| ♦ Horus R. Sekhmeth
~ Horus sapeva bene di aver messo "alle strette" la fanciulla. O meglio, era consapevole del fatto che la sua domanda fosse un tantino retorica, immaginando già che Elhena ritenesse Syr un punto importante della sua curiosa ricerca prima ancora che fosse lei stessa a dirlo apertamente. Tuttavia, ancora una volta, ascoltò la fanciulla parlare con quel pizzico di nervosismo che ormai la contraddistingueva; si sforzò di non sorridere nell'immaginarla qualche tempo addietro in Foresta, quando un pericolo molto più grande di quella situazione tranquilla al pub, li minacciava entrambi. In quel caso, constatò il Caposcuola, Elhena fu sì, nervosa, ma era riuscita a celarlo con una —involontaria— maestria. Ed ora... eccola lì, in preda all'agitazione, crucciata da parole pronunciate forse con troppa enfasi e con chissà quale altro dimore a gravare su quelle esili spalle. Curioso, si disse. In quel mentre, la garzona portò loro le bibite; Horus la ringraziò con un sorriso, frugando poi nella sacchetta porta-monete e lasciandole l'importo dovuto sul tavolo. Si portò lentamente il boccale alle labbra, saggiando la frescura del vetro con le dita. Lo sguardo non abbandonò mai la ragazza, seppur gli occhi si socchiusero appena per il piacere della bibita a rinfrescargli il palato. Inevitabilmente, però, nascosto dal bicchiere, Horus sorrise, quando Elhena gli elencò le sue tre ipotesi su dove il ragazzo avesse potuto recuperare Syr. « Effettivamente, sì, si fa così. » Concordò con lei, abbassando il boccale e poggiandolo sul piano del tavolo, senza però lasciarne la presa. Per un attimo Horus si voltò a guardarlo, pensieroso. Aveva avuto bisogno di sapere se Elhena si fosse imbattuta in quella lucertola per un caso, se avesse più o meno idea di quanto grande, in realtà, sarebbe potuta essere quella storia. Quanto dannatamente si intrecciava con un ricordo del passato di Horus, ormai sepolto da tempo.« A dire il vero... » Esordì poi, riportando la sua attenzione verso di lei « Tutte e tre le tue ipotesi sono potenzialmente corrette. » Tacque un istante, appoggiandosi meglio al morbido schienale della sedia.« Uno... » A sottolineare la numerazione, Horus alzò l'indice. « Me l'hanno... regalata e al contempo l'ho trovata nei prati. Due... » Un altro dito si sollevò « L'ho effettivamente trovata da qualche parte, appunto. Precisamente al limitare della Foresta Proibita. Non c'è nulla di strano, probabilmente, quel luogo pullula delle più disparate creature Magiche, figuriamoci quelle Babbane. Tre... » Un ultimo dito completò la triade, bene in mostra davanti la ragazza. « Syr non proviene quindi da un negozio e nasconde qualcosa di più grande. E che io credevo dimenticato da molto tempo. » Con un sospiro impercettibile, abbassò la mano, mentre si portava nuovamente alla bocca la sua bevanda. Bevve piano, piccoli sorsi per gustarsi la Burrobirra e il mix alcolico dato dall'alcol e dalla dolcezza della zucca, certo, ma anche per prendere tempo, riordinando il discorso e l'ammasso di ricordi ingarbugliati nella sua memoria. Ben presto, più di metà bibita se n'era andata. Era ormai chiaro: era il momento di esporre le carte in tavola.« Quando hai iniziato il discorso, Elhena, credevo che tu sospettassi qualcosa riguardo l'origine di Syr. O meglio... » Si corresse, aggrottando le sopracciglia « Credevo sapessi molto di più di quanto tu avessi voluto dire, conoscendo retroscena di come io l'avessi recuperata. Sarà il tuo nervosismo, sarà per il curioso argomento e per le incredibili coincidenze che ci hanno portato qui. Poi mi son detto che era impossibile che tu fossi a conoscenza di accadimenti avvenuti più di cinque anni fa, quando ancora non eri ad Hogwarts. » Horus si strinse lievemente nelle spalle, mentre un piccolo sorriso ironico incurvava un angolo delle sue labbra. « Ma ora, finalmente, capisco. Ciò che è successo a te e ciò che è successo a me, probabilmente, sono due tasselli di un puzzle ben più grosso e che combaciano in maniera sorprendente. »Era sicuro di star confondendo la giovane, ma il ragazzo non vi badò conscio che ben presto avrebbe capito, incrociò le braccia e sospirò, questa volta, più rumorosamente. « Avevo... dodici anni. Era la fine di un Ballo di Primavera e mi ero allontanato per un po', avvicinandomi al confine della Foresta Proibita. Mi sdraiai sull'erba e credetti di essere solo... finché una strana voce non mi costrinse a balzar su di scatto. » Se solo avesse chiuso gli occhi, Horus ne era certo, avrebbe potuto rivivere quei momenti con una vividezza incredibile: la bellezza di Sivra nell'abito che lui le aveva regalato, Mya che parlava con Niko e lo sguardo della stessa Sivra che si posava sui due, per poi rabbuiarsi subito. Credeva di esser stato geloso di lei, quando in realtà... * Che idiota.* « Era una voce strana, inumana. Simile ad un sibilo e, allo stesso tempo, parlava un inglese scorretto, ma comprensibile se si fosse fatta attenzione. Non avevo mai sentito nulla di simile. Proveniva dalla Foresta, da un albero che confinava proprio con la porzione di prato in cui mi trovavo. Lì, nascosti tra i rami ho scorto due occhi rossi, le iridi verticali come quelle di un serpente, rilucere appena al bagliore della luna piena. » Il solo pensiero, nonostante gli anni passati e gli orrori a cui aveva assistito nel tempo, gli provocò uno sgradevole brivido che lo percorse dalla nuca alla schiena. « Poi, all'improvviso, gli occhi rossi sparirono, venendo sostituiti da un altro paio, di color giallo intenso. Quella voce tacque e ne arrivò un'altra, proveniente dal medesimo punto. Era una voce umana, di un ragazzo. Forse un po' roca, ma non v'erano dubbi che appartenesse ad una persona. Chiedeva "dov'è andato" o qualcosa del genere e, spaventato, mormorava "sta tornando". Lì ho capito che qualcosa non andava. I due toni di voce erano diversi, ma allo stesso tempo uguali. Ho compreso che erano lo stesso essere. » Tacque ancora un istante, bevendo un altro sorso di Burrobirra per allietare la gola arsa. Quando poi riprese, lo sguardo di Horus era puntato, distrattamente, verso il boccale. « Ti risparmio i discorsi. E' stato quanto di più strano mi sia mai potuto succedere. E d'un tratto, ancora una volta la voce cambiò, divenendo un sibilo. Non v'era più nulla di comprensibile e ben presto si moltiplicò, in decine di altri sibili. Quando abbassai lo sguardo, verso i miei piedi, e tutt'intorno, non v'era un punto libero da lucertole e serpenti. Erano ovunque. Sui miei abiti, sulle mie spalle, sui miei piedi e, soprattutto, sopra l'albero laddove la voce proveniva. Lo chiamai "Re Rettile", un po' per quello strano potere che sembrava esercitare, un po' a presa in giro. Parlava, poi, di un corpo, come se l'avesse posseduto e credetti che quella creature, di umano, non avesse più nulla oramai. Capì che quella voce, disperata, che avevo udito poco prima, non fosse che un... rimasuglio, di colui che un tempo era stato un umano. » Le parole uscirono dalle sue labbra con una semplicità e una naturalezza che non si era aspettato. Il tono era basso, confidenziale, eppure sicuro, senza tradire l'inquietudine che, in realtà, Horus stava provando nel ricordare.« Non potevo... e non volevo fuggire. » Confessò, alzando lo sguardo verso Elhena e guardandola con sincerità.« E... giocammo. Di un gioco pericoloso. Lui mi chiese tante cose, sottolineando la differenza fra la mia natura umana e la sua... di Sanguefreddo. Mi sfidò ed io, nella mia arroganza, vantandomi del mio nome, mi imposi, dicendo che un Falco non si inchinerà mai ad un Serpente, volando sopra la sua testa e cibandosene. Nuovamente, lui mi chiese di dimostrarglielo. Come ben sai, io porto il nome anche del dio Sole, Ra. E Ra, nella mia religione, viene scortato, nella notte, da un serpente, Mehen, che lo protegge da un suo simile, malvagio, Apophis. Per comprendere quale dei due fosse il Re Rettile, e per comprendere quanto io fossi disposto a Volare in alto, egli mi lasciò Syr. A Luna Nuova, affermò, quando la lucertola si fosse rinnovata e lui con essa, avremmo parlato "del mio Volo". » Concluse, racchiudendo quelle ultime parole imitando delle virgolette con le dita. Esausto, come se avesse parlato per eoni, Horus sorseggiò ancora la sua Burrobirra, lasciando il silenzio calare su di loro per qualche istante. I due racconti si incastravano più o meno perfettamente, sebbene tante parti fossero ancora del tutto oscure. Aveva atteso, sperato ed infine, dimenticato.« Il Re Rettile e il ragazzo Pifferaio, probabilmente, sono la stessa... » Sorrise. « Creatura. Ma io, da quel giorno, non l'ho mai più rivisto. Syr non ha mai mutato pelle. Mai. In cinque anni.»« THE ILLUSION OF LINKED DESTINIES IS ONE OF THE MOST EPHEMERAL THINGS IN THE WHOLE WORLD. »
|