Una prova importante

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 16/10/2014, 15:20
Avatar

«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

Group:
Auror
Posts:
1,257
Location:
Recinto degli Ippogrifi, Durmstrang

Status:


Aquileia camminava spedita, guardando davanti a sé, con indosso la sua mantella rossa che fluttuava leggermente mentre procedeva. Non era un giorno come gli altri, per lei.
Aveva il colloquio che aspettava da tempo. Quello per diventare Auror.
Non aveva mai visto questo Rhaegar Wilde, aveva solo letto il suo nome qua e là in qualche articolo della gazzetta, ma tenendo conto degli avvenimenti degli ultimi anni, poteva ben immaginare il contributo e lo sforzo che lui e i suoi Auror avevano dato nella battaglia di Hogwarts.
Mentre continuava a camminare con passo deciso, si concentrava e si preparava per il colloquio. Non sapeva assolutamente niente di come si sarebbe svolto, ma era buona cosa presumere che bisognasse avere la risposta pronta (e possibilmente anche rapida) per sostenerlo con il capo di una carica così importante. Per un attimo, Aquileia si sentì divisa in due: la sua parte più insicura fece capolino tra i suoi pensieri.
*E se non ce la facessi? Se andasse tutto storto?*. Abbassò leggermente lo sguardo, sempre continuando a camminare, ma rallentando leggermente. *Se andasse tutto storto come...* ma non si permise di pensare oltre. Si fermò e guardò il suo anello. Lo sfilò e rilesse l'incisione. <<nec vi, nec clam, nec precario>>. <<né con la forza, né di nascosto, né revocabilmente>>. *NO. Non posso lasciarmi vincere dalle mie emozioni. Non questa volta*. Respirò profondamente. Si rimise l'anello al pollice, quella coroncina di rose d'oro da cui non si separava mai, e riprese a camminare con la sua andatura veloce e armoniosa.
Il Ministero della Magia brulicava di persone, e ognuno faceva un suo slalom personale per schivare la gente e giungere incolume agli ascensori. Distinti ministri in tailleur o completo elegante, contabili dallo sguardo sottile e scrutatore, semplici impiegati con le loro brave valigette che marciavano composti e rapidi verso i loro uffici; chi con lo sguardo diritto in avanti, imperscrutabile, chi con il naso già ficcato in qualche fascicolo, già immersi nel lavoro prima ancora di entrare in ufficio, con in sottofondo un costate brusio che riempiva l'aria. Quella baraonda le ricordava un posto di cui aveva letto, diverso tempo prima, su un giornale babbano.
*Com'è che si chiamava?...* rifletté. *Ah, sì. Wall Street*. Ma c'era da riconoscere che non era un carnaio altrettanto infernale, per fortuna.
Un giovane mago le sfrecciò improvvisamente di fianco, urtandola, e per poco non la fece cadere.
"Mi scusi" le urlò voltandosi, ma senza smettere di correre, con gli occhi sgranati per un misto di rammarico, fretta e *...paura?* pensò. Quasi certamente era un tirocinante, *e con tutta probabilità ha paura di ricevere una bella lavata di capo per il ritardo*, pensò sorridendo. Lei fece un cenno, ma ormai lui stava già correndo via. *Vita dura in gavetta* constatò, mentre a sua volta si avviava verso uno degli ascensori, già stipato di gente nonostante fosse appena arrivato.
L'ascensore si muoveva veloce e in pochi minuti Aquileia si trovò al secondo livello. Appena scesa, iniziò a camminare per il corridoio esaminando i nominativi affissi su ogni porta, cercando l'ufficio di Wilde. Gli ingressi sfilavano di fianco a lei uno dopo l'altro, mentre lei procedeva con passo calmo e misurato. Finalmente, giunse ad una porta di legno piuttosto scuro, sulla quale brillava una lucida targhetta in ottone, sobria ed elegante.

<< Rhaegar Wilde - capo Auror>>. Bene, a quanto pare era arrivata. Si fermò. La sua mantella rossa smise di fluttuare. Rimase immobile davanti alla porta per qualche secondo.
*E se non ce la facessi?*
Guardò di nuovo l'anello. << Questo è per te, così ti ricorderai di me quando sarai in giro con i tuoi Ippogrifi!>>.
*Sì. Ci proverò e cercherò di farcela. Glielo devo.*
Si sistemò meglio la mantella e raddrizzò la schiena, concentrata. Bussò tre volte alla porta, e attese.
 
Top
view post Posted on 16/10/2014, 16:51
Avatar

« The peaceful times have made us blind

Group:
Capo Auror
Posts:
1,137
Location:
Donuts & Donuts

Status:


fTvt8IX
« Yaaaaaaaaawn! »
Un sonoro sbadiglio risuonò all'interno del disordinato —e silenzioso— Ufficio. Qualche ricercato, dalla propria foto segnaletica, scoccò un'intensa occhiata d'odio al Capo Auror, letteralmente spaparanzato sulla sua poltrona in pelle, gli anfibi appoggiati sopra la scrivania ingombra di pergamene, fascicoli e cartacce varie. Rhaegar si asciugò col dorso della mano una lacrima al bordo degli occhi, osservando assonnato il grasso gatto arancione che dormiva beato sopra un cuscino di velluto rosso poggiato sull'unico angolo libero del tavolo.
*Come vorrei seguirti, amico mio...* Pensò, malinconico, sognando il proprio, comodo letto. Erano notti che non riusciva a dormire bene, rincasando sempre in orari improponibili e alzandosi, poi, presto la mattina per arrivare in Ufficio o per qualche sopralluogo; e, anzi, a volte c'erano giorni in cui non riusciva neanche a tornare a casa, rimanendo sveglio tutta la notte a coordinare i vari Auror. Erano rimasti decisamente in pochi: molti erano andati i pensione, i nuovi spesso e volentieri non reggevano il ritmo e i loro nervi cedevano, portandoli ad abbandonare il distintivo con estrema facilità. Strane cose continuavano a susseguirsi: sparizioni, truffe, addirittura omicidi, e uno dopo l'altro i crimini pesavano sulle spalle degli Auror e della Squadra Antimago più del solito e lui, come Capo, era tenuto a fare gli straordinari. *E neanche pagati, tsk*
Sentendo la palpebra calare, l'uomo balzò in piedi, deciso a rimanere sveglio, e cominciò a passeggiare davanti l'immensa finestra che si trovava proprio di fronte la porta, alle spalle della scrivania. Quel dì, gli Addetti alla Manutenzione, avevano scelto come meteo una uggiosa giornata: le nubi grigie passavano rapide sospinte dal vento, mentre la luce biancastra penetrava debole attraverso il vetro. Ed erano giorni, che quei maledetti non gli regalavano una bella giornata di sole: va bene, erano in autunno, ma che diamine, Londra era già abbastanza cupa, almeno lì sotto qualche raggio di luce potevano piazzarlo. *Se devo stare rinchiuso qua sotto tutto il tempo, per gli stivali di Baba Raba!, che mi dessero un po' di bel tempo!* Pensò indispettito, appoggiando la fronte al vetro e giocherellando distrattamente con la sacchetta di pelle marrone che teneva legata alla cintura. Stava quasi pensando di andare giù a dirgliene quattro quando un secco bussare alla porta lo distrasse. L'occhio Magico, nascosto sotto una benda blu scuro, scattò verso la porta, e senza neanche che l'uomo si voltasse, inquadrò la figura femminile al di là dell'uscio. Immediatamente il cervello ricollegò subito chi ella fosse: Aquileia Goodheart, una giovane aspirante Auror che aveva passato il test teorico e che ora attendeva il colloquio.
« Prego, miss Goodheart, la stavo aspettando, entri pure e si accomodi. » Le disse, con voce chiara affinché ella potesse sentire. Contemporaneamente, l'uomo si allontanò alla finestra, tornando alla poltrona e sedendovisi. Il fascicolo sulla donna giaceva disperso da qualche parte in mezzo al marasma dei cassetti, ma serviva a poco e niente: ogni qualvolta che Rhaegar affrontava un colloquio con chicchessia, aveva l'abitudine di imparare ogni informazione a memoria e la sua testa era un archivio assai più affidabile di qualsiasi altro, lì al Ministero. Quando la porta accennò ad aprirsi, l'Auror si stampò in faccia il più cordiale dei sorrisi che riservava, sempre, a tutti i nuovi giunti e cancellò dal suo viso ogni traccia di stanchezza. Era pronto, e pieno di speranza per la nuova giunta.
« Benvenuta al Ministero e nel mio umile ufficio. » La salutò, non appena la vide entrare.

Eccoci qui! In bocca al lupo! ;)

 
Top
view post Posted on 16/10/2014, 23:11
Avatar

«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

Group:
Auror
Posts:
1,257
Location:
Recinto degli Ippogrifi, Durmstrang

Status:


"Prego, miss Goodheart, la stavo aspettando, entri pure e si accomodi."
Aquileia sgranò gli occhi, interdetta, per un istante. *Merlino ballerino, ma come diamine fa a sapere che ci sono proprio io dietro la porta?!* pensò. Ma fu solo un attimo. La situazione richiedeva concentrazione ed evidentemente una buona dose di scioltezza, ma soprattutto educazione, per cui si sbrigò a girare il grosso pomello di ottone e ad aprire la porta. "Benvenuta al Ministero e nel mio umile ufficio." proseguì lui, molto cordiale, quando la vide spuntare dall'uscio. Aquileia lo salutò a sua volta con un sorriso calmo e gioviale, che assolutamente niente aveva a che fare con la naturale agitazione che in circostanze di quel genere era sempre pronta a prenderla: "Buongiorno, e grazie per il benvenuto, signor Wilde", rispose semplicemente, subito prima di richiudere silenziosamente la porta.
Si voltò senza indugio nuovamente verso l'ufficio, facendo sfrecciare rapidamente lo sguardo lungo la parete che, notò di sfuggita, era coperta di foto segnaletiche e... *le Holyhead Harpies?!*. *Leia, concentrati!!!* si impose immediatamente. Trovava che vedere quei poster nell'ufficio di un Auror fosse quanto meno singolare, ma non aveva la minima intenzione di distogliere la sua mente dallo scopo per cui era lì. Rivolse lo sguardo in direzione del capo Auror. Rhaegar Wilde era seduto dietro a una grossa scrivania piena di carte di ogni tipo, con un una scatola tra una macchina da scrivere e un mappamondo, e con in un angolo un grosso gatto arancione (*molto bello*, pensò, posando solo per un istante lo sguardo su di lui) che dormiva placidamente su un cuscino, illuminato dalla luce che arrivava dalla finestra. L'ambiente era sobrio e ben arredato, anche se i poster delle Holyhead Harpies e quel gattone lo rendevano particolarmete atipico rispetto ad un normale ambiente ministeriale. E come se non bastasse, mentre guardava in volto il capo Auror, dovette fare uno sforzo per mantenere l'autocontrollo e non sgranare quei suoi occhi bicolore come aveva fatto poco prima, davanti alla porta chiusa. Non aveva affatto l'aspetto di un dipendente ministeriale. Capelli lunghi, scuri, raccolti in una coda da cui davano tutti i segni di volersi ribellare, e una benda blu che gli copriva l'occhio sinistro lo rendevano in assoluto il personaggio più -*...strambo?*- inaspettato che lei avesse mai visto. L'occhio libero, di un nero profondo (a parte una piccola zona più chiara, forse marrone/nocciola, ma Aquileia non riusciva a cogliere precisamente il colore da così lontano), accompagnava espressivo il sorriso cordiale con cui Wilde l'aveva accolta. Nonostante lo stupore, l'atteggiamento gioviale e molto gradevole con cui il capo Auror l'aveva ricevuta le rese più facile proseguire (sperava abbastanza) prontamente. Focalizzandosi ancora di più sullo scopo del colloquio, fece un breve passo verso la scrivania, e misurando il tono di voce, gli disse gentilmente: "La ringrazio per avermi accordato questo colloquio", mentre raccoglieva le mani davanti a sé con contegno.

Edited by Aquileia Goodheart - 17/10/2014, 00:49
 
Top
view post Posted on 20/10/2014, 20:58
Avatar

« The peaceful times have made us blind

Group:
Capo Auror
Posts:
1,137
Location:
Donuts & Donuts

Status:


fTvt8IX
Rhaegar osservò attentamente la donna che si era appena palesata nel suo ufficio, sulle cui labbra veleggiava un sorriso molto simile al proprio. Era una bella ragazza, con una folta chioma di capelli ricci e due particolarissimi iridi di colore diverso, una versione assai più raffinata dei suoi occhi mal assortiti: era indubbio che a lei donassero sicuramente di più, constatò. Ma non era né l'eterocromia, né l'aspetto giovanile, che l'avevano colpito. Era l'arguzia con cui lei osservava ogni minimo particolare del suo ufficio e della sua persona, tanto che per un secondo l'uomo aveva sostenuto lo sguardo di lei, avendo la tentazione di leggerle nella testa per scoprire cosa pensasse. Tuttavia, resistette e, per tenersi occupato e lasciarle il tempo di metabolizzare quello strambo ufficio —con proprietario annesso—, l'Auror spostò dalla scrivania un cumulo di scartoffie, scoprendo una scatola di cartone a pois turchesi. L'odore che emanava era delizioso e Rhaegar sentì salire l'acquolina in bocca.. Aveva atteso tutta la mattina per mangiarle e, finalmente, era arrivato il momento per farlo.
Con attenzione, quasi stesse maneggiando oro pregiato, aprì la scatola, mentre con un cenno del capo, indicante una comoda poltroncina posta davanti la propria scrivania, disse:
« Ma si figuri, miss Goodheart. Piuttosto, si accomodi. Vuole una ciambella? » Spinse delicatamente verso di lei la confezione appena aperta, che rivelò contenere una buona scorta di quei fragranti dolciumi. Le glasse erano le più disparate: alla Menta Piperita (di un bel verde intenso), alle Api Frizzole (di un'accecante giallo limone), alla caramella Mou, fino a passare alle più classiche, alla fragola, al cioccolato e allo zucchero. L'occhio esperto di Rhaegar individuò la più unta e dopo la risposta alla ragazza, la prese in mano, dandole un generoso morso. Subito si sentì rinfrancato, assaporandone il sapore zuccherino e la pasta straordinariamente morbida.
« Allora... » Esordì, dopo aver inghiottito il boccone e guardando la giovane con interesse. « Ha fatto un buon test teorico » Chissà dove diamine era finito? *L'avrò seppellito da qualche parte...* « E mi è sembrata molto preparata. Ma prima di analizzarlo, mi dica qualcosa di lei. So che si è specializzata a Durmstrang, sia in Pozionistica, sia per quanto concerne le Creature Magiche. » Tacque un istante, dando un altro generoso morso alla ciambella. Non c'era neanche bisogno di chiedersi dove avesse avuto certe informazioni. I curriculum parlavano. E soprattutto era dovere di un Auror, più che mai del Capo, informarsi. « Mi aspettavo di vederla richiedere una cattedra ad Hogwarts, o magari sempre qui al Ministero, al Dipartimento di Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. » Con un ultimo boccone, divorò ciò che restava della ciambella, incrociando poi le mani sul piano della scrivania. La sua attenzione, ora, era tutta per Aquileia.
 
Top
view post Posted on 22/10/2014, 10:28
Avatar

«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

Group:
Auror
Posts:
1,257
Location:
Recinto degli Ippogrifi, Durmstrang

Status:


"Ma si figuri, miss Goodheart. Piuttosto, si accomodi" le rispose Rhaegar con un lieve cenno del capo, mentre si accingeva ad aprire una curiosa scatola piuttosto colorata. Era quella che Aquileia aveva intravisto entrando, mezza nascosta tra le mille pergamene che si trovavano sulla scrivania. Mentre si accomodava sulla poltroncina che lui le aveva indicato, la osservò meglio. Sembrava una scatola qualunque (*e, a dire la verità, nemmeno in buono stato* pensò, notando negli angoli alcune piccole macchie scure), eppure il capo Auror aveva un tale riguardo nel maneggiarla, che Aquileia pensò che stesse per estrarre da essa un oggetto estremamente raro e prezioso.
Quando Rhaegar finì di aprire la scatola, e la spinse delicatamente verso di lei, Aquileia non riuscì a soffocare uno stupito e bonariamente incredulo sorriso. "Vuole una ciambella?" le chiese, mostrandole un ben di Dio di dolci che con tutta probabilità proveniva dai migliori scaffali di Mielandia.
"Ahm... la ringrazio, signor Wilde; mi piacciono molto, ma...credo che gliele lascerò!" gli rispose, ridendo discretamente ma con gusto. *Un eventuale futuro capo che stravede per le ciambelle glassate e unte. E menomale che il Ministero era noioso!* pensò divertita tra sé e sé.
"Allora...Ha fatto un buon test teorico, e mi è sembrata molto preparata." iniziò il capo Auror, mentre addentava una grossa e sostanziosa ciambella. Aquileia abbassò lo sguardo, facendo un cenno di ringraziamento. "Ma prima di analizzarlo, mi dica qualcosa di lei" proseguì Rhaegar. Aveva letto il suo curriculum, evidentemente, e infatti le fece l'osservazione che chiunque le avrebbe fatto: "Mi aspettavo di vederla richiedere una cattedra ad Hogwarts, o magari sempre qui al Ministero, al Dipartimento di Regolazione e Controllo delle Creature Magiche".
*In altre parole: cosa ti ha portata qui, Leia?*.
"Sì, in effetti avevo preso in considerazione un lavoro a quel dipartimento, più che a Hogwarts." rispose. "Mio padre lavorava qui al Ministero come domatore, e mi ha introdotto allo studio delle creature magiche, facendomene appassionare. Poi, ad Hogwarts, stavo ottenendo buoni risultati, perciò iniziai a considerarla come un obiettivo professionale" spiegò. "Per quanto riguarda la Pozionistica, i corsi di perfezionamento trattavano molti aspetti che ad Hogwarts avevo studiato in maniera un po' sbrigativa. Quello è stato più uno scrupolo mio" proseguì. *Anche perchè i primi anni ero una vera schiappa, ed era proprio il caso di fissare le idee*. "E una volta tornata a Londra, iniziai a prepararmi per i colloqui di ammissione al Ministero" concluse.
"Quello che mi ha fatto cambiare direzione è stato...un fatto." Aquileia si fece più seria. "Un fatto che mi ha costretta a riflettere bene su cosa voglia dire prendere le parti di una causa per il bene comune" disse. Tacque un istante, riflettendo sulle parole da usare. Decise di essere breve e sintetica. "Ho perso una persona a me molto cara, per mano di alcuni - *mangiamorte* - maghi oscuri". Aquileia non abbassò lo sguardo, ma la sua espressione assunse una sfumatura di tristezza. *L'hanno ucciso davanti ai miei occhi*, pensò, ma non lo disse, con grande autocontrollo. Non era quello il punto. "So chi è stato, ci furono delle inchieste, e alcuni di loro stanno già scontando le loro pene". Non era abituata a girare intorno alle questioni che riteneva importanti, perciò disse semplicemente: "Signor Wilde, io credo che dopo aver sperimentato certe esperienze, sia impossibile restare fermi a guardare. Perciò sono qui, perché non posso restare a guardare mentre dei criminali, forse gli stessi che ho incontrato sulla mia strada, continuano imperterriti sulla loro". Aquileia si accorse che stava fissando negli occhi il capo Auror e che stava stringendo talmente forte il suo anello da essersi sbiancata le nocche. Distolse un istante lo sguardo e si sforzò di rilassarsi, almeno quanto bastava per continuare a sostenere adeguatamente il colloquio. Non sapeva come Rhaegar l'avrebbe giudicata, ma in ogni caso sarebbe rimasta concentrata e avrebbe dato il tutto per tutto.
 
Top
view post Posted on 23/10/2014, 21:07
Avatar

« The peaceful times have made us blind

Group:
Capo Auror
Posts:
1,137
Location:
Donuts & Donuts

Status:


fTvt8IX
Mentre la donna parlava, l'Auror allungò, con gesto automatico, la mano verso la scatola, prelevando una ciambella di un bel verde acido. Ma non l'addentò,non finché Aquileia non smise di raccontare. Durante quel tempo, Rhaegar si limitò ad osservarla attentamente, seguendone i gesti e lo sguardo, resistendo, professionalmente, alla tentazione continua di leggerle nella mente. Erano affari suoi, si era rimbrottato, incuriosito, però, dal caso da ella raccontato. Indubbiamente, avrebbe guardato negli archivi per una maggiore chiarezza, una volta conclusasi il colloquio. Quando il silenzio calò su di loro, Rhaegar si concentrò sulla sua ciambella, mordendola con fare pensieroso: un gesto che, tuttavia, era stato calcolato per permettere alla giovane di riprendersi dai ricordi che, sebbene lei non lo dimostrasse apertamente, dovevano comunque aver avuto un certo impatto. Ciononostante, Aquileia aveva mantenuto il suo sguardo fisso in quello dell'uomo, e questo andava tutto a suo favore.
« Uhm... » Mormorò, dopo aver inghiottito un grosso boccone. In pochi morsi finì il dolce, pulendo ancora una volta le mani su di un fazzoletto, per poi incrociare le braccia, tornando a fissare il volto fresco della giovane.
« Capisco che di fronte ad eventi così... traumatici, venga stimolato un certo senso di giustizia, nonché comprensibile rabbia verso quel Male che si è brutalmente intromesso nella propria vita. E, questo, non è certo da biasimare. » Convenne, adagiando la schiena dolorante sulla morbida poltrona. Ancora una volta vi fu una pausa, ma questa volta, Rhaegar continuò ad osservare Aquileia. L'esperienza gli aveva posto davanti tanti, forse troppi casi analoghi a quello di lei e alcuni non si erano conclusi nel migliore dei modi. Fu dunque con cautela, che si apprestò a parlare, misurando bene i termini e i concetti.
« A volte la Vita, lungo il cammino, ci pone davanti dei bivi, anche se noi vogliamo proseguire diritti. Non sappiamo mai dove ci porteranno le nostre scelte, ma alcune cose, probabilmente, sembrano essere inevitabili, dovute ad eventi più grandi di noi che ci mostrano che in fondo, purtroppo, la strada non è mai dritta, per i nostri obiettivi, sogni e speranze, e che lì, nascoste nelle ombre dell'incertezza si celato tante biforcazioni. La tua perdita, ad esempio, ti ha messo in luce questo bivio, risvegliando in te la Giustizia. Talvolta, per scegliere, occorre tempo, altre volte, l'Istinto ci guida. Ma... » Rhaegar inclinò leggermente il capo di lato, mentre alle sue spalle le nuvole cominciavano a diradarsi appena appena, lasciando trapelare qualche debolissimo raggio di sole. « Tu, quanto veloce l'hai imboccata, la strada da te scelta? » Tacque un istante, sporgendosi leggermente in avanti, lo sguardo di entrambi gli occhi puntato su di lei. « Voglio dire. Il tuo senso di Giustizia è ammirevole, ma sotto di questo, cosa si cela? Sincero ardore, o vendetta per chi ti ha tolto la persona a te cara? » Il ricordo del volto deformato dalla rabbia di Cedric gli passò per un secondo nella mente e l'uomo rafforzò impercettibilmente la presa sulle proprie braccia.
 
Top
view post Posted on 25/10/2014, 23:52
Avatar

«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

Group:
Auror
Posts:
1,257
Location:
Recinto degli Ippogrifi, Durmstrang

Status:


Mentre aspettava la risposta del capo Auror, era riuscita a distendere i muscoli delle spalle e delle braccia, e incurante del fatto che le dita le facessero ancora male per quanto le aveva strette, Aquileia raccolse di nuovo le mani in grembo, nello stesso gesto di contegno che aveva fatto pochi minuti prima. Rhaegar la osservava con un'attenzione particolare, cogliendo ogni suo gesto. Naturalmente non v'era nulla di strano in tale atteggiamento; lei non si era affatto scordata di dove si trovasse, e pur non avendo idea di come si sarebbe svolto il colloquio, si era ovviamente aspettata che il capo Auror non avrebbe tralasciato di studiare minuziosamente la sua gestualità e probabilmente anche il suo modo di parlare. Ciononostante, non potè fare a meno di notare che, in un certo istante, le era sembrato che la fissasse più intensamente, come se -*volesse leggermi nella testa?*- cercasse di intuire qualche particolare della sua storia a cui lei non aveva accennato, dall'espressione dei suoi occhi e del suo viso. Ma forse no... forse era stata solo un'impressione.
Quando le rispose, Rhaegar usò un tono calmo e pacato, tuttavia fermo, alla pari del suo sguardo. Misurando le parole e i gesti, quell'uomo le pose davanti la questione che fino a quel momento l'aveva accompagnata, provata, temprata, senza mai lasciarla in pace un solo istante. "Tu, quanto veloce l'hai imboccata, la strada da te scelta?". "Sincero ardore, o vendetta?". Molte volte quella domanda le aveva fatto paura, ma da quel momento, non poteva più esistere la paura. Non rifletté su cosa dire, non si fermò per ponderare le parole.

"E' vero, signor Wilde, certe cose a volte succedono improvvisamente. E' vero, sembrano inevitabili... e continuare a scegliere bene, dopo, non è affatto facile". Mentre parlava, Aquileia ripensò a quella notte. Quando aveva visto quel lampo spietato di luce verde. Quando l'unico suono che era riuscita a sentire era il suo grido disperato, seguito dal tonfo di un corpo senza vita che si accasciava al suolo. Quando era corsa su quel corpo, pregando inutilmente che si rialzasse, mentre intorno a lei erano rimasti solo la notte, solo le luci gelide dei lampioni, solo un freddo glaciale. E tutto questo, perché non era riuscita ad impedire a quell'assassino -*quel dannato legilimens*- di carpire il momento in cui lui le aveva giurato che l'avrebbe seguita, e che sarebbe scappato da quei criminali. E poi, la Vendetta. Oh, sì, per un momento, per un solo momento ci aveva pensato. Aveva estratto la bacchetta d'istinto, e l'aveva puntata verso l'aria ormai vuota intorno a sé. E subito dopo, l'aveva buttata a terra, terrorizzata dal suo stesso gesto. *Lui non ti voleva così. Gli devi anche questo, Leia*. "Nemmeno per me lo è stato" riprese. "Ho dovuto fare i conti con molti aspetti dell'animo umano che mai avrei pensato di conoscere così da vicino, ed è stata una prova dura, forse ancora più dura di ciò che l'ha causata". Aquileia si ritrasse leggermente all'indietro, deviando per un momento il suo sguardo verso il basso. "Ci vuole così poco, per cadere nella trappola, ci vuole così poco, per lasciare spazio all'odio e permettergli di trasformarti proprio nella belva che per tanto tempo hai cercato di tenere lontano dalla tua vita". Tornò a guardare il capo Auror in viso. "L'unica cosa che ti salva è chiedersi cosa conta davvero. E l'unica risposta, per me, è che un uomo, per definirsi tale, e a differenza di un assassino, deve scegliere bene ogni volta che ne ha la possibilità. No, signor Wilde, non posso sacrificare alla Vendetta la mia dignità. Non posso consegnare alla Cieca Vendetta tutto ciò che mi è rimasto di...". Il suo sguardo si abbassò solo per un momento, per poi rialzarsi fermo e fiero. "Sarebbe come vendersi. Sarebbe come rendersi tale e quale a quei criminali". Strinse di nuovo il suo anello, e si ripeté nella testa la frase che per infinite volte le aveva impedito di impazzire dal furore. *Né con la forza, né di nascosto, né revocabilmente*. "Non ho intenzione di lasciarli liberi, ma non ho nemmeno intenzione di lasciare che la Vendetta mi renda un mostro, un mostro pari a quegli assassini". *Glielo devo*.
 
Top
view post Posted on 8/11/2014, 00:46
Avatar

« The peaceful times have made us blind

Group:
Capo Auror
Posts:
1,137
Location:
Donuts & Donuts

Status:


fTvt8IX
Quello dell'Auror era un lavoro che ormai faceva da tanto, tanto tempo. Se si fosse dovuto immaginare in un futuro alternativo, Rhaegar non sarebbe riuscito a vedersi in un posto diverso da quello del Quartier Generale Auror.
Del resto, aveva modo di fare quel che più gli piaceva: seguire giovani ragazzi (e per Merlino, anche meno giovani!) e istruirli sulla strada Giusta. Vederli maturare, vederli battersi per il Bene e non cedere alle ormai sempre più suadenti, braccia del Male. Talvolta era un lavoro sofferto, spesso aveva visto cadere compagni, ma al contempo lo faceva sentire orgoglioso, del ruolo che ricopriva.
E di colloqui, nel corso del tempo, ne aveva affrontati tanti. Uno degli ultimi, poi, lo aveva scottato più di quanto egli stesso avesse voluto ammettere, facendogli capire quanto i sentimenti umani possano essere torbidi e nascondere lati oscuri che cambiano nel profondo le persone. Cedric ne era l'esempio.
Per un istante, l'uomo temette di avere di fronte l'ennesimo caso, rappresentato da Aquileia. Eppure, mentre addentava una ciambella, intento ad ascoltare il discorso di lei, ben presto dovette ricredersi. La seguì con attenzione, come sempre dall'inizio di quell'incontro, ma sentì dentro di sé un calore rinvigorirsi man a mano che l'aspirante Auror parlava. Da una parte si era aspettato che sì, la donna fosse stata spinta sulla strada degli Auror dal sentimento vile della Vendetta che, però, avrebbe mascherato con qualche frase ad hoc, tanto per provare ad infinocchiarlo, come tanti avevano fatto prima di lei (con scarsissimi risultati e la sagoma di uno stivale nero sul deretano). Tuttavia, nelle sue parole, c'era tutto, tranne una manipolazione creata solo per esser assunta. Quel che Aquileia diceva era vero; era vero quello sguardo rivolto verso il basso, la risoluzione nei suoi occhi, era vero quel gesto, appena visibile, di stringer le dita con forza. Semplicemente, era vero quel discorso e vera era la motivazione che lì l'aveva spinta che non faceva altro che rispondere al nome di...

« Giustizia. » Rhaegar finì l'ultimo boccone di ciambella, chiudendo la scatola con non-chalance. Il suo sguardo, serio e duro, tornò ben presto sulla giovane donna seduta di fronte a sé. « C'è chi tende a confondere questo termine con quello di Vendetta, mescolandoli insieme fino a creare una chimera distruttiva, per se stessi, ma soprattutto, per gli altri. » Impercettibilmente, l'Auror serrò la mascella. Il ricordo di una notte di fiamme e del viso straziato di quell'uomo ritornò prepotentemente nella sua memoria, ma era ormai abituato a scacciarlo non appena esso si presentasse e così fece, anche quella volta.
« Sotto il nome della Giustizia, chi ha perso una persona cara, o anche più di una, giustifica il proprio fine di assassinare i colpevoli, giustifica anche solo l'idea di vederli morti. Ed è qui, che una persona comincia a perdersi e diventa, come tu hai detto, un mostro. » Rhaegar sospirò rumorosamente, spostando lo sguardo verso Mr Bombastic e grattandogli distrattamente dietro un orecchio. Il micio, sonnacchioso, aprì soltanto un occhio, salvo poi richiuderlo subito; il dolce suono delle sue fusa ruppe il momentaneo silenzio che era calato sui due.
« Ripensando al tuo test.. » Esordì l'Auror, mentre l'occhio magico roteava e si fissava verso la finestra. « In una domanda, hai risposto "vero". Una domanda a cui, spesso e volentieri, tutti gli aspiranti Auror han risposto con "falso". Hai capito a quale mi riferisco? » Mentre pronunciava quelle parole, Rhaegar le scoccò un'intensa occhiata. Quando, qualche giorno prima, gli era pervenuto via Gufo il test della Goodheart, si era soffermato su quel punto, osservandolo con un pizzico di incredulità. L'aveva colpito molto, quella risposta e in positivo, certamente. Collegandola al discorso che Aquileia aveva fatto poco prima, l'uomo sentì pizzicare il suo quinto senso e mezzo e poteva quasi dire con certezza che sul punto di vista della sincerità, la donna era impeccabile.
*Smagliante, direi. Come un distintivo ben lucidato, appuntato su una camicia fresca di bucato.* Constatò.
 
Top
view post Posted on 10/11/2014, 23:09
Avatar

«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

Group:
Auror
Posts:
1,257
Location:
Recinto degli Ippogrifi, Durmstrang

Status:


Aquileia aveva pronunciato le ultime frasi con tono calmo e fermo, ma quasi tutto d'un fiato. Come si era ripromessa, non aveva lasciato che i ricordi e le emozioni prendessero il sopravvento, ma anche se ormai sapeva come controllarsi e padroneggiarsi, era inevitabile che questo le costasse un certo sforzo. Si riprese in pochi secondi da quel breve istante in cui aveva abbassato lo sguardo, per dissimulare il tumulto che, nonostante la sua forza di volontà, i ricordi di quella notte le facevano scoppiare nell'animo. Ma nemmeno quei pochi momenti erano valsi a farle perdere la concentrazione. Instancabile, si focalizzò di nuovo sul colloquio, e quando il capo Auror iniziò a risponderle, lo stava ancora guardando in viso, ponendo attenzione alle sue parole.
Rhaegar parlava con molta più calma di Aquileia, mantenendo la stessa fermezza che aveva mostrato lungo tutto il colloquio, e come prima, la guardava dritta negli occhi. Chissà quante persone, in quell'ufficio prima di lei, potevano essersi sentite a disagio, indagate da quello sguardo così serio e penetrante. Ascoltando le sue parole, ad Aquileia venne spontaneo pensare che il capo Auror dovesse aver incontrato spesso, negli occhi o nelle parole delle persone, l'equivoco di cui si stava parlando.
*Vendetta e Giustizia*. Forse, anche qualche candidato che si era presentato prima di lei era rientrato nella categoria citata da Rhaegar. In fondo, visti gli avvenimenti degli ultimi anni, non era improbabile che nell'ultima battaglia altre persone come lei avessero subito delle perdite importanti, e che magari avessero fatto la stessa scelta che aveva fatto lei. Ma l'animo umano è una profondità talmente insondabile, che le motivazioni di una scelta possono essere infinite, e tutte diverse. Rhaegar continuava a parlare, un discorso breve ma essenziale, e Aquileia meditava sulle sue parole, mentre lui arrivava a toccare un altro punto che per lei aveva costituito una tra le prove più dure contro se stessa. "Sotto il nome della Giustizia, chi ha perso una persona cara, o anche più di una, giustifica il proprio fine di assassinare i colpevoli". *L'idea di vederli morti*. Aquileia assentì impercettibilmente con la testa, inarcando il sopracciglio del suo occhio scuro. Conosceva anche quella trappola. Lei era una persona, non una macchina, e purtroppo, in certi casi, non si può negare la propria umanità. Aveva visto la vera faccia dell'Odio, e tante volte si era guardata allo specchio, scrutando quelle iridi chiaroscure, terrorizzata dalla paura di trovarvelo dentro. Quello stesso Odio che aveva provato quella dannata notte. E a volte sì, lo aveva intravisto. A volte sì, la trappola era stata così vicina che sarebbe stato molto più facile cedere e smettere di lottare. Ma ogni volta, cocciutamente, si era posta la stessa domanda: *Tu vali veramente solo quell'istinto?*.
"Ed è qui, che una persona comincia a perdersi e diventa, come tu hai detto, un mostro.". Rhaegar pronunciò quelle parole facendo seguire un profondo sospiro, e spostando lo sguardo verso il bel gattone rosso che continuava a sonnecchiare tranquillo sul suo cuscino. Era la prima volta in tutto il colloquio che il capo Auror distoglieva il suo sguardo impassibile. Per un istante, ad Aquileia sembrò che la fermezza da lui mostrata sino a quel momento, venisse meno. Inclinò leggermente la testa di lato, osservando più intensamente l'uomo, mentre lui accarezzava l'animale dietro le orecchie, guardandolo con un'espressione che sembrava vagamente assente. *No, non è assente. E' pensieroso.*. Il micione rosso, intanto, si era messo a fare le fusa, riempiendo il breve silenzio che si era creato.
Aquileia cotinuava a riflettere sullo sguardo indecifrabile di Rhaegar, quando lui riprese a parlare: "Ripensando al tuo test..". Lei sgombrò all'istante la mente e raddrizzò la schiena e il collo, attenta. "In una domanda, hai risposto "vero". Una domanda a cui, spesso e volentieri, tutti gli aspiranti Auror han risposto con "falso".". Aquileia serrò leggermente le palpebre, mentre ripensava al suo test. Per completare molte domande si era basata su tutto ciò che aveva studiato, e per alcune le ci era voluto un pizzico di fortuna. Ma c'era una domanda, una sola domanda per cui aveva lasciato da parte la teoria dei libri e se ne era bellamente infischiata della dea bendata.

"Sì, credo di aver capito, signor Wilde. Lei si riferisce alla domanda che si ricollega a quanto mi ha appena detto" disse. "E se è quella, le dico da subito che non cambierei una sola virgola della mia risposta. Proprio in nome della dignità di cui le ho parlato prima. So quanto la lotta con il proprio istinto possa essere violenta, so quanto sia terribile e spaventoso guardare il proprio lato più buio. Siamo uomini, e prima o poi con quel lato dobbiamo fare i conti.". Ricambiò lo sguardo intenso con cui Rhaegar la stava osservando. "Ma non posso lasciare che il mio lato oscuro, che la mia perdita, diventino una giustificazione per decidere della vita delle persone. Io non mi sento in diritto di darmi questo potere" disse. *Altrimenti, tantovaleva farsi reclutare dai Mangiamorte*. E stavolta senza stringersi le mani, con una nota di tristezza nella voce, concluse: "Certe lotte sono solo dentro di noi... ed è lì che devono restare, perché è quello il loro posto.".

Edited by Aquileia Goodheart - 11/11/2014, 11:27
 
Top
view post Posted on 16/11/2014, 20:46
Avatar

« The peaceful times have made us blind

Group:
Capo Auror
Posts:
1,137
Location:
Donuts & Donuts

Status:


(fTvt8IX
Non aveva dubitato neanche per un istante che Aquileia non afferrasse la sua domanda e andasse in tilt chiedendo: "Eh sì però ne ho scritte tante di risposte... un aiutino? Una mano dal pubblico? Chiamo a casa?"
Per quanto non fosse difficile comprendere che Rhaegar si riferisse proprio alla domanda sulla cattura dei criminali, Aquileia, con la sua risposta al test, aveva dato dimostrazione non solo di umanità —cosa che, non andava assolutamente sottovalutata—, ma anche di buon intuito nel comprendere il riferimento dell'uomo. Due qualità che ben si confacevano ad un Auror e Rhaegar sorrise soddisfatto, sotto i baffi. Quel sorriso, tuttavia, si ghiacciò impercettibilmente, mentre la donna continuava a parlare. Le sue parole, veritiere e sentite, erano una grande verità che lui conosceva fin troppo bene e che aveva pagato a caro prezzo. Fu con malinconia che l'uomo constatò che quel colloquio si era rivelato più difficile del previsto: non per l'incapacità della candidata, quanto più per l'enorme rievocazioni di memorie che andavano lasciate sopite. Doveva però ammettere che, in fin dei conti, faceva pensare.

« Siamo uomini, e prima o poi con quel lato dobbiamo fare i conti. »
« Un lato che spesso e volentieri collima perfettamente con il Passato. » Si ritrovò a dire, quasi contro la sua stessa volontà, a completare l'affermazione di Aquileia. Gli era sfuggito, certo, ma per quanto Rhaegar sentisse affine quella considerazione, poteva benissimo passare come riferimento generale. Era salvo, dopotutto.
Infine, la sua conclusione fu esattamente ciò che Rhaegar voleva dire.
*Mi hai rubato le parole di bocca, ragazza!*
Squadrò un'ultima volta la donna, grattandosi pensieroso il mento; si chiese cosa fosse successo nel suo passato, cosa l'avesse fatta diventare così consapevole di verità che ad altri, con molta più esperienza di lei, sfuggivano. Perché, sì, erano parole che potevano sembrare banali, ma non sempre era facile mantenere quella corrente di pensiero quando cuore e anima sono straziati dal dolore. Quando i propri cari giacciono sotto la fredda terra e coloro che li hanno uccisi sono a piede libero. Non vuoi altro che vendetta, sentire il loro sangue sulla pelle, le loro urla nelle orecchie e vederli implorare pietà, una pietà che è difficile concedere. Ci si chiede: "e loro hanno avuto pietà per chi amavo?" e spesso ci si risponde: "no". E si agisce, per il peggio, il più delle volte.
Il confine fra essere umano e mostro diventa così flebile, così effimero che ancor prima di accorgersi di aver mosso un passo, lo si è già superato.

« Dignità. » Disse improvvisamente l'uomo, dopo qualche istante di riflessione —e di ricordi. Rhaegar sorrise nuovamente alla donna, un' espressione triste, ma sincera. L'occhio scuro brillava appena, osservando ogni singolo lineamento di quella giovane donna che, ne era certo, avrebbe vinto contro tutte le sue ombre. Ora più che mai.
« Hai appena nominato un concetto che molti dimenticano e che fai bene a ricordare e tenere ben a mente. Uccidere è perdere dignità, quella stessa dignità di uomo che ci rende le Creature che siamo e che ci distingue dalle belve. E perdere la dignità, per un Auror significa perdere la Ragione che ti spinge a reagire contro il Male. Significa lasciare la propria anima a marcire, sotto il falso baluardo di una Giustizia errata e corrotta. » Tacque un istante. Per poi riprendere a parlare mentre, contemporaneamente, la mano destra, senza esser notata, si muoveva scaltra, aprendo un cassettino sotto la scrivania e afferrando un oggetto.
« Perdere dignità significa divenire una bestia senza controllo, non essere più un Auror, ma un adepto del Male. Sarà difficile a volte resistere a quel desiderio intrinseco di vendetta perché Auror a volte significa soffrire non solo per noi, ma anche per gli altri: vedrai cose orribili, potresti vedere uomini e donne morire, potresti perdere dei compagni a te cari. Ma potresti portare vita, potresti salvare, donare giustizia e speranza a chi l'ha già perduta. E dovrai imparare a coesistere con quel lato oscuro perché annientarlo è impossibile: fa parte di noi. Bisogna convivere con le paure, farle nostre e sfruttarle per essere più forti. Difendere il Mondo Magico, combattere contro l'Oscurità che cinge il mondo nonostante tutto, e camminare a testa alta, sempre, nonostante le cicatrici del corpo e dell'anima. Questa è la Dignità di un Auror. Non dimenticarlo mai, Aquileia. » Lentamente, Rhaegar allungò la mano, posando l'oggetto di fronte la giovane donna.
Alla flebile luce che penetrava dalla finestra, sopra il piano di legno di mogano scuro, riluceva il distintivo d'argento. L'aquila smaltata spiccava sopra le due bacchette incrociate, dove le parole "Honor" e "Duty" facevano da cornice. Onore e Dovere. Duevalori che un Auror non avrebbe mai dovuto lasciare dietro le spalle e sostituire con una scia di sangue.

« Benvenuta al Quartier Generale. »
Le labbra di Rhaegar si aprirono in un largo e piacevole sorriso.
Una nuova aquila era pronta a spiccare il volo e lui non poteva esserne più felice.


Ottimo lavoro! Benvenuta tra noi Auror e congratulazioni!
Effettua pure il psot di conclusione e apri pure il tuo Ufficio al Quartier Generale e attendi il tuo primo incarico che giungerà a breve! :fru:
 
Top
view post Posted on 19/11/2014, 19:21
Avatar

«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

Group:
Auror
Posts:
1,257
Location:
Recinto degli Ippogrifi, Durmstrang

Status:


Dopo aver finito il suo discorso, Aquileia realizzò che aveva parlato senza essere espressamente interrogata sulle motivazioni della sua risposta al test. Senza prendere fiato, senza riordinare i pensieri, senza ponderare le parole. Per un istante, si chiese se veramente era in grado di controllare le proprie emozioni, come aveva sempre pensato da tre anni a quella parte. Forse era sembrata troppo precipitosa? Probabilmente sì. Ma ripensando all'entità e al significato della domanda che Rhaegar le aveva posto, immediatamente decise che in fondo non le importava. Come poteva tacere, lei, davanti ad una domanda del genere, dopo quello che aveva vissuto? Come poteva fermarsi a riflettere sulle conseguenze di una scelta sbagliata, di una deviazione senza ritorno, quando aveva visto il mostro della Vendetta avvicinarsi a lei? E soprattutto, quando aveva visto la sete di vendetta consumare l'anima della persona a lei più cara, prima di portarsela definitivamente via? No, il tempo delle riflessioni era finito. Non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe durata quella lotta dentro di lei, non sapeva quante volte ancora avrebbe dovuto fronteggiare quell'istinto che in certi momenti le oscurava lo sguardo e le faceva così paura, ma sapeva di per certo che mai, per nessuna ragione al mondo, si sarebbe arresa e l'avrebbe lasciato vincere. Mai si sarebbe abbassata allo stesso livello di quegli assassini, per quanto la tentazione potesse essere forte, mai avrebbe dato alla Vendetta la soddisfazione della vittoria. E quello, quello era il motivo per cui lei si trovava lì.
Nel silenzio che seguì le sue parole, Aquileia si aggrappò con tutte le sue forze a quel motivo, lasciando che la tristezza che l'aveva catturata per un momento, si dissipasse quanto bastava. Non si era aspettata che, pur senza raccontare dettagli del suo passato, anche durante il colloquio le emozioni e i ricordi sarebbero riusciti a farla vacillare, seppur di poco. Si era rivelata una prova difficile. Ma nemmeno questo importava. Lei era lì, sapeva perché, e sapeva di essere stata sincera, soprattutto con se stessa. E questo, per lei, bastava.
In quei brevi minuti, Rhaegar si era inserito nel discorso solo una volta, con una frase che ben completava quanto lei aveva detto. "Un lato che spesso e volentieri collima perfettamente con il Passato". Mentre teneva fisso lo sguardo su di lui, per una frazione di secondo Aquileia ebbe la stessa sensazione che aveva provato poco prima, quando lui aveva distolto lo sguardo verso il micio, sospirando profondamente... come se quel silenzio non fosse un vero silenzio. Ma forse era solo un caso...
Rhaegar continuava a scrutarla in viso, grattandosi il mento con espressione pensierosa. E quando ricominciò a parlare, le rivolse un sorriso calmo, sincero, ma...
*Triste.* constatò. *E se...* ma non pensò oltre, richiamata dalle parole del capo Auror. Mentre lo ascoltava, il tumulto che l'aveva assalita poco prima riprese a far capolino nella sua mente. Nuovamente, si aggrappò al motivo per cui era lì, ribadito dalle parole dell'Auror. "Perdere dignità significa divenire una bestia senza controllo, non essere più un Auror, ma un adepto del Male.". Il volto dell'Odio, la paura. Senza accorgersene, Aquileia riprese a stringere il suo anello, quando Rhaegar riprese: "Sarà difficile a volte resistere a quel desiderio intrinseco di vendetta perché Auror a volte significa soffrire non solo per noi, ma anche per gli altri". Il cuore prese a martellarle nel petto, mentre il capo Auror continuava a parlare, e piano piano lei sentiva delinearsi dentro la sua certezza. Nonostante le ombre che avrebbe dovuto ancora fronteggiare, nonostante tutto ciò che ancora le restava da imparare. "Difendere il Mondo Magico, combattere contro l'Oscurità che cinge il mondo nonostante tutto, e camminare a testa alta, sempre, nonostante le cicatrici del corpo e dell'anima. Questa è la Dignità di un Auror.". Aquileia dischiuse leggermente le labbra, il cuore a mille nel petto, un lieve sorriso che si delineava sul suo viso, mentre Rhaegar allungava la mano verso di lei e appoggiava qualcosa sulla superficie della scrivania. Quando scostò la mano, un distintivo d'argento comparve davanti agli occhi fieri della ragazza.
"Non dimenticarlo mai, Aquileia".
Lentamente, lei allungò la mano destra verso l'oggetto e lo prese. Fece scorrere il pollice sulle parole che incorniciavano lo stemma, e quando l'oro del suo anello toccò con un lieve "tic" l'argento del distintivo, il viso di Aquileia si illuminò di uno dei sorrisi più sinceri che avesse mai espresso. Le sue iridi chiaroscure tornarono nuovamente sul volto del capo Auror, e disse:

"Non lo dimenticherò mai, signor Wilde.".
Rhaegar le sorrise di cuore. "Benvenuta al Quartier Generale".

Quando Aquileia uscì dall'ufficio del capo Auror, dopo averlo ringraziato una volta a parole e mille volte dentro di sé, stringeva ancora saldamente il distintivo nella mano destra. Mentre camminava, ripensò a quello sguardo triste che aveva visto sul viso dell'uomo, a quel sospiro profondo... a quell'affermazione. L'idea che poco prima stava facendo capolino nella sua mente, ora prese forma. *Forse anche lui conosce il vero volto dell'Odio*. Era davvero così? Non poteva saperlo. Ma di sicuro, sentiva di poter imparare tantissimo da quell'uomo. Mentre rifletteva e stringeva il distintivo nella sua destra, la mano sinistra si spostò verso la piccola tasca laterale della borsa di pelle, e ne estrasse una foto. Un bel ragazzo dagli occhi verde scuro e dai ricci neri mossi dal vento la guadava sorridendole. Aquileia appoggiò la foto al distintivo, e sorrise.
*Ce l'abbiamo fatta*.
Stringendo insieme la foto e il distintivo, si avviò verso il fondo del corridoio, la mantella rosso rubino che fluttuava dietro di lei e i ricci castani che disegnavano onde ad ogni suo passo.
 
Top
10 replies since 16/10/2014, 15:20   442 views
  Share