| Arya Von Eis |
| | 28 ottobre Decisamente nell’ultimo periodo non si era data un gran da fare nell’ampliare le sue conoscenze e, men che meno, si era dedicata a eventi mondani, ma era sicura che non sarebbe riuscita a evitarli all’infinito, prima o poi, senza nemmeno rendersene conto, si sarebbe ritrovata nel bel mezzo di qualcosa alla quale aveva esplicitamente detto “Ma manco per sogno”. Ed eccolo lì, Halloween era alle porte, anzi, ormai spingeva per sfondarle, la festa delle feste, quella a cui nessun mago poteva dir di no *Una volta mi freghi, due no, sto giro sul serio vado a caccia di draghi e non mi faccio trovare* In realtà, forse giusto per qualche istante, si era quasi lasciata ammaliare dall’idea di partecipare a qualsiasi festa la scuola avesse progettato, giusto per impressionare i primini col suo costume da licantropo, ma quel pensiero l’abbandonò immediatamente *Vada che è Halloween, ma sbranare qualcuno non è carino* Decisa a evitare la Sala Grande a qualsiasi costo, si impose di non lasciarsi trascinare come le ultime volte dalla sua Caposcuola, non capiva come fosse possibile, non si parlavano per ere, i rari scambi di monosillabi finivano spesso e volentieri quasi nel sangue eppure, puntualmente, con l’avvicinarsi degli eventi mondani, quasi spinte dal senso del dovere, anzi, probabilmente solo per quello, si ritrovavano a trascinarsi a vicenda. In fondo, però, quasi ci sperava che la disgraziata che le dormiva accanto le imponesse di presenziare, di solito, almeno in quelle occasioni, riuscivano ad andare d’accordo e, anche a dimostrarsi un briciolo d’affetto *Arya, fidati, la caccia ai draghi è meno pericolosa ora come ora* Era deciso, niente Halloween quell’anno, sovrappensiero aveva abbandonato l’aula di Storia, ultima lezione del giorno e si stava già dirigendo in Sala Comune. *Ma che...?* Un bigliettino l’attendeva appoggiato in bilico sul comodino, almeno sta volta non riportava lo stemma del Ministero, lo aprì, senza troppa enfasi, qualsiasi cosa fosse non doveva trattarsi di nulla di importante *Come no* Non riuscì a trattenere una risata, aveva appena finito di dire “Niente Halloween” che un non identificato F.IV *Ma che è? Un aereo?* la invita ad un’esclusivissima festa alla quale non poteva dire di no *Ma ovvio che dico di no aeroplanino caro* e lasciò cadere il biglietto nuovamente sul comodino.
31 ottobre ore 20.00 Gli studenti erano già tutti belli agghindati e pronti per non si sa quale festa, ma ad Arya poco interessava, si era lasciata il caos alle spalle andandosi a cambiare, non sarebbe andata seriamente a caccia di draghi, ma, di sicuro nemmeno in Sala Grande, al massimo al massimo sarebbe giusto salita all’ultimo, giusto per prendere qualcosa da mangiare. Infilato il pigiamino con gli orsetti, no, okey, niente orsetti, in realtà niente pigiamino, in previsione dello spuntino notturno si era semplicemente messa comoda indossando qualcosa di meno rigido rispetto alla divisa, si buttò sul letto e allungò una mano per afferrare il libro di Incantesimi. Andando a tentoni incappò nuovamente nell’invito del F14 *Ah no, era F.IV* scosse il capo leggendolo attentamente *Eccerto, mettiamo caso che fossi voluta venire chiudevo gli occhi e battevo le scarpette?* nessun indirizzo, né preciso, né vago, in effetti su quel biglietto non c’era proprio nulla. Se lo rigirò tra le dita, magari era lei un po’ rinco e non avevo letto bene, ma non trovò nulla di nuovo *Vabbè, ti userò come segna libro* e cominciò a leggere. Trascorse forse un quarto d’ora e già si era stancata e, detto fatto, prese il suo nuovo segna libro e lo infilò tra le pagine *Che...? Cos...?* una stretta allo stomaco, la stanza si fece via via più sfocata, la materia perse di consistenza, il suo stesso corpo sembrava fluttuare vorticando senza una forma precisa. Conosceva quella sensazione, non era la prima volta e già sapeva che non avrebbe portato a nulla di buono, di sicuro le prime due volte non le avevano portato nulla di buono. Attese di ricomporsi in chissà quale luogo, a dir la verità era anche leggermente seccata, appena toccò terra e sentì il suo corpo riprendere di nuovo consistenza, barcollò leggermente. *Grandioso, come si torna a casa?* Non aveva ancora messo a fuoco dove si trovasse e, probabilmente, se avesse potuto avrebbe anche evitato optando per il treno del ritorno, ma il biglietto sembrava rotto *Fine della corsa* non le restava che capire il da farsi. *Ma fai davvero?* Quasi a bocca aperta rimase estasiata dall’imponenza del palazzo di fronte a lei, sapeva esattamente dove si trovava, Versailles, non c’era mai stata, ma era impossibile non conoscerla, quasi si era dimenticata di essere in tuta, di essere arrivata lì contro la sua volontà, di essere lì per una festa, la sua attenzione era tutta per quel luogo, sarebbe entrata, a tutti i costi, anche se voleva dire partecipare a chissà cosa. *Chissà quando ti ricapita* In effetti non era convinta che sarebbe tornata a breve in Francia, quindi, dato che c’era, era meglio approfittarne. Sapeva che era enorme, ma non aveva idea di quanto potesse essere immensa e, poco ma sicuro, l’avrebbe girata tutta, interno ed esterno, aveva letto che i suoi giardini erano a dir poco stupendi. Bene, tutti i suoi buoni propositi erano andati a farsi benedire, in un battito di ciglia era passata dal “Ma manco per sogno” al “Devo esserci, costi quel che costi”. Problema di fondo: il vestito. Già, di certo il suo abbigliamento non era tra i più adatti, ma aveva un piano, più o meno, si sarebbe intrufolata e ne avrebbe fregato uno da qualche armadio, di sicuro la padrona di casa non ci avrebbe fatto caso, almeno lo sperava. Si stava gi immaginando l’ipotetico abito adatto
Quando capì che qualcosa non andava, la sua tenuta comoda non sembrava più molto comoda *Fai sul serio? Mi prendi in giro?* Ciò che indossava non si avvicinava nemmeno lontanamente a quello a cui stava pensando *Sembro un tendone da circo* si osservò una manica *Ma che schifo* tentò di scacciare via un ragno, ma si accorse che era tutt’uno con i merletti. Si osservò meglio, almeno ciò che le era concesso vedere, una gonna bianca, pomposa, che faceva provincia era ghirigorata con pizzi e merletti neri a comporre qualcosa che avrebbe offeso anche il senso estetico di un barbone di King’s Cross *Ohhh sono una ragnatela gigante*Il corpetto era forse pure peggio, due enormi palle bianche con un bottone al centro, attaccate a un cuscino rotondo, la fissavano e, dei tentacoli, o forse erano zampe, l’abbracciavano *Ditemi che è un incubo* ma, siccome al peggio non c’è mai fine, in testa si era ritrovata un discutibile cappello piumato. Lo prese tra le mani cercando di capire cosa rappresentasse *Okey, la ragnatela l’ho vista, lo sgorbioragno anche, ma tu?* non riusciva a vederci un senso, una mosca? Una zanzara? Una farfalla? Beh, qualsiasi cosa fosse finì accidentalmente per terra e lì rimase. Non aveva cambiato idea, una volta dentro avrebbe “preso in prestito” un vestito, si fece coraggio e si avvicinò al cancello, non era l’unica, rise leggermente nel constatare che tutti erano alle prese coi loro abiti nuovi di zecca*Okey, non lo voglio più il vestito in prestito, quasi quasi questo non è poi così male*Il pensiero si palesò spontaneo dopo aver identificato il padrone di casa, ora capiva molte cose, sarebbe potuta andarle molto peggio. Fece spalluce e, evitando accuratamente di farsi notare dal signor F14, per gli amici “Aeroplanino”, si unì ai suoi compagni di sventura.
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