Train(ing)toHell, Apprendimento Occlumanzia

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view post Posted on 25/1/2015, 23:20
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Il Fato

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CITAZIONE
wood-lane-07

Wood Lane è una stazione della Metropolitana di Londra in disuso, servita ai tempi dalla linea centrale e costruita per l'esposizione Franco-Britannica prima e per i giochi olimpici poi. Singolare è la sua architettura e distribuzione degli spazi che non rese possibile la successiva adeguazione alle norme vigenti nei vari periodi. Ciò portò presto alla sua chiusura nel 1947.

Wood Lane, Sheperd's Bush, West London
31 Dicembre 2012, 23:55.

Un rumore confuso di passi assennati era a mala pena distinguibile perduto tra le risate infide. Due corpi si muovevano veloci e affannati tra i corridoi di quel luogo abbandonato una volta simbolo di crescita e speranza e ora mesto testimone di un passato ormai trascorso.
«Non fermarti! Corri!» La voce era quella di chi aveva paura, ma che non perdeva il coraggio e la caparbietà mosso dall'amore per la sua anima gemella, colei che mai aveva voluto sacrificare, colei che era rimasta il suo punto fisso anche quando tutto il resto era stato fatto annegare nell'odio, nella vendetta, nel rancore. I corridoi si facevano man mano più stretti con il terminare di ogni scalinata che li portava sempre più vicino agli inferi londinesi, l'aria si faceva sempre più umida e gelida, l'odore più stantio, i ratti e gli insetti più numerosi, la luce delle fiamme blu che illuminava il percorso sempre meno forte. «Forza, per di qua!» Brendan spronò ulteriormente Aquileia, guidandola afferrandone la mano pallida e fredda prima di voltare l'angolo e ritrovarsi davanti a quelli che una volta erano i tornelli della stazione. «Non potete più scappare!» Le nuvole nere che inseguivano la coppia si facevano sempre più vicine. Una modesta esplosione causata dalla bacchetta di Brendan fece saltare in aria la barriera e danneggiò visibilmente il vano sotterraneo, i sinistri rumori di una struttura pericolante coprirono quelli dello sgocciolio dell'acqua dal soffitto. «Ai binari, prima che crolli!» Il giovane mago trascinò ulteriormente la sua fidanzata prima ancora che potesse proferire parola, si gettarono sulla pensilina un secondo prima che i tutto crollasse dietro di loro, separandoli momentaneamente dagli inseguitori. «Stai bene? Sei ferita?»Chiese poi stringendo la mano di Aquileia, disteso vicino a lei. «È colpa mia, non dovevo trascinarti in tutto questo.»


Comincia l'apprendimento di Aquileia Goodheart.
Posta le statistiche.
Brendan si è recato all'appuntamento ma ha trovato te, rapita dai mangiamorte. Cogliendogli alla sprovvista è riuscito a liberarti e ora siete in fuga. Vi siete inoltrati a vostro rischio e pericolo nella stazione abbandonata sperando di trovare fuga. La zona è illuminata dalle Fiamme Blu che vi stanno seguendo (Incantesimo Ceruleus Tintinnabulum Flammo). Per ora siete al sicuro oltre il soffitto crollato della stazione. Siete in prossimità dei binari della metropolitana, la pensilina si estende per circa 50 metri alla vostra destra e alla vostra sinistra. Per altri chiarimenti, sono a disposizione.



Edited by MasterHogwarts - 25/1/2015, 23:38
 
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view post Posted on 27/1/2015, 19:46
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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Correre, correre, correre più veloce che poteva, questo era l'unico pensiero che le dominava la mente in quell'istante, le sue iridi chiaroscure sbarrate in avanti e i muscoli tesi come corde di violino. La gola le bruciava e sentiva ancora sul suo collo la presa d'acciaio di quell'assassino. Il cuore le schiantava il petto a ogni passo, ma non si permise nemmeno per un istante di rallentare. In mezzo a quelle risate viscide come serpenti che si mischiavano al rumore disperato dei loro passi, la voce di Brendan era l'unica cosa che le giungeva chiara e forte, l'unica cosa che dominava il cieco terrore che altrimenti si sarebbe impadronito di lei, mentre sprofondavano verso quella gelida e putrida oscurità nel ventre di Londra. Non doveva fermarsi, non doveva voltarsi, non doveva cedere, altrimenti avrebbe firmato una condanna a morte certa sia per se stessa, che per lui. Lui, che in tutto quel tempo era stato il suo unico pensiero, lui, la persona a lei più cara, che mai e poi mai, per nessuna ragione al mondo, avrebbe lasciato nelle mani dell'Oscurità e del Male. Stringeva la sua mano con la forza della disperazione, aggrappandosi a lui con tutta la sua volontà, risoluta a non lasciarlo andare. Gli stretti corridoi si chiudevano sempre di più sopra le loro teste, mentre correvano verso i binari abbandonati di quella vecchia stazione della metropolitana. "No!" gemette Aquileia, quando svoltando l'angolo trovò la strada sbarrata dai tornelli, ogni fibra del suo corpo che non accennava a smettere di tremare. Si voltò di scatto al suono sottile di quella voce infernale, lo sguardo sbarrato e paralizzato dal terrore e la voce ridotta a un sussurro. "Brendan! Sono qui, ci hanno presi!". Il ragazzo non rispose, ma estraendo la bacchetta ridusse in pezzi la fila di tornelli che impediva loro la fuga, trascinando Aquileia con sé in un salto verso la banchina subito prima che il soffitto crollasse dietro di loro con un fragoroso frastuono.
L'inerzia del salto li aveva fatti strisciare sul cemento scheggiato per qualche decina di centimetri, ma lei era riuscita a non mollare la presa sulla mano di Brendan. Ancora a terra, con il cuore che ancora le balzava fino in gola, sollevò la testa voltandola verso il muro crollato, per poi darsi rapidamente un'occhiata.
"No...no, sto bene", gli rispose, mentre si metteva a sedere, tremante e stordita dalla fuga. Sentiva la guancia destra bruciare, probabilmente per qualche lieve escoriazione dovuta alla caduta, e le ossa le facevano male in più punti a causa dell'urto contro il pavimento, ma in quel momento non le importava. Rivolse di scatto lo sguardo verso Brendan, stringendo ancora più forte la sua mano. "Tu stai bene?". Senza rispondere alla sua frase, si mosse verso di lui e lo abbracciò come mai lo aveva abbracciato prima, stringendolo forte a sé come se non volesse mai più lasciarlo andare. Aveva appena rischiato la vita per lei, per proteggerla e per portarla via da quello stesso incubo di cui lui aveva scelto di fare parte, e in cui ora non voleva più rientrare. La mente iniziò a tornare lucida, e i dubbi si affollarono immediatamente tra i suoi pensieri. Come, come era potuto accadere, come potevano essere arrivati a quel punto? Lei avrebbe potuto fare di più, avrebbe potuto insistere di più, trascinarlo fuori da quell'incubo prima che arrivasse a mettere a rischio le loro vite, avrebbe potuto essere più forte? *Avrei potuto...?*. Non l'avrebbe mai saputo, ora non importava più, ora dovevano solo pensare a salvarsi la pelle. "No, Brendan, basta" gli rispose infine, scuotendo la testa e prendendo il suo viso fra le mani ancora tremanti per l'adrenalina, fissando lo sguardo nelle iridi verdi e profonde di lui. "Sei vivo, e sei qui, con me, solo questo conta". Annuì con un gesto rapido della testa. "Ce la caveremo".
Si voltò di nuovo verso il mucchio di macerie che li separava dai loro inseguitori. Poco per volta, l'adrenalina lasciava spazio alla lucidità nella sua mente. "Dobbiamo andarcene, qui non siamo al sicuro" disse, scattando per rialzarsi in piedi e tirando su Brendan con lei. Si impose di calmare, se non il respiro o il cuore, almeno la sua mente, dovevano fuggire e avevano pochissimo tempo per pensare. Stringendo ancora la mano del ragazzo, Aquileia mosse qualche passo, guardandosi rapidamente intorno alla luce fioca delle fiammelle azzurre. "Wood Lane...è una stazione abbandonata" pensò ad alta voce. Si girò di scatto verso di lui. "Forse è ancora collegata in qualche modo con la nuova stazione, poco lontano da qui. Se c'è un passo d'uomo di fianco ai binari possiamo seguirlo. Forza" lo spronò ricominciando a correre, andando sicura verso destra, per raggiungere la fine del marciapiede all'imbocco della galleria. Era la direzione giusta? Non lo sapeva, ma qualunque direzione era meglio che restar fermi in quel buio. *Qualunque direzione, purché lui sia salvo*. Saltò giù dal marciapiede, muovendo pochi passi verso l'oscurità, stringendo ancora più forte la mano del suo fidanzato. *Ce la faremo. DOBBIAMO farcela*. Continuando a camminare, estrasse la bacchetta dalla tasca e tese il braccio verso l'alto con gesto deciso. "Lumos" pronunciò sicura, nella speranza che si generasse una luce sufficiente per illuminare i loro passi, e che, soprattutto, comparisse ai loro occhi una via di fuga praticabile. *Qualunque cosa, purché ci faccia uscire da questo inferno*.


Eccomi qua!
Allora: le mie statistiche attuali sono in firma, visibili in qualunque momento. Unica cosa: tengono conto della partecipazione alla festa di Halloween e dell'assunzione come Auror (che cronologicamente sono posteriori agli eventi dell'apprendimento). Posto qui di seguito le statistiche standard; dimmi tu quali vuoi utilizzare ^_^

Salute: 160
Corpo: 110
Mana: 110
Exp: 24

Aquileia non ha indumenti o oggetti magici con sé a parte la sua bacchetta; non ha borse, né sacchettini, né accessori di alcun tipo (a parte l'anello che le ha regalato Brendan che comunque non è magico); indossa jeans, maglioncino, stivaletti neri e una semplice mantella nera di lana.
 
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view post Posted on 5/2/2015, 15:09
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Il Fato

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Il silenzio e il vuoto nella stazione fecero rimbombare le parole dei due giovani maghi, amore, lealtà e coraggio mettevano a tacere la paura; la speranza donava nuova forza, nel cuore della donna lo stare insieme significava vincere. Ma era davvero così? Rialzandosi in piedi senza badare alle diverse contusioni riportate nella caduta, l'uomo trovò la forza di rispondere. «Sono stato meglio.» Disse senza perdere quella leggera sfumatura di cinica ironia che aveva da sempre contraddistinto le sue parole. Sistemandosi poi la giacca, ormai lacera, osservò poi la sua compagna scendere sui binari; presto attenzione alle sue parole, ma mentre lei illuminava il cammino decisa a trovare una vi d'uscita, lui, al contrario non si mosse. «Non posso venire con te, Aquileia. Devo risolvere questa faccenda, da solo. Ti amo.» Freddamente, sapendo che quello era l'unico istante da cogliere per riuscire a separarsi dalla sua amata, Brendan sollevò la bacchetta. In un attimo, una parete di pietra si erse davanti alla giovane donna, separando I bianri dalla piattaforma, Brendan da Aquileia. Pochi secondi dopo, il rumore di una nuova esplosione fece tremare la donna, chiunque li stesse seguendo aveva raggiunto il suo compagno.



 
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view post Posted on 11/2/2015, 23:37
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La luce del Lumos superava parecchio quella delle ormai quasi spente fiammelle azzurre che fino a poco prima avevano debolmente rischiarato la loro strada - no, la loro fuga. Già, una fuga dall'abisso, una fuga dal Buio dentro al buio, all'abbandono, al marciume di quella stazione abbandonata, i cui binari ora si delineavano davanti ai suoi occhi chiaroscuri perdendosi nell'oscurità. Era tardi, ormai, per tornare indietro, in tutti i sensi. Erano caduti troppo in basso in quell'incubo. Aquileia strinse la bacchetta, muovendo un passo incerto verso l'oscurità, mentre cercava di domare quello stormo di angoscianti pensieri e ricordi che cercava di invaderle la mente. Solo un anno prima, niente di tutto questo faceva parte della loro realtà. Solo un anno prima, lei e il suo amato erano lontani da quell'Inferno, lontani dall'Assassinio, lontani dalla Vendetta, lontani dall'Oscurità, e lontani dalla fuga. Solo un anno prima, il cuore di Brendan era ancora salvo da quella cieca ossessione. E poi, la voragine. Lei lo aveva pregato tante volte, lo aveva supplicato di non ascoltare la sua sete di Vendetta; non era così che avrebbe riavuto suo fratello, non era uccidendo a tradimento le stesse persone che gli avevano portato via Caleb, che avrebbe avuto Giustizia e che avrebbe placato il suo animo. *Ma non sono stata abbastanza forte*. Era vero? Dipendeva solo da lei? Forse no, ma non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbero andate le cose se gli fosse stata più vicino.
Aquileia chiuse gli occhi per un momento e i tendini del suo collo si tesero, gli unici riflessi di quel forte strattone mentale che aveva dato per liberarsi dalla morsa di quel pensiero.
*Leia, CONCENTRATI. Esci-da-questo-inferno* si impose imperiosamente.
Stava per muovere un altro passo verso l'oscurità della galleria, quando la voce di Brendan le giunse così fredda, distinta eppure lontana, quasi perduta. Voltandosi verso di lui, sbarrò gli occhi, una morsa stritolante che si impadroniva del suo petto.
"Brendan...?". Non fece in tempo a replicare, che subito vide ergersi un muro di pietra tra lei e il suo compagno. "No!!! Brendan, no, DANNAZIONE, NO!!!!" urlò, correndo verso quella parete, lo sconcerto come una lama che le tagliava il respiro e che iniziava a spezzarle il cuore. E subito dopo, uno schianto nel petto, un boato che proveniva chiaramente dall'altra parte del muro. "No" disse in un filo di voce. *L'hanno raggiunto* fu il suo pensiero. Sì, forse era così, forse l'avevano raggiunto, e se era così, l'avrebbero catturato, torturato, martoriato, e l'avrebbero condotto a un passo dalla morte, lasciandolo agonizzare come un cane, e poi l'avrebbero finito. Glielo avrebbero portato via. "NO. Non avrete nemmeno la possibilità di pensarci, bastardi". Il suo sussurro era cupo, nero, feroce. Mai, mai lo avrebbe lasciato nelle mani di quegli assassini, mai avrebbe rinunciato a combattere per salvarlo.
Il suo movimento fu veloce, deciso, preciso e fermo, come quello di una domatrice che impone un ordine alla sua creatura. Tese il braccio in avanti puntando verso la porzione di muro direttamente davanti a lei, e pronunciò con tono forte e sicuro:
"Verto tenuis!". Se l'incanto avesse funzionato, sarebbe passata attraverso quella parte di muro ormai inconsistente, e si sarebbe battuta. Fino all'ultima goccia di sangue.
 
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view post Posted on 18/2/2015, 15:15
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Il Fato

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Dopo l'esplosione la quiete fu questa volta sconvolta dalla voce disperata della giovane donna, possibile che non ci fosse per I due giovani un future insieme? La cosa peggiore era il fatto che lo stesso Brendan sembrava ripudiare tale ipotesi, probabilmente spinto dal bisogno di proteggere la sua amata. Quest'ultima tuttavia, non sembrava voler demordere. Spinta dallo stesso sentimento Aquileia superò in maniera brillante l'apparentemente insormontabile ostacolo: resa la parete inconsistente, u in grado di trapassarla senza difficoltà; peccato che non vi fosse l'ombra di Brendan o de suoi inseguitori. I lampi causati probabilmente da uno scontro magico erano l'unico indizio che illuminavano il cammino della donna, proveniente dal lato opposto del buio tunnel.



 
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view post Posted on 23/2/2015, 17:59
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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Abbassò la bacchetta, mosse un rapido passo verso la parete e tese la mano destra in avanti verso la pietra. *Sì!* esclamò nella sua mente, quando constatò che il silenzioso incanto era andato a buon fine. Aveva un varco. Aveva una strada per raggiungere Brendan, e la imboccò in pieno. Passò oltre al muro, un leggero brivido sotto la pelle nell'incontrare quella struttura molecolare stranamente inconsistente, e si ritrovò dall'altra parte, i muscoli tesi e scattanti, lo sguardo che saettava in ogni lato di quella fetida stazione, la bacchetta tesa davanti a lei, come se stesse reggendo uno scudo, pronta a difendersi o ad attaccare.
Ma dietro quella parete, non vi era nessuno. Non un segno, non un rumore, niente che la riconducesse a lui, o a loro. Era sola. Ma lo era davvero? Poche frazioni di secondo per pensare, il respiro corto e agitato, la mano sinistra ferma, che impugnava la bacchetta, ma la destra che a ben guardare tradiva la sua paura, mosse pochi e veloci passi verso destra e si addossò silenziosamente alla parete, dove la pietra era solida. Un lampo colpì il suo sguardo,
*verde?* di che colore? Non era riuscita a capire, il fondo del tunnel era lontano; e poi un altro, e un altro ancora, uno scontro; erano troppi, l'avrebbero preso, l'avrebbero ucciso, non poteva lasciarlo lì, *Diosanto non posso non posso NON POSSO PERDERLO*.
Il suo primo impulso fu quello di schizzare via dal muro, attraverso la stazione, saltare sui binari, con la bacchetta alta, e correre verso quei lampi, verso quello scontro, verso il suo uomo, atterrando qualunque cosa e qualunque persona le sbarrasse la strada. Ma immediatamente dopo, qualcosa di più viscerale, di più vero, e soprattutto di molto più indispensabile in quel frangente, si fece strada nei meandri della sua mente. Era come davanti ad una creatura pericolosa, realizzò: doveva controllare ogni minimo movimento, ogni minimo sguardo, ogni minimo pensiero. Era un combattimento, probabilmente avrebbe guardato in faccia l'Oscurità, probabilmente si sarebbe battuta contro una Bestia davanti alla quale i basilischi, le manticore, e anche quei draghi che lei stessa qualche volta aveva visto, non erano assolutamente niente. In quel frangente, lucidità, sensi all'erta, controllo di se stessa, rapidità, questo le serviva. Nessun impulso, nessuna emozione, nessun sentimento, nessuna esitazione, nessuna distrazione. << Nessun drago ha pietà del domatore che fa la mossa sbagliata >> le aveva sempre detto Hazel, a Durmstrang. E nessuna mossa sbagliata era permessa, ora.
Davanti a una creatura pericolosa, avevi un solo secondo per pensare. E lei si concesse quel secondo. Era chiaro ai suoi occhi che Brendan aveva voluto proteggerla dai mangiamorte; oltre ad erigere il muro, probabilmente era stato lui a portarli lontani da lei. E a quanto pareva, loro si erano dimenticati che Brendan non era solo, e l'avevano seguito.
*E' lui quello che vogliono*. Ma si erano davvero dimenticati di lei? Poteva esserne sicura? Ovviamente no, forse qualcuno era rimasto ad attenderla, lì da qualche parte, non poteva saperlo; ma di certo non poteva nemmeno restare ferma lì ad aspettare che quel qualcuno le piombasse addosso, come non poteva aspettare lì senza far niente per aiutare il suo uomo. Il suo sguardo studiò rapidamente la stazione; l'unico varco era quello da dove erano entrati, ormai di nuovo libero dopo l'esplosione, che conduceva in superficie, lontano dal tunnel. C'erano altre vie per raggiungere Brendan, in fondo al tunnel? Apparentemente no; avrebbe potuto illuminare quell'oscurità, ma sarebbe stato un vantaggio per l'eventuale aggressore nascosto, e non poteva permetterselo. In lontananza, i lampi si susseguivano sempre più freneticamente. Doveva rischiare, l'unica era muoversi. E doveva farlo velocemente e in silenzio.
Rapida, avvicinò i piedi a un centimetro l'uno dall'altro, guardandoli; puntò la bacchetta tra i suoi piedi, afferrandola con presa salda ma senza perdere la morbidezza del polso; sottovoce, senza distogliere lo sguardo, pronunciò la formula:
"Felpàto", mentre, concentrata, immaginava di veder spuntare sotto le sue scarpe dei cuscinetti come quelli dei gatti, uno in corrispondenza di ogni dito e altri due più grandi lungo il resto delle suole, spessi, grigi, come di gomma, che le avrebbero permesso di non farsi udire mentre si spostava. *Avrai solo due minuti*, le ricordò una petulante ma dannatamente veritiera vocina che, molto probabilmente, apparteneva al suo spirito di sopravvivenza. Si coprì la testa con il cappuccio della sua mantella nera, nascondendo la sua chioma bionda. Due minuti. Ma se l'incanto avesse funzionato, se li sarebbe fatti bastare. In ogni caso, si sarebbe diretta di corsa, senza altri indugi, verso il fondo del tunnel, la bacchetta stretta nella sinistra e puntata davanti a sé, pronta a difendersi da qualunque cosa avesse tentato di sbarrarle la strada.
 
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view post Posted on 26/2/2015, 20:56
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Il Fato

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Era davvero importante, in quel frangente, preoccuparsi di non farsi sentire? In un luogo scosso da lampi, esplosioni e frustate d'aria che rilevanza potevano avere i passi della donna? Sicuramente chi aveva inseguito i ragazzi era al corrente della presenza di Aquileia; la domanda da porsi a questo punto era quanto la ritenessero influente. Probabilmente meno di zero, dal momento che l'avevano lasciata indietro. Dal canto suo l'Auror non aveva alcuna intenzione di darsi per vinta, d'altronde era ben noto come un battito d'ali di farfalla potesse generare, in futuro, una tempesta. Aquileia perse degli istanti preziosi nell'esecuzione che, comunque, andò a segno. Silenziosa come una pantera nella notte, imboccò temeraria il cunicolo buio seguendo le tracce magiche lasciate dai combattenti. Questi ultimi, tuttavia, sembravano muoversi molto più velocemente della donna: sola in mezzo al cunicolo oscuro, probabilmente tra due stazioni, ella avrebbe dovuto muoversi molto più velocemente qualora avesse voluto raggiungerli .



 
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view post Posted on 3/3/2015, 23:25
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Correva. Incurante dell'adrenalina che ormai le faceva esplodere il cuore, si faceva inghiottire in quel buio squarciato unicamente dai quei terribili lampi, e ormai dominato completamente dai rombi e dalle esplosioni di quello scontro. L'aria le sferzava il volto, fredda, umida e viziata, e penetrava viscida nei suoi polmoni indifferenti alla fatica della corsa. Ogni rombo risuonava in quell'oscurità coprendo il suo respiro, come un colpo al cuore. Che cosa stava succedendo laggiù? L'avevano già preso? No, lui era abile, rapido, capace, non si sarebbe mai lasciato catturare, non senza combattere strenuamente. Li conosceva, sapeva bene quali erano i loro punti deboli, e per tanto tempo era stato in grado di nascondere i propri. Quel suo dannato talento nell'Occlumanzia l'aveva salvato.
Fino a quella notte.

*Non pensare*.
Quel talento, che ancora lei non aveva.
*Non pensare E CORRI*.
E correva, i passi disperati e frenetici resi muti dal suo incantesimo. *Inutile* si rese conto, nella foga. Sì, era stata troppo prudente, ma ora non le importava. Ora doveva solo raggiungerli, quello era l'unico pensiero che dominava incontrastato la sua mente. Doveva raggiungere quei lampi. *Devo arrivare in tempo*. Demordere? No, non era nelle sue corde. Darsi per vinta? Meno che mai. Dovunque l'avesse portata quella corsa, lei sarebbe andata fino in fondo.
*Glielo devo*.
Le sue pupille si dilatarono ancora mentre si inoltrava nel profondo di quell'oscurità. Cercò ancora con lo sguardo quei lampi, il suo unico e terribile riferimento.
Si allontanavano. E anche velocemente. Non le sarebbero bastati due minuti per raggiungerli, passi felpati o no. Non c'era più tempo per esitare.
Sapeva cosa fare. Probabilmente si sarebbe ritrovata dritta dritta tra le braccia di uno di loro. Più che un rischio, suonava come un suicidio. Ma erano troppo veloci, e lei non vedeva altre soluzioni.
Sarebbe stata pronta.
Si fermò. Ne aveva bisogno, non poteva agire correndo o avrebbe corso il rischio di strapparsi. Trasse un profondo respiro. Doveva calmarsi, quell'incantesimo non perdonava le esitazioni, né lo scarso controllo. Poco tempo, solo un respiro, ma se lo sarebbe fatto bastare, come poco prima si era fatta bastare quell'unico secondo. Alzò il gomito sinistro, e puntò verso di sé la bacchetta con gesto deciso e braccio ben fermo.
"Proiècto" pronunciò, la voce calma ma autoritaria. E un istante dopo, il braccio si mosse fulmineo verso l'esterno, portando la bacchetta a puntare il fondo del tunnel. Da dove proveniva la luce di quei lampi. Da dove si estendeva il rombo di quelle esplosioni. E dove c'era lui.
 
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view post Posted on 6/3/2015, 00:40
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La paura, l'amore, il coraggio, l'odio, la vendetta, la preoccupazione, la necessità? Quale di queste cose dava ad Aquileia la forza per andare avanti? Eppure anche lei stessa sapeva, nel profondo del suo io forse, che c'era poco che avrebbe potuto fare per aiutare Brendan; d'altronde, come si poteva fornire ausilio a chi ausilio non desiderava= Per non parlare del fatto che, probabilmente, erano quegli stessi fattori a far si che il ragazzo facesse di tutto per combattere il male e, nello stesso tempo, lasciare fuori la sua amata che, meno di tutti, si meritava di essere coinvolta.
Era quasi ironico come l'amore potesse in quel caso separare e porre le due parti ad una tale distanza, uno squarcio nello spazio che solo il carattere combattivo della giovane poteva superare. Castare un proiecto, sconfiggere ogni paura, affrontare ogni rischio, gettarsi nel buio, fu una scelta coraggiosa e utile: puntando la bacchetta verso il cuore dell'oscurità, nel cunicolo, la donna fu in grado di percorrere circa duecento metri a folle velocità, inoltrandosi nel tunnel. Ma fu proprio quando i lampi divennero così vicini fa far intravedere nubi di fumo nero e una nube di fumo bianca volteggiare nell'aria che il Fato e Brendan decisero di volerla ostacolare. Il ragazzo sapeva che Aquileia non si sarebbe arresa e, per proteggerla, aveva protetto la zona dello scontro con una forte barriera magica sulla quale, per fortuna durante la fase di rallentamento, la ragazza impattò con forza, Il dolore fu molto, ella potè sentire lo scricchiolarsi si qualche costola rotta nello scontro con la barriera magica dura come la pietra (-20 PS). Eppure era arrivata, seppur col botto. Così vicina ma così lontana. Non poteva perderli di nuovo, ora che li aveva quasi raggiunti.



Aquileia, hai qualche costola rotta e il dolore è molto, ma questo non ti impedisce di proseguire. Posta, per cortesia, le statistiche aggiornate, anche alla luce dei nostri messaggi privati.

 
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view post Posted on 10/3/2015, 13:39
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L'oscurità della galleria sfrecciava intorno a lei in quella folle corsa, il suo corpo teso e spinto in avanti dal suo incanto, mentre le sue iridi chiaroscure iniziavano a vedere sempre più nitidamente le figure che li avevano perseguitati. Ormai vicinissima, ormai in rallentamento, in uno squarcio di luce riuscì a distinguere il nero mortale del fumo di quelle nuvole. *Ci sono quasi, Brendan*.
E poi, inaspettato, uno schianto. Potente, violento e dolorosissimo, così improvviso che non le permise di realizzare immediatamente cosa stava accadendo. Il fiato le si mozzò in gola, del tutto arrestato dalla violenza dell'urto, reso ancora più potente dall'inerzia accumulata durante quella corsa incantata. E la Fisica, che come quel suo vecchio amico diceva spesso, "qualche volta è veramente una gran stronza", non smentì la sua reputazione: in quell'imprevedibile impatto, l'unico suono che giunse distintamente alle sue orecchie fu un nitido "crack" proveniente da poco sopra il suo stomaco. Che nulla faceva presagire di buono.
Aquileia cadde sullo sporco e sbrecciato cemento della galleria, di peso, respirando affannosamente e tossendo. La bacchetta le sfuggì di mano cadendo comunque vicino a lei; riuscì a proteggere in qualche modo la testa con il braccio sinistro e ad evitare di batterla troppo forte, ma il dolore al torace era lancinante, come se qualcuno si fosse divertito a conficcarle addosso un intero set di coltelli ben seghettati. E la tosse non aiutava per niente. A terra, il braccio destro si mosse istintivamente ad abbracciare il suo corpo, in un gesto di protezione, mentre dalle sue labbra ceree sfuggiva un lamento. Le dita tremanti tastarono il suo torace da sopra il maglioncino. Al minimo tocco, comparivano altre cento lame. Non poteva dirlo con precisione, ma di sicuro, almeno due o tre costole erano partite, di cui almeno una sul lato sinistro.
*Cosa diavolo era?*.
Ancora accovacciata sul cemento, rivolse lo sguardo verso il tunnel, in alto, dove ormai i lampi intermittenti illuminavano a giorno l'oscurità. E riuscì a distinguere nuovamente quelle nuvole nere. Lì, a poca distanza a lei.
*ALZATI*.
Ma ce la faceva? Mosse ancora, cautamente, il braccio destro. Altre lame invisibili si fecero sentire istantaneamente nel suo corpo, un alro lamento sfuggì dalle sue labbra. *Ma riesci a muoverti. Su, in piedi, Aquileia Goodeart!*.
Distese il braccio sinistro verso la bacchetta, afferrandola nuovamente. Anche quel movimento le faceva male, ma il dolore era più sopportabile. Poteva rialzarsi. Doveva rialzarsi. *Tieni il busto più rigido che puoi, o ti bucherai un polmone* si ammonì, senza ricordare dove avesse sentito quella raccomandazione. Facendo molta attenzione, fece leva sul braccio sinistro, e faticosamente si rimise in piedi, muovendo il braccio destro il meno possibile, e cercando con tutte le sue forze di non tossire.
Era in piedi. Si toccò il labbro, con la paura di sentire il sangue in bocca, ma quello (almeno quello) sembrava rimasto al suo posto.
*Bene. Non tossire*.
Mosse qualche passo in avanti. Era doloroso quasi al limite del sostenibile, ma riusciva a procedere, constatò. Guardò davanti a lei, senza intravedere null'altro se non il proseguire della galleria. E allora capì. Sì, era bravo, davvero bravo, non c'era che dire. Una barriera magica, invisibile e perfettamente trasparente, ma dura come la pietra, tanto da spezzarle le ossa.
*Questo non dovevi farmelo*.
La rabbia e la frustrazione si impadronirono di lei, a quel pensiero, e se non fosse stata conciata com'era, avrebbe di sicuro tirato un pugno a quella diavolo di barriera. Lo sapeva, dannazione, lui sapeva che non l'avrebbe lasciato andare da solo, come lei sapeva benissimo che lui voleva semplicemente proteggerla, ma in quell'istante non riuscì a provare gratitudine, ma solo collera, mista a disperazione. Dall'altra parte, i lampi le rendevano chiaramente visibile, seppur a intermittenza, la presenza di quelle dannate nuvole nere. E lui? Lo cercò con gli occhi, senza riuscire a vederlo, in quell'oscurità squarciata dalla luce, muovendosi di nuovo verso il punto dell'impatto.
No, se pensava che lei sarebbe rimasta lì ferma a guardare, si sbagliava di grosso. Doveva oltrepassarla.

*Rifletti*. Doveva capire che tipo di barriera poteva essere. Brendan era furbo, molto probabilmente era una barriera anti-materializzazione. Poteva rischiare, questo era vero, ma la prospettiva di ritrovarsi dall'altra parte a dover sostenere un combattimento contro dei mangiamorte senza il suo corpo tutto intero bastava per farla desistere da quel tentativo. *Senza contare che ho già le costole rotte*. Sarebbe bastato un Finite Incantatem? Inverosimile, troppo semplice, Brendan voleva proteggerla e non le avrebbe di certo reso così facile arrivare allo scontro. Cosa restava? Poteva provare a passarci sotto? *Il Foramen*. Guardò il suolo. Asfalto e cemento. *No, non posso usarlo*. Il Defodio? *Ci metterei troppo tempo, mi serve qualcosa di più veloce*. Passarci in mezzo? Poteva provare con un incantesimo trasfigurativo. Oppure romperla, per esempio con una bombarda, forse... *Se ti torna addosso, non sarai in grado di reggerla*, le disse la sua petulante vocina. Senza contare che, se fosse invece rimbalzata lungo le pareti della galleria, avrebbe potuto far crollare tutto... forse sarebbe stata una soluzione troppo drastica. La verità era che non sapeva cosa fare. E di lì a poco, avrebbe sentito il panico spuntare, ad ogni lampo di quello scontro.
*Non farlo. Non permettergli di dominare la tua mente. Devi fare un tentativo, un qualunque tentativo, devi capire cos'hai davanti*.
Si decise. Non sapeva se era la mossa giusta, ma da qualche parte doveva pur cominciare. Alzò il braccio sinistro senza badare al dolore, puntando la bacchetta dritta davanti a sé, tenendo lo sguardo fisso in un punto a circa un metro e mezzo da terra, e pronunciò con voce chiara: "Diffindo!", nella speranza di vedere un qualsivoglia risultato.


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Il Fato

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Ciò che non uccide fortifica, o al massimo ti rompe qualche costola. Ecco come poteva essere riassunta la vicenda che vedeva Aquileia protagonista fino a quel momento. Da fuggiasca era divenuta inseguitrice, da preda era divenuta cacciatrice e chissà quante altre volte il Fato avrebbe cambiato le carte in tavola. Eppure ella combatteva per ragioni che trascendevano la materialità del suo dolore, la sua era una guerra disperata verso la felicità con Brendan, epilogo che probabilmente non sarebbe mai arrivato. In fondo che cosa potevano due giovani ragazzini contro la potenza del male? Mettersi contro il Signore Oscuro avrebbe consumato le loro vite fino a portargliele via di forza, non sarebbero stati i primi, come di certo non sarebbero stati gli ultimi a perire per mani grame.
Anche se la giovane avrebbe voluto provare a distruggere la barriera, il suo tentativo non vide alcun compimento: un lampo rosso, scarlatto, illuminò per un istante la galleria in cui si trovava Aquileia; quest'ultima si accasciò all'istante dopo essere stata schiantata da uno Stupeficium arrivatole alle spalle contro la stessa barriera che desiderava neutralizzare (-50 PS). Nello stesso istante la quiete piombò sui tunnel abbandonati, non v'era più traccia di Brendan o di chi lo stava attaccando.

***

«Chi ti dice che verrà a cercarla di nuovo, Sigfrid?» Chiese una voce di donna, poco distante. «Non ti preoccupare Medea, questa sgualdrina è l'unica cosa che gli rimane!»Rispose un uomo dalla voce profonda ma, allo stesso tempo, squilibrata. Aquileia, riprendeva solo ora conoscenza, risvegliata dal dialogo che stava avendo luogo pochi metri davanti a lei. Solo aprendo gli occhi, avrebbe potuto realizzare di essere ora legata ad una sedia, polsi dietro lo schienale e piedi stretti insieme. Due figure incappucciate stavano in piedi pochi metri di fronte a lei, la più esile delle quali teneva in mano due bacchette, probabilmente una apparteneva alla prigioniera. Il resto appariva confuso, a tratti offuscato, concentrandosi meglio quest'ultima avrebbe potuto riconoscere l'interno di una vecchia e abbandonata biglietteria.


Aquileia, hai perso molti PS, ma dovresti essere ancora in grado di combattere.
Ora che abbiamo concluso con l'introduzione, posso fare chiarezza sull'ordine degli eventi:
CITAZIONE
Londra, fine 2012 - Brendan non demorde e porta avanti il suo piano, tagliando i contatti con tutti tranne che con Aquileia, non riuscendo ad allontanarsi completamente da lei. La ragazza, intanto, non smette di pregarlo di abbandonare i suoi propositi di vendetta. I mangiamorte, intanto, iniziano a nutrire dubbi sulla fedeltà di Brendan. Non riuscendo a leggergli la mente, in quanto nessun componente di quel gruppo è in grado di farlo, decidono di pedinarlo, e dopo svariati tentativi a vuoto, riescono infine a scoprire dei suoi incontri con Aquileia (che Brendan, ovviamente, aveva sempre tenuto loro nascosti).
I mangiamorte decidono quindi di mettere Brendan alla prova: dovrà uccidere una persona, di cui non vogliono rivelargli l'identità. Nel frattempo Aquileia riceve una missiva (scritta da Brendan sotto Maledizione Imperius) in cui le viene richiesto un altro incontro.
Brendan, per non destare sospetti, accetta l'incarico, e quando si trova davanti la sua vittima, riconosce in lei Aquileia. Capisce che l'incarico era in realtà una prova di fedeltà, che lui non può portare a termine, perché ama ancora la ragazza. Lei lo supplica di scappare dai mangiamorte, facendogli notare che se fosse veramente stato un assassino, l'avrebbe uccisa a sangue freddo senza rimorsi. Il ragazzo a questo punto si arrende, e accetta di scappare con lei. Si danno appuntamento per due notti dopo, mentre lui torna dai mangiamorte assicurando di avere portato a termine la missione.
I mangiamorte ovviamente non credono a una parola, e rintracciano Aquileia, ovviamente ancora viva. La torturano e uno di loro, il legilimens che diverse volte aveva provato a smascherare Brendan senza riuscirci, rintraccia nella mente della ragazza (incapace di difendersi con le sue poche nozioni di Occlumanzia) il ricordo in cui Brendan accetta di lasciare i mangiamorte e le dà appuntamento per scappare, nonché i ricordi della morte di Caleb e dei propositi di vendetta di Brendan.

I mangiamorte si recano con Aquileia al luogo dell'incontro ma Brendan, intuitò il pericolo riesce con uno stratagemma a liberare la donna e i due fuggono insieme nella metropolitana abbandonata. A questo punto comincia la quest: Brendan decide di separarsi da Aquileia per salvarla ma questa invece di scappare lo insegue, finendo per essere catturata di nuovo. Starà a Brendan decidere di salvarla o meno.

 
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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Non riuscì a trattenerlo. Un colpo di tosse, forte e improvviso, la scosse facendole esplodere il dolore nel torace. *Dannazione!!*. Cercò di respirare meglio che poteva, provando a calmarsi, per poi riconcentrarsi sulla barriera, mentre ancora pensava a quale incantesimo utilizzare. La sua fronte era madida di sudore, la mano destra poggiata poco di fianco al suo stomaco, il braccio sinistro teso, anche se tremante e con presa non così sicura come lo era stata fino a quel momento. Incurante del dolore, con negli occhi solo i lampi dello scontro che stava avvenendo a pochi metri da lei, nel corpo la volontà di arrivare dall'altra parte e nel cuore tutto quello che lei e Brendan avevano dovuto passare fino a quel momento, si preparava per il suo tentativo. Avazava di un passo, tendeva il braccio sinistro; una sola parola pronunciata con voce incrinata ma chiara, e la speranza che quell'incantesimo così semplice bastasse.
Accadde tutto con la rapidità del fulmine.
Un istante, un lampo rosso
*Cosa...?*, e una spinta assolutamente incontrastabile, e il suo corpo già lesionato venne schiantato nuovamente contro la barriera, strappandole stavolta un urlo. Nella sua seconda caduta su quella sudicia pavimentazione, le ultime cose che fu in grado di percepire furono il forte colpo che batté con la testa, stavolta priva di protezione, e il sapore ferroso del sangue tra le sue labbra, che iniziava a formare una sottile venatura sulla sua guancia, illuminata dagli ultimi bagliori di quello scontro.
E poi, il buio.

***

Una luminosa radura. Un largo recinto, un grande pino con un ramo lungo e robusto. Due paia di gambe stagliate contro il cielo, oscillanti dal ramo dell'albero.

«Chichi, come ci si sente davanti ad un grifone?»
Lui la guardava con i suoi grandi occhi verdi, mentre il vento gli scompigliava quei suoi ribelli ricci neri e il sole illuminava il suo sorriso.
«Ti senti...come se niente esistesse tranne te e lui. Se distogli lo sguardo per un solo momento sei morto. Non c'è spazio per la paura, né per l'esitazione. Devi guardarlo negli occhi, anche se sai che potrebbe ucciderti». Un raggio rosso sui suoi occhi bicromatici, un sorriso. «Ti senti vivo».

«Allora adesso ti faccio sentire ancora più viva. Vieni qui».
Una mano a coprire le sue iridi chiaroscure, un rosso tramonto in lontananza. Un sussurro. «Apri gli occhi».

Un istante di luce artificiale e indistinta.
«Chi ti dice che verrà a cercarla di nuovo, Sigfrid?»
«Non ti preoccupare Medea, questa sgualdrina è l'unica cosa che gli rimane!»
Il suono delle due voci le giunse come ovattato, a tratti lontano. La testa china, il mento a toccare il petto dolorante e il respiro smorzato, i suoi sensi si risvegliavano e tornavano indietro dal limbo in cui erano rimasti fino a quel momento. E pian piano, insieme ai suoi sensi, tornava il dolore, questa volta molto, molto più forte di quanto lo era stato prima. Forse il Diffindo se l'era solo immaginato... forse aveva davvero lanciato una bombarda, e questa le era davvero rimbalzata addosso. Il torace le esplodeva, e la sua testa sembrava essere stata l'antistress preferito di una squadra di rugby dopo una sconfitta in casa. Il naso era rotto con ogni probabilità, e sentiva il gusto ferroso del sangue in bocca. Un sussurro.
"Mmm". Ancora intontita nonostante il dolore che ricominciava ad invaderla, mosse istintivamente la mano destra per cercare di portarsela al labbro. Senza riuscirci.
*Cosa...?*
Aprì gli occhi.
La luce, pur senza essere intensa, le ferì le pupille, mentre i suoi occhi cercavano di mettere a fuoco quanto vedevano. Era seduta, le gambe unite, e sentiva le braccia tirate dietro la schiena, a contatto con lo schienale. La testa ancora china, mosse di nuovo le mani come per distanziarle l'una dall'altra. Inutilmente.
Sollevò di un poco la testa, riuscendo a mettere a fuoco il proprio corpo.
*...no*. I polsi erano legati dietro allo schienale, così come le gambe erano immobilizzate insieme.
Nella sua mente, ricominciarono a formarsi, nitide, le immagini di quel disperato scontro. L'eslposione, il muro, il buio, i lampi, l'urto. E poi di nuovo il buio.

*Ti hanno presa, ragazzina*.
Ormai praticamente sveglia, alzò faticosamente la testa, cercando di guardarsi intorno e di distinguere qualcosa di ciò che la circondava. All'inizio, non vide nient'altro che forme confuse e dai contorni offuscati. Voltò la testa verso sinistra, dove le sembrava che la luce fosse meno intensa, assottigliando al contempo le palpebre. *Dove sono finita?*. I suoi occhi si sforzarono di mettere a fuoco l'ambiente. Una specie di piccola saracinesca divelta. Subito sotto, una superficie liscia e sporca, più o meno all'altezza della sua faccia, a pochi metri da lei. Per terra, sul sudicio pavimento, rettangolini bianchi e gialli. Poco più in là, quella che le sembrava una sedia, e dall'altro lato, uno scaffale metallico con delle aperture che sembravano fatte per dei cassetti. *Un ufficio... una...biglietteria?*.
Se era così... *sono ancora in metropolitana... e...* alzò lo sguardo davanti a lei.
A pochi metri, due figure incappucciate si trovavano in piedi, un uomo e una donna, a giudicare dalle voci che aveva sentito. I suoi occhi, ormai abituati alla luce, riuscirono a distinguere qualcosa in mano alla figura più esile.
Erano due bacchette.
Istintivamente, la sua mano destra tastò la manica sinistra, dove solitamente teneva la sua bacchetta.

*Oh...*.
Era disarmata. Legata. E davanti a lei c'erano due mangiamorte. Di Brendan, nessuna traccia.
Poteva provare a liberarsi e scappare?
*...Loro hanno tre bacchette in due. E tu sei conciata peggio che ad una rissa*. No. Non poteva fare sciocchezze d'istinto. Non in quello stato.
*Scacco, bellezza*.
Puntò lo sguardo verso le due figure, il corpo immobile, gli occhi sbarrati, e i sensi all'erta. Sveglia.
Cosa le sarebbe successo?


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view post Posted on 19/3/2015, 19:57
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Il Fato

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Il grande albero di pino che Aquileia aveva visto nel suo sogno diveniva sempre più lontano man mano che la ragazza riacquistava coscienza di sé e del suo corpo e i sensi cominciavano gradualmente a risvegliarsi. Il primo fu l'udito, le permise di udire i discorsi di chi l'aveva rapita, il secondo fu la vista, le concesse la possibilità di vedere le loro maschere vigliacche, il terzo fu il tatto, sentì le corde bruciare sulla pelle, il quarto fu l'olfatto, annusò l'odore di muffa dell'umida saletta, il quinto fu il gusto, assaporò il sangue sulla bocca, il sesto fu l'intuito, le fece capire che non aveva via di scampo.

«Sarà anche l'ultima cosa che gli rimane ma questa zecca ci ha causato più problemi che altro.» Sibilò la donna incappucciata, senza ancora accorgersi del risveglio della sua prigioniera. Vi si avvicinò lentamente e con la punta della sua bacchetta ne sfiorò le labbra sporche di sangue. «Sarei quasi felice se nessuno venisse a salvarla, saprei esattamente cosa farne...» Continuò maliziosa prima di essere interrotta dal mugulio di Aquileia. «Oh! Che piacere, "mon cherì" si sta svegliando! Avevo quasi perso le spe-.» «LEVATI DI MEZZO, MEDEA!» Sbraitò il Mangiamorte che fino a quel momento era rimasto in disparte, interrompendo e spingendo la collega dalla spalla e facendola quasi cadere per terra, il mago sembrava decisamente meno squilibrato della donna anche se i modi non furono dei più garbati. «Aquileia.» Asserì serio. «Hai fatto male a immischiarti in faccende che non ti riguardano, ma comprendo che a volte le emozioni possano offuscare la ragione. Collabora e nessuno ti farà del male, non mi piace dover infierire più del dovuto sugli innocenti. Non sarò così clemente da lasciarti sfuggire un'altra volta. Quindi dimmi, che cosa ha in mente quel folle del tuo ragazzo?» Il mangiamorte continuò a fissare intensamente la ragazza mentre con un gesto della bacchetta mosse una seggiola che finì proprio dietro di lui e ne accolse le terga. «Parla prima che sia costretto a rispondermi da solo.»


 
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view post Posted on 23/3/2015, 01:21
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E così, alla fine era successo. Nonostante i tentativi, nonstante le precauzioni, nonostante l'aver provato con tutta se stessa a sfuggire a quell'abisso cercando di salvare il suo uomo, ora si ritrovava di nuovo faccia a faccia con quell'oscurità. Ancora non in piena coscienza della sua situazione, attraverso i primi ricordi nitidi di quello scontro, si faceva strada la voce suadente eppure diabolica della donna, una voce beffarda, inquietante, che si insinuava impunemente nella sua testa come un serpente. La ragazza percepì il contatto di un qualcosa di appuntito sulle proprie labbra, e fece per ritrarsi istintivamente, senza riuscirci del tutto. Un colpo di tosse le sfuggì in quel goffo e scoordinato tentativo, strappandole suo malgrado anche un flebile lamento di dolore (sì, decisamente, ora le costole rotte erano ben più di due o tre), che però servì come una scossa e la rianimò, almeno in parte, permettendole di guardarsi intorno e distinguere quel sudicio ambiente. Al suo naso, conciato peggio di un cacciatore dopo un incontro ravvicinato con un plotone di bolidi, arrivò un odore che era uno strano miscuglio di aria viziata e sangue, mentre rialzava la testa e realizzava, in un terribile istante davanti alla sua carceriera, di non avere alcuna possibilità di fuga.
La voce cupa e furiosa dello sbaitare del mangiamorte la riscosse definitivamente dal suo stato di torpore, facendo saettare il suo sguardo bicromatico dalla donna che per puro miracolo si era mantenuta in piedi dopo un vigoroso spintone, fino alla più imponente stazza dell'uomo, ora direttamente davanti a lei. Al sentire quella voce plumbea e profonda pronunciare il suo nome, un altro colpo di tosse la scosse, ma stavolta trattenne con tutte le sue forze il lamento che stava per esploderle dalle labbra, tenendo lo sguardo sbarrato puntato sull'uomo. Era disarmata, legata, prigioniera e sola, ma era sveglia, vigile, presente, viva, e se c'era una cosa che mai avrebbe fatto, quella era dare a quella feccia la soddisfazione di percepire chiaramente il suo dolore, di qualunque tipo esso fosse.
Deglutì con una smorfia. Faticosamente, ma incurante delle dolorose fitte che le attraversavano il torace come frecce, alzò fieramente il capo, puntando lo sguardo verso il bianco sacrilego di quella maschera, stagliato contro la pece sporca di quella tunica. Mentre l'uomo parlava, Aquileia ascoltava attentamente le sue parole, senza distogliere lo sguardo dalle fessure dietro cui si celavano gli occhi di quell'assassino, mentre nei suoi occhi trovava posto un sentimento che andava ben oltre la collera e il furore, e che era in grado di scalzare anche la paura che albergava nel suo cuore e nelle sue viscere. Vigliacchi. Conigli. Vermi. Luridi esseri che nemmeno erano degni di essere chiamati uomini. Immondizia. Il muco del fungo che infesta la feccia del mondo. Clemenza? E quando mai avevano imparato il significato della parola clemenza? Proprio loro che, con tutta la loro "clemenza", avevano ammazzato chissà quanti uomini e donne, in nome di un folle che avrebbe dovuto marcire nella cella più profonda di Azkaban, se non peggio. Proprio loro che, nella loro infinita "magnanimità", avevano chiesto al suo uomo - a lui! - di ucciderla? Comprendere le emozioni! Loro non sapevano nemmeno lontanamente dove stessero di casa, le emozioni, inutili topi di fogna. Collaborare? No. Mai. Piuttosto, sarebbe morta.
Senza abbassare lo sguardo, si barricò dietro ad un ostinato silenzio, mentre i suoi occhi saettavano in direzione della bacchetta dell'uomo, puntata con un rapido gesto verso una sedia, che prese subito a muoversi verso di lui. E in quel momento, un brivido le corse lungo la schiena.
Si stava sedendo davanti a lei. E quegli occhi assassini non lasciavano i suoi.
Una certezza si insinuò nella sua testa.

*No...no, non di nuovo!*.
Quando sentì l'ultima frase dell'uomo, per un istante, i suoi muscoli si irrigidirono, mentre la paura si impadroniva completamente del suo sguardo.
Sapeva cosa voleva fare. Se non avesse parlato, quell'assassino le avrebbe scavato nella testa fino a prendersi tutto ciò che gli serviva, fino ad avere tutte le buone ragioni per ucciderlo, fino a togliere ogni possibilità di salvezza per Brendan, approfittando crudelmente della sua debolezza. In quel momento, le dita della sua mano destra percepirono il suo anello, al pollice.

*NO. MAI.*.
Qualcosa di ancora più forte dell'odio e della paura, qualcosa che conteneva dentro di sé tutto ciò che lei e Brendan avevano condiviso, passato, affrontato, combattuto, le fece drizzare ulteriormente la schiena e le diede piena coscienza dei propri sensi, dissolvendo la paura dal suo sguardo e rendendola concentrata e viva come solo una persona che fronteggia un rischio mortale si può sentire. «Non c'è spazio per la paura, né per l'esitazione». Avrebbe lottato. Per lei e per Brendan. E se pensavano che avrebbe reso loro le cose facili, avevano commesso l'errore più grande della loro vita.
Fissò il suo sguardo in quello del mangiamorte e distese il collo più che poté verso di lui. E quando fu il più vicino possibile al suo viso, dalle sue labbra uscì un'unica, semplice, calma e sussurrata parola:

"Scordatelo.".


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view post Posted on 28/3/2015, 21:04
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Nel mondo reale, in un mondo normale, il coraggio di Aquileia sarebbe di certo stato utile. Si, forse ella avrebbe poi sacrificato la sua stessa vita per difendere l'amato ma, almeno, le informazioni di cui lei era in possesso sarebbero morte con lei.

Sfortunatamente Aquileia era una maga e viveva nel mondo magico, le informazioni, purtroppo, potevano venire estratte a forza dai cervelli, conservate, manipolate, distrutte. Il sorriso, fiducioso, sicuro e malizioso del Mangiamorte fu l'ultimo elemento della vita reale che la donna ebbe modo di contemplare prima che il suo inconscio prendesse il sopravvento nel mostrarsi come un libro aperto agli occhi dell'aggressore. Un legilimens ben castato e la totale inesperienza della giovane furono sufficienti a distruggere ogni sorta di difesa, a rendere vano ogni tentativo della stessa di opporsi a tale minaccia.

Cara Aquileia, il tuo aggressore ha castato il legilimens, dando quindi il via al tuo apprendimento dell'Occlumanzia. In questo turno descrivi quali informazioni egli riesce a scoprire e anche il tuo primo tentativo di difenderti anche in base a ciò che Brendan aveva già insegnato.

 
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