, tutto combaciava, il bambino aveva parlato di una pazza, presumibilmente riferito a sua madre, la stessa donna che aveva scritto la lettere pervenutale la sera precedente. Era forse quello il punto? Prima le parole dell’anziano abitante, poi quelle del bambino, l’avevano destabilizzata portandola a rifletterci più del dovuto e rendendola incapace di comprendere fino in fondo quanto di vero vi era in quelle banali paure. Qual era il legame che univa la sua famiglia a quelle dicerie popolari? Gli abitanti del piccolo borgo erano davvero a conoscenza del segreto custodito dalla famiglia? O magari era tutta una coincidenza? No, impossibile. In quelle parole si leggeva chiaramente il desiderio di genitori preoccupati per l’incolumità dei propri figli, null’altro. Hope continuò a scrutare il bambino, che ricambiava lo sguardo con la decisione e il fervore di chi ne sa di più. -Non metto in dubbio che tu sappia come affrontarlo. Lo noto che sei forte e coraggioso ma … - Non ebbe il tempo di terminare la frase che i due bambini si congedarono disperdendosi tra gli arbusti senza aggiungere altro. Inclinò il viso piuttosto sorpresa da quella reazione. Aveva già messo in preventivo il fatto di dover convincere i due bambini a desistere dall’idea di avventurarsi per quella strada insieme a loro, si ritrovò quindi a fissare il punto dal quale si erano dispersi senza comprendere fino in fondo la motivazione. Poi si voltò verso Cristopher che imbarazzato biascicò qualche parola di scusa. -Ma no, non ti scusare, non occorre. Piuttosto dimmi, chi vi ha raccontato dell’Uomo Nero? Siete ormai cresciuti per queste favole, potrei quasi definirvi ometti- Disse schiudendo le labbra in un morbido e caloroso sorriso. Hope non aveva perso di vista l’età del suo interlocutore e sicuramente con parole dolci e rassicuranti avrebbe ottenuto qualche informazione in più magari.







 
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26 replies since 4/3/2014, 12:25   686 views
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