Il punto della situazione

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view post Posted on 14/12/2014, 22:30
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Il piccolo William era esausto. Se ne stava lì, seduto su una panchina di marmo trovata nei dintorni del Serraglio Magico, a contemplare la sua nuova bacchetta magica. Trovava affascinante come un pezzetto di legno così piccolo serbasse al suo interno un potere così grande; quella era la spada di ogni mago, il loro trampolino di lancio, un nitido stacco tra la fanciullezza e una vita di responsabilità e doveri.
Portava i lunghi capelli neri legati mentre gli occhi color smeraldo ripercorrevano dalla punta alla base il suo nuovo giocattolo. Accanto a lui, riposte ordinatamente in un carrellino da trasporto, vi era tutta la sua roba appena acquistata: ampolle, calderone, ingredienti vari, vestiario scolastico e persino la gabbia col suo nuovo compagno di avventure. Già, quel piccolo gatto nero non era stato degnato più di alcuna attenzione da quando il giovane Black era uscito dal negozio di bacchette. Con fare calmo il piccolo si asciugò la fronte sudata per l'odierna faticata e ripose la sua nuova bacchetta nella tasca interna del suo cappotto dunque afferrò la gabbia dall'estremità superiore e se la mise affianco.
«Ti servirà un nome.» Bisbigliò osservando il suo volto risplendere nei grossi occhi dell'animale. Dunque si fece coraggio e aprì lentamente lo sportello della gabbia. Da come tremava quel gatto doveva essere traumatizzato, del resto era poco più che un cucciolo a detta del proprietario del Serraglio Magico.
Non che William fosse un amante degli animali ma, trovava nei loro comportamenti qualcosa di curioso, mai si era azzardato a maltrattare un singolo animale, lui preferiva studiarli, cercare di comprendere i loro comportamenti, un po come gli piaceva fare con gli esseri umani, solo con quelli sapeva essere ben più crudele e fastidioso. Infilò la piccola mano destra all'interno della fessura e afferrò il gatto per lo stomaco al fine di sollevarlo e posarlo sulle sue gambe. Era completamente nero se non per una piccola macchia bianca dietro l'orecchio sinistro. I suoi occhi fissavano il giovane Black con un misto di terrore e curiosità, quasi temesse che quel bambino per lui così grande potesse fargli chissà quali terribili cose. William iniziò a carezzargli la testa, probabilmente chiunque altro lo avrebbe fatto allo scopo di regalare piacere alla creatura ma il piccolo Black aveva scopi ben diversi, a lui interessava solo mettere a suo agio il gatto. Del resto gli avrebbe fatto compagnia per sette lunghi anni, voleva al suo fianco una creatura fedele, non un parassita che gli facesse le fusa ogni qual volta aveva appetito.

«Ares» Disse con tono deciso, rammentando una delle divinità della mitologia Babbana. «Questo è il tuo nome.» Il gatto - che nel frattempo aveva iniziato ad apprezzare le carezze del padrone - sembrò non curarsi troppo di ciò che il giovane Black diceva un po come William, avvolto dei suoi pensieri, si era completamente esternato dal resto della folla che circolava per Diagon Alley.
 
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Iceberg~Mitty
view post Posted on 14/12/2014, 22:57




Da quando, ormai qualche ora fa, avevo lasciato casa, non avevo fatto altro che trascinarmi dietro borse, borsettine e valige, sudando come un matto. E nuovamente mi ritrovavo sommerso da tutto ciò che fosse richiesto a Hogwarts. Con fatica nella mano destra impugnavo l'estremità di un carrelletto che trainavo con la stessa vivacità di un mulo. Nell'altra mano invece, tenevo Iceberg junior, il gattino che avevo acquistato poco fa. Era estremamente docile, silenzioso, non aveva emesso neanche un miagolio da quando l'avevo preso, tanto che per un attimo presi uno spavento nel crederlo morto. In realtà aveva smesso di muoversi perchè spaventato dall'altezza. *un gatto con le vertigini* pensai. Bella fregatura che mi avevano dato. Eppure io e lui ci somigliavamo più di quanto potesse esternamente apparire, così decisi di dargli il nome che fu di mio padre prima che mio.
Diagon Alley come sempre era affollata, piena zeppa di maghi, tutti alti ben più di una spanna più di me. Mi sentivo come un topolino che per sopravvivere doveva sgattaiolare tra le zampe degli elefanti.
Alla mia destra di nuovo il Serraglio Stregato. Dopo esservi entrato vi ero passato davanti almeno un altra decina di volte quel giorno.
Mi voltai, e non potrei non notare, un bambino,credo avesse la mia stessa età, seduto su una panca di marmo. In mano, teneva un gattino anche lui. Le persone mi sfrecciavano davanti, qualcuna mi urtava ma io insistevo nello starmene nel bel mezzo della strada, fissando quell'immagine che aveva un non so cosa di affascinante. Avevo la bocca aperta, e gli occhi spenti, mi ero incantato su quel frammento di vita quotidiana. Tuttavia mi resi conto che sarei sembrato un attimo strambo, visto in quella situazione. così mi voltai per proseguire verso la fine di quella infinita giornata.

Iceberg!!
Urlai da terra, alzando la mano verso il mio piccolo gattino che volteggiava in aria indifeso e senza nessun apparente istinto di sopravvivenza né forza animalesca .
Non ero un tipo goffo io. Ma analizziamo la situazione: il mantello che mi rendeva difficile alzare le braccia, il freddo, la mia statura microbica in confronto a quella dei passanti, e la testa tra le nuvole. Era impossibile che voltandomi non inciampassi, cadendo, dando una testata sul ginocchio di un energumeno e lanciando in aria tutti gli acquisti del giorno, compreso quell'innocente animaletto. Ecco, che il mio primo amico stava per rompersi l'osso del collo. Ero destinato alla solitudine.
 
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view post Posted on 14/12/2014, 23:59
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Ares sembrava aver preso confidenza tra le morbide gambe del piccolo William. Di certo il calore emanato dal suo corpo era di gran di gran lunga più piacevole del freddo giaciglio a cui era abituato. Anche le coccole del padrone dovevano aver contribuito a migliorare il morale della creatura che aveva iniziato a fare le fusa, accompagnando le movenze della mano del giovane Black. Qualunque altro bambino della sua età avrebbe trovato piacevole vedere il proprio nuovo compagno animale affezionarsi così in fretta ma a William la cosa importava poco. Freddo e impassibile aveva smesso di accarezzarlo, lasciando che fosse il gatto a fare le fusa strusciando la sua testa sulla sua mano tiepida. Probabilmente il gatto aveva anche fame ma in quel momento William non aveva nulla di commestibile con se né aveva tanta voglia di perder tempo a nutrire il suo animale. Trovò sconfortante notare come quel gatto vi si fosse affezionato tanto in fretta, pensava di dover faticare di più per convincere una creatura appartenente ad una razza tanto diffidente a fidarsi di lui, accogliendolo come un padre. Questa - per lui - era l'ennesima dimostrazione dell'inferiorità degli animali in generale, così deboli da attaccarsi rapidamente a chiunque dimostri loro il minimo affetto. Eppure quella situazione gli stava bene, almeno adesso sapeva di non dover perdere altro tempo per conquistarsi la sua fiducia, il grosso era fatto.
Ritornò dunque a riflettere sul suo prossimo viaggio verso Hogwarts e a tutte le prospettive che gli si sarebbero presentate da lì a poco. Di recente i suoi pensieri vertevano sempre su quel punto. Fortunatamente sia Pozioni che Difesa contro le arti oscure - le due materie verso cui nutriva maggior interesse - venivano insegnati agli studenti già dal primo anno. Vi si sarebbe applicato anima e corpo al fine di sviscerare ogni singolo segreto da quelle arti meravigliose. Certo non avrebbe ignorato le altre, ogni aspetto della magia doveva essere preso in esame, William vedeva nella sua esperienza scolastica le infinite possibilità che avrebbero aperto lui le porte della grandezza. In fondo, quella scuola gettava le basi per la crescita dei suoi studenti e William lo sapeva bene, sua madre gli aveva ripetuto il concetto più e più volte e lui, da ragazzo brillante, aveva colto il significato di quelle parole.
«Iceberg!!»
Un grido seguito da un violento tonfo ruppe la sua concentrazione. William alzò lo sguardo d'istinto, curioso di sapere da dove provenissero quei rumori violenti abbastanza da sovrastare il brusio della folla che circolava per Diagon Ally. Di fronte a lui vide un ragazzino, probabilmente un bambino della sua età, disteso per terra insieme a tutta la sua roba, probabilmente volata per aria in seguito ad una sua caduta. Trovò lo spettacolo tremendamente imbarazzante ma la cosa non lo distrasse più di tanto, di certo non si sarebbe alzato per prestargli aiuto, perché proprio lui visto tutta la gente che vi era lì intorno. probabilmente qualche gentile pessante lo avrebbe aiutato al suo posto, perchè disturbarsi?
Era sul punto di riporre il gatto all'interno della gabbia quando si accorse che questo aveva appena compiuto un balzo verso terra, andando ora a controllare cosa fosse successo ad un altro gatto lì vicino il goffo ragazzino. William rimase impassibile, leggermente stupito per l'imprudenza di Ares si limitò ad osservare la scena prima di decidersi al alzarsi per andarlo a riprendere. Avrebbe detestato l'idea di perdere il suo animale poche ore dopo averlo acquistato, tra l'altro non aveva con se altro denaro per comprarne un altro e non aveva la benché minima intenzione di tornare a Diagon Alley l'indomani, non dopo la faticaccia che aveva fatto quel giorno per racimolare tutto l'occorrente per l'anno scolastico.
Balzò anche lui giù dalla panca di marmo e lentamente si diresse verso il suo gatto. Ares, dal canto suo, aveva iniziato a massaggiare con le zampe lo stomaco dell'altro gatto che - ad occhio e croce - sembrava stare bene. A quel punto William sarebbe risultato maleducato se fosse rimasto lì impalato senza prestare soccorso al ragazzino e, benché non avesse alcun interesse nell'aiutarlo - si chinò porgendogli la mano e sfoggiando un sorriso di convenienza. L'educazione prima di tutto, così gli era stato insegnato.

«Afferra la mia mano.» Proferì freddo, cercando di apparire quanto più cordiale possibile, non che gli riuscisse benissimo. Nonostante il sorriso, infatti, la sua espressione era chiaramente seccata. Avrebbe volentieri preso le sue cose e tirato dritto verso la strada di casa ma, a quanto pareva, ad Ares la cosa non andava tanto a genio.
 
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view post Posted on 15/12/2014, 14:27
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Odiava le ultime due settimane di Agosto. O per la precisione, odiava camminare per la via di Diagon Alley in quel periodo dell'anno; settembre si stagliava nitido davanti a lei,imponente e rassicurante, ma al tempo stesso caotico e confuso. E come ogni anno, appena attraversava il passaggio nel Paiolo Magico, veniva risucchiata dal vorticare disordinato di primini, genitori, parentame tutto inclusi gli animali domestici: insomma, il chaos.
A dir la verità, Niahndra avrebbe avuto l'opportunità di restarsene a casa quel giorno dato che si era anticipata con gli acquisti proprio in previsione del sovraffollamento imminente e benché in alcune occasioni ci avesse rimesso qualche Falce, la quiete che l'aveva accompagnata per tutta la durata dello shopping forzato era impareggiabile. Quindi che ci faceva lì? Lavorava.
Cioè, non ancora, non propriamente, visto che il turno al Paiolo Magico non sarebbe iniziato che di lì ad un paio di ore, ma visto che c'era avrebbe comprato i croccantini preferiti di Lou, proprio quelli che aveva visto scontati nella vetrina del Serraglio Stregato.

*E io mi abbotto di dolciumi da Fortebraccio. Tutti felici e content- uh?*
Un "Iceberg!" urlato la distolse di prepotenza dai suoi pensieri e gli occhi cerulei si sollevarono alla ricerca del fantomatico blocco di ghiaccio, senza neanche avere il tempo di screditare quell'eventualità o sentirsi stupida per averla presa in considerazione; a dirla tutta, non se la sentiva di dare più niente per scontato, ogni giorno era più strambo del precedente, tutto una continua sorpresa. Chi era dunque lei per dire che in quel periodo dell'anno, in quella parte dell'emisfero boreale, in quelle precise circostanze, non fosse possibile veder camminare un iceberg? Certo, sarebbe stato un bel problema, ma quella era un'altra storia.
*Pericolo scampato... aspetta, è un gatto?* Non seppe come - o meglio, non voleva dare la colpa a tutti quei bolidi che doveva schivare/vedere/parare/colpire/fermare durante gli allenamenti di Quidditch - ma in mano aveva già la bacchetta, istintivamente puntata contro il felino evidentemente a disagio perché lontano dal suo habitat naturale: la terra ferma.
Il tempo di eseguire il movimento, pronunciare la formula, e fece levitare quel micio il tempo necessario perché poggiasse di nuovo le zampe sul pavimento, subito dopo un secondo cucciolo lo raggiunse.
Poco vicino stavano due fanciulli, uno seduto ed uno in piedi, entrambi mori, entrambi dai tratti infantili.
*Primini, oh Morgana, quanto mi odi?* Magari si sbagliava.
Doveva dire qualcosa? Ormai si era fermata lì davanti a guardare il bambino in piedi porgere la mano a quello con le natiche piantate sulla strada; doveva dire qualcosa, sì, magari qualcosa di intelligente.
« Scivolato sul ghiaccio, uh? » Magari più intelligente di così.
Con noncuranza ripose la bacchetta nella tasca.

 
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Iceberg~Mitty
view post Posted on 16/12/2014, 00:43




Il sangue gelato nelle vene divenne ancor più freddo quando una giovane ragazza immersa nella folla, allarmata, puntò la bacchetta verso il piccolo Iceberg. *ecco ora lo ammazza* pensai frettolosamente.
Fortunatamente, rivelò intenzioni più pacifiche, facendolo planare dolcemente al suolo. Provai un po' d'invidia per ciò che ancora non ero capace di fare. Avessi avuto l'abilità di riflessi, la prontezza, e il coraggio di tirar fuori la bacchetta per salvare l'animaletto in pericolo, probabilmente l'avrei involontariamente disintegrato. Già stavo immaginando la testata della Gazzetta del profeta: Undicenne lancia interiora di micio sulla folla a Diagon Alley. Bella storia sarebbe stata.
Ripresi fiato, e mi accordi che nel trambusto un ragazzo si era avvicinato offrendomi aiuto. Mi alzai in piedi, ripulendo gli abiti impolverati, ma tirandomi su, la testa vorticò impazzita, facendomi faticare per restare in piedi. Avevo dato una gran bella botta sul quel colosso che sembrava essersene altamente fregato, dileguandosi come nulla fosse successo.
Grazie ce la faccio da solo.
Dissi massaggiandomi la fronte e non dando più tanto peso al soccorritore. Mi ricordai della ragazza e mi voltai verso di lei.
eh...sì eh...
Non riuscii a dire altro, imbarazzato dal fatto che fosse più grande d'atà, e molto piacevole d'aspetto.
Per un attimo ho pensato che volessi far fuori Iceberg...
Piuttosto, ma dov'era finito?
Abbassai lo sguardo cercandolo tra i piedi dei passanti e dentro i negozi. Proprio non lo trovavo...
Ice... stavo per dire, proprio quando mi accorsi che stava facendo le fusa esattamente sui miei pantaloni, strusciandomisi su tutta la gamba.
Iceberg!! Lo chiamai afferrandolo con due mani e portandolo in alto per riporlo sulla mia spalla, come una madre avrebbe fattocol suo bambino.
Ti ringrazio per l'a... ma tu sei quel ragazzo col gattino che stavo osservando! Sbottai con fin troppa sincerità

 
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view post Posted on 16/12/2014, 01:35
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Tirò un respiro di sollievo nel constatare che il ragazzino riuscì ad alzarsi da solo. Non che la sua salute gli importasse, semplicemente non era un amante del contatto fisico, per questo trovò evitarsi quella stretta di mano imposta dalla cordialità. William squadrò il ragazzo da capo a piedi mentre questo si massaggiava la fronte e si ripuliva le vesti dalla sporcizia che - in quel caldo mese di Agosto - non aveva risparmiato le strade di Diagon Alley. A giudicare dall'età che dimostrava anche lui doveva essere una futura matricola della scuola di magia, del resto non si vedono babbani nel mondo magico. Non doveva essere improbabile incrociare altri futuri studenti intenti a spicciare i preparativi al trasferimento ad Hogwart ma il Black la trovò comunque una cosa inusuale, una piacevole coincidenza. Invece, della ragazza - che si era aggiunta al siparietto con la sua stessa celerità - William non si era proprio accorto. Impegnato a seguire Ares nella sua ricerca amichevole non si era accorto che la caduta del gatto era stata alleggerita dall'incanto della ragazzina di cui si accorse solo quando questa aprì bocca. Nell'udire la sparata della ragazza, William, dovette trattenersi dal sorridere divertito. Trovò divertente infatti il legame che la ragazza aveva costruito tra lo scivolare sul ghiaccio e la bizzarra esclamazione del bambino che aveva anteposto la sua rovinosa caduta. Si limitò pertanto a lanciarle un'occhiata complice, evitando comunque di mostrarsi troppo divertito dalla battuta.
Non avendo assistito alla scena per interno, quando il goffo ragazzino si rivolse alla ragazza non capì a cosa si stesse riferendo ma fra sé e sé trovò di gran lunga più stimolante la scena descritta. Una ragazzina che assassinava a sangue freddo il gatto di un altro bambino non era una scena che si poteva vedere ogni giorno. Quasi il ragazzo provò sconforto nel realizzare che purtroppo non era questo il caso. Decise comunque di tenere per sé questo pensiero e si limitò a restare in silenzio.
Solo quando il ragazzino si chinò per raccogliere il suo gatto William capì che Iceberg doveva essere il nome della creatura. lo trovò parecchio bizzarro e la sua espressione contrariata lo rese lampante a chi osservava. Del resto quel povero animale non sembrava avere niente a che vedere con un blocco di ghiaccio sebbene il black avesse poco da sindacare visto che Ares non somigliava ad un dio della guerra. A tal proposito, ora che Ares non aveva più il suo compagno di giochi Iceberg, aveva iniziato a girargli intorno e tra le gambe, quasi volesse essere sollevato come era stato fatto con l'altro gatto. William decise di non ignorare la sua richiesta e si chinò anche lui, raccogliendolo per il collo così come avrebbe fatto la madre. lo prese e se lo mise al petto mentre ascoltava l'ennesimo farfugliare del suo interlocutore. Benché lo ritenesse impossibile, questo se ne era uscito con una sparata ancor più spiazzante delle precedenti. William si guardò attorno per un attimo incredulo; già, non c'erano altri ragazzini armati di gattini nei dintorni, evidentemente si stava riferendo a lui. Il perché lo stesse fissando era rimasto un'incognita dunque espresse il suo dilemma senza pensarci troppo su.
«E ti capita spesso di fissare la gente che non conosci?» Chiese senza la minima vergogna e con una calma e una flemma invidiabili, quasi fosse la domanda più normale del mondo. William si riteneva un ragazzo abbastanza empatico, sapeva benissimo che la sua domanda poteva suscitare imbarazzo nel ragazzino ma la cosa non lo frenava. Al contrario, metterlo a disagio - o quantomeno provarci - lo stuzzicava terribilmente, tanto che lanciò un'occhiata anche all'altra ragazza, quasi volesse condividere con lei quel gesto, che nella sua consapevolezza, aveva un che di meschino.
«Ad ogni modo suggerisco di spostarci da qui, stiamo intralciando la folla.» Disse pacato, spostandosi quanto bastava a raggiungere la panchina di marmo da cui si era appena alzato. Del resto le sue cose erano rimaste lì e, di certo, non sarebbe stato contento se qualcuno gliele avesse rubate mentre lui era distratto a chiacchierare.
 
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view post Posted on 16/12/2014, 15:04
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*Alla faccia del caratterino.*
Niahndra si sforzò di non sollevare troppo le sopracciglia o comunque assumere un'espressione eccessivamente sorpresa quando notò lo sventurato rifiutare l'aiuto offerto da quell'altro ragazzino. *Che sta succedendo ai giovani di oggi, Merlino?* Forse era l'ultima a poter parlare dato che la sua timidezza - rivestita di toni ringhianti - l'aveva fatta comportare più di una volta in modo altrettanto superbo, eppure avvertiva che c'era qualcosa di strano come se in un certo senso non fosse giusto che dei pre-adolescenti così, si mostrassero tanto composti e maturi: non era forse quella l'età delle risate, delle figuracce e delle amicizie facili e spontanee?
*Perché certo, ancora una volta tu ne sai qualcosa vero?* Beh, almeno uno di loro aveva un vago senso dell'ironia, notò di sfuggita la piega divertita - o quasi - che il suo viso aveva assunto. *Aspetta, ché anche l'altro sta acquistando punti.*
Questa volta la Tassorosso non poté impedirsi di inarcare un sopracciglio, evidentemente perplessa.
« Far fuori... il gatto? » Se non altro aveva capito che Iceberg era il nome del micio; un po' buffo date le ridicole dimensioni dell'animale in confronto a quelle titaniche dei grandi blocchi di ghiaccio.
« Non sarebbe stato così intelligente da parte mia compiere un efferato omicidio così in pieno giorno, tra la folla ed i testimoni, senza un alibi; guarda, sono persino tornata sul luogo del delitto come il più sciocco degli assassini. » Stava davvero dando corda a quel ragazzino? Stava davvero parlando di violenza gratuita su un animale davanti a dei bambini?
*Pessimo esempio educativo, Niah, non ci siamo.* Osservò impassibile il commovente quadretto che si stava formando, con i due primini - erano primini, quindi? - che reggevano i rispettivi compagni a quattro zampe e in qualche modo, in fondo allo stomaco, avvertì un crampo veloce veloce che le faceva notare come lei e Lou non si fossero mai considerati pari; no, le notti fredde di inverno in cui il gatto nero s'acciambellava sotto le coperte, contro la pancia di Niahndra non valeva: c'era un tacito accordo, lui non la graffiava e lei faceva finta di nulla.
Si schiarì rumorosamente la gola, leggermente a disagio quando i due si scambiarono un paio di battute al limite dell'amichevole in merito ad un "fissare" ed "essere fissati", o qualcosa del genere.
« Buona idea, spostiamoci. Ti aiuto con la tua roba...mh? » Lasciò in sospeso la frase per dare modo all'altro di presentarsi se avesse voluto e poi si chinò per raccogliere quanto le era possibile; dagli acquisti, dai titoli dei libri che si erano sparpagliati in terra, sì, tutto faceva pensare ad un undicenne pronto per affrontare il primo anno di Hogwarts.

 
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Iceberg~Mitty
view post Posted on 16/12/2014, 22:11




solo se ne colgo qualche aspetto interessante! ...ma forse mi sono sbagliato.
aggiunsi schietto alla fine, mentre mi ritrovavo intento a cullare Iceberg Junior come fosse un bambino. Cosa credeva quello lì? Non avevo mica chiesto l'aiuto di nessuno io. *Se allungare la mano ti costa tanto, puoi anche tenertela*. Non avevo mai sopportato l'aria di sufficienza di certi tipi.
ma si spostiamoci.
Seguii di qualche passo gli altri due, e ci avvicinammo ad una panchina marmorea sul ciglio della strada.
Mi chinai per raccogliere qualche libro, e altre piccole cose che nell'incidente si erano sparse al suolo. Anche la ragazza fece lo stesso, forse per aiutarmi dato che sembravo essere leggermente in difficoltà. Reggere su una spalla un micetto intento a escogitare un piano per arrampicarsi sulla mia testa, e raccogliere oggetti da terra chinandosi, sembrava facile, ma non lo era.
Prima attenti alla vita del mio animale, ti prendi gioco di me e poi mi aiuti?
Le risposi tenendo gli occhi bassi e fingendo di cercare le mie cose in giro. La verità è che non sarei riuscito a reggere il peso di ciò che le avevo detto guardandola negli occhi.
Cercai comunque di non stare al suo gioco, e di terminare lì l'ironia. Era una tecnica che non avevo mai compreso tanto bene, fondamentalmente perché ero ancora troppo giovane e mi mancava l'esperienza sulla quale si fonda. Preferivo essere chiaro e coinciso.
Con la coda dell'occhio notai comunque che continuava a darmi una mano. MI vergognai ancora di più.
Mi alzai in piedi, sistemando le mie cose finalmente riunite.
Mi chiamo Roger comunque.
Mi presentai prima al ragazzo, dovutamente, visto che era stato il primo a interessarmi almeno apparentemente alle mie condizioni. Che poi non glie ne interessasse niente era palese.
Mi rivolsi poi alla ragazza. Solo in quel momento notai l'azzurro profondo dei suoi occhi.
 
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view post Posted on 16/12/2014, 23:51
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Nello spostarsi verso la panca di marmo e ritrovare il suo carrellino contenente tutta la sua roba, il piccolo William sorrise mentre ascoltava i discorsi degli altri due. Doveva ammettere che li trovava entrambi tremendamente divertenti e spassosi, non riusciva a capire chi, più dell'altro, fosse più sano di mente, erano entrambi degli scoppiati. Nessuno dei due si era imposto il minimo freno, ognuno diceva esattamente tutto ciò che gli passava per la testa. la faccenda dell'assassinio del gatto - poi - era spassosissima. «Attenta a non lasciare impronte sui suoi libri o gli fornirai anche delle prove.» Così si introdusse nella discussione che, per lui, non aveva né capo né coda. Non si era neanche preoccupato di imitare la ragazza ad aiutare il padrone di Iceberg nella raccolta dei propri affetti; del resto, aveva già intuito quanto quel ragazzino fosse orgoglioso, dargli una mano l'avrebbe solo messo ulteriormente in imbarazzo... Un momento, a William non dispiaceva mettere gli altri in imbarazzo anzi, lo adorava! peccato fosse troppo tardi quindi sospirò e ripose nella gabbia il suo gatto il quale sembrò particolarmente contrariato dalla cosa.
Quando il ragazzo ebbe sistemato le sue cose decise finalmente di presentarsi e William - entusiasta all'idea che le buone maniere non fossero decedute del tutto - replicò svelto.
«William Black, piacere.» Ed era una delle poche occasione in cui era davvero un piacere, del resto quei due erano molto divertenti a modo loro. Ad ogni modo, com'era di sua abitudine, si produsse in un teatrale inchino, piegandosi con le braccia rigide lungo i fianchi. Sapeva benissimo quanto la pratica in questione fosse obsoleta e fuori luogo in un bimbo di undici anni ma lui non trovò la cosa minimamente imbarazzante. Prima di raddrizzare la schiena alzò il volto squadrando prima la ragazza, poi il ragazzo. A quel punto ritenne d'obbligo il dover aggiungere un'argomento di conversazione. Il silenzio che seguiva le presentazioni non era cosa tanto rara, quindi spostare l'attenzione su qualcosa di interessante avrebbe giovato all'atmosfera. «Potrei sbagliarmi ma non hai l'aria di essere una matricola.»Disse rivolgendosi alla ragazza.«A quale casa appartieni?» Del resto lo smistamento per lui era un chiodo fisso in quei giorni. La sua famiglia aveva discendenze puriste in tal senso, erano praticamente tutti Serpeverde. A lui non interessava tanto la cosa, aveva come tutti delle preferenze ma avrebbe accettato di buon grado qualsiasi casa, tutte meno Grifondoro.
 
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view post Posted on 17/12/2014, 15:30
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*Ti sei dimenticata di sorridere.*
Come, prego? Perché, non era visibile quella timida piega agli angoli della bocca, non si era notato quel baleno di ironia che le aveva attraversato gli occhi nel rispondere a quello che pareva il più permaloso dei due? Lei era cresciuta a pane ed ironia, in fin dei conti, e molto spesso non riusciva a capacitarsi del fatto che molte persone al contrario non sapessero né fare, né tanto meno, recepire il sarcasmo: doveva aver qualcosa a che fare con il sistema nervoso, ma non avrebbe saputo dire altro in merito.
*Bel colpo bimba, te ne sei presa uno suscettibile. Almeno l'altro l'ha capita.*
Avrebbe dovuto accontentarsi, mica poteva pretendere che tutti comprendessero la sottile arte dello scherno, no? Intanto, avrebbe fatto meglio a ricordarsi di usare maggiore tatto benché quello non fosse certo il suo tratto peculiare; perché stava sempre a lei fare attenzione ai sentimenti degli altri? Ogni tanto avrebbe soltanto voluto fregarsene bellamente e comportarsi esattamente come le andava quando le andava e tanti saluti alla diplomazia.
« Non era mia intenzione offenderti, in realtà. Il gatto l'ho salvato, ricordi? Penso addirittura di meritarmi un grazie! » Il tono scherzoso era questa volta evidente e decisamente più allegro in modo da far capire senza possibilità di fraintendimento che no, non se l'era presa, che no non stava prendendo in giro nessuno e che sì, era una tipa spassosa e altre belle cose.
*Magari lo spaventi, ci hai pensato?* In effetti sapeva di avere un atteggiamento intimidatorio, benché lei fosse solamente un fuscello di un metro e mezzo. Rimase quindi in silenzio ad aiutarlo finché tutte le sue cose non furono raggruppate sulla panchina accanto al materiale dell'altro studente.
Poco dopo però fu il suo turno di rimanere sbigottita, stavolta sul serio, per i modi di... William? Il cui formale inchino al momento delle presentazioni lo fece immediatamente etichettare come il rampollo di una di quelle famiglie purosangue vecchio stampo con cui invece Niahndra non aveva mai avuto nulla a che vedere; non sapeva mai che fare in quei casi, doveva far finta di nulla? Soffocare l'accenno di tosse che le prudeva in fondo alla gola? Probabilmente sì.
« ... Niahndra. » Pronunciò infine, molto velocemente, non appena ebbe la certezza di poter usufruire di un tono quanto meno discreto e cortese. « E no, in effetti non sono una matricola. » Nonostante l'altezza potesse ingannare, il giovanotto ci aveva azzeccato. « Tassorosso. » Non riuscì ad impedire ad una punta - minima - di orgoglio di far presa sulla sua voce. « C'è una possibilità remota di ritrovare uno dei due nella Sala Comune più calda dei sotterranei? O le aspettative sono altre? » Ne dubitava fortemente, in realtà, certo magari avrebbero condiviso i sotterranei, ma difficilmente i colori; comunque sia, non si poteva mai dire, li conosceva appena.

 
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Iceberg~Mitty
view post Posted on 17/12/2014, 23:54




Ci fu qualche altra battutina sulla morte del piccolo Iceberg Junion ma preferii sorvolare, per non ravvivare facili ironie. Avevo volutamente prolungato l'argomento perché in fin dei conti l'idea faceva ridere, e sarei potuto risultare simpatico, ma è sempre meglio non esagerare con le battute, soprattutto con degli sconosciuti.
Infatti hai ragione, ancora non l'ho fatto...ti ringrazio per aver salvato Iceberg.
lo misi a terra dato che cominciava ad agitarsi un po' troppo e non volevo mi vomitasse una palla di pelo proprio sulla spalla. Cominciò a correre goffamente, come fosse il gatto più felice del mondo.
Adesso che avevo posto i miei ringraziamenti mi sentivo a posto con la coscienza e in qualche modo libero di andare; prima però volevo scambiare quattro chiacchiere con quella gente, che risultava stranamente simpatica.
La parola giusta per descriverli mi venne poco più tardi quando anche il ragazzo si presentò col nome di William e un inchino di gusto medievale. *ma che fa?*. Avevo già capito con chi avevo a che fare. Modi distaccati, falsa gentilezza, formalismi da principino , mi trovavo di fronte a uno di quegli appartenenti a famiglie purosangue da generazioni e generazioni, nobiliari e con la puzza sotto al naso. Io quelli così non potevo neanche vederli. Avevo 11 anni e certamente non potevo parlare di meriti, di fatica o di quanto fosse dura lavorare ogni giorno per mantenere la propria famiglia. Un idea però ce l'avevo, a differenza di quella gente lì che non mi era andata mai a genio.
Rimasi comunque un po' spiazzato da quel saluto, e per un attimo non seppi che fare. Gettai solo un occhiata alla ragazza, che mi parve ugualmente in soggezione.
Spero proprio di sì, ma spero anche non nei Tassorosso.
Replicai facendo intendere il mio desiderio di finire nei Serpeverde.
Comunque, si stava facendo tardi. Non ricordo chi una volta disse: mai trattenersi più del necessario.
Presi di nuovo Iceberg portandolo a me, e sistemai la roba sul carrelletto, che non sapevo ancora per quanto mi avrebbe potuto aiutare. Sembrava davvero in sopraccarico.
William, Niahndra, spero che ci rivedremo ad Hogwarts.
Mi voltai, senza dire altro e cominciai faticosamente ad allontanarmi. Cercai di non voltarmi per non doverli salutare un altra volta, creando imbarazzo. Avevo come la sensazione che li avrei rivisti, soprattutto quel William. Non vedevo l'ora in realtà.
 
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view post Posted on 18/12/2014, 12:51
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William notò con piacere l'imbarazzo dei due in seguito al suo inchino. Adorava osservare i volti degli altri quando si comportava in modo bizzarro, ogni singola volta sperava di cogliere nelle loro espressioni qualcosa di nuovo, di inconsueto. L'idea di risultare fuori luogo lo compiaceva, il dimostrarsi diverso, l'apparire strano suscitava in lui una certa gioia, un senso di appagamento. In fondo William Black voleva sentirsi diverso da chiunque altro, l'idea di essere tale e quale a tutti gli altri lo spaventava. Da sempre si era autoproclamato superiore, non solo ai mezzosangue ma a tutti gli altri in particolare, famiglia inclusa. Il suo egocentrismo e il suo complesso lo del dio gli imponevano di atteggiarsi in maniera inusuale, inconsueta. Sapeva di non potersi atteggiare a Dio - non ancora almeno - per tanto doveva mantenere una certa pacatezza, tenere salda sul suo volto una maschera che nascondesse ogni sua reale emozione. Era conscio di non avere ancora le carte in regola per mostrare il suo vero volto per tanto doveva essere cordiale, doveva essere esemplare. Questo, ad ogni modo, non gli impediva di spiccare tra la folla e il suo eccesso di teatralità ed di educazione altri non erano che un modo innocuo di farlo.
Quando la ragazza si presentò col nome di Niahndra e confermò di non essere una matricola, William attese di nconoscere in quale casa fosse stata smistata all'inizio del suo primo anno sfoggiando una freddezza agghiacciante. Tassorosso, la casata dell'amicizia. No, confidava che non sarebbe finito lì, lui che di amici non ne aveva mai avuti né tanto meno ne aveva mai cercati. Serpeverde, Corvonero forse, ma di certo non Tassorosso né Grifondoro.
«Nessuna aspettativa.» Rispose senza farsi attendere troppo. «Ma dubito che finirò tra i Tassorosso. Ciò non ci impedirà di rivederci altrove, immagino.» Sorrise compiaciuto per quella sua battuta finale. Volutamente aveva lasciato intendere che gli avrebbe fatto piacere rivedere la ragazza dei Tassorosso, non che fosse necessariamente vero, anzi non gliene importava granché. Ma tra il pensare e il lasciar pensare vi è un abisso. Magari con quella frase avrebbe messo Niahndra nuovamente in imbarazzo, magari in soggezione. Confidava comunque nel suo caratterino, già bello che emerso in pochi minuti di conversazione. Roger fu invece più palese nel mostrare il suo dissenso verso la casata della ragazza. Non sorrise alle sue parole ma avrebbe voluto, aveva sempre gradito la sfacciataggine e le frecciatine gratuite. Ahimè quella fu la sua ultima battuta prima di congedarsi, del resto l'ora iniziava a farsi tarda. La sua mancanza avrebbe rivoluzionato l'intera conversazione. È affascinante quanto imbarazzo può scendere nell'aria quando un ragazzo e una ragazza rimangono soli, specie quando sono così piccoli e così poco confidenti con l'altro sesso.William, a suo modo, sembrava cavarsela benissimo. Non avendo interessi di quel tipo la sua calma era rimasta pressoché invariata.«Io credo rimarrò qui ancora un po.»Non era una frase buttata lì a caso, aveva un suo compito ben preciso. Chiarendo che sarebbe rimasto la ragazza si sarebbe sentita in dovere di pronunciarsi in merito: sarebbe rimasta o sarebbe andata via anche lei. Sostenne lo sguardo della ragazza in attesa di una risposta, infine sorrise come se già non fosse risultato già abbastanza inquietante.
 
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view post Posted on 19/12/2014, 17:56
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Beata e ingenua fanciullezza.
Un lampo di tenerezza le attraversò il petto, in profondità, solleticandola e riscaldandola per un breve momento senza lasciare tuttavia segni visibili dall'esterno; le era sempre piaciuto provocare,
sempre, non si risparmiava mai benché ogni volta riuscisse a mantenere una perfetta espressione angelica che molto spesso la faceva apparire più innocente di quanto non fosse. Neanche quella volta si era risparmiata, anche se si sentì un poco meschina a prendersi gioco di due ragazzini così giovani e ancora fortemente influenzati dalle rispettive origini. Lei in merito era stata "fortunata", viste le circostanze in cui era cresciuta, con difficoltà qualcuno era riuscito ad inculcarle nella testa pensieri ed opinioni e come risultato, Niahndra era cresciuta libera ed indomita, priva di vincoli o credenze imposte.
Quella domanda, apparentemente innocente, si era dimostrato l'amo perfetto sia per progredire col discorso sia per testare i suoi interlocutori e farsi un'idea più approfondita. E se alle volte le prime impressioni non contano, per quanto la riguardava era convinta del contrario: certo avrebbe potuto sbagliarsi, fare un'analisi sommaria, scoprire sfumature caratteriali, ma difficilmente azzardava un giudizio che poi si rivelava essere sbagliato.
*Uhu, dono di natura.*
« Serpeverde eh? » Lo disse come se stesse valutando l'opzione per la prima volta; sperò che non si dimostrasse l'ennesimo esponente della casata, pieno zeppo di tutti quei cliché che contribuivano a darle una pessima fama. *Solo perché tu non sei il tipico Tassorosso, non significa che tutti debbano per forza essere altrettanto atipici.* Ma non negava che le sarebbe piaciuto, si era sempre annoiata con le etichette e gli stereotipi.
« ... ciò non ci impedirà di vederci altrove, immagino. » Le labbra si arricciarono in un sorriso ferino e lei si girò a guardare William mentre con la mano riportava una ciocca ribelle dietro all'orecchio.
« Chi può dirlo, Hogwarts è piuttosto grande. E senz'altro i primi giorni sarete troppo presi dalla novità per rendervi perfettamente conto di quel che vi accade intorno. » *Non vuoi incontrarmi quando porto la spilla al petto, credimi.* Con tutta probabilità, lei non li avrebbe neanche riconosciuti tra i primini. *Ma è perché fai schifo nel riconoscere la fisionomia.*
Il senso in ogni caso era quello, e poi non è che lei fosse tra le anime più cordiali del Castello, anzi;
*E quindi com'è che stai a chiacchiera' paciosa paciosa?* Ogni regola aveva la sua eccezione, no?
Roger tuttavia non doveva condividere la sua tolleranza per le eccezioni, poiché di lì a qualche istante senza troppe cerimonie si congedò, voltando loro le spalle e lasciandosi inghiottire dalla folla.
« Breve ma intenso. » Commentò solamente, scrollando poi con indifferenza le spalle quando il ragazzino rimasto le fece sapere di non avere l'intenzione di levare le tende. *E sticac-* Per fortuna preferì pensare un paio di secondi in più piuttosto che verbalizzare l'immediata risposta che le si era stampata in mente e dunque ne approfittò per collegare quella banale affermazione alla frecciatina che già le aveva regalato precedentemente; si chiese a che gioco intendesse giocare quella matricola e se per caso non fosse impazzito a voler giocare proprio con lei, più grande e altrettanto appassionata di provocazioni. Non ne capiva il senso e dunque, per ora, si sarebbe limitata a far finta di nulla; ancora una volta.
« Sì anche io, ho ancora un po' di tempo. » Che fosse stata una tattica per mandarla via senza essere sgarbato? In quel caso, ops, non si sarebbe levata di mezzo. « Black... Black... » Ripeté poco dopo, soprappensiero, ricordandosi in quel momento della familiarità del cognome. « Sei per caso parente di un certo Alexander Black? » Se non sbagliava era un ragazzo del quarto anno che aveva battuto a duello, ma ancora una volta la sua memoria non si rivelava troppo affidabile; colpa dello sfidante: aveva troppi, troppi nomi, perché Niahndra potesse ricordarli tutti.

 
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view post Posted on 20/12/2014, 00:18
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Serpeverde, che fosse quella la casa che avrebbero scelto per lui era anche proabile. Se una tradizione di purosangue Serpeverde che troneggiava sulla familglia Black non bastava vi era sicuramente il complesso del Dio ad aumentare quelle probabilità. Alla fin fine però, poco importava, di certo non era fondamentale la compagnia del dormitorio o della sala comune, sarebbe stato comunque uno studente fuori dalla norma all'interno di una scuola piena di pecorelle, portare un colore o un altro non faceva alcuna differenza.
Si soffermò sulle parole della ragazza che descriveva Hogwarts come un'ambiente dispersivo, forse troppo impegnativo per delle matricole o almeno abbastanza da far perdere loro la cognizione di cosa gli accadeva intorno. Ma a William di incontrare nuovamente o meno la piccola Niahndra non gliene poteva importar di meno. Certe frasi le buttava lì giusto per la curiosità di sentire la risposta o di saggiare il modo in cui le persone reagivano. Lei era brava abbastanza da non scoprirsi. In effetti, l'unico momento in cui aveva lasciato trasparire un certo stupore era stato al suo inchino... Quello lasciava di stucco sempre tutti.
Sorrise, infine, nel gustare il sarcasmo della ragazza quando Roger andò via e lei se ne uscì con un "breve ma intenso.". Doveva ammetterlo, la ragazza aveva un certo spirito e William adorava le sfacciate, specie se così piccole visto che erano una vera rarità. Si coprì le labbra con la mano come a voler accentuare il fatto che avesse trovato divertente quella sparata ma poi venne distratto da un brusio che nell'arco del tempo si era fatto sempre più insistente. Si trattava di Ares, proprio non ne voleva di stare chiuso dentro la gabbia e il veder andar via il suo nuovo amico Iceberg lo faceva agitare ancor di più. Non poteva liberarlo, anima libera per com'era sarebbe corso dietro l'altro felice e lui non aveva alcuna voglia di ricorrerlo ancora.
Spostò quindi la sua attenzione sulla ragazza che nel frattempo aveva deciso di restare. Il piccolo Black rimase nuovamente sorpreso nel notare che la sua frase non l'aveva minimamente imbarazzata ma forse non vi era poi tanto di cui sorprendersi, era una Tassorosso, doveva essere abituata a socializzare, evidentemente non solo con le ragazze. La ritrovò a mormorare il suo cognome, quasi volesse tirar fuori da quel nome qualche informazione in più. La domanda arrivò poi diretta e, per tutta risposta, l'espressione del ragazzo si fece seccata.
« Di Black ce ne sono tanti in giro. » Sospirò quasi la cosa gli desse fastidio. « Troppi. » E, istintivamente, calcò su quell'ultima parola. Una cosa che William detestava era l'essere inserito in un gruppo generico, lui era quel filo d'era che non voleva essere inserito in alcun fascio. Notò quindi che Roger e Iceberg erano ormai spariti nel nulla, quindi si decise a riaprire la gabbia di Ares lasciando che questo uscisse per poi fermarsi a giocherellare con le unghia sui suoi pantaloni. « Ce ne sono così tanti che quasi diamo l'impressione di essere un Clan a parte, tutti uguali. » Era chiaro che l'argomento lo turbava in maniera particolare altrimenti non si sarebbe mai aperto su un simile discorso, lui che tendeva a rimanere sempre vago. Ad ogni modo il suo stato d'ansia non traspariva in alcun modo. La sua espressione era serena, il suo tono pacato e tranquillo come al solito e di tanto in tanto accompagnava alle sue parole un flebile sorriso. « Non mi piace pensare che la gente pensi a me in misura del mio cognome o della mia futura casa d'appartenenza. Sono di tutt'altra pasta io. » L'ultima frase rimase sulla punta delle sue labbra senza mai uscire davvero, si trattenne dall'esagerare, dunque sorriso nuovamente mentre sosteneva lo sguardo della ragazza. « Ma forse è un concetto un po astruso. » Disse col tono di chi lo dava per scontato senza la minima malizia mentre Ares iniziava ora ad arrampicarsi lungo il maglioncino del ragazzo, voglioso di attirare la sua attenzione.
Inutile dire che la conversazione si era fatta interessante tutta insieme. Che la qualità di quest'ultima restasse invariata o meno dipendeva tutto da come la ragazza avrebbe reagito a quel discorso. Ma forse William aveva iniziato ad aspettarsi troppo da una ragazzina.
 
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view post Posted on 21/12/2014, 22:28
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Era buffo pensare che con ogni probabilità all'età di undici-dodici anni, Niahndra avrebbe preferito pulire il pavimento sudicio della Guferia piuttosto che intrattenersi a socializzare con dei perfetti sconosciuti in conversazioni neanche troppo brillanti - *La Casata dell'amicizia, proprio.* - mentre adesso, a quindici anni compiuti da poco, eccola lì tranquilla ad intavolare allegre disquisizioni con un primino qualsiasi. Certo, c'era sempre il discorso della "sfida" - perché a lei, quella di William, era sembrata una sfida troppo esplicita perché potesse sottrarsi dal coglierla - a mitigare la faccenda, ma era sicura che comunque quella situazione fosse il frutto di un ben più ambio processo di maturazione a cui la ragazza era stata sottoposta; impossibile dimenticare le batoste prese soprattutto durante il suo primo anno, con Daddy e tutto il resto, ma doveva ammettere che adesso tutto sommato non se la cavava affatto male. *Se non altro gestisci la situazione. Sono fiera di te.*
Colse con la coda dell'occhio la mano del ragazzino che andava a coprire quella che avrebbe giurato essere l'ombra di un sorriso, a quanto pareva a qualcuno piaceva il sarcasmo, specie se rivolto a terzi al momento assenti. Un po' meschino, ma in fondo aveva cominciato lei.
Se tuttavia si aspettasse o meno che lei restasse, Niahndra non avrebbe saputo dirlo; non c'era molto da carpire dalle sue espressioni o dai suoi modi, se si escludevano appunto la piega sardonica sulle labbra e l'impettito inchino di poc'anzi. A dire il vero, l'assenza stessa di reazioni evidenti la diceva lunga su di lui; poteva essere timidezza, il frutto di un'educazione che lasciava poco spazio ai sentimenti, poteva essere discrezione, il desiderio di rendersi ermetici alle analisi altrui, o ancora poteva rivelarsi sinonimo di altezzosità, quella superbia annidata nell'animo sempre pronta a mostrarsi nei gesti più comuni. La Alistine per esempio era abbastanza sicura di rientrare in una speciale categoria a metà tra la prima e la seconda opzione, anche se non negava che di tanto in tanto il peggiore dei peccati sfiorava anche lei. Ma il rampollo Black? A quale apparteneva lui?
*Presto detto.* Escludeva a priori la prima, altrimenti non avrebbe azzardato un così inusuale modo di presentarsi, al contrario quell'attaccamento all'etichetta potevano invece denotare desiderio di attenzione e/o completo assoggettamento ad una ferrea e tradizionale educazione, ma in quel caso con ogni probabilità sarebbe stato altrettanto fiero di esprimere il desiderio di finire nella stessa Casata del padre, della madre, del nonno, del fratello del cugino del nipote del postino o chi per loro.
*Altre domande, Niah.* Quella sul cognome le parve perfetta, diretta, precisa, candida; colpì evidentemente un tasto suscettibile. Sarebbe bastato un semplice "No" e invece. *Lascialo parlare.*
Sembrava proprio che la risposta al suo interrogativo fosse l'ultima, la superbia; ma quale genere di superbia, se si potevano distinguere dei generi, non avrebbe ancora saputo dirlo. Di sicuro però, in un certo senso, comprendeva il suo bisogno di unicità, il suo desiderio di distinguersi: capita quando si ha una forte personalità.... o quando si crede di averla. In ogni caso aveva una brutta notizia per lui: aveva come l'impressione che più si cerca di fare la differenza, più è facile cadere in banali e scontati cliché. Ne aveva già visti - o così le pareva, data la minima conoscenza del ragazzino - di tipi come lui, così come era consapevole del fatto che neppure lei costituiva proprio una categoria tutta sua.
Erano tutti destinati a ricalcare le orme dei grandi del passato.
« O magari ne siete così tanti da dare semplicemente l'impressione di avere una certa predilezione per il cromosoma Y. » *Tanti bei maschietti che portino avanti il nobile cognome, uhu.*
Suonava senz'altro meglio nella sua testa, tuttavia ormai era tardi.
Si lasciò distrarre dal tentativo di arrampicata del gatto, osservando con curiosità i suoi movimenti, la tenacia con cui saliva.
« E' un cognome come un altro. » Fece una pausa, concentrandosi ora completamente sul volto dell'interlocutore. « Famiglia e casata assumono l'importanza che tu vuoi conferir loro, ma ci penserei bene prima di giungere a conclusioni affrettate: queste... "discriminanti" sono armi a doppio taglio. » Schioccò la lingua spostando poi il peso da un piede all'altro e battendo un po' sulle mattonelle prima di tornare a parlare. « Alle persone non interessa di te come individuo, non sei nessuno ai loro occhi, inutile farsi troppi problemi; la maggior parte si fa un'idea della persona che ha difronte nei primi cento secondi, se non si basa su pettegolezzi, quindi se vuoi essere riconosciuto come individuo, beh, non ti basterà lamentarti. Dovrai fare qualcosa che loro non potranno ignorare, qualcosa che non sapranno etichettare. » Fece spallucce, non che importasse granché il giudizio della gente, no?

 
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