You must be optimistic.

Finalmente avevo comprato tutto l'occorrente a Diagon Alley ed ora potevo veramente iniziare la mia avventura.
Avventura? Beh, diciamo pure vita.
Già, non era solo un'avventura quella che stavo per intraprendere. La notizia arrivata via gufo mi aveva oltremodo cambiato la vita: avrei potuto imparare incantesimi, frequentare una scuola di magia, incontrare altri maghi e, chissà, magari avrei anche fatto amicizia con questi. Era così strano pensare ad una vita che non si concentrasse unicamente sullo studio e l’apprendimento. Chissà cos’avrebbe pensato mia madre quando il nonno le avrebbe detto che mi aveva ‘iscritto’ ad un istituto correzionale per ragazzi con problemi. Sì, perché io ed Herbert – mio nonno, per l’appunto – avevamo concordato che il dirle la pura e semplice verità, non avrebbe sicuramente giovato alla mia istruzione. Sì insomma, quale madre con un minimo di sale in zucca alla frase: «Ehi! Tuo figlio sta per andare ad una scuola di Magia e Stregoneria in Scozia, questo perché è un mago! Oh! Non ne sapevi nulla? Beh, il motivo è molto semplice, sei una babbana. Ossia una persona totalmente priva di un qualsiasi potere che non comprenda forse qualche trucchetto da patetico prestigiatore. Ma non ti preoccupare! Lo vedrai senz’altro per le vacanze natalizie!» avrebbe semplicemente risposto con un del tutto normale: «Sì, non c’è nessun problema! Vai pure tesoro, e non dimenticarti di scrivermi ogni tanto!»? Beh, ovviamente nessuna!
Avevamo dunque messo in atto la messa in scena dell’istituto, sperando che, in qualche assurda maniera, avrebbe potuto funzionare. 
Fortunatamente fu così!
Un giorno esatto prima della mia partenza – in direzione Scozia – un lettera di Caitlyn – mia madre – si fece largo fra le mie più pressanti preoccupazioni. In essa vi erano solo poche righe in cui ella si era sprecata a scrivere l’augurio di uno sperato miglioramento comportamentale – ed emotivo, aggiungerei – nulla di nuovo tutto sommato. Il giorno seguente, mi recai dunque alla stazione di King’s Cross con la sola compagnia di mio nonno ed Ego – il mio compagno pipistrello –. Varcammo assieme la barriera che ci condusse al binario 9¾, e dopo esserci scambiati frettolosi saluti – che non andarono più in là di un rigido abbraccio ed una grossa pacca sulla spalla – salii sul treno, pronto come mai ero stato in tutta la mia vita ad intraprendere una nuova ed entusiasmante avventura.