The unusual place;, Privata.

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Just;
view post Posted on 16/8/2014, 14:45




- 15th August -



Una lama di luce si fece strada nel cielo di Londra, attraversò le cortesi tendine semidischiuse del Paiolo Magico e colpì un volto assopito. Random Crowell si ridestò da un sogno riguardante, forse, il Quidditch e si alzò sui gomiti nel confortevole letto che odorava di pulito; lo sguardo prese il suo tempo nel dirigersi verso la finestra, come faceva ogni mattina, ma la vista della quieta giornata di sole, una delle ultime che quell'estate morente aveva da offrire, non bastò a farlo sorridere. Ancora assonnato, il giovane si divincolò dalle coperte e diresse verso l'armadio in legno sulla destra della stanza; un paio di pantaloni di tuta, tanto comodi quanto poco eleganti, una semplice t-shirt bianca, e una bizzarra felpa completamente arancione furono i suoi abiti per quella mattina. Vestitosi, il ragazzo infilò ai piedi un paio di scarpe da ginnastica e trotterellò lungo le scale cigolanti, fino al salone principale del Paiolo. Non era mai stato un fan delle colazioni in camera, o perlomeno: gli sarebbe certamente piaciuto ricevere un vassoio stracolmo direttamente al suo letto, ma l'abitudine di dormire svestito unita alla pigrizia che lo coglieva se non si alzava immediatamente dopo essersi svegliato lo costringevano, ogni mattina, a lasciare la camera malgrado il galeone che spendeva ogni notte; si era detto che, per sette falci in più a notte, tanto valeva avere la possibilità di ordinarla qualora gli fosse venuto voglia. Mise il piede sull'ultimo scalino e salutò con un cenno il proprietario della locanda, Tom, più rubicondo del solito a causa dell'imminente arrivo degli studenti di Hogwarts, richiamati dalle compere scolastiche dell'ultimo momento. Faceva uno strano effetto non essere più tra loro: vedere le famiglie affaccendarsi, gli sguardi basiti dei genitori babbani, la frenesia del mondo magico che come ogni anno si risvegliava ma da una prospettiva esterna, di osservatore estraneo, escluso, lasciato da parte. Mentre prendeva posto nel solito tavolino vicino al muro una famiglia con due bambini attraversò il locale dirigendosi nel retro, sicuramente con l'intento di utilizzare il passaggio. A breve avrebbe dovuto agire: erano già tre giorni che alloggiava al Paiolo, e ancora non si era mosso; a breve le strade sarebbero state invase da marmocchi urlanti, e anche Nocturn Alley si sarebbe risvegliata. Fece un cenno al cameriere di turno che voleva ordinare, e semplicemente attese, le mani premute sugli occhi stanchi. Quella notte, o il giorno dopo al massimo, avrebbe dato una fine a quell'attesa infruttuosa.

Oltre alle ordinazioni, Random paga quattro notti nella stanza numero cinque :3
La role è privata, ma un garzone è invitato a presentarsi all'occasione!
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 17/8/2014, 17:11




« Sempre, dalla prima volta che è andato a vedere Eros e le luci delle insegne, quella rotonda è stata un vero e proprio magnete per lui: quella rotonda rappresentava la vita, il principio e la fine del mondo. »

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Piccadilly circus era il solito inebriante e caotico vociare, un vortice di suoni e luci e di stimoli sensoriali così vividi da stordire i malcapitati passanti. E Jessica Evans, studentessa di Hogwarts, era uno di quelli. Camminava assorta per le vie babbane da ore, come sua consuetudine da ormai diversi mesi, osservando distrattamente il paesaggio a cui ormai era abituata. Era diventata abitudinaria quei giorni. Da quando aveva lasciato la sua casa di famiglia, dopo la convalescenza della sorella, era tornata per un periodo a risiedere a Villa Evans, nelle periferie di Londra. Utilizzava la polvere volante fino a Diagon Alley e da lì, prediligeva mescolarsi nel trambusto babbano, così caotico da impedirle di pensare a tutte le cose che aveva lasciato a metà. Quel giorno si era presa il solito caffé americano da asporto a Piccadilly e si era incamminata, assorta, per le strade londinesi (che conosceva discretamente grazie al suo papà mezzo babbano), confondendosi abilmente tra la folla. Nemmeno si era accorta di aver imboccato Charing Cross Road e di essersi soffermata davanti ad un sudicio pub stravagante, che stonava nettamente con il contesto regale della City. Il Paiolo Magico. Fini con un sorso l'ultimo goccio di caffé e decise di varcare la soglia, magari avrebbe potuto fare sosta in quel luogo dimenticato dal mondo per attendere l'ora di pranzo. Varcò la soglia cigolante e fece un cenno di cortese saluto al barista, e si andò ad imboscare nell'angolo più sperduto dell'ombroso locale, lontano dall'ingresso sul retro, che in quel periodo era trafficato da studenti e famiglie di hogwarts intente a portare a termine le compere. L'anno scolastico, così come il suo ritorno a scuola, erano alle porte e Jessica provava una sorta di ansia tutte le volte che ci pensava. Non si sentiva all'altezza, aveva una miriade di materie e lezioni da recuperare e la sua carriera scolastica sembrava esserle sfuggita dal controllo, cosa che lei detestava infinitamente e la umiliava in modo considerevole. Estrasse un libro in attesa di un garzone, non erano famosi per i tempi celeri di servizio al tavolo, e incominciò a sfogliarne le pagine. Tentò di concentrarsi sulle pagine, scorrendo veloci gli occhi sulle parole, nel pigro tentativo di apprendere nozioni sulla creazione di codici runici, ma la lettura non era abbastanza avvincente da non permetterle di distrarsi alla vista di una macchia arancione che, scricchiolando rumorosamente giù dalle scale, andava a posizionarsi ad un tavolo. Macchia arancione che le parve vagamente familiare, e che non poté fare a meno di catturare la sua curiosa attenzione...
 
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view post Posted on 17/8/2014, 18:09
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Quell'estate Niahndra pareva essersi stabilita permanentemente al Paiolo Magico, i giovani colleghi che di quando in quando l'aiutavano con i turni si erano definitivamente dileguati mollandole tutto il lavoro e Tom era già stato abbastanza chiaro a riguardo: "non provare a darti alla fuga anche tu", diceva lo sguardo dell'uomo ogni volta che i loro occhi si incrociavano, risoluti i suoi e disperati quelli di Niahndra.
Se non altro con la fine delle lezioni aveva guadagnato un sacco di tempo libero e quindi non aveva dovuto sacrificare troppo lo studio -
*Bimba diligente, uhu.* - ma la pacchia sarebbe durata ancora poco, se il crescente numero di ragazzini urlanti ed emozionati che usufruivano del passaggio sul retro erano indice di qualcosa.
*Dovrai iniziare ad importi, Nia.* Ci avrebbe pensato poi, non aveva proprio voglia di avvelenarsi l'animo di prima mattina. *Coffscusecoff.*
Fortunatamente gli occhi catturarono proprio in quel momento un cenno che di sicuro era riferito a lei, salvandola in calcio d'angolo da quella pericolosa disquisizione con se stessa; si alzò in punta di piedi per afferrare una penna dalla mensola più alta, dato che le altre le aveva disseminate e perse in tutto il locale, e munita anche di blocchetto (quello fortunatamente lo teneva in tasca e non aveva l'abitudine di giocarci) si avvicinò al tavolo incriminato.
« Letto scomodo, mh? » Era stanca del solito "buongiorno Random" che con monotonia allarmante aveva ripetuto troppo spesso negli ultimi giorni; la domanda comunque rimaneva retorica, con il solo scopo di spezzare la noia.
« Che ti porto? »


Non temere, al prossimo giro arrivo anche da te, Jessica C:

 
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Just;
view post Posted on 17/8/2014, 23:36




Bastò un cenno perché Niah si accorgesse della sua presenza, e si dirigesse verso di lui. Era lì da tre giorni, non molto, ma considerato che fino a quel momento aveva passato le sue giornate dentro al Paiolo, parlando con la ragazzina o col proprietario e facendo ordinazioni a intervalli fissi di quindici minuti, si poteva dire "di famiglia", ormai, o quasi. Sbuffò una risata all'originale "buongiorno" della giovane; si erano conosciuti sul campo di quidditch, ma allora lei era decisamente più giovane, e le loro confidenze si erano limitate a quelle concesse dall'essere compagni di squadra. Solo da quando aveva cominciato a soggiornare al paiolo aveva avuto modo di conoscere il carattere deliziosamente cinico di quella ragazza, ed erano andati d'accordo, sebbene non avesse avuto il coraggio di dirle che l'anno successivo non sarebbe andato a scuola con lei e il resto della squadra. Per quanto riguardava la sua presenza lì, invece, aveva raccontato che la casa che possedeva in Scozia stava subendo dei lavori, di genere non meglio specificato, che lo avevano costretto a sloggiare per un po'; ciò che non aveva raccontato era che, semplicemente, temeva di tornare al portone della sua villa solo per trovarci davanti un paio di Mangiamorte ad attenderlo: purtroppo, il servizio per il Signore Oscuro era a vita. O morte. "No, assolutamente, la camera è deliziosa e comoda come al solito. Ma perché annoiarmi in solitudine quando la tua compagnia, al contrario delle bevute, è gratis?" Sorrise, mettendo in mostra una perfetta faccia da schiaffi, prima di cambiare improvvisamente atteggiamento con una breve risata. Adorava scherzare, ma solo dopo colazione. Aveva bisogno di mangiare. "Dunque... Salsicce, pancetta e uova, e un the con un velo di latte. Mettilo sul conto, pago stasera insieme alla camera." Parlando, aveva tenuto in mano il menù, gesto perfettamente inutile in quanto in tre mattine aveva ordinato sempre la stessa identica colazione, e con quella facevano quattro. Semplicemente, provava imbarazzo nel guardare Niah che prendeva le sue ordinazioni: si sentiva, per qualche strana ragione, in colpa. "Grazie." soggiunse un attimo dopo, questa volta sorridendole affabile, il menù deposto sul tavolo. Si sentiva straordinariamente a suo agio al paiolo, e per la prima volta in vita sua -se si escludeva Hogwarts- era circondato da persone più o meno bendisposte nei suoi confronti. E poi, osservare la gente che passava, i volti e le espressioni, non lo aveva mai affascinato come allora: era capace di perdersi in un dettaglio, una ruga su di una fronte corrucciata, un sospiro; se avesse potuto vedersi in quell'istante, qualche anno prima, non si sarebbe di certo riconosciuto. Cominciava appunto il suo passatempo preferito, sfortunatamente limitato dalla non eccessiva densità di clientela nel locale, quando uno dei dettagli sopra citati sembrò coglierlo, bloccarlo; solitamente si trattava di un volto particolare, dietro al quale costruiva storie, e lasciava correre l'immaginazione, ma questa volta nel volto che fissava non c'era nulla di anormale: se non che quando aveva puntato gli occhi grigio-verdi su di un volto, nell'angolo opposto della sala, un altro paio di occhi di uno stesso ma più luminoso verde gli avevano risposto. Tutta la sua concentrazione venne puntata su quel volto roseo, un po' scavato, mentre la parte del suo cervello che da millenni si evolveva nell'abilità del riconoscimento si metteva in moto e perlustrava gli angoli più polverosi della sua memoria; perché in quel momento era certo che quella ragazza, dall'altro lato della sala, lo conosceva esattamente come lui conosceva lei. In casi come questi, il cervello lavora spesso piuttosto rapidamente: i caratteri che vengono confrontati per primi sono i lineamenti e la capigliatura, seguono gli occhi e l'espressione facciale. Fu tuttavia solo dopo qualche secondo che i suoi circuiti nervosi, frenetici, poterono esultare alzando al cielo un foglietto ritrovato in uno dei cassetti più remoti della sua memoria: un cortile del castello in primavera, gli stessi capelli rossi, gli stessi occhi verdi, lineamenti simili ma più paffuti, la stessa identica persona in miniatura che si rivolgeva a un Random molto più giovane. "Bel modo di assassinare i libri..." Come una catena tirata fuori da un pozzo, memorie su memorie seguirono la prima, collegamenti a volte improbabili, altre situazioni nelle quali aveva visto (o intravisto) quello stesso volto, o udito quello stesso nome che ora, come relitto da tempo affondato, prepotentemente riemergeva. "...Jessica?" Fu un sussurro appena, sulle sue labbra, impossibile che la ragazza lo avesse udito dall'altro capo della stanza, ma forse lo sguardo, e il movimento delle labbra, poteva ricordarle qualcosa. O forse no. Non sarebbe stato stupefacente se lei non si fosse ricordata di lui, certo no, ma dopotutto era una vecchia... Amica? Random ebbe un impulso, come per alzarsi, e quasi lo fece: si sollevò dalla sedia, lo sguardo ancora fisso su di lei, quindi si fermò, attendendo sua conferma. La memoria resisteva, in lei?

Niuccia, per i pagamenti considera salsicce e pancetta con le uova come il piatto "salsicce e pancetta", sei libera di applicare un sovrapprezzo per le uova :3
Idem per il velo di latte sul the xD
(Anzi, fallo. Voglio la cioccorana u.u)


Edited by Just; - 6/9/2014, 01:06
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 25/8/2014, 10:16




Non fece tempo a focalizzare i tratti somatici del volto della macchia arancione, che questa venne oscurata da un'attraente cameriera, diligentemente giunta a prendere le ordinazioni. Jessica distolse lo sguardo, ricordandosi che fissare le persone non era proprio segno di educazione, e che se sua madre l'avesse vista in quell'esatto momento, l'avrebbe cruciata in pubblica piazza. Gli occhi verdi, ingrigiti dalla poca luce che filtrava dalle opache tende alle finestre, ripresero a fissare il volume di Antiche Rune, cercando di assimilare qualcosa. Ma la sua mente, da sempre brillante e rapida, stava faticosamente cercando di incastrare frammenti di ricordi come tasselli di un puzzle di duemila pezzi. Lesse la prima riga della pagina, e così la seguente, e quando giunse al fondo e voltò con un sonoro suono cartaceo il foglio, si rese conto che non si ricordava assolutamente niente di quanto letto. Scosse la testa infastidita, odiava fissarsi sui particolari, soprattutto quando questi le impedivano di svolgere regolarmente le attività quotidiane. Ma non poteva stupirsi di essere uscita non proprio sana di mente dalle missioni dell'Ordine e dalla sua avventata storia con Nicholas 'Vampiro - Demente' Black. La sua psiche non era poi così ferrea come aveva creduto, anzi, forse la sua apertura mentale e la sua sete di conoscenza, non avevano fatto altro che favorire la psicosi con cui segretamente conviveva da qualche anno. Beh. Segretamente era una parolona. Non poteva certo prevedere quando le sue ossessioni per le simmetrie si sarebbero pubblicamente manifestate, costringendola ad una serie di compulsioni involontarie o a esplosioni di ira incontrollata. Si mise una ciocca di capelli dietro all'orecchio, ma poi la tirò tra le esili dita e incominciò a giocherellarci assorta. Lo sguardo vagò nuovamente al tavolo non poco lontano, dove il vistoso individuo stava ancora conversando con la cameriera. La giovane età della stessa, le fece presupporre che fosse una studente di Hogwarts che si guadagnava galeoni extra con lavoretti saltuari, come lei stessa aveva fatto durante i primi anni di scuola alla taverna del vecchio Aberforth. Che quel misterioso personaggio fosse o fosse stato uno studente a Hogwarts? Non riusciva a ricordare, con così pochi dettagli a disposizione. Il volto del tipo era celato dietro il menù, che le fece ricordare di averne lei stessa uno sul tavolo e che forse avrebbe dovuto usarlo per non far perdere tempo ai camerieri. Distolse malvolentieri lo sguardo dal conviviale meeting davanti ai suoi occhi e si mise a sua volta a sfogliare il menù. La scelta del listino del paiolo comprendeva assurdità tali, che Jessica decise di limitarsi al secondo caffè della giornata, magari accompagnato da una bella rivista da sfogliare. non appena chiuse con un tonfo il menù e lo gettò con noncuranza sul tavolo, incrociò due occhi grigi illuminati da una sorta di curiosità. E fu allora che Jessica riuscì a scorgere per la prima volta il viso della macchia arancione. Era un ragazzo giovane, all'incirca della sua età, con due penetranti iridi color perla e capelli corvini che ricadevano con contrasto netto sulla fronte pallida. Difficile stabilirne l'altezza o la corporatura, la felpa arancione era troppo ingombrante e il giovane era coperto parzialmente dal tavolo. Eppure, quegli occhi, così particolari e inusuali, diedero un senso di familiare alla ragazza, come una carezza calda sulla guancia, come un piccolo focolare che timido si faceva largo nel suo cuore. *Chi diamine sei? Dove ti ho già visto?* Le meningi di Jessica si contorcevano e ripiegavano su se stesse come vipere affamate, cercando di far riaffiorare il ricordo che la legava al ragazzo, ma il tutto era come se fosse oscurato da un velo opaco, come se tentassi di guardare il letto di un fiume tra le sue rapide correnti. Le faceva quasi male la testa, tanto si stava sforzando di ricordare, continuava a ripetersi la stessa domanda, nella speranza che i ricordi sepolti riaffiorassero in acque più limpide. Il ragazzo sembrò mormorare qualcosa di inudibile dalla sua posizione e fece una strana mossa; sembrava che avesse tentato di alzarsi in piedi ma che qualcosa lo avesse trattenuto a mezz'aria. Confusa, e assolutamente a disagio con se stessa per non riuscire a ricordare, cercò di elaborare una scusa abbastanza convincente o una strategia difensiva accurata,nel caso che lo strambo ragazzo vestito in modo così inusuale si fosse avvicinato.
*Inusuale... vestito inusuale..*
E con uno scoppio sonoro, la nube che avvolgeva vecchi e sbiaditi ricordi si ruppe in mille pezzi, rivelando l'immagine di un improbabile Tassorosso avvolto in una stranissima veste scura, che riportava sulla schiena le cifre romane XI. Era tornata indietro di parecchi anni, e sul petto di una Jessica bambina spiccava una spilla argentea con una elaborata P. Ingenua, speranzosa e ricca di sogni, aveva avvicinato uno spaesato ragazzino in uno dei cortili al piano terra della scuola e con lui aveva intrapreso una conversazione che trapelava giovinezza e spensieratezza da ogni parola. Il periodo in cui ancora non era stata disillusa dalle criticità del mondo, in cui era ancora convinta che la sola fede nella giustizia potesse spazzare via il marcio che popolava le oscure vie della notte e che mieteva vite di innocenti. Si alzò in piedi decisa, raccolse le sue cose sparpagliate per il tavolo e si diresse lentamente al tavolo di... "Random Crowell... O la mia memoria gioca imbarazzanti e inappropriati scherzi?" mormorò quando fu in prossimità del ragazzo. Appoggiò il palmo pallido sulla superficie lignea del tavolo e osservò la sedia vuota a capo tavola. "Posso accomodarmi? Manco da parecchio tempo, e sei il primo viso familiare che incontro" disse, incastrando le sue iridi accese in quelle grigiastre del giovane, in attesa.
 
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Just;
view post Posted on 6/9/2014, 12:14




Vide la conferma ai suoi sospetti crescere nell'atteggiamento di lei, il suo sguardo farsi più risoluto. La donna si alzò infine, numerosi libri alla mano, e senza esitazione si diresse verso il suo tavolo. Sembrava che il tempo non l'avesse cambiata per niente, anzi, il suo corpo somigliava a quello della ragazzina che era, infilato a forza nelle forme armoniose della donna che doveva diventare. Le sorrise, rimettendosi a sedere sulla sedia: "Nessuno scherzo imbarazzante" disse, cercando di cogliere nella sua figura altri particolari che lo riconducessero alla Jessica bambina. Era sempre stata una ragazza carina, e l'altezza minuta le dava un certo senso di grazia fanciullesca, ma erano gli occhi che facevano la differenza: quando si erano conosciuti erano fissi e decisi, una bussola che puntava decisa al suo futuro; ora, forse a causa del tempo, forse per il corso del fato, sembravano come appassiti, stanchi, spersi. "Oh, certo, accomodati pure. Niah, lei è Jessica Evans, è stata Caposcuola Corvonero e mia compagna di corso per qualche tempo," spiegò alla probabilmente interdetta cameriera, per poi girarsi nuovamente alla donna: "spero non dispiaccia se ti offro la colazione." Avrebbe aspettato che anche la sua ospite di tavolo prendesse le sue ordinazioni, o rifiutasse: voleva parlarle da solo. Una volta che Niah si fosse allontanata, avrebbe cominciato. "Beh, è proprio vero che chi non muore si rivede! Dove eri finita, Jessica?" Il più banale degli inizi, ma sarebbe bastato a rompere la leggera formalità che aveva notato nei modi della Corvonero. O ex-Corvonero, chi poteva dirlo. "Mancava da parecchio tempo", era stata lei stessa a dirlo, ma cosa aveva fatto?
*Ad ogni modo, lei torna, io parto. Divertente coincidenza.*



Chiedo scusa per il ritardo, sono appena tornato (no advertisment intended).
E per il post scarno. La mia nuova policy è "better, not longer".
E perdonate se suona male.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 10/9/2014, 13:07




Il fatto che non avesse commesso gaffe inappropriate le fece tirare un impercettibile sospiro di sollievo. Il suo fissare assiduo Random dal tavolo che aveva occupato fino a poc'anzi, le aveva fatto totalmente dimenticare della cameriera, che torreggiava ancora di fianco al ragazzo. "Grazie, Random. Credo che accetterò sfacciatamente l'offerta, e ne approfitterò per ordinare un caffé" mormorò, accomodandosi al tavolo e sorridendo gentilmente alla cameriera. Non aveva fame, anche se l'ora di pranzo era sempre più vicina, ma aveva imparato a convivere con la morsa allo stomaco, giustificando la sua inappetenza con le scuse più disparate. "Molto lieta, Niah, se ho inteso bene il tuo nome. Ex Caposcuola, ad oggi umile studente di Corvonero. In rientro da una lunga assenza" aggiunse ai convenevoli di Random, poggiando la pesante borsa a terra.
Il detto utilizzato da Random, per enfatizzare la sua lunga assenza, la fece prima irrigidire e poi sarcasticamente sghignazzare, realizzando quanto quel modo di dire fosse assolutamente appropriato. In effetti la morte era spettatore silenzioso di ogni suo giorno, e Jessica sapeva che era per mera fortuna o per l'ardore di altri, che la stessa non aveva ancora provveduto a mietere la sua vita e porre fine ai suoi giorni. "Già, niente di più azzeccato direi" disse lugubre, tamburellando distrattamente le dita sul tavolo. "La mia attenzione è stata richiesta molto lontano da qui per un po'. In Francia, per l'esattezza; poi si è resa necessaria tra le mura del maniero di famiglia, e credimi non è stato per niente facile" un sospiro, come a voler soffiare via i ricordi. Fece una pausa catartica di qualche secondo. "Un imprevisto nel gioco della vita, ho pescato la carta sbagliata". Un'altra pausa, per valutare cose fosse opportuno aggiungere in presenza di una persona che non aveva mai visto prima d'ora. "Ad ogni modo, la vita a Hogwarts e dintorni non deve essere cambiata granché, a giudicare dai visi che frequentano questo posto. Come prosegue la vita scolastica? Sempre che Tassorosso sia ancora la tua casa" chiese, abbandonando le vaghe elucubrazioni circa la sua lontananza da scuola. Quel posto non era poi tanto sicuro. Chissà quel ragazzo cosa le avrebbe raccontato, era in un certo modo curiosa.


E' meglio un Grande martello, di un martello grande! (cit.) Assolutamente concorde. :)
 
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view post Posted on 10/9/2014, 14:26
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L'arte del dedurre è piuttosto sottile e non di rado capita di giungere alla soluzione sbagliata pur credendo di aver colto tutti i segnali corretti, e Niahndra quel giorno aveva interpretato gli occhi metallici e assonnati del ragazzo come un sintomo di insonnia dovuto probabilmente ai materassi non ottimi di cui la locanda disponeva: deduzione, per l'appunto, errata e subito confutata dalle sue parole; che fossero di pura cortesia o intese come un trampolino di lancio per la battuta che ne seguì, la Alistine tuttavia non avrebbe saputo dirlo, né se ne curò più di tanto limitandosi invece a scuotere la testa con un sorriso divertito sulle labbra.
Iniziò a scrivere l'ordinazione, ma dopo le prime cinque-sei lettere si rese conto di saperlo ormai a memoria; si chiese perché si ostinasse a portarsi il blocchetto visto che in quattro giorni la richiesta era rimasta invariata.
« Chi sa come me lo immaginavo. » Afferrato il menù deposto sul tavolino, non fece in tempo ad allontanarsi che una ragazza evidentemente più grande si avvicinò a loro; odiava simili situazioni e quello era il motivo per cui cercava di stare il minor tempo possibile da un cliente o dall'altro, benché quello fosse il suo lavoro si sentiva sempre e comunque di troppo.
Appena ebbe finito di appuntare "caffè" sul blocco appunti - tanto per conferirgli una qualche utilità - alzò lo sguardo per incrociare quello della Corvonero appena introdotta dalla loro conoscenza comune; abbozzò un timido sorriso, tentando di mascherare il leggero disagio.
« Piacere mio. » Annuì nell'udire il nomignolo con cui molti la chiamavano, ma poi precisò per correttezza: « Niahndra Alistine, di Tassorosso. Bentornata. » E con sollievo sgusciò via.

Dovette fare innumerevoli giri, non riusciva a portare più di due miseri piatti alla volta, figurarsi poi vassoi interi che sì contenevano più roba ma pur sempre destinata al medesimo cliente, prima di tornare dai due ragazzi con le rispettive ordinazioni.
« Salsicce, pancetta e uova. » Sciorinò poggiandogli il piatto sul tavolo, subito seguito dalla tazza di... « The con un velo di latte. E una Cioccorana guadagnata con le lusinghe. » Non poté celare il tono sarcastico, né la piega delle labbra altrettanto ironica; poi si voltò nuovamente sulla ragazza dai fiammeggianti capelli.
« E qui c'è il caffè. » Fece scivolare sul tavolo una seconda tazza insieme ad una bustina di zucchero ed un cucchiaino.
« Per qualunque altra cosa, fatemi un fischio. »


› Just
locanda: 4 Galeoni
taverna: 11 Falci
+1 Cioccorana

Per qualsiasi cosa contattatemi pure per mp C:

 
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view post Posted on 10/9/2014, 15:27
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Il Fato

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png16. Cliodna
Retro:
(Medioevo)
Famosa sacerdotessa druidica irlandese, possedeva tre fenici con le quali curava le ferite.
Animagus, poteva trasformarsi anch’essa in fenice.
Scoprì le proprietà della Pietra di Luna.
 
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Just;
view post Posted on 10/9/2014, 18:59




Sorrise di nascosta gratitudine alle parole della donna. Non era raro che si offrisse di pagare i conti altrui, spesso più per via dell'imbarazzante montagna di denaro che gli era stata lasciata alla Gringott che per effettiva gentilezza d'animo, ma raramente tali offerte venivano accettate: giusto due giorni prima, al bancone del Paiolo, aveva provato una certa cosa che gli era stata raccontata parecchi anni prima da suo padre; si trattava semplicemente di offrirsi di pagare il conto di un cliente in un bar qualunque, chiedendo al fortunato di fare lo stesso alla prima occasione con un'altra persona. Una sorta di "catena positiva". Beh, il vecchio stregone al quale si era offerto di pagare la colazione si era voltato verso di lui con aria allarmata, per poi stringere saldamente le dita ossute al borsello tintinnante di denari che teneva legato al polso, e dire a Tom, il proprietario, che "quel ragazzaccio" lo stava importunando. Fortuna che il vecchio proprietario aveva un buon occhio nel giudicare le persone. Ma ritornando sui nostri passi: Random non potè che sorridere. Sorrise un po' meno quando, nel presentare la Tassorosso, sua (oramai) ex compagna di casata, questa tirò fuori un nome decisamente più lungo di quello col quale era abituato a chiamarla, pietrificando quel sorriso grato e spontaneo natogli sul volto, che però mantenne con lietezza fino a quando la giovane non si fu allontanata, per poi dedicarsi appunto alla sua ospite. "Già, niente di più azzeccato direi." La risposta della Corvonero, per quanto parzialmente oscurata dai rimuginamenti di Random sul vero nome della cameriera (era poi Niadra o Niahndra? Doveva chiederglielo?), fece scattare nel giovane una sorta di campanello di allarme. * ...Azzeccato?* Poteva aver detto così semplicemente per seguire il suo detto, ma c'era un significato inquietante e nemmeno troppo velato nelle sue parole. Come se, veramente, chi non muore si rivede. Lui aveva citato quella baggianata giusto per darsi un contegno, da ragazzo sfiduciato e goffo nell'anima quale era, ma... davvero la donna era scappata alla morte? "La mia attenzione è stata richiesta molto lontano da qui per un po'. In Francia, per l'esattezza... *-un mangiarane armato di baguette l'ha inseguita cercando di baguettarla a morte? Probabilmente stava solo cercando di enfatizzare. Perché poi dovrei preoccuparmi tanto di una singola risposta, le persone dicono un sacco di cose tanto per dire-* "...poi si è resa necessaria tra le mura del maniero di famiglia, e credimi non è stato per niente facile." Random assunse l'espressione di rammarico adatta alla situazione. Sembrava che Jessica avesse, in effetti, avuto un sacco di problemi, o se non altro quanti bastavano per giustificare una così lunga assenza; c'era anzi da stupirsi che fosse tornata. Random aprì la bocca come per dire qualcosa, probabilmente una domanda estremamente invadente e inadatta, quando la Corvonero decise di mettere una pietra sul discorso con una sorta di risposta anticipata, ben puntata, che chiudesse il tutto senza danni. "Mi dispiace davvero, so cosa vuol dire avere problemi di famiglia. Mio padre dice che ci sono più imprevisti nella vita che in un intero mazzo del Monopoli." Rise alla sua stessa battuta, prima che la sua coscienza gli ricordasse quanto fosse ridicolo, e quanto soprattutto fosse probabile che Jessica non avesse idea di cosa il Monopoli fosse. "Oh, è un gioco da tavolo babbano... tipo..." *Il gioco dell'oca?* "...gli scacchi." *Proprio no.* Sorrise. Quel discorso era cominciato da un minuto e mezzo e già aveva trovato modo di mettere in imbarazzante evidenza la sua sociopatia. La ragazza doveva pensarla allo stesso modo, perché riprese la parola e con un'efficace manovra evasiva virò su lidi più sicuri: "...Sempre che Tassorosso sia ancora la tua casa..." Ma anche no. Random pensò a un modo intelligente per dire che non sarebbe più andato a scuola perché doveva provare a uccidere (leggasi: farsi uccidere) dal Signore Oscuro, quando l'arrivo improvviso delle pietanze ordinate lo salvò dall'imbarazzo. Di nuovo. Tre volte in cinque minuti, stava chiedendo troppo al suo angelo custode? "Oh, grazie... Niah. Tutto sul mio conto, eh." L'odore di uova e pancetta aveva invaso il tavolo, oltre che le sue narici, ma l'educazione gli impose di notare come Jessica, al contrario suo, non avesse nulla da mangiare. "Ti dispiace se faccio colazione mentre parliamo? Sicura di non volere niente da mangiare?" giusto una piccola premura; non dubitava che la Corvonero gli avrebbe dato il roger, dopodiché, sarebbe stato libero di gustare il pasto con la compostezza dovuta, usando quindi il coltello per tagliare invece che il più pigro e rozzo laterale della forchetta. Ma la domanda di lei aleggiava ancora, e il suo odore superava anche quello della colazione. Urgeva una risposta. "Stavo dicendo: sì, tutto come ai vecchi tempi. Cambiano i professori, i prefetti, un ex corvonero è diventato insegnante - forse lo conoscevi, di cognome fa Scineretzu, qualcosa del genere, è giovanissimo - ma per il resto: la cara, vecchia Hogwarts. E, come purtroppo hai intuito," si prese una pausa per inforchettare nello stesso boccone un pezzo di pancetta e un po' di albume, operazione che richiese più di un tentativo e qualche istante di silenzio "ho lasciato la scuola. Anche se mi vergogno ad ammetterlo." decise che non fornire una spiegazione sarebbe stato meglio di qualsiasi parola. Che la giovane riempisse pure l'immaginazione con intrighi scolastici, storie d'amore con le professoresse (?), o qualunque cosa preferisse: il silenzio avrebbe fatto intendere che non aveva piacere a parlarne, possibilmente senza imbarazzare troppo nessuno dei due. Verificò che la pancetta e l'uovo si stessero esaurendo di pari passo (rimanere a corto dell'uno o dell'altro sarebbe stato un disastro), prese un altro boccone della prima, e cambiò discorso. "Ma dimmi di te. Come è la Francia? E' vicinissima alla Gran Bretagna e non ci sono mai stato. Dicono che sia nel mondo magico che nel mondo babbano, ci siano decine di cose interessanti da visitare! Un entusiasmo non sincero, un discorso nuovo, scappare dalle domande fastidiose. Era così che si poteva condurre un discorso? La cioccorana guardò il volto del fortunato al quale era andata in premio, e scosse la testa come a rimpiangerlo; o, molto più probabilmente, in cerca di una via di fuga.

Visto che mi son dimenticato di scriverlo a inizio role:
*pensato*
"parlato"
A volte faccio confusione pure io .-.

Ah: ogni cognome storpiato e maligneria nei confronti di personaggi presenti e non sono voluti per interpretare al meglio la goffaggine che governa la vita di Random. Sì, il suo patronus è una talpa dei deserti.
E grazie al master oddio è la mia prima figurina chebbella.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 24/9/2014, 13:57




Jessica fece appena in tempo a rendersi conto di aver fatto una mezza gaffe con la cameriera, che questa sgusciò via. Fortunatamente l’imbarazzo durò meno di un battito di ciglia, poiché la conversazione con Random riprese, dandole modo di concentrarsi su altro. Chissà quante novità separavano i due giovani, quante esperienza di vita, considerando che l’ultima volta che le loro storie si erano incrociate, erano entrambi giovani e innocenti bambini alle prime armi scolastiche. Jessica non poté fare a meno di ridacchiare, alla battuta del giovane, poiché anche se non l’aveva mai espressamente manifestato, le sue origini paterne erano pienamente Babbane. “Oh, tranquillo… Mio padre è Babbano di nascita, e ho vagamente presente cosa sia un Monopoli… Fa parte delle sue stramberie, che difende con orgoglio” mormorò, pensando alle stranezze abitudinali del padre. Nessuno, esclusi i suoi parenti, erano a conoscenza che suo padre avesse trascorso l’intera giovinezza nell’altro lato di Londra, come scherzosamente la definivano in famiglia, riferendosi alla parte di città non magica. Voleva aggiungere qualcosa, magari un aneddoto divertente, o una battuta circa le abitudini paterne che in parte le erano state trasmesse, ma la cameriera tornò con l’ordinazione, spostando temporaneamente la loro attenzione su quanto ordinato. “Grazie, Nihandra" disse, sorridendo alla giovane e utilizzando di proposito il nome esteso, in segno di rispetto. Non era solito utilizzare nomignoli confidenziali, con persone che non conosceva, on le sembrava appropriato. L’odore di cibo le invase le narici, e con sua grande sorpresa non le suscitò neppure il minimo senso di appetito, nonostante il suo stomaco reclamasse cibo dalla sera precedente. Si concentrò sul suo caffè, inebriandosi del profumo orientaleggiante e speziato. “Grazie della colazione, Random. Tranquillo, davvero, non ho fame” rispose, osservando interessata il ragazzo tagliare il cibo nel piatto, con il solo ausilio della forchetta. “Buon appetito”. Fece un sorso di caffè, bramando il momento in cui la caffeina avrebbe raggiunto i neurorecettori e incominciato il suo effetto psichico, aumentando la sua soglia di attenzione, gustandone il sapore amaro. Niente zucchero, niente miele. Amava il gusto amarognolo della bevanda calda, che a suo parere, poteva essere designata come Ambrosia terrestre.
La conversazione ritornò all’argomento di partenza, e si ritrovarono a parlare delle novità scolastiche. Certo che conosceva bene Raven, era stato suo compagno di casata e avevano militato assieme nella squadra di Quidditch. “Oh bene… Sono contenta per lui. Chi l’avrebbe mai detto? Un ribelle del suo stampo, che finalmente ha messo la testa sulle spalle e intrapreso una carriera come insegnante… Cosa insegna?” chiese sinceramente incuriosita. Chissà com’era cambiato Raven, quanto era cresciuto e maturato per essere arrivato a ricoprire un ruolo così importante. Un sorriso malinconico le si disegnò sul volto, ripensando ai bei tempo felicemente trascorsi tra le file dei Corvonero, al fianco di Raven. Chissà quanti dei suoi vecchi compagni avrebbe realmente ritrovato a scuola, e quanti invece erano perduti per sempre. E senza nemmeno farlo apposta, come se Random stesse rispondendo ad una sua domanda mentale, rivelò la sua attuale situazione di disertore dei Tassorosso. “Ma no! E come mai? Se posso chiedere.. Mi sembravi seriamente interessato all’istruzione, e solitamente è raro che sbagli un giudizio” disse, stupita, fissando negli occhi il giovane ragazzo. Che cosa nascondeva dietro quella maschera di vaga pace interiore? Cosa aveva spinto un ragazzo brillante ad allontanarsi dalla scuola? Quella rivelazione fu così inaspettata, che quasi non sentì la domanda successiva e il vivo interesse di Random per la Francia. Paese che in ogni caso non aveva avuto modo di visitare, nonostante la sua lunga permanenza in situ… Ad esclusione dell’ospedale Magico, omologo al San Mungo. “Oh beh… Che dire… La Francia è piena di francesi” disse distrattamente, non riuscendo ad abbandonare il tarlo che pian piano si stava insinuando tra le sue meningi. “Hai lasciato la scuola?!”. La sua espressione contrariata era ormai ben manifesta sul suo volto, e attendeva seriamente preoccupata delle spiegazioni sensate.


OT// Perdona il ritardo, ho avuto casini con l'università!!!
 
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Just;
view post Posted on 26/9/2014, 16:56




Random rise insieme alla ragazza. Era un piacere scoprire che non fosse totalmente generata dal solo mondo magico, poter parlare di cose stupide quanto un gioco da tavolo senza preoccuparsi di dover spiegare. Prese una nuova forchettata di cibo e distolse lo sguardo in direzione della scatoletta contenente la rana di cioccolato, che in quel momento traballava pericolosamente sul bordo del tavolo nella sua disperata fuga per la libertà. Si prese un attimo di tempo per rispondere, e spostare la suddetta scatola accanto al suo piatto. La rana smise di muoversi. "Scineretsu-" deglutì "-credo insegni..." Ci pensò su. Gli unici corsi che non frequentava erano divinazione e alchimia, eppure era abbastanza certo che non insegnasse nessuno dei due. Una sinapsi del suo cervello si accese improvvisamente, permettendogli di ricordare: "...volo. Non ne sono sicuro al cento per cento, però." E spostò con vaga mestizia le uova più lontane dal bacon. Gli ci voleva un po' di pane, il sale della salsiccia cominciava a fargli venire sete. Prese un sorso di the, mentre ascoltava la voce di lei ripetergli i rimproveri che mille volte già si era fatto. Già, non era particolarmente sveglio e non aveva problemi ad ammetterlo, ma come tutti i Tassorosso era volenteroso: se per tutti quegli anni avevano prevalso sui Corvonero non era certo grazie a voti più alti, quanto più per la decisione e la forza di volontà che ciascuno dimostrava. Più volte aveva avuto modo di vedere scriccioli del primo anno sudare sette camice su un compito di pozioni, rimanendo fino a tarda sera a scribacchiare, le mani strette sulla piuma e gli occhi a due centimetri dal foglio. Era... una cosa di cui andar fieri. Ma non per lui. Non più. *La Francia è piena di francesi...* "Beh, qualcosa di simile ai problemi di famiglia. Più che abbandonare mi sono preso una vacanza sabbatica. Completerò gli studi, solo... non ora." Tagliò a meta la terza salsiccia, e ne prese un pezzo, masticandolo lentamente. Doveva tornare a studiare, quello era certo, ammettendo che sopravvivesse. Aveva sempre dato per scontato, da quando aveva preso la dura decisione, che non avrebbe avuto molte chance di sopravvivenza. Non era un suicida, non aveva la minima intenzione di sprecare la propria vita buttandosi di petto in una buca della quale non conosceva la profondità, ma sarebbe stata in ogni caso una discesa non priva di pericoli, in un pozzo umido, sul fondo del quale viveva un enorme serpente dagli occhi rossi. Posò la forchetta e il coltello e poso le mani sul tavolo, benché ancora non avesse finito di mangiare. Non doveva cadere in pensieri negativi. "Ma non mi sto tenendo sfaccendato. Anzi, sono qui a Londra per visitare la biblioteca nazionale, sto facendo un po' di istruzione personale su argomenti ai quali non avrei mai potuto accedere normalmente" aggiunse sorridendo, apparentemente tranquillo. Come poteva mostrare tanta sicurezza quando gli argomenti che esaminava trattavano perlopiù di potenti magia offensive, scudi per difendersi da maledizioni altrimenti mortali, modi per ferire, muoversi senza essere riconosciuto... "In questi giorni, in particolare, sto cercando informazioni su una cosetta che ho trovato. Si tratta di una specie di medaglione, chi me l'ha venduto ha assicurato fosse in grado di 'contenere ricordi'. Sarebbe una cosa fantastica, certo, ma non ho la più pallida idea di come farlo funzionare." Rise nervosamente, spostandosi un ciuffo di capelli all'indietro. Perché mai aveva tirato fuori quell'argomento? Non era per niente sicuro che quell'oggetto fosse legale (il negozio dal quale proveniva non lo era di certo, ci aveva lavorato abbastanza anni per affermarlo senza problemi), e di sicuro alla ragazza una cosa del genere non sarebbe interessata granché. Ah, ma cosa si fa, per non cambiare discussione. A forza di spintoni, la scatoletta della Cioccorana riprese il suo lungo e patetico cammino verso il bordo del tavolo.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 6/10/2014, 11:41




Dall'insicurezza delle risposte di Random circa il menage scolastico, intuì che il giovane aveva mollato da un pezzo. Sorseggiò il caffé, osservando distrattamente la scatola della cioccorana cercare di darsela a gambe, o a saltelli, vibrando pericolosamente vicino al bordo del tavolo. "Volo... Beh è pur sempre una cattedra, immagino" mormorò sovrappensiero, più a se stessa che al suo interlocutore. Non voleva certo discriminare i risultati del suo ex compagno di casata, ma in cuor suo immaginava una cattedra decisamente più intellettuale da destinare ad un Corvonero. Anche se, dovette ammettere almeno a se stessa, Raven un risultato discreto l'aveva raggiunto, arrivando più in là di quanto poteva fare lei in quell'istante, con i suoi problemi. La presa sul bicchiere aumento leggermente, e dalle sue labbra scappò un involontario sospiro. Scrollò il capo e tornò a concentrarsi sulle parole di Random, che annunciava la sua intenzione di istruirsi da autodidatta, per evitare di fissarsi sulle sue inettitudini e trovarsi in bagno a vomitare per il nervoso. "Oh bene, la biblioteca di Londra... Ne ho sentito parlare, ma non ci sono mai stata. Fammi sapere se è così straordinaria come dicono" disse cercando di sorridere. Osservò il ragazzo appoggiare le posate e i palmi sul tavolo, lasciando la colazione quasi a metà e si chiese se ci fosse qualcosa dietro l'atteggiamento pacato e disinvolto che lo turbasse. Magari quel 'qualcosa' l'aveva costretto ad allontanarsi dalla scuola? O forse era solo sazio? Il racconto di Randomi si faceva sempre più nervoso e Jessica non capiva se fosse un modo per sviare l'attenzione da ciò che realmente lo turbava, o se stesse introducendo l'argomento facendo una, all'apparenza innocua, filippica. Tutta quella storia però non convinceva la Corvonero, che in quanto a cacciarsi nei guai era una vera esperta, come poteva dimostrare la cicatrice che le attraversava il petto. Involontariamente, come ogni volta che ripensava a quella dannata partita di Quidditch e a quel codardo di un Mangiamorte che l'aveva attaccata alle spalle, si portò una mano al petto, in corrispondenza di quel nefando ricordo. La sua sete di vendetta non era ancora stata soddisfatta e gli occhi le si incupivano di cieca rabbia, ogni volta che si ricordava che nessuno l'aveva pagata per quel terribile affronto. La mano che reggeva il caffé inizio a tremare al punto che, per evitare di farlo strabordare, dovette appoggiare la tazza sul tavolo, e cingere le mani in grembo per farle smettere. Fece dei profondi respiri, nel tentativo di scacciare il ricordo dalla mente, anche se si era appena resa conto, che era troppo tardi. La rabbia ormai aveva invaso il suo cervello, e uscire da quel vortice di sentimenti negativi sarebbe stato un duro colpo per la sua psiche. Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi unicamente sulla domanda che le parole di Random avevano suscitato. "Cosa intendi per 'argomenti ai quali non avrei mai potuto accedere normalmente', Random?" riuscì a chiedere con fatica, riaprendo lentamente gli occhi e puntandoli in quelli del ragazzo. La storia del medaglione era quasi inquietante. Esistevano i pensatoi, perché mai qualcuno avrebbe voluto incastrare dei ricordi in una cosa così alla mercé di tutti? "Dove l'hai preso quel medaglione? Sembra tutt'altro che una cosa fabtastica. Beh, non so cosa tu intenda per 'cosa fantastica', ma per me non lo è. Sembra quasi... maligno... Oscuro" disse, e quasi rabbrividì. Era da quasi un anno che non combatteva tra le file dell'ordine, e l'essere uscita temporaneamente dai giochi la'veva resa vulnerabile, insicura e sospettosa. "Un medaglione che contiene un ricordo, magari prezioso, e chiunque potrebbe sottrarlo o rubarlo... E così quel ricordo, quel pezzo indelebile della nostra esistenza, che magari stavamo cercando di proteggere con qualsiasi mezzo, andrebbe perduto o distrutto. Sai, Random, non sempre il fine giustifica i mezzi... Magari si sta perseguendo la giusta meta, ma si stanno utilizzando strade incredibilmente errate e corrotte..." le ultime parole le uscirono quasi come un sussurro. Non era la prima volta che le ripeteva, e forse nemmeno la seconda. Jessica ebbe uno strano, agghiacciante presentimento che le scese lungo la colonna vertebrale, come se fosse un cubetto di ghiaccio. L'ultima volta che aveva pronunciato quelle medesime parole si stava rivolgendo a Nathan.... Nell'istante in cui le aveva detto di essere un Mangiamorte. Che Random fosse nei guai?
 
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Just;
view post Posted on 21/10/2014, 15:00




Vivendo nel mondo magico ti abitui ad un buon numero di cose strane. Ti abitui a maneggiare monete enormi d'oro zecchino, a mangiare la tua zuppa di fagioli prima che la zuppa di fagioli mangi il contorno, a schiacciare con forza una cioccorana così da fermarla dal saltellare intorno. Eppure ci sono stranezze ben più insolite, alle quali nessuno, di qua o di là dall'uscio del Paiolo, poteva abituarsi: le stranezze della gente. Agli occhi di un babbano era quantomeno insolita, quella scena, e insolito che il ragazzo ignorasse il tremolare della scatola del dolciume che teneva sul tavolo per dedicarsi al tremolare dell'animo di Jessica. Come potevano le sue parole averla scossa tanto? Esitò, per un attimo. "...Jessica?" l'apostrofò, il dubbio nella voce di fronte a quei respiri tanto profondi, a quel non rispondere. E tuttavia, quando la ragazza finalmente parlò, fu lui a tremare dentro. Il medaglione malvagio? Pezzi di esistenza? Fini? Mezzi? "No!" esclamò, a voce troppo alta, rendendosi immediatamente conto dell'errore. "...scusami. No. Credo tu abbia... frainteso." E non riuscì a guardarla, dedicando lo sguardo alla colazione incompiuta. Afferrò la scatola della Cioccorana e la rimise vicina al piatto, afferrò le posate, ma non riprese a mangiare. Parlò, invece, aiutandosi con gesti, muovendo quei sottili pezzi di metallo con calma, come a voler rallentare il discorso, fattosi folle, troppo veloce. "Intendevo che qui a Londra ci sono libri che ad Hogwarts non potevo trovare, e non sono legato ai corsi e ai compiti, dunque ho un sacco di tempo libero per concentrarmi su quello che mi piace leggere... adesso, ad esempio, mi sto dedicando alla Trasfigurazione elementale. E' sempre stata la mia passione, ma non l'avrei mai studiata prima del sesto anno. Credo." E sospirò, come essendosi tolto un peso. Come si era messa in mente tutte quelle cose? Era vero... era vero, che il fine di quell'apprendimento sfrenato era danneggiare, distruggere, lui stesso si era posto il dilemma, ma non era tutto a fin di bene? E che ne poteva sapere, lei, di fini e di mezzi? Lei, stanca ma probabilmente ignara, lontana da tutto... "...e il medaglione è un semplice medaglione portaricordo. Nel vero senso della parola, però. Come quelli babbani, ma invece di metterci dentro la foto della nonna, ci metti un ricordo... non voglio rubare i ricordi di nessuno, Jessica. Ti sembro un ladro di ricordi?" E le sorrise, nervoso, e mangiò a forza un altro pezzo di salsiccia troppo salato per il suo palato. Bevve un sorso di the, e la tazzina sembrò pesare un quintale nella sua mano debole per lo spavento. Cosa voleva insinuare, Jessica? Cosa intendeva? Cosa sapeva? Non poteva essere coinvolta, non poteva. Se lo ripetè fermamente mentre posava la tazza e prendeva finalmente in mano la cioccorana, aprendone la confezione e afferrando prontamente l'esserino marrone che ne schizzò fuori. Strinse il pugno, per non farselo scappare, e con la mano libera afferrò la figurina sul fondo dell'incarto ormai aperto. Quello, quello poteva essere un ottimo modo per cambiare discorso. "Cliodna, Medioevo. Famosa sacerdotessa drudi...druidica, irlandese. Possedeva tre fenici con le quali curava le ferite. Animagus, poteva trasformarsi anch'essa in fenice..." L'espressione falsamente concentrata della lettura fece posto a una di stupore. "Accidenti, pensa un po'. Ci credi, che questa è la prima cioccorana che assaggio in vita mia? Mai piaciuto davvero, il cioccolato." E con la stessa aria concentrata di prima staccò la testa all'esserino che teneva in pugno, guardandolo con aria schifata mentre smetteva di muoversi. Diede un'occhiata al cranio staccato, poi al corpo, e li ripose entrambi nell'involucro, tenendo invece la figurina al di fuori. Cliodna, dallo sguardo enigmatico, lo osservava sospettosa, tra le esalazioni rosee della boccetta che teneva al chiaro di luna. *Non devo pensarci. Probabilmente è solo paranoica... ce ne sono, di queste persone. Ma non può essere coinvolta...* Spostò lo sguardo dalla maga medievale a Jessica, e sorrise semplicemente. Andava tutto bene.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 23/10/2014, 13:54




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Il suo nome avvolto dall'inclinazione vocale tipica del dubbio, la riscosse. Fissò il ragazzo, soppesando accuratamente le sue parole. Si era imbattuta in continuazione, nel corso della sua esperienza scolastica, in individui così avidi di sapere che spesso concedevano ad attitudini malvagie di condurli verso condizioni di dannazione. Vampiri, maghi oscuri, folli. Una vasta gamma di categorie, che offuscati dalla bramosia di potere, avevano varcato confini pericolosi. E questo le aveva insegnato a diffidare, di stare in guardia, guardare il prossimo con attenzione, concedendosi il lusso del dubbio. "Essere autodidatti non è un male. Credo solo che lontani da vincoli sociali, alcuni di noi mostrano tutte le proprie debolezze, lasciandosi affascinare da branche insolite della magia" disse, osservando Random sorseggiare il thè. "Non mi riferisco alla tua situazione in particolare, è un mio pensiero generale. Imparare è meraviglioso, ma purtroppo molte persone dal rigore morale debole, si lasciano ammaliare dal potere". Fece una pausa, sorseggiando a sua volta il caffè, di cui lentamente si stava dimenticando. "La mia esperienza personale mi fa stare sulla difensiva, sempre, ma spesso sono solo una montagna incredibile di paranoie" sorrise, osservando un punto imprecisato del tavolo, ammonendo se stessa, più che rivolgendosi al suo interlocutore. C'era un muro invisibile tra lei e il resto del mondo, uno spesso strato protettivo che impediva a chiunque di fare breccia nel suo spazio vitale. Nessuno, nessuno più avrebbe tradito la sua fiducia e questo la portava ad una negatività inevitabile verso tutti coloro in cui si imbatteva. Era la sua più grande difesa. Quando Random riprese a parlare, spiegarsi, quasi giustificarsi, fu il suo turno di sentirsi fraintesa. "Oh no, non intendevo affatto definirti un ladro di ricordi. Al contrario!" inarcò le sopracciglia, l'espressione del viso mutò dall'amarezza alla sorpresa. "Quel medaglione sembra un oggetto molto prezioso. Ed immaginavo la situazione opposta a quella che hai descritto tu. Un pendente è qualcosa di facilmente sottraibile! Il rischio sarebbe che venisse rubato un tuo ricordo". sottolineò con enfasi il pronome, accentuandone l'importanza anche con la mimica gestuale. "Credimi, la memoria per me è qualcosa di valore inestimabile. Ho un pensatoio e ho paura ad adoperarlo... Figuriamoci inserire un ricordo in un oggetto materiale, che probabilmente smarrirei ancor prima che mi venisse sottratto!" rise, per alleggerire la tensione. Aveva la tazza ancora in mano, la fece roteare lentamente creando un piccolo vortice con il residuo del caffè. Forse, avrebbe dovuto incominciare ad usare il suo impolverato pensatoio. Per davvero. magari l'avrebbe aiutata a liberarsi di alcune fissazioni, e rivivere quei ricordi malvagi che deturpavano la sua memoria, l'avrebbe aiutata ad archiviarli per sempre, liberarsene... Chissà se un buon Obliviatore sarebbe stato in grado di cancellare selettivamente dei ricordi, anche lontani... Dimenticarsi tutto, probabilmente le avrebbe permesso di vivere i suoi giorni con maggiore pace interiore. E di militare fedelmente nell'Ordine senza doppi fini... Senza il desiderio accecante di uccidere Black e quel mangiamorte orrido della Coppa del Mondo...
La voce di Random la richiamò al presente, e come se stesse cadendo dall'atmosfera direttamente sulla terra, ripiombò con la mente nel Paiolo Magico e si riscosse. "Oh, figurina numero sedici... Che sfortuna, un numero in meno e avresti avuto Paracelsius, che è della collezione Oro" mormorò, atona; condurre conversazioni innocenti e quotidiane per i loro coetanei, le sembrava così strano, assurdo, a monte di ciò che succedeva ogni giorno dietro gli angoli della luce, nella profondità del buio. Dovette ammettere che estraniarsi dai problemi e affrontare banalità e superficialità mondane, la faceva stare bene... Si sentiva normale. E la normalità era qualcosa di così distante da lei, che le piaceva infinitamente, la inebriava, la cullava. "Ehm, io adoro il cioccolato... Infatti il numero di figurine della mia collezione mostra un'assoluta dipendenza da cioccorane". Sorrise, e il calore di quel gesto fece finalmente breccia nelle sue iridi verdi. "Però, non male come personaggio famoso" mormorò, abbandonando il caffè sul tavolo per sporgersi e osservare la donna agitarsi nella cornice della figurina nelle mani di Random. "Wow, la Fenice! Come animale guida, denota una strega di grande potenza magica e purezza" disse, sovrappensiero, dimenticandosi per un attimo di essere in compagnia. "Almeno credo. Non sono un'esperta di Rituali Celtici" aggiunse nervosamente, con un sorriso fugace. La sua copertura da Animagus era troppo preziosa da essere rivelata a chiunque. Solo il Ministero ne era al corrente e già questo, per lei, era un enorme peso.
 
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14 replies since 16/8/2014, 14:45   220 views
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