| ♦ Horus R. Sekhmeth
~ ]— 5.48 PM, Sala Comune Tassorosso [Dormitorio Maschile, Camera Numero Tre]Sì. No. Sì. No. Sì ci andrà. No, che caspita dici, non ci andrà. E invece sì. E invece no. Ok ma solo per un minuto. No, manco morto. SI. NO. SINE. NONE. E via discorrendo. Horus faceva avanti e indietro davanti il suo letto, la camera deserta, indeciso da quella mattina se presenziare o meno al Ballo di quella sera. Soltanto qualche anno prima, quando tutto era una novità, non se lo sarebbe perso per nulla al mondo, accecato dalla ideale bellezza che quelle feste suscitavano in lui. Tuttavia, dopo anni di esperienza e con l'insorgere dei compiti che le sue cariche portavano, Horus aveva perso tutto il suo entusiasmo. E se aggiungeva a ciò, i ricordi dei Balli passati, più o meno fortunati, tutto si amalgamava in una sorta di forza negativa che sembrava trascinarlo nel diniego più assoluto per i Balli di Fine Anno. Tra l'altro, fino a qualche giorno prima, la risolutezza del Caposcuola era stata definitiva: non sarebbe andato, punto. Hogwarts aveva altri tre dannati Caposcuola, era necessario che presenziasse anche lui? No, si era risposto, dicendosi che avrebbe potuto benissimo spacciarsi per malato, imbastendo due, tre starnuti e spedendo di grazia le due giovani Prefette a far le sue veci —nel malaugurato caso in cui qualche disgraziato Tassino si fosse lanciato patè di lenticchie addosso. Così non solo aveva resistito alla tentazione di invitare una certa Serpeverde —cosa che ormai stava diventato un vizio mal sopportato dal ragazzo—, ma non aveva neanche avvertito per tempo sua madre a cui aveva bellamente mentito: "No, madre, niente Balli quest'anno, non ho bisogno di nessun abito elegante". La donna, però, non aveva creduto a suo figlio e quel mattino, Freyr, il Gufo che lui le aveva regalato per Natale, era piombato sul tavolo della colazione, sparpagliando porridge e fettine di bacon dappertutto. Tra le zampe aveva un voluminoso pacco che, senza dubbio, conteneva un abito, e sulla cui sommità era poggiato un piccolo biglietto. Quando Horus l'aveva aperto, nella solitudine della sua stanza, aveva scoperto un completo semplice, molto elegante e di ottima fattura, mentre una veloce nota descriveva poche parole: "So che ci sarà un Ballo. So che non hai voglia di andare, ma se cambiassi idea, almeno avrai qualcosa da mettere. E se non andrai, almeno avrai comunque qualcosa da mettere. Un completo non è mai sprecato. Baci, Mamma". E così Horus aveva fissato esasperato l'abito. Aveva osservato la giacca, i pantaloni, la camicia chiedendosi perché diamine sua madre fosse testarda e riconoscendo che se lui era un testone, tutto lo doveva ai geni di sua madre. E indubbiamente, il completo era semplice e per nulla appariscente, nonostante la semplicità fosse spesso riconosciuta come simbolo di eleganza, soprattutto maschile. Tuttavia, la buona volontà di sua madre aveva seriamente minato la sua. E ora? E se Tassorosso avesse vinto? E se magari Emily fosse stata lì? E se magari fosse stata con un alto? O peggio ancora... e se ci fosse stata Mya con un altro ? Rieccole, una dopo l'altro, tutte le valide motivazioni per cui Horus aveva deciso di mandare al diavolo il Ballo. No, non ci sarebbe andato, sbuffò.— 10.43 PM, Sala Grande [Esterno]Horus sospirò, alzando il viso verso l'alto, le mani al caldo nelle tasche delle pantaloni. Il suo respiro, a contatto con l'umidità e il gelo dell'esterno, si condensò in una piccola nuvoletta che scomparve di lì a poco. Un brivido freddo percorse la sua schiena, eppure il Tassorosso non si mosse, appoggiato al muro del Castello, mentre la soave musica della Sala Grande proveniva dall'apertura della grande porta-finestra (incantata per quella serata) dalla quale lui era uscito. All'interno, un cospicuo numero di studenti si era presentato quella sera, godendosi la serata. Un tot di invitati erano accalcati ai lunghi banchi del cibo, ricchi come non mai di squisitezze e bevande, un altro to erat in pista a danzare (o a muoversi come scimmioni ubriachi), un tot disposto in vari gruppetti intenti a chiacchierare e fare conoscenza. Un semplice, tranquillo Ballo, solita location, solite facce; e per fortuna di Horus, nessuna traccia in giro né della Rose, né della Lockhart, soprattutto per la quale lui aveva sviluppato un infallibile radar che automaticamente (e a volte, quasi inconsciamente) lo portava lontano da lei ogni qualvolta lui la percepiva nelle vicinanze. In compenso, quando Horus si era ritrovato a camminare tra la folla, aveva notato qualche adulto in più, forse qualche Ministeriale (o qualche genitore?) invitato per l'occasione. Nel suo passaggio, Horus aveva salutato qualcuno (beeep, facce non pervenute), aveva bevuto un bicchiere di Acquaviola e assaggiato una porzione di Christmas Pudding (doveva ammetterlo: pur non amando i dolci, quello era uno dei pochi dessert che più aspettava in quel periodo. Il sapore del rhum e della frutta candita —benché lo preferisse con l'uvetta— era un accostamento che trovava delizioso. In più, il forte aroma del brandy flambè provocava una squisita nota alcolica in contrasto con gli altri ingredienti. Gli Elfi Domestici della Scuola avevano lavorato egregiamente, doveva riconoscerlo. Senza contare la piccola sorpresa una volta assaggiato il dolcetto: il leggero peso delle monetine comparse magicamente nella tasca erano stata un'insolita novità, in piena linea con la tradizione folkloristica inglese) e poi, infastidito dalla cappa di chiuso, calore e di chiacchiericci e musichette, era infine uscito a prendere una boccata d'aria. La notte fresca e pungente lo aveva subito infreddolito, eppure era una piacevole manna per il viso accaldato dalla calura della Sala. Un po' di pace, nonostante il flebile brusio della festa, ecco cosa gli offriva quel piccolo angoletto ghiacciato. Inoltre, le stelle da lì erano ancor più belle, nonostante il soffitto della Sala Grande regalasse comunque un buon panorama. Era già passata una mezz'oretta buona, da quando si era ritirato all'esterno ed Horus avrebbe dovuto, effettivamente, farsi un giro dentro, controllare che tutto fosse apposto com'era suo dovere. Tuttavia, non ne aveva la minima voglia e l'apatia sembrava volerlo tenere in pugno per tutta la serata. Mentre Horus dava un piccolo colpo ad un sassolino a terra, un enorme quesito si ripresentò lampeggiando nella sua testa, come quei cartelli babbani al neon che si trovavano a Piccadilly Circus: "Cosa diamine ci fai qui, emerito imbecille?"« L'annoiato.» Mormorò, con una smorfia sul viso. Forse era l'ora di defilarsi, si disse; la sua parte l'aveva fatta. Così, fece dietro front, immerso nei pensieri. Poiché gran parte della gente era al Ballo, avrebbe potuto benissimo approfittarne: infilarsi in cucina, sgraffignarsi una tazza di tè e bersela nel calduccio del suo letto, un paio di Fagottini alla Burrobirra (benedetta scoperta!) e un buon libro, prima di scivolare tra le braccia di Morfeo.* Party hard all night long.* Si canzonò, con un angolo della bocca incurvato in un sorrisetto ironico. Una volta rientrato, l'asfissiante calore della Sala lo travolse ed Horus alzò lo sguardo spaesato. Rapido, cercò di individuare i passaggi con meno persone per poter svicolare in fretta, ma poco prima di riuscire a muovere anche solo un piede, la sua attenzione venne calamitata dal palco. La voce di Hope Lancaster aveva improvvisamente sovrastato la musica e il chiacchiericcio richiamando gli invitati: il momento della consegna delle Coppe, era arrivato. Nei giorni precedenti, Horus aveva avuto modo di vedere le brillanti pietre, nella clessidra di Tassorosso, in numero maggiore rispetto alle alte, tuttavia, non poté fare a meno di provare un pizzico di ansia. Un'ansia, però, che venne ben presto spazzata via dalla stessa Lancaster nell'annunciare la vittoria di Tassorosso, salutata da applausi più o meno sentiti. Risollevato per quei pochi attimi, Horus si ritrovò a sorridere scioccamente, mentre si dirigeva verso il palco. Fu quando salì i gradini che un dubbio l'assalì: quante volte aveva vinto Tassorosso? Due? Tre di fila?* Ops. Pensò divertito: qualcuno gli avrebbe sicuramente tirato qualche macumba, era certo. Non aveva voglia di fare discorsi, né tanto meno ne aveva preparato uno, così, quando si ritrovò davanti gli studenti, che fossero intenti ad osservarlo o a farsi gli affari propri poco importava, sentì stringersi il consueto nodo alla gola. Inutile: Tassorosso poteva vincere mille volte e altrettante Horus avrebbe potuto salire sul palco, ma sempre avrebbe provato quel primordiale disagio a dover parlare (e mostrarsi) davanti un numero X di persone.« Grazie professoressa Lancaster. » Esordì, con un educato cenno del capo in direzione della donna. Hope indossava uno splendido abito a sirena rosso veneziano che ben si adattava alla sua figura slanciata e tonica. I capelli biondi erano tenuti morbidi ad un lato della spalla, acconciati con semplicità e raffinatezza. Era indubbiamente una bella donna, ma nei suoi grandi occhi verdi, vera una durezza particolare, inusuale per la sua giovane età e tutta tipica del lavoro che ella svolgeva come Ispettore Auror presso il Ministero.« Dunque... » Horus riportò lo sguardo verso la Sala. Ovunque vedeva volti più o meno noti, sentendo quel nodo continuare a stringergli le viscere come una mano rachitica ficcata tra le costole e il diaframma. Nonostante la consueta agitazione, Horus era ormai diventato un maestro a celarla, mostrando ai presenti un atteggiamento sicuro e disinvolto. Intravide numerosi Tassini conosciuti, la chioma particolarissima di Niko Domenic, addirittura riuscì a scorgere il viso affilato della Von Eis, conosciuta in circostanze per lo più drammatiche, alla bislacca festa di Fuco IV (Il Luminoso!), nella sera dello scorso Halloween. Aveva provato una subitanea quanto istantanea antipatia per lei, ma il tutto poteva esser ricondotto con ogni probabilità alla misteriosa Pozione che avevano ingurgitato quella sera, in quanto della Von Eis, non gli era mai importato granché, come del resto gran parte della popolazione scolastica di Hogwarts, e perciò poteva dire di non conoscerla affatto« Credo che ormai vi siate stufati di vedere la mia faccia ad ogni Ballo. » Di nuovo, un angolo della sottile bocca si incurvò in una smorfia divertita, generando una piccola fossetta sulla guancia.« Ma indubbiamente per me è sempre un piacere. » *Più o meno.* « Come ogni volta, ringrazio tutti i Tassorosso che si impegnano di continuo non solo per se stessi, ma anche in favore della Casata, donandole lustro e orgoglio. In particolar modo, sono fiero delle nuove leve... » I suoi occhi si posarono sui volti giovani e puliti di alcune matricole che conosceva solo di vista (e che, per fortuna loro, non avevano fatto danni per quell'anno) « ... Che fin da subito si sono dati da fare, raccimolando punti e conoscenze. Nonostante l'infelice dipartita del nostro precedente Capocasa, abbiamo dimostrato di saper restare uniti e darci da fare nonostante tutto. È soprattutto merito vostro, come del resto, lo è sempre. Grazie mille! Continuiamo a fare del nostro meglio! »Un piccolo inchino, rivolto ai suoi studenti, ed Horus indietreggiò, per poi voltarsi e salutare la Lancaster con un altro cenno. La brillante Coppa delle Case era stata poggiata su un tavolo al centro del palco e non aspettava altro, a fine serata, che esser poggiata sulla mensola sopra la scrivania del ragazzo, nell'Ufficio dei Caposcuola (in mancanza di quello di un Capocasa). I prodi Elfi Domestici avrebbero sistemato la faccenda prima di lui, quello era certo, a fine serata, una volta giunti a riordinare. Una volta sceso dai gradini, Horus proseguì tra la folla, confondendosi con essa, nient'altro che uno dei tanti partecipanti; nonostante il piacevole sipario della vincita, tutto si era svolto in maniera monotona e la noia aveva provocato in lui un senso di spossatezza impossibile da ignorare. Per un attimo, mentre si dirigeva verso l'uscita, in cuor suo sperò di incontrare... * NO. MAI NELLA VITA. NO. E NO.* Scuotendo il capo per scacciare dalla mente la figura che si era presentata, con ostinazione nei ricordi, innervosito da quei pensieri Horus allungò il passo, scansando un ubriachissimo primino che aveva avuto l'ardire di mangiarsi una delle mele che galleggiavano nel Whisky Incendiario e che ora barcollava morente più di là che di qua. Le porte della Sala Grande non erano mai state così lontane, ma di lì a poco sarebbe finito tutto e Horus sarebbe filato dritto dritto in cucina, a sgraffignarsi il tanto agognato tè.* Ma non disdegnerei neanche quel Whisky Incendiario, eh.* Se non altro, sicuramente scomodi ricordi avrebbero evitato di fargli visita quella notte, lasciandolo tranquillo. Il giorno dopo, poi, tutto sarebbe tornato più o meno alla normalità, vacanze annesse.* E anche 'sto Natale ce lo siamo tolti dalle balle.* Un nuovo anno all'insegna dell'ottimismo, senza alcun dubbio!« No one knows and no one will know, but I feel like losing senses. » E ho mangiato il Pudding. Yum.
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