~ You tell me to hold on, but innocence is gone., Privata.

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view post Posted on 5/4/2014, 17:19
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La Biblioteca: l'unico posto in cui riusciva a non essere disturbata.
Seduta presso un tavolo vuoto, Emily aveva deciso di impegnare la giornata sfogliando almeno la ventina di pesanti tomi che si aprivano come una barriera davanti a sé. Se proprio doveva iniziare da qualcosa, si disse, Pozioni era certamente la materia che avrebbe reso quell'inizio meno sconfortante.
Erano passati diversi giorni dalla settimane più sfiancante, strana e dolorosa che le fosse mai capitata nei suoi soli sedici anni, ma finalmente riusciva a stare meglio; riusciva a controllare le emozioni e, a volte, persino a non pensare ai diversi accadimenti che, volente o nolente, l'avevano ormai segnata.
Aveva scoperto che in Biblioteca, nemmeno Arya Von Eis poteva rivolgerle la parola più di tanto e ciò si scoprì farle bene: di cosa avrebbero mai potuto parlare, inoltre?
Ciò che era stato loro assegnato, l'unica ragione per la quale avevano messo da parte il loro astio - o di qualsiasi altra cosa si trattasse - era giunto a termine e le due ragazze non erano costrette a passare troppo tempo insieme.
*Ad ogni modo, non mi parlerà di nulla. Non conviene nemmeno a lei* ma, nel dubbio, Emily preferiva allontanarsi più del dovuto dalla Sala Comune, effettuare turni di sorveglianza che, a dirla tutta, nemmeno le toccavano, pur di mettere la maggiore distanza possibile tra lei e quegli occhi color nocciola.
Ma con la lucidità e la forza d'animo, stava tornando a galla anche l'orgoglio, in una forma più violenta a dire il vero. Prima di tutto, dunque, la giovane Caposcuola sarebbe riuscita a sopportare poco quella situazione, Non la sto solo evitando, sto scappando*.
E lei non era affatto il tipo di persona che fuggiva dalle situazioni sconvenevoli: poteva affrontarle, tirarvi un calcio, far fare a qualcun altro il "lavoro sporco" ma
mai scappare.
Quel giorno decise, per darsi pace, di smetterla di organizzare le sue giornate in modo da evitare la compagna e lasciare che il suo temperamento facesse il resto.
*Ora devo solo studiare e mettere la testa di tutti gli altri Serpe sui libri in modo da non finire l'anno scolastico in fondo alla classifica*.
Le buone intenzioni c'erano tutte ma poteva considerarsi raro, ormai, che qualcosa, arrivando all'improvviso, non la distraesse, facendole perdere le staffe, la concentrazione e la pazienza della cui quantità Emily non poteva certamente vantarsi.


La prego, è urgente.
La Serpina alzò nuovamente lo sguardo sui due ragazzini del primo anno che poco prima erano stati cacciati via.
Vi ho già detto che, per questioni del genere, potete chiamare i Prefetti.
Il tono di voce della fanciulla risuonò parecchio più perentorio rispetto a pochi minuti prima quando le due stesse facce preoccupate ed impaurite, le erano comparse davanti bisbigliando ansiosi circa un litigio con alcuni Grifondoro.
Si ma... Vede... Ecco...
Il meno coraggioso dei due se ne stava in disparte, le mani nelle tasche della sua divisa e lo sguardo rivolto altrove, come chi si trova in una situazione in cui non vorrebbe assolutamente essere ma è dotato di fin troppa spalvaderia per mostrarsi anche solo minimamente interessato.
Emily sbuffò, chiudendo delicatamente il libro antico che stava consultando e silenziosamente scostò la sedia per alzarsi.
Mani sul tavolo, volto infastidito.

Allora? Vuoi dirmi cosa succede o ti costringo a passare tutto il giorno qui, sui libri. Così, magari, sembriamo meno stupidi e pigri di quanto la classifica della Coppa delle Case lascia intendere.
Il primino sospirò come se insieme all'ossigeno potesse assumere una buona dose di serietà e coraggio, per poi continuare:
Non riusciamo a trovare il Prefetto Von Eis, Fenix è via dal Castello e, sinceramente, non ci fidiamo a lasciar sedare la discussione solo dal Prefetto dei Grifotont... Voglio dire, dei Grifondoro.
I muscoli facciali di Emily sembrarono contrarsi un po' di più, lasciando intendere una chiara espressione indagatoria: dove era finita Arya? Poteva esserle successo qualcosa? Eppure tutto stava procedendo secondo i piani...

Dieci minuti dopo, Emily camminava a passo svelto tra i corridoi del secondo piano. Dietro di lei, arrancavano i due minuscoli primini, nel caso in cui avessero avuto bisogno di testimoni - la cui sincerità poteva essere facilmente compromessa senza che vi fosse bisogno di spiegarglielo.
Giunta sul luogo indicato, precisamente poco lontano dall'Ufficio del loro Capocasata, le voci piene dei rabbia di due ragazzine le giunsero in un modo talmente fastidioso che le avrebbe strangolate felicemente per poi tornare ai suoi studi.

Shannon, taci.
Emily si avvicinò alla concasata, un tipetto alquanto vivace e ribelle (e che detestava) per poi posare le iridi chiare sull'adepta di Godric dinanzi a lei. Piccola, esile, dai lunghi capelli biondi, non smetteva di fissare la sua "nemica" con una forte espressione di disgusto.
Come ti chiami e cosa succede.
Nonostante avesse raggiunto un livello di frustrazione piuttosto esagerato, la sua voce, al contrario di poco prima, sembrò risuonare più delicata ed accondiscendente.
Prima che la ragazzina, alzando la testa, fiera e decisa, iniziasse a spiegare la situazione, Emily fu costretta a voltarsi.
Due figure alle sue spalle.
Effettivamente in ritardo.


 
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Arya Von Eis
view post Posted on 5/4/2014, 22:17




Il tempo sembrava essere passato più velocemente del normale, continuava a non avere idea di che ore potessero essere, ma sicuramente era trascorso un bel po’ da quando aveva scelto di abbandonare la biblioteca alla ricerca di un luogo più tranquillo.
Già...e c’era anche riuscita, indubbiamente l’aula di Antiche Rune non doveva essere molto trafficata nemmeno durante le lezioni, figuriamoci al termine di esse...il problema era...che il compito di storia ancora non lo aveva finito...la cosa non sembrava averla preoccupata minimamente, sapeva che...l’aver almeno cominciato, la metteva già in una buona posizione di partenza...quello era il punto cruciale...iniziare...il resto era tutta una discesa...forse fu quel pensiero a permettere alla serpeverde di concedersi a quella chiacchierata con la collega grifondoro...e se doveva dirla tutta...probabilmente si sarebbe intrattenuta ulteriormente...tutto pur di non uscire da lì...pur di non tornare in sala comune...pur di non correre il rischio di incontri spiacevoli...ma non era solo il silenzio e la tranquillità del luogo a renderla così restia ad abbandonarlo, ma la compagnia prima di tutto...per la prima volta da ormai troppo tempo, malgrado i pensieri che mai l’abbandonavano, era riuscita a rilassarsi e forse, gran parte del merito, era proprio di Zoey.
Ovviamente non ci si può rintanare per sempre e scappare non serviva a nulla, avevano entrambe degli impegni ed era dunque giunto il momento di congedarsi, nella speranza di non dover attendere un altro casuale incontro prima di parlarsi nuovamente...anche perchè, se la compagna non cambiava idea prima, si sarebbero dovute accordare per le vacanze.
Si posò il cravattino intorno al collo, non aveva voglia di riannodarlo solo per raggiungere il dormitorio e recuperati i libri *Sia mai che la Carceriera mi uccida* si avviò verso l’uscita con la grifondoro, chiudendosi poi la porta alle spalle...sembrava tutto stranamente tranquillo
*Troppo tranquillo* se le fosse andata così bene fino ai sotterranei sarebbe già stato un traguardo.

-Aspetta un attimo...voglio lasciare giù i libri...-

Si arrestò dunque davanti la biblioteca, facendo segno a Zoey di aspettarla, non ci mise molto, ora non resta che congedarsi, avrebbero preso due strada diverse...

-Dunque...bene...qui mi sa che ci dividiamo- disse osservando le scale -Mi ha fatto piacere...-

Ma non ebbe modo di concludere la frase, fu distratta da altro, alcuni studenti si stava dirigendo frettolosamente ai piani inferiori, incuriosita da quella scena tentò di capirne il motivo, vociferavano di una rissa? Una discussione? Un qualcosa tra... *Maledizione* qualsiasi cosa fosse coinvolgeva qualche suo concasato e...grifondoro *E te pareva* alzò gli occhi al cielo, non poteva di certo far finta di nulla, era o non era il Prefetto? Come minimo sarebbe dovuta andare a controllare la situazione

-Credo..credo sia il caso venga anche tu-

Si rivolse alla compagna con fare quasi colpevole, era certa che la causa scatenante fosse da imputare alle serpi e senza aggiungere altro iniziò la discesa verso gl’inferi, il concedo avrebbe dovuto aspettare, come anche i suoi compiti.
Un lato positivo però c’era...se non fosse stato nulla di grave, probabilmente, se la sarebbero sbrigata in fretta, una strigliata ai colpevoli e nulla di più...solitamente le cose degeneravano perchè Prefetti e Capiscuola rincaravano la dose nel tentativo di far sfigurare le altre casate, rischio che si poteva quasi escludere in quel caso dato che, probabilmente, né Zoey né Arya sembravano intenzionate, almeno in quel momento, ad alimentare quella diatriba nata molto prima di loro.
Raggiunsero il secondo piano e non ci misero molto ad arrivare sulla scena del crimine, ma quando furono abbastanza vicine la serpeverde si fermò di colpo, senza dire nulla
*Ma perchè?* il cuore in gola, voleva tornare indietro e fingere di non aver sentito nulla, rintanarsi da qualche parte e piuttosto dare spiegazioni più tardi sul perchè della sua mancata efficienza, qualcosa di plausibile le sarebbe sicuramente venuto in mente.
Riconobbe immediatamente la figura della Caposcuola, anche se era di spalle non avrebbe faticato a distinguerla tra mille
*Cosa ci fai qui?* la risposta era quasi ovvia, doveva essere stata chiamata, escludeva che si trovasse lì per caso, ultimamente non la incrociava spesso, probabilmente entrambe cercavano di evitarsi, non avevano più nulla che le costringesse a frequentarsi e ciò che era accaduto aveva senz’altro contribuito ad allontanarle maggiormente...
Aveva forse pensato spesso a come tentare di rimediare e la cosa migliore le era sempre sembrata quella di evitare l’argomento...anzi evitarla e basta...così il problema non si poneva...e non doveva nemmeno rimuginarci troppo su...Le era passato per la mente di parlarle? Oh certo...ma non ne aveva mai avuto il coraggio e dato che Emily per prima non tirava fuori l’argomento, probabilmente non l’avrebbe mai fatto.
Tutti quei pensieri la stavano però bloccando...non le sarebbero di certo tornati utili in quella situazione...erano lì in veste del ruolo che ricoprivano, era già successo altre volte, avrebbero finto come al solito e sarebbero andate oltre.
Cercò di fingere che la presenza della compagna di stanza la lasciasse del tutto indifferente, concentrandosi solamente su ciò che stava accadendo, prese un profondo respiro e si avvicinò.
Fu in quel momento che la vide girarsi e di nuovo un tuffo al cuore...una quasi impercettibile esitazione nella sua andatura nell’incontrare i suoi occhi argentei...


-Caposcuola Rose- cercò di utilizzare un tono reverenziale, doveva per lo meno dare l’esempio al resto dei presenti...*I ruoli vanno rispettati* -Mi duole sia stata disturbata...possiamo gestire la cosa io e il Prefetto Lesnicky...avrà sicuramente cose più importanti alle quali dedicare la sua attenzione-

Decisamente la situazione non sembrava particolarmente critica, l’intervento dei Capiscuola non era necessario, potevano dunque chiudere lì quell’incontro e prendere ognuna la propria strada se volevano.
 
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view post Posted on 6/4/2014, 09:57

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

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Quella che sarebbe dovuta essere una serata solitaria, da trascorrere in isolamento, lei e la Luna che avrebbe dovuto osservare e proteggere i suoi intenti del tutto pacifici, si era trasformata in una serata trascorsa in piacevole compagnia di Arya, quella Serpeverde "anomala" che Zoey, suo malgrado, stava imparando a conoscere. E a cui aveva rivolto l'invito di passare da lei le ormai prossime vacanze di Pasqua.
Cosa le fosse preso in quel momento, non ne aveva idea neppure lei stessa: le parole erano uscite meccanicamente dalle sue labbra, come se quella fosse stata la cosa più naturale e giusta del mondo. Come se non fossero state le sue parole.
Non era la prima volta che le succedeva, ma ormai aveva imparato che non c'era motivo di allarmarsi, se non altro perché da quelle frasi involontarie non era mai derivato nulla di male. Ancora.
Si stava però iniziando a far tardi, e meglio sarebbe stato per entrambe tornare ai rispettivi dormitori; ci sarebbero state altre occasioni per parlare e mettersi d'accordo per le vacanze. Sì, perché Arya, con sua enorme sorpresa, aveva accettato.
Facendola arrivare alla conclusione che in tutt'e due doveva esserci qualcosa che non andava a livello cerebrale.
*I-ì, ge-wa hi-la-go-i-yu.*, "Sì, è bene così": le parole nella lingua dei suoi avi apparvero nella sua mente come se fossero state scritte su una lavagnetta luminosa. Non parlava, né tantomeno pensava, spesso in cherokee, ma quando lo faceva, la maggior parte delle volte era sovrappensiero, a dimostrazione del fatto che quella cultura scorreva nelle sue vene, volente o nolente.
Erano arrivate davanti alla biblioteca, e stavano per congedarsi; rivolse alla Verde-argento un sorriso, e le prese l'avambraccio nel suo nel tradizionale segno di saluto cherokee - come le aveva spiegato poco prima nell'aula di Antiche Rune, assieme a molte altre cose del bagaglio culturale del suo popolo.

- Sì, direi che qui le nostre strade si dividono. E' stato un vero piacere incontrarti di nuovo. Credo che ci rivedremo domani a lezione, forse. Buonanotte. -
Poi, però, qualcosa le interruppe: voci di studenti che non avrebbero dovuto essere lì. Troppo chiasso per i suoi gusti, a quell'ora. Cosa stava succedendo?
L'espressione sul suo viso si fece cupa, poiché, nei discorsi che riuscì a captare a tratti, le parve di capire che c'era stata una specie di rissa. Rissa in cui era coinvolto un Grifondoro.
*Chiunque sia, appena lo avrò fra le mani, lo farò a fettine sottili. E tanti cari saluti al pacifismo.*, pensò, mentre annuiva al suggerimento di Arya di andare a controllare, ed entrambe scendevano di qualche piano, più in fretta che potevano.
Due bambine, sicuramente primine, che si guardavano in cagnesco; una delle due era una sua Concasata, una ragazzina che conosceva soltanto di vista, ma abbastanza da sapere quanto fosse impulsiva, se provocata. Aveva avuto modo di studiare i comportamenti dei suoi Concasati più piccoli in Sala Comune, nei rari momenti di relax.
Si avvicinò alla scena; accanto alle due, svettava una figura alta, slanciata, sottile quanto la lama di un fioretto, dalla chioma scarlatta. Emily. Emily Rose, Caposcuola dei Serpeverde; Zoey aveva ormai imparato a conoscerla, sebbene le occasioni in cui si erano incontrate erano sempre state tutt'altro che piacevoli, un po' per il contesto, un po' per il carattere impossibile della rossa. Strinse le labbra, con disappunto, spostando gli occhioni neri dalla sua concasata a Emily, per poi rivolgere a quest'ultima un cenno del capo rispettoso; nonostante non le andasse particolarmente a genio, non poteva fare a meno di nutrire una certa stima nei suoi riguardi.

- Miss Rose. - la salutò, in tono di fredda cortesia. - Abbiamo cercato di fare il più in fretta possibile, purtroppo siamo giunte in ritardo. Comunque, ora possiamo occuparcene noi. - Rivolse uno sguardo alla piccola Grifondoro bionda; come si chiamava? Allison, le sembrava; sì, ne era quasi sicura. Allison. La fulminò con gli occhi, e con la mano, impercettibilmente, le fece cenno di avvicinarsi a lei.
Potevano gestire benissimo la cosa lei e Arya, dopotutto era loro compito; non c'era alcun bisogno di disturbare un Caposcuola.
Soprattutto una Caposcuola Serpeverde, di cui Zoey, nonostante la rispettasse, non si fidava per niente. Tanto valeva affidare la sua piccola Concasata ad un'Arpia, a quel punto. Guardò di nuovo Allison.
*Dopo.* sembravano dire i suoi occhi; *Dopo giuro che ti scortico con le mie mani, e giuro che a confronto, la scarnificazione di Marsia ad opera del dio Apollo sembrerà una bella favola pastorale.*
 
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view post Posted on 18/4/2014, 03:00
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«Right now I want a word that describes the feeling that you get — a cold sick feeling, deep down inside — when you know something is happening that will change you, and you don’t want it to, but you can’t stop it. And you know, for the first time, for the very first time, that there will now be a before and an after, a was and a will be. And that you will never again quite be the same person you were.»


In un primo momento, fu quasi contenta di incrociare le due ragazze: avrebbe potuto parlare ad entrambe, da Caposcuola a Prefetti, tenendo le distanze e, cosa che più le stava a “cuore”, senza doversi sentire costretta ad aspettare il rientro di Arya in Sala Comune per chiederle dove si fosse cacciata quel pomeriggio.
Bastò uno sguardo più attento, posato sulle loro divise tenute orrendamente in disordine, a cambiare le carte in tavola.
Le iridi argentee di Emily si strinsero, conferendo al suo viso di porcellana un’espressione, se possibile, ancora più velata dal disappunto. L’essersi ritrovata a dover abbandonare i tomi di Pozioni per sedare una ridicola discussione le sembrò, all’improvviso, priva di importanza.
Ed in quel preciso istante, uno strano processo di sedazione delle reazioni prese il via nella contorta mente della giovane Rose. Si sentiva come pronta allo scontro, animata da un’energia arrogante, pronta ad esplodere e trattenuta a stento. Ma restava pur sempre la persona fiera e composta che tutti vedevano ed anche quella volta, anche se non osava pensare al motivo della sua stessa, spontanea, reazione, avrebbe smussato quell’improvvisa asperità; fingendo indifferenza, sia dinanzi alla situazione, sia difronte alle proprie irrazionali emozioni.
Avrebbe voluto fare dietrofront, andarsene e sparire dal palcoscenico padrone di casa di quell’assurdo spettacolino nel quale poteva ridursi a prendere il posto di una marionetta in balìa di sentimenti mai provati prima – e che mai avrebbe voluto provare.
E così, come un serpente che, aprendo le fauci, si prepara al veloce attacco ma, proprio nel momento in cui sta per colpire, non vede più dinanzi a sé la cosa contro cui scagliarsi, la fanciulla dai capelli vermigli, ripose le armi, tornando calma ma vigile.
Sorrise e solo in quel momento, scrollandosi di dosso la sensazione appena provata alla vista di cravatte slacciate, assenti e camice sbottonata, si rese conto di quanto le parole rivoltale da Arya, più che espressioni di cortesia, risuonassero come una presa in giro.

Effettivamente ho cose più importanti a cui badare e Lei dovrebbe saperlo. Ma a quanto pare ciò non Le è era chiaro fino a poco fa.
Una voce piatta, distante, colmò quel piccolo attimo di fremita attesa.
C’è qualcosa di sbagliato nelle persone fredde e scostanti. Non è il fatto che abbiamo del gelo a rivestire le loro anime, ma che si ostinino a mostrarsi soltanto come un freddo, inanimato, blocco di ghiaccio.
Non conosceranno mai la bellezza del linguaggio che va oltre la parola; la necessità delle emozioni.
Per loro, la fredda correttezza viene prima dei modi gentili e comprensivi.
La verità, prima dell’arte.
Ma c’era un motivo se Emily Rose si sforzava di essere tanto impassibile ed imperscrutabile – anche quando avrebbe avuto tutte le ragioni per non trattenersi.
Ci sono verità sul passato di ognuno che portano in sé un senso di liberazione ed altre che impongono il senso del tremendo. Le verità riguardanti la giovane Caposcuola, appartenevano alla seconda categoria.
Sua madre, il modo in cui l’aveva concepita, la sua morte, il tradimento di suo padre; erano tutte cose di cui Jacob non aveva mai parlato. Come se nulla di tutto quello fosse mai esistito o avesse avuto importanza. Di sua madre, a parte il vuoto, Emily non aveva alcun ricordo. Ma lui ne aveva? Come poteva, la questione, lasciarlo indifferente? Come poteva aspettarsi che
sua figlia restasse indifferente?
Da parte del vecchio Rose v’era solo finto pudore ed egoismo. Pudore perché parlare di cose che lei aveva scoperto soltanto negli ultimi anni, lo avrebbe condotto a parlare di sé, delle sue colpe; egoismo perché se qualcosa poteva danneggiarlo, non andava fatto, anche se ciò avrebbe avuto ripercussioni su sua figlia.
Sulle sue figlie.
Da piccola, Emily, era una bambina piena di gioia. Ma non si trattava di una gioia finta, superficiale, vi era sempre in agguato l’ombra della riflessione. Dai sorrisi e dalle grida, passava al silenzio con una velocità sorprendente. Ma quella felicità non era destinata a durare. Il prima ed il dopo che fan parte del corso della vita, prende il comando del destino e ci intrappola in una catena di cause ed effetti che inizia a soffocarci come rinchiusi in una cella troppo stretta.
*Le colpe dei padri ricadono sui figli*, si ritrovò a pensare la fanciulla pochi giorni prima, quando, osservando il proprio riflesso nello specchio, si ritrovò per l’ennesima volta a pensare alla morte di cui era stata causa.
Ma dove finisce la catena delle colpe? Il fato è davvero null’altro che il risultato delle nostre azioni?
Già in tenera età la Serpeverde aveva iniziato a costruire, intorno al suo esile corpo, un’invisibile corazza. Più grande e profonda era la sensazione di vuoto e mancanza provata, più doppia, dura e resistente diventava la corazza che si andava formando; ed ormai era diventata così stretta che quasi non respirava più.
Eppure a lei andava bene così e, a dirla tutta, non riusciva ad immaginarsi priva di quella difesa, anche perché ciò avrebbe significato l’aver vissuto un’altra vita, lontano dal buio e dalla solitudine. Una vita che non le apparteneva. Ma in quella posizione scomoda di prigioniera di sé stessa, si sentiva privilegiata. Nella sua prigione c’era il buio e non vedeva il colore delle cose come esse apparivano, ma così come esse erano. C’era il freddo, ma ciò non voleva dire non provare nulla ma soltanto che aveva provato troppo, abbastanza.
Per quanto Arya di fosse sforzata di aiutarla e sostenerla, andando contro sé stessa, Emily non poteva esprimersi, aprirsi con lei, lasciandola entrare lì dove aveva vietato l’ingresso persino a sé stessa.
Lo sguardo della fanciulla finalmente dalla Concasata alla Grifondoro, esattamente alla sua destra.
*Almeno un po’ di decenza*, si ritrovò a pensare mentre rifletteva nuovamente su quanto le stesse costando il non urlare contro entrambe. Era stata davvero la loro assenza ad infastidirla tanto? Si era ritrovata costretta ad agire personalmente, certo, ma doveva esserci dell’altro e doveva avere sicuramente a che fare con quanto accaduto nel Dormitorio dei Serpeverde e con ciò che andava osservando in quel momento.

“Il più in fretta possibile”? Dubito del fatto che foste a conoscenza di quanto stava accadendo, considerando che è stato impossibile rintracciarvi.

Riluttante, la Caposcuola voltò le spalle alle due colleghe, rivolgendosi nuovamente ai primini silenziosi.
La piccola Grifondoro sembrava molto più spaventata di quanto non lo fosse prima: che Zoey torturasse i suoi studenti come più volte Arya le aveva consigliato, scherzosamente (forse)?
Persino nei suoi pensieri, l’accostare le due fanciulle finiva con l’esprimersi con uno strano prurito ad ambo i palmi.
Le iridi chiare di posarono sui ogni studente presente, fino ad indugiare su un Corvonero in disparte: sembrava volersi trovare ovunque eccetto che lì.
La Serpina chinò il capo scuotendolo appena e trattenne un sorriso.

Considerati iscritta alla giornata della Pozioni del mese prossimo. Se ti ritrovo nuovamente a discutere animosamente con un’altra ragazzina, tanto da dover essere disturbata dai tuoi Concasata preoccupati, ti iscriverò personalmente a tutte le Giornate della Pozione della Pompadour finché non avrò sostenuto i M.A.G.O. .
Mandare la Serpeverde dritta, dritta nelle mani della Docente di Pozioni a lasciarsi cullare dal sadismo della donna, le sembrò, nei giorni a seguire, una punizione fin troppo cattiva ma, ovviamente, non avrebbe mai ritirato quanto detto.
Credo di aver capito cosa sia successo qui. Ritornate nelle vostre Sale Comuni.

Emily attese che tutti i ragazzini prendessero strade opposte per poi voltarsi, nuovamente, verso le due ragazze.
A quanto pare una Serpeverde ed una Grifondoro si contendono lo stesso Corvonero. Saprai tu cosa fare della tua primina. Ma sappi che non è la prima volta che succedono discussioni del genere tra loro due. Tienila a bada.

Detto ciò, con la stessa intensità di un elogio funebre, la Serpina si incamminò nella direzione in cui sostavano le due presenti rimaste. Urtò volente la spalla di Arya prima di passare oltre ma sentì che non poteva finire in quel modo. Non poteva trattenersi.
La prossima volta, prima di trastullarvi nel dolce far nulla e chissà dove, siete pregate di passare il testimone ai vostri colleghi. Fenix è assente, torna tra una settimana, dovresti saperlo Arya. E soprattutto non tollero che tu vada in giro a quel modo. Forse dov’eravate non v’era richiesta decenza, ma cui siamo nei corridoi del Castello. Ci si aspetta che gli studenti vi prendano sul serio.

Non le guardò. Non volle vedere l’espressione dipinta sul volto perfetto del suo Prefetto. Aveva parlato troppo, questo era certo, ma almeno non avrebbe rischiato di implodere.

 
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Arya Von Eis
view post Posted on 18/4/2014, 07:17




Tutto era svanito, la piacevole serata appena trascorsa in compagnia della grifondoro sembrava già un lontano ricordo, quella sensazione di pace e tranquillità che era riuscita ad infonderle aveva lasciato il posto ai soliti sentimenti e pensieri contrastanti, a quella sensazione di malessere che ormai permeava tutte le sue giornate.
Era riuscita ad uscirne solo in due modi, opposti e contrastanti, il primo appena vissuto nell’aula di Antiche Rune, il secondo, lasciando spazio al lato peggiore di lei, dando libero sfogo solamente ai sentimenti negativi, liberandosi così almeno temporaneamente di quel contrasto interiore.
Ora però nessuna di quelle due vie sembrava praticabile, le apparenze dovevano essere messe al di sopra di tutto, doveva regolarsi, nel bene e nel male e soprattutto non doveva permettere che la vicinanza della concasata le offuscasse la ragione, conosceva fin troppo bene quella sensazione, era il motivo per cui la evitava, non aveva una spiegazione razionale per ciò che era successo, cercava di giustificarsi e di respingere qualsiasi tentativo della sua mente di formulare ipotesi, ma non poteva incrociare quello sguardo senza perdervisi, senza desiderare qualcosa di più di quella fredda indifferenza.
Poteva fingere quanto voleva, poteva rivolgersi alla concasata con tutta l’educazione e la reverenza possibile, ma non cambiava nulla, sarebbe sempre e solo stata pura finzione, ben altre sarebbero state le parole che avrebbe voluto indirizzarle, ma non si poteva, non era il caso, assolutamente non in quella circostanza.
Doveva dunque recitare la sua parte, mantenne quindi lo sguardo alto, non poteva mostrarsi titubante, non le avrebbe concesso anche quel privilegio, non l’avrebbe messa nella condizione di sentirsi la più forse in quel gioco.
Il disappunto si poteva chiaramente leggere nello sguardo della Caposcuola che ora le stava osservando, cercò di seguirne la direzione per capire come mai, d’un tratto, sembrava essersi fatto ancora più contrariato.
Portò istintivamente la mano destra al colletto della camicia, lì dove gli occhi della concasata si erano posati, mancava il classico nodo a soffocarla, solo in quel momento si rese conto di aver semplicemente posato il cravattino intorno al collo senza premurarsi di legarlo, ma di certo non si aspettava quel trambusto, secondo i suoi piani, nessuno se ne sarebbe accorto, una volta in Sala Comune si sarebbe semplicemente cambiata e quella piccola mancanza sarebbe passata inosservata, ma se qualcosa poteva andar storto doveva farlo, avrebbe ormai dovuto imparalo.
Si voltò leggermente verso Zoey, anche lei non si era preoccupata di ridarsi “decoro” il che, agli occhi della Caposcuola doveva apparire più che sconveniente, due Prefetti che se ne andavano in giro in disordine, eppure, a quell’ora, avrebbe potuto chiudere un occhio, perchè se la stava prendendo tanto a cuore? Era evidente che nessuna delle due avesse intenzione di mettersi in mostra presa così, volevano solo andarsene nella propria stanza, erano stati gli eventi a condurle lì, non era necessario farne un caso di stato.
Lei per prima, in altre circostanze, non avrebbe mancato di far notare tale comportamento inopportuno, ma lì, ora, c’era altro a cui pensare che a come erano vestite loro due.
Evitò comunque il disperato tentativo di rimediare, avrebbe solo attirato ancora di più l’attenzione
*Se cercavi una scusa per riprendermi...brava...l’hai trovata...contenta?* era l’unica cosa che le venisse in mente per giustificare quella reazione.
Un sorriso si abbozzò sul volto della rossa
*Ecco che arriva la tempesta* “Effettivamente ho cose più importanti a cui badare e Lei dovrebbe saperlo. Ma a quanto pare ciò non Le è era chiaro fino a poco fa.” nuovamente qualcosa non andò come previsto, il tono era inespressivo e per quanto le parole fossero un chiaro ammonimento, non lasciavano trasparire né la soddisfazione del poter infierire, né l’aggressività che solitamente le riservava, semplice freddezza ed indifferenza.
Ed ecco che nuovamente si fece strada quel desiderio di prenderla e costringerla a guardarla, costringerla a rendersi conto che c’era e che non poteva far finta di nulla, che qualcosa era successo e fingere non l’avrebbe cancellato.
L’indifferenza era una tattica che aveva adottato lei per prima, forse non sarebbe stato corretto addossare tutte le colpe alla Caposcuola, cercò quindi di riprendere il controllo, non sapeva nemmeno esattamente cosa la trattenesse, di cose stupide ed impulsive ne aveva già fatte parecchie, una più una meno di certo non le avrebbe cambiato la vita.
Se lo ricordò nell’esatto istante in cui la concasata si rivolse alla grifondoro, si stava controllando perchè il motivo della sua presenza era una lite tra due ragazzine, erano in mezzo ad altri studenti e non poteva permettersi di dedicarsi a cose personali e poi...c’era Zoey.
Si era trovata bene con lei e sotto certi punti di vista si era anche aperta forse più di quanto si sarebbe aspettata, aveva forse visto il suo lato migliore, quello più sincero e spontaneo, cos’avrebbe pensato se di punto in bianco si fosse messa ad urlare dietro alla sua Caposcuola, apparentemente senza motivo? Non sapeva nemmeno lei dove sarebbero finite una volta tirato fuori l’argomento e sicuro non voleva che la ragazzina che le stava accanto si trovasse nel mezzo della bufera.
Adesso però stava oltrepassando i limiti, si erano già scusate per essere arrivate in ritardo, per non essere state rintracciabili, che senso aveva infierire oltre? Poteva benissimo andarsene senza metterla così sul personale, se ce l’aveva con lei poteva benissimo sfogarsi più tardi, non trovava necessario prendersela anche con chi non c’entrava nulla, soprattutto se non le era stato fatto nessun torto da quest’ultima.
Non furono tanto le parole ad infastidirla, quanto più il significato intrinseco, quello scetticismo, quella sorta di velata accusa, come se di proposito si fossero rese irreperibili fregandosene dei loro doveri.
Non ebbe comunque modo di replicare, voltò loro le spalle per tornare a rivolgersi alle ragazzine che avevano scatenato quel trambusto
*Giusto la lite* aveva perso nuovamente di vista il centro della situazione, doveva concentrarsi.
Non capiva comunque il motivo per il quale si stesse ancora trattenendo lì, aveva detto di aver altro da fare, eppure sembrava decise a portare a termine ciò che aveva iniziato, come se così facendo dovesse dimostrare chissà cosa, che era perfetta mentre lei no? Lo sapeva già, non era necessario quel teatrino, ma nuovamente si stava rendendo conto di portare la faccenda su un piano personale, se avessero continuato così, presto sarebbe stata ingestibile, non sarebbero più riuscite nemmeno a collaborare per le cose più semplici.
Non poté però evitare di sorridere nel sentire la punizione che aveva appena inferto alla serpina, decisamente la partecipazione alla Giornata della Pozione non era impresa da poco, senza contare che la professoressa Pompadour incuteva abbastanza timore, ci avrebbe pensato probabilmente due volte prima di imbarcarsi in altre discussioni senza un valido motivo.
Sembrava finita, la Caposcuola aveva intimato a tutti di disperdersi e di ritornare nelle rispettive Sale Comuni ed intimoriti, probabilmente all’idea di incorrere in punizioni peggiori di quella appena toccata alla serpina, tutti scomparvero dal corridoio in tempo record, persino la contendente grifondoro sembrava essersi data alla macchia, preferendo affrontare il proprio Prefetto in separata sede piuttosto che in presenza della serpeverde.
Stava quasi per rivolgersi a Zoey con l’intenzione di congedarsi, convinta che il peggio fosse, almeno temporaneamente passato, quando fu Emily ad anticiparla, tornando ad osservarle rivolgendo giusto qualche parola alla grifondoro.
Ed ecco, per l’ennesima volta, quella stretta allo stomaco, non le stava guardando, ma avanzava nella loro direzione, non era nulla, doveva solo superarle, lo sapeva benissimo, ma in quel momento avrebbe decisamente preferito che le scale si trovassero nella direzione opposta.
Si sentì urtare la spalla, dubitava che quel contatto fosse stato accidentale, non per Emily Rose, lei che ben si guardava da qualsiasi contatto, che se poteva frapponeva mille miglia tra lei ed i suoi interlocutori, no, l’aveva cercato, ma non ne capiva il significato, semplice sfida? Voleva sottolineare maggiormente il suo disappunto? Cosa doveva rappresentare? Si stava già girando per bloccarla quando si trattenne, Zoey era ancora lì, avrebbe lasciato correre, nuovamente.

*Adesso basta...è troppo...stiamo oltrepassando ogni limite*
Alle ultime parole della compagna non poteva restare indifferente, non poteva fingere di non averle sentite, non poteva fingere che non l’avessero colpita, non se la sarebbe cavata così facilmente.
Si voltò leggermente verso Zoey con aria colpevole, mimando con le labbra un “Mi dispiace” chiuse gli occhi e strinse i pugni girandosi questa volta verso Emily che le aveva superate, mosse un paio di passi nella sua direzione ed afferrandole il braccio la costrinse a voltarsi
-Qual’è il problema Rose?- ma in quell’istante lasciò la presa indietreggiando, tornando accanto alla grifondoro.

-E’ perchè ti hanno disturbata? Non possiamo essere sempre ovunque, siamo arrivate appena saputo. E’ per la divisa? Dannazione Emily me ne stavo tornando in Sala Comune, come facevo ad immaginare che quelle due avrebbero creato sto macello? Lo sai benissimo che sono la prima a non approvare la mancanza di decoro in pubblico- cercò il suo sguardo -O forse il problema non è nessuno dei due- questa volta il tono era quasi disperato, mentre prima le stava quasi urlando dietro, ora la voce era più bassa, ma allo stesso tempo più turbata -Ti rendi conto che è assurdo? Io non ce la faccio più, per quanto continuerai a fingere che non sia successo nulla? Non credo te la saresti presa tanto se si fosse presentato Fenix in ritardo e col cravattino slacciato-

L’avrebbe fatto di nuovo, per quanto avesse cercato mille giustificazioni, in quel momento, si rendeva conto che l’avrebbe rifatto ed era maledettamente assurdo, privo di senso, se l’era ripetuto fino alla nausea, in qualche occasione se n’era anche convinta, ma tutto crollava nell’esatto istante in cui incrociava il suo sguardo.

 
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view post Posted on 19/4/2014, 08:44

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

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« Some people watch, some people pray, but even lights can fade away; some people hope, some people pay, but why'd we have to stay? 'Cause even heroes get the blues, or any misery you choose, you like to watch, we like to use, and we were born to use. I choose defeat, I walk away, and leave this place the same today. Some like to sleep, some like to play: just look at all that pain. »


Accigliata, ascoltò le critiche che la Caposcuola Rose stava rivolgendo loro; arricciando le labbra, in un atto involontario che le era rimasto d'abitudine sin da piccina, incrociò le braccia al petto, alzando un sopracciglio; d'accordo erano giunte in ritardo, tuttavia non le sembrava quella una situazione così grave, e non c'era nulla di irreparabile. Cosa contavano quei cinque minuti di ritardo?
Nulla, apparentemente; eppure, sentiva che c'era qualcos'altro, di cui lei, ovviamente, non era a conoscenza.
Nè le interessava esserlo: non era affar suo. Ma qui si andava esagerando, e lei nelle condizioni attuali, non tollerava che la si umiliasse così, specialmente davanti ad altri studenti.
Dopo che la rossa Serpe - e mai termine fu più appropriato per descrivere una persona - ebbe intimato alle due primine di tornare nei rispettivi dormitori, con tanto di ordine alla sua piccola Concasata di partecipare alla prossima Giornata della Pozione ( quello era il castigo, la Signora dei Ghiacci aveva parlato ), Zoey si rivolse alla piccola Rosso-oro che aveva di fianco.

- Torna pure al Dormitorio, Allison. Affronteremo la questione domani, con calma. - disse piano, in tono calmo, senza lo sguardo omicida che l'aveva caratterizzata all'inizio, per tranquillizzare la piccola, anche se, in verità, il motivo di quel litigio la disgustava abbastanza; si era davvero accapigliata con una sua compagna per un ragazzino? - Non è così che ci si comporta. Fai parte della Casata di Godric, dunque ci si aspetta che tu mantenga fede ai suoi principi di cavalleria e cortesia, non che ti azzuffi con una coetanea per una questione simile come una perfetta oca giuliva. Spero che tu te ne renda conto. Cosa direbbe la professoressa Bennet se venisse a saperlo? Va' ora; ne riparleremo domattina. - aggiunse, in tono glaciale, indicando col capo il piano superiore ad Allison; si voltò verso gli altri presenti solo quando vide la chioma bionda della giovane Concasata, a testa bassa, svanire in cima alla scale, sufficientemente mortificata.
"Tenerla a bada", aveva detto la Rose.
*Come se fosse la cosa più semplice del mondo tenere a bada frotte di ragazzini impulsivi e scapestrati.*
Ma fece buona viso a cattivo gioco, e squadrando con i suoi occhi scuri, in cui difficilmente si riusciva a scorgere la pupilla, l'esile figura della Caposcuola dei Serpeverde, disse, in tono pacato:

- Allison non costituirà più un problema. Mi auguro che sarà così anche per la tua primina. -
La successiva frase pronunciata dalla stessa, però, rischiò seriamente di farle saltare i nervi tutti assieme. La mascella si contrasse, e i pugni, impercettibilmente, si strinsero, le unghie affondate nel palmo della mano, per tentare di darsi un contegno ed evitare di saltare alla gola della Verde-argento.
Zoey non era una persona impulsiva o facilmente irritabile, eppure Emily doveva essere una delle poche persone, evidentemente, con la rara capacità di mandarla in bestia. Le sarebbe piaciuto non poco replicare l'esperienza al Club dei Duellanti, quando mandarla a gambe all'aria con qualche incantesimo era stato del tutto regolare. Ricordava ancora il dolce sapore che aveva provato quando l'arbitro aveva decretato la sua vittoria, con conseguente sconfitta della fredda Serpeverde. Questo pensiero riuscì a strapparle un vago sorriso, quasi di sbeffeggiamento, e riuscì a calmarla un poco, mentre si ricomponeva e tornava ad essere calma e posata come al solito.

- Se posso permettermi, miss Rose, il "dolce far nulla" a cui Voi alludete, è lo studio. Ho incontrato miss Von Eis al piano di sopra, mentre anche lei era alla ricerca di un posto tranquillo in cui svolgere i compiti in pace, e ci siamo intrattenute insieme non più di mezz'ora, il tempo di scambiare due chiacchiere piuttosto generali sulle rispettive condizioni. Il cravattino slacciato non è forse opportuno dati i nostri ruoli, ma se dovessimo attaccarci ad ogni singolo dettaglio, nessuno si salverebbe dall'essere criticato e ammonito. Cosa che, miss Rose, a Voi riesce benissimo, non dubito. - Si fermò un momento, per poi sorridere, divertita. Pan per focaccia. - Ma, per come la vedo io, correggetemi se vado errata o non condividete, non è un cravattino slacciato a sancire quanto una persona sia rispettabile o quanto rispetto meriti, mi sbaglio forse? Ma, a parte ciò, non credo che un unicum possa compromettere l'idea che si ha su una determinata persona. -
Tacque, continuando a fissarla, senza distogliere gli occhi dai suoi; Emily non la metteva in soggezione, non le incuteva nessun timore. Poteva ingannare chiunque volesse con quel suo atteggiamento gelido e scostante, ma non lei.
Ricordava bene quel tardo pomeriggio di molti mesi prima, sul limitare della Foresta Proibita. Non aveva dimenticato quanto diversa - ma non per questo più amichevole, anzi - le fosse sembrata. Forse la rossa l'aveva rimosso, ma lei aveva un'ottima memoria.
Ascoltò lo scambio di battute fra Emily e Arya; quest'ultima le pareva fosse stanca di quella scenata. Si era voltata verso di lei, mimando con le labbra un "mi dispiace"; Zoey le sorrise, comprensiva. Non doveva esser facile avere a che fare tutti i giorni con una persona simile. No, per quanto rispetto e stima nutrisse per la Rose, decisamente preferiva avere il meno possibile a che fare con lei.
Non le sfuggì il tono frustrato ed esausto con cui Arya si stava rivolgendo ad Emily; inarcò come di consueto un sopracciglio. Cos'era in corso fra quelle due? Era ovvio ci fossero dei trascorsi, ma stava iniziando a chiedersi quali fossero.
- ...Io non ce la faccio più, per quanto continuerai a fingere che non sia successo nulla? -
*Nulla, cosa?* non poté fare a meno di chiedersi, mentre gli occhi continuavano a passare dall'una all'altra, con sguardo interrogativo.
Il buonsenso, però, ebbe la meglio, e decise che era meglio non impicciarsi, nonostante, suo malgrado, la curiosità iniziasse a bruciare dentro di lei. Ficcare il naso non sarebbe stato rispettoso verso nessuna delle due, specialmente nei confronti di Arya, che stava iniziando ad apprezzare e a piacerle davvero.

- Forse preferite continuare questo discorso da sole. - proferì, ma anziché voltare loro le spalle e fare subito ritorno in Sala Comune, volle attendere una loro risposta, quasi per accertarsi che fosse tutto okay.
Non voleva certo che si scannassero a pochi giorni dalla santa Pasqua cristiana. Sarebbe stato poco consono e avrebbe tradito una certa "mancanza di decenza", e ciò sarebbe stato incoerente con i princìpi della signorina Rose.
 
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view post Posted on 31/5/2014, 01:38
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« Nella solitudine il solitario divora sé stesso;
nella moltitudine lo divorano in molti.
Ora scegli. »

Qual è il problema, Rose?
Una stretta allo stomaco ed un silenzioso scoppio.
Il rumore sordo di uno scoppio indirizzato alla fiancata di una nave.
Colpita ed affondata.
Perché aveva parlato? Perché non riusciva ad essere semplicemente … sé stessa? La solita Emily, quella che in quella situazione avrebbe reagito in modo differente, chiedendosi, senza rabbia alcuna, dove fossero le due Prefette; dispensando una qualche lieve punizione ai primini per poi ritirarsi nel suo Dormitorio a pensare a cose più importanti, affrontando l’ennesima notte insonne, l’ennesima lotta interiore, l’ennesima giornata ove ogni passo doveva essere dettato dalla razionalità perché mai come il quel periodo stava rischiando più di quanto avesse mai potuto pensare.
Ferma in quella posizione, impossibilitata nel vedere il volto delle due fanciulle che le stavano dando contro, Emily chinò il capo vermiglio, socchiudendo gli occhi. Loro due non avevano colpa alcuna, stavano semplicemente rispondendo al suo tono di voce autoritario e sgarbato. Zoey, più di tutte e tre le presenti, non poteva essere incolpata: che ne sapeva lei di cosa nascondessero le due studentesse Serpeverde? Vista la situazione da un punto di vista più razionale, Emily stessa, al limite della propria lucidità, dovette pensare che, quanto poco prima detto, risuonasse stupido e superficiale. Arya, tuttavia, poteva ben comprendere.
*Una bambina, ecco cosa sei*
Si rimproverò. Ma la predica generata dalla sua stessa coscienza non servì a migliorare la condizione della giovane Caposcuola. Aveva lasciato che le emozioni prendessero il sopravvento, mostrando un lato di sé che odiava. Ecco che, dunque, la domanda che poco prima s’era posta (“perché non posso essere me stessa in compagnia di Arya?”), perdeva di significato e senso logico: Emily non era affatto cambiata e ciò che stava mostrando, in quel momento per lei tanto fragile, era soltanto un lato della sua personalità che poche volte veniva fuori ed anche per tale motivo, risultava incontrollabile.
Eppur doveva reagire sistemando al meglio la strana situazione che ella stessa aveva creato e poi sarebbe stata libera di andarsene, col suo orgoglio ancora intatto, camminando a testa alta fino alla Stanza n°3 per poi affondare il viso pallido nel cuscino, lasciando che il silenzio rimettesse a posto ogni cosa.
*E lei dormirebbe accanto a te, nella stessa stanza*
E l’avrebbe sentita entrare.
Avrebbe udito i suoi passi incerti. Quei quattro passi che annunciavano ch’era lì e si fermava per vedere se Emily stesse dormendo. E poi altri sette passi, quelli che le servivano per giungere al suo letto, sulla sinistra.
Sì la giovane Rose lì contava, ogni notte, quando era la prima a ritirarsi nel Dormitorio, fingendo di sprofondare in un sonno senza sogni.
Ed avrebbe avvertito il suo respiro; quello non pesante di chi è sveglio e fissa il vuoto o le fiamme ardenti.
Così simili e così lontane.
Ci sarebbe stata una fine? O avrebbero fatto finta di nulla perché, infondo, nessuna delle due sarebbe stata in grado di affrontare la cosa da persone civili?
Ma proprio in quel momento Arya stava dimostrando più maturità di quanto avesse fatto Emily e lì, davanti a Zoey, rimembrava quanto accaduto considerandolo come la causa scatenante della reazione della Serpina.
Ci sono persone che si sentono a disagio restando in silenzio ed avvertono come il dovere di riempirlo. Ma persino in quell’intenso momento, non si poteva dire che Emily appartenesse a tale categoria. Fin quando avrebbe taciuto, il tempo sarebbe stato fermo. Fin quando non avrebbe proferito parola alcuna, sarebbe stata salva, bloccata in un eterno presente nel quale non avrebbe corso rischio alcuno.
Ma, ovviamente, come per tutte le cose, bisogna pur andare avanti. Magari facendo finta di nulla ed incamminandosi verso la meta predestinata oppure scegliere la strada più ardua, prendendo le cose di petto e lasciando che la verità trovasse il suo posto in quel caos.

Shannon non sarà più un problema, te l’assicuro. Buonanotte, Zoey.
Rivolse pochissime parole in direzione della Grifondoro. Non per mancanza di rispetto nei confronti di quanto da lei pronunciato ma perché, semplicemente, non ne aveva udito nemmeno una frase che potesse avere un qualche senso. Parole sparse qua e là nel turbine tempestoso dei suoi pensieri, impegnata a decidere sul da farsi.
Aveva incontrato l’attuale Prefetto dei Grifi al suo primo anno ad Hogwarts, al limitare della Foresta Proibita; aveva visto qualcosa in lei, qualcosa che non riusciva a descrivere ma poteva fare in modo che Emily provasse una certa stima nei suoi confronti. Ma in quel momento, la sua presenza era irrilevante e dunque, andava metaforicamente eliminata.
Non sapeva come sarebbe andata una volta che fossero state sole ma tutto ciò che stava succedendo tra loro due, qualsiasi cosa fosse, doveva trovare un punto di quiete e stasi.
*Cos’è che vuoi tu?*
Saperlo sarebbe stato un ottimo punto di partenza. In quel momento avrebbe certamente voluto stare da sola ma fuggire non le si confaceva.
Sapeva cosa volesse Arya o forse, semplicemente, peccava di presunzione nel crederlo.
*Lei vuole la tua compagnia e tu…*
Si voltò, col capo ancora chino ma che si andava alzando lentamente verso Arya mostrando uno sguardo spento, indifferente, quasi annoiato. Una finta, un gioco da ragazzi per lei che era così brava a mostrare agli altri ciò che voleva vedessero e mai cosa provasse davvero.
Piegò l’angolo sinistro delle labbra rosse esibendo un quasi impercettibile sorriso stanco ed ironico.

Aveva scelto.
La solitudine.
Ancora una volta.



 
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Arya Von Eis
view post Posted on 3/6/2014, 05:29




Presa dalla situazione, dal momento, si era quasi dimenticata che non erano sole, non aveva riflettuto e le parole le erano uscite di bocca senza che potesse fare nulla per fermarle, non l’aveva certo immaginata così quella scena, in realtà non l’aveva proprio immaginata, convinta che nessuna delle due avrebbe mai avuto il coraggio di tirare fuori l’argomento, figuriamoci, lei era praticamente scappata e da lì erano diventate esperte nell’evitarsi.
Quanto poteva sperare che quella sua affermazione passasse inosservata alla prefetta grifondoro? Forse avrebbe fatto bene a non illudersi minimamente, la situazione era così surreale che qualsiasi accenno ad un’ipotetica motivazione sarebbe stato colto anche dal più distratto degli interlocutori.
Non poteva certo spiegare a Zoey le sue allusioni, di sicuro non lì, di sicuro non in quel momento e probabilmente sarebbe stato meglio non farlo mai e poi, cosa le avrebbe detto? “No sai, così, tra una discussione e l’altra mi sono inventata di baciare miss Rose, ma non so perchè è, semplicemente l’ho fatto” no, decisamente no, necessitava di un piano B.
Furono proprio le parole di Zoey a destarla dai suoi pensieri, riportandola alla realtà, si voltò verso di lei con aria colpevole e titubante, le dispiaceva si fosse trovata in mezzo a quella situazione e allo stesso tempo desiderava riuscire a parlare con Emily e sapeva che, se già aveva poche speranze in privato, sicuramente con la grifondoro non avrebbe aperto bocca, ma non voleva apparire scortese.
Fu dunque la caposcuola a parlare per prima, mentre Arya ancora cercava le parole, non fu difficile per la rossa liquidare la prefetta, stranamente lo fece anche in modo quasi gentile ed educato rispetto a poco prima.


-Zoey...non...non ti preoccupare- aveva notato che stava quasi aspettando un consenso ad abbandonare il campo di battaglia -E’ tutto okey...domani serpeverde avrà ancora la sua caposcuola e pure i suoi prefetti- un sorriso un po’ forzato accompagnò quell’ultima affermazione, ma a maggior ragione, se le cose si fossero messe male, era meglio se la grifondoro non si fosse trovata nei paraggi -Non sparire di nuovo però- questa volta il sorriso fu più sincero e disteso -Buonanotte e...grazie-

*Tic Tac Tic Tac*
Il ticchettio della bomba si faceva ora sempre più assordante, senza l’altra prefetta che, pur involontariamente, fungeva da freno per le due serpeverde, nulla avrebbe impedito all’ordigno di esplodere.
Si aspettava davvero una qualche risposta? No, lo sperava, ma sapeva bene che la cosa più semplice da ottenere da miss Rose era l’indifferenza, nulla le dava la certezza che si sarebbe smentita proprio in quell’occasione.
Si era lasciata trasportare dalle emozioni, senza avere risposte, senza sapere dove quel discorso l’avrebbe condotta, cos’era successo? Non lo sapeva nemmeno lei, non sapeva, o forse non voleva sapere, cosa le fosse passato per la testa, cosa l’avesse spinta a quel gesto, se l’era domandato? Certo, più di una volta, ma era facile eludere le proprie domande, darsi false risposte quando l’evidenza era scomoda ed era proprio ciò che aveva fatto Arya, aveva soffocato quel pensiero, l’aveva seppellito sotto tutto il resto, mettendolo a tacere con un semplice “E’ stata una debolezza, un errore”.
Eppure, in quel momento, quella risposta le sembrava così priva di senso, che si sentiva una stupida per averci creduto
*Non sareste qui se fosse vero, non l’avresti tirato fuori se fosse vero, non saresti qui a sperare in una sua risposta se fosse vero* ed ecco l’ennesima presa di coscienza che avrebbe voluto soffocare, ma non poteva, non ci riusciva con lei di fronte.
Il silenzio sceso sulle due fanciulle non sembrava volersi ritirare, a chi spettava la prima mossa?
*No, non farlo* lo sguardo indifferente che le rivolse la compagna non lasciava molti dubbi su come, almeno secondo lei, si sarebbe conclusa quella discussione, anzi, in realtà, su come non si sarebbe conclusa, se si fosse voltata lasciandola lì da sola, non si sarebbe stupita e, a dirla tutta, sarebbero anche state pari, forse se lo meritava.
*Possibile che non t’interessi minimamente? Possibile che ti lasci completamente indifferente? Odiami, insultami, fai quello che ti pare, ma almeno dimmi qualcosa*
Il mezzo sorriso che venne dopo la costrinse ad abbassare lo sguardo, sembrava che, alla fine dei conti, fosse l’unica a cui importasse qualcosa, ma non l’avrebbe assecondata, non un’altra volta.
A testa bassa coprì la distanza che le separava, fermandosi un attimo prima di scontrarsi con lei


-Non mi va di giocare-

Lo sussurrò appena, portando i suoi occhi a specchiarsi in quelli della caposcuola, un errore, forse non era stata una mossa intelligente, fino a qualche istante prima aveva ben chiaro in testa cos’avrebbe detto, cos’avrebbe fatto, ma ora, ora tutto era diverso, ogni dettaglio di quel viso, dalla più piccola delle lentiggini alla più chiara delle venature dei suoi occhi, sembrava volerla distrarre.
Nella sua mente c’era solo l’immagine di ciò che era accaduto, di ciò che aveva provato, non ricordava nemmeno cosa l’avesse spinta ad avvicinarsi tanto, c’era un motivo, doveva esserci stato, almeno inizialmente, ma ora, qualsiasi cosa fosse sembrava aver perso di rilevanza.


-Non riesco a stare distante da te, non riesco a far si che tu mi sia indifferente, ci ho provato, con scarsi risultati e lo sai anche tu, ti evito di giorno eppure la prima cosa che faccio quando torno in dormitorio è controllare se ci sei, se stai dormendo, ti evito, eppure so sempre esattamente dove sei per poterti evitare- sentiva che non avrebbe portato a termine nemmeno quel discorso, che le parole le si sarebbero bloccate in gola prima di riuscire a prendere forma -Emily-

Ma non riuscì a proseguire, non subito e, sperando che non opponesse resistenza, le prese la mano sinistra portandosela al petto all’altezza del cuore, poteva realmente sentirlo? Poteva seriamente sentire che il suo cuore aveva quasi raddoppiato i battiti? Sperava di sì

-Non so se riuscirei a spiegarlo meglio a parole-

 
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