Ormai il grosso era fatto, la giovane si accomodò, che si potesse già trarre il classico sospiro liberatorio?
Che fosse già tutto finito? L'imbarazzo alle spalle, una triste Storia che andava chiudendosi, lasciando il posto ad una nuova gaia stagione, un inizio inedito, all'insegna di pace e prosperità, che si potesse guardare al futuro con rinnovato ardore? In quanti si erano già accomodati su quella stessa poltrona? Quante volte era già stata girata quella scena? Se un grande Maestro fiammingo si fosse appostato nell'angolo, con ogni probabilità, prima dello scadere del terzo mese, avrebbe invocato pietà. Sarebbe stato troppo anche per lui. Certo, la cura del dettaglio, ottimo il ripetersi quasi forsennato del motivo, con la minore delle varianze, perfetto il mantenersi inalterato di un ambiente quasi asettico, ma ogni cosa aveva il suo tempo. Sorrise, che fosse dovuto all'enorme sproporzione di anni tra lui, ed i suoi ben più giovani interlocutori, sembrava non poterne fare a meno, o che fosse in fondo anche dovuto ad altro, la cosa gli dava un insano piacere. Qualcosa che molto difficilmente sarebbe potuto essere razionalmente giustificato, ma nessuno ne chiedeva conto, quindi, perchè porsi il problema?
Ripose con una certa reverenza la piuma nel calamo, voleva essere un temporaneo arrivederci, per quanto fossero stati veloci, non avrebbe avuto più di quel tanto senso trascorrere il resto della conversazione con una piuma stretta in pugno. Se poi la Biblioteca aveva poco a che spartire con quanto sarebbe seguito, non c'era proprio motivo alcuno. Sfiorò lesto con le dita sudate la sottile morbida lana della veste, una altrettanto sottile asticella di legno fece la sua comparsa, il tempo di evocare il necessario, e riscomparire misteriosamente. Sul piano relativamente sgombro della scrivania, apparve un vassoio, un paio di tazze con relativi piattini e cucchiaini, una teiera fumante, limone, zucchero, il necessario per un The, senza che vi fossero pretese di un ricevimento, senza che vi fosse l'imbarazzo di una stamberga di dubbio gusto.
Il tempo di una tranquilla infusione, e sarebbe stato tempo. Il che non poteva che mettere di buon umore.
Prefetto? La spilla? Il dito nella piaga? Che non fosse semplice per certi versi era certo consolidato, dato per assodato, del resto non lo era nemmeno dall'altro verso. Forse anche maggiormente. Dipendeva un po' dai casi, quanto andava a prevalere l'istinto di conservazione, quanto l'azzardo, quanto i colpi di testa. Era una ricerca continua, forsennata, quasi disperata dell'equilibrio, solo in un'inedita salsa, probabilmente incompresa ed impensata, ignorata più per fretta, prassi, negligenza, eppure ogni cosa era relativa, o almeno molto poteva avere il vanto, e la dannazione di esserlo. Quanto alla leggera potevano essere prese certe decisioni? Eppure, presto o tardi qualcosa andava anche deciso. Era un dato di fatto. Il punto era proprio quello, che ciò non divenisse un alibi per non decidere, e rinviare alle kalende greche. Ma era sempre possibile decidere? O era sempre possibile rinviare? Quando e come decidere cosa fare? Un problema di asimmetrie informative? C'era possibilità di risolverlo? Probabilmente non così semplicemente, e non così in fretta. A volte, il salto nel vuoto, era inevitabile. Di lì, la necessità, e l'accortezza di essere bene informati. Prevenire, era pur sempre meglio di curare, no?
Capisco benissimo le implicazioni che possa portare la spilla che i miei successori le hanno affidato, ma non posso che essere sodale alla loro decisione. Mi creda, nel dirle che sono decisioni estremamente pesanti e sentite in primo luogo proprio per chi è chiamato a formularle, che sovente ha cognizione di causa, che per ovvie ragioni difetta chi riceve la proposta, di quanto in realtà si nasconda dietro una prima spilla, e spesso dietro ad una seconda. Non so se abbia mai riflettuto, del resto, sulla molteplice natura, per così dire meccanica, nel suo basilare, quasi primitivo, meccanismo della spilla stessa, e sul significato che si potrebbe facilmente attribuire, senza peccare di eccessiva malizia, alla stessa. Del resto, è sempre stata mia convinzione che ad Hogwarts quasi nulla accada, o sia, per caso. Ad ogni modo non può che farmi piacere, una presenza attiva sarà sempre la benvenuta in una qualunque delle mie classi, nonostante il piacere che provi nell’udire il suono della mia voce, il dibattito e la discussione sono strumenti indispensabili per un proficuo apprendimento. Ma anche questo, temo, ci spingerebbe un poco oltre.
La gestualità limitata, quasi contenuta, un braccio che si spostava, un gesto, un dito disteso, una gamba che cambiava posizione, al sopraggiungere di un già iniziale insofferente torpore, in quel caldo sonnolento clima dello studio, eppure, mai così vivo. Scariche di energia, ondate di vita, quasi emanate a raggera dal caminetto, il fuoco, presenza costante, immanente, presi tra due fuochi, che rischiassero forse infine di prendere a loro volta fuoco? Incenerirsi? Che forse Minerva non fosse la benigna e silente spettatrice che si credeva essere? Il fuoco era il suo elemento, chi meglio di lei avrebbe potuto comprenderlo, afferrarlo, controllarlo, con risultati strabilianti, anche per il più talentuoso dei Maghi? Il tentativo di non turbare oltre quel tanto che vi fosse di accettabile quel tenue equilibrio che si andava creando, mantenendo, e rinforzando, sillaba dopo sillaba. Quanto era necessario a poter affermare che vi fosse un’intesa? Che vi fosse una triplice Intesa? O era un’Alleanza? Quanto sarebbe stato dirimente il punto? In fondo, non era in gioco una guerra, o forse sì? Se vi fossero giunti, che avrebbero fatto? Ma l’intesa andava pazientemente coltivata, come una pianta, come quella stessa pianta grassa che all’estremo angolo destro della scrivania, dietro al paralume, sembrava voler reclamare un suo posto, un suo ruolo, in quella Storia, pur non riuscendoci. Snobbata, misrattata, frutto di un qualche esperimento andato male, era lì per l’indulgenza, ed il placet dell’Anziano Mago, che fosse una scommessa? Un pegno? Un voto? Così come la boccia di un pesce rosso fosforescente, una singolare scelta di gregari, non v’era che dire, eppure, quelli erano capitati in sorte, e nessuno sarebbe stato lasciato indietro.
Le aspettative che tornavano, forti di un’atavica prepotenza, come sbarazzarsene? Farlo? Se fosse stato possibile, l’avrebbero davvero fatto, a cuor leggero? In fondo, le aspettative, si legavano indissolubilmente con l’inconscio, con tutta una serie di meccanismi che inconsciamente erano silenziosamente all’opera ogni istante della giornata, a vagliare, cernere, ed esaminare ogni tipo d’informazione che fosse degna di stimolare quel loro minimo indispensabile ma sufficiente interesse. Un meccanismo di sicurezza, un’eredità dei progenitori, o forse di qualche generazione successiva, non la prima, ma forse la cinquantesima. E se anche Eva le avesse condivise? Quanto sarebbe mutata la Storia? Come si sarebbero trovati nell’Eden? Il The? Certo, il Sommo era pur sempre Sommo, non si discuteva, ma poteva davvero aver pensato a tutto e tutti, e quindi anche a quel sottile cruciale dettaglino? O avrebbe dovuto ordinare il The a qualche ornitorinco? O a qualche castoro, particolarmente sviluppato, in società con un babbuino, ed un bonobo? Erano anche quelli problemi. Certo, se non l’avesse conosciuto, probabilmente non ne avrebbe sofferto, ma un’eternità senza The, avrebbe davvero avuto lo stesso sapore? Intanto, servizievole la delicata Teiera svolgeva la sua funzione, liquido ambrato andava addensandosi nelle due tazze, spirali di calore si levavano dalla superficie ancora turbinante, bolle d’aria ribollivano tra i garganelli della mistura, tra l’altalenante movimento del pulviscolo, evaso alle cure dei filtri.
Vede, non mi fraintenda, non la prenda come una critica, ma ho imparato a mie spese, e ciò non significa che non lo faccia, badi bene, che combattere contro la propria natura, il più delle volte o non porti da nessuna parte, o al peggio crei seri problemi. Probabilmente lei vede solo la parte negativa della medaglia, il più delle volte, ma qui una certa esperienza non nego possa avere il suo valore, seguire il proprio naso può avere i suoi vantaggi. Nel dubbio, se la scelta è obbligata, è meglio affidarsi al naso, che al caso, no? Le aspettative, come i pregiudizi, per quanto primitiva, sono comunque una forma di conoscenza, che a volte ha ancora qualcosa da insegnarci. Noi trascorriamo le nostre lunghe esistenze perennemente sotto esame, che sia esso condotto da noi, o da altri, è un processo ineluttabile, fa parte della nostra stessa essenza.
Nel momento stesso in cui io le prospettassi anche solo il paragone tra il ruolo di Capocasa, Ministro e Primo Ministro, lei sarebbe inevitabilmente spinta a formulare un giudizio di valore su quanto le stia anche solo ipoteticamente prospettando, lei, perfettamente in buona fede, sarebbe chiamata da sé stessa, e dal suo essere umana, a mettermi sotto esame, a farsi un’idea con le informazioni in suo possesso complete o meno che siano, e a pervenire ad un giudizio più o meno di pancia. Mi segue? Non ci vedo nulla di sbagliato, in tutto ciò. Quando ha bussato alla mia porta, non sapevo che sarebbe arrivato, eppure immediatamente è iniziato un laborioso processo di aspettative sull’ignoto individuo che attendesse aldilà dell’uscio, il suo discreto bussare è stato immediatamente portato al banco degli imputati, la sua lieta e piacevole venuta ha poi innestato un secondo esame, questo Ufficio può vantare innumerevoli visite, a volte è inevitabile fare dei paragoni, e crearsi delle aspettative.
Ad ogni modo il The è servito, è una miscela un po’ ricercata, cinese, un The affumicato, dal sapore intenso, ma confido possa piacerle, anche questa è un’aspettativa.
Sorrise, per certi versi divertito, anche solo dal pensiero. Giunti ad una certa soglia, era ormai sufficiente relativamente poco, ed una tazza di The faceva ampiamente parte di quel poco. Era inevitabile che ne facesse parte? Una benedizione. Non c’era altra possibile definizione, una benedizione. Certo, in Scozia c’era anche altro, forse non molti avrebbero pensato di primo acchito al The, ma non poteva definirsi poi così simile ai suoi connazionali. Non lo erano mai stati. Era un Peverell. E lo sarebbe sempre stato. Il popolo aveva altre preoccupazioni, altre occupazioni, altre mire. [...]
Il Verbo?
Scritto o orale?
Anche lì, la questione era decisamente dirimente, o forse non lo era affatto? Che in fondo tutto tornasse al ruolo delle aspettative? Un po’ come le Profezie. Un ruolo squisitamente a fisarmonica, tutto dipendeva dal contesto, dai fruitori, dagli interessati, dal potere che veniva abilmente concesso loro. Un rischio evidente di divenirne schiavi, come salvare baracca e cavoli? Perché era possibile, doveva pur esserlo.
[…]
Probabilmente allora il problema non sono le aspettative, ma il ruolo che vuole o non vuole dare lei, a loro, se segue quello che voglio dirle. Le aspettative, così come per certi versi le Profezie, sono armi di inaudita potenza, ma agiscono, limitatamente al potere che decidiamo noi consapevolmente o meno di dare loro. C'è sempre il rischio di divenire loro schiavi, fa quindi bene a diffidare dall'affidarsi totalmente, ma nulla è completamente buono, o totalmente malvagio.
Verba volant, scripta manent.
Dipende da cosa si aspetta, e dall'orizzonte temporale in cui prevede che ciò abbia effetto, senza poter prescindere dalla sua intrinseca natura. Alcune Arti si possono imparare, ma non si raggiungerà mai la maestria che avremmo avuto se ci fossero capitate in sorte, sin dall'inizio. Il dono della favella, è per l'appunto un dono, oratori si nasce, difficilmente lo si diventa, e non è indispensabile diventarlo, quindi, perché porsi il problema? Son certo, che se questa è la sua preoccupazione, i miei colleghi, come ho fatto io, saranno abbastanza abili da vedere oltre le parole. Le parole sono per natura effimere, volano, sono ancorate al presente, scorrono via, mi saprebbe recitare come ha esordito entrando? O come le abbia risposto io? Eppure, ciò che viene scritto dura per l'eternità, travalica lo spazio ed il Tempo, vince la morte e la corruzione, si tramanda di generazione in generazione. Io sono uno Storico, sono portato per deformazione professionale, se me lo concede, ad occuparmi dello scritto, ciò nonostante non sottovaluto il potere della Voce, a volte la parola giusta, al momento giusto, può tutto.
Ma non abbia fretta, lei è terribilmente giovane, ed io terribilmente vecchio, la verità è quasi sempre nel mezzo.
Il Tempo era tiranno.
[...]
Che in fondo stesse diventando una corsa?
La sensazione di essere perennemente in ritardo? Che la vecchiaia l'avesse rallentato, più di quanto non fosse prevedibile accadesse, o forse c'era altro? Una sommossa? Un colpo di mano? Contrattempi, perdite di tempo, imprevisti? Eppure ciò non sembrava sufficiente a spazzare il tavolo da ulteriori estreme ipotesi. Greci, Ottomani, rapporti tesi, in fondo, anche quella non era una novità dell'ultimo ventennio. Che fosse destino che andasse così? Certe cose era destino che accadessero, opporsi avrebbe portato qualcosa di meglio? O peggio? C'era un'altra via? Per quanto il baratto di popolazioni e territori non fosse di per sé la migliore delle pratiche, quanto era legittimo sacrificare per la ragion di Stato? Tutto? O c'era un limite, oltre il quale tutto perdeva di senso? Se per la ragione, andava sacrificato lo Stato, quanto poteva aver senso? Ne avrebbe avuto? O forse no? L'abilità dello statista stava nel mitigare gli interessi, individuare quelli superiori, e perseguirli con tenacia, in barba alle masse. Un affare torbido, certo, non per anime candide, bisognava essere disposti a sporcarsi all'occorrenza le mani, mettere a posto in un modo o nell'altro l'occorrente, un gioco di potere. E bisognava essere bravi a giocare, e nel giocare quel gioco. Per il bene di molti.
E la passione.
Come essa andasse ad intrecciarsi con il potere, con la conoscenza, come essa potesse spingere all'impensabile, al Verbo, all'azione, al peccato prima, ed alla redenzione poi. Flussi e riflussi, la passione poteva essere un pericoloso nemico, minare alle fondamenta un piano ben orchestrato, farne incrinare improvvisamente un addentellato considerato forte come le fondamenta della terra, un ingranaggio difettoso, affrettare i tempi di esecuzione, e condannare l'opera di anni di fatica alla dannazione eterna. La passione era, e sempre lo sarebbe stata, esaltazione e dannazione della ragione, della prudenza, della calma, dell'introspezione, della non fretta. Accanto al mutare di tutto, e tutti, dove fondare epistemologicamente il fondamento di qualcosa di nuovo, e saldo? La Storia non si andava componendo di se, ma, forse, eppure, quanto fascino poteva annidarsi in pieghe inaspettate che avrebbero potuto in un qualche futuro secondario passato i tornanti di quella stessa Storia? Se non fossero stati i Greci, a chi sarebbe toccato? Se non fossero stati i Babbani, quale clan di Maghi?
In fondo, era una questione di fede, e di speranza.
Certo, siamo tutti debitori di molto, moltissimo, nei confronti dei Greci, probabilmente senza di loro saremmo ancora in una qualche caverna, probabilmente non avremmo un libro di cui discutere, qualcosa da leggere, la razionalità ed il pensiero logico non sarebbero al centro dei nostri stessi pensieri, e non saremmo, quanto meno stati, i padroni del Mondo. Ciò nonostante, non sarei poi così certo che se il passato potesse essere cambiato, e spostati di qualche migliaio di miglia i Turchi più ad Est, magari con i Cinesi, la Storia sarebbe davvero cambiata. Mi segue? Se ammettessimo anche, in via del tutto ipotetica che tutti gli Uomini fossero anche Maghi, e che quindi non esistano Babbani, è davvero così sicura che qualcosa sarebbe cambiato nell'essenza? Certo, probabilmente i conflitti avrebbero assunto nuove sfumature, nuove linee di faglia si sarebbero delineate, in seno a questa nostra nuova ideale società. Lo sviluppo, la crescita nasce anche nel contrasto, nelle differenze, seppure anche riconducibili ad un unico denominatore comune, le differenze, i dissapori, i contrasti, e quindi anche i conflitti armati, esisteranno sempre, sono terribilmente salutari per la Storia, la Storia stessa si nutre di questi. Cosa crede che accadrebbe se provassimo a sfrondare il Manuale della Bath di tutti questi eventi, per così dire peccaminosi? Ma allo stesso tempo, non sarei così certo, o anche solo frettoloso, nel vedere solo gli aspetti più macroscopicamente negativi che tali eventi possano avere avuto. L'Oscuro Signore è solo l'ultimo alfiere di una corrente di pensiero che per quanto le possa suonare stramba, si fonda su alcuni presupposti teorici, anche abbastanza forti, e che in fondo a suo tempo furono accolti anche in seno ad Hogwarts. Se la nostra società, per come si è andata definendo nel corso dei secoli, dovesse domani mattina essere chiamata ad operare la scelta più radicale dell'ultimo millennio di Storia, come consiglierebbe di procedere? Democraticamente, o autoritariamente? Pensa di poterne fare una colpa collettiva se tale possibilità venga vissuta con un certo timore? Cambiare è sempre un'attività perigliosa, le rivoluzioni son fatti spiacevoli, per quanto pacifiche possano essere.
Ciò nonostante sono anche certo che la schiettezza non vada mai perdonata, di cosa dovrei scusarla? Essere sinceri, nei limiti del possibile, è un dono, e considerati i tempi, anche un dono notevole, per dimensioni ed impegno. Immagino che ormai sia acqua passata per lei, ma perché pensa che Salazar volesse puntare solo sui Purosangue? Era innegabilmente un grande Mago del suo tempo, dovremmo essere ancora oggi riconoscenti ai Serpeverde per quello che fanno per Hogwarts, nonostante qualche piccolo incidente di percorso, che nel corso del Tempo tenderà poi a sparire. In fondo, se anche i Maghi fossero intervenuti per salvare Londra, Berlino, Parigi, cosa ci permette di affermare che non sarebbe successo altro? L'intervento dei Maghi avrebbe alterato equilibri di poteri delicati, e vecchi di secoli, che sarebbero dovuti essere necessariamente ripareggiati, in una qualche maniera, aprendo a scenari che al momento ci potrebbero sembrare impossibili, o improbabili, ma mutando un singolo elemento, è una pia illusione pensare che il resto del quadro resti immutato. Ad ogni azione, segue una reazione, anche la Magia ha le sue regole, che per quanto ci si sforzi non possono essere violate impunemente. Mi segue?
Sorrise soddisfatto, prendendo infine con delicatezza la meritata tazza di The, accostandola alle labbra. Le spirali di vapore ormai ridotte, quasi spossate da quell'iniziali sfoggio di titanica potenza, vapore che andava addensandosi parassitario sulla cristallina mezzaluna degli occhiali argentati. Un'innegabile soddisfazione, che non poteva essere celata, e se anche fosse stato possibile, a che pro? La ricerca dell'onestà perduta, un dono, certo, che era disposto a fare. Un rischio? Per certi versi sarebbe anche potuto esserlo, bene, ma quanto poteva contare rispetto al tutto? La conversazione scivolava via, spegnendosi nella penombra della stanza, come l'eco della voce, prima che infine si chetasse.
Un'ultima questione, irrisolta.
Tornò ad appoggiare la tazzina sul piattino, lasciando che la ceramica tintinnasse allegramente. Il primo sorso sempre senza nulla, una prova di qualità, passata senza problemi.
Assolutamente, ma lo conosco solo di vista.
Siamo colleghi presso il Wizengamot, devo averlo conosciuto ormai qualche anno fa, ma temo di non potermi spingere molto oltre. In certi ambienti è inevitabile conoscere superficialmente i propri colleghi, cedendo di buon grado tutto lo spazio necessario a quanto di importante. Ad ogni modo immagino lo si possa definire un buon Giudice.