Five O' Clock

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view post Posted on 27/2/2015, 01:37
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Un bivio.
Una diramazione.
Un crocicchio, si sarebbero incontrati lì l'ormai celebre carretto, con il suo oltremodo nobile carico, ed il vile villano? Era quello il punto d'incontro fissato biecamente dalla lungimiranza della Tuke, perchè tutto riprendesse, ripercorrendo il sentiero tortuoso di due Storie che in apparenza nulla avevano di che spartire, proiettandosi nelle inesplorate sponde del futuro, ormai prossimo? O avrebbe evitato l'imboscata, scansando le domande, evitando i problemi, trincerandosi dietro quella piuma, in quella loro non intervista, risoluti nel voler portare sino in fondo quella farsa, proseguendo imperturbabili? Com'era destino che proseguisse l'avventato incedere del giovane, ebbro di conoscenza, come un turista perduto lungo la Via della Seta in cerca di una locanda, o un ignaro conquistador che movesse i primi passi dalle coste della Libia, avventurandosi nel deserto, certo di procacciarsi acqua, in un secondo momento? Era già tutto scritto, o non lo era? Avrebbe reagito alle provocazioni, non le avrebbe colte, le avrebbe ignorate volontariamente, o involontariamente? Avrebbe rincarato la dose? Gli assi principali erano due, il Cardo ed il Decumano di quell'improvvisato edifizio difensivo, che parola dopo parola, sembrava ora un'imprendibile roccaforte, arroccata su un'invincibile montagna, ora un mite fortino, di pianura, di una landa pacificata da ormai secoli, deposito di granaglie, e rifugio dagli sprovveduti briganti, mezzo per guadagnare tempo prima che le coorti di stanza giungessero in soccorso. Ora era tutto chiaro, lapalissiano, nella sua quasi banale franchezza, ora terribilmente oscuro e contorto, ermetico nell'essenza del suo significato primigenio, così distante ed abilmente celato, quasi da sfuggire allo stesso oratore. Per quanto fosse scontato, se non triviale, il chi fosse Giocasta, Hogwarts, era già più controverso risalire alla vera identità di Laio, e di Edipo. Il Vecchio era davvero vecchio, ed il Giovane, era il giovane, o i ruoli apparentemente chiari erano in realtà scambiati? Chi cercava cosa? Perchè qualcosa stavano cercando, a patto che qualcuno sapesse qualcosa. E se nemmeno Giocasta, fosse stata veramente lei? Se vi fosse stato un inganno? Eppure, era veramente anche quello un inganno? Hogwarts aveva mai confermato di esserlo? E se fosse stata Tosca? Meno, ma anche più, metaforica. Altrettanto efficace, e molto simile nell'idea, ma allo stesso tempo, diversa in quanto potesse davvero rappresentare? Chi era chi? Chi era Tiresia? Chi era il cieco, l'ipovedente, unico in realtà in grado di vedere oltre gli inganni intessuti dall'abilità divina della Tuke? C'era soluzione? Come l'avrebbero trovato? Avrebbero trovuto? E se fosse sempre stato lì? Minerva?
Come poteva?
Eppure, allo stesso tempo, poteva.
Sembrava farlo. Sembrava che già lo stesse facendo. L'ambiente cambiava, mutava al suo tocco, ne bastava la presenza, per rendere la stanza più accogliente, il clima più disteso, l'atmosfera più calda di quanto già non fossero. Qualcosa che il semplice caminetto, ed il fuoco, invitato a dimorarvi ogni giorno dell'anno, sembravano non essere in grado di adempiere sino in fondo. Pur sempre di fuoco andava trattandosi, ma ad un livello superiore, una comprensione dello stesso elemento portata all'ennesima potenza, e personificata, nelle piume di una fenice, qualcosa che solo in quel caso, più unico che raro, era possibile campionare. Ci sarebbe stato tempo per il resto, forti di quell'inedita Tiresia, avrebbero svelato gli enigmi? Avrebbero forse infine anche scoperto chi erano veramente?
Certo, si sarebbe presupposto, forse anche a buon diritto, che presto o tardi avrebbe ben deciso di tornarsene da dov'era venuto, eppure, essere lì, a contatto con quell'inaspettato ed inatteso Tiresia, sembrava d'inesauribile conforto, oltre a non costituire un impedimento a nulla che non fosse e fosse in programma. Una grattatina qui, un ricambio là, una strusciata discreta sulla manica lilla, sul dorso della mano. Le fenici soffrivano il solletico? Da quanti anni si conoscevano? Ben più di mezzo secolo, probabilmente più di tre volte l'esistenza dello stesso giovane ospite, e probabilmente anche di più, anzi, indubbiamente di più. Eppure, come poteva esserci una fine? I vizi di un'intera esistenza, un'implacabile spettatrice, un immortale Minosse, marmoreo nel giudizio, più definitivo della morte, più effettivo nella sua glaciale immediatezza. Uno sguardo. Perchè in fondo, dopo tanto tempo, quella tacita benevolente approvazione suonava come qualcosa di necessario, se non obbligato. Tutti avevano qualcuno cui rendere conto, era solo questione di individuare quando farlo, e quando volerlo farlo, di conseguenza, chi fosse questi.
Tacitamente, attendeva la reazione del Giovane, aveva ormai percorso quasi per intero la circonferenza del trespolo, dal dargli le spalle, poteva ora scrogerlo distintamente, sopra l'ala destra di Minerva, altrettanto interessata da quell'inattesa visita, ma abituata, forse rassegnata, al continuo andirivieni che Hogwarts sembrava volesse sempre rappresentare. Entrambi lo osservavano, due punti di vista differenti l'uno divergente dall'altro di quella che aveva tutta l'aria di essere una yarda, il Vecchio quasi chinato, il capo raccolto, lo scrutava di sottecchi, da sopra le lenti cristalline, due punti di fuga decisamente diversi se si fosse voluta valutare la prospettiva. Il suo Maestro fiammingo che si intrallazzava con solerzia di tanto in tanto a ritrarre gli inconsapevoli ospiti avrebbe trovato quella nuova posa decisamente più interessante della ormai plastica e ritrita scrivania, con conseguente mezzobusto, ma di buon grado si adattava alle circostanze, complimentandosi ora, ed ora, per la trovata, lagnandosi per quell'eccesso di sfrenato manierismo che di tanto in tanto sembrava prendesse il sopravvento, prevalendo su quel coacervo di forze indomate che si annidavano in quelle stanze.
Aveva scelto Tosca?
Sì, aveva scelto.
Poteva dirsi sorpreso? Stupito? Era abbastanza sicuro ci sarebbe stato, era stato un patto tacito, un accordo, aveva lanciato il sasso, ci era stato, aveva rincarato la dose, ora era tempo di proseguire sul sentiero già tracciato. Ed il prosieguo della confessione, quell'intervista che non era un'intervista, pur essendolo. Il tutto aveva del comico, per molti versi, e lo sapeva. E se banalmente si fosse inventato una credibile scusa? Un'intervista doveva essere concordata, ed era lecito rifiutare, avrebbe tranquillamente potuto declinare l'invito, che sarebbe saltato l'intero piano? Non era importante, non era accaduto. Eclettismo, era quella la soluzione? Ed altro, annuì divertito, l'arricciarsi delle labbra, l'incresparsi del candore della barba. Aveva ragione?


Ah! Il fascino misterioso della vulgata? Ho sempre pensato che un qualche fondo di verità anche le voci debbano pur averlo, non trova Mr Sekhmeth? Noi Peverell siamo equamente divisi tra Tassorosso e Serpeverde, da quando il Cappello è entrato in servizio, ormai qualche secolo fa, ma non mi sbilancio sul futuro. Mio padre era Serpeverde, ho sempre sperato di assomigliare a mia madre, son certo sarebbe stata un'ottima Tassorosso, ma non è dato saperlo. Ha ragione, eclettismo, ostinazione, perseveranza, aggiungo io eccentrismo, versatilità, passione, ed anche le malelingue, perchè no? Buonismo, avanzi, fondi di barile, credo che involontariamente abbia centrato al cuore l'intera questione, guidato dal Caso: il compromesso. Non lo trova qualcosa di tanto straordinario, da essere sufficiente?

Sì, forse, così era un po' criptico?
Eppure era tanto entusiasta, e divertito, quasi commosso, dal tiro mancino della Tuke, che il tutto assumeva un che di straordinario. Era destino che andasse così, in fondo. Doveva andare così. Eppure, forse, si rendeva necessario qualche chiarimento? Giusto per rendere partecipe il Giovane della bellezza del Disegno? Se nulla accadeva per caso, doveva essere vero sino in fondo. Nessuna eccezione poteva essere tollerata.


Mi spiego meglio.
Quando avevo pressapoco i suoi anni, molto tempo fa quindi, mi sono a lungo interrogato sul perchè le Case dovessero essere Quattro, in un Medioevo che tanto peso, e rilevanza dava ai simboli. Quattro suonava così sbagliato, da dovervi essere obbligatoriamente una spiegazione. Tre sarebbe stata la perfezione, o sette, ma Quattro aveva tutta l'aria di una beffa. Poi sono giunto alla stupefacente conclusione che in fondo fossero proprio Tre, più un Compromesso, che consentisse l'esistenza delle Tre, la loro condizione d'equilibrio, mi segue? Riesce ad immaginare la paradossale ipotesi di una Hogwarts a tre gambe, adamantine e fulgide, uno Smistamento, ed una fila di Studenti al termine del quale riprendono i bauli, e ritornano a Londra? Il Buonismo di Tosca, e l'Eclettismo di Tassorosso, per dirla con parole sue, sono la condizione necessaria alla sopravvivenza di Hogwarts stessa nei secoli, il Compromesso che rende possibile la Magia, che altrimenti avrebbe cessato di esistere prima ancora che Grifondoro venisse sepolto. Senza equilibrio, non esiste Magia, capisce? Il duro lavoro non è innaturale, certo, ma per fare cosa? Non avrà pensato che il Cappello le consigliasse di studiare più dei suoi vicini di Smistamento, no? I Fondatori sapevano che il Castello fosse, e sarebbe stato strettamente intrecciato ad una moltitudine di Profezie dell'Albero, e che quindi fosse indispensabile garantirne la sopravvivenza, come argine del Caos, Tassorosso era una delle risposte trovate al problema, in un tempo infinitamente più saggio, e nobile del nostro. I Tassorosso inconsapevolmente lo sanno, lo hanno sempre saputo, sono la progenie di Tosca, una donna, anche questo non è casuale. Trova così umiliante essere considerato uno scarto?
Come vede, qualche risposta, a modo mio, gliela sto dando.


L'adamantina armatura dei Tre, sfumava innanzi alla poliedria del Quattro.
La divina potenza costringeva il resto a piegarsi, innanzi alla sua primigenia forza distruttrice. Aveva il diritto d'imporsi, e l'avrebbe fatto. Era destino che accadesse, sarebbe sempre stato. Doveva accadere. Se non fosse accaduto, cosa sarebbe successo? Il Caos. Ed ecco, la seconda via, percorsa in agilità la prima, con studiata calma e pacatezza, raggiungevano la seconda. Il giovane Tassorosso l'avrebbe imboccata? Avrebbe infine desistito? Optando per una seconda fuga, di comodo, una soluzione meno estrema, una domanda più opportuna, misurata nella forma, e nella sostanza? O era tanto ebbro, da caricare testa in avanti, zoccoli ardenti nel terreno, in cerca di quella famelica e famigerata risposta? Esisteva? Era nelle sue possibilità dargliela? La conosceva? Voleva la verità? O una rassicurante menzogna? Che si prestasse ad ogni uso, e costume? Eclettica al punto giusto da essere insospettabile.
Ed ecco il ricominciare, accompagnato da?
Denudazione?
Per quanto fosse preparato a molto, non tutto, ospite dopo ospite sembrava volessero fare a gara quanto a stramberie. Ma lo spogliarello sarebbe decisamente stato troppo. Che avesse colto? Si limitò al collo. E fece la sua comparsa una runa. Era una runa. Nessun dubbio. Quindi presumibilmente aveva anche ragione sul resto. Possibile?
Sorpresa, sconcerto. Corrucciato, scrutava la runa come a volerla dissuadere. Com'era possibile? Eppure...
Strappata al Golem, un cuore.
Un Golem runico.
Uno scherzo della natura.
Tramandare, c'era poco da tramandare.
Ben poco.


Ma che piacere, Hagalaz.
Se non fosse straordinariamente strano, avrebbe tutta l'aria di essere uno scherzo. In realtà, questo suo Golem con ogni probabilità ha ben poco a che fare con la tradizione, in quanto sono piuttosto certo non se ne fossero ancora visti di tal fatta. Come le dicevo poc'anzi, quasi per scherzo, in una querelle accademica, una gara d'ingegno, mi ero spinto ad ipotizzare con diverse riserve, la possibilità di combinare i Golem, con l'Arte delle Rune, lasciando irrisolti sul piano pratico una serie notevolissima di problemi, ma risolvendo, in via del tutto teorica, il principale. Come le ho già detto, e come ha avuto essenzialmente modo di toccare con mano, generalmente i Golem sono Armi di sfondamento, e difensive, a controllo remoto, letali contro i Demoni, incredibilmente refrattarie alla Magia. Il che poneva il problema che pensavo di aver risolto, essendo refrattarie, non sono nemmeno mai state in grado di controllarla, semplicemente si limitavano a respingerla, o non subirne danno. L'unica forma di Magia che mi sarei sentito di poter tentare per la sua intrinseca e diversa natura erano appunto le Rune, che andavano però in netto conflitto con gli unici altri due indispensabili elementi del Golem stesso, immagina quali possano essere? In tutta onestà pensavo fosse un conflitto tanto inconciliabile, da essere irrisolvibile il problema. Ma a quanto pare è stato risolto, con ottimi risultati.


Il che aveva anche immediate ripercussioni logiche, e pratiche.
Se Halagaz era il cuore, evidentemente il Golem ne aveva il potere?
Un Golem runico, era anche un Golem magico?
Scoperto il come, era replicabile?
Era ormai indubbia la fattibilità.


Immagino quindi, che se la Runa fosse il cuore che animasse il Golem, questi ne avesse anche il controllo, e quindi avesse per certi versi un più o meno limitato controllo su questo potere? Sarebbe la più immediata applicazione, la risposta al perchè risolvere una serie di infinite grane di un tema già collaudato e vincente del Golem, ed intentare una nuova strada. A meno che, certo, la cosa non fosse ancora in via sperimentale. Strapparlo è indubbiamente stato molto avventato da parte sua, non è molto saggio avvicinarsi così tanto, al più, il contrario, correre dalla parte opposta, se me lo consente. Allo stesso tempo sono piuttosto certo che quelli in Asia fossero Golem nella versione più nota e conosciuta, nonchè tradizionale, nessun geniale pasticcio runico.

Il che lo riconduceva ad un altro annoso dibattevole discutevole problema.
Cosa valesse davvero la pena studiare, e cosa no.
Si erano scornati per anni.
Ormai la frittata era fatta.
Ma non era mai troppo tardi per una parola.
Non sarebbe mai potuto esserlo.


Vede, Mr Sekhmeth, io tra le altre cose sono uno Storico, e sin qui nulla di strano. Ma l'intero impianto poggia su un inganno, una menzogna, che per il semplice fatto che crediamo e speriamo sia vera, non la rende tale, ovviamente. Il fatto che noi Moderni, o forse per certi versi dovrei osare il Voi, ma sarebbe un'altra Storia, viviamo in una serie di pregiudizievoli pregiudizi su tutta una serie di Dottrine, di fatto non le rende inesistenti. Bandire dai nostri programmi argomenti che oggi troviamo eticamente inaccettabili, non li rende meno validi o veri, di quanto non fossero ieri. Non trova? La Magia stessa oggi viene sempre più spesso divisa in Chiara ed Oscura, come se con assoluta certezza, lei potesse iniziare a selezionare i granelli di polvere della mia libreria, discriminandoli in virtù di un suo pregiudizio. Magia è Magia, l'obiettivo per cui decidiamo consapevolmente di impiegarla può essere terribilmente nobile, quanto oscuro, ma ciò non muta d'una virgola l'essenza più intima di Magia. Mi segue? Le Arti Oscure esistono, così come i Golem, crede che non studiarli li renderebbe meno veri? Ne ha avuto la riprova, per quanto sia assolutamente certo che tale variante fosse del tutto inedita. Vede Mr Sekhmeth, sono convinto da sempre che nulla sia veramente morto, per il semplice fatto che nessuno si ricordi che esista. La Storia è un forziere incredibilmente ricco, che attende di essere esplorato, ma non tollera essere saccheggiato, ci vuole rispetto, sympathy. Magari, tra qualche anno...

Sì, qualche anno.
Bisognava avere pazienza.
Quanto?
Non moltissimo.
Prima di poter fare a meno del Ministero, ed indagare personalmente su quanto fosse accaduto. E ritrovare quanto era andato perduto. Almeno scoprire cosa le era capitato.
Pazienza.
Qualche anno.

 
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view post Posted on 5/3/2015, 20:22
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Horus R. Sekhmeth

~
BKGhiFR
Si era ormai abituato ad esser scrutato dai brillanti occhi azzurri del Professore che emanavano una svariata infinità di pensieri diversi che Horus, ovviamente, non poteva cogliere a fondo. Ma aver su di sé lo sguardo fisso di una creatura mitologica... beh, non era qualcosa che accadeva tutti i giorni. Ancora una volta, il Tassino si ritrovò a concentrarsi sul muso della Fenice, osservandola con curiosità mentre lei stessa era intenta a studiarlo. Quanti ne aveva visti, di studenti come lui? Girava voce che non fossero in pochi a fare visita a Peverell —forse più per chiarimenti sulle lezioni, che per altro— e certamente, vista la straordinaria calma della Fenice, questo per lei non doveva essere un problema.
Il Caposcuola tornò ben presto, tuttavia, a porre la sua attenzione sull'insegnante che aveva prontamente ripreso il discorso. Annuì, alle sue constatazioni e anzi, se ne sentì persino esaltato. Aveva trovato Ignotus... diverso dalle sue aspettative. Forse l'atteggiamento che aveva avuto nei suoi confronti —e che ancora manteneva, fra le righe— lo aveva divertito e piccato allo stesso tempo, ma era indubbio che aveva un certo carisma nel spiegare determinati argomenti, indorando straordinariamente la pillola qualora egli lo volesse. C'era, però, ben poco da indorare per Horus, in quel momento. Ciò che Ignotus disse non fu altro che una splendida esaltazione di un pensiero che il Tassino stesso condivideva e, anzi, con l'aggiunta di nuovi punti di vista, la sua opinione si arricchì ulteriormente, dipingendo sulle sue labbra un tenue sorriso di soddisfazione. Quando l'uomo gli pose la fatidica domanda, lui scosse lievemente il capo.

« Assolutamente no, signore. Non trovo affatto né di essere uno scarto, né di essere umiliante. Sono, invece, assolutamente d'accordo con Voi. Vedete, come vi ho raccontato, anni addietro non fui soddisfatto del mio Smistamento. Mio padre, come il vostro, fu Serpeverde e mia madre appartenne alla nobile Casata di Corvonero. Mio desiderio era dunque quello di ripercorrere le orme di uno dei due. Libri, astuzia, furbizia, intelligenza! Sono tutti valori che suonano altisonanti, per un bambino un po' troppo ambizioso. Ma cosa vuole saperne un ragazzino di undici anni di cosa è e di cosa sarà? Può solo dire cosa vorrebbe essere, sulla base delle sue poche esperienze di vita. Giunto sullo sgabello, udito quanto il Cappello aveva sentenziato, quei desideri si infransero in una barriera assai solida: la realtà. Ma crescendo e soprattutto vivendo Tassorosso, posso dire —e con molta felicità— di esser stato il più stupido dei delusi e che i miei pregiudizi non erano altro che favolette di bambino capriccioso. Crescendo, si cambiano tanti punti di vista, talvolta. Oh, non dico che a diciassette anni insorga ad ogni costo una maturità tale da avere un'idea e portarla avanti fino alla morte, come se la provvidenza Divina giungesse ad illuminarci il cammino e facendoci sembrare tutto bello e incorruttibile. Ma, voglio dire, che la consapevolezza giunge, prima o poi e si possono imparare tante cose, soprattutto dalle male lingue. Che sia per il tempo, per la rassegnazione o per la comprensione di quei valori che forse, da bimbi si è difficile abbracciare completamente, alla fine del nostro percorso scolastico dubito seriamente di trovar qualcuno che dica: "La Casata che ho frequentato non faceva per me". C'è del resto una saggezza antica di secoli, e quattro brillanti menti, in quel malandato Cappello. » Fece una breve pausa, convinto di essersi prolungato forse un po' troppo. Infine, continuò, giusto per mettere i puntini sulle "i" su quell'argomento, una volta per tutte.
« In definitiva, il simbolo di Tassorosso e di Tosca, oltre la banale simbologia della Coppa e del Tasso, era anche uno splendido albero (che noi tra l'altro abbiam potuto ammirare al Museo). Mi rendo conto, quindi, ragionando sulle Vostre parole, che non siamo che forti e solide radici e ciò mi fa capire quanto il vostro discorso sia assolutamente reale. Ancor di più, quindi, non posso che esser fiero di ciò che scelse il Cappello e di esser un Tassorosso. » Concluse, serio e con una punta d'orgoglio nella voce. Ah! Era impossibile fraintendere ora, si disse. Certamente Peverell gli aveva dato comunque un'ottima spiegazione e su questo non era rimasto assolutamente deluso. Ma fu poi il discorso successivo, quello dalle note più dolenti, a esser a rischio.
Mostrando Hagalaz, Horus si rese conto dello sguardo strano dipintosi sul volto dell'anziano uomo. Poté carpirne una certa sorpresa, un più noto disappunto, forse, e capì che Ignotus aveva parlato seriamente poc'anzi, nel non voler credere alla sua storia. Rimase, quindi, in silenzio, avido di udire cosa egli aveva intenzione di dire al riguardo. Saltò fuori che l'uomo aveva ipotizzato un uso delle Rune con elementi come i Golem: una magia istintiva, spirituale, contro una più "rozza" e fisica. Nonostante la domanda che gli fu porta, Horus rimase in silenzio, appuntandola mentalmente, conscio che in quel momento non fosse altro che una questione retorica. Ci sarebbe tornato su quando la voce di Peverell si fosse spenta. Ma fu prettamente il discorso che si rivelò essere quello finale, a far illuminare gli occhi del giovane e, al contempo, da fargli emergere una piccola nota di disappunto nelle ultimissime frasi che l'uomo gli rivolse, che tanto parevano un sottile pungolo e accusa alla sua precedente affermazione. Nel complesso, però, ciò che Peverell aveva appena detto —ad esclusione di quel piccolo dettaglio— non era altro, né più, né meno, che una conferma alla quale Horus era giunto da un bel pezzo. E questo, ancora, non fece che rinsaldarne l'opinione.

« Per quanto riguarda la sua ipotesi nel collegamento Rune e Golem, suppongo che vi sembri così... improbabile per la natura refrattaria del Golem stesso alla Magia. Le Rune e la loro applicazione come magia arcaica, o almeno quel che c'è rimasto, credo cozzino enormemente con qualcosa di fisico e sviscerato alle funzioni magiche, come i Golem. » Ecco già poteva veder il professore esprimere il suo disappunto per quella osservazione. « Tuttavia, sono convinto, nella mia ignoranza, che sia proprio il fatto che siano entrambe due forme arcaiche di Magia a permetter loro di legarsi l'uno all'altra. È sicuramente complesso, ma non impossibile. E certamente, vi posso assicurare che Hagalaz o meglio, colui che aveva attivato Hagalaz, comandava allo stesso modo il Golem che ne aveva assorbito buona parte del potere runico. Vi assicuro, inoltre, che quando questo è molto propenso a schiacciarvi il cranio e voi siate... impossibilitato a darvela a gambe, c'è poco da fare, se non tentare l'impossibile. L'istinto di sopravvivenza può sembrare un gran idiota agli occhi altrui, ma il più delle volte salva davvero l'esistenza dell'individuo. » Gli disse, censurando ad arte il tono di sfida che invece avrebbe voluto utilizzare, e limitandosi a stringersi nelle spalle. Quindi, posto quel chiarimento, tornò alla ribalta. « Da questa esperienza, e da ciò che ne derivò —e non solo— ho capito quanto il fatto che la Conoscenza, e la Magia stessa, spesso e volentieri non abbiano limiti ben distinti e che nessuno possa porli che sia un'istituzione o una morale comune. Come Voi dite, non c'è Bene e Male e soltanto perché qualcosa non viene insegnato a scuola o secondo l'etica e la morale dei più non sembri giusto, non vuol dire che non valga la pena di esser studiata né che, appunto, non esista e che così possa esser dimenticata. Sta all'individuo applicare quelle conoscenze in modo più o meno buono o malvagio. Ho, ormai, raggiunto l'assoluta consapevolezza che la Conoscenza è un argomento troppo ampio e talvolta anche trascendentale —passatemi il termine— e così come la Storia è piena di esempi buoni o cattivi, lo è anche il sapere Magico. Per questo non biasimo il mio desiderio. Sono figlio di un archeologo, Professore, e sono stato introdotto alla Storia fin dalla più tenera età, imparando il rispetto per le antiche gesta e ciò che ci è stato tramandato. Lavoro per un negozio di antiquariato che, sebbene possa sembrare un'attività atta al solo guadagno, è altresì una fonte di enorme ispirazione quando, nei miei viaggi, mi capita di imbattermi in luoghi sacri, in ambienti percorsi, tanti secoli fa, dai nostri antenati, in oggetti da loro creati e che raccontano di loro e di ciò che eravamo. Ciò non fa di me un saccheggiatore e mai lo sarò, perché nel mio sangue è insita la consapevolezza e il riguardo per la Storia e le meraviglie —dalla coppa dorata medievale alla banale punta di freccia preistorica— che ne raccontano il proseguo e i secoli. Voler studiare, voler indagare, volerle scoprirle, non vuol dire necessariamente saccheggiare o sfruttarle. Anche qui, dipende dal Mago, dall'Uomo: nel mio caso, e mi permetto di peccare di arroganza, vuol dire apprenderle, capirle per poterne apprezzare ancor di più la magnificenza. Soltanto conoscendo a fondo qualcosa, si può dire di esserne un grande estimatore. La superficialità, il farsi frenare dall'altrui giudizio, o anche distruggere ciò che apprendiamo utilizzandolo nel peggiore dei modi, sono sintomi di una bassa stima non solo verso noi stessi, ma anche verso ciò che ci appassiona.
"Solo perché non le studiamo, non vuol dire che non esistano": è giusto. Ed è proprio questo che voglio fare. Voglio renderle vive, queste conoscenze, nella mia mente, nel mio interesse e nella mia coscienza. Ho ancora una moralità che mi impone e mi fa desiderare di rispettarle e proteggerle. »


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view post Posted on 9/3/2015, 00:04
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Che fossero destinati a concordare almeno su qualcosa?
In fondo due Tassorosso, potevano non trovarsi sulla grandezza di quella che era stata Tosca stessa? Per quanto possibile, non era certo plausibile fosse possibile, il calcolo di tale eventualità sarebbe sicuramente ricaduto tra gli infinitesimali, tra le code di una qualunque normale, dopo la nona sigma? Possibile? Esisteva tale possibilità? Se anche non fosse stato, rendeva a sufficienza l'idea. Non era la solita questione di vuota vanteria, la solita spacconata tra ragazzini di pochi anni, a bighellonare nel chiostro, in attesa del prosieguo della giornata. Si spingevano oltre. C'era un qualche Senso più alto da indagare, che era stato indagato, afferrato, compreso nella sua ultima e più intima essenza. Era vero? Era davvero tutto così semplice? Avrebbe infine concordato? Difficile opporsi, si sarebbe esposto alle contorsioni logiche di un nuovo inedito discorso, che in fondo doveva trovarsi ben lungi da qualunque altro preparato per l'occasione, eppure, il punto stava proprio interamente lì. Scostarsi dal sentiero tracciato, portarli lontano, ad esplorare lande inesplorate, ancora selvagge e vergini, a testare e toccare con mano l'unicità della potenza che solo il Pensiero poteva ancora vantare, dopo il decadimento di Magia. E ci stavano riuscendo. Il giovane ospite stava al gioco, che ne fosse più o meno consapevole, che sapesse o meno quale fosse la loro meta. Il gatto con il topo? Ma non poteva affermare di avere istinti omicidi, anzi, era divertente. Sapeva di gioventù.
Il giovane acconsentiva, era giunto il momento di tornare al seggio vacante? Mosso il primo passo, già il Servizio parve tornare alla solerzia di poche decine di minuti prima, animandosi nuovamente, correndo incontro alla tazzina, quasi timoroso di aver mancato al suo uffizio, non aveva mosso che il secondo passo, che già il liquido ambrato si stabilizzava all'interno della tazza, mentre riprendeva la corsa, al mare, verso l'altro lato della scrivania. Una corsa a due, l'obiettivo immobilizzato dal terrore, aspettava l'inevitabile. Chi prima fosse giunto, avrebbe urlato al mondo: "Thalatta!"? Era una liberazione, una sfida, o semplicemente dovere? Di dovere sembrava esservene poco, zuccheriera non lasciava adito a fraintendimenti, ora aggrappandosi alla teiera, scivolata inesorabilmente in vantaggio, sul finale. Tempestandone la culatta pesante di cucchiaiate, senza tante cerimonie, non dando sfoggio di gran senso agonistico. Ma pazienza, ormai era fatta, anche la seconda tazza era ormai colma nuovamente del liquido ambrato.
Il Giovane, imperturbabile, proseguiva nel suo discorso. Concordavano, come prevedibile che accadesse. Tornò a sedersi dietro la scrivania, quando il Giovane concluse. Almeno un discorso era ormai archiviato. Se su quello concordavano, era inutile menar ulteriormente il can per l'aia. In fondo c'erano già complicazioni a sufficienza, senza voler complicare il tutto ulteriormente. Anche senza che il fraintendimento si insinuasse ora ed ora ancora dietro ogni angolo, ma se era destino che andasse così, pax. Erano stati al Museo, che ci fosse in fondo ancora il suo zampino?
[...]
Mentre il Tassorosso si preparava a ripartire alla carica, tornò finalmente ad assaporare le note intense di un sorso di The. Quanto era affascinante ed unico cercare di cogliere da cosa muovesse il pensiero del proprio interlocutore, ricostruendone il percorso, onde fugarne ed occuparne ogni possibile via di fuga, persuadendolo della correttezza di quanto in realtà si stesse predicando? Ci stava davvero riuscendo? O si erano nuovamente persi via? Quanto poteva il fraintendimento in quei frangenti? Allo stesso tempo non doveva essere stato particolarmente galante consigliargli di darsela a gambe, per quanto fosse indiscutibilmente la migliore delle strategie da attuare con un Golem, figurarsi con un Runico. Eppure il Giovane era sopravvissuto, l'aveva vinta, aveva avuto ragione, ad un costo evidentemente pagabile, se era ancora lì, a parlarne. Chiarirsi? Lasciargliela vinta? Lasciar perdere? Se si era presentato, in cerca di chiarimenti, sino ad inventarsi un'intervista, che non era un'intervista, per discutere di tutt'altro, forse gli doveva quel minimo di onestà. Il gatto avrebbe proseguito con il topo? Il topo ne era cosciente, in fondo, la consapevolezza l'aveva assalito, strisciando nell'ombra, sino a dominarlo? Corinto era stata distrutta, la Grecia conquistata, ma era caduta Roma? Era davvero andata così?
Sorridendo divertito, mulinando l'indice destro, tentò un garbato affondo.


Esattamente, la natura stessa del Golem è la negazione di Magia, eppure proprio l'arcaicità del sapere runico, il suo strettissimo legame con la pietra, e la scrittura allo stesso tempo, lo rendevano l'unico possibile valido sostituto. Immagino che il mio scetticismo muova in larga parte anche dall'unicità di tale avvistamento, che va contro Teorie consolidate di Quattro Millenni di Storia, almeno. Abitualmente il Golem è animato dal potere di una pergamena, deposta nella sua bocca, per così dire, ed è guidato in comodità a distanza, per il tramite di un occhio, posizionato sulla fronte, il resto è semplicemente argilla, e roccia. Le lascio immaginare come distruggere un Golem tradizionale, no? Tra le altre incompatibilità da affrontare ci sarebbe sicuramente stato il conflitto tra la Runa, la Pergamena, e l'Occhio, con ogni probabilità la prima avrebbe impedito il corretto funzionamento degli altri, ed era dubbio se un Golem senza pergamena si sarebbe davvero animato, e senza Occhio sarebbe stato comandabile. Questo Cuore non è mai stato menzionato da nessun Autore, ed immagino sia stata una diretta imprevedibile conseguenza della Runa, così come il resto dell'inspiegabile. Capirà bene, che per quanto io sia incredibilmente aperto alle novità, di ogni genere, e sorta, sono anche terribilmente vecchio, mi devo barcamenare come meglio posso tra le due cose, conciliandole con l'essere uno Storico. Ovviamente siam tutti lieti che se la sia cavata egregiamente, e sia qui a raccontarlo, ciò però non toglie nulla all'obiettività del racconto, e dell'analisi, no? Lei è in cerca di risposte, a mio modo le ho offerto un consiglio, dovesse rivedere un Golem, di qualunque tipo sia, scappi dalla parte opposta, fintanto che le sia possibile.

Scusi, lei è un Golem Runico? O uno tradizionale?
Probabilmente l'ammantatura ricorrente di oscurità nella media distanza avrebbe impedito di appurarlo con certezza, per quanto, le reazioni dello stesso, l'avrebbero immediatamente tradito. A meno che non giocasse sporco, certo, e tutto sulla sorpresa. Chi si sarebbe aspettato di trovare un Golem? E chi di quei pochi un Golem Runico? Un non senso per definizione. Probabilmente nessuno. Il tempo di annichilire la minaccia, e passare all'obiettivo seguente. Nulla di diverso. Nulla di troppo strano. Avrebbe fatto così anche lui. Eppure, come si comandava un Runico? Come lo si faceva materialmente? Pragmaticamente? Se era stato fatto una volta, poteva essere rifatto. Che tanto valesse tentare? In quanti erano già divenuti a conoscenza del tutto? Era già di pubblico dominio? O le burle di una banda di ragazzini, erano sufficienti ad insabbiare tutto? Quegli incompetenti del Ministero non erano ancora scesi dalla branda, il che era almeno in quello una fortuna.
Eppure il Giovane correva nuovamente avanti, quasi trovasse impossibile trattenersi.
Il fraintendimento si faceva sistema?
Una nuova religione?
Che ci mettesse del suo? Dire che per quanto tutto si prestasse mirabilmente ad ogni possibile interpretazione, ed il Giovane si facesse Alfiere della peggiore delle possibili, era pur sempre possibile, per quanto non intenzionale. Il colpo gobbo della Tuke. Il tiro mancino del Destino. Stavano giocando a dadi con la Tuke? Chi avrebbe vinto? C'era possibilità alcuna?


Ah! Mr Sekhmeth, la prego di non fraintendermi, come sembra destinato a fare con puntuale ricorrenza. Per quanto sia a conoscenza delle sue occupazioni, e di Mademoiselle Lockhart, non vi reputo dei ladri, dei lestofanti, dei saccheggiatori, o dei profanatori di tombe. Rispetto l'attività dell'Ars, e sono anche amico di lunghissima data di Mr Lysander, gli ho anche offerto il mio aiuto nel velocizzare le pratiche per aprire in tempi ragionevoli, son stato un vostro cliente in diverse occasioni, prima della mia vacanza. Del resto, se vi tenessi in così bassa considerazione, cosa dovrei pensare del collezionista che sono a mia volta? Offro rifugio a reperti, in prevalenza libri, che in caso contrario sarebbero stati persi, bruciati, corrotti, distrutti, di lì a qualche decina d'anni, possiamo considerarlo furto? Probabilmente sì, a differenza vostra io intervengo prima che i proprietari ci abbiano lasciato, e non sembre sono intenzionati a separarsi dai loro tesori, ma forte della consapevolezza, e della conoscenza di quanto è destino capiti ad esemplari unici di quanto il Passato sia stato in grado di trasmettere, lei cosa farebbe? Ringrazierebbe, prima di levare il disturbo, condannando inestimabili tesori all'oblio, ed alla distruzione? Il che mi spinge anche a farle una proposta. Come avrà avuto modo di leggere su un Profeta di quest'estate, dopo una serie di tentativi di corruzione andati a buon fine, in Ottobre riprenderò con Atene. Aldilà del Profeta, considerate le sue frequentazioni, e considerato il contributo che ha sempre offerto Tassorosso, confido saprà qualcosa al riguardo, no? Immagino che se ne abbia voglia, possa partecipare, a Minerva sembra andar bene.

In fondo, il Giudice più inflessibile, e tremendo, acconsentiva.
Che altro si poteva pretendere?
Era sopravvissuto.
Era soddisfatto.
Sorrise.

 
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view post Posted on 27/4/2015, 16:26
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Horus R. Sekhmeth

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E se su Tassorosso, oramai, erano più che concordi —come non avrebbero potuto esserlo, d'altronde?—, c'era una questione assai più pressante che in un certo qual modo, aveva animato entrambi, senza però fuoco e fiamme visibili. Horus rimase in silenzio, osservando dapprima il professore riprendere la propria postazione, e poi il curioso e bislacco servizietto da tè dare il via ad una sorta di maratona, teiera in testa e zuccheriera alle calcagna. Il premio? L'onore di aver servito per primi, ovviamente. Nonostante fosse una gara alquanto interessante, per Horus fu difficile allontanare lo sguardo da Ignotus e per questo lo osservò con attenzione, captando a malapena i movimenti di ciò che lo circondava. Golem tradizionali e Golem runici: due specie particolari, due abilità e due ingegni umani che differivano tra loro, si completavano e compensavano l'uno la mancanza dell'altro. Era difficile contraddire il docente e, sebbene il suo discorso non facesse una piega, al Tassino sembrò chiaro che vi fosse ancora una punta di scetticismo, nascosta fra quella o quell'altra parola. Del resto c'era così tanto Mistero nella Storia, così tante cose ancora sconosciute —persino ad una persona come Sir Ignotus Albus Edward Peverell—, che l'idea di un Golem diverso dagli altri non doveva essere poi così astrusa no? Soprattutto se i racconti provenivano da una fonte attendibile. O forse, l'esperienza di Horus non era abbastanza? Il ragazzo decise che non gli interessava. Le nozioni esposte dal docente, in ogni caso, erano comunque un buon materiale su cui partire, qualora avesse voluto indagare sul potere runico applicato alla Magia Arcaica. Si limitò, quindi, ad allungare una mano verso la tazza, nuovamente ricolma di tè, e ad annuire, proferendo un calmo: « Capisco la vostra posizione e il vostro punto di vista, professore. »
Horus sorbì un caldo, rinfrancante sorso, che scivolò così piacevole ad allietare la gola arsa che fu difficile separarsene per dire ancora:
« E se me lo consentite, spero tanto di non doverne mai più affrontarne uno, parola mia! » Le labbra si stiracchiarono in un lieve sorriso, prima di incontrare ancora una volta la tazza.
Ma quando sentì ciò che Peverell asserì, nominando Mya e una presunta vicinanza e d'intesa con Lysander, ecco che il tè si trasformava in un potenziale strumento di morte e ci mancò poco che non andò di traverso ad Horus, sorpreso per quella rivelazione.
*Merlino ubriaco!*
Con cautela, espirò ed inspirò dal naso, ritrovando il corretto modo di respirare senza soffocare e abbassò la tazzina. Niente di quello scombussolamento interiore era trapelato —o almeno così sperava il Tassino— agli occhi dell'uomo e l'iniziale stupore per quella rivelazione lasciò ben presto il posto ad una simpatia più marcata per il docente —ce lo vedeva, effettivamente, amico di Lysander e a caccia in modi poco ortodossi di volumi antichi— e poi ancora, ad altra sorpresa per quella inaspettata —ma lieta— proposta.
La Scuola di Atene era stata nominata non solo dall'uomo, in qualche vecchio articolo del Profeta, ma era anzi giunta alle orecchie del Tassino come un'attività extrascolastica stimolante e "fuori dall'ordinario". Si era sempre chiesto cosa questo significasse, e certamente, se avesse saputo quanto Mya vi fosse stata implicata quando era in auge, avrebbe indagato più approfonditamente. Ciò che sapeva, tuttavia, era abbastanza per farlo sentire onorato e al tempo stesso, incuriosito da accettare positivamente l'invito del docente.

« Davvero mi scuso se ho dato l'impressione di accusarvi di mali pensieri. » Esordì, dopo un altro sorso di tè: ah, era già finito? Così in fretta?
« In realtà suppongo che voi siate, per la vostra passione e lavoro, davvero l'ultima persona che possa giudicare il mio lavoro, e quello della mia collega. Purtroppo però, a volte è capitato —e sono sicuro che Mr Lysander ve l'abbia raccontato o vi siate trovato Voi stesso in questa spiacevole situazione— di trovarci nel centro di fastidiose accuse dai cosiddetti... benpensanti, che ci additano come banali profanatori. » Horus si strinse appena nelle spalle, e il suo sguardo si fece tagliente per un solo istante, al ricordo di quelle idiote malelingue « Finché le intenzioni sono benevole e rispettose, nei confronti della Storia stessa, penso che l'ambizione nel conoscere, nell'esplorare attraverso le scoperte e gli oggetti del passato, non sia un male, anzi. E a questo riguardo, trovo preziose le informazioni che mi avete concesso riguardo i Golem tradizionali e alla magia Arcaica. Mi piacerebbe —e mi è sempre piaciuto, a dir la verità— conoscere non solo il lato... brillante, conosciuto della medaglia, ma anche quello nascosto, quello più di nicchia, quello che va vissuto per forza in prima persona per conoscerlo a pieno. » Convenne, trasportato da quei pensieri. Avrebbe voluto fare ancora decine e decine di domande, ma il tempo rubato era già abbastanza e quanto ancora stava abusando della pazienza del benevole vecchietto?
« A tal proposito, sono a conoscenza di Atene. Certo non nei dettagli, ma abbastanza per sentirmi onorato dalla vostra proposta e dalle vostre parole. » Sorrise, con sincerità, che quell'invito fosse stato fatto o meno per convenienza. Si rivolse per un istante anche alla splendida Fenice, e per lei il sorriso fu ancor più caldo. « E se Minerva è concorde, non vedo perché non beneficiare della sua benevolenza. Sarei molto lieto di far parte degli Ateniesi, sì. » Era finita lì? S'erano detti tutto? Ecco... non proprio tutto tutto.
« E... professore? Non voglio abusare ulteriormente del vostro tempo. Suppongo che se siate d'accordo potrei lasciarvi ai vostri affari. Non so davvero come ringraziarvi per il tempo concessomi, per il tè e per tutto quanto. Ma soprattutto, vorrei dirvi che vi ringrazio sentitamente per aver... soprasseduto, sul mio piccolo secondo fine e per il reale scopo di questo incontro. » Ecco, l'aveva detto: non aveva da biasimarsi più nulla. Non restava che attendere ciò che ne sarebbe venuto: un rimprovero, un congedo et convenevoli vari.

The Time you enjoy wasting is not wasted time.»

 
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view post Posted on 22/5/2015, 13:29
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Tanto inattese, quanto inaspettate.
Le battute finali erano infine giunte a reclamare la loro attenzione.
Era davvero finita? O era solo l'ennesimo artifizio letterario per ridestare l'attenzione del lettore insonnolito? Certo, c'era margine per molto altro, con il rischio di garantirsi un'indigestione epica, ed una lunga seduta in infermeria. Era possibile? Era plausibile? In fondo, dando sfoggio di notevole equilibrismo, per un Vecchio della sua età, si era aggirato con leggiadria tra trincee, fossi, buche, valli, e caditoie, senza riportar danni. Aveva mantenuto quello preziosa parola, che era tutto. Aveva risposto, e non risposto alle domande del giovane Tassorosso, che si professava, o quanto meno mostrava soddisfatto, ed aveva trovato un'altra pietra per la sua collezione. Un ottimo bilancio! Certo, sarebbe indubbiamente venuto il momento di staccare cedole, e dividendi, il titolo ne avrebbe risentito, si sarebbe offuscato quel minimo fisiologico per qualche seduta, ma era tutto parte del gioco, nulla di stupefacente, o eccessivamente inatteso, anzi. Avevano chiarito, e non chiarito un'ampia serie di questioni più o meno pressanti, che sarebbe stato spiacevole lasciarsi indietro, senza darsi la pena di menzionare. Normale amministrazione. Si era tenuto sufficientemente sul vago, da non dar adito a promesse che non avrebbe potuto mantenere. O per altri versi, ne aveva fatte? Di qualche altro genere? In fondo era passato oltre ad un sacco di faccende, ed erano state tutte delle ottime decisioni. Nulla di che ricredersi, non c'era che dire. No.
Quante probabilità c'erano che nuovamente un Golem si facesse vivo? E se li avesse mandati loro incontro lui stesso? No, non era ancora il momento. In Francia sarebbe stato qualcosa di tutto sommato semplice, ed abbordabile. Ormai i preparativi erano a buon punto, era giä stato, una bella cittadina, una bella Biblioteca, ed un'ottima locanda. Quand'è che avevano fissato il nuovo incontro? Non doveva poi mancare molto. O forse sì? Comunque niente Golem, almeno su quello, si poteva andar tranquilli. Ma non si poteva escludere molto altro, il Medioevo era qualcosa di abbastanza confuso, ed infido, dove l'asimmetria regnava sovrana, incontrastata. Assi strani, alleanze ambigue, in nome di opportunismi altalenanti e temporanei. Ma vi sarebbe stato un altro momento di discuterne. Non c'era fretta.


Sono piuttosto sicuro che almeno nel breve periodo possa smettere di pensare ai Golem, la probabilità di incontrarne di nuovi è decisamente bassa, ma non possiamo affermare altrettanto di quanto i Golem dovrebbero specificatamente combattere. Non sono le uniche testimonianze di Magia ancestrale che sono andate perdute nel corso della Storia, ma immagino che avrà modo di scoprirlo a breve. Inutile angustiarsi prima del tempo, non trova? Ma ecco, qualcosa per lei, da parte nostra, me ne stavo giusto scordando, quando avrà terminato la lettura, immagino potremo prestargliene un altro. I libri non mi mancano, direi.

In fondo, se a Minerva andava bene, il più era fatto.
Fece scivolare sul piano della scrivania, avanti, la copia di un libro, di un formato non troppo ingombrante, rilegato in cuoio. Il frontespizio, non troppo sommessamente, recitava: "I Segreti dei Progenitori: un Sapere Perduto?" di Ignotus Albus E. Peverell. Restava qualche ultima questione da chiudere, null'altro da consegnare. Quando sarebbero arrivate le Spille? Era ormai qualche settimana che le aveva commissionate, sarebbero arrivate in tempo? E l'Auror? Doveva ancora scriverle. Restava così tanto da fare, che avrebbe avuto del miracoloso giungere in tempo, ad ultimare i preparativi. Ma anche quelle erano postille, e pinzillacchere. Era già tempo di concedersi in serenità un The, e poi magari una passeggiata. Churchill, ed Amalia erano ancora ai ferri corti, una passeggiata avrebbe potuto aiutare nel preservare l'armonia domestica? C'era solo d'augurarselo. Impagliare il gatto non rientrava certo nei suoi progetti. E non poteva nemmeno spedirlo a Glamis unidici mesi, in attesa che sbollisse. Si sarebbe trovata una quadra. Era indubbio che lo si sarebbe fatto. In fondo, trovato un nobile gatto, degno del Casato, come lo si sarebbe potuto mettere alla porta, per scarso feeling con il resto dell'allegra famiglia? Certo, era comprensibile che un gatto, un cane, un pesce, una pianta ed una fenice, in compagnia di un Vecchio, potessero di tanto in tanto condividere qualche alterco, qualche reciproca incomprensione. Ma erano pur sempre faccende passeggere. Destinate ad essere cancellate dal buon umore. E dal Tempo. Sorrise al Giovane, alzandosi a sua volta, incamminandosi verso la solida porta, scudo alle insidie annidate al di dietro. L'intervista non intervista, che era stata un'intervista, pur non essendolo, ma volendolo essere, per non esserlo, era giunta al termine. Infine.


Non c'è nulla da scusare Mr Sekhmeth, in fondo il fine non era poi così malvagio, ed il mezzo si è dimostrato sufficientemente utile, no? E non si lasci influenzare troppo dai ben pensanti, per quanto sia vero che il Mondo non si divida in Santi e Mangiamorte, temo sia indubbio che la percentuale di idioti sia in incredibile ascesa. Vuole per colpa delle Madri, vuole per colpa dell'assenza delle Guerre. Gli idioti ci circondano, e badi bene, essere idioti è un diritto naturale di chiunque, purchè sappia di esserlo. Ho smesso molti anni fa di inseguire il consenso universale, ormai son troppo vecchio per cambiare idea su come giri il Mondo, e su chi siano i suoi abitanti. La ringrazio del The, ed una buona giornata. La prossima volta, sarà sufficiente chiedere un normale colloquio.

Ormai era fatta.
Era finita.



Ottieni il Libro, di cui sopra. Come negli altri casi, è un prestito a lunghissima scadenza.
 
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