Non aveva atteso la compagna, restare ferme a fissare il vuoto dietro di loro o il cancello di fronte non le avrebbe di certo aiutate, paradossalmente, l’unica via d’uscita sembrava essere l’entrata, così, anche se leggermente titubante, oltrepassò il cancello, fermandosi giusto in prossimità del gigante riverso a terra.
Non era convinta di voler proseguire da sola, forse sarebbe stato più saggio aspettare che Emily la raggiungesse, ma fu in quel momento che sentì l’enorme cancello richiudersi rumorosamente alle sue spalle, sobbalzò leggermente sul posto *Dovevo aspettarmelo* colta di sorpresa da quel rumore e istintivamente si voltò, aveva preceduto la compagna e ora poteva esserci un cancello a dividerle.
Fortunatamente la Caposcuola si trovava accanto a lei, anche se non sembrava soddisfatta da quella mossa azzardata, probabilmente avrebbe dato la colpa a lei a se ora si trovavano bloccate lì dentro, ma aveva poco da recriminarle, o così o così.
Fissò il cancello per qualche secondo *Chiuso...ovviamente* non che tra le sue priorità ci fosse quella di tornare al punto di partenza, ma di certo non era rassicurante l’essere intrappolate come topi in gabbia.
“Se v’è stata un’entrata, dovrà esserci anche un’uscita.”
La constatazione di Emily era tanto ovvio quanto errata, ma quello ancora non potevano saperlo, lo avrebbero scoperto a breve e la cosa di certo non le avrebbe rassicurate, ponendo loro un ulteriore problema ma, per il momento, l’illusione di una possibile via di fuga, allietava ancora i loro pensieri.
-Che a occhio e croce non è quel cancello- disse indicandolo, voltandosi poi leggermente verso la compagna -Ti va un giro in giostra?- le chiese quasi sorridendo allargando le braccia come ad indicare l’enorme parco giochi.
Decisamente non era il momento ideale per pensare al divertimento e meno ancora per scherzare, ma non aveva idea di come uscire da quel luogo e la tensione stava prendendo il sopravvento, così dalle sue labbra era uscita quella proposta del tutto fuori luogo, nel tentativo di rendere la situazione meno pesante.
Le bastò comunque osservare l’espressione della compagna per tornare seria, sicuramente non avrebbe apprezzato quel suo prendere la cosa con tanta leggerezza, eppure, qualcuno doveva farlo, era necessario che, almeno una delle due, non si lasciasse sopraffare dall’angoscia.
Prese tra le mani un lato del pezzo di carta che l’altra ragazza le stava porgendo, concentrandosi su di esso, magari poteva essere importante *Bingo* una passaporta sarebbe stata di certo più utile, ma una cartina del luogo era sempre meglio di un pugno sul naso.
Iniziò ad analizzarla, voleva disperatamente trovare una breccia in quel perimetro con la scritta “Uscita” e fu in quel momento che le fu chiaro come il Sole che l’unica via d’accesso era l’enorme cancello chiuso.
Sarebbero sul serio rimaste intrappolate in quel luogo? Si guardo intorno, decisamente non si vedeva anima viva e, fortunatamente, nemmeno morta, si voltò nuovamente verso il cancello, nella vana speranza di trovarlo nuovamente aperto, ma si dovette presto rassegnare all’idea che per di là non si passava.
Ora era il panico, finite in un posto che sembrava lontano dal tempo e dallo spazio, senza via d’uscita, il vento e i cigolii delle vecchie strutture parevano urlare che quella sarebbe stata la loro nuova dimora, voci in realtà inesistenti che, però, prendevano forma nei pensieri distorti dalla disperazione della serpeverde.
Tornò a guardare quella mappa, apparentemente inutile, l’avrebbe presa, appallottolata e gettata a terra, stupidi banchi dei giochi, pop corn, giostre di vario tipo, i bagni, c’erano anche i bagni *Beh certo, sia mai che uno si ca*** addosso constatando di essere bloccato qui a vita* ma di un’uscita manco l’ombra, la disperazione stava via via lasciando il posto al nervoso per l’essersi cacciata in quell’assurda situazione *Dannazione Rose, tu e le tue idee, potevi tenere le mani in tasca?*
Stava già per farle notare, con toni poco garbati, la loro scomoda situazione, sottolineando le colpe della rossa, quando, alzando lo sguardo dalla cartina, notò che la compagna si stava decisamente facendo prendere dal panico, non riuscì ad infierire su di lei, anzi, quasi si sentì in colpa per aver anche solo pensato di farlo.
Nuovamente ne ebbe la conferma, una delle due doveva mantenere il sangue freddo e se non ci riusciva la Caposcuola, lo avrebbe fatto lei per entrambe.
“Da dove iniziamo?”
*Bella domanda*
In realtà brancolava nel buio, ma era certa di una cosa, qualsiasi cosa le avesse condotte lì, chiunque fosse il sadico che si divertiva con quel gioco, non l’avrebbe avuta vinta facilmente, se un modo per uscire esisteva, lo avrebbero trovato.
La cartina non riportava uscite, eccezion fatta per l’enorme cancello, ma guardandosi intorno si poteva chiaramente notare che quel luogo era abbandonato da tempo, sicuramente doveva avere chissà quanti anni e le sue condizioni non erano delle migliori, l’asfalto era crepato in più punti e di certo non solo quello cadeva a pezzi.
Fu questo a far nascere nella mente del Prefetto la speranza che, magari, da qualche parte lungo il perimetro del luna park, potesse esserci qualche varco, non un’uscita vera e propria, nulla di segnato sulle cartine, ma uno spiraglio al quale aggrapparsi, un’apertura creatasi col tempo o per il disperato tentativo di qualcun altro di uscire di lì, forse era sperare troppo, ma doveva almeno provarci.
Un altro cigolio la fece sussultare *Dannata ruota* alzò gli occhi in direzione dell’imponente struttura, abbassandoli nuovamente sulla cartina, tornando poi a guardare le cabine della giostra, ora avevano una meta.
Indubbiamente qualche minuto prima scherzava, fare un giretto sulle giostre non era tra le sue priorità, eppure, in quel momento, l’idea di salire sulla ruota panoramica non le sembrava più così assurda, non era esattamente al centro del parco, ma la sua posizione avrebbe loro permesso, probabilmente, l’intera visuale del luogo, del suo perimetro e, magari, anche dell’esterno.
Era il punto più alto e, decisamente, avrebbero impiegato meno a raggiungerla che a fare il giro del perimetro, una volta salite, se fossero state fortunate, magari con l’ausilio della magia, avrebbero potuto tentare di scovare delle falle nella recinzione.
Restava solo un piccolo, forse non così piccolo, problema, quanto stabile poteva ancora essere la struttura di quella giostra? Non lo sapeva, ma di sicuro da quella posizione non l’avrebbe scoperto, non resta che avvicinarsi e vedere se la sua idea poteva essere messa in pratica.
-Da qui- puntò il dito sulla cartina nel punto dov’era segnata la ruota -Saliremo su quella ruota- disse guardando in direzione della giostra
Sfilò la cartina dalle mani della compagna, piegandola e riponendola in tasca, probabilmente l’avrebbe presa per pazza ma, se avesse avuto pazienza e non l’avesse sommersa d’insulti nella convinzione che volesse semplicemente fare un giro in giostra, le avrebbe spiegato la sua idea lungo il tragitto.
Mosse un passo in avanti *No, spè* il dinosauro steso a terra, per quanto innocuo, non si era minimamente mosso, bloccava comunque la strada, avrebbero dovuto girargli intorno, si girò un momento per controllare che la compagna la seguisse, incrociò il suo sguardo, la Caposcuola cercava di sembrare tranquilla, ma non ci voleva un genio a capire che non lo era affatto *E come biasimarla* anche Arya era spaventata all’idea di restare lì per sempre e, per quanto nulla fino a quel momento avesse lasciato presagire che il luogo potesse essere pericoloso, non potevano escluderlo a priori.
Senza pensarci, come se fosse il gesto più naturale del mondo, le poso una mano sulla guancia, una mezza carezza, un gesto d’affetto, nato da quel sentimento soffocato ma che in quel momento prepotentemente era tornato a farsi strada.
-Emily- una piccola pausa, voleva che quelle sue parole uscissero sicure e rassicuranti -Usciremo da qui...Torneremo a scuola...Te lo prometto-
lasciò scivolare la mano fino a perdere quel contatto, voltandosi nuovamente in direzione della ruota, non sapeva se era in grado di mantenere quella promessa, ma era una motivazione in più per non arrendersi
-E poi se vuoi potrai punirmi per...boh...aver attraversato un sinistro cancello senza permesso?-
Nuovamente quella dannata tendenza a sdrammatizzare, iniziava a risultare fastidiosa anche a lei, come diamine riusciva a scherzare sulla loro situazione rimaneva un mistero.
Circumnavigò, si fa per dire, il colosso steso a terra, ritrovandosi nuovamente la strada bloccata, questa volta da quello che pareva essere un banco dei pop corn.
Per la prima volta, da quando era entrata, notava quanto quel luogo sembrasse essere stato abbandonato in fretta e furia, se non fosse stato per lo strato di polvere che ricopriva ogni cosa e per il disordine generale, si sarebbe aspettata che l’omino dei pop corn comparisse da sotto il bancone da un momento all’altro.
Si avvicinò, non aveva dimenticato la sua meta, ma visto che c’erano potevano dare un’occhiata, non sapeva nemmeno lei cosa sperava di trovare, forse un qualche indizio su cosa fosse successo, forse proprio l’omino dei pop corn che suggerisse loro come uscire *La chiave del cancello è sperare troppo vero?* insomma, brancolavano nel buio, volevano andarsene e se all’interno di quel parco, qualcuno o qualcosa poteva aiutarle, di certo non avrebbe tirato dritto.
Passò un dito sul bancone lasciando una scia priva di polvere che ora si depositava sul suo indice, forse no, l’omino non sarebbe arrivato in loro soccorso.