Nessuna apparente ragione;

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Just;
view post Posted on 11/9/2014, 18:50




La porta dei Tre Manici di Scopa si chiuse con uno scampanellio, interrompendo il suono di un rumoroso tuffo proveniente dall'interno del locale. Random sorrise, prima di girarsi di nuovo verso la mattutina Hogsmeade. Sperava che il corso principale fosse ancora deserto, come lo era quando era entrato nel pub, ma già più e più persone erano per strada, per la maggior parte studenti che si godevano l'uscita libera data dalla fine delle lezioni. Il treno, ricordò ancora una volta a sé stesso, li avrebbe riportati a casa domani stesso. Aveva ancora un giorno di mielato far niente, prima che la vita lo inghiottisse. Posò lo sguardo sulla sagoma del castello, e sulla foresta proibita che come un lunghissimo strascico verde si estendeva verso Hogsmeade, e oltre. Chissà quanto era effettivamente lunga? Nelle sue peregrinazioni rettilesche non era mai andato oltre un certo punto, circa centro metri dall'inizio degli alberi, là dove iniziava il territorio dei Centauri che un paio di volte aveva scorto. E mai, nemmeno una volta, aveva avuto modo di vedere il limitare tra la foresta e il lago, che pure tante volte aveva osservato, dal giardino sulla sponda opposta. Lo colse la curiosità, pura e semplice, lo "sfizio" di vedere quel particolare luogo senza nessuna apparente ragione. Giudicò, forse, che fosse stupido andarsene senza aver visto nemmeno una volta un posto così semplice e banale, così alla portata di tutti, e che pure per caso o disinteresse mai aveva notato prima, o forse aveva urgenza di trovare qualcosa da fare per occupare il resto della noiosa giornata; dunque, camminò, attraversò l'intero corso, in diagonale, e si infilò nella prima stradina laterale, continuando in tutta la sua lunghezza fino ad arrivare al punto in cui, come per comando del bosco stesso, le case si fermavano, a una cinquantina di metri dall'inizio degli alberi. Poteva intravedere, tra i tronchi fittissimi, il luccichio del sole sulla superficie liscia dell'acqua. Valeva davvero la pena di camminare nel fango e tra le foglie per vedere gli alberi della foresta riflettersi sul lago? *Sì*, disse una convincente voce nella sua testa. Ma non lo era. Fece un passo, ne fece un altro, e fu allora che vide qualcosa che non aveva già visto prima, ma mai guardato. Ovvero: quella vecchia casetta pericolante, dai vetri rotti e l'aria abbandonata, era già passata nel suo campo visivo chissà quante altre volte, tra tutte quelle nelle quali era venuto a Hogsmeade. Ma ogni singola di quelle volte, si era presentata a lui esattamente come era: una vecchia casetta pericolante dai vetri rotti e l'aria abbandonata. Evidentemente, in quel giorno era particolarmente curioso e interessato, perché le sue gambe sembrarono prendere autonomamente la decisione di incamminarsi verso la baracca. Ci vollero un paio di minuti perché giungesse al limitare della foresta, dove la costruzione si ergeva; da vicino, non sembrava più interessante, purtroppo. Certo, sarebbe stata il perfetto scenario di qualche film dell'orrore babbano, ma da quando era a conoscenza del mondo magico non era più stato spaventato in modo particolare dai fantasmi, eccezion fatta per i poltergeist (Pix contribuiva a ricordargli periodicamente quanto potessero essere fastidiosi, o peggio, diabolici). Continuò a camminare, fece un giro attorno alla casa, e ancora, niente. Vi era una porta, in legno vecchio e marcio eppure ancora salda sui suoi cardini, e un sacco di finestre rotte dalle quali non usciva una luce o un suono. Entrare? Non ne valeva la pena, quando quella catapecchia sarebbe potuta crollargli addosso da un momento all'altro. Cosa fare, dunque? Esplorarla sotto forma di lucertola non era una prospettiva molto più accattivante, spesso le case disabitate sono piene di animaletti che non dicono no a un pranzo gratis, e tuttavia, il rudere aveva il suo fascino. Perché era in piedi? O meglio: perché era ancora in piedi. La gente non è solitamente disposta ad ammettere case malandate vicino a zone residenziali, ed edifici come quello venivano buttati solitamente giù nel giro di pochi anni. Almeno nel mondo babbano. E tuttavia, non aveva la voglia di tornare indietro, e perdere tempo chiedendo nei negozietti riguardo a quel posto. Fermo, senza la minima cosa da fare, si sedette sull'erba secca del prato antecedente il bosco, e strappò una spiga con l'unica colpa di aver attratto la sua attenzione. Il lago tornò a far capolino nella sua mente; in quel pomeriggio noioso, sarebbe stato grato a qualsiasi distrazione. A parte tornare ai Tre Manici di Scopa. Per quel giorno, aveva chiuso con le piscine e i primini.
 
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~Hope™
view post Posted on 16/9/2014, 02:44






Un altro anno, l’ennesimo poteva definitivamente essere archiviato. Ma poi quanti ne erano trascorsi da quando era stata assunta come docente presso Hogwarts? Due, o forse tre, Hope non lo ricordava con esattezza. I giorni parevano trascorrere di seguito senza intoppi, molto simili tra loro nella routine quotidiana e troppo comuni per poter essere ricordati degnamente. Era cresciuta di certo, quel particolare non passò certamente inosservato mentre osservava la sua immagine rifletta allo specchio, nella sua stanzetta al primo piano. I lineamenti ben più marcati, meno tondeggianti e adolescenziali, il corpo minuto ed esile, i lunghi ed indomabili capelli biondi, le iridi smeraldine brillanti e per nulla spente ma di certo malinconiche; era diventata una donna o quasi. Ben lontana era l’immagine dell’adolescente che, dopo aver sostenuto i M.A.G.O. aveva deciso di abbandonare l’abitazione di famiglia per andare a vivere da sola con la consapevolezza di esser diventata adulta troppo in fretta, ma con la leggerezza di chi non aveva nulla da perdere ma solo da guadagnare. Eppure in parte le mancava quella beata spensieratezza, quei momenti in cui, tornando a casa, riusciva realmente a rendersi conto del finire di un giorno, con la prospettiva di un nuovo giorno da vivere. Osservò ancora una volta le iridi smeraldine che la fissavano attraverso lo specchio prima di girarsi alla ricerca di indumenti comodo da poter indossare. Eppure l’idea di trascorrere la mattinata a compilare le solite scartoffie di fine anno non riusciva ad entusiasmata, in più era da molto che non trovava il modo di concedersi un po’ di tempo per se stessa e magari uscire a prendere una boccata d’aria fresca, prima di raggiungere il Ministero della Magia. Osservò il piccolo orologio che ticchettava, rendendo la stanza meno silenziosa del solito, poi senza pensarci ulteriormente aprì l’armadio tirando fuori un paio di jeans scuri e una magliettina chiara di pizzo e li indossò in breve tempo, per poi comparire nel corridoio del primo piano pronta per riemergere, almeno per qualche breve istante, da quella monotona routine. Superò diversi gruppi di studenti, intenti ad organizzare il viaggio di ritorno verso casa, prima di sbucare nell’antico cortile di pietra e quindi imboccò il sentiero che in breve l’avrebbe condotta l limitare del giardino, sulla strada per Hogsmead. Dopo aver superato il cancello rallentò il passo prima di fermarsi per poi inspirare profondamente la tiepida aria mattutina. Non era solita rimirare la natura di quei luoghi ormai cari ai suoi occhi quanto al suo cuore. Non avrebbe mai smesso di ringraziare mai abbastanza quella lettera che l’aveva, anni addietro, strappata dalla famiglia per inserirla in quel mondo che ormai le apparteneva di diritto. Riprese a camminare lungo il sentiero cibandosi di quegli istanti, provando a fermarli nella memoria insieme ad altri innumerevoli ricordi. Le acque del lago apparivano calme, per nulla turbate della leggera brezza proveniente della montagne e le paffute nuvole bianche che di tanto in tanto sporcavano l’azzurro candido del cielo, si specchiavano in esse colorandole. Non aveva voglia di pensare, non in quel momento, non in quel luogo. Aveva scelto di lasciarsi guidare dalle gambe, senza una reale meta, senza un motivo valido, con il solo desiderio di evadere da tutti e tutti, almeno per qualche breve attimo, alla ricerca della normalità e di quella calma ormai persa. Girò a destra, inoltrandosi lungo una stradina diretta verso il limitare del lago, dove terra e acqua si sfioravano senza mai unirsi del tutto. Si fermò in prossimità della riva, osservando la sua immagine riflessa, caratterizzata da una montagna di indomabili capelli biondi ed intesi iridi smeraldine che ancora una volta tornarono ad osservarla. Eppure qualcosa distolse la sua attenzione, catturandola. Tra le pieghe dell’acqua un’immagine costrinse Hope a sollevare lo sguardo. La Stamberga Strillante, la casa più infestata di spiriti della Gran Bretagna si ergeva impavida contro ogni più vivida aspettativa. Un sogno per gli studenti che solitamente misuravano il loro coraggio varcando la sua soglia, un tabù per lei che mai aveva osato avventurarsi oltre il limitare dei suoi confini. Eppure vi era sempre una prima volta. Si mosse nuovamente finché la sua immagine riflessa nelle scure acqua del lago non scomparve, diretta verso quella strana casa. Bastarono pochi istanti e finalmente Hope raggiunse la sua meta fermando a constatare quanto realmente la descrizione si avvicinasse alla realtà. Vetri rotti, travi dismesse, sinistri ed inquietanti cigolii. A prima vista non vi era una reale spiegazione sul fatto che quella casa così antica fosse ancora in piedi. Si avvicinò ulteriormente fino a sfiorare lo stipite della porta d’ingresso con la mano destra. In cuor suo sapeva che quella non era una delle sue idee più brillanti, ma il fatto che la scuola fosse ormai terminata la incoraggio o spingersi oltre, insieme al desiderio di mutare il corso di quella giornata. Del resto non vi era nessuno che potesse testimoniare quella sua visita inopportuna. Almeno così pensava.


 
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Just;
view post Posted on 20/9/2014, 09:35




La verde spiga di grano, o perlomeno questo credeva che fosse, venne torta tra le sue dita a formare un anello attorno al suo indice sinistro, mentre l'altra mano spingeva l'estremità più sottile dentro al cerchio come a voler fare un nodo. Nodo che, sebben ottimamente costruito, non potè che sfilacciarsi e rompersi non appena ebbe tentato di stringerlo. In disappunto, buttò le due estremità ormai rotte in mezzo agli altri fili d'erba, e pose una mano a terra, per alzarsi in piedi: quel posto aveva finito di destare il suo interesse. Ma fu nel mentre di questo gesto che venne bloccato dalla vista di una figura umana all'apparenza estremamente interessata alla baracca che, ignara della sua presenza, camminava a pochi metri da lui. I meccanismi del suo cervello si incepparono, mentre un leggero fetore di panico si spandeva dentro la sua testa. Era una situazione imbarazzante: avrebbe potuto semplicemente continuare, alzarsi, e andarsene di lì come se nulla fosse, ma alla sconosciuta o presunta tale sarebbe apparso come un matto, o peggio, una persona che si era nascosta lì per non farsi vedere nell'atto di... chissà cosa. E non poteva nemmeno rimanere fermo: era facile immaginare cosa sarebbe successo se quella figura - ora che la vedeva meglio si trattava di una donna adulta - lo avesse visto lì, seduto sull'erba a guardare quella strana casa. Restava solo l'opzione più difficile: salutare. O meglio, notificare la propria presenza, far capire che non si trattava di un malintenzionato, o chissà cosa, ma di un semplice ragazzo errante immerso in una mattinata noiosa. La donna continuò ad avvicinarsi, ormai a non più di cinque metri, e sfiorò lo stipite della porta con una mano; fu allora che Random la riconobbe. "Buongiorno professoressa" annunciò con cautela alzandosi in piedi. La giovanissima professoressa Lancaster, quello era il suo nome, era arrivata giusto due anni prima a Hogwarts, a sostituire la Dalton che per oscure ma approvatissime ragioni aveva deciso di porre fine alla sua carriera istruttiva. Negli ultimi tempi, Hogwarts sembrava estremamente affamata di giovani insegnanti: la signorina non poteva avere più di venticinque anni, e come era facile immaginarsi, era stata accettata con estrema facilità da tutto il corpo studenti, specialmente dagli alunni di sesso maschile e età compresa tra i sedici e i diciotto anni. Lancaster era affascinante, non si poteva negare: giovane, immancabilmente bella, già Auror, e ora docente di Difesa contro le Arti Oscure; dopo il suo arrivo, non erano in pochi quelli ad aver deciso di seguire la sua strada come combattente delle forze del male, anche se i più sembravano essersi convinti guardando, più che alla decisione negli occhi della professoressa, ai suoi fianchi snelli. Random non aveva fatto eccezione nel rimanere affascinato da quella persona, ma per ragioni personali non condivideva lo sguardo sognante che molti studenti della sua età avevano; e tuttavia, rimanere in quel momento solo con lei, davanti a una casa cadente a pezzi, dopo essere saltato fuori dal niente, lo imbarazzava non poco. Nella mente di lei, come si sarebbe pitturata la sua presenza lì? Forse avrebbe pensato che la stesse seguendo. Dio, che vergogna. Doveva trovare una scusa, prima che il pensiero di lei corresse. "Uh... A quanto pare non sono l'unico appassionato di vecchie costruzioni." Era una menzogna, una innegabile menzogna, ma a buon fine. Qualcuno ha scritto che è cosa giusta sacrificare il proprio onore, solo e soltanto se per salvare il proprio onore. Quello, più o meno, era il caso. O no?





Chiedo di nuovo scusissima per il ritardo, il ritorno a scuola è sempre più violento del previsto. Da ora in poi sarò puntualissimo I promise.
 
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~Hope™
view post Posted on 21/9/2014, 07:29






Si appoggiò con man maggior forza a quell’antico stipite portando in avanti il busto in modo tale da restare in parte fuori ma riuscire comunque, nel contempo, a curiosare l’interno della casa. Gli occhi non si erano ancora abituati all’oscurità presente all’interno del rudere quando una voce, proveniente dall’esterno la fece traballare, costringendola a voltarsi e portare indietro le mani, come un bambino colto nel compimento di un piccolo misfatto. Le iridi verdi guizzarono alla ricerca del proprietario di quella voce e finalmente scorse la figura di un giovane seduto poco distante, che precedentemente non aveva notato, attratta com’era dalla vecchia e fatiscente stamberga. *Accidenti* sibilò nella sua mente; era certa, forse troppo, di essere l’unica anima presente in quel luogo desolato e snobbato da tutti e invece non era stata l’unica ad a lasciarsi trasportare dalla curiosità. Osservò il giovane con maggior attenzione e riconobbe il suo volto, uno dei tanti che aveva avuto modo di scorgere all’interno del castello durante le sue lezioni. Si morse il labbro inconsapevolmente ragionando sul fatto che fosse stata colta di sorpresa proprio da uno dei suoi studenti mentre era pronta a fare qualcosa di terribilmente stupido e insensato *La solita fortuna Hope* pensò mentre i muscoli del volto si rilassarono e le labbra si schiusero in un semplice sorriso. -Ehm .. Buongiorno a te- Farfugliò imbarazzata facendo un passo avanti cercando vanamente di alleggerire la sua posizione. Osservò con più intensità il giovane dai capelli corvini che continuava a ricambiare il suo sguardo in modo rilassato come se non stesse dando alcun peso a quella strana situazione e senza soffermarsi a pensare ulteriormente prese a camminare verso di lui fino a raggiungerlo. La vicinanza non fece altro che confermare i suoi dubbi; non era la prima volta che i suoi occhi incontravano i lineamenti del giovane che presumibilmente poteva avere non più di diciotto anni. Ancora una volta la certezza di non essere poi così distante negli anni rispetto ad alcuni dei suoi studenti la costrinse a distogliere lo sguardo per alcuni istanti, giusto il tempo di mettere a fuoco, ancora una volta il paesaggio intorno a loro prima di tornare a scrutare le iridi grigie di lui. "Uh... A quanto pare non sono l'unico appassionato di vecchie costruzioni." Nuovamente la voce di lui tornò a farsi sentire ponendo fine a quel silenzio imbarazzante e nel contempo colmo di pensieri. Hope girò appena il busto in direzione della stamberga, osservandola nuovamente da una diversa angolazione. Più che vecchia costruzione, quella casa fatiscente poteva essere paragonata ad un rudere ancora in piedi per chissà quale assurdo motivo. -Sei largo di complimenti se ti limiti a definirla Vecchia Costruzione. Io guardandola riesco solo a pensare a un vecchio, vecchissimo rudere che vento, pioggia e neve non sono ancora riusciti a sopraffare.- Tornò ad osservare il giovane rivolgendogli un sorriso, poi senza ne chiedere, ne aggiungere alcunché in merito si avvicinò a lui e piegandosi con eleganza sulle gambe si sedette allungando le braccia dietro di se ed adagiando i palmi delle mani sul prato. Era il suo turno, doveva in qualche modo giustificare la sua presenza in quel posto. Scelse però di non impelagarsi in qualche fantasiosa scusa. -In realtà l’aria al castello è un po’ pesante oggi e durante l’anno scolastico non ho molto tempo per uscire dalle quattro mura del mio ufficio. Quindi ho deciso di fare una passeggiata e sono arrivata fin qui. Poi si sa, il fascino che questa casa riesce ad emanare è unico e quindi, eccomi qui.Parlò senza guardare il ragazzo negli occhi, attratta più che altro dal profilo incerto della costruzione, come alla ricerca di una qualche ispirazione. L’imbarazzo iniziale sembrava esser stato messo da parte e l’idea di non essere poi completamente sola era stata accettata dalla giovane donne. Improvvisamente il pensiero corse agli altri studenti, indaffarati nei preparativi del viaggio per tornare a casa. Si girò quindi verso di lui. –Come mai sei ancora qui? Non ti prepari per tornare a casa?- In realtà chi più di lei avrebbe potuto comprendere l’atteggiamento del giovane? Non molti anni prima si sarebbe rintanata in un angolo del giardino per osservare i suoi compagni fremere dal desiderio di tornare a casa, mentre lei era costretta a tornarci in quella maledetta casa. Abbassò lo sguardo sopraffatta da quel pensiero ed addrizzò la schiena sfiorando con la mano destra l’erba, arricciando alcuni ciuffi con le dita sottili.


 
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Just;
view post Posted on 1/10/2014, 16:45





Due buffetti sul risvolto dei pantaloni bastarono a rimetterli in riga e scacciare i piccoli rimasugli di prato. Si muoveva rapido, cauto, e così pure lei: sembrava, la loro, una danza tra ladri che si sono scoperti a vicenda nel nascondere i propri tesori, e giù il solito copione di scuse, giustificazioni, carinerie varie, il tutto per celare la semplice quanto probabilmente ovvia verità. Ovvero, che entrambe le parti in causa si trovavano lì per puro caso o curiosità. Bisogna dire, però, che l'atteggiamento e le movenze della professoressa contribuirono decisamente ad alleggerire (almeno per Random) il carico di imbarazzo: vedere quella donna saltare su e ritrarsi dalla porta come un bambino beccato a frugare nella marmellata divertì il ragazzo, che tuttavia non diede segno del proprio stupore per rispetto. I pochi anni di differenza che li separavano sembravano sparire come mai, in quella situazione, i toni erano pacati e cordiali, il contesto scolastico ormai concluso, entrambi cercavano una scappatoia per correre dove volevano senza sbattersi addosso. Random sorrise di rimando. "Ho già i bagagli pronti, miss Lancaster, e il treno parte domani." Tono rispettoso, un paio di ovvietà per evitare quella debole accusa che percepiva, ma che era meglio non lasciar passare. Si avvicinò con passo lento alla casa, descrivendo una specie di semicerchio, e mantenendosi a rispettosa distanza dalla docente. "Non sapevo nemmeno che si potesse aprire, quella porta: prima ho fatto un giro della casa, ma credevo l'avessero quantomeno chiusa a chiave. Sembra... piuttosto pericolosa, in effetti." Fu quando ebbe finito di dire queste cose che la sua mente, che aveva cortesemente aspettato lo svolgersi delle sue parole prima di intervenire, lo avvisò di un piccolo particolare che fino a quel momento gli era passato sopra la testa: la professoressa, al contrario suo, poteva essere lì per un buon motivo. Magari aveva qualcosa da fare in quel luogo, il modo in cui era saltata quando l'aveva salutata ne era indice, e magari lui la stava disturbando. "Se ha qualcosa da fare, in ogni caso, non ho intenzione di trattenerla, mi ero avvicinato solo per curiosità e noia: sono passato tante volte vicino a questo posto, senza notarlo..." E una mano portò un ciuffo di capelli neri dietro l'orecchio, a mantenere la sua antiestetica ma comoda posizione. Non aveva voglia di immischiarsi nei segreti altrui, né di dare fastidio a quella donna tranquilla, che in poco meno di un giorno se lo sarebbe tolto dalle scatole: ad un minimo accenno di fastidio per la sua presenza, avrebbe tolto le tende, magari sarebbe tornato in biblioteca un'ultima volta. Doveva esserci, qualcos'altro da fare, in quelle poche ore!

 
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~Hope™
view post Posted on 19/10/2014, 09:19






Da quella posizione poteva scorgere il profilo intero della casa e nel contempo osservare con attenzione i movimenti del giovane che aveva deciso di sollevarsi per avvicinarsi nuovamente al rudere. Piegò leggermente la gambe e distese le mani lasciandosi accarezzare dall’erba scaldata dai raggi del sole. La brezza soffiava leggera accarezzandole il collo insieme ai caldi raggi che contribuivano a donandole sensazioni contrastanti e piacevoli; ben volentieri si sarebbe distesa su quel prato limitandosi a scrutare il paesaggio cercando cosi di non pensare a quei ricordi dolorosi che le erano balenati in mente. Sarebbe mai riuscita a dimenticare, ad andare avanti senza quel peso nel cuore? Avrebbe mai avuto l’opportunità, un giorno o l’altro, di vivere la sua vita senza ritrovarsi a fare dolorosi collegamenti con l’infanzia trascorsa a Villa Lancaster? Scrutò ancora una volta il giovane studente ormai prossimo alla stamberga. La sua presenza in quel luogo pareva del tutto casuale, o semplicemente il fato aveva scelto lui come diversivo a quei pensieri, un modo come un altro per trascorrere il tempo. Piegò maggiormente le gambe verso il busto e riportò le braccia in avanti, in modo da riuscire a stringerle avvicinandole al petto. Decise di mettere da parte il ricorso inerente l’ormai prossima partenza verso casa, scegliendo invece di concentrare l’attenzione sulla casa. In realtà tra le regole della scuola, vi era il divieto assoluto, per gli studenti, di avvicinarsi o addirittura entrare all’interno del rudere, più per una questione di sicurezza che per altro. -Molto pericolosa. D’inverno l’ho vista ondeggiare da una parte all’altra, spinta dal soffio incessante del vento proveniente da quelle montagne.- Sollevò leggermente il mento in direzione dalle cime ben visibili alle spalle dl giovane. Con un gesto rapido e aggraziato si sollevò e dopo aver passato le dita sulla stoffa ruvida di pantaloni per lasciar cadere i fili di erba si mise le mani in tasca, muovendosi verso il giovane. -La scuola è ormai terminata, al Quartier Generale tutto pare quieto, quindi posso tranquillamente affermare di avere del tempo a disposizione per me- Accarezzò con la lingua l’ultima parola, conscia di non poterla utilizzare spesso, come in realtà avrebbe voluto fare. Solitamente le giornate trascorrevano senza concederle un attimo per respirare o anche solo per fare una passeggiata e rilassarsi. Non che quello stile di vita le pesasse, tutt’altro, amava darsi da fare, avere impegni su impegni, cose da fare e compiti da svolgere. Ma ogni tanto sentiva il bisogno di evadere concedendosi un po’ di tempo per se stessa. Si fermò in prossimità del giovane osservandolo mentre con semplicità rimetteva in ordine una ciocca corvina ribelle. Non si sarebbe mai abituata al fatto di ritrovarsi a dover insegnare qualcosa a giovani che potevano avere al massimo qualche anno in meno di lei. Non era mai stato un grosso problema a Parte con Patrick che aveva abbattuto, senza troppe cerimonie, quel limite invalicabile. -Non mi tratterresti in alcun modo, ho scelto di mia volontà di restare. Siamo accumunati dalla medesima curiosità o semplicemente abbiamo scelto il medesimo diversivo contro la noia di fine anno.- Sorrise a quelle parole tornando ad osservare la casa, poi si portò in avanti, in direzione della porta d’ingresso. -Magari non è chiusa perché pensano che l’aspetto stesso di questo rudere basti ad allontanare i curiosi come noi- Sollevò leggermente gli occhi verso l’alto. -Al contrario a me affascina tutto questo mistero, desiderare qualcosa che alla fine è proibita, anche se magari non dovrei dirlo- Si morse leggermente le labbra, conscia di aver parlato troppo, come al solito. Girò rapidamente lo sguardo verso il giovane per constatare il risultato di quelle parole.




 
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5 replies since 11/9/2014, 18:50   115 views
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