Per diversi giorni il personaggio di Mya attraversò una fase di stallo, quasi una paralisi, davanti alla parete con i mestoli. Costringendo a tale immobilità persino la sua pulcina sorrisina Cccciukyna. Ma Mya era così, attraversava momenti da
"
capovolgo il mondo, datemi tremila cose da fare, urrryyyyyaaaaa, non ho abbastanza tempo? Stic...ki, lo faccio. Bisogna andare in Perù a piedi e google maps consiglia di nuotare? Andiamo. Bisogna preparare un grattacielo di pavesini a mo di castello di carte? Facciamolo! Dobbiamo spostare il mondo? Datemi un cucchiaio, un filo per imbastire, due spille da balia e uno sbattiuovo e vi tiro su un caterpillar!"
A momenti di
"
voglio morire qui, lasciatemi fare la muffa con la faccia sul cuscino, le alghe col sudore e i funghi a penzolare dal soffitto. Lasciatemi nella mia cripta, a fare il fossile millenario finchè non giungerà il tempo del mio risveglio, più incacchiato di un re scorpione stitico, che scambia il succo di limone per imodium. Lasciatemi contemplare la vastità dell'universo di nodi nel legno della mia mansarda, lasciate che le stagioni scorrano e che mi trovino ancora qua, coi capelli arruffati, le unghie lunghe e il pigiama invernale (con i pantaloni infilati nei calzettoni).
Che passi Vivaldi cantando tutte le sue sinfonie. Lasciate che passino altri tre/quattro governi, lasciate che a Grillo caschino i capelli e che Brunetta entri nell'adolescenza. Lasciate che Alex si laurei senza ammazzare nessuna addetta di segreteria della Sapienza. Lasciate che esca Step up 8, Avengers 6 e la 40° stagione di supernatural. Lasciatemi morire qua"
Ecco.
Tutto ciò spesso si riconduceva ad un sovraccarico di energie spese, che rifluivano inevitabilmente in uno stop psico-fisico.
Ma doveva andare avanti. Non poteva fermarsi sul più bello, anche con a pranzo solo un panino, non ci vedeva più dalla fame, ma niente Fiesta ad aspettarla.
Per lei solo cracker e insalate, peggio del suo pappagallo. Almeno a lui qualche chicco di pasta e un biscotto ogni tanto glielo davano.
Mya si trascinò con le poche forze (forse) che aveva, verso la tastiera, riuscendo a sbagliare la password di accesso ben quattro volte (salvo poi ricordarsi che quello non era il cellulare) Ma perchè ogni cosa aveva una password? C'era una password persino per andare al cesso del mc Donald.
Stava divagando di nuovo, anche se si era ripromessa di rientrare nel personaggio entro le due righe.
E ne aveva perse altre tre.
Con questa quattro.
Cinque.
Sei.
.....
Mya Nacque un bel giorno di primavera, mentre altri bambini scartavano le uova di pasqua lei si presentava come gradita sorpresa ai suoi genitori, con un bel marchio Kinder© sulla chiappa destra.
Forse sono andata troppo indietro.
Dalla regia, avanti veloce. Non troppo, questo non è ancora accaduto.
E' SPOILER.
Torniamo a Mya ancora in versione Drago paffuto che borbotta circa una leva, mentre la tassina spacciatrice (che doveva aver provato qualche dose di troppo) la osservava con occhi adoranti, come un padre che osserva il suo bambino mentre si ammucchia con il triciclo e anziché aiutarlo lo filma su youtube.
Al suo comando però abbassò la leva con prontezza, quella
sbagliata ovviamente, perché non accadde nulla. Fu solamente Alex in lontananza in groppa ad un ibrido anni 70 a produrre uno strano "
wooops" mentre Enzo Paolo o la sua consortA (era difficile capirlo) si trasformava in una sorta di buco nero e lo risucchiava al suo interno, svanendo nell'aere della sala grande. E comparendo chissà dove.
CCiukyna abbassò dunque la seconda leva e questa la portò...nel posto sbagliato.
-
Non fanno più i mestoli di una volta - disse mentre l'immagine di sua madre che la rincorreva con la cucchiarella di legno le riempiva gli occhi di lividi --ehm vividi ricordi.
Erano finiti in uno spazio boh, sotto o sopra qualcosa, senza luce o con troppa luce, senza confine e senza forma. Tranne uno strano attaccapanni che si avvicinava a loro, con passi di TipTap, inciampando sulle sue stesse lunghissime scarpe. Indossava uno strano casco sugli occhi, forse un aggeggio per la realtà virtuale o sofisticato schermo computerizzato. Nah, erano solo fondi di bottiglia, che trasformavano le sue pupille in globi neri di almeno mezzo metro.
-
L'hai venduta anche a lui la tua roba? - disse indicando con un artiglio lo strano essere umano, intento a svitare il tappo di una biro. Con scarsi risultati.
E trullallando senza ragione, era ancora chiusa in quel corpo gommoso e imponente, e la temperatura iniziava a salire. Se continuava a tergiversare avrebbe mostrato a tutti (i più giovani soprattutto[si perchè lei era davvero davvero vecchia]) *
E una parentesi quadra dentro una tonda non si può guardare* la bellezza di una nascita animale, stile Ace Ventura nella savana, mentre era chiuso nel corpo robotico del rinoceronte.
Ma il mondo non era ancora pronto a sopportare un simile meraviglioso spettacolo. E la cena era così vicina.
Controllò la leva, che ora era comparsa sul muro alle loro spalle, e notò un numeretto che lampeggiava a - 2.
-
Abbiamo sbagliato piano, mi scusi il disturbo mister Armeni, ma io apprezzo di più lo stile di Volta e Gabbana, quindi...Ciao -
E poggiò la mano sulla leva con decisione, pronta a partire nuovamente.
-
Se vuole può sbizzarrirsi con lui - indicò il suo adultero marito sul fondo della stanza -
gli piacciono i colori vivaci soprattutto il rosa shocking, le fantasie floreali e le stampe con la frutta. Ama anche i pedalini dentro alle ciabatte stile turista e i mocassini dandy, con i pantaloncini da birdswatcher. Ah gli metta anche una foulard da boyscout al collo, sarà perfetto. Mi fido del suo buongusto. - disse sicura di lasciare il vecchio a rotolarsi nella sua immensa autostima vanagloriosa, come un porcello nel fango fresco di pioggia.
Detto ciò prese la sua assistente, per non perdersela durante il trasporto e gridò per la seconda volta:
AL Laboratorio! - seguito da una risatina isterica.
Stavolta le due scivolarono all'interno di un cunicolo liscio, sballottolate come palle del flipper, attraversarono tubi trasparenti alla velocità di uno Shinkansen per poi finire col sedere in una piccola pozza di sabbia.
Entrambe avevano indosso un camice bianco e guanti neri (o erano semplicemente lividi?), infilato chissà quando, ma erano pronte. Il drago sembrava un po' a disagio e costretto in quell'abitino e lesto corse verso l'armadietto delle pozioni "Abbiglia-svelto", per draghi sempre in ritardo.
Ne prese una a caso e la ingurgitò.
Da subitò avvertì uno strano riflusso interno, come un potere che rapido le invadeva le membra, pronto a liberarsi. *
Spero non siano i fagioli*
Mentre tutt'intorno si espandeva una nebbia, che serviva a creare il giusto Pathos (Portos e Aramis) ed enfatizzare la sua entrata in scena. Sentiva già il suo corpo farsi più fine e leggero e i suoi artigli più lunghi ed efficaci. Le era rimasta la coda ma sentiva che essa era diventata un'arma assai pericolosa per i suoi nemici. Aveva un corpo flessuoso e fauci pronte a sbranare gli avversari, le squame di un bellissimo color amaranto e lunghi baffi ereditati dagli avi.
Poi le nebbie si diradarono, mentre il pavimento si risollevava tornando al piano terra e lasciando che tutti potessero ammirarla nella sua nuova magnifica, magnifica Final Form.
Peccato fosse alta appena poco più di una spanna.
E quella vicino a lei doveva essere l'assistente.
Beh, il danno ormai era fatto.