| ♦ Horus R. Sekhmeth
~ Individuare tre soli Matti in una stanza piena di Folli, era un'impresa più che... folle. L'ennesimo omicidio, teatrale quasi quanto il primo, con la caduta di una buona porzione di soffitto sopra la piccola Chrisalide * ... Come un cerchio che si chiude, huh? aveva, definitivamente, aperto il sipario sul vero spettacolo di quella sera. Una tragedia, macabra certo, ma dai risvolti quasi comici talvolta, viste le reazioni degli invitati, nessuno escluso. Ora, giunti al probabile epilogo, con Emily stretta al proprio fianco, e una strana indifferenza che lo aveva colto nell'osservare la morte della Serpina, Horus osservò i presenti, con un sorriso sardonico sul volto. Le accuse cominciarono a fioccare, come neve in un inverno particolarmente freddo. "Sei stato tu!" "No, tu!" si sarebbe potuto udire, come in un teatrino di marionette dai fanciulleschi volti che si incolpavano a vicenda per le marachelle appena commesse. Horus strinse Emily, mentre lei sussurrava al suo orecchio il nome dell'assassino, convalidando l'ipotesi del Tassorosso. Ma, nonostante quello, c'era un altro nome che continuava a pulsare nella mente del Tassino. Era un nome che, di fatto, non poteva essere accostato, direttamente per gli omicidi, ma fungeva come da miccia, un innesco per quella serata strana e una giustificazione per colui che aveva davanti: Aaron Fenrir. Con il capo accennò nella direzione del giovane. « Assassino. »Il più insospettabile dei sospettati, solitamente, è l'unico giusto ad esser sospettato. Più o meno, suonava così. Un primino, astuto, certamente, sempre in disparte, ma nelle posizioni migliori per effettuare gli attentati. Quasi sempre agente in solitaria e mai per propria incolumità, quanto più per dare una mano agli altri. Che Aaron avesse ucciso inconsapevole delle conseguenze che avrebbero avuto le sue azioni? Che nella sua mente, distorta dalla Pozione del Luminoso, Aaron fosse stato convinto di aiutare, anziché massacrare uno dopo l'altro gli invitati? Perché no, tutto era possibile ed era ormai più che ovvia la delirante piega che aveva preso la Festa fin dal suo inizio. Uno dopo l'altro, i pezzi del puzzle che Fuco IV aveva disseminato inconsciamente per tutta la sala, cominciarono a combaciare, colmando i vuoti di logica di Horus. Le pallide iridi del ragazzo si posarono su Niahndra; ancora un altro cenno verso di lei: la piccola Tassa che, con la sua forza, aveva provato a difendere le compagne. La stessa fanciulla che era l'unica ad aver avuto la bacchetta nella stessa traiettoria della pavimentazione colpita dal Lapsus. La stessa che, in ogni caso ancora si trovava rivolta al tavolo, quando Hope era salita, sempre ammesso che fosse stata lei, a castarlo. Ma il... fulcro dei pazzi era l'imprevedibilità, no? « Matto. »Chi altri sarebbe potuto essere? Le altre Tasse erano dietro di lei, mentre Arya, Zoey e Chrisalide erano in fondo alla stanza, nessuna di loro, all'apparenza, aveva puntato la bacchetta in quella direzione. Gli altri? Troppo presi ad interrogare —e maltrattare a ragione— Fuco. Ma c'era ancora qualcuno che mancava all'appello: il corrotto. Attento, il giovane seguì con lo sguardo i movimenti di ciascuno di loro; le voci mormoranti celavano timore, certo, ma un'improvvisa consapevolezza sembrava animare tutti i presenti, Horus incluso: era passata la paura dell'attesa dell'omicidio ed infine aveva vinto l'indiscrezione, l'inevitabilità di dare dei nomi e dei volti agli artefici di quella inaspettata serata. Ancora una volta, lo sguardo del giovane si concentrò sui calcinacci che celavano il cadavere di Chrisalide. Era morta sola, completamente: Arya era anch'essa deceduta mentre la Grifondoro che era con lei... * Aspetta...* Rapido, Horus cercò la ragazzina che aveva intravisto in mezzo alle due Serpi, ritrovandola non troppo lontana da sé. Con sorpresa la inquadrò come la stessa fanciulla che era venuta a parlare ad Emily, pochi minuti prima. Horus corrugò le sopracciglia, stringendo forte la presa sulla bacchetta, mentre vaghi echi del suo nome risuonavano tutt'intorno, allertando i suoi sensi. Questo lo distrasse momentaneamente dal ragionamento. Non poteva dirlo con certezza, eppure nel silenzio, nella strana stasi di quel momento, dei nomi risuonavano, tra cui, il suo. C'era davvero gente che lo vedeva come assassino? Si rispose di sì, che era plausibile, del resto. Lui faceva supposizioni, gli altri... pure. E di certo il suo aspetto minaccioso, pieno di sangue e dallo sguardo inquietante non aiutava. Tuttavia, visto il coro di incantesimi che volavano a destra e manca —la stessa Emily aveva castato un Expelliarmus contro Niah sulla base delle semplici ipotesi, mentre Aaron era stato Pietrificato— doveva in qualche modo tutelare se stesso e Emily, ancora aggrappata a lui. Non aveva intenzione di finire Disarmato, Pietrificato o chissà che altro soltanto perché sospettato di essere uno dei tanti Folli. No. Non sarebbe diventato un capro espiatorio per giustificare la Paura e il Terrore. Non ne aveva la minima intenzione. Lesto, Horus visualizzò davanti a sé uno scudo argenteo: l'immagine mentale si palesò di fronte a lui con straordinario realismo. Poteva quasi vederne i riflessi accarezzati dalle tenui luci dell'ambiente, la Magia intrisa in ogni millimetro della sua consistenza. Lo scudo per antonomasia, ecco cosa era e cosa sarebbe stato: per proteggere entrambi i ragazzi dalle calunnie, dagli attacchi ingiustificati, dalle insicurezze. Puntando la bacchetta di fronte a sé ad una distanza adeguata, in modo da poter essere protetto per intero, includendo anche Emily, Horus non stese del tutto il braccio, contraendo comunque i muscoli tesi, lo sguardo concentrato.« Théoden. » Enunciò, ponendo l'enfasi al punto giusto, con sicurezza e calma, la stessa tranquillità anomala che regolava i battiti del suo cuore. Una volta castato l'incanto, che fosse andato o meno a segno, Horus continuò a stringere la bacchetta, mentre, la mente riprese a lavorare veloce. Tornò a fissare la Grifondoro, contro cui il bislacco tizio che aveva ordinato tempo prima di posare le mani sul tavolo, si era accanito. La riconobbe ben presto per la Prefetta Grifondoro, NomeNonPervenuto Lesnicky. La ragazza aveva seguito Arya via dal tavolo, inizialmente e con lei era sempre stata, proteggendo anche Chrisalide. Invece, d'improvviso, si era allontanata per andare da Emily e parlarle, mentre la ragazzina veniva brutalmente uccisa. Perché? Era davvero così amica della Caposcuola a tal punto da abbandonare Chrisalide al suo destino? « ... Corrotto...? »Già, la figura più enigmatica di quel caso. Esisteva davvero? Probabile. L'atteggiamento che aveva mostrato la Prefetta poteva dirsi sospetto? Sicuro. Una volta che una tua amica viene uccisa, principalmente perché si allontana, come si fa a lasciare un'altra compagna —più piccola— da sola? No, era chiaro. C'era qualcosa di losco. E via, i tasselli, uno dopo l'altro: la curiosità della cosa era che il risultato finale di quel puzzle poteva essere, apparentemente, diverso per ciascuno dei presenti, cambiando il soggetto a seconda dei pezzi che venivano incastrati. Quale si sarebbe rivelato quello giusto?« Se Aaron, Niahndra e la Lesnicky sono davvero coloro che ho ipotizzato, o se lo fossero altri, una cosa è certa. » Affermò, serio, volgendo uno sguardo a Fuco. « Il vero colpevole è e rimarrà sempre chi ha ordito questa sciocca Festa; gli altri... anzi, no! Noi tutti, compresi assassino, matto e corrotto, dal momento in cui siamo entrati in questa stanza e abbiamo bevuto e subito gli effluvi di quella Pozione, siamo diventati le vittime del suo malato esperimento. Non esiste Vendetta, se non per esser stati deviati dall'Intruglio. Ma è stato da pazzi fin dall'inizio, accettare l'Invito. Semplicemente, ce la siamo cercata e voluta. »Fine. Lampante. Chiaro. Illuminante. Come il Luminoso. Era inutile meditare vendette, cedere ai rancori, attaccare a destra e manca chicchessia, quand'era più che ovvio, ormai, che gli omicidi, gli aiuti e gli impedimenti altro non facevano che parte di un qualcosa più grosso di loro. E nel pensarlo, nel giungere a quell'apparente banale conclusione, Horus era lucido, straordinariamente lucido e tutto sembrava scorrere con più lentezza, rispetto agli attimi precedenti, scanditi solo dal Verbo dell'Assassino. Ora erano loro che comandavano, certo: i pazzi. E forse, la Pazzia, aveva comandato fin dall'inizio, da quando quell'invito era giunto misteriosamente a loro. «I'm not scared of dreams, when it's hard to survive the night. »
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