Il ragazzino scomparso, [incarico Auror]

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view post Posted on 17/12/2014, 12:40
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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La lunga e colorata Drury Lane era immersa nella tranquillità del primo pomeriggio. Incredibile a vedersi, il sole splendeva alto nel cielo, e i suoi raggi sembravano veramente riscaldare l'aria e mitigare il freddo pungente di quella giornata di metà Dicembre. Le variopinte porte delle case erano addobbate con ghirlande e altre decorazioni natalizie di ogni tipo, uno strambo contrasto con quel clima così atipico per la cara vecchia Londra.

Image and video hosting by TinyPicAquileia camminava guardandosi intorno, gli stivaletti marrone scuro che producevano un rumore sordo ad ogni passo, e le mani nelle tasche del giubbino dello stesso colore. Pensierosa, faceva mente locale sulla sua missione.
Una segnalazione riguardo a un ragazzino scomparso tre giorni prima, un biglietto enigmatico ma probabilmente collegato alla sparizione, e la richiesta di aiuto da parte della madre del ragazzo, verso cui in quel momento la giovane Auror si stava recando. Continuando a camminare, la ragazza rifletteva sulle scarse tracce che aveva. C'erano già diversi punti strani
-*per esempio, perché questa donna ha aspettato ben tre giorni prima di denunciare la scomparsa del figlio*-, ultimo ma non meno importante il ruolo di un certo Cassius Prenton nella vicenda, nome che oltretutto compariva anche nel biglietto pervenuto al Quartier Generale. Che cosa sapeva? E soprattutto, chi diavolo era? Ma come aveva detto anche Rhaegar, meglio giocarsela bene e agire con discrezione, senza allarmare o fare insospettire la donna. *Stai pronta. E poi vedremo cosa sarà necessario fare, possibilmente riportando a casa tutte le ossa al loro posto* si disse la giovane.
Aumentò il passo e sfrecciò di fianco al Theatre Royal, dopodiché si diresse verso la sua destinazione, mantenendosi sul lato opposto della strada. In pochi minuti si trovò nei pressi del civico 37. Non le restava che suonare il campanello, confidando che questa Shereen Prenton fosse in casa. Prima, tuttavia, decise di aspettare qualche minuto e osservare le persone di passaggio davanti alla casa. Per un semplice motivo: voleva vedere se qualcuno la stava sorvegliando, e, se c'era, chi era questo qualcuno. Tra i rischi che non voleva (e non doveva) correre, c'era anche quello di farsi beccare dalle persone sbagliate, alla luce del sole, a bussare alla porta della donna che sì, aveva chiesto aiuto, ma probabilmente era coinvolta lei stessa in quella sparizione. E se non c'era nessuno, tanto meglio. L'avrebbe archiviato come un eccesso di prudenza.
*Ha aspettato tre giorni per denunciare la scomparsa del figlio, può aspettare ancora un minuto perché io le parli in sicurezza* pensò, mentre camminava con passo misurato nei pressi della casa osservandosi intorno discretamente ma con attenzione.
 
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view post Posted on 19/12/2014, 10:59
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Il Fato

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Covent Garden accoglieva Aquileia illuminata da una delle giornate più belle che Londra avrebbe visto durante quel freddo mese di Dicembre. Natale era alle porte ed era impossibile non notare, nonostante il sole splendesse alto e fosse pieno giorno, le diverse decorazioni che avrebbero allietato le strade londinesi durante quei giorni di festa.
Drury Lane, nonostante la sua passata fama di strada più malfata di tutta Londra, appariva come una semplice via londinese il cui unico particolare era individuabile nel retro dell’edificio di uno dei Teatri più vecchi della zona. Il Theatre Royale Drury Lane aveva avuto momenti di successo e momenti di decadenza ma, in qualche modo, restava ancora lì, in piedi, conosciuto per essere infestato dall’ “Uomo in grigio”, il fantasma di un uomo morto pugnalato il cui scheletro era stato trovato murato in uno dei tanti passaggi della costruzione.
Una ragazza, dal passo deciso aveva appena oltrepassato il Teatro in questione e nonostante qualcuno avesse potuto notarla per via del suo fisico snello o per i tratti del viso, nessuno avrebbe potuto credere che fosse nettamente diversa dalle altre persone che si apprestavano ad attraversare la sua strada per portare a termini gli impegni della giornata. Aquileia non solo era una Strega ma anche un Auror ed era stata mandata in avanscoperta per il suo primo incarico.
La donna,perspicace ed attenta, aveva deciso di perlustrare con attenzione la zona circostante, prima di adempiere al vero e proprio compito affidatole.
Il numero 37 di Drury Lane appariva come una casa semplice, a dir poco modesta. Nulla di grave sembrava potesse accadere in una ormai tranquilla zona come quella ma come ben si sa, le apparenze, il più delle volte, possono ingannare.
Quando la giovane Auror avesse deciso che tutto era sotto controllo e ch non v’era il minimo rischio d’esser seguita, si sarebbe dunque avviata verso il portone con il numero civico in questione inchiodato sulla pittura di un rosso spento e consunto dagli agenti atmosferici. Nessuna ghirlanda natalizia era stava poggiata alla porta, nessun ramoscello di vischio, nessuna luce artificiale; l’unico dettaglio visibile era il semplice zerbino che recitava un triste “Welcome”.
Se solo la ragazza si fosse soffermata a guardare, avrebbe potuto notare delle piccole macchie rossastre che apparivano, sparse, sul tappeto: qualcosa vi era stato versato od era caduto e qualcuno aveva deciso di ripulirlo alla bell’e meglio, facendone sparire le tracce ma senza curarsene a dovere. Che il proprietario avesse ritenuto non fosse tanto importante? Che la signora Prenton non fosse poi una donna tanto attenta alla pulizia dei dettagli? O, semplicemente, aveva di cose più importanti a cui pensare?


 
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view post Posted on 20/12/2014, 19:10
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Image and video hosting by TinyPicAquileia osservava la gente passare davanti al civico 37, camminando lentamente per non perdersi nemmeno un particolare. Qualche corridore della pausa pranzo, un gruppetto di adolescenti probabilmente di ritorno da scuola, un uomo sulla quarantina con una bimba *7 anni, forse 8* per mano, un'altera donna in tailleur con occhiali da sole e una pomposa pelliccia di visone. *Mh. Quasi quasi le animo la pelliccia, a quella, così le passa la voglia* pensò, ma ovviamente non fece nulla. Provava d'istinto un certo disprezzo per chi portava pellicce vere, ma non era quello il momento degli scherzi ai babbani.
Apparentemente, nessun individuo sospetto o poco convincente sembrava sostare apertamente (o comunque mantenersi) nei pressi della casa. La zona sembrava tranquilla, e fatta eccezione per i pochi passanti che aveva visto, non c'era nessun altro all'orizzonte. Decise quindi che, come perlustrazione, poteva bastare, e si avviò finalmente verso la sua destinazione.
Il numero 37 aveva l'aspetto di una casa qualunque, semplice e addirittura un po' anonima; niente vetrate grandi o finestre a mezzaluna come alcune delle altre case di Drury Lane, niente finestre ad aggetto. Questi signori Prenton non dovevano essere dei ricconi. La porta doveva aver visto giorni migliori: era consunta dalle intemperie, e qua e là la vernice (che doveva essere stata di un bel rosso scuro, ma ora appariva spenta e slavata) era scrostata e danneggiata. Niente ghirlande né luci natalizie. Lo sguardo della ragazza divenne triste per un istante.
*Difficile pensare al Natale quando non sai dove sia tuo figlio* pensò. In terra, davanti alla porta, uno zerbino altrettanto consunto accoglieva i visitatori, con un "Welcome" malinconico e, bisognava dirlo, parecchio sporco. C'era polvere, un po' di ghiaietto dalla strada e... *E quelle cosa sono?*. Le lettere sullo zerbino apparivano punteggiate da una serie di macchioline. Erano state pulite (o, per lo meno, ci avevano provato), questo era certo, perché apparivano sbiadite, ma erano comunque ancora visibili gli aloni.
Aquileia si chinò vicino allo zerbino, poggiando il gomito destro sul ginocchio, e osservandolo meglio. Da vicino, distinse il colore delle macchie. Erano rosse.
*Sangue*. *No, Leia, non saltare subito alla peggiore delle conclusioni. Esamina tutte le alternative* si impose immediatamente. *Allora vernice?*. Alzò la testa verso la porta. Era dipinta di rosso, questo sì, ma di sicuro non era recente. *No. Non è della porta*. Riabbassò la testa, pensierosa. *Forse una pozione?*. Che pozioni rosse conosceva? *Mmm, la pozione blandofuoco è rossa scura, ma non credo che Shereen volesse difendersi dalle scottature* pensò, inarcando il sopracciglio del suo occhio marrone. *O forse la incanta serpenti? Ma che se ne fanno? No...ma poi quella è rosso fuoco, non è scura*. Rizzò la schiena. *Ehi, aspetta. La pozione dimenticante è rossa scura* realizzò. *Forse qualcuno sapeva troppe cose e bisognava fargliele scordare*. Sì, forse era così, ma non poteva esserne certa. E forse quelle macchie potevano pure essere sangue. Comunque fosse, nessuno si era premurato di far sparire completamente quella traccia, quindi: o questa non era importante, o non c'era stato il tempo per cancellarla, oppure chiunque l'avesse lasciata, era tutto meno che un volpone. In ogni caso, quel particolare la avvisava a caratteri cubitali di stare ancora più all'erta di quanto già fosse. Si rialzò, meditabonda. Doveva parlare con la donna, ma senza insospettirla. *Meglio non chiederle subito di quelle macchie, né di alcun altro particolare strano, se ne vedrò*. "Memorizza tutto quello che c'è da memorizzare e poi torna al Quartier Generale", le aveva detto Rhaegar. *Ok capo. Vediamo prima che tipo è questa Prenton, e poi faremo di conseguenza* si disse. Sfiorò la manica sinistra, sotto cui teneva nascosta la sua bacchetta, e toccò il distintivo appuntato alla cintura, nascosto dal giubbino. Portò la mano destra al campanello, suonò una volta alla porta, e attese.
 
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view post Posted on 2/1/2015, 14:51
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Il Fato

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Idee, intuizioni e dubbi vorticavano nella brillante mente della giovane Auror mentre si apprestava a bussare alla porta del civico 37.
Costretta a poggiare il palmo chiuso ancora una volta sul legno consunto, Aquileia dovette attendere ancora qualche minuto prima che un leggero scricchiolio annunciasse la presenza, in casa, della signora Prenton.
L’uscio si schiuse appena, quel tanto che bastava per lasciare intravedere l’ingresso completamente oscurato: tutta la casa sembrava vorticare nel buio, come se l’unica abitante rimasta volesse dare l’impressione di non essere in casa.
Allora perché, alla fine, aveva aperto? Perché aveva ceduto dopo una piccola insistenza?
Aspettava il ritorno del figliol prodigo? O semplicemente, visite?
Quest’ultima ipotesi poteva andar per la meglio se si considerava il volto spaventato della donna appena visibile ai tenui raggi solari.
Occhi rossi contornati da rughe per via dell’espressione tirata sul viso regalavano alla povera anima molti più anni di quanti, in realtà, avesse.
La destra della Signora Prenton si posò sul bordo della porta mentre ella stessa faceva capolino per studiare meglio la figura che aveva davanti. Il timore lasciò, soltanto per un breve istante, spazio allo stupore: sembrava attendere qualcuno ma di certo non una giovane donna dall’aria tranquilla.
Chi… Chi è lei? Cosa vuole da… me?
Chiese con un filo di voce. Poteva quasi far tenerezza in quel suo tentativo di trattenere il tono della voce fermo e deciso nonostante il tremolio che sconvolgeva ogni parte del suo stanco corpo.
Nella mano sinistra Alicia Prenton reggeva la bacchetta di pino pur certa che, anche se avesse avuto il tempo di usarla contro il “nemico”, ogni suo tentativo di difesa sarebbe stato vano.


 
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view post Posted on 2/1/2015, 19:32
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Qualche minuto di attesa, e la consunta porta rosso scuro iniziò ad aprirsi, con uno scricchiolìo breve e leggero. Aquileia serrò leggermente le palpebre, indirizzando lo sguardo oltre l'uscio, rimasto appena appena aperto, una fessura di non più di una quindicina di centimetri. Dentro, regnava un buio quasi completo; i pochissimi e debolissimi raggi di sole che riuscivano a filtrare da chissà dove bastavano appena per delineare contro le pareti le sagome dei mobili, che comunque le rimanevano quasi del tutto indistinguibili. *Ma qui ci vive davvero qualcuno?* si chiese, meravigliata. In quell'oscurità così fitta, attraverso quel decimetro e mezzo di apertura della porta, davanti agli occhi di Aquileia comparve finalmente la signora Prenton. La poca luce che entrava dalla porta le mostrò un viso scavato, gli occhi segnati da profonde occhiaie e venati di rosso, che si muovevano timorosi e sfuggenti, fissandosi per un momento su di lei e subito dopo sfrecciando veloci oltre la sua figura. La mano destra era poggiata sulla porta, in un insicuro gesto di sostegno. Nell'oscurità debolmente spezzata dalla luce esterna, Aquileia vide che la donna brandiva con la sinistra la propria bacchetta magica, la mano tremante e incerta che cercava di restare nascosta, in un atteggiamento che voleva sembrare difensivo ma che in realtà non riusciva a esserlo. Tutto di lei, l'ambiente in cui si trovava, l'espressione degli occhi, le movenze, i gesti, la voce, tradivano una sola cosa: una grande paura.
Aquileia si rese conto che l'ultima cosa da fare, con quella donna, era essere brusca o aggressiva. Doveva parlarle, e soprattutto in quelle condizioni doveva guadagnarsi la sua fiducia. La guardò quindi con le sue iridi chiaroscure
-*dannazione, speriamo che non si impressioni nel vedere gli occhi che mi ritrovo, non voglio metterle ancora più paura*- e le parlò con tono quanto più possibile calmo e rassicurante. "La signora Prenton? Non abbia paura. Non voglio farle del male" le disse, mostrandole i palmi delle mani. "Mi chiamo Aquileia Goodheart, e sono qui per la segnalazione in merito alla scomparsa di suo figlio. Questo è il mio distintivo, vede?". Tenendo ferma la mano sinistra, mosse la destra verso la cintura , staccò il distintivo e lo mostrò alla spaventata signora Prenton, in modo da permetterle di distingure la parola "Auror" incisa su di esso. Aspettò qualche secondo, e sempre con tono calmo le chiese: "Posso entrare?". Dal canto suo, sapeva di essere pronta per qualunque evenienza. La bacchetta era nella sua manica sinistra, i suoi pugni funzionavano alla perfezione, e anche con i calci se la cavava egregiamente. Anche se apparentemente sembrava che non ce ne sarebbe stato bisogno, era meglio essere preparati.
 
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view post Posted on 10/1/2015, 12:32
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Il Fato

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L’ha detto anche l’uomo di ieri. Non voleva farmi del male ma io non l’ho lasciato comunque entrare.
Rispose di getto la donna, con una punta d’ira nella voce tremante. L’avevano forse presa per sciocca? Certo, era confusa e l’aggettivo “straziata” era da considerarsi un eufemismo vista la situazione in cui versava ma non avrebbe permesso a nessuno di farla fuori in casa sua.
E poi io non ho avvisato nessuno perché non so se mio figlio sia scomparso. Lui… Ecco, forse, non è scomparso. E’ da qualche parte, tornerà presto. Io… Io ne sono certa.
Il suo tono di voce, l’intera espressione del viso, tuttavia, lasciavano intendere che la Signora Prenton fosse tutt’altro che sicura di ciò che stava dicendo.
La giovane, ad ogni modo, diceva di venire dal Ministero, le aveva mostrato un distintivo e sembrava non mentire. Una piccola luce di speranza illuminò, per un breve istante, lo sguardo spento di Alicia: e se, per una volta, si fosse fidata? Magari qualcun altro aveva avvisato della scomparsa di Nero. Da quando suo marito se ne era “andato”, lei aveva fatto praticamente nulla o poco più e non sembrava averci guadagnato: suo figlio si era dileguato, fuggito via ed ormai non aveva più nulla da perdere.
Sospirò, chinando il capo in segno di resa; aprì poco di più la porta, tornando a scrutare, vigile, i dintorni.
Entri.
Asserì infine, attendendo che la giovane Auror facesse il suo ingresso nell’umile dimora in modo da chiudere la porta alle loro spalle con quadruplo scatto.
Lo so è buio ma… L’oscurità mi rilassa.
Mentì. Sperava che se qualcuno fosse venuto per lei, notando l’assenza di attività all’interno della casa, se ne fosse andato, eppure sapeva anche lei che sarebbe servito a ben poco. Tuttavia, quei piccoli, forse vani, gesti di difesa, sembravano aiutarla a stare più tranquilla: mera convinzione di chi, ormai, sa di doversi rassegnare.
Fece strada verso il modesto salottino illuminato da una sola candela poggiata su un tavolino coperto di cera: da quanti giorni viveva in quel modo? Con l’aiuto della prima fiamma, accese altri due piccoli ceri senza far uso alcuno di Magia, tenendo maldestramente la bacchetta in mano mentre compiva quel semplice gesto.
Perché è qui? Chi vi ha avvisato?


 
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Alla risposta secca della donna, Aquleia aggrottò le sopracciglia. L'uomo di ieri? *Ieri, prima della segnalazione, ma dopo il biglietto di Cassius, quando Nero era già scomparso da due giorni*. Poteva essere Cassius, quell'uomo? Sicuramente no, altrimenti la donna non l'avrebbe certo menzionato come "l'uomo di ieri che non ho lasciato comunque entrare". E allora chi era? Che cosa voleva? C'entrava qualcosa con quel caso? E, tra le altre cose, c'entrava forse qualcosa anche con quelle macchie rosse sullo zerbino? *Mmm. Che avesse con lui una pozione dimenticante?...* pensò. Ma lì per lì, con quei pochi brandelli di informazioni che aveva, poteva dire ben poco. *Ok, Leia, memorizza. Tieni da parte anche questo dettaglio. Al momento opportuno lo tirerai fuori*.
Quello che la fece seriamente vacillare, però, fu l'affermazione successiva di Shereen. *Lei non ha avvisato nessuno?*. I suoi occhi si riempirono di sorpresa. Com'era possibile? Certo, la segnalazione non l'aveva presa lei personalmente, ma sicuramente di Rhaegar ci si poteva fidare. E poi, si ricordava ancora bene le parole del suo capo: << Una donna ha denunciato la scomparsa del figlio, che non è rincasato da più di 72 ore >>. *E se fosse stata un'altra donna? Una parente, una sorella...ma se è così, siamo sempre lì: perché aspettare tre giorni per la denuncia? E poi...perché spacciarsi per la signora Prenton?*. Non era convinta. O la donna mentiva (cosa che, comunque, Aquileia era decisamente portata a pensare, osservandone l'espressione paurosa e il tono di voce tremante e incerto) oppure c'era veramente qualcun altro che sapeva qualcosa, oltre a lei, a Cassius e, ovviamente, a Nero. *Parlarle sarà più difficile di quanto pensassi* si rese conto la ragazza.
Ad ogni modo, la Signora Prenton, alla fine, aveva evidentemente deciso di abbassare la guardia, fidarsi e lasciarla entrare.
"Grazie, signora" le rispose, con la stessa calma di prima nella voce, senza lasciare minimamente trasparire tutto l'albero di domande che si stava sviluppando nella sua mente. Ritirò il distintivo ed entrò in quell'oscurità. Dietro di lei, sentì la porta chiudersi con un tonfo sonoro, seguito da una chiusura a quadrupla mandata. *Questo non mi piace* fu il suo pensiero automatico. Certo, era naturale aspettarsi che la signora Prenton, in quello stato di cose, facesse di tutto per proteggersi, anche sbarrare la porta. *Ma così, ho l'impressione che uscire non sarà facile come lo è stato entrare*.
Seguì la signora Prenton nel salottino, cautamente, cercando di non colpire nessun mobile, gli occhi che ancora dovevano abituarsi completamente all'oscurità. "Non c'è problema" rispose tuttavia alla (palesemente falsa) affermazione della donna. Ma come per la porta, quello doveva essere uno dei tanti modi che aveva per stare più tranquilla.
Gli occhi della ragazza si erano ormai abituati alla scarsa luce, e quando arrivarono nel piccolo salotto, riuscì a distinguere i contorni dell'arredamento. Il tavolino su cui poggiava una candela, che la signora aveva appena acceso, era ricoperto di gocce di cera.
*E' da tre giorni che sta così...o da più tempo?*. E se fosse stato da più tempo? Forse il figlio, o il marito, erano coinvolti in qualche losco affare già da parecchio, e lei cercava di proteggersi. E se quella sparizione fosse stata una specie di ripicca, ordinata da chissà chi, per vendicarsi di chissà quale torto? *Magari un compito fallito*. Forse questo Cassius Prenton (ammesso che fosse lui il marito, e non un semplice parente) aveva sbagliato qualcosa, e per vendetta gli avevano rapito il ragazzino e minacciato la moglie. *Ma il biglietto è stato scritto da lui...lui per lo meno sospettava la sparizione...forse è vero che lo minacciavano, e forse prima di Nero era sparito anche lui*. Ancora, non era convinta. Doveva fare domande per capirne di più. C'era però ancora un piccolo particolare, che la lasciava perplessa: la signora Prenton non aveva usato la magia per accendere la candela. Strano. *Che abbia addosso qualche specie di traccia e non voglia farsi trovare? Oppure... che non sia in grado di usarla?*. Archiviò anche quel dettaglio nella sua mente, subito prima di rispondere alle domande incalzanti della povera Shereen.
"La segnalazione sembrava provenire da lei, signora" le rispose, misurando il tono di voce, mentre la guardava negli occhi con un sorriso appena accennato. "Ma mi ha detto poco fa di non aver avvisato nessuno, e che suo figlio non è scomparso. Probabilmente quindi c'è stato un malinteso, ma vorrei chiederle se ha un'idea di dove possa trovarsi suo figlio, e di chi possa avere fatto la segnalazione al posto suo, se è vero che non è stata lei". Cercava di mostrarsi il più calma e accomodante possibile, sperando che la signora Prenton si fidasse di lei permettendole di avvicinarsi.


Perdonami per il ritardo!
 
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view post Posted on 22/1/2015, 14:09
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Il Fato

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Se aveva un'idea di chi potesse esser stato? Oh, eccome se l'aveva!
La giovane Auror, non essendo in possesso delle informazioni sulle quali poteva, sfortunatamente, contare Alicia, non sarebbe riuscita a cavare un ragno dal buco. Cosa poteva saperne la biondina di ciò che c'era in ballo?
Cosa poteva saperne delle macchie rosse che la ormai ex Signora Prenton si era tanto data da fare per ripulire?
Aquileia doveva esser furba, trovare ogni piccolo pezzo di puzzle nascosto in quel groviglio di accadimenti apparentemente nonsense e metterli scaltramente insieme per ottenerne l'immagine generale, completa.
Perché Alicia era così spaventata?
Cosa era successo al signor Prenton?
Dove era finito Nero?
Chi si era presentato, il giorno precedente, alla porta della rassegnata donnina?
E soprattutto, chi aveva inviato la segnalazione al Ministero?
Troppe domande che restavano ancora senza risposta.
Alicia osservò l'Auror alla flebile luce delle candele e per un po' rimase in silenzio, indecisa sul da farsi.Aveva perso
quasitutto, non poteva prendersi il lusso di commettere altri errori, non poteva rischiare quando in gioco c'era la vita di suo figlio.
Giovane in gamba, Nero, ma...
Lui è così impulsivo. Tornerà a casa, non può lasciarmi sola.
Proferì, affranta. Chinò il capo per nascondere lo sguardo lucido, spento. E se non fosse tornato? E se qualcuno glielo avesse già portato via?
Ormai è tutto ciò che ho.
Continuò, cedendo. Era evidente che la forza della donna si stava esaurendo, consumata dal dolore, dal non sapere cosa fare, come muoversi.
Una parte di lei voleva fidarsi della ministeriale, l'altra, invece, temeva di peggiorare la situazione.
Mio figlio non è scomparso. Cioè... Una persona non scompare davvero se si sa, con sicurezza, dove potrebbe trovarsi, giusto? Solo che... Io non ho avvisato nessuno di tutta questa storia e non perché sia una madre cattiva. Io... Volevo... Voglio bene alla mia famiglia- *o a quel che ne resta* - ed è per questo che non voglio mettere Nero nei guai.

Riportò dunque lo sguardo su Aquileia, sguardo animato da una nuova luce: era forse un'implicita richiesta di aiuto?
Come posso sapere se fidandomi di lei, io non finisca per metterlo ancora di più nei guai?
Ridotta ad un sussurro, la voce triste di Alicia Prenton anticipò la resa: la giovane Auror avrebbe finalmente ottenuto risposte?
 
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Aquileia continuava a tenere lo sguardo fisso su Alicia, senza lasciar sfumare il suo sorriso calmo, ma mantenendo tutti i sensi all'erta. La povera donna che le stava davanti la osservava alla stessa maniera, e attorno a loro aleggiava un silenzio che tutto era, tranne che un vero silenzio. Se non la voce o le parole, l'espressione di Alicia era più che eloquente, alla debole luce di quelle consumate candele: indecisione. Sì, quasi di sicuro sapeva qualcosa. Quando ella iniziò a parlare, Aquileia la ascoltò in rispettoso silenzio, senza forzarla in alcun modo. Stava cedendo, era evidente: la voce rotta, il capo tenuto basso, il tono di chi ormai conviveva quotidianamente con l'angoscia e la disperazione. *E forse con l'abbandono*, pensò Aquileia, nell'udire le sue parole. Per un momento, le sue iridi chiaroscure si colorarono di una lieve tristezza. Ma subito, Aquileia la dominò, spingendola delicatamente in un angolino della sua mente. Non era il momento per i sentimentalismi, doveva concentrarsi e cercare indizi. E infatti, dalle parole di Alicia, trapelò qualcosa. "Una persona non scompare davvero se si sa, con sicurezza, dove potrebbe trovarsi, giusto?". Aquileia sospirò rumorosamente e sollevò il mento, per poi riabbassarlo subito dopo in un ampio e calmo cenno d'assenso, mentre i suoi occhi scrutavano ancora più attentamente Alicia con un'espressione di consapevolezza. Lei sapeva. Ovvio, allora, che non aveva fatto lei la segnalazione. Come si poteva segnalare la scomparsa di qualcuno, se si sapeva benissimo che non era affatto scomparso? *E se si sa che magari è in mano a persone che potrebbero farlo scomparire sul serio, se parli troppo?*. Ma allora, dove diamine era? *Ha detto che Nero è impulsivo. Forse se ne è andato di sua spontanea volontà per regolare qualche conto in sospeso con chi minacciava la sua famiglia, ma non è più tornato* pensò, tra sé. Oppure, Nero era stato portato via a forza da qualcuno che Alicia conosceva, e che le metteva ugualmente paura. *L'uomo di ieri?* pensò; ma da come Alicia ne aveva parlato, le era sembrato che quella visita inaspettata fosse stata più quella di un galoppino che di un diretto boss. "Capisco, signora Prenton" le rispose semplicemente. "No, lei non è una cattiva madre. Lei vuole proteggere suo figlio. Qualunque madre lo farebbe" le rispose, continuando a guardarla tenere il capo basso, senza muoversi da dove si trovava. *Cos'è diamine nascondi, Alicia?* avrebbe voluto chiederle. Ma non poteva, avrebbe corso il rischio di farla crollare del tutto. *Altro che piedi. Ci vuole tutto il corpo, di piombo, qui*.
Ad un tratto, Alicia sollevò la testa, e alla luce delle candele Aquileia distinse chiaramente uno sguardo diverso nei suoi occhi, un barlume di -*fiducia? speranza?*- un'idea. Quado parlò di nuovo, per un momento, Aquileia si sentì di nuovo vacillare, pur mantenendo la stessa espressione calma e pensierosa. Una garanzia, ecco cosa chiedeva Alicia. E lei ce l'aveva? Sì, forse ce l'aveva. Proprio nella sua tasca: il biglietto pervenuto al Quartier Generale. Poteva forse servire? Forse Cassius era proprio il marito di Alicia, e se lei lo credeva morto, poteva essere una prova che invece, forse, ancora non lo era. *E se invece peggiorasse la situazione? Se invece quella frase, "Io so", la spaventasse ancora di più?*. Ad un tratto, Aquileia si ricordò delle parole di Rhaegar: << Non fare parola del biglietto >>. *Va bene, capo*. Non sapeva se era una buona idea, ma stando così le cose, non poteva fare altro. Continuando a guardare in volto la donna, le disse semplicemente: "Signora, il mio distintivo, quello che sono io, è una garanzia. Non posso non vedere che, nonostante tutto, lei rivuole suo figlio indietro, e non posso fare altro che assicurarle che non voglio fargli del male, come non voglio farlo a lei. Non crede che, se avessi voluto aggredirla, lo avrei già fatto?" le chiese, tenendo le mani bene in vista. *Avrei bussato con una Bombarda, se avessi voluto farti del male*. "Signora Prenton, io ho i mezzi per farle riavere suo figlio. Lasci che la aiuti", le disse, puntandole in volto le sue iridi chiaroscure. *Ti prego, Alicia, fidati di me*.


Chiedo scusa per il ritardo, ma non sapevo bene come agire...e il real mi ha anche tenuta ben impegnata, tra l'altro! sorry!
 
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view post Posted on 4/2/2015, 21:12
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Il Fato

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Alicia, dapprima immobile in rispetto silenzio, si ritrovò a scuotere violentemente il capo.
Non capisce. Io non ho paura di LEI! Ho paura che se le permettessi di aiutarmi, loro... Loro potrebbe portarmelo via per sempre come è successo con Cassius.
Nella palpabile quiete di quella buia stanza, la verità cadde al centro con un sonoro tonfo. Cassius era morto e la vedova, ormai in preda alla confusione, se lo lasciò sfuggire come se fosse qualcosa da dover essere semplicemente evidenziata. Non che suo marito non se la fosse cercata.
Glielo ripetevo. Sempre! Gli dicevo di lasciar perdere, qualsiasi cosa stesse facendo, in qualsiasi situazione si fosse cacciato, doveva trovare il modo di venirne fuori. Per me, per suo figlio. Ma lui no! Non poteva tirarsi indietro. "Ci rimetterete anche voi", diceva. A quanto pare aveva ragione. Se solo mi avesse ascoltata.
Le false difese messe su dalla donna per mostrarsi forte erano del tutto crollate. Nascondendo il viso tra le mani, prese a piangere. Che motivo aveva di continuare così? Tanto, qualsiasi cosa avrebbe fatto, il suo destino era segnato.
*Ed invece no, puoi sempre salvare il tuo bambino*, le sussurrò una voce, un piccolo eco della sanità mentale che l'aveva, oramai, quasi abbandonata del tutto.
Quello stesso rimasuglio di lucidità la condusse a fidarsi dell'Auror. Non poteva comprendere la situazione, era vero, ma anche perché era lei stessa restia a parlarne. Il tempo di nascondersi era finito, doveva prendere il controllo, altrimenti cosa l'avrebbe resa differente dal defunto marito? E se Nero fosse morto, a quel punto la colpa sarebbe ricaduta inevitabilmente su entrambi i genitori.
Si asciugò le lacrime con quello straccio di dignità che le era rimasto e si rivolse nuovamente alla donna:

Pochi giorni fa mio marito è uscito nel bel mezzo della notte e non ha fatto più ritorno. Nero, nostro figlio, era inquieto, faceva domande, sapeva che da un bel po' di tempo le cose erano cambiate. Così, quando una notte ho sentito bussare prepotentemente alla porta ed aprendola, ho visto il corpo senza vita di Cassius, ho ceduto, ho dovuto raccontargli tutto con la speranza che capisse e che non facesse nulla di avventato. Inutile dire che ho ottenuto l'effetto contrario.
Parlò con le dovute pause, riuscendo a stento a trattenere le lacrime nel raccontare del marito. Sorrise tristemente. Il senso di colpa pesava sulle spalle come un macigno e nulla, nulla avrebbe mai potuto cambiare questo. Era colpa sua, lei non era riuscita a salvare suo marito, lei aveva spinto Nero nella perdizione della vendetta. Ma d'altronde, come si può salvare qualcuno che non vuole essere salvato?
Cassius faceva parte della cerchia dei seguaci del Signore Oscuro, così lo chiamava. Io l'ho scoperto quando ormai eravamo già sposati e mi ero ripromessa di tirarlo fuori da lì. Per un periodo di tempo ho creduto di esserci riuscita. Accade quando nostro figlio nacque: tutto sembrava esser cambiato. C'era gioia, felicità. Ma, il nostro, era solo un Castello di Sabbia, è bastato poco per farlo crollare.
Lo sguardo di Alicia si perse oltre la figura della giovane donna, nell'oscurità, verso la mensola dove, gelosamente, la donna custodiva una foto di Famiglia. I felici tempi andati.
Non so in che guaio si sia cacciato mio marito. Sta di fatto che i Mangiamorte me l'hanno consegnato morto sullo zerbino di casa. C-come un animale! Volevo chiamarvi, giuro che volevo farlo, ma Nero è scappato subito di casa, brandendo una pergamena che era accanto al corpo di mio marito, urlando vendetta e quando ho trovato la forza ed il coraggio di rialzarmi, il corpo di Cassius era sparito insieme a lui.
Ecco dunque spiegate le macchioline rosse. Sangue che la donna aveva provato a ripulire per non mettere oltremodo nei guai suoi figlio.
So dove mio marito era diretto la notte che è scomparso. A Carshalton, nel Sutton, non lontano da qui. C'è un edificio, un appartamento. Ci sono stata solo una volta che provai a seguire mio marito. Non ricordo il nome della strada o il numero civico, solo che ci fosse un pub sulla stradina opposta, il "The Sun". Penso che lui sia lì perché è dove Cassius usava incontrarsi con gli amici fidati della … Cerchia. Questo è tutto ciò che so.
Finì di parlare, espirando lentamente, sentendosi, se possibile, ancora più stanca. Dire finalmente tutto ciò che sapeva a qualcuno fu liberatorio ma, al contempo, ammettere di aver fallito nella sua masochista missione di salvezza durata anni, la fece sentire ancora peggio.
Potete salvare Nero? Lui non c'entra nulla con questa storia. Non mi importa di cosa accadrà a me. Ma vi prego, non fategli del male, non permettete che qualcuno gliene faccia.
Una supplica. L'ultima cosa che riuscì a dire prima che le lacrime del rimorso e del rimpianto, l'attanagliassero di nuovo.


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