Il petto del fanciullo parve tendersi e gonfiarsi come in conseguenza di un respiro profondo e trattenuto, il corpo flessuoso e irrequieto tipico della giovinezza, ogni fibra già tesa nell'intento di non deludere le aspettative della donna. I grandi occhi scuri brillavano di una divertita astuzia, ma senza la vena amara della malizia o il pesante fardello della consapevolezza tardiva. I suoi passi erano leggeri, sicuri, impazienti. Una spolverata di rosso gli tingeva le gote con tocco femmineo, lì dove l'orgoglio e la curiosità bruciavano ancora per le parole del nonno. -
Seguitemi - E nel sorriso appena accennato sul suo viso si poté scorgere tutta la profonda, inossidabile convinzione dell'importanza del suo ruolo e della sua esistenza.
Eppure il vecchio, più saggio, o forse solo più disilluso, li guardava allontanarsi con la furia nel cuore.
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Siete davvero venuta fin qui per i Gordon? - Le parole inciampavano le une sulle altre in un sussurro combattuto, divorate tra quella che doveva essere una curiosità quasi dolorosa e lo sgomento di scoprirsi affetto da una qualche grave forma di maleducazione. La via che avevano imboccato era pietrosa e gialla, lasciava presagire la vicinanza della foresta, dei suoi terreni incolti, della sua solitudine: erano probabilmente in procinto di abbandonare i confini del villaggio, come l'anziano aveva preannunciato. -
Non avete paura? - I suoi occhi erano spalancati, sinceri. Vi era forse ammirazione nel suo sguardo, invidia. -
I miei non mi lasciano neppure avvicinare a quella casa. E quando qualcuno dei loro scende al villaggio, sappiamo già che potremmo aspettarci qualcosa di...disdicevole. Ci sono storie... quella pazza.... -
Ma lei non seppe mai quali fossero queste storie. Un fruscio tra gli alberi, qualcosa che cadeva nell'acqua, uno strillo. La foresta già li circondava di nuovo, e l'umidità saliva dalla terra e gelava la pelle. Un bambino fece irruzione dal lato del sentiero, sbucando da un cespuglio tutto aggrovigliato e coperto di graffi. -
Femminuccia! - Rideva, e quasi inciampò addosso a Cristopher. Ma ancora non aveva ritrovato l'equilibrio che un secondo fanciullo, visibilmente più piccolo e bagnato, emergeva dal folto per lo stesso percorso. -
Ti odio! - Piangeva, intirizzito e mortificato, i boccoli biondi inondati dalla luce del primo sole, le labbra contratte in muta stizza, il viso acceso e glabro, sporco di nero. -
Non è colpa mia se insisti a seguirmi ovunque, ben ti sta. Scusami Cris... - Parve accorgersi in quel momento della donna, e del sentiero su cui si trovava. Un moto di sorpresa gli attraversò il volto, presto sostituito dall'eccitazione. -
Che ci fai qui? Non starai andando...da loro? Hai avuto il permesso? Vai a vederla? Vengo anch'io! -
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Jonny... -
...Buongiorno signorina - Disse a un tratto il nuovo arrivato, ricordandosi delle buone maniere, con aria improvvisamente palesemente impacciata. -
Perdonate la mia irruenza di poco fa, e soprattutto perdonate mio fratello, è una femminuccia - Lanciò uno sguardo in tralice al piccolo che se ne stava discosto ma vigile, con un'aria corrucciata e decisa. -
Il mio nome è Jonathan, e lui è Tommen... Potete ignorarlo - Vi era una nota vagamente solenne nel suo modo di parlare, una sicurezza conferitagli dall'essere il maggiore tale da ispirare una certa qual indulgenza e tenerezza. -
Non ti sopporto, Jonny! - Il bambino liquidò il fratello con uno sventolio ostentato della mano. -
Jonny... è vero, sto andando alla casa dei Gordon, il nonno mi ha chiesto di accompagnare la signorina. Ma... - Sospirò, raccogliendo tutta l'autorità di cui era capace. -
Tu non puoi venire. Non hai il permesso. E soprattutto, se vieni tu... vorrà venire anche Tommy - La piega della sua bocca chiedeva scusa, e per un istante i suoi occhi andarono a cercare quelli di lei, quelli dell'adulta che sapeva sempre cosa fare, come comportarsi, cosa dire. In fondo, era solo un bambino.