Gran Ballo di Fine Anno

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Persefone D. Bennet
view post Posted on 11/7/2014, 12:07





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Era finalmente giunto il momento più atteso dell’anno da parte di studenti e adulti. La fine, il traguardo, il raggiungimento di un obiettivo per molti, lo sfumare di speranze per altri. Una tappa necessaria per la crescita degli studenti ed un’ennesima conferma per i docenti. Il Ballo di Fine Anno rappresentava la conclusione di un anno scolastico, ricordi da mettere da parte, da custodire come un tesoro unico e prezioso. Il caldo sole di Giugno aveva sostituito il gelido freddo invernale, e camicie leggere avevano preso il posto dei pesanti maglioni. Tutto sembrava susseguirsi secondo un rituale ben preciso, il medesimo di ogni anno, eppure vi era qualcosa di diverso. Una sorpresa attendeva gli studenti della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Nel bel mezzo del giardino, visibile agli occhi di chiunque, anche dei meno attenti, era stato sistemato una sorta di altarino. In quel punto il prato era stato cosparso di candida sabbia bianca e al centro era stata posizionata una grossa conchiglia. Un chiaro richiamo al luogo nel quale l'insolita passaporta avrebbe condotto gli avventurieri più coraggiosi.

PUDcVen

Sarebbe bastato un semplice tocco e chiunque si sarebbe ritrovato esattamente dall’altra parte del mondo, in uno scenario unico ed idilliaco, quello Hawaiano. Chilometri di spiaggia, caratterizzata da sabbia fine e bianchissima, si contrapponevano ad un mare cristallino, calmo come solo nei sogni migliori. Lungo la spiaggia erano state adagiate numerose lanterne per regalare a quel posto magico, una luce ancor più particolare. In un angolo, sotto alcune grosse palme, erano state sistemate alcune tavole imbandite, addobbate anch’esse nel classico stile del luogo, stracolme di bevande e tipici bicchieri a forma di mezza noce di cocco. Naturalmente, oltre alle classiche prelibatezze, predominavano i succhi di frutta tropicali, ma non mancavano le classiche bevande alcoliche, per i più seriosi. L’acqua cristallina era stata “magicamente” illuminata per rendere più sicuro il posto a tutti gli studenti bendisposti a fare il classico Bagno di Mezzanotte.

Quel luogo, immerso nella natura selvaggia non attendeva che loro ... gli studenti




 
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Chasity?
view post Posted on 18/7/2014, 18:11




Chasity Arwen Fabray
I was in the darkness, so darkness I became.
Character - 11 anni- Serpeverde - Primo Anno - Mezzosangue
Alzo lo sguardo verso il mare.Ho sempre amato nuotare,ho imparato quand'ero molto piccola.Ma nuotare è tutta altra cosa che guardare l'immensa distesa d'acqua che ora è davanti a me. Le onde si infrangono sul bagnasciuga e se il mare non raggiunge un punto della spiaggia che si era prefissato, ritenta con l'onda successiva. E' un tipo forte il mare,determinato e ambizioso.Proprio come me.E mi fa' piacere che il mio primo ballo, quello di fine anno, si svolga proprio qui. Mi alzo togliendomi a manate la sabbia che si è appiccicata al mio corto vestitino azzurro e mi dirigo verso il tavolo delle cibarie. Gli studenti stanno arrivando in grande numero, la maggior parte accompagnati. Il ballo...ragazzine vestire come donne fatte e finite,che sbattono le ciglia più del dovuto e fanno le civette con i loro accompagnatori. Puah. Che pena. Non mi dispiace più di tanto essere venuta da sola. Sono una tipa indipendente io, i ragazzi non mi interessano. O meglio, mi interessano, ma non sono disperata. Mi sono candidata a reginetta, questa è la cosa importante adesso: vincere. È improbabile che accada perché non molti mi conoscono e ancora meno mi vorrebbero come reginetta. Ma tentar non nuoce. Prendo uno stuzzichino dal banchetto e me lo ficco in bocca, mandandolo giù praticamente senza masticarlo. A dire il vero,sono agitata. Sono una persona molto ambiziosa e competitiva, dipendente dalla vittoria...e se dovessi perdere, ci rimarrei davvero malissimo. Sospiro e mi siedo su una sedia di plastica ai lati della pista da ballo, dove ancora quasi nessuno si è scatenato.Sarà una lunga serata...
© Scheme role by Amphetamines' - vietata la copia
 
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view post Posted on 21/7/2014, 02:00
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Giorni che si rincorrono tra di loro,per poi lasciare il posto ai mesi e dopo i mesi,l' anno.
Se ne era concluso un'altro.
A volte Niko si chiedeva se qualcuno si fosse impossessato di un giratempo calibrata prettamente sulla sua vita.
No,perchè stava letteralmente volando.
Lui era ancora lì nella scuola,ma tutto sembrava come muoversi al doppio della velocità,e lui a volte aveva la sensazione di non avere abbastanza fiato per reggere il passo.
Ora non gli restava che andare alla Festa di fine Anno.
Perchè anche nella fine,c'è sempre qualcosa per cui festeggiare,per stare bene.
Sapeva che il tema era o l' ambientazione sarebbe stato la Spiaggia,il Mare,il mondo marino.
Non aveva pensato molto a cosa mettersi.
Anzi.
Aveva cercato di pensarci il meno possibile.Gli metteva una leggera ansia tutto questo.
Vestirsi,vestirsi bene. Essendo un Ballo di fine Anno,era di prassi.
Non era mai stato bravo con la formalità. Sempre creduto nel sentirsi VERO con altri vestiti o perlomeno quelli che piacevano a lui.
Ma era un pensiero che si era lasciato alle spalle in quei giorni antecedenti al Ballo.
E nulla,l' idea gli era arrivata pochissimi giorni prima.
Erano al mare no? Cosa c'era piu' marino di un pesce.
Tipo un pesce pagliaccio,ma meno ricercato.
Si era messo quindi a creare,cercare,confezionare,chiedendo anche aiuto a giro.
Ora eccolo lì,con un leggero ritardo,ma aveva fatto di peggio a suo tempo,pronto ad azionare la spazio-porta ed essere proiettato al Ballo col suo "vestito".


Uno sfiorare e la conchiglia lo proiettò in quello che sembrava un vero e proprio paradiso terreste.

Tutto era stato calcolato alla perfezione.
Chissà se i suoi amici folletti avevano aiutato,magari gli avrebbe incrociati,nascosti il piu' possibile agli occhi dei "padroni",quanto gli dava noia quella parola.
Era comunque tutto uno spettacolo.
Le lanterne sistemate quà e là rendevano tutto davvero unico e come sospeso nel tempo.
Fortuna che il caldo sembrava essere stato isolato da quel posto.
Nel dubbio si era comunque mosso,mettendosi vestiti leggeri,che permettessero all' aria di passare,di sollevarlo. Di frescheggiare.
Forse solo il suo copricapo-cappuccio-pesce risultava un pochino di impiccio,ma ne era talmente orgoglioso che lo riteneva bellissimo anche se leggermente buttato all' indietro.
L' unica cosa incredibile era che sembrava fosse il primo ad essere arrivato lì al Ballo.
Che avesse sbagliato orario o peggio ancora giorno ??


Edited by Niko Domenic - 21/7/2014, 10:27
 
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view post Posted on 23/7/2014, 21:36
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-Bene. O la va o la spacca.-

Disse Daddy a se stesso con decisione, dandosi un forte pugno sulla mano destra.
Quell’anno il tema del ballo scolastico aveva dato lustro alla sua creatività.
In un primo momento, aveva pensato di andare al ballo con un semplice costume da bagno, ma poi l’eresia aveva preso il sopravvento sulla sua età poco fanciullesca e aveva deciso..


-Bene ,sto proprio bene.-

Fissandosi allo specchio vestito da palombaro non poté che sorridere. Era da tanto tempo che non si vestiva in modo divertente alla festa di fine anno e non capiva il perché.
Nei suoi ultimi due anni di studi aveva dato attinto poco alla sua fantasia e si era vestito sempre in maniera per lo più tamarra e standard, come tutti gli studenti del castello.
Sicuro di essere un figurino vestito in quel modo, moooolto lentamente scese le scale della torre di Divinazione notando di avere grandi difficoltà.


*Mannaggia a me alle mie idee*

Pensò imprecando il ragazzo ,che si era fatto addirittura inviare quel costume dalla ditta magica Sponksy & co.
Ricordava ancora quel giorno come se fosse stato ieri. Dozzine di Gufi gli recapitarono l’ordine in un pacco lungo per lo più un metro il quale, all’impatto con il tavolo dei Corvonero, fece sobbalzare la zuppa sulla faccia di un suo compagno il quale lo insultò per gran parte della giornata.
Provando a scendere al quinto piano, cosa non molto semplice con tutta quella attrezzatura che si ritrovava addosso, mancò uno degli scalini e cascò rotolando come una palla da biliardo.

-Non ci credo. NON CI VOGLIO CREDERE.-

Disse ad alta voce, muovendosi platealmente come un cartone animato.
Oltre che lento quell’armatura lo aveva reso imbecille.
Incominciando a sentire caldo, dato che non aveva pensato a quella variabile quando aveva deciso di comprarsi lo stramaledetto vestito, arrivò a tutta velocità all’ingresso del castello dove lì lo aspettava il suo secondo acquisto.
Fissando poco distante dal muro una bicicletta sgangherata –e precisiamolo: l’aveva voluta lui sgangherata- l’idiota, oramai prossimo ai G.U.F.O, vi ci salì sopra ed iniziò a pedalare verso il luogo dell’incontro.

-Verso l’infinito ed oltre.-

Disse felice, ricordando un suo ben noto cartone babbano dell’infanzia.
Arrivando dopo alcuni minuti nel luogo dove si trovava la passaporta, maledicendo quegli stivali giganti ai suoi piedi che ogni volta toccavano la catena arrugginita della adorata bicicletta, lanciò quest’ultima vicino ad un albero e salì sull’altarino.
Toccando la conchiglia, posta al centro di tutto, il giovane balzò veloce in un luogo mai visto che lo lasciò sbalordito.
Si stava innamorando. Era da molti anni che non vedeva un tema cosi interessante in quel castello e la cosa lo rendeva felice.
Il mare, la spiaggia, le palme. Tutto di quel luogo lo stava facendo innamorare. Rimanendo a fissare il panorama sbalordito rimase ad aspettare che la festa si popolasse di volti a lui noti.
Presto o tardi la bellissima serata sarebbe cominciata e lui l’avrebbe provata a vivere fino all’ultimo secondo.
 
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Persefone D. Bennet
view post Posted on 26/7/2014, 05:10





Era giunta l’ora di prepararsi. Avevo atteso sino all’ultimo istante, quasi tentata a non presenziare all’occasione, al Ballo di Fine Anno. Non che fossi sino a tal punto schiva e riservata, ma semplicemente perché tale importante occasione era da me vissuta con senso di forte responsabilità.
Legata fortemente a formalità e decoro, l’idea di esser opportuna, elegante, ma pur sempre simbolo di semplicità e buon gusto, destavano in me una certa ansia. Era certo tuttavia che non era prevista la “fuga” né l’assenza.
Trattandosi di festa avente luogo in meraviglioso "Paradiso Terrestre", al di là delle mura del castello, era mia ferma intenzione trovare giusto abbigliamento.
Era risaputo io fossi amante dell’eleganza ed esser perfetta aveva per me importanza quasi viscerale. Lo ritenevo consono modo per dimostrare il mio assoluto rispetto e la mia completa stima per i vincitori. Dunque l'abito chiaro, semplice ma al contempo sofisticato, apparirono giusta scelta per l’evento.
Ero pronta: non restava che scendere le volubili scale di Hogwarts, raggiungere i piani inferiori, uscire in giardino, poggiare le dita sull'oggetto che mi avrebbe condotta a destinazione e...Voilà. Sarei giunta in luogo meraviglioso, dai toni e colori caldi e vivaci, dalle luci soffuse, mescolate ad un panorama che conoscevo molto bene, dati i miei numerosi viaggi passati...
Ed eccomi giunta nel luogo ove studenti e Corpo Docenti avrebbero trascorso un’amena serata all’insegna del ballo e dell’amabile compagnia indipendentemente da età e casata di appartenenza.
Questo era lo spirito di Hogwarts: non contavano le casate, non vi erano fazioni, eravamo tutti abitanti della medesima scuola, tutti orgogliosi di farne parte.
Senza perder tempo, avanzai verso il palco in legno, adatto allo scopo, sul quale la coppa delle Case regnava sovrana. Conoscevo i miei doveri ed avrei adempiuto al meglio ciò che era di mia competenza. Dunque, raggiuntala zona rialzata, richiamai tutti all’attenzione.
Buonasera. Ringrazio i presenti per la partecipazione. L’anno scolastico è giunto al termine e con esso avrà inizio un nuovo ciclo, che da secoli si ripete e si rinnova con entusiasmo e bellezza. Hogwarts è fiera di ciascuno di Voi. Ed è per questo che trovo sia giusto festeggiare insieme i vincitori della Coppa delle Case...Perché siamo una famiglia.
Al quarto posto con 3284 punti, si piazza la Casata Grifondoro. Al terzo posto Serpeverde con 3953 punti. Seconda è la casata Corvonero con 5159 punti. Vince la Coppa delle Case la casata Tassorosso con 5509 punti! E’ con immenso piacere che chiedo ad un delegato Tassorosso di salire sul Palco. Complimenti!

Applausi e sincero festeggiamento. Mi avvicinai al Tavolino sula quale spiccava grandemente la Coppa delle Case e attesi i vincitori.

 
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view post Posted on 26/7/2014, 19:28
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Avanzava verso l’altare al centro del giardino, lenta, silente.
Lo sguardo chiaro era posato sulla grande conchiglia visibile in lontananza e posta su quella sorta di piedistallo al centro di un cerchio di fine sabbia bianca.
L’idea di una festa in spiaggia non sembrava rendere felice la Serpina che più per dovere che piacere, si era ritrovata costretta a partecipare.
Dopo aver scoperto il tema del Ballo di fine anno, non avuto bisogno di molto tempo per scegliere l’abito più adatto e a scapito di un vestito elegante ma adatto all’occasione, Emily aveva scelto una sorta di travestimento.
La lunga gonna acquamarina scivolò leggera sulla fine rena mentre la ragazza allungava la sinistra verso la Passaporta. I capelli vermigli, a dispetto dell’ultimo Ballo, erano stati sciolti, liberi di scivolare, in naturali boccoli, lungo l’esile schiena scoperta. Una piccola stella marina era stata adagiata sul lato sinistro del capo ed il suo colore richiamava il candore della pelle della fanciulla, contro cui nulla avevano potuto i raggi solari d’estate inoltrata.
Tutto del suo abito sembrava voler alludere ai fondali marini, un luogo a lei sconosciuto ma al cui elemento Emily si sentiva particolarmente legata.
«One thousand moons
Dance inside the waves
Upon the water»

La Caposcuola sfiorò dolcemente quel guscio dorato ma spento e socchiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla volontà di coloro che avevano deciso la locazione di quell’evento.
La prima sensazione ch’Ella provò, fu il pungente odore dell’aria che si poteva respirare: un aria fredda e calda al contempo; l’odore salmastro e dolce del mare. E poi la sabbia che, ancora calda, carezzava i suoi piedi nudi, nascosti dalla lunga veste di seta.
Un leggero venticello sfiorò le spalle ed il ventre nudi ed alzando di poco il capo per goderne gli effetti, la fanciulla si ritrovò a fissare un cielo incredibilmente stellato.
Rimase a lungo immobile in quella posizione e se qualcuno avesse avuto l’ardire di osservarla, avrebbe certamente pensato che la sanità mentale di Emily Rose avesse deciso di abbandonarla.
Ma a lei sembrava non importare, stranamente: serena, rilassata e calma, aveva deciso di tenersi momentaneamente in disparte.

«One thousand moons
Dance inside the waves
Upon the water
Reflecting you
In ways I never knew
They ever could»

Chinò di poco il capo, quel tanto che bastava per ritrovarsi a scegliere tra la vista vivace del luogo esatto in cui sarebbero avvenuti i festeggiamenti e quella calma, buia, del mare affatto agitato, illuminato dalla luce lunare.
I presenti non erano molti ed Emily decise di allontanarsi ancor di più, raggiungendo il bagnasciuga, sovrapponendo ai chiacchiericci eccitati, il rumore delle onde.

«They’re moving and blinking
And spiraling and sinking
And I never knew
One thousand seas
Let the moons all dance upon her
Giving them shelter»

Gli studenti arrivavano ad intervalli irregolari, portando con loro risate ed allegria. Portando con loro una felicità ad Emily sconosciuta.
Un altro anno si era concluso; un anno diverso dai precedenti almeno per la Serpina.
Aveva lavorato sodo ma ciò non era bastato per stringere tra le mani la desiderata Coppa della Case. Eppure questo non sembrava turbarla più del dovuto; si era dedicata allo studio, alla sua Casata, facendosi in quattro per mantenere alti i suoi voti, adempiendo ai suoi doveri e contemporaneamente, svolgendo ciò che, al di fuori di Hogwarts, le veniva chiesto in cambio dei favori ricevuti. Piaceri, se così li si vuol definire, che Emily aveva sempre cercato di mascherare sotto le vesti di “semplice” dimostrazione di lealtà nei confronti di chi l’aveva cercata, scelta e voluta tra le sue fila.

«She’s trying, but drying
Eluding,concluding
That these moons can’t stay»

Si voltò verso il palchetto messo su tra la sabbia per l’occasione quando la voce della Preside interruppe il suo flusso di pensieri.
Tassorosso aveva vinto e la donna ne attendeva il rappresentante.
La Caposcuola Serpeverde prese a battere elegantemente le mani per qualche secondo, un gesto che nessuno avrebbe udito o sentito ma comunque dovuto. Le sue iridi argentee vagarono impulsivamente tra la folla, alla ricerca della chioma rossa di colui che si sarebbe aspettata di vedere alla destra della donna e Capocasata Grifondoro.
*Almeno loro li abbiam battuti*
Dov’era il marinaio perduto ed addormentato sulla riva, incontrato anni prima?

«These moons can’t stay
By the morning light they will
Have gone away»

Le sirene che hanno svegliato i marinai dormienti sulla spiaggia, hanno fatto sempre una brutta fine. Sono tutte diventate schiuma.
Dopo tutto quel tempo non aveva dimenticato le sue parole.
Emily osservò i propri abiti e le labbra rosse s’incurvarono in un piccolo, malinconico sorriso.





Edited by Emily Rose. - 27/7/2014, 16:35
 
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view post Posted on 27/7/2014, 00:44
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ravenclaw

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Ok bella festa,bel posto,no dai quello era davvero unico,bel banchetto con i vari stuzzichini,ma dove era finita la gente ??
Tutto il popolo del castello sembrava mancare all' appello,ma proprio in quel momento Niko si rese conto di non essere turbato dalla cosa.
In realtà gli fregava il giusto.
Forse era solo avido di quel paesaggio,della pace che emanava,capace di rendere la proclamazione dei vincitori della Coppa delle Case,Tassorosso tanto per non perdere il ritmo,quasi inopportuna.
Osservò la Preside Persefone Bennet allontanarsi,scostarsi in attesa che i rappresentanti delle case passassero a raccogliere i frutti dell' impegno collettivo di tutta la casa . Loro erano arrivati secondi.
Non male,ma si poteva fare meglio,tipo arrivare primi, Lui non era certo però il piu' adatto a fare la morale visto che aveva contribuito poco a quel posizionamento.
Intanto la gente iniziava ad arrivare,il popolo di Hogwarts rispondeva alla chiamata di un festeggiamento di un anno che solo ognuno di loro nel profondo sapeva se fosse da considerare positivo.
Ecco in quello Niko si sentiva come se un granchio avesse deciso di prenderlo di mira con le sue mini tenaglie.
Piccoli pizzicotti allo stomaco e al cuore.Quella sensazione di non aver dato abbastanza.
Cozzava terribilmente col paradisiaco luogo in cui si trovava.
Forse era sempre in tempo per tornare indietro.
La concreta idea si sgretolò solo nel momento in cui il suo sguardo incrociò due figure.
Una dai capelli rossi,elegante e delicata allo stesso tempo,capace di sfiorare soltanto la sabbia.
La ragazza rossa dei Serpeverde,o semplicemente quella di cui non conosceva il nome,ma solo lo spirito che la animava.
La seconda ,però si impose con la sua grazia di un Troll in una cristalleria. Un palombaro si era imbucato alla festa o aveva sbagliato a emergere da chissà quale missione dell' ottocento.
Daddy.
Un sorriso divertito gli si disegnò in volto,quando il cervello compose quelle parole.
Qualcuno si era impegnato quasi quanto lui nel cercare un costume a tema e originale.Cacchio quanto era comico.
* che buffone..eheh*
pensò divertito mentre gli si avvicinava.
Prima però istintivamente girò il volto e le iridi verdi in cerca dell' altra figura.
Quei capelli rossi però si erano già volatilizzati.

- Allora ,qui si rischi di avere uno stufato di Corvonero, o sbaglio ? -
chiese ,con tono ironico e un mezzo sorriso divertito spuntato dal nulla,mentre la sua mano si andava ad appoggiare alla spalla dell' amico,così da palesare la sua presenza.
Il Ballo stava davvero iniziando.






Edited by Niko Domenic - 27/7/2014, 06:46
 
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~Lux
view post Posted on 27/7/2014, 11:02




Dopo il mio smistamento, avevo iniziato subito a darmi da fare per portare, anche se in piccola misura, qualche punticino alla mia casa, già in testa nella classifica per la Coppa delle Case. Ancora dovevo capire cosa, esattamente, comportava la vittoria della Coppa. Oltre ad onore e gloria alla Casa vincitrice, ovviamente. Soddisfazione personale e ricompensa per tutti gli studenti della Casa che si erano impegnati durante l'anno a dare il meglio di sé. Certo, ogni studente aveva dato il meglio di sé, ma la Casa vincitrice era una, quella più unita, quella in cui tutti gli studenti avevano unito le forze al comune fine di portare onore alla proprio Casa di appartenenza.
E quella Casa eravamo noi.
Quella sera ci sarebbe stato il ballo, cerimonia durante la quel la coppa delle case sarebbe stata consegnata al Caposcuola dei Tassorosso, immaginavo. Le feste non erano esattamente il mio genere, non essendo molto... capace... di socializzare. Ma volevo farmi degli amici e quale occasione meglio del ballo di fine anno?
Rimasi chiusa nell'indecisione tutto il giorno, fino a che verso sera, con un sospiro rassegnato, non estrassi dall'armadio un vestito blu, datomi da mia madre apposta per occasioni come quelle.

"Tieni, portati anche questi - aveva detto allungandomi un paio di vestiti - Non si sa mai, magari a questa scuola si faranno delle feste"
Con un sospiro avevo preso gli abiti e li avevo infilati a caso nel baule.
"Anche se ci saranno dei balli o delle feste non ci andrò, lo sai che non mi piacciono"
"Non fare l'asociale, cerca di farti degli amici e di divertiti, piuttosto" aveva risposto mia madre uscendo dalla stanza con quel sorriso di chi sa che aveva ragione e che le sue parole sarebbero state ascoltate.

Ed era per quello che in quel momento mi trovavo a scendere le scale che portavano al giardino, indossando un vestito blu con una cintura di perle delle stesso colore, delle cavigliere fatte con delle conchiglie che circondavano le caviglie e si allungavano poi a formare un anellino intorno al secondo dito del piede, lasciato scalzo, e tre stelle marine a fermarmi i capelli, da sinistra verso destra, legati in una morbida treccia laterale che scendeva appunto sulla spalla destra.
Una volta in giardino, vidi altri studenti addobbati per il ballo dirigersi verso un piccolo altarino posto in mezzo a quella che sembrava della finissima sabbia bianca. Li seguii fino a vedere che ognuno toccava la conchiglia poggiata sull'altarino e magicamente spariva. Aggrottai la fronte.
*Beh, stiamo a vedere* pensai mentre mi avvicinavo e poggiavo la mano sulla conchiglia.
Un vortice sembrò risucchiarmi e in meno di un secondo mi ritrovai su una spiaggia illuminata, il mare cristallino sembrava finto da quanto era calmo e studenti e docenti di ogni Casa ed età si stavano intrattenendo in chiacchiere. Feci qualche passo guardandomi intorno. Non conoscevo nessuno e non avevo idea di dove andare o cosa fare. mi appoggiai a quella che sembrava una palma vicino a quello che sembrava un palco e dopo poco, infatti, la Preside vi salì per annunciare che Tassorosso aveva vinto la coppa delle Case. Battei le mani con un sorriso insieme ai miei compagni di Casata.
Mi piaceva far parte di qualcosa.
 
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Jo Gaarder
view post Posted on 27/7/2014, 12:58






Davanti allo specchio della sua camera, Jo si diede un’ultima occhiata. Dato il tema del mare, la ragazza aveva optato per un vestito sopra al ginocchio di colore bianco con stampe che ricordavano foglie e fiori sui toni dell’azzurro, interrotti qua e là da delle rose solitarie, con una grande apertura a forma di triangolo sulla schiena. Aveva, poi, completato il look con dei sandali infradito marroni e raccogliendo i capelli in una treccia a cascata che correva ai lati della nuca e lasciava sciolti parte dei capelli.
Ci aveva impiegato diverse ore per prepararsi per bene, soprattutto per sistemarsi i capelli e mettersi un velo di trucco, ma poteva ritenersi soddisfatta del risultato. L’unico problema era che si era fatto davvero tardi e il ballo era probabilmente già cominciato.

-Meglio darsi una mossa ora- disse al suo riflesso nello specchio, prima di uscire dalla stanza e dirigersi verso il giardino di corsa. Fortuna che il vestito e le scarpe non le impedivano i movimenti.
Fuori dal castello, il tempo sembrava come essersi fermato. Il cielo era così terso che la luna e le stelle non facevano nessuna fatica ad inondare della loro luce soffusa tutto il giardino, creando un effetto tale per cui sembrava di essere trasportati in un’epoca più antica. Non c’era vento quella sera e gli alberi della foresta nera rimanevano immobili ai margini del vasto prato. Una canzone intonata da cicali e grilli accompagnò Jo mentre si dirigeva lentamente verso l’altarino su cui era appoggiata la conchiglia che l’avrebbe trasportata al ballo.
La Grifondoro la guardò con un misto di inquietudine e desiderio. Un semplice tocco l’avrebbe portata alla sua prima festa di fine anno, ma d’altra parte avrebbe significato anche prendere la sua prima passaporta.

-Non sarà tanto difficile, no? E nel caso cadrò come una pera cotta!- si disse per tranquillizzarsi, mentre allungava la mano verso l’oggetto. Appena sfiorò la superficie liscia della conchiglia, i nitidi contorni del giardino cominciarono a sfuocarsi e a sbiadirsi e, successivamente, avvertì uno strappo all’ombelico e si sentì trascinata in un vortice che segnalò la “partenza”. In pochi secondi, l’immagine tornò a fuoco e Jo si ritrovò seduta (in realtà a gambe all'aria, proprio come aveva previsto) su una bellissima spiaggia di sabbia fine, su cui si infrangevano, a ritmo costante, quasi come se fosse una ninna nanna, le onde del mare. La ragazza si alzò lentamente, scuotendo il vestito per liberarsi dai granelli di sabbia e avviandosi verso un palco, proprio mentre la preside annunciava i vincitori della coppa delle case. Avevano vinto i Tassorosso e, nonostante la sua casa si fosse piazzata per ultima, Jo si ritrovò ad applaudire lo stesso, se non altro per sportività. Notò poco più in là, vicino ad una palma, una ragazza che stava applaudendo in modo molto vigoroso. Probabilmente (anzi, sicuramente) era una Tassorosso.
-Complimenti! Siete stati molto bravi - le disse, avvicinandosi. –Comunque io sono Jo, dei Grifondoro. Piacere-
 
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~Lux
view post Posted on 27/7/2014, 13:24




La premiazione procedeva, immaginavo, come da previsto: I Tassorosso battevano le mani eccitati, qualcuno lanciava urlati di approvazione, mentre gli studenti applaudivano forse più per rispetto che per congratularsi con la casa avversaria. Lo capivo, in effetti. Odiavo perdere. E dove andare dall'avversario a dire "Complimenti, vittoria stupenda" era abbastanza difficile per me, anche se col tempo avevo imparato ad accettare la sconfitta come la vittoria e ad apprezzare le congratulazioni quanto a farne a mia volta.
Mentre seguivo la scena, notai una chioma rossa avvicinarsi, mentre batteva le mani. Lasciai alla ragazza solo uno sguardo mentre gli occhi tornavano alla premiazione dei Tassi. Poco dopo, una voce che sovrastava il frastuono degli applausi mi fece, per l'appunto, le congratulazioni per la vittoria.
Le sorrisi, mentre le rispondevo.

"Grazie!"

La rossa poi si presentò come Jo Gaarder. Nome mai sentito, come ovviamente era ovvio: gli unici nomi che conoscevo a scuola erano quelli del Capocasa e dei Prefetti di Tassorosso. Dovevo farmi degli amici. Assolutamente.

"Molto piacere, Jo, io sono Lucy. Lucy Norman"

le dissi allungando la destra verso di lei con un sorriso.
 
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Jo Gaarder
view post Posted on 27/7/2014, 21:06




Lucy Norman. Aveva già sentito quel nome da qualche parte? Forse era saltato fuori a qualche lezione, ma Jo era sicura di non aver mai parlato con quella ragazza. Un buon motivo per farlo al ballo, visto che comunque la giovane Grifondoro non aveva fatto molte conoscenze durante il suo primo anno.
-Anche tu al primo ballo?- chiese alla ragazza, guardandosi attorno. Si accorse, per la prima volta, dell’enorme quantità di lanterne svolazzanti sopra le loro teste che illuminavano la spiaggia, rimanendone incantata; ne seguì con lo sguardo il corso e notò che si estendevano per parecchie centinaia di metri. Magari più tardi avrebbe fatto una passeggiata per scoprire quel luogo idilliaco, ben diverso dalla spiaggia sassosa a cui la piccola era abituata.
-Ehi guarda!.- esclamò ad un certo punto, indicando un punto una decina di metri più in là. –Hanno preparato un buffet enorme! Non so tu, ma io sto morendo di fame.-
Come a confermare la sua affermazione, lo stomaco cominciò a brontolare, emettendo dei gorgoglii. Senza neanche aspettare la risposta, si girò e cominciò a dirigersi verso i tavoli, convinta che la Tassorosso l’avrebbe seguita. Dopotutto, non poteva voler restare lì accanto ad una palma tutta la sera!
Mentre camminava, Jo si accorse improvvisamente di un’altra cosa: nessuno stava ballando! Era, però, piuttosto sicura, nonostante non ci fosse mai andata, che ai balli si ballasse. Magari, stavano aspettando che arrivassero altri studenti oppure quelli presenti erano semplicemente troppo timidi per buttarsi. E chissà se funzionava come nei film, dove i ragazzi invitano le ragazze a ballare.. Magari sarebbe successo anche a lei oppure no, ma non appena vide tutte le prelibatezze che il buffet offriva, queste domande si fecero da parte per lasciare spazio alla più importante: come poteva far entrare tutte quelle cose nel suo stomaco? Di solito, Jo non era una grande mangiona che si tuffava sul cibo appena lo vedeva, ma quella sera fece un eccezione e si riempì il piatto con tutto quello che ci stava.

-Mi hanno sempre detto che sono troppo magrolina…- disse come se questa fosse una ragione più che valida per fare indigestione e mettere su cinque chili in una sera.
 
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~Lux
view post Posted on 27/7/2014, 21:31




Jo mi studiò per un attimo, come se stesse cercando di ricordarsi qualcosa, prima di parlare di nuovo. Quella ragazza mi ispirava simpatia, emanava... non saprei... luce, forse, allegria. Era una cosa che invidiavo, che avrei voluto avere, e le persone capaci di questo mi piacevano particolarmente.
"Già, primo ballo in assoluto. le risposi, per poi aggiungere Anche tu?" sempre con un sorriso.
Seguii i suoi occhi che si spostavano nel buio, mettendo a fuoco le lanterne che illuminavano la zona della festa.
"Visto che bello? Chissà dove arrivano..." lasciai la frase in sospeso, mentre mi immaginavo di esplorare la spiaggia e, perché no, quella specie di foresta che estendeva chissà per quanto oltre la linea di sabbia insieme a Jo.
Fui richiamata alla realtà dalla voce della suddetta ragazza che mi invitava a guardare verso un punto a qualche decina di metri da noi.
Lo sguardo della rossa era fisso su un enorme ed invitante buffet.
"Mmm che acquolina!" risposi allungando il collo per sbirciare le varie pietanze. Lo stomaco di Jo brontolò e la ragazza, senza una parola si diresse verso il tavolo. La guardai allontanarsi ridendo per poi seguirla a pochi passi di distanza.
Era una ragazza snella e magra, da quello che avevo potuto vedere, ma la quantità di cibo che si mise nel piatto era stupefacente. La osservai mentre diceva che le avevano sempre detto che era troppo magrolina, come a giustificarsi. Per un secondo la guardai a metà tra il serio e il divertito, per poi senza una parola riempire un piatto anche per me, guardarla di nuovo seriamente e scoppiare a ridere di gusto. Tutto sommato quella serata non si prospettava così noiosa come avevo immaginato.
 
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Horus Ra Sekhmeth ♦ » » Schedule » Outfit » Details
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*Qualcuno mi spieghi cosa cavolo ci faccio qui.*
Un tiepido vento accarezzò Horus, facendogli venire la pelle d'oca su petto e schiena, completamente scoperti, mentre il ragazzo rimaneva impalato di fronte il curioso altarino che spiccava in mezzo al giardino di Hogwarts. Cosa ci faceva lì, sia l'altarino, che Horus, erano più o meno ovvi in quel periodo estivo: l'immancabile Ballo di Fine Anno aveva aperto le sue porte ed il ragazzo, come Caposcuola, aveva il dovere di presenziare, volente, nolente, narcotizzato o meno. E alla fine, visto che c'era, aveva anche dovuto prepararsi un abito adatto da indossare per quella che una serata a tema "estivo", spiaggia, o quel che era, arraffando quelli da cerimonia che indossava in alcune celebrazioni del suo Credo, quand'era a Luxor per onorare le sue Divinità. La scelta dell'abito, in ogni caso, aveva fatto storcere il naso ai nonni, che con un grazioso biglietto recante la scritta: "Guai se te li rimetti per tornare al tempio a venerare gli Dei, blasfemo di un nipote!" avevano spedito il tutto con un affaticatissimo astore. Ed era sembrata davvero una buona idea, lì per lì, quella di arrangiare qualcosa con i vestiti da cerimonia in sostituzione di un completo a tema, che mai avrebbe fatto in tempo ad esser confezionato. Ma quando si era specchiato con quegli abiti addosso, da solo nel dormitorio, il Tassorosso avrebbe voluto scavarsi una fossa e ficcarci la testa dentro, come gli struzzi, per non uscire mai più. Era diverso, vedersi indossare gli abiti tradizionali nella sua terra, in un contesto preciso, piuttosto che lì, tra i baldacchini della Sala Comune e la divisa piegata sulla sedia. Inoltre, il collare copriva a malapena il simbolo di Hagalaz sul petto, mentre la cicatrice che percorreva il torace di Horus da parte a parte, fino all'inguine, era comunque in bella vista, nonostante il ragazzo avesse tentato di coprirla con qualche vago incanto di camuffamento. Si era sentito a disagio per la prima volta, in quei panni, e si era tolto tutto in gran fretta, maledicendosi per la sua stupidità. Salvo poi, rivestirsi, innervosito, mandando a quel paese lo specchio ed uscendo dalla stanza senza neanche più guardarsi.
Ma i dubbi, in ogni caso, non l'avevano abbandonato, nonostante il Caposcuola fosse riuscito a prepararsi e ad uscire. Horus sospirò, mordendosi un labbro, indeciso ancora sul da farsi, la mano a mezz'aria sopra una conchiglia che aveva la funzione di Passaporta. In fin dei conti, i Balli erano sempre stati un'incognita gigantesca per lui: il primo, con Sivra, aveva fatto nascere i semi di nuovi sentimenti, estranei per quella che era la sua giovane età; il secondo, invece, con la scomparsa della Corvonero che gravava sulle sue spalle come un peso, avevano portato Horus a presenziarvi soltanto di sfuggita ed il ragazzo ricordava davvero poco e niente, di quell'orrida serata; il terzo... come poteva non ricordarlo? Con una stretta al cuore, la mente di Horus lo riportò alla rabbia di quella sera, nel vedere Random e Mya stretti in un ballo lento, per poi ricordare con una fitta ancor più dolorosa, quando lui e Mya si erano rincontrati sulla Torre, lì ove le loro Maschere erano calate. E via, altri balli, altre feste, altri brevi, fugaci incontri e nuove domande, nuove risposte, nuovi pensieri e nuovi volti conosciuti o meno.
Se non altro, dovette convenire il giovane rifacendo un riepilogo dei precedenti Balli, non si era mai annoiato.
Un'altra folata di vento —che sembrò quasi l'intervento divino che gli gridava nelle orecchie: muoviti a decidere, imbecille!— gli provocò un violento brivido lungo la spina dorsale ed Horus, con un ultimo sospiro, pose infine la mano sopra la conchiglia. In un lampo, il giovane, sentendo l'ormai famigliare strappo all'ombelico a seguito della rapida e brusca partenza, dopo un susseguirsi, rapido, di un confuso vortice di colori, atterrò su qualcosa di morbido, ritrovandosi com'era d'uopo, in un luogo completamente diverso, ma non per questo meno magico. Prima ancora che la mente si ristabilisse da quel brevissimo, ma fastidioso viaggio,
*Devo. Imparare. A. Smaterializzarmi. Urgh. fu il corpo a beneficiare del cambio di località. Un piacevole calore avvolse Horus, placando i brividi; l'odore salmastro del mare gli solleticò le narici, mentre sotto i suoi piedi v'era morbida sabbia. Horus sapeva che il Ballo si sarebbe tenuto fuori Hogwarts così come era a conoscenza che il tema riguardava la spiaggia, ma non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi in un autentico angolo di paradiso costiero; persino lui, che la spiaggia mal sopportava, dovette ammettere che quel luogo, con il mare illuminato dai raggi lunari all'orizzonte, la fine sabbia bianca, le tenui lanterne, insieme alle bianche tende accuratamente piantate tra una palma e l'altra, facevano la loro bella parte per rendere il tutto ancor più accogliente. Rinfrancato, se non nello spirito, almeno nel corpo, Horus avanzò; l'ampio spazio di cui disponeva la spiaggia gli permetteva di girare con straordinaria comodità, rispetto ai precedenti balli nella Sala Grande, incontrando sporadici gruppi di ragazzi chiacchierini, i soliti amanti del buffet, gli idioti patentati, e via discorrendo, ma tutti a distanza —fortunatamente per lui— di sicurezza. *Dovrebbero farle più spesso 'ste cose.*
Con il vento che smuoveva le lunghe maniche del suo abito, accarezzando dolcemente la pelle scoperta, e l'idea di un posto tranquillo da poter raggiungere con facilità, Horus si avviò verso la riva, lanciando, mentre camminava, rapide occhiate qui e là giusto per potersi dire, a fine serata: io ho controllato, ho fatto il mio dovere, non osate venire a rompermi le scatole, cià.
Man a mano che si avvicinava al mare, il ragazzo si accorse che le acque erano state incantate in modo che risplendessero di un tenue, cristallino bagliore, quasi come se fosse stata disciolta in esse della polvere di stelle, creando un suggestivo gioco di luci e ombre e fornendo un'atmosfera ancor più magica all'ambiente. Una volta raggiunto il bagno-asciuga, Horus si arrestò, rimanendo a fissare vacuo l'orizzonte. Nonostante fosse lì da pochi minuti, nonostante la beltà del luogo e l'impegno che i docenti avevano infuso in quel Ballo, Horus sentì nuovamente il desiderio di andarsene. Senza Mya, non aveva senso, ammise, stringendo forte i pugni. Era passato del tempo, da allora, eppure... erano lontani, come mai lo erano stati. Il solo avvicinarsi a lei, lo spaventava, se non addirittura, lo irritava. E la paura di sapere cosa significassero, quelle sensazioni che si erano sovrapposte all'amore e al desiderio, con vile prepotenza, lo spingeva a evitare la ragazza come non mai. Il terrore, di quel giorno, di quello che sarebbe potuto accadere se la sua mano avesse avuto un tremito; se al posto di quei cadaveri...

« ... Basta... » Mormorò con disperazione, a mezza voce, chinando lentamente il capo, mentre la sua richiesta veniva trasportata via dal vento, apparentemente lontana. D'improvviso, la voce della Preside, che si era imposta su tutti gli altri suoni circostanti, lo costrinse ad abbandonare quei dolorosi pensieri, ed il ragazzo alzò il viso in direzione del palchetto allestito verso il centro della spiaggia. Non c'era bisogno di essere dei Divinatori, per sapere che, di lì a poco, sarebbero stati annunciati i vincitori della Coppa delle Case. Felice di aver la mente occupata da altro —ed impegnandosi come non mai a far finta che niente fosse accaduto fino a quel momento—, Horus si avvicinò ancor di più al palco, il cuore che faceva un buffo balzo nel petto. Aveva avuto modo di vedere, più e più volte nel corso di quei mesi, i punti della clessidra di Tassorosso salire e brillare come oro puro, superando talvolta le altre Case. Nell'ultimo periodo, tuttavia, il distacco con Corvonero era stato troppo blando ed il ragazzo aveva temuto che i bronzo-blu potessero soffiare la Coppa ai Tassi, per quell'anno. Ma quel dubbio venne prontamente spazzato via, come la sabbia faceva sotto la brezza marina, quando il nome di Tassorosso venne annunciato con allegria dalla Preside come i vincitori della Coppa delle Case. Un largo sorriso si aprì sul volto di Horus, illuminandolo, mentre si avviava verso il palco per ritirare, ancora una volta, il premio. Sentiva un gran calore nel petto, che niente aveva a che fare con il clima della spiaggia, e tutto con l'orgoglio che provava per quella Casata. Era incredibile quante soddisfazioni riuscisse a dargli: Coppa delle Case, del Quidditch, vittoria nelle partite, nelle lezioni. Poteva dire di esser fiero di ogni studente che Tassorosso annoverava tra le sue file e sorrise ancor di più, tra sé e sé, nel pensare quanto la sua Casata godesse di cattiva fama, al di fuori —e talvolta dentro— la Scuola. Con attenzione, il Caposcuola salì i gradini, sentendo il familiare groppo in gola e l'agitazione stringerlo, che sovvenivano ogni qualvolta egli dovesse parlare in pubblico. Salutò la Preside, ringraziandola, e prese la Coppa tra le mani, tra gli applausi dei presenti. A loro, Horus si rivolse, con un sorrisetto sghembo, l'ambito trofeo stretto tra le mani. Dall'alto, poté vedere quanto, rispetto agli anni passati, il gruppo di partecipanti fosse minore; tra loro, però, era impossibile non notare la figura di un palombaro che spiccava come non mai tra i vari abiti eleganti, e che per poco fece sbottare a ridere il Tassorosso, condannandolo ad una figuraccia e alla nomea di povero pazzo. *Date un premio a quel genio! Avrebbe voluto gridare.
« Sapete... » Disse, invece, ai presenti e lanciando una fugace occhiata alla superficie brillante della Coppa. « È fantastico come ogni volta Tassorosso, la Casata che molti, ne sono certo, pensino sia piena di... » *Idioti* « Studenti incapaci, senza doti particolari, senza coraggio, astuzia o intelligenza, riesca ogni volta a stupirci. Siamo evidentemente la dimostrazione che la testardaggine nel voler migliorare, l'impegno e la collaborazione tra di noi, vincono sempre su ogni pregiudizio. » *I miei per primi...* Pensò, ricordando con vergogna l'iniziale scontento che aveva provato per esser stato assegnato alla Casa di Tosca « Anno dopo anno mi rendo conto, che niente deve essere sottovalutato, a partire dalle capacità altrui. Perché questo è il risultato. » Ridacchiò, divertito, ma tranquillamente, senza sarcasmo o cinismo, alzando appena la Coppa affinché i presenti potessero vederla. [color=darkslategrey]« Per questo motivo, io stesso non voglio sottovalutare le altre Casate, e mi congratulo con loro per il lavoro svolto. Ma a Tassorosso, ai suoi studenti, vecchi e nuovi che hanno contribuito ancora una volta ad una splendida vittoria, dico grazie! Grazie per il vostro impegno e per la vostra tenacia! Sono fiero di essere il vostro Caposcuola. » Chinò leggermente il capo, come ringraziamento, sorridendo affabilmente. Aveva bevuto? Forse. Probabilmente era ebbro di quella momentanea euforia, o magari qualcuno aveva messo qualcosa di strano nell'acqua marina e quella non era magia, ma chissà che strana polverina, e i suoi effluvi lo costringevano ad essere più sincero del dovuto. In ogni caso, era fatta. L'adrenalina dell'agitazione stava ormai scemando, il tempo limite da passare esposti al pubblico ludibrio era terminato ed Horus si voltò, pronto per scendere e ritornare all'anonimato. In quel frangente, proprio poco un attimo prima di dare le spalle al pubblico, in un angolo della riva leggermente più avanti, i suoi occhi vennero attirati da una figura eterea che, illuminata dalla luce lunare, fece per un attimo credere ad Horus di trovarsi di fronte un'autentica Sirena; e non di certo le Selkie del Lago Nero. Fu però lo sguardo di lei, e il senso di déjà vu che gli comunicò, ancor prima dei suoi lineamenti, a far capire ad Horus chi fosse in realtà. Colpito da un'improvvisa voglia di approfondire, si affrettò a scendere dal palco, appoggiando poi la Coppa nella sua teca che sarebbe stata portata a breve in Sala Comune Tassorosso.
Mentre si allontanava dalla struttura, tuttavia, Horus fu preso da pensieri contrastanti che lo costrinsero a camminare e fermarsi di botto più volte nel giro di pochi metri, portando come conseguenza numerosi scontri con poveri disgraziati che avevano avuto la sfortuna di camminargli dietro.
Ripensando alla ragazza che aveva notato sul palco, Horus aveva voluto credere, un misero istante prima di incrociare lo sguardo di lei, che fosse Aryadne Cavendish, che al Ballo precedente era stato sicuro di aver visto, ma che poi aveva scoperto —con sua enorme delusione— che non era stata che una fugace presenza, prima della sua rinnovata e misteriosa dipartita. I segreti che la Serpeverde celava nella sua famiglia, erano ancora top secret, così come la veridicità del suo racconto; un pensiero che provocava, in Horus, un profondo, fastidioso senso di frustrazione ogni qualvolta gli capitava di rimuginarci su. Tuttavia, poi, quando infine si eran guardati negli occhi, fu facile, per il Tassino, far ricondurre quello sguardo a Emily
*Claire* Rose. Da quella notte, non si erano scambiati che poche battute, incontrandosi raramente nell'Ufficio dei Caposcuola; soltanto all'ultimo ballo si erano parlati più del solito, ma entrambi sempre lontani dall'argomento che li aveva fatti conoscere. Horus, però, aveva scoperto che il nome di quella ragazzina infreddolita sulle rive del Lago Nero non era quello principale, e che in poco tempo la Serpina aveva fatto una gran carriera, mentre, a quanto si diceva, la freddezza che aveva protetto Emily come una corazza si era rinsaldata ancor di più. Tutto questo, più il senso di enorme déjà vu che aveva sentito nel guardarla su quella riva, vestita a quel modo, lo avevano spinto ad avanzare verso di lei, mentre la ragione lo costringeva a fermarsi, ricordandogli che non era bene, ritirare in ballo quella situazione e che lui stesso sarebbe potuto andare incontro a scomode domande, se qualcuno fosse venuto a sapere di quella sera.
In ogni caso, malgrado le ottime motivazioni a suo favore, la Ragione perse ed Horus si avvicinò, infine, verso Emily; la lunga gonna acquamarina che indossava, smossa dal vento, sembrava un'impalpabile pinna, mentre la le squame variopinte sulle spalle nude di lei brillavano cangianti ai riflessi del mare e della luna. Il trucco sui toni dell'azzurro metteva straordinariamente in risalto, più che gli occhi, il colore ramato dei capelli, morbidi e fluenti, raccolti in una ciocca da una vistosa, quanto teatrale stella marina. Nel guardarla Horus dovette ammettere che la ragazza aveva avuto una cura di particolari che nessuno aveva raggiunto quella sera; e che, senza dubbio, il tutto le donava, rendendola assai graziosa.
« Toh, guarda. » Esordì, con una punta di ironia, il Caposcuola, fermandosi a qualche passo da lei, piegando leggermente il capo. Nel movimento, la lunga ciocca di capelli che aveva acconciato scivolò fuori dalla stoffa del copricapo di stoffa nera, solleticandogli lo zigomo. « A quanto pare ci avevo azzeccato, quella sera, indovinando la tua vera identità. » Affermò, con tono enigmatico, un sottile sorriso sghembo dipinto sul volto. Il riferimento era chiaro, se lei avesse ricordato a che figura lui l'aveva paragonata nella sottile metafora di congedo.
*Avrò indovinato anche la tua fine, Claire Rose?*

« I'm not strong enough to pay this ransom. One more monster crawled inside, but I swear I saw it die. Can you save me from the nothing I've become? »

 
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«And like the sea, she’s constantly changing from calm to hell.
But a Mermaid has no tears and therefore she suffers so much more.»

La sua fugace ricerca giunse presto al termine, come se il suo improvviso desiderio di ritrovare il giovane, fosse stato espresso consapevolmente ed ascoltato dalle stelle che si diceva fossero in grado di esaudire gli aneliti più reconditi dell’animo umano.
Horus Sekhmeth aveva preso la coppa tra le mani e la parola.
Il mare, complice dell’irrequietezza della ragazza, faceva da sottofondo al discorso del Tassino che, trasportato dal vento, le giungeva come eco sussurrato incitando l’ennesimo sorriso quando Ella udì le sue ironiche parole.
Fondamentalmente Emily non provava odio alcuno verso una Casata piuttosto che un’altra ed era l’indifferenza generale a regnare sovrana. Più di una volta, tuttavia, si era chiesta cosa ci facesse Horus tra le fila di Tosca, credendo che, oltre pel colore, la divisa dei Serpeverde si confacesse maggiormente alla sua figura.
Ad ogni modo,sembrava essere giunto il momento d’andare alla ricerca dei suoi Concasati, fare un breve sopralluogo e poi congedarsi dai festeggiamenti.
Si sarebbe allontanata lungo la riva, seguendo una rotta imprecisa e magari avrebbe raggiunto qualche antro sconosciuto tra le rocce che scorgeva in lontananza, alla sua destra. Quell’idea partorita dalla sua mente, avida della calma e della serenità appena trovate, la spinse quasi a compiere il primo passo all’indietro, in modo da portarsi sulla direzione scelta ma qualcosa sembrò arrestare tale volontà, dandovi una nuova forma, cambiando di netto la sua decisione:
il Tassorosso che ancora si rese conto di seguire con lo sguardo, persa nei suoi fugaci piani serali, sembrava dirigersi verso di lei.
Emily si ritrovò ad inclinare di poco il capo, assumendo un’espressione divertita e sconcertata al contempo: perché il Caposcuola arrestava il suo camminare ogni tre per due?
Conscia che non sarebbe stato carino essere beccata a sorridere di lui e provando un’improvvisa irritazione per il suo stesso chiedersi se Egli avesse effettivamente deciso di raggiungerla o meno, la Serpina distolse lo sguardo, regalandolo al cielo stellato poco sopra il confine incerto tra aria ed acqua.
Ogni volta che guardava le stelle, aveva come l’impressione che una porta venisse spalancata davanti a lei, aprendole la vista su nuove consapevolezze. Ed in quel momento, nonostante potesse essere chiunque, dovunque, aperta quella porta, realizzava che nulla era poi cambiato: era la stessa persona sotto il medesimo cielo stellato. La stessa di quando era giunta ad Hogwarts la prima volta, solcando le acque buie del Lago Nero; la stessa che quella notte di tanti anni fa, aveva incontrato per la prima volta Horus; la stessa che aveva alzato gli occhi a quelle medesime stelle invocando chissà quale pace interiore dopo aver messo fine alla vita di un Mangiamorte, di un uomo. Ma nulla può essere immune al cambiamento, al tempo. “Tutto scorre”, dicevano. Sotto quel buio cielo, dove il mondo inizia e finisce, il tempo continuava a scorrere e le cose a succedersi.
Cosa c’era in serbo per lei?
Toh, guarda.
Era dunque giunto, come atteso, come una risposta. Emily lo seppe prima ancora di udirne il “saluto” ma fu solo allora che si voltò in sua direzione, chinando il capo per riportare lo sguardo in terra, su di lui.
Le iridi chiare si strinsero mentre le labbra rosse si curvavano appena in un impercettibile sorriso ironico.

Oh, con quei gingilli illuminati dai seppur flebili raggi lunari che t’abbagliano il viso, non ti avevo riconosciuto.
Scherzò, assumendo una cadenza solo lontanamente seria.
Era perfetto nei suoi abiti ed era rimasta per un secondo interdetta, come chi non capisce subito cosa, chi, ha davanti. Ma non lo avrebbe ammesso preferendo, piuttosto, il sarcasmo.
Che fosse anche quella una forma di difesa?
Ma difesa da cosa?

Congratulazioni, Horus.
Nessun epiteto; ancora una volta, per la seconda volta, per Emily fu come interpretare qualcun altro. Lì non erano ad Hogwarts, potevano essere tutto, niente o sé stessi e forse, nonostante le maschere a cui si poteva far riferimento mettendo a fuoco i loro vestiti, il richiamare il giovane usando semplicemente il suo nome, era davvero un volersi mostrare differente dalla Emily che girava tra i corridoi della Scuola. Differente ma forse più vicina a ciò che era.
Non avvertì il bisogno di adornare quell’incontro con parole ricamate da fugace, a volte tristemente vuota, gentilezza altolocata e questo sembrò un ritorno al passato, a quella sera che forse nessuno dei due avrebbe riportato in auge.
La giovane Rose lasciò scivolare lo sguardo sui dettagli che avvolgevano la pelle candida del giovane, senza preoccuparsi che una tale attenzione potesse disturbarlo: perché vestirti a quel modo se non per essere notato?
Avida di particolari, si soffermò irrefrenabilmente sulla cicatrice che tagliava da una parte all’altra il petto di lui e la domanda espressa dalla mente a quella vista stava quasi per essere formulata.
*Non sono affari tuoi. Taci per l’amor di Salazar*
SI voltò nuovamente, lasciandosi catturare dalle onde che carezzavano con forte dolcezza la sabbia, lasciando un alone scuro su di essa, come un possessivo marchio, per pochi secondi.

Sai quale è una delle poche cose che amo della spiaggia? Guarda le tue impronte sulla sabbia; precise, sensate, ordinate.
Se tu dovessi tornare tra qualche ora, non le ritroveresti. Non ritroveresti alcun segno del tuo passaggio, di esso non resterà più niente.
Il mare cancella.
Le onde nascondono.
Sarà come se non fossimo mai stati qui. Come se non fossimo mai esistiti.
In questo luogo puoi pensare di non essere nulla.
Non è terra e non è mare.
Non è verità o falsità.
Non è niente.

C’era un che di malinconico nel tono della sua voce. Perché aveva dato voce ai suoi pensieri?
Tra lei ed il giovane non c’era mai stato un vero e proprio discorso dal giorno del loro incontro, allora perché era lì?
Di certo non per ricevere delle congratulazioni e ridere di lei con una frase random come: “Ah, ah! Io ho vinto la Coppa e tu nooo!”, puntandole un dito contro e zompettando su un piede magari.
Quell’immagine fugace l’avrebbe fatta scoppiare in una cristallina risata se non fosse stata tanto impossibile da immaginare o forse, proprio per tale motivo, si ritrovò costretta a trattenersi dal sembrare una stolta.
Quindi, cosa voleva da lei?
*Il mio antro di Paradiso tra le rocce aspetterà*






Edited by Emily Rose. - 29/7/2014, 00:43
 
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view post Posted on 28/7/2014, 17:43
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I giorni scorrevano senza dare troppo all'occhio, se non fosse per le temperature che salivano sempre, sempre di più. Appena usciti dal castello, per quanto fosse posizionato lontano dalla città, si poteva percepire sulla pelle quella strana afa estiva. Strana perché durava qualche giorno, le piogge estive erano di prassi in quel mese, eppure, l'acclamato giorno della coppa delle case era piuttosto soleggiato e caldo. Dalle finestre si intravedevano tante ragazze e ragazzi ben acchittati e pronti che si dirigevano stranamente in giardino. Ophelia li guardò incuriosita, così dal suo baule prese un nuovo abitino celeste, colore che lei amava da impazzire. Dopodiché, salì dai sotterranei e si diresse nel parco, insieme ad altri ragazzi, e piano piano...SCOMPARIVANO! Sgranò gli occhi quando due ragazze, presumibilmente nuove, si avvicinarono ad un banchetto posizionato vicino all'entrata e...sparivano!! Senza lasciare traccia (a parte ogni tanto qualche oggetto). Rimase da sola, si diede un'occhiata intorno, e si avvicinò anche lei a questo famigerato tavolino. C'era una conchiglia, grande e colorata rispetto alle normali. La prese fra le mani e...bianco.
veV4JOa
Vide tutto bianco. Chiuse gli occhi strizzandoli, e quando piano piano li riaprì vide un paesaggio molto molto ma mooolto lontano da quello di prima. Una spiaggia. Una bellissima spiaggia, piena di palme, l'acqua piatta e la sabbia chiara e tremendamente morbida. Fece il primo passo e sentì la sabbia tiepida trapassare le dita dei piedi. Una sensazione meravigliosa, l'aria afosa ma non estremamente secca le faceva svolazzare leggermente i capelli, ondulati per quell'occasione, sulle spalle e la frangetta che gli pizzicava le palpebre, che ogni tanto doveva spostare quando esagerava. Proseguì verso le altre persone, ma non riconosceva proprio nessuno della sua casa, neanche un viso conosciuto. Si girava a destra e a poi sinistra, quando dal microfono sentì una voce calda che aveva già sentito non molto tempo prima.

** Horus?...Ma quindi..abbiamo vinto??**
Tutti quanti erano in silenzio, attenti ad ascoltare il suo discorso sulla vittoria della coppa. Era divertito, e nonostante tutto non screditò gli altri dormitori, anzi. Fissò il ragazzo, con quel costume che aumentava il suo già enorme fascino, con aria trasognata. Si chiedeva, in mezzo a qualche sua frase, se avesse mai avuto l'occasione di conoscerlo, e quante parole sarebbe riuscita ad azzeccare senza balbettare in sua presenza. Quando giunse la fine, applaudì leggermente con le mani, unificando il suono con quello di tutti gli altri, sorridendo. Poi tornò neutra e lascio le mani cadere verso il basso, notando che il ragazzo andò da una ragazza dai capelli rossi vicino al bagnoasciuga. Lei guardò il cielo colorarsi di tante sfumature diverse, rimanendo nella stessa posizione iniziale, aggrappando le mani sugli avambracci, e spingere ogni tanto i pollici sulla pelle troppo chiara, su quelle braccine minute. Era in attesa di trovare qualcuno, o di farsi trovare, da qualcuno.
 
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