Don't forget to close the Door..., [Quest Fissa]

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view post Posted on 7/1/2021, 13:17
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Oliver Brior • Caposcuola Grifondoro
Vedeva in Hanne parte di quello che era stato a sua volta, tempo addietro. Ne riusciva a tratteggiare, in propria percezione, il profilo di un animo che andava ingarbugliandosi, e si inaspriva perfino per lui una consapevolezza contorta. Quello che la bambina aveva affrontato, quello che continuava a vivere costantemente, tutto per lui appariva come un collegamento, e comprendeva di pari modo di non avere altro che supposizioni, altro che riflessioni: di cosa fosse accaduto per davvero, di quale ragione avesse spinto all'incendio devastante, e di quali segreti le fiamme avessero consumato, e lentamente mutato in cenere. Aveva soltanto pensieri, e l'uno e l'altro giungevano in eterno contrasto: perché il cuore era un intruso che non aveva confronto, e in lui - in Oliver - si spezzava al chiarore del volto di Hanne. Vedeva in lei forse una proiezione di sé, di quando era bambino, di quando il rimorso aveva intaccato il suo animo. Vedeva in Hanne, la Sconosciuta, quello che in lui invece era certezza d'insieme, e quello che in lui sempre sarebbe stato fondamento. Un passo, un altro, un altro ancora; cercava invano di raggiungerla, di liberare così le proprie mani per stringere lei, per sfiorarla, per portarla tra le sue braccia. Lì, al suo petto, senza che fosse atto di misericordia. Nell'empatia in corso guizzava la scintilla del proprio, infido egoismo, lo stesso aspetto che soltanto in quell'ultimo periodo aveva imparato a sottintendere, a rendere concreto: lo sapeva, e cuore e mente ne davano conferma; non sarebbe andato via senza risposte, e non l'avrebbe fatto per lei e per lui, allo stesso tempo. In quella cornice d'insieme vedeva l'identità di un bambino che piangeva, vedeva il tremito di spoglie incapaci, tanto misere da spegnersi al Divenire profano. Perché lui, all'esordio di ogni confine, aveva visto e non aveva compreso. Così, in modi diversi, aveva perso a sua volta, e a lungo aveva trovato facile crogiolarsi in trame familiari - l'abbraccio di sua madre, i morbidi tessuti dei vestiti di Loras, e il profumo di calendule che lente andavano appassendosi. Era stato facile, poiché più naturale, scorgere da lontano la vita che scorreva; ed era stato facile, poiché meno invadente, ritrovarsi ai margini di ogni altra cosa, di ogni altra stanza, di ogni altra sensazione. Così, vedeva in Hanne quello che aveva visto in lui. Quando Loras era scomparso, lui si era abbandonato a quel che aveva, e nel rimorso aveva trovato dimora, sicurezza, stabilità. Una parte di lui, lì nello scrigno degli orrori taciuti, pensava potesse essere lo stesso perfino per Hanne. Qualsiasi cosa fosse accaduta per davvero, qualsiasi motivazione avesse spinto Emma all'incendio brillante delle sue Visioni, tutto coinvolgeva Hanne. E forse, si diceva, era facile per lei accogliere quel che aveva, e non fare nulla, nulla, per liberarsene, per ricominciare. Emma era il passato di negligenza che lui stesso aveva vissuto, ed Hanne ai suoi occhi ricordava il riflesso di quel che fosse stato, ancor prima di chi fosse stato. Intimamente, come singulto a stento trattenuto in gola, Oliver si augurava di sbagliarsi; percepiva contorcersi, come spira d'ombra, l'innato desiderio di saperne di più, e sapeva che non dipendesse affatto da spicciola curiosità. Quello che provava, invero, si esprimeva nel contatto che riverberava tra lui e Hanne. Non poteva abbandonarla, non poteva. Per lei, lo sentiva, così come anche per lui. Non avrebbe chiuso occhio per lunghe, infinite notti, se avesse lasciato quella casupola senza essere davvero certo che Hanne stesse bene; c'era qualcosa che non comprendeva, qualcosa che aveva superato i confini dell'umana innocenza. L'incendio della casa era singolare, ma la morte dei suoi abitanti era spregevole, e ritornava alla domanda che aveva posto, irrisolta nella risposta. Perché. Perché era accaduto, e perché Hanne non era mai scappata. Temeva che Emma rappresentasse radici impossibili da sciogliere, poiché tanto familiari. Riverberò in lui la memoria del maglione di Loras, che per sette giorni, sette lunghi giorni, non aveva mai voluto togliere. Dopo la sua morte era tutto quel che gli restava, e nulla aveva più importanza. Emma vestiva alla sua percezione le reti di un maglione, tessuti integri, resistenti più di tutto il resto.
Per Hanne, allora, era quel che restava - nelle sue peggiori ramificazioni, era comunque presenza. La mano sinistra si strinse maggiormente attorno al gessetto appena recuperato, e Oliver tentò in quel modo di non perdere Hanne. Ma era lontana, e il contatto delle loro mani si era estinto sul nascere. Nella stanza che si apriva attorno a sé, si bloccò di scatto allo scorcio di fronte. Ovunque vinceva su di lui la disarmonia di un ambiente, ne era profondamente scosso al punto da battere convulsamente le palpebre. Ma era lì, Hanne era lì. Dietro di lei, si accorse repentinamente di Emma e soprattutto di Megan, mentre per istinto cercava di chiudere gli occhi al fascio improvviso di luce. Quello che accadde in seguito lasciò in lui il segno del turbamento, e l'impellente istinto di fare in fretta, di non avere più tempo. Intorno a sé percepiva il brivido delle ombre, e più si faceva sottile, più rinverdiva l'incontro esordiente delle serpi. Strinse con maggiore vigore la bacchetta nella mano destra, e tentò un passo indietro al cenno di Megan. Erano lì, non troppo distanti l'uno dall'altra. Sentì l'impulso di dirle di avere una via di fuga, di avere con sé il gessetto, ma il proprio corpo reagiva al sinistro stridio tutto intorno, e s'arrestava lì in piedi. Si guardò attorno, rapidamente, nel tentativo di individuare la parete prossima, la più vicina.
Andare via, gridava Hanne. Era evidente stesse riferendosi ad entrambi, a lui e a Megan. Andare via, imponeva. Ma quel che aveva visto, quel che aveva vissuto fino ad allora, tutto tesseva una realtà che non avrebbe potuto rinnegare, né in quel momento né in futuro. Aveva bisogno di una via di fuga, nell'eventualità che la situazione potesse degenerare ancor più del momento. Nel caotico incontro lì in corso, cercò di volgere appena il volto verso la prima parete più vicina, verso la stessa che aveva tentato poco prima di scorgere il più possibile. Che fosse stata sulla destra o sulla sinistra non avrebbe avuto importanza, avrebbe scelto la parete possibilmente meno ingombra. L'abitazione in cui si trovava era colma di oggetti, aveva avuto modo di accorgersene fin da prima. Ma spento com'era nel timore di non ritrovare Hanne, di perderla allora per sempre, gli parve liberatorio - quasi d'istinto - accogliere il Vuoto, renderlo tangibile come un velo d'infinita maestria. Individuata la parete prossima più spoglia, lo sguardo avrebbe provato a catturare eventuali oggetti lì frapposti, ostacoli da sgomberare il prima possibile. Avevano bisogno del muro, fondamento assoluto della stessa dimora: solo in quel modo il gessetto avrebbe potuto tracciare i confini del sentiero, e da lì - con un pizzico di fortuna - lui e Megan, e forse... forse non soltanto loro, infine avrebbero potuto lasciare quei luoghi. Immaginò così che oggetti di passaggio si ritraessero, perdessero rapidamente consistenza, mutassero nell'invisibilità di uno strappo irreale; li vedeva sparire, tutti insieme, fino a liberare il muro poco dietro. Intrappolati dal velo profondo dell'assenza vera e propria, già nei suoi pensieri non più li vedeva. Via, via insieme, via fino a non essere. Falli andare via, gridava Hanne. E lui, invece, inveiva lo stesso ordine verso gli oggetti. Falli andare via, sussurrava intimamente, e la volontà si impose al controllo dell'Abete. Individuati gli elementi da consegnare al vuoto, la bacchetta rivolta verso gli stessi, completò così un movimento circolare continuo, l'esattezza di una trappola eterna. Insieme la formula, nella variante non-verbale, sfumò in tre precise, scandite sillabe.
«*E-va-nesco Attingeva alla magia più innata, ne stringeva la presa sulla bacchetta e lasciava che il vuoto si ingigantisse ad inglobare quanti più oggetti possibili, lì di fronte, fino a liberare la parete e il loro conseguente passaggio. Conosceva l'Incantesimo fin dal primo anno, lo portava così in risalto come vivida, preziosa necessità. Andare via, era così che avrebbero dovuto fare. Ma non avrebbe potuto lasciare l'irrisolto, lì nella stanza. Avrebbe cercato Hanne, così Emma, di nuovo loro. Un sussurro, infine poche parole in tono gentile, più intimo.
«Questo posto appare come un nascondiglio. Vi prego, ascoltateci.»
Immobile, in tensione, attento ai pericoli in risveglio tutto intorno. Ricordò il bosco, i tronchi dai simboli runici, i grovigli di oscure creature e il nugolo di serpenti velenosi; non occorreva guardarsi attorno lì in quelle mura, infine, per comprendere che Emma e Hanne apparissero come... isolate. Cercò loro, l'ultimo baluardo di un legame impossibile. «Noi possiamo aiutarvi, venite con noi.» Questo posto, gridava. Questo posto non è per voi. Non una volta, però, pensò alle conseguenze delle sue parole. Non conosceva né l'una né l'altra per capire chi fossero per davvero, ma quella sembrava per lui una vita da reietti, lontane da tutti. Non c'erano altre case, ricordava, nel bosco che avevano percorso all'inizio, e forse - tremò all'idea - non c'erano altri, oltre loro.


statistiche / inventario
salute 315/315 corpo 285/285 mana 343/343 exp 59.5

incanti
I, II, III, IV Classe completa
V Classe » Claudo, Nebula Demitto, Plutonis, Patronus
VI Classe » Perstringo
Chiari » Stupeficium, Rituale Perfetto

abilità
Divinatore Esperto, Maridese, Materializzazione

inventario
bacchetta magica, galeone ES, spilla C.r.e.p.a., bracciale di damocle, libri di Divinazione, sfera di cristallo, rune sacre con gessetto, occhialini ghostbuster, macchina fotografica

in breve
Oliver tenta di seguire Hanne, si ferma nella stanza prima che la situazione possa complicarsi. Percepisce tensione e non può andare via, senza aver tentato almeno un ultimo contatto; al risveglio dei serpenti comprende che non ci sia tempo, tenta così di scorgere la prima parete più vicina e di liberare eventuali oggetti davanti (ho immaginato la stanza ingombra come il resto della casa visitata) con la magia, così da ottenere poi la via libera. Con gentilezza si rivolge di nuovo ad Emma ed Hanne.
 
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view post Posted on 23/1/2021, 11:26
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Il Fato

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Fino a dove si può spingere l'umana follia? Cosa deve scattare in una mente affinché si perda in un oblio completo della ragione? Invano Megan cercò di imporre la logica sulle due sorelle, non avevano orecchie per ascoltarla, né occhi per vederla realmente; si trovavano come sul fondo di un pozzo carico di densa tenebra, Emma e Hanne, e ciò che le raggiungeva erano immagini orribilmente distorte della realtà.
«Non parlarmi quando non ti posso vedere, mostro!» Il panico si insinuava stridulo nel timbro di Emma – non fosse stata colei che aveva teso loro una trappola immotivata, avrebbe potuto suscitare pietà.
«È come quando eravamo nella casa grande» piagnucolava Hanne, stringendosi alla sorella come, forse, aveva fatto innumerevoli volte in passato. Ma che cosa accadesse quando erano nella casa grande rimase all'immaginazione, che pure poteva trarre le sue angoscianti conclusioni. E mentre le due sorelle giacevano come un mucchio di stracci e pelle bianca, Oliver e Megan non tardarono a mettersi in azione.
Il Grifondoro si volse alla propria sinistra, verso la parete più prossima; questa era visibile in sprazzi di bianco sporco dietro ai mobili traballanti in cui soffocava la catapecchia, appena un po' più sgombra delle altre. Su comando di Oliver, però, si liberò completamente per uno spazio sufficiente ad accogliere due persone affiancate. Uno sgabello, un mobile basso e una piccola credenza scomparvero assieme a tutti gli oggetti da essi accolti, lasciandosi dietro, come degli spettri, riquadri più chiari sulla superficie del muro. Lo spazio vuoto sembrava fissare Oliver come un gigantesco occhio cieco.
Megan spianò la propria strada con uno stratagemma diverso, ma altrettanto efficace. Tanti piccoli fili bianchi lasciarono la punta della sua arma per avvolgersi intorno al mobile che le impediva il passaggio. La magia operò attraverso di essi nel sollevare lo scaffale fino a qualche centimetro da terra, rispondendo ai desideri della Corvonero nel portarlo lentamente diversi metri più avanti, a breve distanza dalla parete di fronte. A Megan costò un certo sforzo mantenere costante il flusso della magia: il suo bersaglio era pesante, e quando venne rilasciato a terra le assi tremarono sotto alla sua mole, agitando i serpenti più vicini. Alcune scartoffie caddero dai ripiani a causa dello scossone; i fogli che si sparsero erano imbrattati di colori che Megan poteva vagamente distinguere anche da tanta distanza, dovevano essere dei disegni.
Mentre la Corvonero muoveva passi cauti per avvicinarsi al suo compagno, quest'ultimo tentò un ultimo avvicinamento alle due sorelle. Colpito con forza dall'identità di Hanne, Oliver non era ancora disposto a cedere al totale vuoto di speranza rappresentato da quel luogo, dalla storia di morte e orrore di cui era impregnato. Il suo sforzo era commovente, ma non incontrò che un'altra barriera, immediatamente posta dalla maggiore delle sorelle: «Parlate, parlate... Ma non vi crediamo, mi sentite? Dopo anni di tortura, non vi credo più, né voi né nessun altro! Questa è casa nostra. Questo è il nostro bosco, è l'unico posto dove siamo al sicuro. Volevamo solo essere lasciate in pace!»
«Emma, non gridare!» Obbediente, Emma si interruppe davanti alle parole lacrimose della bambina. Per un istante la strinse forte a sé, tentando di calmarne il pianto. Più sensibile della sorella, in risposta ad Oliver Hanne aveva perso il controllo in maniera del tutto diversa, e ora tirava su con il naso – ma ancora non dava segni di voler seguire gli sconosciuti. Oliver aveva visto giusto: l'isolamento lì era totale, e più si prolungava, più recideva ogni possibile ponte. Emma e Hanne non avrebbero mai permesso di essere aiutate, perché ogni cosa si guastava a contatto con il loro marciume.
Gli effetti del Lucis Ambitus si stavano affievolendo, ed Emma, ancora barcollante ed incerta, cercava di alzarsi. Luci violente continuavano ad offuscarle la vista, ma poteva già scorgere qualcosa di ciò che la circondava.
«Vanno via» biascicò Hanne, tirandole la gonna. I suoi occhi erano puntati su Oliver. «Lui ha il gesso, Emma, vogliono uscire dal muro.»
Emma raddoppiò i suoi sforzi e, aggrappandosi ai mobili, riuscì a tirarsi in piedi con gesti carichi di una rabbia che si riflesse nei serpenti. Questi continuavano a strisciare confusi ma, assieme alla loro padrona, parvero destarsi parzialmente. Megan – che, dopo essere riuscita nel suo spostamento senza incontrare incidenti, si trovava ad appena pochi passi da Oliver – riuscì a distinguere l'avvicinarsi di una delle bestie, proprio alle spalle del Grifondoro. Strisciava in uno spesso filamento nero, sempre più prossimo ai piedi del ragazzo. Nello stesso istante in cui Emma si voltò verso il punto in cui aveva scorto l'ombra degli studenti, il serpente si avventò contro alla caviglia di Oliver, pronto ad attaccare una vittima ignara.


Siete riusciti nelle vostre azioni, spianandovi la strada per la fuga. La vista di Emma è ancora parzialmente compromessa dal Lucis Ambitus, i cui effetti cesseranno del tutto il prossimo turno.

Oliver
PS: 315/315
PC: 285/285
PM: 343/343
PE: 59.5

Megan
PS: 208/209
PC: 160/160
PM: 167/167
PE: 21

Emma (PNG)
PS: 135/145
PC: 74/80
PM: 80/80

Hanne (PNG)
PS: 90/90
PC: 40/40
PM: 40/40

Prossima scadenza: 2 febbraio, 23:59

 
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view post Posted on 4/2/2021, 20:42
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Oliver Brior • Caposcuola Grifondoro
Più osservava Hanne, più il suo cuore rinnegava la consapevolezza di non poter fare abbastanza, di non avere più soluzione. Nel modo in cui la bambina reagiva, nel modo in cui si affidava alla sorella maggiore, tutto esprimeva comunque un legame. Che fosse poi fuorviato da peccati appena svelati, che fosse macchiato dall'orrido passato in gran parte per loro sconosciuto, restava pur sempre un legame innato. A dispetto di ogni gentilezza, di ogni commento e di ogni tentativo di fare luce sull'intera vicenda, gli ostacoli si frapponevano come tasselli di una cornice più grande, e molto più complicata di quanto immaginato. Aveva accolto le ombre del luogo dapprima involontariamente, tra i sussurri famelici delle serpi e quelli di scricchiolii alle pareti; e in seguito, agli scorci di visioni compiute, ne aveva incendiato i contorni. Un senso di tragedia scintillava come flebile fiammella, e coinvolgeva ogni altra cosa, ogni altra presenza. Era convinto di poter compiere la differenza, di poter spingere Hanne ad andare via - da Emma, dal casolare, dai confini temprati dal peso dell'abbandono e della solitudine più incauta. Invece, quello che aveva ottenuto era la reticenza di un tempo che non poteva sciogliersi, e che si rafforzava nel groviglio dei ricordi d'orrore tanto della bambina quanto della stessa ragazza più matura, con ogni probabilità. Poté credere per un istante, appena un istante, di essere lì per una ragione, e non perché molto più semplicemente era stato vinto dalla curiosità di un'esplorazione. Poté credere per un altro istante, altrettanto sfuggente, di essere lì per portare sollievo, ancor prima che preziosa salvezza, e che il passaggio dalla Stamberga Strillante non fosse stato frutto di una mera coincidenza. E sempre, sempre, poté credere di essere parte di un disegno più grande - lui, Megan, e quello che la Vista aveva concretizzato ore prima. Ricordava la lezione di Divinazione di quel giorno: la tazza di porcellana aveva accolto foglie sibilline, al suo sguardo si erano poste in processione, in fila composta, nella simbologia degli occulti maggiori. E ancora, la sfera di cristallo si era resa brillante al contatto dell'indice, e così aveva omaggiato l'Occhio di un segreto, e di un altro, e forse di tanti altri in divenire. Il serpente, il tronco, la chioma dell'albero, e le insidie che richiami mantici come quelli rappresentavano dagli albori dei mondi. Continuava a pensare vi fosse un sentiero, e che da parte propria avesse forse imboccato il percorso sbagliato: l'idea di non aver fatto abbastanza, di non riuscire a comprendere quanto in corso, quello era il prezzo che non sapeva accettare e con il quale mai avrebbe saputo trattare. Aveva il gessetto nella mano sinistra, la via di fuga estingueva ogni pericolo: pochi passi, ora che la parete tornava ingombra, e avrebbe potuto attingere all'abbandono. Perché di quello si trattava, e non se ne capacitava in alcun modo. Hanne, tra le due, era quella che per istinto aveva percepito come più vicina; ben oltre la scoperta di un dono comune, quello che vedeva in lei era un'identità simile, che spingeva il dolore in primo piano fin dall'infanzia. In termini diversi, in espressioni completamente agli antipodi, e tuttavia per l'uno e per l'altra con un'identica, nitida costante: la perdita, la morte, la solitudine. Qualsiasi sorte fosse capitata ai genitori della bambina, restava evidente un'assenza che aveva trascinato con sé vere e proprie conseguenze; e in quel confronto, involontario nel cuore di Oliver, lui ritrovava Loras. Quello che insieme erano stati, e soprattutto quello che insieme non avevano potuto essere. Allora, una parte di lui sfumò via nella partecipazione, e ancor più nella comprensione più naturale. Qualsiasi cosa fosse accaduta lì o altrove, qualsiasi storia fosse stata tessuta sulla pelle della bambina e della ragazza, tutto apparteneva loro; recente o meno che fosse stato quell'apparente isolamento, era una trama che toccava Oliver in modo assoluto, ma che parimenti - all'ultimo, continuo diniego - si palesava infine per quel che era, per quel che forse a lungo sarebbe stato. Il dolore, lo sapeva, lasciava il segno. E quel segno, per Hanne e per Emma, seguiva un corso che lui non aveva intrapreso, e che nel suo caso - circondato da affetti, alla luce del giorno - gli piaceva immaginare fosse stato migliore. Pensò ancora di poter fare qualcosa, ma intimamente comprendeva che il primo, vero passo non dipendesse più da lui. L'esordio spettava alla coppia di sorelle: come in principio, e come sempre. Gli si spezzò il cuore, più coinvolto empaticamente di quanto non fosse stato fino ad allora. Un passo avanti, di scatto, ignaro di ogni pericolo potesse aggirarsi appena dietro di sé; la parete sinistra, quella sarebbe stata la sua destinazione.
«Megan.» Chiamò il suo nome, e gli parve che concedesse certezza alla voce. Un punto fisso, lì nell'abbandono. Sentì il corpo reagire d'istinto, districarsi dall'assenza cui era stato condannato dai sentimenti provati. Sollevò la mano sinistra a mostrare il gessetto bianco, e riprese subito.
«Hanne mi ha fatto capire la via d'uscita, dobbiamo disegnare un varco sulla parete. È come la cornice di passaggio alla Stamberga, tutto torna al principio.» Aveva parlato con un tono più basso, rivolgendosi soltanto all'altra al suo fianco. Non aveva distolto l'attenzione dalle altre figure, però, e gli occhi indagavano Emma e Hanne, fino a soffermarsi sulla seconda. Continuava ad indugiare, ne era consapevole. Che fosse stato o meno attaccato, avrebbe fatto di tutto per mantenere il contatto con la bambina, ancora una volta, forse l'ultima occasione.
«Non so chi o cosa vi abbia fatto questo, ma vi riprenderete.» Si accorse di come la pelle formicolasse tutto ad un tratto, di come il cuore si augurasse profondamente quella stessa speranza per entrambe le sorelle. Un tremito passeggero al petto, e la mano vi si adagiò dolcemente. Cercava lei, cercava la bambina. Perché andare via, di nuovo, gli apparve infine come necessario; ma andare via, senza parlarle un'ultima volta, sarebbe stato per lui oltraggio.
«La lepre, Hanne.» La voce si tinse di dolore, e nel dolore sfumava dolcezza.
«La lepre di cristallo ti porterà da me. Sempre
Sapeva che non fosse così, non propriamente. Nell'onta della morte, lui aveva tentato di ripristinare il bagliore della vita, la lucentezza di una nuova forma. E così il cadavere della lepre, stretta com'era tra le braccia della bambina, era giunto al cambiamento di una statuetta, una lepre di cristallo in miniatura. Non era altro, e forse mai lo sarebbe stato. Ma per lui, per il suo sguardo e per il suo cuore, il cristallo non taceva mai completamente. Allora, intensamente, desiderò credere che fosse un legame, come un contatto. Desiderò credere che la lepre di cristallo fosse una memoria, e che come tale divenisse per loro un punto fisso nel tempo.
Così, senza guardarsi indietro, avrebbe attinto al più profondo coraggio - quello che spingeva oltre ogni volontà, quello che sfidava la ragione con il peso dell'unico, possibile sacrificio. Andare via, infine, non era più una scelta. Qualsiasi strada avessero inseguito Hanne ed Emma, avrebbero dovuto compiere il primo passo da sole: verso il dolore, verso la compassione, forse - proprio com'era stato per lui, tanti anni addietro - perfino verso il perdono. Tentò di avvicinarsi alla parete, ad ogni costo, piegato emotivamente dall'incontro; senza voltarsi indietro, senza cercare di nuovo lei, senza più Hanne. Un cenno d'intesa veloce, verso Megan, e avrebbe così passato il gessetto alla mano destra, accanto alla bacchetta; con lo stesso tra indice e pollice, e con il sostegno dell'Abete stretto al palmo, avrebbe tracciato sulla parete libera una prima linea, e poi una seconda, e poi una terza, e infine una quarta. Una linea dopo l'altra, e soprattutto l'una con l'altra: come un incontro, come una cornice in rettangolo vero e proprio. Un passaggio, si augurava. Se fosse stato davvero possibile varcarlo, si sarebbe spinto verso lo stesso, dopo uno sguardo veloce verso Megan. Non più come una via di fuga, cercò di ripetersi. Più come un nuovo inizio, e un prezzo a malincuore necessario.


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in breve
Comprende di essere giunto ad un punto fermo, percepisce in Emma e Hanne la memoria di una simile reticenza vissuta anni addietro - il peso dell'abbandono e la scelta della solitudine appaiono come conseguenze del dolore. A malincuore percepisce il distacco che ne deriva e che lui stesso ha provato sulla propria pelle, così vede nella parete non più una via di fuga, ma l'unica via percorribile. Si rivolge ad entrambe per concludere verso Hanne, promettendole che quello non sia un abbandono. Crede che il tempo farà la sua parte e tenta così di tracciare un rettangolo sulla parete, sfruttando il gessetto e cercando intesa in Megan.
 
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view post Posted on 4/2/2021, 21:47
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Ocean eyes.

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Eppure ci aveva provato. Aveva cautamente seguito delle regole dettate da una sconosciuta, si era in parte fidata e aveva tentato di farla ragionare. Le parole di Megan, però, erano risultate vane come inani erano stati i tentativi di far ragionare chi la ragione non sapeva nemmeno cosa fosse.
A pochi passi da Oliver, si concentrava sulle parole del giovane Grifondoro. Una linea chiara fuoriusciva dalle labbra del ragazzo, dove la fine di quell’incubo era attribuita a un gessetto che stringeva nella mano.
Dobbiamo disegnare un varco sulla parete, le aveva detto. Un rettangolo sul muro. In tal modo sarebbero potuti ritornare al punto di partenza, al principio.

Le parve di trovare aria, dopo essere stata chiusa troppo a lungo in una stanza senza finestre; poteva respirare e tornare lentamente a riprendere il controllo dei propri battiti. Guardò Oliver e abbozzò un sorriso complice, nello stesso istante in cui le parole di Hanne andavano a confermare quanto appena udito. Solo in quel momento Megan posò lo sguardo altrove, attirata da un movimento ai piedi del compagno; c’era un serpente proprio dietro di lui, pronto ad attaccare.
Quei brevi secondi di tempo avrebbero dovuto condurla a una soluzione immediata prima che il peggio avesse la meglio ancora una volta su di loro. Oliver stava per muoversi e la responsabilità della prossima azione gravava enormemente sulle proprie spalle. Non era stato abbastanza ciò che aveva tentato di fare ed era sicura che anche Oliver avrebbe trovato inutile ogni intervento fatto nei confronti di Hanne, una volta tornati alla Stamberga. Se così fosse stato, ovviamente.
In realtà Megan ci sperava. Salvare la propria pelle era di certo qualcosa che metteva al primo posto, poco le importava di cosa avrebbe dovuto sacrificare nel mezzo. Chi era per lei Emma? Chi Hanne?
Ancora una volta decise di inveire contro la ragazza. La donna, ancora vittima del Lucius Ambitus, giaceva a terra in lenta ripresa. L’intenzione di Megan, così, si palesò chiara gli occhi dei presenti, un altro attacco, volto a recidere ogni legame mentale con i rettili al servizio della donna; gli stessi che minacciavano ad ogni passo i loro movimenti. Per un tempo giusto, utile alla loro fuga, la Corvonero avrebbe evocato una magia che avrebbe colpito la donna e allo stesso modo creato una barriera pronta a proteggere lei e Oliver.
Si focalizzò sull’intenzione. La rabbia ad alimentare quel terribile momento. No, non aveva alcuna intenzione di rimanere lì, di sentirsi soffocare dalla solitudine e morire in quel luogo dimenticato dal mondo. Non avrebbe cercato alcuna interazione, si sarebbe mossa rapida affiancando Oliver, cercando di essere più rapida possibile si sarebbe voltata verso Emma ed Hanne, focalizzandosi sulla prima e scaricando su di lei la potenza di quell’incanto. Basta! Avrebbe voluto urlare e il sentimento si palesò con una parola ben chiara, urlata fra le strette mura di quella vomitevole dimora. La mano avrebbe stretto il ciliegio, il braccio si sarebbe flesso per voi elevarsi verso l’alto; gli occhi non avrebbero perso mai di vista il proprio obiettivo. Così, avrebbe delineato un cerchio sopra alla sua testa – l’ampiezza a ricoprire lei ed Oliver – ed enunciato la formula: «Iracundia!»
Avrebbe immaginato la barriera di protezione formarsi attorno a loro e, nello stesso istante, un raggio di luce tagliare l'aria scagliandosi contro la donna. Se l’incanto fosse andato a buon fine, Megan avrebbe assicurato una via di fuga protetta dal Protego; avrebbe visto Emma colpita dallo Schiantesimo nel medesimo secondo. Con un pizzico di fortuna, lei ed Oliver non avrebbero più dovuto preoccuparsi di ciò che gli accadeva attorno e in tal modo, se le intenzioni del compagno fossero riuscite, Megan lo avrebbe seguito senza battere ciglio.
▲ Attivo & Conoscenze

Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida
Tracolla in pelle nera
Amuleto Oscuro
Anello Difensivo(Medio sx)
Effetti: : protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. [Usabile 1 volta per Quest.]
▸ Anello + Zaffiro “Trillon” (Anulare dx)
1 Nanosticca
Effetto: permette di assumere dimensioni di 30 cm.
Filtro Sonno Leggero

––


Occlumante Apprendista
Essendo apprendista, il pg riuscirà a chiudere la mente solo a legilimens apprendisti. Nulla però potrà, nel caso si trovi di fronte a legilimens esperti. Non sempre riesce a combattere le proprie emozioni, che sono per lui il problema principale.

I, II, III Classe completa.
Eccetto: Orcolevitas e Fattoriam.

▼ Riassunto & Danni

Megan mentre tenta di raggiungere Oliver ascolta ciò che lui ha da dirle. Ritiene valide le sue intenzioni, si accorge della presenza del serpente vicino al Grifondoro e tenta di mettere fuori gioco una volta per tutte Emma. L'intenzione di evocare l'Iracundia è chiaro nella sua mente. Vorrebbe creare una barriera protettiva e uno Schiantesimo in grado di mettere fuori gioco la donna e in tal modo allontanare i serpenti da lei e Oliver, andando finalmente via.
Master consentendo.

––


Lieve morso di serpente caviglia sinistra.


PS 208/209 ∆ PC 160/160 ∆ PM 167/167 ∆ EXP 21


 
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view post Posted on 12/2/2021, 19:12
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Il Fato

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Il momento del ritrovo, quando i due ragazzi poterono di nuovo guardarsi in una vicinanza che permetteva la comunicazione, presagiva già la salvezza. Quest'ultima prese forma innanzitutto nelle parole di Oliver – come egli stesso rimarcò, tutto doveva tornare al principio, chiudendo la parentesi che avevano aperto involontariamente. Eppure, anche mentre stringeva tra le dita il mezzo della loro partenza, per il Grifondoro sembrava impossibile recidere immediatamente ogni legame con quella brutta avventura. C'era qualcosa di sorprendente nel modo in cui continuava a cercare un barlume di luce, una risposta positiva da parte di Emma, ma soprattutto di Hanne; verso di lei c'era un attaccamento, ancor più crudele del disprezzo, che era nato dal gioco di specchi in cui si riflettevano morte e dolore, ma anche il dono, il loro dono terribile e meraviglioso. Quella comprensione si muoveva davvero in un'unica direzione? Così si sarebbe detto, ma per un istante il luccichio di lacrime di cui sfavillavano gli occhi della bambina sembrarono tradire un'esitazione – o forse era solo uno scherzo della luce, che in quel momento colpiva la lepre di cristallo in un'analoga luminosità. Fatto sta che, anche se parve che Hanne stesse per proferire parola, ciò non accadde, e nell'aria cupa la si sentì solo tirare su col naso mentre reprimeva un singhiozzo.
Per quel che riguardava Emma, non c'era dubbio che ciò che le animava lo sguardo fosse una ferocia carica di odio. Megan, che già si era confrontata con lei senza che i suoi tentativi di andarle incontro avessero sortito effetto, quella volta non ebbe esitazioni: abbandonato del tutto il dialogo, la Corvonero lasciò che la rabbia prendesse il sopravvento. Di certo non fu difficile raggiungere lo stato d'animo necessario all'Iracundia, non quando si era già ripetutamente scontrata contro un muro di odio senza scampo. Emma, mostro creato dall'orrore che le era stato imposto e che lei stessa aveva perpetrato, non poteva muovere la compassione di Megan – non quando la posta in gioco era così alta. La decisione arrivò con un tempismo provvidenziale: il Protego si frappose tra loro e il pericolo immediato, così che, quando il serpente più vicino si slanciò contro Oliver, esso venne scagliato all'indietro dalla magia. Il suo sibilo furioso si perse sotto al tonfo sordo provocato dall'impatto del corpo di Emma contro alla parete dietro di lei, quando la donna non fu abbastanza veloce da schivare lo Schiantesimo, che la colpì di striscio (-26PS, -10PC, -6PM) e le fece perdere i sensi. In un'impressione fugace, allora, la casa parve tremare come sotto ad un colpo profondo, quasi che a ripiombare a terra non fosse solo il corpo provato di una donna mingherlina, ma qualcosa di molto più grande. Fu l'illusione di un istante, prima che il silenzio venisse lacerato dal primo grido inarticolato di Hanne.
E mentre la bambina, tra le lacrime, implorava sua sorella di svegliarsi, di svegliarsi ora, subito, mentre la sua voce infantile strideva tra le pareti sorde, la via di fuga di Megan e Oliver era ormai tracciata. Quella che poteva sembrare una insignificante cornice si fece passaggio, vero e proprio portale tra due dimensioni lontane, e tramutò in materia impalpabile le pareti che avevano tentato di bloccarli. Prima Oliver, poi Megan si lasciarono inghiottire in una sensazione come di nebbia fredda, mentre già le narici erano pervase dal puzzo stantio di un'altra costruzione lasciata a marcire.
La prima impressione fu di vuoto: la Stamberga era così spoglia, a confronto dell'ingombro soffocante della catapecchia nel bosco. Era l'impero della polvere e della muffa, ed era silenziosa ed immobile, senza l'agitarsi continuo di esseri striscianti.
Fu silenzio solo fino a quando un urlo straziante non rimbalzò tra le pareti: la voce di bambina, inconfondibile, si delineava in un «NO!» che pareva prossimo, così prossimo al portale. Hanne, dall'altra parte, li chiamava – o li malediceva? Aveva infine ceduto ad accettare un aiuto insperato, o quella non era che l'ennesima esplosione di rabbia? Nel mistero, ciò che perforava i timpani e giungeva fin nelle ossa era una disperazione straziante, oscura e umida di pianto.
Ma cessò, la parete la inghiottì – la parete che ora era solida ed impenetrabile. Non importava quanti sforzi avessero fatto – da una parte e dall'altra –, solo l'intonaco freddo si sarebbe sgretolato sotto alle dita, ma non avrebbe aperto nemmeno l'ombra di un varco. Ogni ponte era stato reciso, ed indifferenti erano i muri e i pavimenti, indifferenti le lame di luce morente che trapassavano lo spazio. Non esisteva più alcuna realtà se non quella che c'era sempre stata: nemmeno al tempo importava, quando non erano trascorse nemmeno due ore da quando due studenti incauti erano caduti nella trappola di un luogo di spettri. Ora che la trappola, sazia, li aveva risputati, non si sarebbe più aperta. Ciò che rimaneva, infine, non era che l'eco immaginaria di un grido lontano.


Bene ragazzi, eccoci giunti alla conclusione di questa avventura! Innanzitutto vi faccio i miei complimenti per il buon gioco e la costanza di cui avete dato prova.
Megan, hai mosso il tuo pg con coerenza e ti sei destreggiata al meglio tra le difficoltà incontrate, pertanto guadagni 1 PE e 2 punti per ogni statistica.
Oliver, oltre a quanto già menzionato per Megan, ho apprezzato il coinvolgimento profondo del tuo pg e la sua introspezione, pertanto guadagni 1.5 PE e 2 punti per ogni statistica.

Megan, per quanto riguarda la tua ferita, è talmente leggera, e la perdita di punti talmente limitata, che non sono strettamente necessarie delle cure. Tuttavia puoi scegliere tu come preferisci tornare in stato ottimale, se sfruttando l'infermeria o le pozioni/i cibi e le bevande disponibili nei diversi locali del GDR.

Se lo desiderate, potete concludere con un ultimo post, altrimenti provvederò a liberare la quest: avvisatemi per MP di cosa avete intenzione di fare.
Buon proseguimento!

Oliver
PS: 315/315
PC: 285/285
PM: 343/343
PE: 59.5

Megan
PS: 208/209
PC: 160/160
PM: 167/167
PE: 21

Emma (PNG)
PS: 109/145
PC: 64/80
PM: 74/80

Hanne (PNG)
PS: 90/90
PC: 40/40
PM: 40/40

 
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view post Posted on 24/2/2021, 11:42
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Oliver Brior • Caposcuola Grifondoro
Per un attimo gli sembrò di tornare negli abissi del Lago Nero, così com'era stato pochi anni addietro. Il paradosso sferzava ogni ragione, ne era consapevole, ma non poteva ignorare il confronto come memoria che si ripeteva: viveva infatti lo stesso senso di costrizione, lo stesso respiro involontariamente trattenuto, lo stesso brivido lungo le braccia. Più di ogni altra cosa, lo sentiva, era il cuore a stringersi in una presa di ferro. Cominciò a boccheggiare proprio quando tracciò il passaggio con il gessetto, e quella parete che svettava come promessa infranta lì di fronte acquisì la stessa voragine della pietra calcarea - un altro luogo, un'altra fuga. Così com'era stato in passato, lasciando alla magia il comando di rimpicciolire il suo corpo tanto da permettergli di superare uno spiraglio tra le pietre dei fondali, così era in quel giorno morente. Come allora, aveva creduto di avere un'altra scelta, di poter infine giungere ad una strategia vincente, ad un risultato che non gli diventasse fallimento, e che non gli serrasse la gola in un nodo convulso. Ma era lì, lo era sempre: la realtà perdeva ogni tratto onirico, rinnegava la speranza di un cambiamento, e tutto quello che avrebbe potuto fare dipendeva da un misero, infido gessetto. Quel colore, quel bianco, mai avrebbe immaginato riuscisse a svelarsi così spento. In balìa di sensazioni confusionarie, alcune tanto familiari da somigliare ad un déjà-vu, perdeva una parte di sé - dietro, alle spalle, e per sempre. Lì sarebbe rimasta, già lo vedeva. Lì sarebbe stata, incastonata tra l'antica mobilia, quasi come un granello di polvere. Avrebbe voluto sostenere lo sguardo di Hanne, tra tutti loro. Avrebbe voluto crogiolarsi, almeno in un sospiro di sollievo, alla conferma di aver tentato ogni strada, di aver battuto ogni sentiero possibile; la verità, però, era che il tempo gli si palesava meschinamente. Né si era accorto, infatti, del pericolo appena alla caviglia, e né comprese subito il sortilegio di Megan. Un moto di sorpresa lasciò immediato, sul volto, il marchio di una colpa, e quello di un segno di riconoscimento. Uno scudo, un fascio di luce adamantina, l'ambivalente occasione di difesa e di offesa poneva anche lui in salvo. Estrema, la coscienza quasi desiderò esserne invece vittima. Un assalto, anche soltanto uno, gli avrebbe dato l'impressione di aver subito a sua volta, tanto da spingerlo per istinto di sopravvivenza a scappare via. In parte già era così, si convinse; in parte, tuttavia, appariva fisicamente illeso, e il senso di spossatezza non reggeva alcun confronto: ogni ferita che aveva saputo sfidarlo altro non era che intangibile, all'apparenza inesistente. Gli risultava quasi un oltraggio - nei confronti di Emma e verso quelli di Hanne in particolar modo. Già si volgeva indietro una volta, un'ultima volta - il rimorso era così atroce da ripristinare la stessa memoria d'esordio. Un tempo fuggiva da Kàlha, inseguito dalle schiere di guerrieri maridi; e quel giorno fuggiva da Hanne, incalzato dalla disarmante impossibilità a compiere la differenza. Avrebbe voluto credere di non aver avuto soluzione, perché così come la Sirena gli aveva imposto di allontanarsi prima che fosse sopraffatto, così la Bambina gli aveva gridato di andare via, via da lì, via per sempre. Ma forse, lo comprendeva in quel momento più che mai, la decisione di ritirarsi assottigliava l'inadempienza di ogni sua etica, di ogni valore.
Nella Casa dei Boschi segreti, lui abbandonava anche se stesso. Com'era stato, com'era tuttora: un dolore, quello, che non avrebbe potuto mai estinguere; un dolore, si disse, che bruciava più di ogni morso di vipera. Il gessetto brillò tra le sue mani, e in silenzio - come se ad un tratto ogni parola fosse stata per lui superflua - lasciò che il varco si manifestasse come bocca famelica. Tanto vorace, gli parve, da somigliare al vuoto eterno, e nel buio percepì le ombre screziare il suo petto, insinuarsi come maledizione fin sottopelle. Oltreconfine, oltre se stesso.
«Cosa ho fatto Quando la voce sfumò in un sussurro, appena percettibile, quasi pretese che tacesse per sempre; perché ogni suono gli sembrò un diniego, ogni suono gli sembrò un'offesa - per lui, per tutti loro. Quando intorno si svelò un ambiente appena più familiare di quello che avevano appena lasciato, non riuscì a trarre alcun sospiro di sollievo. Invero, si accorse di come avesse trattenuto il respiro fino all'estremo, e quando liberò la bocca gli apparve di inghiottire fumo, ceneri, fiamme così ardenti da bruciare lungo la gola. Invece, era altrove - com'era stato in principio, sostava così all'incauta apertura tracciata sulla parete. Sperimentò il disagio di chi aveva rinnegato se stesso, e mai, mai avrebbe augurato qualcosa di simile. Inerme com'era, sentiva le ginocchia cedere sotto il peso di quella che di per sé non poteva essere semplice spossatezza, sotto il peso di una gravità che avrebbe trascinato a lungo nei giorni seguenti. Avrebbe anelato ad una reazione, ad una qualsiasi, ancor più quando il grido invalicabile bagnò d'ultimo orrore perfino tutto intorno; avrebbe sperato di spingersi di scatto, come una furia, verso la parete che svettava come illusione, tanto da spezzarla sotto l'assalto delle sue mani, sotto un assalto fisico - di pugni, di colpi, di calci - e non più, non più di semplice magia. Perché Hanne, ancor più della stessa sorella, aveva consumato il suo cuore; e Hanne, sempre lei, si aggiungeva alla schiera degli affetti innati e improvvisi, di quelli che aveva perduto contro ogni previsione, contro ogni augurio.
Invece, Oliver attendeva. Alla parete, al passaggio, al gessetto ancora tra le dita. Attendeva, senza speranza; dapprima una mano, poi l'altra, entrambe si accostarono alla parete come in preghiera, ne carezzarono così la superficie ruvida, tanto spessa. Non c'era più, Hanne non c'era più.
«Com'è stato possibile.» Non ebbe bisogno di volgersi, non avrebbe dovuto. La Stamberga Strillante appariva per lui come silenziosa, più di quanto ogni voce, ogni leggenda, ogni superstizione avessero saputo concederle. C'erano loro, c'erano soltanto loro due. Nel suo tono, Oliver tradiva sconfitta - dolcemente, come chi era grato di essere vivo, e chi parimenti era devastato dalle conseguenze.
«Megan, io...» Grazie, avrebbe voluto dirle. Per essere stato con lui, per aver rischiato con lui; per ogni intervento che aveva compiuto, non ultimo quello che di un probabile assalto; soprattutto, sentiva vivamente, per non essere andata via.
«Non ne sarei uscito senza di te.» Quelle, invece, svelarono quanto avrebbe voluto esprimere a voce; con una nota puramente vivida, con assoluta sincerità. Volgeva verso di lei alla fine, quasi come se restare lì accanto alla parete gli procurasse disprezzo, gli ricordasse quello che aveva lasciato.
«Pensi che staranno bene, che le rivedremo più?» Nessun'altra domanda contava.
«Questo passaggio, sai, credevo fosse una voce di corridoio, avevo sentito parlare dei segreti che custodiva la Stamberga, ma mai Sospirò. «Mai avrei creduto potesse essere tutto vero. Credo... credo che non dovremmo farne parola.» Perché è un rischio, perché è imprevedibile, perché siamo Caposcuola, avrebbe dovuto dire; e in parte, ora che la spilla sulla divisa brillava di nuovo oltre ogni polvere, era per quello. Ma ne trovava un'altra ragione. Era loro, era soltanto loro.
«Perthro, pochi mesi fa.» Un passo, una trama in eterno divenire.
«La Runa del Viaggio l'aveva predetto.» Lasciò che il ricordo, tanto tangibile per lui da tornare come breccia tra infiniti pensieri, delineasse un legame, un vero richiamo - di quando si erano trovati, entrambi, al quarto piano del Castello di Hogwarts; di quando si erano fermati, e lì avevano tracciato un primo, prezioso sentiero insieme; di quando le rune avevano sussurrato segreti, segreti che non erano allora pienamente comprensibili, segreti che lì assumevano un senso, diventando così oltreconfine. Così era stato per lui, così era stato per loro.
Poche ore addietro, nell'Aula di Divinazione il tempo gli aveva offerto un'ulteriore conferma. Di quel che sarebbe stato, di quel che infine era stato - il Cerchio, il principio e la fine, il disegno che si completava, il varco che si apriva e si chiudeva come doveva sempre accadere; il Serpente, insidia di carne viva, nel nugolo che aveva accolto e salutato entrambi nel luogo lontano; l'Albero, le cui radici concretizzavano passaggi tra i mondi, dal Platano Picchiatore alla Stamberga Strillante, dalla Casa dei Boschi al rientro effettivo; e infine...
Respira, Oliver. Così, le Spighe di grano concludevano ogni Visione. Il ritorno, il cambiamento, la rinascita - si chiese se la sola conferma di essere vivo, di essere di nuovo tra i territori di Hogwarts, potesse allora valere. Intimamente, sperò che rinascita - per lui - fosse un tassello ancora da sistemare, come guarigione da ogni tormento di quanto vissuto quello stesso giorno. Sorrise. A dispetto di ogni sensazione, a dispetto di ogni esperienza. Perché erano lì, erano al sicuro.
Perthro, il Viaggio, già si svelava. «Ho bisogno di uscire di qui.»
Di nuovo, tornò all'altra. «Dobbiamo solo non essere scoperti. Sarebbe il colmo, non credi, trovare due Caposcuola nella Stamberga Proibita.»

Dietro di sé, un sentiero.
Di rami infiniti, di serpenti famelici.
Così di rimpianto, di abbandono, di ogni fine.

Davanti a sé, un viaggio.
Di cunicoli segreti, di riflessi di luna.
Così di malinconia, di scoperta, di ogni rinascita.

Accanto a sé, una destinazione.
Un bivio, una scelta, un incontro.
Di amicizia, di rivelazione.

Accanto a sé, Megan Haven.
Un punto fisso nel tempo.



statistiche / inventario
salute 315/315 corpo 285/285 mana 343/343 exp 59.5

incanti
I, II, III, IV Classe completa
V Classe » Claudo, Nebula Demitto, Plutonis, Patronus
VI Classe » Perstringo
Chiari » Stupeficium, Rituale Perfetto

abilità
Divinatore Esperto, Maridese, Materializzazione

inventario
bacchetta magica, galeone ES, spilla C.r.e.p.a., bracciale di damocle, libri di Divinazione, sfera di cristallo, rune sacre con gessetto, occhialini ghostbuster, macchina fotografica

in breve
L'ultimo intervento è una riflessione intensa, prova dolore lasciando Hanne e superando il passaggio, tanto da richiamare altre memorie. Quando si ritrova di nuovo alla Stamberga Strillante, ne è sopraffatto in modi che sa già di ritrovare nei giorni seguenti. A quel punto riflette sulla scoperta e collega la visione di poche ore prima a quanto vissuto, così come ad un incontro di mesi prima con Megan: il tempo si incastona in più trame.


Grazie davvero.
Al Master, per un'esperienza tanto intensa da aver lasciato il segno.
A te, Meg, perché sei oltreconfine.
 
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view post Posted on 18/3/2021, 22:25
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Ocean eyes.

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Il fascio di luce rossa colpì Emma. Un barlume di speranza si accese nelle iridi di Megan, che finalmente tornò a respirare nella fervida attesa che aveva alimentato il suo cuore, ancora trepidante. La casa sembrò tremare sotto ai piedi, lei temette di vacillare, perdere l’equilibrio e cadere a terra, per qualche istante. Mentre le grida di Hanne provocarono uno squarcio profondo, che vibrò di un dolore ancora acceso sotto la sua pelle, credette di cedere; così come s’era abbandonata al proprio tormento per anni. Poté comprenderla, Hanne, aver paura di rimanere soli al mondo ed essere costretti a convivere in una solitudine eterna. Per la bambina, però, si trattava solo di un attimo di terrore, che presto si sarebbe dissolto come un nugolo di polvere spinto da un leggero soffio. Si sentì colpevole per quanto accaduto ma non bastò, sapeva che non si sarebbe fermata qualora non le fosse stata concessa la libertà che stava cercando. Questo le faceva paura, perché sapeva fin dove si sarebbe spinta. Tornare al Castello, tornare alla sua realtà, era ciò che le premeva più di ogni altra cosa. Oliver, al suo fianco, che avrebbe protetto ad ogni costo, consapevole del dolore che egli stava provando e aveva provato di fronte a tutto quello che era successo.
Accadde tutto così velocemente tanto che, mentre le iridi cobalto cercarono le due figure, trovavano la bambina e imploravano un perdono inaspettato, Megan si ritrovò a seguire Oliver e uscire finalmente fuori da lì. Il vuoto l’avvolse, fuggì lontano da quella parete mentre un grido, l’ultimo s’abbandonava graffiando la parete e scuotendo le proprie viscere. Fu costretta a piegarsi, ad attutire quel dolore astratto ma così presente da farle trattenere il fiato, da farle sentire il sangue fuoriuscire da un taglio profondo. Inspirò ed espirò tentando di ritrovare l’equilibrio.
«Megan io… Non ne sarei uscito senza di te.» Si voltò in direzione di quelle parole, verso Oliver, finalmente. Incontrò il suo sguardo. Studiò la posizione, l’espressione del volto, il timbro della sua voce. Tutto sapeva di sconfitta, ogni dettaglio che accarezzava la struttura del suo corpo; persino la polvere che posava su ogni superficie di quel luogo abbandonato. Fu allora che Megan ruotò il busto, mentre il ragazzo si allontanava dal varco ora chiuso, tornando di fronte a lui. Rimase immobile ascoltando ogni singola parola che aveva da dirle, fino a quando non tacque e lei rimase lì, per pochi istanti immobile, lasciando ogni sillaba penetrare nella mente e proseguire verso il motore pulsante, lungo il petto, dentro alla cassa toracica.
Bum, Bum.
E ancora.
Bum, bum, bum.
Era il cuore che lei, in quel momento, ascoltava. Il sollievo nel vedere Oliver lì, che non fosse ferito, che stesse bene. «Voglio solamente che tu stia bene» Allora parlò. E’ così? Avrebbe voluto aggiungere ma si limitò a concedergli un sorriso. «Non so se le rivedremo ma non v’era alcuna speranza. Non potevamo salvarle e ci abbiamo provato, credimi.» Una breve pausa mentre elaborava e vedeva chiaramente ogni minuzia che aveva esteso i loro confini, spingendoli oltre, proprio dove Pertho aveva suggerito. Quel viaggio, però, era appena iniziato.
«Non ne farò parola con nessuno. Sarà il nostro segreto, il nostro viaggio» fu in quel momento che mosse qualche passo allungando la mano, cercando quella di lui: l’avrebbe stretta appena. «Per qualunque cosa, qualunque... Puoi contare su di me, Ol.» Sorrise ancora mentre le dita abbandonarono quel breve ma intenso contatto e gli occhi indugiarono tra le sfumature nocciola. Così, come in tempi remoti, sottolineava ciò che per lei il Grifondoro non avrebbe mai dovuto dimenticare. Megan aveva giurato a se stessa di non commettere più lo stesso errore, di non abbandonarlo di nuovo, di non girarsi dall’altra parte qualora l’avesse visto vagare altrove, perso; e non l'avrebbe più fatto. Doveva essere un’amica per lui e sarebbe andata oltre, oltreconfine.
«Usciamo da qui» concluse, infine.
▲ Attivo & Conoscenze

Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida
Tracolla in pelle nera
Amuleto Oscuro
Anello Difensivo(Medio sx)
Effetti: : protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. [Usabile 1 volta per Quest.]
▸ Anello + Zaffiro “Trillon” (Anulare dx)
1 Nanosticca
Effetto: permette di assumere dimensioni di 30 cm.
Filtro Sonno Leggero

––


Occlumante Apprendista
Essendo apprendista, il pg riuscirà a chiudere la mente solo a legilimens apprendisti. Nulla però potrà, nel caso si trovi di fronte a legilimens esperti. Non sempre riesce a combattere le proprie emozioni, che sono per lui il problema principale.

I, II, III Classe completa.
Eccetto: Orcolevitas e Fattoriam.

▼ Riassunto & Danni

È finita. Quel viaggio in Megan lascia pesantezza ma allo stesso tempo liberazione. Oliver, scopre essere per lei un punto di riferimento, un amico; e negli sguardi, nei brevi silenzi e nelle poche ma essenziali parole, promette di non abbandonarlo mai. Allo stesso modo sa di poter contare su di lui, per qualsiasi cosa.

––


Lieve morso di serpente caviglia sinistra.


PS 208/209 ∆ PC 160/160 ∆ PM 167/167 ∆ EXP 21




Spero possiate perdonarmi per l'estremo ritardo.

Grazie Master, è stato tutto bellissimo. Una storia che mi ha lasciata spesse volte con il fiato sospeso e con mille interrogativi. Una narrazione impeccabile. Davvero.

A Te, Ol, va un ringraziamento speciale.
Grazie per aver deciso di intraprendere con me questo bellissimo viaggio, di aver condiviso parte dell'animo di Oliver. Leggerti è stata un'emozione straordinaria, toccante. Tutto estremamente meraviglioso.
Come Megan, tutto questo non lo dimenticherò mai.

 
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view post Posted on 19/3/2021, 11:01
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view post Posted on 26/11/2021, 13:10
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Kim Jisung - 김 지성
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quest

Erano davvero tante le paranoie che aveva messo nello zaino alla fine della scuola. Erano solo sue e le teneva ben nascoste sotto alla sua spumeggiante voglie di vivere. Durante gli anni che aveva trascorso in Corea aveva iniziato a fare yoga e meditazione perché dicevano che lo avrebbe aiutato a scavalcare il suo Io insicuro e maldestro. Aveva ascoltato gli anziani del villaggio nonostante avesse moltissima perplessità. Jisung non era un uomo che si chiudeva a un'evoluzione personale. Anche se non era convinto, dava sempre una possibilità a se stesso, uscendone sconfitto il più delle volte.
Durante le ore di meditazione, accompagnate dall'odore pungente dell'incenso, l'immagine di quella casa era tornata spesso a tormentarlo.
Quando era a Hogwarts si era sempre rifiutato di entrarci, complice anche il terrore che serpeggiava tra gli studenti. C'erano racconti raccapriccianti di uomini tornati senza parti del corpo o, peggio, scomparsi per sempre. E poi c'erano le voci che nascevano dal nulla e quelle erano ancora peggio dei racconti. Le poche volte che lo avevano convinto a percorrere quel sentiero, le aveva udite già in lontananza. Non era mai riuscito a classificarle. Sembravano urla di dolore ma un attimo dopo sembravano provenire dalla gola di qualche strano essere. Aveva smesso subito di porsi domande e si era allontanato senza mai voltarsi.
Ora era un uomo, aveva scoperto miti e leggende magiche della sua terra, ed era arrivato il momento di scendere a patti con la Stamberga Strillante.
Si materializzò a Hogsmeade in un giorno di pioggia e vento, ma era poco prima della undici antimeridiane per cui la visuale non era ancora compromessa. Di tanti giorni lui ovviamente aveva scelto quello peggiore, niente fuori dal solito. Non voleva farlo ma doveva farlo. Non poteva continuare a temere quella casa. In fondo era solo una casa, giusto? Quattro mura malandate e un po' di muffa.
Non poteva restare troppo tempo a rimuginare altrimenti avrebbe cambiato idea come al solito.
Si mosse verso la Stamberga mentre il vento gli scompigliava i capelli. La pioggia, per fortuna, sembrava aver concesso all'ex Corvonero un attimo di tregua.
La vide, era terrificante come al solito.
Deglutì così forte che quasi si strozzò.
Non era affatto come al solito ma molto peggio, complice forse la giornata plumbea e ventosa.
Continuò a camminare anche se la parte saggia di lui continuava a tirarlo per le mutande nel tentativo di convincerlo a tornare indietro.
Era una follia! Una follia di un folle che non sa che razza di folle follia si accinge a compiere.
Era davanti alla porta, vecchia e parzialmente dismessa. L'entrata non era agevole, come inizio era tutto un programma. Si mise carponi, si mosse a piccoli passi sulle ginocchia e si ritrovò all'interno della casa.
Decise che non avrebbe acceso la bacchetta nemmeno sotto tortura. Vederci meglio era certamente un imperativo ma rischiare di creare ombre da solo era anche peggio. Strizzò i suoi occhi a mandorla finché questi non si adattarono alla nuova situazione.
Era perfino peggio di quello che pensava. Una stanza in rovina dove i mobili erano buttati a terra senza la minima cura, alcuni semicelati da lenzuoli bianchi. La notizia positiva era che non sembrava abitata da mostri o strane creature omicide. Jisung fece un sospiro di sollievo e tentò di muovere qualche passo. La poca luce che entrava dagli scuretti gli permetteva di spostarsi con cautela, strofinando leggermente i piedi a terra. Scricchiolii strani accompagnavano il suo avanzare e non solo quello. Iniziò seriamente a preoccuparsi quando si rese conto che li sentiva anche da fermo. E cos'era quel suono provenire dai piani alti? C'era qualcuno! C'era sicuramente qualcuno e lui era stato uno stupito!
Cercò riparo contro la parete e fu lì che la noto: la macchia di muffa in cornice.
Strizzò di nuovo gli occhi per dare un senso a ciò che vedeva. L'odore di muffa saturava la stanza quindi era possibile che quella fosse una semplice macchia fatta dai vecchi proprietari della casa. Ma il rettangolo intorno non aveva senso. Perché mai qualcuno dovrebbe mettere in evidenza una macchia? Ma di cosa era fatta davvero?
E' un peccato capitale essere curiosi? Per lui probabilmente sì e non poteva farne a meno. Qualcosa nella testa gli diceva che doveva toccarla. Doveva capire, saziare la sua curiosità e Jisung lo avrebbe fatto nonostante la paura.
Protese le dita da ragno finché indice e medio non toccarono più solo aria.


PS: 160 ‹ PC: 110 ‹ PM: 110 ‹ EXP: 23

Inventario

- Bacchetta magica
- Denaro babbano
- Fazzoletti di carta
- Caramelle gommose alla fragola

Incantesimi & Abilità

Terza Classe completa ( esclusi i proibiti )


Riassunto & Status delle Ferite























Caro Master, sono pronto a farmi rosolare come un maialino allo spiedo. :gelato:

Grazie :flower:
 
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view post Posted on 28/1/2022, 18:37
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Il Fato

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