Mi scuso per l'incredibile ritardo
Curiosa e ostinata, la fanciulla si sarebbe presto cacciata nei guai continuando su quella linea, ma era una Grifondoro, la cosa non stupiva più di tanto il Fato, anzi, aveva iniziato ad apprezzare i giovani coraggiosi o, forse, imprudenti, in grado di regalargli qualche emozione in più, non era divertente giocare con chi si dimostrava scontato e prevedibile, al contrario, quel pizzico d’incoscienza poteva rendere tutto meno noioso.
Considerazioni future a parte, non era quello il momento di concentrarsi sul destino della studentessa, avrebbe avuto modo di metterla alla prova, forse prima di quanto lei stessa potesse immaginare, per ora, se Skydd si fosse prestato ad assecondarlo, avrebbe soddisfatto la curiosità della ragazzina.
L’elfo, dal canto suo, non sembrava assolutamente propenso a ritardare la sua cena per intrattenersi con la fanciulla, le sue parole entrarono per l’enorme orecchio di destra, uscendo poi da quello di sinistra, senza in realtà godere di grande considerazione, finse di non sentire, non gli interessava poi molto sapere se sarebbe morta di fame.
A passo lento, non aveva mica fretta lui, il suo pollo era lì, il suo turno era finito, nessuno gli correva dietro, proseguiva per la sua strada, altamente seccato nel constatare che la fanciulla aveva nuovamente aperto bocca.
*A Skydd non interessa, vuole solo mangiare in pace*
Di certo le buone maniere non erano il suo forte e nemmeno le pubbliche relazioni, anzi, in tutti gli anni che aveva lavorato al castello, non si era fatto nemmeno un amico, un elfo asociale, ma la cosa non sembrava turbarlo particolarmente, anzi, stava bene così.
*Skydd non è un fenomeno da baraccone*
Altro difetto della piccola creatura, era facilmente irritabile, i suoi compagni avevano imparato a stargli alla larga e a provocarlo il meno possibile, doveva essere chiaro a tutti che, prima di arrivare ad Hogwarts, doveva essere stato al servizio di maghi non proprio carini quindi, nel dubbio, preferivano non inimicarselo, ma la ragazzina non poteva saperlo, come non poteva sapere che quella frase lo avrebbe infastidito, probabilmente il suo era solo un tentativo innocente di attaccar bottone, ma l’elfo lo vide più come una presa in giro.
Arrestò il passo, rimanendo fermo sul posto qualche secondo, forse ancora indeciso se proseguire o rispondere a quella provocazione, ma il Fato già sapeva come sarebbe finita, non avrebbe resistito, era solo questione di tempo, ma, alla fine, avrebbe puntato i piedi rispondendo qualcosa di più o meno sgarbato.
Detto fatto, il piatto che reggeva in mano era scomparso, forse l’aveva messo in caldo per evitare di mangiarlo gelido e, senza dare il tempo alla ragazzina di aggiungere altro, si ritrovava ad un passo da lei, puntando i suoi occhi e il suo nasone dritto sul viso di lei.
-Skydd è un elfo, cosa c’è di tanto strano in Skydd? Skydd ha due occhi, due orecchie, una bocca-
Il tono era tutt’altro che amichevole, ma il suo sguardo sembrava meno agguerrito di quanto dovesse essere, c’era qualcosa in quella fanciulla che lo distraeva, qualcosa che attirava la sua attenzione impedendogli di mostrarsi infastidito, lasciando piuttosto intravvedere una certa perplessità, ma, per il momento, era troppo concentrato sul darle una lezione per riflettere su cosa ci fosse di particolare in lei.
-Tanti sì, ma mai un grazie, Skydd, tutti, sempre nelle cucine per voi e nessuno si ricorda che esistiamo, ma a Skydd non interessa, Skydd è abituato-
Voleva solo farla sentire in colpa, il fatto che nessuno avesse per loro un minimo di considerazione non lo toccava assolutamente, già il semplice fatto di non dover prendere ordini da nessuno era per lui una conquista, anche se, non poteva completamente definirsi un elfo libero.
E, mentre guardava torvo quegli occhi verdi, si fece leggermente più remissivo, il ricordo di qualcosa di ormai lontano nel tempo, aveva la sensazione di conoscerla, forse si sbagliava, ma quella fanciulla somigliava a chi, per anni, lo aveva schiavizzato, solo più giovane, più innocente.
Ricordava perfettamente cosa lo aveva condotto lì, un ordine, in realtà più una richiesta d’aiuto, il giovane padrone gli aveva affidato un compito che, però, aveva forse svolto solo a metà.
Che gli fosse stato concesso di mantener fede a quella promessa? Il ragazzo era l’unico che l’avesse mai trattato con rispetto e l’elfo si sentiva profondamente in colpa per non essere riuscito a compiere il suo dovere.
-Karin?- domandò quasi titubante, osservandola ora più intensamente nel tentativo di scorgere qualche tratto distintivo -Signorina Sjöberg è lei?-
Probabilmente si sbagliava, aveva detto di chiamarsi Jo, ma se il Fato era stato così clemente da concedergli una seconda possibilità non poteva buttarla via, in caso contrario, al massimo, lo avrebbe semplicemente corretto ripetendogli il suo nome e ognuno per la propria strada.