Halloween...Cena con Delitto...

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view post Posted on 31/10/2014, 19:44
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Il Fato

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zucca16


APRIMI


Le giornate precedenti il giorno e l'ora misteriosi segnalati da un anonimo invito (nemmeno ben dettagliato e promettente, a dire il vero!), trascorsero nel pieno dell'attività magica ordinaria, senza colpi di scena, nè memorabili imprese.
Un anonimo individuo, particolarmente sbadato oppure terribilmente acuto e divertito nel non fornire alcun tipo di dettaglio, aveva provveduto ad invitare nomi illustri del Mondo Magico, oltre a studenti della Scuola di Hogwarts, ad una festa esclusiva avente luogo proprio nel corso della notte più importante per maghi e streghe.
A dirla tutta, non vi era stata certezza del buon esito degli inviti: del resto, CHI mai avrebbe potuto accettare di presenziare ad una festa senza conoscere luogo, padrone di casa ed oggetto della Festa stessa?! Insomma, con i tempi che correvano, un minimo di prudenza doveva pur essere all'ordine del giorno! Oppure no?...

Ma per la gioia del "regale" e misterioso artefice della festicciuola, questo non accadde.

Rapidamente si sparse la voce tra le vie di Londra, Hogsmeade, nella stessa Hogwarts, dell'imminente avvenimento e della sontuosa festa, fino a far diventare quest'ultima Evento dell'Anno. (?!?!)
Santi Numi! Vi era da mettersi le mani tra i capelli! La società era diventata così sprovveduta!?
Se solo vi fosse stata la consapevolezza del fatto che l'uomo misterioso, creatore della festa, aveva architettato il tutto per giungere ad uno scopo interessato, nessuno avrebbe presenziato...
Tuttavia...Ciò non stava a significare che la notte sarebbe trascorsa senza sorprese e senza divertimento, oltre un premio che ben ripagava tutte le scelleratezze che avrebbero certamente avuto luogo!

Ciò che gli invitati non sapevano era che, all'ora stabilita, biglietto alla mano, non solo sarebbero stati catapultati in luogo a dir poco strepitoso, ma...Avrebbero avuto la possibilità di acquisire, per una notte conoscenze magiche mai sfiorate da alcuno prima di allora (eccetto il Master ed il buon Voldemort...Ed a pensarci bene, potrebbero esser lo stesso individuo!!!)...Se solo si fosse stati disposti a scender a piccoli, insignificanti, minuscoli (dipende dai punti di vista...) compromessi...

Coloro che effettivamente avessero avuto l'intuizione di stringere nella mano il biglietto di invito all'ora stabilita, sarebbero giunti, catapultati dall'effettiva passaporta, dinanzi a castello magnifico, circondato da giardino reale e da atmosfera a dir poco imperiale: Versailles!
Nulla vi era da descrivere in merito a tale palazzo: chi non conosceva Versailles?!
Le innumerevoli vetrate lasciavano trasparire una luce tutt'altro che fioca all'interno. Era dunque abitata?! Da chi? Da cosa?...
E se gli invitati avessero osservato attentamente la propria figura, essi avrebbero notato un cambio d'abito...Come dire...Adatto all'occasione (secondo il padrone di casa...): vestiti d'epoca Luigi XIV.
Ma...scrutando con maggiore attenzione l'abbigliamento, essi avrebbero potuto constatare, inorridendo, di possedere un look decisamente assurdo: abiti pomposi all'estremo, imbottiti pure troppo, come dotati di cuscini anti rottura coccige! Fantasie improbabili, quali abiti femminili non a pois ma a zucche! Cappelli e sciarpe di piume di struzzo assolutamente inguardabili se utilizzate per imbottire le scarpette! Insomma, tutto era stato ben studiato ed architettato dal padrone di casa che, bacchetta alla mano, si prodigava con tanto ardore nel fornire giusto e consono abito da...Sera! ...O meglio, il padrone di palazzo desiderava rendere l'atmosfera coordinata alla propria folle personalità.

In effetti, attraversando il lungo viale, gli ospiti si sarebbero imbattuti in un uomo di cachi vestito (vestito color cachi, non ricoperto di cachi! Non si tratta certo di un cacheto! ), con parrucca argentea boccolosa ed infiocchettata in un codino alla Fiorello, indossante un enorme cappello a forma di zucca (o forse trattasi di vera zucca); ai piedi scarpette rosse alla Dorothy, brillantate e glitterate ed un viso con gote rosse come due cocomeri!

Benvenutiiiii!

Un uomo dallo sguardo "dubbio" e strabico, sorriso a non si sa quanti denti, pelle un tantino unticcia, invitava con gesti plateali e sin troppo espressivi ad entrare nel palazzo.

Io sono Fuco IV il "Il Luminoso"! Entrate nella mia umile dimora! Un banchetto INDIMENTICABILE vi aspetta! (commento del master: nel senso LETTERALE del termine...)

La scelta spettava ora agli invitati. Oramai giunti fin là (senza peraltro possibilità di tornare indietro poichè l'invito era biglietto di sola andata) gli ospiti avrebbero varcato la soglia? Solo i più coraggiosi avrebbero potuto disporre di menù completo della Cena...




Miei cari, il Master vi dà il Benvenuto.
La festa ha appena avuto inizio. Qualche piccola richiesta e qualche minuscolo accorgimento: nel corso del Vostro post d'entrata, vi invito non solo a descrivere liberamente il momento d'arrivo dinanzi al palazzo. Vi chiedo, con ironia e follia, di descrivere il Vostro abbigliamento. Il padrone di casa vi ha generosamente fornito, magicamente, abiti adatti all'occasione. Spetterà alla vostra fantasia l'arduo compito di ridicolizzare il vostro look.
Vi ricordo che questo evento porterà ai partecipanti meritevoli punti stat e dono assai gradito.
Avrete inoltre l'opportunità di utilizzare la magia...Ma scoprirete strada facendo cosa intendo dire...Per i post d'inizio avete tempo sino a domani sera. Poi proseguiamo.
Chi non dovesse riuscire a postare può contattarmi tramite PM:


gif

3-zucca



Edited by Daddy E. Toobl - 13/7/2016, 21:54
 
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Crudelia DeMon
view post Posted on 31/10/2014, 20:26




Crudelia, come per tutte le festività, non aveva alcun progetto se non quello di stare con il suo elfo domestico Alonso nella sua Villa nello Wiltshire, fu quindi una sorpresa l'aver ricevuto quel biglietto. Sul momento non aveva intenzione di andare ad una festa di cui non sapeva il luogo, poi Alonso l'aveva informata dove si trovava, e Crudelia si decise. Arrivò nel luogo stabilito che era deserto, guardò il biglietto e venne catapultata a Versailles.

Quasi non se ne accorse.

Si trovò in innanzi ad un viale che conduceva alla più bella Reggia esistente:Versailles!
Guardò in basso e trattenne a malapena un urlo.
DOV'ERA IL SUO MERAVIGLIOSO VESTITO DI GHEPARDO?!?!?
Aveva un disgustoso vestito stile Luigi XIV rosa pallido ricoperto di fantasie di zucche arancioni!!
Arrabbiata come una bestia, prese il bocchino, lo accese e cominciò a fumare... Se avesse trovato il responsabile...
Aveva appena cominciato a percorrere il viale verso tra un tiro e l'altro di bocchino, quando lo vide.
Un omuncolo vestito in modo ridicolo con un parrucchino ridicolo che stava dando il benvenuto agli altri maghi che stavano entrando... era quindi lui il responsabile!!!
Si diresse verso l'ometto molto più basso di lui indicandolo con il bocchino:


"TU!! Brutto Imbecille!"


Mollò uno schiaffo con tutta la forza di cui era dotata all'omino

"Dove diavolo è il mio bellissimo vestito?!?!?"



Lo prese per il colletto e, sorprendentement, lo alzò

"Ascoltami bene: se alla fine di questa stupida festicciola non mi darai il mio vestito io farò tutto quello che è in mio potere per fartela pagare... A VITA! HAI CAPITO BENE?!?!?"



Lasiò andare l'omino che cadde, e si diresse verso il castello più adirata che mai...
 
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Lucilla Degona Lancaster
view post Posted on 31/10/2014, 20:53




Lucilla se ne stava nella sua bellissima camera quando ricevette lo strano biglietto che forniva solo l`ora della festa, per nulla preciso penso` subito, ma quando chiese alle sue compagne se ci sarebbero andate si rese conto che era una festa esclusiva: `Perche` non andarci?` si chiese subito, e con tutta la sua impulsivita` decise di provare.
Non sapendo dove andare alle 20:30, come scritto nel biglietto, si mise ad aspettare e quando comincio` a giocherellare col foglietto decorato venne trasportata davanti a un lunghissimo e sfarzoso viale, che portava direttamente a : Versailles! Si, proprio il palazzo francese, aveva sempre sognato di andarci e ora era stata trasportata proprio li`.
Prima di entrare si concesse qualche secondo e guardando dentro un laghetto vide il suo riflesso.
Aveva una maschera nera troppo decorata, un vestito di piume di pavone osceno, troppo lungo e pomposo, un rossetto troppo rosso, delle scarpe troppo alte e piumose, una collana troppo grande ,una rosa in testa troppo sfarzosa e un`acconciatura troppo gonfia. Era tutto troppo, troppo.
Vide un uomo all`entrata del palazzo con un parruchino ridicolo, una zucca in testa e che dava il benevenuto a tutti gli invitati.
Si mosse a fatica dentro il vestito gigantesco e si diresse all`entrata
-Mi scusi signore, perche` questo vestito?, mi ci muovo appena!- disse alzando la voce, intanto una signora con un vestito rosa leopardato l`aveva afferrato per il colletto.
Lei invece senza aspettare una risposta entro` all`interno del palazzo non riuscendo ad aprezzare la bellezza degli interni per la troppa rabbia.


Abito:vestito-pavone-sposa-piume-wedding
Scarpe:
Rosa(senza cappello): creazioninuove-9
Maschera:colombina1
Collana:Black-pearl-necklace-chain-pearl-black-font-b-jewelry-b-font-font-b-victorian-b-font
Pettinatura: parrucca5_Maria+Antonietta,+1775
Rossetto:labbra-rosse


Edited by Lucilla Degona Lancaster - 3/11/2014, 06:52
 
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view post Posted on 31/10/2014, 21:05
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Your smile, fragments and gentle voice have disappeared to the moon

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Certo che era proprio una stupida… Ma che le era saltato in mente? Si stava persino perdendo il banchetto nella sala grande… Maledetta lei e quell’invito! Era il suo primo Halloween ad Hogwarts e lei cosa aveva deciso di fare? Scendere in Sala Grande e gustarsi un banchetto degno di una regina? Nooooo, troooppo banale, lei aveva deciso di dare corda alla sua fantasia e restarsene nella sala comune attendendo che quel fantomatico signore che aveva inviato quegli strani inviti a mezzo mondo magico facesse la sua comparsa o quello che era e iniziasse la festa. Perché poi era rimasta lì e non era andata a cena? In fondo, nel caso si fosse rivelata una fregatura avrebbe comunque partecipato ad un banchetto… Realmente, cosa diavolo aveva pensato?! Certo che a questo punto tanto valeva andare in camera, raggomitolarsi e dormire. Dimenticarsi dell’invito e farsi un sonnellino placido placido. Oppure andare in Sala Grande e sperare che i dolci non fossero ancora scomparsi… Un po’ di cioccolata, sì, sarebbe stato il massimo, uno spuntino per tentare di salvare la giornata la giornata. O qualche biscotto. O qualcosa di fritto grondante di crema... Senza nemmeno rendersene conto aveva iniziato a fantasticare su quello che poteva esserci per dessert al banchetto… Diavolo, se era forte la tentazione… Per un attimo fu indecisa sul da farsi, ma l’esitazione durò poco: la prospettiva dei dolci che l’aspettavano in Sala Grande era troppo allettante. Senza attendere che la sua mente potesse ripensarci di nuovo, balzò giù dalla poltrona sulla quale aveva aspettato fino ad allora e uscì dalla sala comune. Certo, era vestita fin troppo elegantemente per il banchetto di Halloween e probabilmente avrebbe attirato troppe attenzioni su di sé, ma non poteva gettare via così l’opportunità di rimpinzarsi di cioccolata e crema e qualunque altra cosa contenete zucchero esistente in Inghilterra. Però, forse, solo forse, eh, si stava sbagliando… Forse aveva letto male l’invito… Per l’ennesima volta durante quella serata tirò fuori il cartoncino dalla tasca. No, aveva letto giusto. Alle otto e mezza di sera il giorno di Halloween. Luogo sconosciuto. Mittente: F.IV. Niente di più, niente di meno. Sbuffando si scostò una ciocca da davanti agli occhi, in modo da poterlo osservare meglio, ma nonostante tutto non c’era niente di nuovo ed erano pure le otto e mezza… Se non appariva niente nemmeno allora, forse si trattava solo di uno stupido scherzo. Si era decisa a gettare via l’invito quando questo si illuminò di una luce azzurrina e lei senti un qualcosa, come un arpione, afferrarla più o meno all’altezza dell’ombelico. Non era gradevole. Non era per niente gradevole! Urlando per la sorpresa si sentì trasportare in aria. Come poteva essere stata così stupida?! Quel biglietto, quello stramaledetto bigliettino, era una maledettissima passaporta! Stupida, stupida, stupida, stupida! Nauseata dallo spettacolo di luci e colori attorno a lei chiuse gli occhi, tentando di non vomitare. Anche se in effetti, visto che era a stomaco vuoto, non è che rischiava di espellere molto… Senza preavviso toccò bruscamente il suolo. Cielo se era stato sgradevole. Ancora tremante e scossa per l’improvvisa dislocazione si accorse che di fronte a lei c’era un luogo enorme, una reggia, quasi. No, senza il quasi, quella era una reggia, anzi, LA REGGIA. Non ci credeva, a meno che i suoi occhi non la ingannassero quel luogo era Versailles. Si ricordava di quel luogo, ci era stata qualche anno prima con i suoi genitori. Riscuotendosi dallo stupore riuscì a chiudere la bocca spalancatasi di fronte a quella visione spettacolare. Vicino a lei si “materializzarono” quasi subito altri maghe e streghe, alcuni più vecchi di lei, beh, quasi tutti, altri che sembravano avere più o meno la sua età, tuttavia non fu proprio quello a stupirla (dopotutto se il suo invito era una passaporta, perché non avrebbero dovuto esserlo anche quelli degli altri?), ma come erano tutti conciati. Sembrava che fossero passati per un negozio di vestiti di un pazzo. Piume di struzzo, fantasie con le teste di zucca, parti imbottite in maniera alquanto bizzarra. Doveva proprio sembrare un pesce fuor d’acqua lei… Preoccupata si voltò verso il basso, in modo da osservare i suoi vestiti e son terrore si rese conto che erano stati trasfiguarati. Cielo. Erano a dir poco orripilanti. Quella doveva essere senz’ombra di dubbio opera di chi li aveva invitati e di questo tizio poteva dire di aver capito almeno due cose: la prima era che quel F. IV era totalmente privo di qualunque senso estetico, la seconda era che era anche privo di qualsiasi senso dell’umorismo. Ma poteva andarsene con una gonna larghissima, nera con una fantasia raffigurante gatti argentati? Per non parlare del corpetto: anche quello era nero e assolutamente disgustoso, primo perché mostrava la stessa fantasia della gonna (dopotutto, ora che ci pensava, si trattava di una abito, quindi era piuttosto scontato che la fantasia fosse al stessa), ma il secondo motivo, nonché il peggiore, era che presentava un pizzo terribilmente vistoso appena sopra il petto fino al collo. Poteva esserci qualcosa di peggio. Ah, già. I capelli non erano più sciolti, ma raccolti in un’elaborata pettinatura a boccoli e racchiusi sotto un cappellino a forma di teschio, però questo Lily non lo sapeva, e, per la salvezza di tutti i presenti, forse era meglio non farglielo notare. Arrabbiata iniziò a camminare lungo il viale. Dire che era furiosa sarebbe stato come dire che l’olio di ricino era dolce. Solo quando si vide spuntare davanti un uomo vestito in un completo color cachi si fermò. Forse non era la peggio vestita della serata… Soprattutto considerando le scarpe che quel tizio portava. Con un sopracciglio alzato e un’espressione disgustata ascoltò il suo benvenuto a tutti i maghi presenti e dovette ammetterlo, quando una strega con un abito rosa ricoperto di fantasie di zucche arancioni (no, non era proprio la strega peggio vestita della serata) gli mollò un ceffone non poté che ammirarla. Certo, quell’azione era stata un po’ violenta, ma, in fondo, quell’uomo un po’ se la meritava una punizione… Le servì qualche secondo per riscuotersi e capire che il benvenuto era finito e, senza attendere un istante di più, si incamminò verso l’entrata della reggia. Sperava solo che la festa fosse decente, altrimenti quell’ometto avrebbe dovuto temere qualcosa di più che un paio di schiaffoni, ci avrebbe pensato lei a fargli rimpiangere di averle fatto saltare il banchetto ad Hogwarts, eccome se ci avrebbe pensato…
 
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view post Posted on 31/10/2014, 22:24
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C'erano tante voci, leggende e indovinelli che ogni bambino sapeva, al calare delle tenebre. Dove tutto il resto è buio e l'unico modo, per essere tangibili è provare paura. Di non sapere dove andare, di non sapere che fine fare. Adelaide, ne aveva lette tante di quelle storie: Poe gliene aveva raccontate tante e sua madre, idolatrava Stephen King per essere riuscita, a fargli amare la sua città terrorizzata all'idea, che potesse essere un'abitante di "Jerusalem Lot". Ma quella bambina così vermiglia e così deliziosa, non sapeva ancora dire, cosa fosse la paura. Lei viveva in un mondo reale, dove la magia esisteva e tutto era spiegabile: con le arti e non ed era così razionale, anche nel suo essere magicamente brillante, da non lasciarsi incantare nemmeno dalla feste più spaventosa che ci sia.
Erano giorni che girava tra i corridoi, intravedendo un nuovo addobbo per la festa che verrà: pipistrelli, zucche e troppe ragnatele, troppe per una scuola come la sua. Non era mai stata una bimba temeraria, nè fifona ma solo e soltanto spettatrice di tutto e non si spaventava perchè niente, l'aveva ancora ridestata tanto da farle provare la più viscerali, delle sensazioni umane.
Eppure, quel pomeriggio un qualcosa si era mosso.
Mentre era a banchettare nella sala grande che qualcosa, le si posò accanto a sè come una foglia orma i morta che si lascia andare, inesorabile, sul terreno secco ed arido. Quando stava per addentare un po' di quel sugoso cibo, ecco che qualcosa solcò il "cielo" della sala Grande: era piccola e lesta e placida nel suo svolazzar. Sentì un fruscio leggero, accarezzarle la mano per poi posarsi in terra, sul duro mattone. D'istinto si fermò, si pulì la bocca con un tovagliolo lì vicino e restò per qualche istante a guardare il pavimento, con occhio lesto alla ricerca di qualcosa.
E lo trovò, eccome se lo trovò: una bustina arancione le era caduta al suo fianco, di una forma quadrata, molto insolita per una busta da lettere. Si chinò e tese la mano verso la busta, afferrandole con le dita sottili ed infantili e stringerla appena, sgualcendone un po' la superficie.
Restò ferma, a scrutare tremendamente incuriosita quella busta:

"Che diavolo è?"
Si chiese, dentro di sé mentre si rigirava tra le mani quella strana lettera così minuziosamente richiusa e sigillata, da un marchio strano, fatto con la cera bollente di colore biancastro dall'inquietante aspetto, simile ad un teschio.
Sbattè le palpebre, incredula per poi far scivolare la lettera, nella tasca della mantella della casacca.
Finita la cena, si svincolò e scese i sotterranei, per raggiungere la sala comune vista la tarda ora e il coprifuoco stabilito dalla scuola. Quando si spogliò, si rigirò nuova
mente tra le mani, quella strana busta.
La tentazione era forte, la voleva aprire.
"Aspetta Adelaide, ragiona. Chi mai ti manderebbe un biglietto del genere? Aprilo"
E con un gesto lesto, si protese a scartare la busta dove vi trovò uno strano biglietto. Così strano, da lasciarle troppi interrogativi. Ma tanta curiosità:

"Che cosa....ma.."
Non seppe pensare ad altro e restò tacita
Ma pensando che fosse uno scherzo, decise di riporlo dentro al suo diario, per poi riporlo nel cassetto.
Era il 29 ottobre quando ricevette quello strano biglietto.
Ma solo la sera del 31 ottobre, se ne ricordò.
Era di sua consuetudine, portarsi la sua fidata borsa nera di pelle con dentro il suo diario, come se avesse paura che qualcuno potesse leggerlo. C'erano troppe poche pagine, ma esse erano talmente intense che ne avrebbero mostrato il lato spaventosamente solo, dubbioso e forse nascosto, di quella placida bambina dai capelli fiammanti.
Mentre era di ritorno, dalla sala ritrovo ecco che si ricordò di avere ancora quel biglietto nel diario.
Con aria malinconica, addentrò la sua lesta e veloce mano dentro alla borsa nera lasciando scivolare le dita tra il tessuto liscio e morbido, mentre con le dita cercava il diario di pelle rossastra comprato in un negozietto di poco conto qualche giorno prima di ricevere la lettera per Hogwarts.
Lo cercò con bramosia, finchè non lo trovò e con un movimento lesto, lo estrasse e lo aprì. Scorse le pagine, fino a raggiungere il 30 ottobre, l'ultimo giorno in cui aveva posato penna e deposto l'anima su quel povero oggetto.
E lo ritrovò.
Con fare delicato, dapprima con lo sguardo, accarezzò il brillante e vivace biglietto a sfondo nero con gli occhi.
Poi con le dita.

Non seppe cosa accadde, sulla sera del 31 ottobre alle 20:30. Ma ciò che riuscì a vedere fu un lungo e lugubre viale, fatto di pietra grigia e scura vegetazione. Sussultò, forte, guardandosi intorno con aria raccapricciata: dov'era finita?! Dov'era Hogwarts?!
Sbarrò gli occhi, dapprima con terrore per poi guardarsi le mani: Il biglietto era rimasto intatto ma sentiva che non vestiva più i soliti vestiti. Le maniche della sua tunica erano diventate lunghe e decorate con il pizzo rosa, dai bordi di un sfolgorante verde acqua. Si sentì tremare le mani e di scatto chiuse il diario che a quanto pare, era rimasto intatto.
Lo fece per deporlo in borsa ma notò, con orrore, che questo era diventato veramente ridicolo: da pelle era diventato di un sfolgorante rosa brillante con tanto di piume di un colore tendente al rossiccio. Una cosa veramente orrida, per i suoi gusti. Al posto del bottone, vi era un bulbo di plastica, color rosso che non aveva affatto un'aria invitante. Si guardò spaventata le braccia e notò come il tessuto era diventato simile al cotone, sfumando al rosa pallido all'arancione stantio e finire con delle spalline bombate veramente di pessimo gusto. Al petto aveva un corpetto che tendeva al rosso cremisi, che tendeva al bordeaux quando si apriva nella gonna dapprima bombata all'altezza del sedere e poi a strascico, aperta sul davanti. Restò incredula, sentendosi mancare il respiro non solo dal terrore e lo stupore, ma anche dal corpetto stretto che non le lasciava modo di respirare. Provò a toccarsi i capelli, ma si rese conto che li aveva ben stretti e cotonati in una grande crocchia, sigillata con una tiara nera.



« Che...che cosa?!»

Disse, mentre si continuava a guardare, sconvolta dal ridicolo vestiario che aveva indosso, scorgendovi solo dopo che era minuziosamente decorato con una grande quantità di canditi sulle maniche e poi di zucche, sul resto.
Sentì un leggero freddo ai piedi e, sconvolta da quello che avrebbe visto, si guardò le scarpe e vide che aveva delle ballerine basse, color verde acqua su cui vi erano sopra degli occhi, del medesimo colore.


Certo originale e stravagante, ma veramente...veramente di pessimo gusto abbinato a quel gatto morto rosa che aveva come borsa. Si portò le mani al volto, spaventata da quel cambio così improvviso:

« D-dove sono? C'è nessuno?!»

chiese, con voce squillante e spaventata, coprendosi il volto con la mano. Si sentiva spaurita, spersa.

"No Adelaide! Riprenditi! Cerca di capire dove sei!"
Pensò, cercando di infondersi un po' di coraggio. Allora lasciò che la mano, le scivolasse via dal volto e cercò di alzare lo sguardo, verso la strada e vide...una delle cose più belle che avesse mai visto:
un'imponente castello si innalzava impervio e regale, simile a quello che si vede nei dipinti francesi alla corte di Luigi XIVl. che frastaiava l'orizzonte.
Doveva esserci una festa, viste le luci che con violenza, uscivano dalle vetrate coloratissime e appariscenti.
Con passo svelto, Adelaide si alzò appena la lunghissima gonna e si mise a correre verso quel castello.
I suoi passi risuonavano silenziosi intorno a lei, mentre al suo passaggio, al suo avvicinarsi alla reggia, tutto iniziava a prendere una piega...viva: le piante iniziavano a crescere verdi e rigogliose sotto gli occhi vigili e angusti delle zucche intagliate in onore di Jack O' Lantern.
Corse, corse abbastanza da far cambiare rapidamente quel paesaggio così lugubre e camaleontico fino al scorgere altre persone che, a quanto pare, non differivano da lei da quella spiacevole situazione.
Addocchiò un tizio strampalato che sbraitava, facendo pubblicità ad una festa che si sarebbe tenuta quella sera.
E spinta dalla curiosità, proseguì.
Vedendo che dietro di sè, non vi era altro...se non buio.
 
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view post Posted on 1/11/2014, 00:36
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Nemo me impune lacessit Nessuno mi aggredisce impunemente.

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L'atteso giorno era arrivato.
Non che amasse particolarmente le feste, ma stavolta la curiosità aveva prevalso. Quando trovò quel misterioso invito, un paio di giorni prima, sul comodino, ne fu subito intrigata. Certo non era molto dettagliato... Inoltre quella parolina, "esclusiva", l'aveva colpita, insinuandole il dubbio che forse quel biglietto era arrivato lì per sbaglio, forse l'invito non era rivolto a lei.
Be', d'altra parte, dal giorno in cui aveva scoperto di essere strega, aveva imparato che apparteneva ad un mondo dove ci sono cose che non accadono per sbaglio. Perciò concluse che ormai l'invito era nelle sue mani e vi sarebbe rimasto.
Dopo averlo letto, lo ripose nel cassetto dello stesso mobile sul quale era adagiato, per poi passare i giorni successivi a pensare a cosa mai avrebbe potuto indossare.
Alla fine eccola lì, la sera del 31, a dare gli ultimi tocchi. Anche quella volta aveva optato per la semplicità: una veste dal taglio che modellava appena la vita; con lo scollo ampio a lasciar le spalle scoperte, all'altezza delle quali erano solo delle larghe bretelle; niente maniche; sul retro, la stoffa bordeaux era aperta in un sobrio spacco molto alto, che lasciava alla vista la finta sottoveste bianca. Il vestito era lungo e per camminare meglio avrebbe dovuto sollevarlo un po' con la mano: si immaginava in quella posa e si ritrovava superbamente fine. Aveva sistemato i capelli fissando solo una ciocca per lato, usando per ognuna una coppia di fermacapelli per niente appariscenti. Dunque fu pronta per andare.
Appunto, sempre la solita! Si era lasciata prendere dalla frenesia ed ora a meno di un paio di minuti dall'appuntamento, non si ricordava dove doveva andare. Corse quindi al suo comodino e rovistò nel cassetto, dato che quello era il posto dove più spesso buttava le sue cianfrusaglie. Per fortuna non era passato così tanto tempo da quando con non curanza l'aveva messo lì dentro, quindi non ci mise poi molto a ritrovarlo. Lo aprì e cercò, scorrendo con gli occhi, il luogo della festa. Perplessa lo rilesse con meno fretta, ma il risultato non fu diverso, perché sul biglietto non era indicato nessun luogo.
Stava già cominciando a darsi della stupida: come aveva fatto a non capire che era tutto soltanto una burla? E lei c'era cascata con tutte le scarpe! Stringendo ancora il biglietto in mano, si sedette su un lato del suo letto, lasciandosi cadere pesantemente, ormai vittima della delusione.
D'un tratto però, si sentì afferrare e strappare via. Una morsa a livello dell'ombelico e la sensazione di essere finita in un vortice. Non durò molto tempo, anzi, per fortuna, si ritrovò abbastanza presto ad urtare i piedi per terra, totalmente frastornata e letteralmente in ginocchio, ad aiutarsi con le palme delle mani a fermare la caduta.
*Ma che diamine è successo?*
Improvvisamente era ingombrata da molti più strati di stoffa e fece fatica a tirarsi su e rimettersi in piedi. Quando ci riuscì, si guardò senza comprendere, totalmente allibita: la parte inferiore del vestito era gigantesca, formata da uno strato più esterno di un arancione sgargiante, aperto sul davanti, come una tenda, a lasciar svolazzare numerosi strati di altra stoffa arricciata e di un improbabile giallo pallido. Sentiva all'interno un'imbracatura fastidiosissima, allacciata in vita, che allargava i fianchi a dismisura, dando alla lunga gonna una forma a campana. Nella parte superiore, il vestito era di un insensato color verdognolo, stringeva tantissimo alla vita per poi allargarsi risalendo il torace, ma restando oltremodo aderente. Conferiva complessivamente l'idea di un rigido peduncolo... Ecco, ecco cosa sembrava! Un enorme zucca dell'orto di Hagrid.
Quando giunse a quella consapevolezza restò sconvolta a chiedersi dove diavolo fosse finito il suo bel vestito semplice. Inoltre questo aveva anche delle stupide maniche abbondanti che finivano col fissarsi strettamente al polso facendola sentire ancora più ridicola.

*Ecco cosa succede a tenersi biglietti finiti chissà come sul tuo comodino!*
C'era poco da recriminare, adesso era forse il caso di darsi una mossa e capire come uscirne.
*E dire che pensavo soltanto di andare ad una festa...*
Si guardò intorno. Era finita in un giardino e qualche metro più in là, tutta illuminata, c'era una magnifica costruzione. Non la riconobbe, ma vedendo che sul viale principale del giardino, proprio presso l'ingresso della villa stava dritto uno strano personaggio, pensò di avviarsi in quella direzione. *Chissà chi è quel tipo che con intenzione sfoggia quella raccapricciante parrucca boccolata?* -si chiese la tassina, senza essersi ancora resa conto che i suoi capelli non ricadevano più sulle spalle: al contrario erano raccolti in una gonfia acconciatura, cotonata e fissata sulla sommità del capo. Ad adornare il tutto alcuni spilloni infilzati tra gli stretti riccioli, ognuno dalla forma a goccia, tagliati con numerose sfaccettature... Sembravano provenire da uno di quei lampadari babbani fatti appunto di cristalli a forma di goccia.
Mentre si avvicinava vide che non era la sola ad essere accolta dallo strano personaggio. Si consolò vedendo che anche gli altri non sembravano particolarmente entusiasti del loro abbigliamento, anche se lei era quella che avrebbe avuto maggiormente di che lamentarsi. Altro che scena in cui lei si muoveva sollevando appena il vestito e sprizzando finezza!
 
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view post Posted on 1/11/2014, 03:24
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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Recinto degli Ippogrifi, Durmstrang

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Fuori pioveva come Dio la mandava. Aquileia era seduta sulla sua poltrona avvolta in una calda coperta, con un buon thè caldo, un po' di blues alla radio, e Coffee di fianco a lei che faceva profusamente le fusa. Era trnata da poco da un giro di acquisti a Diagon Alley e era riuscita a rientrare in tempo senza prendersi l'acquazzone, e ora si godeva il suo relax. *Ahhhh, ci voleva proprio. Se ci fosse ancora qui papà ci scapperebbe pure una bella partita a scacchi* pensò, guardandosi attorno e incrociando con lo sguardo la bella scacchiera babbana di suo padre.
Era la sera di Halloween. Non aveva programmi, anche se pochi giorni prima aveva ricevuto uno strano invito. Una piccola busta color crema con svariati arabeschi blu notte le si era parata davanti agli occhi.
*Mh, è per me, ma non c'è il mittente...* aveva pensato rigirandosela tra le mani. Carta elegante, di ottima fattura, piuttosto spessa e filigranata. Sicuramente chi l'aveva spedita non aveva problemi di soldi. *Beh, tantovale aprirla* si era poi decisa, strappando delicatamente la carta e leggendone il contenuto.
*Questo ha tracannato un po' troppo whisky incendiario* aveva pensato perplessa. Era una filastrocca piuttosto stramba. Parlava di una festa, ma non specificava niente di preciso, a parte forse per il luogo che, da quanto poteva capire, probabilmente sarebbe stato Versailles. *Sì ma dai, siamo a Londra, che ci fa qui un invito per Versailles?*. Ora, nella sua poltrona, ripensava a quello strano invito. Guardò l'orologio. Le 20:25. Riprese la busta e ne rilesse il contenuto, meditando ancora sulle parole di quello strano invito, strigendolo tra le mani.
Bam!! All'improvviso, un vortice variopinto di suoni e colori intorno a lei, un risucchio potentissimo e un atterraggio goffo e impacciato su una superficie piuttosto dura.
*MA CHE DIAVOLO E' SUCCESSO?!?!* si chiese mentre cercava almeno di sedersi, stringendo ancora il biglietto fra le dita. Si guardò intorno. Un viale fastosamente illuminato che correva in mezzo ad un immenso giardino, sontuoso e regale, che apriva lo sguardo alla meravigliosa Reggia di Versailles.
*Ma...sono alla festa!* pensò Aquileia un po' ammaccata ma divertita, riempiendosi gli occhi con lo splendido e sfarzoso spettacolo del palazzo più famoso di Francia. Evidentemente, il biglietto era un passaporta, e l'aveva portata esattamente al luogo della misteriosa festa. Ancora sorridendo si girò per guardare il biglietto rimasto ancora stretto nella sua presa, ma non fece in tempo a rileggerlo che sul suo viso comparve un'espressione che sarebbe un eufemismo definire basita.
La sua mano era coperta da un incredibile guanto di seta gialla, con un surreale rubino grosso come una noce incastonato nel bel mezzo del dorso della mano. L'incredibile guanto le copriva tutto l'avambraccio e terminava con un altrettanto incredibile inserto di pelliccia multicolore. C'era addirittura del verde acido. (Che razza di animale potesse avere una pelliccia verde acido, lei proprio non lo sapeva). Ma quello era solo l'inizio: esterrefatta, si guardò il busto. Era ermeticamente fasciato in un corpetto arancione, bordato di una voluminosa pelliccia multicolore come la prima (ma stavolta c'era del fucsia) che si ricollegava a
delle improbabili maniche con cuciture dorate, e decorato da una giungla di inserti di pizzo rosso e marrone, a formare quello che, presumibilmente, doveva lontanamente sembrare una fine e sofisticata decorazione. Ma molto, molto lontanamente.
Esterrefatta dalla sorpresa (e anche dall'autocoscienza del fatto che, fino al busto, sembrava un semaforo fatto di allucinogeni che aveva appena finito una battuta di caccia nel paese degli orsetti radioattivi), Aquileia si alzò faticosamente in piedi e si guardò il resto dell'abito.
*OMMIODDIO.*.
Viola. Il fondo della gonna era viola, viola intenso e scuro, che risaliva fino a sfumare nell'arancione del bustino. E le balze. Decine di balze gonfiavano quella già immensa gonna che la copriva. E nella parte viola, su ogni balza, una fila di zucche.E le scarpe, un tripudio di batuffoli arancioni con brillantini rossi, su sfondo giallo. *Non ci credo. Non posso crederci* pensò, mentre percepiva uno strano frescolino al collo. Si portò le mani alla testa, lentamente, timorosa di quello che avrebbe potuto trovare.
*Eh, no, questo è troppo!"
Piume, innumerevoli e lunghissime piume le incoronavano un morbido chignon da cui pendevano i suoi ricci, in una cotonatissima acconciatura. Fortunatamente non vedeva il colore che avevano. *Insomma, ho addosso un intero zoo in piena crisi di schizofrenia. Cominciamo bene.*.
Visto che, a quanto pareva, il biglietto aveva esaurito la sua funzione di passaporta, ad Aquileia non rimase altro da fare che avviarsi verso la reggia. In lontananza vide una giovane ragazza, vestita in un abito appena appena meno improbabile del suo, ma comunque decisamente surreale, presentare l'invito ad un incredibile personaggio vestito con scarpette rosse e un'enorme testa di zucca. Realizzando che non era il caso di farsi ulteriori domande sul vestiario, pena la totale perdita della propria sanità mentale, Aquileia presentò l'invito all'allegro uomo-zucca che faceva gli onori di casa, e che gioiosamente la fece passare, lasciandola addentrare in quella stramba atmosfera.
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 1/11/2014, 05:10




28 ottobre
Decisamente nell’ultimo periodo non si era data un gran da fare nell’ampliare le sue conoscenze e, men che meno, si era dedicata a eventi mondani, ma era sicura che non sarebbe riuscita a evitarli all’infinito, prima o poi, senza nemmeno rendersene conto, si sarebbe ritrovata nel bel mezzo di qualcosa alla quale aveva esplicitamente detto “Ma manco per sogno”.
Ed eccolo lì, Halloween era alle porte, anzi, ormai spingeva per sfondarle, la festa delle feste, quella a cui nessun mago poteva dir di no
*Una volta mi freghi, due no, sto giro sul serio vado a caccia di draghi e non mi faccio trovare*
In realtà, forse giusto per qualche istante, si era quasi lasciata ammaliare dall’idea di partecipare a qualsiasi festa la scuola avesse progettato, giusto per impressionare i primini col suo costume da licantropo, ma quel pensiero l’abbandonò immediatamente *Vada che è Halloween, ma sbranare qualcuno non è carino*
Decisa a evitare la Sala Grande a qualsiasi costo, si impose di non lasciarsi trascinare come le ultime volte dalla sua Caposcuola, non capiva come fosse possibile, non si parlavano per ere, i rari scambi di monosillabi finivano spesso e volentieri quasi nel sangue eppure, puntualmente, con l’avvicinarsi degli eventi mondani, quasi spinte dal senso del dovere, anzi, probabilmente solo per quello, si ritrovavano a trascinarsi a vicenda.
In fondo, però, quasi ci sperava che la disgraziata che le dormiva accanto le imponesse di presenziare, di solito, almeno in quelle occasioni, riuscivano ad andare d’accordo e, anche a dimostrarsi un briciolo d’affetto
*Arya, fidati, la caccia ai draghi è meno pericolosa ora come ora*
Era deciso, niente Halloween quell’anno, sovrappensiero aveva abbandonato l’aula di Storia, ultima lezione del giorno e si stava già dirigendo in Sala Comune.
*Ma che...?*
Un bigliettino l’attendeva appoggiato in bilico sul comodino, almeno sta volta non riportava lo stemma del Ministero, lo aprì, senza troppa enfasi, qualsiasi cosa fosse non doveva trattarsi di nulla di importante
*Come no*
Non riuscì a trattenere una risata, aveva appena finito di dire “Niente Halloween” che un non identificato F.IV *Ma che è? Un aereo?* la invita ad un’esclusivissima festa alla quale non poteva dire di no *Ma ovvio che dico di no aeroplanino caro* e lasciò cadere il biglietto nuovamente sul comodino.

31 ottobre ore 20.00
Gli studenti erano già tutti belli agghindati e pronti per non si sa quale festa, ma ad Arya poco interessava, si era lasciata il caos alle spalle andandosi a cambiare, non sarebbe andata seriamente a caccia di draghi, ma, di sicuro nemmeno in Sala Grande, al massimo al massimo sarebbe giusto salita all’ultimo, giusto per prendere qualcosa da mangiare.
Infilato il pigiamino con gli orsetti, no, okey, niente orsetti, in realtà niente pigiamino, in previsione dello spuntino notturno si era semplicemente messa comoda indossando qualcosa di meno rigido rispetto alla divisa, si buttò sul letto e allungò una mano per afferrare il libro di Incantesimi.
Andando a tentoni incappò nuovamente nell’invito del F14
*Ah no, era F.IV* scosse il capo leggendolo attentamente *Eccerto, mettiamo caso che fossi voluta venire chiudevo gli occhi e battevo le scarpette?* nessun indirizzo, né preciso, né vago, in effetti su quel biglietto non c’era proprio nulla.
Se lo rigirò tra le dita, magari era lei un po’ rinco e non avevo letto bene, ma non trovò nulla di nuovo
*Vabbè, ti userò come segna libro* e cominciò a leggere.
Trascorse forse un quarto d’ora e già si era stancata e, detto fatto, prese il suo nuovo segna libro e lo infilò tra le pagine
*Che...? Cos...?* una stretta allo stomaco, la stanza si fece via via più sfocata, la materia perse di consistenza, il suo stesso corpo sembrava fluttuare vorticando senza una forma precisa.
Conosceva quella sensazione, non era la prima volta e già sapeva che non avrebbe portato a nulla di buono, di sicuro le prime due volte non le avevano portato nulla di buono.
Attese di ricomporsi in chissà quale luogo, a dir la verità era anche leggermente seccata, appena toccò terra e sentì il suo corpo riprendere di nuovo consistenza, barcollò leggermente.

*Grandioso, come si torna a casa?*
Non aveva ancora messo a fuoco dove si trovasse e, probabilmente, se avesse potuto avrebbe anche evitato optando per il treno del ritorno, ma il biglietto sembrava rotto *Fine della corsa* non le restava che capire il da farsi.
*Ma fai davvero?*
Quasi a bocca aperta rimase estasiata dall’imponenza del palazzo di fronte a lei, sapeva esattamente dove si trovava, Versailles, non c’era mai stata, ma era impossibile non conoscerla, quasi si era dimenticata di essere in tuta, di essere arrivata lì contro la sua volontà, di essere lì per una festa, la sua attenzione era tutta per quel luogo, sarebbe entrata, a tutti i costi, anche se voleva dire partecipare a chissà cosa.
*Chissà quando ti ricapita*
In effetti non era convinta che sarebbe tornata a breve in Francia, quindi, dato che c’era, era meglio approfittarne.
Sapeva che era enorme, ma non aveva idea di quanto potesse essere immensa e, poco ma sicuro, l’avrebbe girata tutta, interno ed esterno, aveva letto che i suoi giardini erano a dir poco stupendi.
Bene, tutti i suoi buoni propositi erano andati a farsi benedire, in un battito di ciglia era passata dal “Ma manco per sogno” al “Devo esserci, costi quel che costi”.
Problema di fondo: il vestito. Già, di certo il suo abbigliamento non era tra i più adatti, ma aveva un piano, più o meno, si sarebbe intrufolata e ne avrebbe fregato uno da qualche armadio, di sicuro la padrona di casa non ci avrebbe fatto caso, almeno lo sperava.
Si stava gi immaginando l’ipotetico abito adatto


Quando capì che qualcosa non andava, la sua tenuta comoda non sembrava più molto comoda
*Fai sul serio? Mi prendi in giro?*


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Ciò che indossava non si avvicinava nemmeno lontanamente a quello a cui stava pensando *Sembro un tendone da circo* si osservò una manica *Ma che schifo* tentò di scacciare via un ragno, ma si accorse che era tutt’uno con i merletti.
Si osservò meglio, almeno ciò che le era concesso vedere, una gonna bianca, pomposa, che faceva provincia era ghirigorata con pizzi e merletti neri a comporre qualcosa che avrebbe offeso anche il senso estetico di un barbone di King’s Cross
*Ohhh sono una ragnatela gigante*
Il corpetto era forse pure peggio, due enormi palle bianche con un bottone al centro, attaccate a un cuscino rotondo, la fissavano e, dei tentacoli, o forse erano zampe, l’abbracciavano *Ditemi che è un incubo* ma, siccome al peggio non c’è mai fine, in testa si era ritrovata un discutibile cappello piumato.
Lo prese tra le mani cercando di capire cosa rappresentasse
*Okey, la ragnatela l’ho vista, lo sgorbioragno anche, ma tu?* non riusciva a vederci un senso, una mosca? Una zanzara? Una farfalla? Beh, qualsiasi cosa fosse finì accidentalmente per terra e lì rimase.
Non aveva cambiato idea, una volta dentro avrebbe “preso in prestito” un vestito, si fece coraggio e si avvicinò al cancello, non era l’unica, rise leggermente nel constatare che tutti erano alle prese coi loro abiti nuovi di zecca

*Okey, non lo voglio più il vestito in prestito, quasi quasi questo non è poi così male*
Il pensiero si palesò spontaneo dopo aver identificato il padrone di casa, ora capiva molte cose, sarebbe potuta andarle molto peggio.
Fece spalluce e, evitando accuratamente di farsi notare dal signor F14, per gli amici “Aeroplanino”, si unì ai suoi compagni di sventura.

 
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view post Posted on 1/11/2014, 13:23
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Le esigenze di molti contano più dell'esigenze di pochi, o del singolo!

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Corvonero
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*Bene!*
Pensò dopo essersi sistemato nella stanza. Aveva sistemato tutto: dai libri alla gatta... e proprio i libri lo spinsero subito a sedersi e leggerli! Uno dopo l'altro, instancabilmente continuava a leggere per capire il mondo magico. Ogni tanto esclamava un "Lo sapevo già!" o "Me ne avevano parlato...", niente, neanche la gatta lo poteva distrarre dal leggere... o forse si?
Ad un certo punto, ormai a notte inoltrata, la stanchezza prese il sopravvento. Le palpebre pesanti lo accompagnavano, mentre la faccia si andava a posare sui libri.


-Eh? Cosa è successo?!
Esclamò quando si riprese dal sonno profondo che lo aveva obbligato a fermarsi nel suo intento, cioè leggere tutti i libri.
*Ma che...*
Pensò sentendosi qualcosa attaccato alla faccia. Avvicinò la mano per prenderlo e... e si accorse con sorpresa che era un biglietto; più precisamente un invito, per una festa di cui non si sapeva quasi nulla, se non l'orario e che fosse a tema "Halloween".
-Bah, ho cose più importanti a cui pensare che un invito ad eventi mondani... a cui peraltro non è segnato ne il luogo e che mi sono ritrovato attaccato al viso misteriosamente.
Non era di certo intenzionato ad andarci, quindi decise di lasciarlo sul tavolino; poteva anche servire a qualcosa dopotutto.
Infilato il pigiamino, e presa la gatta per utilizzarla per riscaldarsi, si infilò sotto le coperte per dormire come si deve e riaquistare tutte le forze che li servivano per l'indomani.


La notte d'Halloween

Arrivò quindi, dopo giorni passati sui libri, la fatidica notte dei travestimenti assurdi e degli scherzi infantili. Si può dire che non era forse la sua festa preferita quella del 31.
-Beh, sarà meglio ricominciare a leggere.
Si disse appena rientrato in stanza dopo aver fatto un giro, anche se con riluttanza, per la scuola. Un pò di conoscenze sul luogo in cui si trovava gli servivano.
Quindi si sedette e prese un libro, ma destino volle che l'occhio li cadde su quel fatidico invito. Preso in mano, deciso ad esaminarlo nuovamente per vedere se c'erano scritte nascoste, notò con piacere che si era quasi fatta l'ora scritta sul biglietto.

-Beh, se è magico, tra non molto dovrebbe accadere qualcosa; o potrebbe anche essere uno scherzo, quindi non accadrebbe nulla. Bene, vediamo subito se il mistero che avvolge l'invito svanisce o si infittisce.
Vennero presto le 20:30, e nulla si mosse; pensò subito che di uno scherzo si trattasse ma venne presto smentito da quel rapido viaggio che lo colpì.


Versailles

-Oddio! Ma che?!?!
Non se lo era aspettato di certo. Tutto troppo in fretta, così velocemente... non ebbe il tempo di prender un libro per passare il tempo...
Se ne voleva andare subito, quando poi si accorse del palazzo che aveva difronte, Versailles! Era tornato nel luogo in cui era nato, Parigi!
Rimase estasiato dalla magnificenza del luogo, ma quasi inorridito dai vestiti degli ospiti. Lui, però, non era da meno!
Scarpe nere con tacchetti e decorati con una zucca, pantaloni baldanzosi di ragnatele decorati e con ragni appesi, camicia nera da un lato e arancio dall'altro e infine un giacchetto simile ai pantaloni.
*Oddio come sono vestito! Mi devo cambiare assolutamente!*
Ma come, e dove? Decise allora id proseguire quella pazza serata, perlomeno non era l'unico ad esser vestito in tal modo così ridicolo.
Incontrato un certo signore di cachi vestito, anch'esso non da meno per gli abiti che indossava, che di nome faceva Fuco; proseguì all'interno del palazzo.

*Bene, vediamo cosa succede*
 
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MelRose
view post Posted on 1/11/2014, 14:10




Se ne stava pacificamente nel su ufficio quella sera. Era Halloween, in teoria avrebbe dovuto festeggiare ma non ne aveva proprio voglia. Fuori il tempo non era dei migliori e lei stava benissimo li nel suo angolino relax, con il caminetto acceso in cui scoppietta un bel fuoco che scaldava l'intera stanza e un bel libro che le faceva compagnia.
Ma... c'era un MA. Quello strano invito che aveva misteriosamente ricevuto qualche giorno prima. Festa misteriosa, mittente misterioso.. insomma in pieno stile Halloween. Nonostante l'evento l'attirasse molto svariati dubbi avevano frenato la sua curiosità. C'era da fidarsi? E se poi fosse finita in un posto losco con gente strana e poco raccomandabile? Di quei tempi se ne sentivano di tutti i colori.
Guardò il biglietto posato poco lontano sulla scrivania. Se ne stava li tutto tranquillo e la chiamava.. ci mancava solo un'etichetta con scritto su "prendimi" ed era a posto. Ma, quel ma le continuava a rimbombare in testa. Magari rischiava di perdersi la festa più spettacolare dell'anno. Magari si sarebbe divertita invece di passare l'ennesima serata a leggere. Magari sarebbe stata una serata speciale. Magari, magari.. Però, forse, oppure..
Decisa chiuse rumorosamente il libro che aveva in mano e prese in mano l'invito per rileggere il testo.
E poi non era più nel suo ufficio. Stordita per lo spostamento improvviso finì a gambe all'aria, sprofondando in un mare di tulle e taffetà. Faticosamente riemerse dalla valanga di stoffa e riusci a mettersi seduta. Si guardò attorno.
Ok, chiaramente quello non era il suo ufficio e considerando il forte dolore al sedere non stava sognando.
"Oh mio dio!" le scappò un'esclamazione appena si accorse di dove si trovava. Era in Francia, e davanti a lei c'era la famosa reggia di Versailles. Dalle finestre si distinguevano chiaramente delle luci, segno che il luogo in cui si sarebbe tenuta quella maledetta festa era quello "Non c'è che dire, qua non si bada a spese.. posto di classe" pensò.
Ahimè se l'ambiente che la circondava era bellissimo, magico e da sogno non poteva dire lo stesso del suo abito. Un orrore.
La gonna era enorme, ingombrante e di un improbabile colore fucsia come un'enorme bolla di Big Babol pronta a scoppiare. Sopra c'erano tante piccole caramelle arancioni con alcune zucche arancioni dalle facce più curiose. Il bordo era decorate con due piccole balze formate da tanti pipistrelli anche quelli arancioni. Troppo arancione per i suoi gusti e a lei nemmeno piaceva come colore!


Il corpetto era uguale e stretto, respirare le risultava un po' difficile; il tutto finiva con delle maniche strette fino al gomito e che poi si aprivano a ventaglio. Anche li la fantasia di caramelle si ripeteva ma questa volta senza le zucche.
E le scarpe. Le scarpe erano il tocco finale, la famosa ciliegina sulla torta. Con giusto un accenno di tacco, erano delle caramelle. E non in senso metaforico. Erano proprio delle caramelle lucide, arancioni ovviamente, giusto perché non ce n'era abbastanza. Tastandosi la testa senti che vi era un piccolo cerchietto, cosi senza vederlo, sembrava normale ma non c'avrebbe messo la mano sul fuoco. Velocemente si avvicinò ad una delle tante fontane presenti in giardino e guardò il riflesso che le rimandava l'acqua.
Era una caramella vivente! Anzi no.. era un secchiello delle caramelle vivente! Uno di quelli a tema che i bambini usavano per fare dolcetto o scherzetto. E magari le caramelle erano pure commestibili!! Anche il piccolo nastro di seta che le adornava il collo era impreziosito con piccole caramelle! Rotonde lucide e "sonaglianti". Ogni volta che si muoveva un allegro scampanellio la circondava.
"Sono finita nella versione horror di Lady Oscar!"
Sconsolata e imprecando si avviò verso la villa sperando di trovare altra gente e di non essere l'unica conciata in un modo cosi ridicolo. Dopo aver rischiato l'osso del collo svariate volte a causa della gonna troppo ampia arrivò al cospetto di un omuncolo buffo. Interamente vestito di color cachi... sembrava un damerino con quella parrucca tutta boccoli e argento.
"Buonasera, mi scusi.. l'invito inviatomi qualche giorno fa mi ha catapultata qui! E non è una figura retorica.. Mi sa dire cosa succede esattamente?"
Guardandosi attorno notò subito che non era l'unica ad essere agghindata in modo stravagante. Inevitabilmente le uscì dalla bocca un sospiro di sollievo....
 
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Aryadne Cavendish
view post Posted on 1/11/2014, 15:10




Il pudding era molliccio e aranciato, dal dolciastro sapore di zucca. Ne prese qualche cucchiaiata, ingoiando più per cieca fame che per delizia vera e propria. Alla terza ebbe un conato di vomito, tanto che lasciò cadere il cucchiaio nella ciotola, uno spruzzo di poltiglia arancione e suono di stoviglia contro la ceramica: non amava particolarmente i dolci, e nemmeno i cibi che fingono di essere non-dolci, Come la zucca. O le banane, O altri stupidi cibi che non sanno fare altro che provocare il vomito. Allontanò con stizza la ciotola da davanti a sé e si mise nel piatto una porzione di uova strapazzate, bacon e un french toast, divorandoli poi con voracità.
Altri Serpeverde alzarono il tono della voce mentre entravano i gufi con la posta del mattino. Molte lettere caddero nelle zucche svuotate che contenevano punch analcolico e succo di zucca e Aryadne sollevò lo sguardo dalle sue adorate proteiche uova, spostando una ciocca di rossi capelli dietro un orecchio, per far scorrere veloce l'occhio sui gufi che volavano sopra le loro teste, lasciando ogni tanto doni, lettere e piume.
Adocchiò Nymeria, nera come pece e grossa per il forte freddo che stava planando verso di lei. Con uno scatto del braccio Aryadne mollò la forchetta e prese al volo un biglietto chiuso da ceralacca. Suo padre non si ricordava mai della festa delle streghe, Halloween, e a suo fratello non interessava particolarmente: chi poteva essere?
Aprì la busta e vi trovò dentro un invito ad una festa che ci sarebbe stata quella stessa sera. Sì, ma dove? E soprattutto...chi? Non conosceva nessuno che portasse quelle iniziali... F.IV...e chi diamine era?
La liscia fronte si increspò dall'ira: detestava essere presa in giro, ma se qualcuno aveva convinta il suo gufo a portarle quella lettera...beh, doveva essere un genio.

Quella sera, teneva spalancato il suo armadio osservandone i numerosi abiti da sera. Quale mettere?
Richiuse l'armadio e stizzita si sdraiò sul letto, il pigiama pesante le scaldava il corpo e la invitava a passare la serata sotto le coperte con lui. Molto invitante e sensuale in effetti, probabilmente avrebbe accettato. Perché cavolo avrebbe dovuto presentarsi non si sa dove ad una festa di non si sa chi. Che se ne andasse all'inferno lui o lei e tutta la sua stupida festa e i suoi stupidi invitati!
Oramai era l'ora della festa, proprio a momenti. Irritata, prese dal comodino il biglietto e lo rilesse più volte per cercare un indizio che le potesse dare qualche indicazione. Niente. Niente. NIENTE.
L'ira era ormai visibile e il suo pigiama era almeno sincero sulla location. Vai al diavolo! E fece per strappare il biglietto.
E ce l'avrebbe anche fatta, se solo non avesse sentito una stretta allo stomaco, come se qualcuno le avesse messo alla vita una corda e la stesse tirando. La stanza iniziò a vorticare e a sbiadire. Stava avendo un calo di pressione? Ma dannazione, solo le donnicciole hanno cali di pressione! Stava succedendo qualcosa, conosceva quella sensazione e non portava mai a niente di buono. Afferrò appena in tempo la bacchetta magica sul comodino quando tutto sparì.

Buio.

Spalancò gli occhi, il fiato corto, la testa che girava e una leggera nausea che le faceva risentire in bocca il disgustoso pudding alla zucca di quella mattina. Era sdraiata in terra, l'erba fredda sotto il corpo, il cielo stellato sopra di lei. E il nervosismo dentro.
Si mise a sedere e vide che si trovava in un enorme giardino, meraviglioso, pieno di alberi curati e aiuole ben tenute. Ma quello che la fece rimanere a bocca spalancata fu quello che vide in fondo al sentiero. Una villa, e non una qualsiasi. Era la stramaledetta Versailles. Versailles!
Abbassò lo sguardo sulla sua mano destra che stringeva forte ancora il biglietto e la sinistra che aveva la bacchetta. Un modo molto originale per invitare qualcuno...e anche molto maleducato.
E poi non aveva un abito adatto, non poteva presentarsi in pigia...ok, no, non si sarebbe presentata in pigiama. Si alzò con fatica e si guardò: aveva indosso degli abiti pomposi e incredibilmente vittoriani. La gonna era color crema sul davanti e probabilmente era la cosa più normale che avesse. Sotto vi era una struttura di ferro che rendeva la gonna molto ampia e sul didietro aveva una grossa massa di stoffe che la faceva sembrare un elefante: un intricato decoro ornato di numerose piume di struzzo la faceva apparire come un uccello impagliato in un locale transgender e le scarpe spuntavano dal fondo del vestito: erano orribili, rosse come il fuoco e completamente prive di tacco. Avete presente gli zoccoli delle capre? Ecco, uguali, solo che rosse e scintillanti, ad ogni passo lasciavano sull'erba una brillante scia rossa che svaniva dopo un secondo, come se stesse camminando sui tizzoni ardenti ravvivati dai suoi passi.
La parte superiore poi...non ne parliamo! Aveva un bustino che le stringeva la vita in maniera esagerata e le strizzava il seno rendendolo più grosso di una, forse due taglie: tutta finta, ovviamente, le due olive ascolane che aveva al posto del seno non si credevano così in grado di fingere! Il bustino era nero di base, tutto in pizzo, con dei disegni in bianco che riproponevano la sua anatomia costale. E anche perfettamente, se doveva dirla tutta: una era leggermente incrinata, come la sua.
Quasi cadde nell'abbassare la testa perché sotto una intricata vittoriana pettinatura vi era un "cappellino" su cui vi era la statuetta di uno scheletro in smoking che suonava ad un pianoforte. Lo toccò per aiutarsi a raddrizzarsi la testa e quello si animò istantaneamente, suonando un motivetto nello stesso momento lugubre e allegro, una cosa da scheletri danzanti, insomma.
Sì, era ridicola all'inverosimile, ma era meglio del suo pigiama, quindi raddrizzò la schiena e raggiunse il viale, in fondo al quale un uomo alto con un abito color cachi diede il benvenuto a lei e ad altri ospiti. Non si guardò particolarmente intorno ma notò che, come lei, molti non capivano niente di quella storia.
Quell'uomo era geniale, doveva ammetterlo.
Lo strano tipo che si presentò come Fuco IV "il Luminoso" invitò tutti ad entrare e passandogli davanti Aryadne espose il suo più languido e aperto dei sorrisi.
-Grazie dell'invito, mr.Fuco IV, abiti meravigliosi, non vedo l'ora di vedere quali altre mirabolanti sorprese ci attendono.- gli fece un languido occhiolino ed entrò nella "dimora" (leggasi anche casa-dei-sogni). Aveva un abito, tanto valeva danzare.

 
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~Bathory
view post Posted on 1/11/2014, 15:25




Quando aveva deciso di partecipare a quell'evento, Chrisalide si era trovata di fronte ad un enorme dubbio. Partecipare sotto le spoglie di Chris, o recarsi alla festa indossando uno degli abiti acquistati assieme alla prefetta di grifondoro, tempo prima a Diagon Alley. Trascorse I giorni che la separavano dal 31 in una sorta di catalessi, in preda ad una vera e propria crisi di identità, dalla quale uscí esclusivamente dieci minuti prima dell'orario scritto sul biglietto.
《 Se lascio che Chris vada alla festa...mi annoieró da morire e potrei rischiare ancora una volta di ritrovarmi una mandria di ragazzine a farmi la corte.》 Fece una smorfia al sol ricordo di tutte le fanciulle che aveva incontrato sotto panni maschili, tutta a caccia di partito. Si risollevó dalla radice dove sedeva, ai piedi di un grosso albero e passó una mano tra I bianchi capelli, con espressione pensierosa. 《 Se vado come me stessa ... sará la prima vera festa di Halloween alla quale partecipo... e probabilmente mi divertiró un mondo... Da non escludere che ci sono poche probabilitá di incontrare qualcuno che conosco.》 Gongoló al pensiero di ciò che pensava l'aspettasse.
All'orario critico peró non ebbe il tempo di far nulla che il biglietto che stringeva con tanta bramosia, la catapultò in loco ben diverso e distante.
Versailles.
La bocca della serpina si spalancó di fronte a tanta meraviglia e magnificenza. Sorpresa, sbigottita, incredula, si passó le mani sugli occhi per accertarsi che tutto fosse reale.
Ed il palazzo lo era , così come il padrone di casa , Fuco IV , l'accendino.
E purtoppo per lei, anche quel che indossava era più vero del vero. Sui suoi bei capelli bianchi vi era una parrucca laccata , grigia per lo più, che pareva il nido spennacchiato di un qualche volatile. Lo confermavano dei ramoscelli secchi che spuntavano da essa e tre uova poste sulla parte più alta della parrucca. 《 Oh no nono nonono....》 Sussurró allarmata toccando quell'ammasso di ramoscelli, capelli grigi incrostati e quelle uova totalmente fuori luogo. Con orrendo dubbio, volse lo sguardo sul proprio corpo, analizzando ciò che imdossava : quello che a primo acchitto era parso come un abito color perla, altri non era che un ammasso di pime di gabbiano , cosparse da macchie bianche, viscide e puzzolenti che rassomigliavano eccessivamente a vere e proprie feci dello stesso proprietario delle piume e delle uova.《 Oh Merlino, cosa direbbe nonno Howard se mi vedesse cosí... forse troverebbe spunto per una nuova storia...》 Disse, frustrata, per poi guardarsi attorno. L'unico viso conosciuto era quello della prefetta serpeverde, così seppur conscia di non esserlesi mai presentata nella sua vera forma, si diresse verso ella, sperando non la mandasse via per il fetore che il suo abito emanava.
 
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view post Posted on 1/11/2014, 16:23
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Dunque ...
Che non fosse avvezza alle feste ed agli incontri mondani era risaputo.
Che non amasse particolarmente le situazioni che sfuggivano al suo controllo pure.
Che odiasse gli imprevisti (soprattutto gli INCONTRI imprevisti) idem.
Tuttavia, quella funesta giornata di ottobre, si era lasciata avvolgere dai fumi del miscuglio che aveva creato giù nei sotterranei, conseguenza di una fortunata raccolta di non meglio precisate erbe (miste a qualche fungo di dubbia provenienza) e non si sentiva del tutto conscia delle proprie azioni.
Si lasciò, dunque, tentare da un misterioso invito, con la finta giustificazione di fare un salto per controllare che simili feste allargate si svolgessero senza problemi.
Qualora avesse incrociato qualche anima conosciuta la scusa ufficiale sarebbe stata quella: supervisione. Con l'indice alzato.
E così fu. Nonostante i ripensamenti dell'ultima ora su quanto lavoro dovesse fare, sul fatto che fosse sconveniente farsi trovare a gozzovigliare, sull'alea che permeava quel biglietto zuccoso, zucchevole e zucchino, si trovò davanti alla fantasmagorica reggia di Versailles senza neanche sapere come fosse riuscita ad autoconvincersi.


*Vabbè, do' solo un'occhiatina ...*

Si sistemò il mantello scuro e prese a camminare verso l'enorme palazzo ricco di vetrate scintillanti. Dalle pieghe svolazzanti si intravide un lembo di veste gialla aranciata ma lei non se ne avvide. Fortunatamente. Anzi, via via che si avvicinava, altre figure si unirono, come una lenta processione. Una processione un pochetto bizzarra se si considerava l'abbigliamento non proprio sobrio DEGLI ALTRI. Prese il biglietto e lo lesse di nuovo, forse si era persa qualche minuscolo asterisco che spiegava come ci si sarebbe dovuti vestire? Quasi quasi si sentiva a disagio per non aver indossato qualcosa di sgargiante. Neanche una piccola piuma di struzzo sulla cocuzza. Nemmeno una spillona pacchiana a forma di puffola pigmea fissata sul petto. Indignata per la sua stessa poca fantasia si strinse nel mantello, aumentando il passo. Evitò di guardarsi troppo intorno e puntò dritta dritta al portone. Ma si fermò subito, atterrita. No, la parola giusta è TERRORIZZATA. Le sue ministeriali orecchie avevano captato un suono ben noto, una di quelle voci pompose ed intrise di quella gioia che ti raccapriccia.
Le iridi ametista si posarono sulla fonte di cotale suono e lo vide. Era lui. Anche se aveva scelto un colorino che conciliava una corsa in bagno, anche se si era ficcato in testa un parruccone argenteo i cui boccoli fuoriuscivano da un copricapo a forma di zucca gigante, anche se tutto ciò sarebbe dovuto servire per gettare fumo in faccia agli sprovveduti invitati, lei lo aveva riconosciuto subito (alle scarpine non c'era ancora arrivata, follemente ipnotizzata dallo sguardo roteante e rotatorio di Fuco IV il Luminoso).
Presa dal panico rimase inchiodata sul posto. Ma la fortuna, si sa, arride agli audaci. Miracolosamente, la tipa stramba che aveva (quasi) assunto qualche giorno prima lo prese per il bavero apostrofandolo come meglio conveniva: un imbecille. Si guardò bene dal fermarsi a scambiare convenevoli, anche se dovette convenire, tra sè e sè, che l'abbigliamento di Crudelia fosse, senza dubbio, migliore di quello abituale.
Ringraziò la sua buona stella per aver preso, all'ultimo momento, un grosso ventaglio di Granada che le era stato donato da qualcuno che, al momento, non ricordava (causa blocco mentale in corso), lo aprì in un colpo agitando la mano e se lo piazzò davanti alla faccia cadaverica.
Passò di gran carriera davanti al padrone di casa e alla donna priva di maculatezze e si diresse verso l'entrata, rispondendo mentalmente ad una giovane (che non ebbe tempo di inquadrare).


*Le sorprese mirabolanti di Fuco - per giunta Luminoso - sono peggio delle piaghe d'Egitto. Lasciamo ogni speranza o noi ch'entriamo. E ciao*

 
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Leah‚
view post Posted on 1/11/2014, 17:29




Leah aprì la porta del suo Dormitorio e infilò dentro la testa, guardandosi intorno. Con un sorrisetto constatò di essere sola: entrò e si chiuse con cautela la porta alle spalle.
Lanciò come suo solito le scarpe ai piedi del letto, gettò borsa e mantella sul baule (con gran disappunto di Coco, che miagolò infastidito per il rumore) e prese la busta dal cassetto del comodino. I suoi calzettoni bianchi non facevano alcun rumore sui tappeti del Dormitorio, mentre Leah raggiungeva la finestra ad est, da cui filtravano i raggi d'argento della luna appena spuntata. Si arrampicò sul davanzale e sfilò il biglietto misterioso. L'aveva esaminato e riesaminato un milione di volte, dal momento in cui l'aveva ricevuto: sgualcito e stropicciato, il messaggio aveva un'aria decisamente sofferta. Nonostante il tempo e l'attenzione che gli aveva dedicato, però, Leah non era riuscita a trovare nessun indizio o suggerimento per capire chicomedove la invitava a quella fantomatica festa.
Alzò il biglietto, pensando di guardarlo in controluce, ma proprio nell'istante in cui lo metteva tra sè e la luna si sentì acchiappare da una forza sconosciuta, scuotere forte, ribaltare, ruzzolare... e poi scaraventare sull'erba.
Ancora stordita, si alzò lentamente: era improbabile essere caduta fuori dalla finestra, visto che il cielo al di là dei vetri era solo opera della magia... quindi cos'era successo? Era forse caduta dal davanzale?

"Mi sa che la botta è stata più forte del previsto", pensò mentre vedeva gente abbigliata in modi assurdi che le scorreva intorno per raggiungere un enorme edificio scintillante di luci e vetrate. Un improbabile figura faceva gli onori di casa, ricevendo saluti e insulti in egual misura.
Non era più a casa, perchè l'aria era più dolce di quella di Hogwarts... eppure molti dei visi che vedeva passare le sembravano familiari. Con tutte quelle piume, trine e gale, però, sarebbe stato difficile anche riconoscere sè stessi.
In quell'istante si rese conto che non indossava più la comoda e semplice divisa di Hogwarts ma un abito decisamente assurdo: la gonna era così ampia e rigida che le sembrava di essere una enorme teiera... per non parlare dell'acceso punto di giallo che costituiva la sottogonna. Fin qui niente di grave, Leah adorava il giallo... ma non riusciva ad accettare i drappi di sfavillante seta fucsia che ricoprivano il tulle color canarino. Una infinità di minuscole ragnatele gialle raccoglievano la stoffa in più punti e su ognuna stava un simpatico ragnetto fucsia, peloso e con un paio di vispi occhietti che si muovevano a destra e a sinistra ad ogni suo movimento. Il corpetto le impediva di respirare, un po' perchè era stretto... e un po' a causa del tripudio di rosa, fucsia, gialli e oro che ne decoravano l'estremità in una serie di trine multicolori dai toni accecanti.
Leah sopportava mostri, ragni, fango e sangue senza battere ciglio. I vestiti impomatati invece le facevano veramente venire i cinque minuti.
Tentò maldestramente di mettersi in piedi, rendendosi conto che il suo metro e cinquanta si muoveva con riluttanza in quei trecento metri di stoffa svolazzante... per fortuna pareva non avere grosse difficoltà nell'equilibrio: non riusciva a vedersi le scarpe ma probabilmente le erano stati risparmiati i tacchi.
Cercando disperatamente di ritrovare le sue stesse mani in mezzo a una serie di sgargianti strati di tulle multicolori, Leah scostò la cosa gialla che le pendeva davanti agli occhi, ritrovandosi tra le mani una lunghissima piuma di struzzo, gialla e rosa con vivaci macchiette fucsia. Fu la goccia che faceva traboccare il vaso: con stizza tentò di strapparsi quella frivola decorazione dall'acconciatura, ma tutto quello che ottenne fu un gran mal di testa, lì dove i capelli erano stati strattonati. La piuma le ondeggiava ancora sopra la testa. Sospirò, rendendosi conto che non c'era niente da fare, se non accettare di sentirsi una specie di troll giallo e rosa. Cercò di spostare la piuma in modo da non averla davanti agli occhi e si guardò intorno.

"Cerchiamo di tirare fuori qualcosa di buono da questa situazione, Leah Rose" si disse mentre decideva di seguire la massa di persone che stava raggiungendo l'ingresso della villa "anche se ti senti sciocca come una puffola pigmea ci sarà di certo qualcosa di interessante a questa festa. Deve esserci."
 
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view post Posted on 1/11/2014, 18:07
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Grifondoro VI anno

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Era arrivato il 31 mattina, ore 10:30 James si era appena alzato, e aspettava impaziente il caffè dalla propria caffettiera. Intanto cercava di riprendere il pieno delle sue capacità, stravaccato sul divano, davanti ai suoi piedi un tavolino basso, illuminato da un focolare medio, sopra quel tavolino vi era un foglietto, che James aveva ricevuto qualche giorno prima. Era un invito per una festa, la notte di Halloween! Il problema stava nel fatto che chiunque avesse inviato quel biglietto non si era minimamente preoccupato di mettere le nozioni base per parteciparvi, indirizzo, luogo, dress code. Nulla! Per quel motivo arrivate circa le 20:00 di quella sera, James aveva abbandonato ogni ispirazione e aveva deciso di non partecipare a nessuna festa, ma di rimanere al castello. Magari avrebbe fatto un salto giù alla sala grande. Scendendo le scale del dormitorio, mise le mani in tasca e notò che in quella destra c’ era qualcosa. Un foglio? Lo tirò fuori, era ancora quello strano invito. Sbuffò data l’ inutilità, ma ancor prima di accartocciarlo e gettarlo, venne smaterializzato. Fù una doccia fredda, non se lo aspettava. Arrivato a destinazione ci mise qualche secondo in più per riprendersi da quel transito magico. Scosse la testa chiedendosi che cosa fosse successo. Gli occhi si posarono sulle sue scarpe prima di tutto. Sembavano dei mocassini rossi, con le frangette color oro, incredulo salì verso le gambe, coperte da ciò che si poteva definire una calza maglia. I suoi occhi si spalancarono increduli, il suo abbigliamento era cambiato,una giacca rossa, con orletti, merletti dorati. “Ma che diavolo?” Dove si trovava? E perché era vestito così? Una reggia bellissima, appartenete ad un’ epoca ben lontana, lusso e sfarzosità ovunque. Uno più uno? Sicuramente tutto ciò era opera del famoso “ F. IV “Notò che insieme a lui anche altre persone aveva subito lo stesso scherzetto, tutti vestiti con lo stesso stile. Era orrendo. Non notò nessuno di sua conoscenza, ma forse, aveva riconosciuto una persona, una persona a lui molto cara, non badò ad altro, in quel momento qualsiasi cosa era passata in secondo luogo, mise un passo dietro l’ altro, sempre più veloce. Doveva raggiungerla… Camille….

-Hei, Camille!-

Se si fosse girata sarebbe stata la prova del nove.
Doveva muoversi, anche se cono quei vestiti la comodità non era garantita.


Edited by X@nder Potte® - 1/11/2014, 19:14
 
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