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| Pensava davvero che Cedric fosse infelice, addolorato, rabbioso e che avesse perso il senno? Naturalmente SI. Tuttavia, rendersi conto di aver tenuto un comportamento sbagliato al ballo rappresentava già qualcosa. Ma non abbastanza.
"Beh, si dà il caso che, all'epoca, non fossi Ministro della Magia. Sarei dovuta andare da Rhaegar a chiedere notizie su di te quando neanche sapevo che te n'eri andato per svolgere una missione per suo conto? Per quanto ne sapevo potevi aver lasciato Londra per mille motivi diversi. Ed erroneamente pensavo - anzi, ero convinta - che mi avresti messa al corrente se la partenza fosse stata legata al tuo lavoro. Dire - vado in missione - non comporta alcuna implicazione, solo una semplice dimostrazione di interesse nei riguardi della persona a cui tieni"
Ma conveniva ancora perdere tempo e fiato? Era evidente che parlavano due lingue diverse. Avevano sempre parlato due lingue diverse, in un certo senso la sua partenza aveva costituito un vantaggio. Ora sapeva che non avrebbe mai potuto funzionare fra loro.
"Ad ogni modo, pensala come ti pare"
Agitò un braccio in aria, che lui la ritenesse sciocca, stupida o ipocrita non le interessava. E, probabilmente, se si fosse limitato ad annuire, girare i tacchi e lasciare l'Ufficio, avrebbe anche potuto parlare con Rhaegar e tentare di intercedere affinchè il Capo Auror acconsentisse a concedergli un'altra possibilità. Era certa che Cedric sarebbe riuscito ad uscire dal tunnel e tornare quello di prima. O almeno ci avrebbe provato, sentire la vicinanza e la comprensione dei suoi vecchi colleghi avrebbe giocato come una sorta di cura. INVECE NO. La parte masochista di Cedric ebbe il sopravvento. Il suo gesto arbitrario fu così inaspettato che lei non ebbe neanche il tempo di registrarlo, in pochi attimi le fu vicino, lo fissò con occhi sbarrati mentre diceva qualcosa a proposito del respiro, degli occhi e della lontananza e poi ebbe il coraggio - indomito - di baciarla. Sentire le labbra di Cedric impresse sulle sue, quasi con prepotenza, le provocarono un'ondata di rabbia, istintivamente gli piantò le mani all'altezza dello sterno, per spingerlo indietro e quando lui si staccò ed arretrò - probabilmente in previsione di una sua reazione - lo zelo non fu abbastanza repentino da evitarla. Partì come riflesso incondizionato e continuò con cosciente volontà, la mano ben aperta impattò contro la guancia dell'Auror generando un appagante schiocco che, ci avrebbe giurato, sarebbe stato udito anche nell'Atrium. Un sonoro ceffone in cui mise tutta la forza che aveva, sentì un forte bruciore irradiarsi lungo tutto il braccio fino alla spalla e si lasciò sfuggire un gemito di dolore.
"Sei completamente impazzito??"
Lo fissò incredula, ancora incapace di credere che lo avesse fatto davvero. Rimase in silenzio, in attesa che la rabbia disintegrasse gli argini ma lo schiaffo pareva essere riuscito a placarla. Quando parlò di nuovo aveva riacquistato il proprio autocontrollo.
"Complimenti. E' stato soddisfacente? La tua prepotente autostima è stata appagata?"
Il velo di ironia attribuì alla sua voce un tono quasi sprezzante.
"Fammi capire ... pensi di poter tornare qui, dopo mesi e mesi, e riprendere le cose da dove le avevi lasciate ... non sai che il tempo scorre? Il tempo passa e la lontananza attenua i sentimenti ed i ricordi, fino a cancellarli del tutto. Non ti è passato per l'anticamera del cervello che potrei essere impegnata con qualcuno adesso?"
Continuava a fissarlo, placidamente calma.
"Beh, allora te lo dico chiaramente: sono legata ad un'altra persona"
Solo che "l'altra persona" non lo sapeva. E poi, l'altro chi? Non aveva un nome da proporre se Cedric glielo avesse chiesto, in quel momento si sentiva ferita e gli avrebbe detto di tutto. Anche che si stava per sposare, che avrebbe avuto cinque gemelli, che Putridino era un cagnolino adorabile e che sua nonna era un'astronave.
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