Cupán tae agus cultúr

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view post Posted on 15/9/2016, 22:40
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Era iniziata male.
Il problema era quello?
Ricominciare tutto da capo?
Accomodarsi in corridoio, fingere d'incontrarsi nuovamente casualmente, e risedersi a quella stessa scrivania? Cosa sarebbe cambiato? Sarebbe cambiato qualcosa? Era destino che andasse così? Non era ancora finita, forse non era nemmeno iniziata. Addirittura il Giovane non si era ancora seduto. Che potesse aiutare? Che fosse la molla del riappacificamente? Come avrebbe potuto in qualunque circostanza riconoscere quel pur minimo senso a idee tanto sciocche? Avrebbero mai potuto convenire su qualcosa che fosse tanto distante nel tempo, e nello spazio? E tutto quello per cosa? Dove stava il problema? Quanto potevano valere davvero le questioni di principio? Rimase stupito prima del The, ma subito dopo dalle parole del Giovane. Concordavano su qualcosa? Com'era possibile? Cosa si era perso? Quanto sarebbe stato ipoteticamente sostenibile o anche solo vagamente ipotizzabile che un giovane Grifondoro finisse per il diventare Ministro? Sarebbe stata una disgrazia. Non osava pensare con tali idee cosa sarebbe potuto anche solo marginalmente succedere. Erano davvero i Maghi quello che il Giovane credeva? Creature dotate di raziocinio? Che anche su quello fossero ai due estremi, semplicemente scambiati? Possibile che la Tuke fosse così beffarda nei loro confronti da non provare un minimo di pìetas? Sarebbe stato concepibile? Forse. Avrebbe trovato l'appoggio di qualcuno? No. Sarebbe stato anche solo lontamente praticabile? Sicuramente no. Era tutto frutto della Storia. Erano scelte obbligate, tornanti della Storia che avevano percorso a rotta di collo obbligatoriamente, non potevano tornare indietro. Gettare la spugna dopo secoli a cosa sarebbe equivalso? Quanto sarebbe servito un semplice 'ci siamo sbagliati'? Era sufficiente dirlo? Sarebbe bastato a coprire quelli che erano stati anni di soprusi veri, e millantati? E cosa ne sarebbe stato degli Elfi? Nemmeno Hogwarts avrebbe potuto permettersi centinaia di Elfi, con cosa avrebbe dovuto pagarli? I licenziamenti avrebbero portato un eccesso di offerta sul mercato, e una restrizione netta e decisa della domanda, gli stipendi non ancora fissati sarebbero rapidamente crollati, sarebbe stata valutabile qualche riassunzione, ma di tutti i disoccupati cosa ne sarebbe stato? Se ne sarebbe occupato il Ministero? E con quali galeoni? Sarebbero tornati allo stato di natura dopo secoli di servizio? Non si erano già giocati il loro ruolo del mondo? Con chi se la sarebbero fatta, in quella che sarebbe stata la partita della sopravvivenza? Chi li avrebbe appoggiati? Aveva senso tutto quello? Chi l'avrebbe anche solo ipotizzato? Preso in considerazione alla lontana? Il Giovane, e i suoi depravati gregari se l'erano mai posto il problema? Oltre ai rischi di una nuova grande guerra? Chi l'avrebbe combattuta? Loro?
Beata innocente spensierata fanciullezza.
Era quella la soluzione?
Sorrise pacato.


La ringrazio del The, ma si accomodi, credo ne abbia più bisogno di me.
Vede, a differenza sua, io sono dell'idea che se lei e i suoi amici voleste proseguire nella vostra convinzione, sareste comunque liberi di farlo. Continuerei a ritenerla un'autentica follia, e per quanto possiamo parlarne, ritengo di avere ragione, ciò nonostante continuerei a ritenervi del tutto legittimati nel continuare. E non proporrò nemmeno di rinchiudervi nella Torre di Londra, almeno per ora. Penso che il problema di per sè sia da parte sua nella sovrastimazione degli aspetti positivi e ideali della questione, e la sottostimazione di tutti quei problemi che invece andrebbe ad aprire. Ciònondimeno, a differenza sua, partiamo da premesse totalmente opposte, eppur simili. Ammetteva lei stesso qualche dubbio sull'egemonia razionale che dovrebbero vantare i Maghi sulle altre Creature. Avrei da obiettare anche su questo. Non sarei affatto convinto che sia così, ho conosciuto uomini più stupidi di Troll, e Troll più stupidi di molti altri uomini. Probabilmente almeno in questo sarò più realista del Re, o meglio, più idealista di un Giovane, quale possa essere lei.


Come arrivare al punto?
Semplicemente ripetersi?
Rincarare ulteriormente la dose?
Quant'era davvero lunga la corda?
Cos'aveva da perderci?
Nulla? Qualcosa?
C'era speranza?


Dunque, se lei impilasse i sette manuali canonici del nostro corso di Storia della Magia, otterrebbe, sono certo, una notevole mole di semplici pagine. Qualche migliaio, per restare sul generico. E se io estraessi da una pur modesta libreria qualche altro tomo sulla stessa tematica, arriveremmo a qualche decina di migliaia di ulteriori pagine. Sa quale sarebbe il minimo comun denominatore di tutte queste pagine? La guerra, naturalmente. Grandi guerre, piccole guerre, famose o ignote, vicine o lontane, ma tutte guerre. E si lasci dire da chi c'è stato che a nessuno piacciono le guerre. I Maghi decidono per gli altri, per il semplice motivo che hanno vinto. Non perchè siano particolarmente più intelligenti, o nobili. Abbiamo vinto, e al momento nessuno ritiene ancora vi siano i margini per ritentare la rivincita. Tutto qui, capisce? Cosa crede che porterebbe un'apertura anche solo agli Elfi? Sareste disposti voi a combattere la prossima guerra? Il nostro è un mondo che va scomparendo, già di suo, non c'è proprio bisogno di una nuova grande guerra.

E i Centauri?
Vuoi una spiccata simpatia.
Vuoi una migliore conoscenza.
Vuoi quell'innato aulico fascino.
Vuoi per il semplice e gratuito caso.
Erano davvero i Centauri messi meglio?
Nel migliore dei mondi possibili, beati e giulivi?
O la verità era un'altra, e molto diversa?
Contavano solo le apparenze?


Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero, senza esserlo, Mr. Brior, e sarà per una mia spiccata simpatia nei confronti dei Centauri, ma non sono del suo stesso avviso. In cosa dovrebbe consistere la loro libertà? Libertà di fare quello che gli concediamo in un elenco, all'interno delle riserve che noi abbiamo imposto loro? Sono davvero molto più liberi di un Elfo? E cosa farebbero gli Elfi una volta ottenuta questa libertà? Con quale coraggio, o semplicemente forza, potremmo negare altrettante libertà a tutti gli altri. Ha mai pensato che verrebbe meno l'equilibrio che ha retto negli ultimi secoli, verrebbe meno con esso lo stesso statuto di segretezza, che nonostante tutti i suoi difetti, ha garantito pace almeno con i nostri simili. Quanto crede che siano veramente pronti i Babbani ad accettarci nuovamente, ora, nell'era della tecnologia? E come conterebbe di farci uscire incolumi da un 'bellum omnium contra omnes'? Capisce Mr. Brior? Questo non è un gioco, per quanto idealmente possa essere anche più indulgente delle sue posizioni, mi rendo allo stesso conto di ciò che non può essere fatto, ad un costo accettabile per tutti. Ma del resto, ho un paio d'anni più di lei che possono aiutare.

Era un accordo?
Non lo era?
Cos'era?

 
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view post Posted on 16/9/2016, 11:11
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adam
Uno strano formicolio aveva cominciato ad interessare le dita di entrambi i piedi, come se le scarpe fossero d'un tratto diventate troppo strette. L'intento primario era quello di alzarsi, girare i tacchi e adios, andare via senza pensare alle conseguenze né al mancato galateo né ai vantaggi che un incontro come quello avrebbe potuto offrire. In effetti, per la prima volta da quando aveva messo piede nell'ufficio del docente, Oliver Brior si chiese per quale assurdo motivo vi fosse davvero entrato. Per quale assurdo motivo, ecco, avesse spedito una lettera all'indirizzo del Sapiente. Non avrebbe messo in dubbio l'affabilità, così come l'esperienza e la cultura, dell'uomo che aveva di fronte. Eppure, perché ci sarebbe sempre stata una seconda visione, stava dubitando dell'esito delle sue parole, o per meglio dire del valore delle stesse. "Vede, professor Peverell, lei parla con la mente, io parlo con il cuore" ammise, augurandosi con tutto il suo spirito di non essere stato estremamente diretto, oltre che offensivo. Era quella la differenza genetica, nella sua intera personalità, che sua madre non smetteva mai di prendere in esame: da un lato, l'essere spinto verso i comportamenti più pacati e gentili; dall'altro, l'emotività degna di un Grifondoro o di un Sanchéz, il ramo materno della sua discendenza, pronta a riaffiorare in momenti simili. "La Legge è sacra, ma non inviolabile. I Centauri sono limitati alla Foresta Proibita, nel caso della nostra comunità più vicina, per una loro scelta. Ho letto diversi libri al riguardo. A dispetto della mia giovanissima età, ecco, non sono un inesperto né pecco totalmente sull'argomento. Hanno scelto di vivere in questi confini, così come hanno scelto di essere classificati come Creature secondo la classificazione Ministeriale. Non perché non abbiano raziocinio e via dicendo, ma perché hanno pensato che fosse comodo. Non giusto per la loro vera natura, ma sicuramente comodo in termini legislativi. Gli Elfi Domestici non hanno scelto nulla, perché ignoranti sulle loro possibilità. Se fossero stati istruiti ai diritti di dignità, rispetto e riconoscenza che tanto meritano per il loro operato, allora forse avrebbero agito come i Centauri, salvaguardando se stessi da qualsiasi sintomo di schiavitù o maltrattamenti vari." Non aveva sete, non aveva voglia di bere il tè. Non più. Strinse la tazza tra le dita, assaporando il calore dal contatto vero e proprio. "E' quanto detto poco prima, Sir. La comodità non crea porte, al contrario le blocca. Ci sono stati momenti negativi in passato, così come ci sono ancora, quindi la questione degli Elfi va bene così. Se solo fosse conosciuto il problema in modo concreto, forse non la penserebbe in questo modo, non penserebbe che la Legge sia giusta e che il dramma degli Elfi sia futile, come una battaglia persa. Io combatto per loro così come combatto per i più deboli." E su quel punto, adepto di Godric o meno che fosse, non sembravano esserci ancora dubbi. "E' vero, spalancando la porta su questo problema, se ne aprirebbero altre in poco tempo e la Legge dovrebbe intervenire. Ma non è affatto vero che la questione degli Elfi Domestici si basi su ideali e aspetti totalmente positivi: queste creature sono sottomesse, abbiamo conosciuto alcuni di loro in situazioni fisiche gravissime, feriti e in prigione come autentici schiavi. Abbiamo conosciuto storie di Elfi suicidatisi perché licenziati dal proprio padrone. Padrone" ripeté, lo sguardo sottile, le labbra che quasi rigettavano, vocalmente, quell'ultima definizione. "Viviamo in un mondo di padroni e di schiavi, le sembra normale? Perché, allora, non ripristinare i titoli di Lord e Regina attualmente dimessi? Il rapporto gerarchico vale per Elfi e uomini, ma non per uomini e uomini? E le sembra giusto ignorare una situazione tanto grave solo perché non riguarda una guerra vera e propria? Non chiediamo chissà cosa, l'intento del nostro Comitato è quello di far luce sul ruolo di tali creature. Elfi Domestici, non Elfi Schiavi, la definizione non è stata data per un motivo futile. Pretendiamo che le famiglie che abbiano tali creature come servitori siano più responsabili e meno rigide. Non per forza uno stipendio, non ancora perlomeno, ma rispetto e protezione. E se così non sarà, insorgeremo, Sire. E sì, sarò un giovane testardo, un idealista o qualsiasi altra bella definizione possa venirle in mente, ma ho ripristinato il C.R.E.P.A. dal dimenticatoio dopo anni ed anni di negligenza e di indifferenza, andando contro tutti, circondato da soltanto tre studenti. Ora siamo venti, domani ne saremo quaranta. Abbiamo messo radici al Ministero della Magia, la sede della grande Giustizia, ottenendo visibilità con alcuni dipendenti dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, che ci hanno rivelato la quasi inesistenza della sottosezione dedicata agli Elfi Domestici. Noi protestiamo e protesteremo per creature che non sanno agire da sole, perché non istruite. E lei più di chiunque altro, professore, sa quanto sia importante la cultura per una vita degna di essere vissuta. La Storia condanna gli schiavisti del Passato, ma la nostra Storia, invece, non può condannare gli schiavisti del Presente?". La tazza fu posata sulla scrivania, di nuovo, come in un gioco che si ripeteva di tanto in tanto ad intervalli ben scanditi. Ma Oliver non aveva ancora finito. Non avrebbe mai finito. "Non avremo mai punti di vista uguali, ne sono certo. Lei avrà mille e più motivazioni per rinchiudermi nella Torre di Londra e con me potrebbero sicuramente trovare posto tutti gli altri membri del Comitato e un buon gruppetto di Elfi Domestici. Eppure, abbiamo solide basi per andare avanti, altrimenti non avremo alcun consenso. Quindi, Sire, rispetto il suo punto di vista, ma non lo condivido. Se ci sarà da lottare, io lotterò. E se ci saranno ostacoli da superare, ben venga, mi piace. Un giorno qualcuno mi disse di non poter mai essere nessuno all'interno di Hogwarts, di essere uno studente tutto libri e bon ton. Oggi sono Prefetto, professore, e domani, chissà, sarò Caposcuola oppure Ministro della Magia. Sogni, ipotesi, ideali fin troppo grandi. Tuttavia, ideali esistenti. Ed è da una piccola base che parte tutto". Sorrise, il formicolio leggermente placatosi. Sarebbero andati ancora avanti in un botta e risposta? Oppure il Docente, molto più intelligente del Giovane, avrebbe compreso finalmente che il cuore non potesse essere scalfito in modo alcuno? La Ragione veniva forgiata, lo Spirito mai.
 
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view post Posted on 17/9/2016, 17:43
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Quanto era risolvibile quella questione?
Era scontato sin dal principio che quello ne sarebbe stato l'esito?
Non poteva che essercene un altro? Sarebbero mai stati in grado di trovarne una sintesi?
Quando sarebbero scattati gli ordini esecutivi? A quando celle, catene, e ceppi? Un viaggio di sola andata per la Torre avrebbe davvero sistemato l'intera questione? Non poteva essere risolta? Avrebbero vinto, a costo di una nuova guerra? In fondo, cos'aveva da perderci? Lui proprio nulla. Ormai era vecchio, i rischi erano per tutti gli altri. Ma era pur sempre una postilla. Erano giovani, il Mondo ormai era passato alla generazione successiva. Era tempo che se ne lavasse le mani quella precedente. Non c'era altra possibile soluzione. E per molti versi era anche giusto che andasse così. Il Ministro aveva quanti anni meno di lui? E il Grifondoro quanti meno del Ministro? Il tempo correva avanti tiranno. Non avrebbe potuto fare altrimenti, proprio come non avrebbe potuto concordare con le follie di cui voleva farsi alfiere il Giovane. Esisteva una prima soluzione, sicuramente non la migliore, ma quella più semplice. Andare oltre. Ne esisteva una seconda., che comprendeva la porta, o la finestra. E ne esisteva ancora una terza. Guerriglia intorno alla discussione. Un Giudice del Wizengamot che prendeva lezioni di legisprudenza da un dodicenne? Dove si era mai sentito? Fintanto che era buon senso, intuito, dritte, opinioni poteva ancora starci. Il resto era ridicolo.
Eppure, dietro gli ormai affaticati vapori di una tazza di The, il piano era andato oltre.
Una nuova controffensiva di primavera. Pronti a rompere l'assedio.
A seconda di chi assediasse chi.


Capisco Mr. Brior, immagino sia stato chiaro.
Tornando a noi, immagino che lei non sia venuto da me per discutere del Crepa, giusto?
Era già stato informato del come la pensassi in merito, non ne ho mai fatto mistero.
Cosa posso quindi fare per lei?


Chi aveva iniziato con quei dannati Elfi?
Gliel'aveva chiesto lui? Si era gettato a pesce l'altro?
Chi era partito lancia in resta per le Crociate?
Aveva realmente importanza?

 
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view post Posted on 11/12/2016, 16:40
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adam
E infine giunse il Dubbio. Quel tarlo forte, deciso, a tratti perfino fastidioso. Non avrebbe ceduto in alcun modo, aveva forza da vendere, e per un attimo Oliver si chiese se il discorso valesse per lui o per l'improvvisa mancanza di controllo, per quell'infinito timore di aver fatto un passo avanti, troppo avanti, senza possibilità neanche di voltarsi indietro per un istante. Si era spinto oltre? Probabilmente sì. Ma quanto oltre? Avrebbe ottenuto una visuale libera se solo si fosse fermato? Oppure una fitta nebbia, tanto invisibile allo sguardo umano quanto tangibile dal suo cuore, avrebbe fatto da sfondo al presente che il ragazzo aveva confermato, concretizzato e creato attorno a sé? Le mani strinsero la tazza calda di quel tè preparato con cura e un pizzico di divertimento che mai avrebbe immaginato di poter sperimentare in un semplice lavoro culinario come quello di poco prima. Il calore stava già dissipando il suo potere, metafora forse della situazione vera e propria legata alla conversazione con il Docente. Il solo pensiero di aver mancato di rispetto all'uomo che sedeva di fronte si insinuò bruscamente nella mente di Oliver, facendo capolino come un serpente pronto a strisciare in ogni punto, dopo a lungo essersi nascosto in un angolo al buio. E il silenzio che seguì l'ultima sillaba pronunciata dall'insegnante, prima che Oliver contraccambiasse in qualche modo, in qualunque modo, fu abbastanza imbarazzante per il Grifondoro. Schiarì la voce, posando la tazza sulla scrivania poco distante: quasi sembrava un tira e molla, un prendere o lasciare; si affrettò a sollevare la borsa a tracolla che aveva lasciato ai suoi piedi, estraendo rapidamente un fascicolo di pergamene, ferme l'una sull'altra come una struttura rettangolare ben delineata, grazie all'ausilio di un semplice fermacarte. In prima pagina, in alto a destra, l'identità di Oliver Brior con tanto di anno scolastico e Casata di appartenenza era trascritta in una calligrafia elegante prima dello svolgimento vero e proprio del saggio storico in questione. Affidò il tutto al professore, lasciandolo sulla scrivania con un sorriso. "Le porgo le mie scuse, Sire, per aver dato vita ad una conversazione troppo generica, ma al contempo troppo precisa, oltre che troppo personale." Una pausa, il tono di nuovo gentile come sempre lo era stato, ma questa volta molto più placido e tranquillo come il protocollo insegnava. "Non è assolutamente mia intenzione mancarle di rispetto e se l'ho fatto, allora rinnovo le mie scuse. Il problema di noi Grifondoro, professore, è proprio l'emotività. Molti ci accusano di essere esuberanti, ma è un'etichetta sbagliata. Siamo impulsivi, scattiamo prima di altri, ma solo se vale davvero la pena farlo. Se il motivo legato ad un'azione è particolarmente sentito, il nostro spirito agisce di conseguenza, senza secondi fini, senza ipotesi o ragionamenti complessi. Ed è il caso del Comitato per me, un po' come il tè scozzese per lei, non crede? Sarà sempre migliore di quello Irlandese, come darle torto del resto? Ma mia zia, ad esempio, non sarebbe troppo d'accordo". Una risata gioviale e breve confermò l'ironia dell'ultima frase, mostrando allo stesso tempo l'interesse palese di Oliver di non peccare di superbia o altro nei riguardi del Docente. "Stimo tantissimo la sua persona, Sire, forse perché stimo il suo corso. Queste pergamene rappresentano il mio saggio circa la profezia di Merlino, ho tentato di studiarla e tradurla. E' stato un lavoro difficile, era un compito extra ma ci tenevo e devo ammettere che il testo Numerologia e Grammatica sia stato di grande utilità per alcuni versi. In ogni caso, spero possa valutarlo e apprezzarlo, credo che ogni profezia abbia alla base qualcosa di strettamente..." - occorreva una parola, la Parola - "...personale". E il Tempo, che tutto governava e tutto seguiva, avrebbe dimostrato quanto "personale" potesse essere quel discorso per il Veggente lì seduto di fronte il saggio Storico. "Ma come le accennavo all'inizio, la mia presenza è legata alla richiesta di entrare a far parte dello straordinario universo della Scuola di Atene. Sarei disposto a qualsiasi cosa, ne ho sentito parlare anche in Sala Comune e la mia curiosità innata non ha potuto ignorare il mio stesso desiderio di scoprire di più, di vivere il tutto in prima persona. L'emotività esagerata di un Grifondoro potrebbe essere un ostacolo in un gruppo, forse questo è il suo primo pensiero, Sire. Tuttavia, so controllarla a sufficienza, grazie ad insegnamenti di protocollo e stile della mia infanzia. Uno spirito ardente, chiamiamolo così, potrebbe avere risvolti positivi per la Storia che non è mai ferma. E sarei pronto a tutto, sul serio, perché sono sicurissimo ne valga la pena. Potrebbe darmi una possibilità, professore? Non la deluderò." Passione allo stato puro, Speranza a fare da collante vero e proprio. Infine, le dita si accavallarono in segno di augurio, i battiti aumentarono. Giocava molto, giocava tanto. Temeva che il Docente non potesse accettare la sua proposta, non dopo un dialogo simile, eppure... eppure Oliver adorava la Storia, si impegnava tanto per voti alti ma anche per il proprio interesse. Non aveva mai considerato noioso quel corso, mai lo avrebbe fatto, a tal punto da inserirlo fino ai M.A.G.O. senza dubbio alcuno. "Le potrei cantare anche qualche brano di Celestina per rallegrare la compagnia, non lo dimentichi" aggiunse, ironico, un occhiolino improvviso. L'ansia giunse a capolino, affacciandosi nel presente, e per un attimo Oliver pregò Merlino, Morgana e tutta la Corte Arturiana affinché Peverell non lo cacciasse via, affinché lo mettesse alla Prova.

Chiedo scusa per il ritardo.
 
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view post Posted on 9/5/2017, 22:10
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Qual era il vero soggetto di quella conversazione?
Chi ne era l'indiscusso indiscutibile vero protagonista?
Gli oratori si contendevano la palma della vittoria, mentre essa perdeva le sue foglie.
Cosa ne sarebbe rimasto? Il tempo scorreva tutt'altro che cerimonioso, abituato con fare pragmatico a bypassare il crearsi di tali problemi, che da secoli andavano stratificandosi, senza che fosse mai possibile raggiungere una vera soluzione che foss'anche definitiva. Innanzi all'ammissione, alla presa di coscenza che in fondo non vi fosse possibile mediazione, non restava che voltare pagina, attendere tempi migliori, proseguire oltre. Era un problema comune ai Grifondoro, l'emotività. Per quanto fosse un'ammissione sincera, e per molti versi vera, in parte celava un secondo lato, più discosto, ma equalmente problematico. L'emotività era un problema? Sarebbe potuto esserlo? In che modo? Certo, sguinzagliata, senza alcun freno effettivamente avrebbe portato con ogni probabilità più grane che benefici, ma del resto... era una colpa tanto grave? Dopo tanti anni di accesi dibattiti, e tempestosi colloqui, negli angoli più sperduti e dimenticati di quello che era stato l'ultimo grande Impero, quanto in fretta avrebbe potuto perdere la pazienza? Dopo due decadi trascorse dietro una cattedra, non certo sempre a leggere il più profondo del pensiero degli autori contemporanei, quella che si era indubbiamente dimostrata una del tutto inaspettata piega di un ben più tradizionale colloquio, come sarebbe potuta essere considerata? Sorrise al giovane Grifondoro, tornando ad appoggiarsi allo schienale della comoda seduta.
Qualche piacere doveva pur essere concesso.
Non era un monaco.


Non me la sono presa Mr Brior, si figuri, per così poco?
Era e rimane solo mia premura farle capire che come giustamente notava lei stesso è destino che non tutti concordino su tutto. Io sono convinto di avere ragione, lei altrettanto, espresse le nostre motivazioni, non resta che passar oltre. Sia mai che il tempo porti consiglio a entrambi. Sia mai che tra vent'anni qualcuno abbia cambiato idea. Del resto sarei abbastanza reticente nel definire l'emotività un difetto. Può esserlo, come molti altri soggetti, nel momento in cui essa sia priva di controllo. Ma torniamo a noi, mi fa piacere abbia voluto occuparsi e cimentarsi nella traduzione della Profezia, sono del tutto concorde con lei nell'individuare una componente anche personale in questo genere di 'attività'. Ovviamente non è una questione squisitamente di grammatica, come probabilmente saprà l'arte delle profezie è qualcosa di più... sottile. Era una provocazione, una delle tante. A voi valutarle.


Una scuola oltre a insegnare, ha l'obiettivo di interessare, e divertire.
Eludere una tale insita e primigenita necessità, avrebbe fatto venir meno il senso di tutto il resto. Su quali basi si sarebbe retto il rimanente? Sarebbe rimasta sempre e solo una questione di dovere, il che nel lungo periodo non è certo si conservi sempre tale. Se era dunque inutile celarsi all'ombra di un pollice, tanto valeva cambiare a monte il sistema, sperando che la Tuke desse anch'essa una mano. E poi? Il buon senso. Eppure l'obiettivo di tutto quello, del malloppo depositato in quel momento sulla superficie lignea della scrivania, era tutt'altro. Un secondo fine in fondo era anch'esso perdonabile? In fondo, l'intenzione non era certo delle peggiori. E su cosa si fondava Atene stessa?


Sì, in effetti ricordo avesse manifestato questo suo desiderio.
Abbiamo già avuto Ateniesi Grifondoro, e la loro emotività non ha mai dato problemi.
Posso chiederle che idea si sia fatto invece di Merlino? In occasione della prossima lezione riceverà sicuramente una valutazione al suo elaborato, ma già che ha avuto la cortesia di volerlo consegnare personalmente, magari...


Sorrise divertito.
Dove terminava l'invito?
Dove iniziava il trabocchetto?
Era solo pensar male...
O c'era poi davvero?



il ritardo... :ihih:
 
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view post Posted on 6/2/2018, 17:10
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adam
La tazza di té fu stretta nuovamente tra le mani dell'Irlandese e fu con interesse, quasi un certo piacere, che ascoltò l'ultima precisazione del Docente in merito al valore e suo opposto dell'emotività. Ne condivideva pienamente il messaggio e fu con un sorriso che ne diede prova; tra le dita, nel frattempo, il caldo della ceramica si stava dissipando, segno che il tempo stesse scorrendo, ancora e ancora una volta, senza che Oliver potesse fare poi molto al riguardo. Si domandò di quale errore si fosse macchiato, di quale superficialità si fosse rivestito, forse inconsapevolmente, di sicuro involontariamente. Non aveva ancora ottenuto una risposta che potesse dirsi tale, del tutto concreta, a quel Sogno dalla lettera maiuscola, custodito in un cassetto prettamente prezioso, identica motivazione che lo aveva spinto nell'Ufficio del Professore. Si premurò di porgersi in modo migliore, nettamente diplomatico, senza rinunciare - e come avrebbe potuto? - a quella verve empatica che tanto lo contraddistingueva. Anni ed anni di prassi da seguire fin nel dettaglio, di norme da comprendere e imparare a menadito, in effetti, non erano stati tuttavia sì capaci da temprare lo spirito eternamente in rivolta del Grifondoro. Così attese, nella speranza quasi certa di inserirsi nuovamente, e non senza un'ottima motivazione, nel cambio discorso effettuato dal Mago che sedeva di fronte. Quando la tematica dell'arte divinatoria giunse nitida alla sua attenzione, senza comprenderne la ragione né l'esito, il corpo del ragazzo fu scosso da un tremito. Fu appena percettibile, a tal punto da risultare più un fastidioso prurito che qualcosa di serio, qualcosa di grave. Forse un monito oppure preludio di grandi cose? Forse una rivelazione appena abbozzata di quanto il Futuro, ebbro di sorprese, gli avrebbe rivelato con maggiore chiarezza, con più dimestichezza di quanto in quel Presente il Grifondoro stesse dimostrando di meritare? Ignorò ogni supposizione, lo sguardo che già si stagliava sul marchio che svettava, ai suoi occhi evidente, agli altri perlaceo, sul polso sinistro. Nascosto dalla manica della divisa scolastica, scura come la pece, che indossava in quel momento, un inusuale simbolo, dalla caratteristica quasi già mistica, si palesava come un'intricata raffigurazione arabesca, persa nella sua geometria più elementare: un intreccio, un susseguirsi di onde e poi linee, linee e poi onde, fino a realizzare una spirale eliocentrica. Oliver rivolse l'attenzione al Docente, l'espressione per un frangente del tutto incerta, persino confusa. Il discorso non verteva più, forse non lo aveva fatto mai fin nel profondo, sulla Scuola di Atene, quanto su un argomento di lezione. Era stato il pretesto perfetto per l'incontro con il Maestro, lo sarebbe stato addirittura per un lieto fine? Oliver abbozzò un sorriso, per nulla infastidito dal cambiamento del dialogo, dal fatto ancor più che la sua domanda fosse stata ribaltata a favore di un'altra. C'era un collegamento che ancora non era in grado di cogliere? Sensibile ai dettagli come pochi sarebbero stati, il Grifondoro ne soffrì appena, più per l'incertezza di non aver studiato il senso alla base del passaggio in atto che per altro. Attese, perché la pazienza era la sua dote migliore. E rispose con quel tono genuino, elegante e galante, che da sempre aveva dipinto la sua figura nel più limpido dei modi. «Non credo che Merlino sia un Mago né cattivo né buono.» E dunque così concludeva il principio di un quesito di ampia portata, di ampia veduta? Tanto banale nel contenuto quanto nell'articolazione, quella risposta avrebbe minato perfino il giusto equilibrio di un attento ascoltatore. Ma Oliver sorrise e continuò con maggiore sicurezza. «Credo, invece, che Merlino sia stato il Veggente più potente che sia mai esistito. Vedeva certezze là dove gli altri vedevano incertezze, percepiva l'Ordine nel Chaos più assoluto, ne studiava i collegamenti, gli intrecci e gli incastri, sapeva essere un eccelso maestro dell'equilibrio, perché basava tutta la sua energia, tutto il suo potenziale, esattamente sull'opposto, sul non-equilibrio. Accoglieva l'incapacità di scorgere tutto in modo nitido e ne faceva tesoro, ne traeva forza, fino a spezzarne i confini, arrivando a sfibrare le Visioni che aveva, ad analizzarle frammento dopo frammento, per poi unirli come tanti tasselli diversi... diversi ma non troppo, perché avevano un filo conduttore, lo avevano, lo avevano sempre!» Le mani tremarono, mentre poggiavano la tazza di té ormai ridotto ad un restante ultimo sorso esattamente sulla scrivania di fronte a sé. La borsa a tracolla fu portata sulle gambe e pochi istanti dopo, Oliver ne estrasse un plico di pergamene: erano tutte fitte di parole, collegamenti, frecce, disegni e cancellature, tutte in fila l'una sull'altra. Ma ad ogni foglio che sollevava, le rifiniture aumentavano, il testo sembrava essere stato limato: dal primo all'ultimo, dal principio alla sua fine, ogni pergamena era più pulita, più chiara, più luminosa, perché la scrittura si assottigliava e perdeva le incertezze, l'aspetto confusionario, fino a presentare un testo senza più errori né termini sbarrati, in una forma elegante e stilisticamente corretta. Oliver sollevò l'ultimo foglio, superstite tra tanti, e lo tenne stretto tra entrambe le mani, mostrandolo all'interlocutore «La profezia è giusta, Sir Peverell. Non è mai stata sbagliata, è semplicemente stata fuorviata da idee su idee, da percezioni e visioni. Ma c'è un senso, Professore, c'è un senso alla base di tutto, di ogni cosa. Ho analizzato frammento dopo frammento e ognuno aveva un suo messaggio. Come si possono unire tutti i messaggi, come si può avere un unico messaggio, se ogni frammento ne rivela uno ben preciso? Questo è il motivo dell'incomprensione, della difficoltà di ottenere una risposta che sia univoca, singolare, decisiva. Non è permesso, la Visione non lo permette, il Dono della Veggenza non lo permette. Confrontando tutti i frammenti si giunge ad un messaggio d'insieme, ma non è l'unico, può variare in base al punto d'osservazione: ad esempio se si prende in esame prima il frammento numero due, allora la visione cambia, la profezia pure. E così via, se si prende in esame il frammento - intendo la riga, Sir Peverell - numero tre, allora quello sarà il punto di partenza e la profezia avrà una nuova, diversa, unica interpretazione.» Aveva trascritto tutto: ogni pergamena ne era testimonianza, ogni foglio ne mostrava l'intreccio e tutti, in copia perfetta, erano stati consegnati già al professore. Oliver ne aveva un'altra, più stropicciata, più sudata, più lavorata. Era la prima volta da quando aveva iniziato il suo percorso scolastico ad Hogwarts che non chiudeva occhio per una lezione, per quella lezione, e non avrebbe saputo spiegarne il motivo. «Una profezia non è mai singolare nel suo contenuto, presenta sempre intrecci e versioni, varianti e sfumature le une possibili da incastrare con le altre. Merlino era capace di vederne l'insieme, Sir. Ne era capace, perché nelle sue vene scorreva magia e potere e l'una non escludeva l'altro, ne erano perfetta simbiosi e combinazione. Merlino è un genio, professore.» I fogli tornarono al loro posto, nella cartellina di pelle poggiata sulle ginocchia del ragazzo, mentre l'eccitazione della sua voce si placava, lo sguardo ancora del tutto illuminato. Cosa c'era di segreto in quel contesto, cosa Oliver stesso ancora non sapeva? «Ed io non posso che essere uno dei tanti ricercatori dell'Ordine presente nelle sue visioni.»

Mea culpa! :*-*:
Sembra superfluo dirlo, ma Oliver diventerà Veggente circa pochi mesi dopo; Merlino è stata davvero la sua lezione preferita, ma questo lo sappiamo già. Ringrazio infinitamente per la pazienza!
 
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view post Posted on 22/6/2018, 13:21
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Lenta, paziente, seriosa e impegnata la conversazione si protraeva. Nello spazio così come nel tempo. Un'agenda fitta di argomenti, che andavano succedendosi come le pagine di un calendario, sfogliato con vigore, ma con altrettanta puntualità, sapendo dove cercare. Si alternavano immagini vivide, ad altre cangianti, minuziosamente tratteggiate dal maestro fiammingo di fiducia di sempre, ad altre più in ombra, discoste, apparentemente lasciate all'esterno di un fil rouge che appariva e spariva in tutta la sua vividezza passo dopo passo. Se c'era una direzione, dove erano diretti? Avevano una meta? O era un semplice vagabondare errabondo, in attesa di un qualche segnale dal cielo, che qualcosa effettivamente fosse successo, mutato, e che quindi fosse infine giunto il tempo di agire? Qual era il precipitato di quella conversazione, e quale sarebbe stato? Tra una tazza di The e l'altra, tra una pausa e una virgola, stavano uscendo dalle acque agitate, e puntavano decisi verso uno specchio d'acqua chiuso, tranquillo, una piccola baia che offrisse riparo il tempo necessario a che la navicella si riarmasse, e tornasse in assetto. Nel mentre cosa sarebbe successo? Sfuggiti alla tempesta, si sarebbero andati a cacciare in una seconda, ben peggiore? Se la prima volta potevano attribuire buona parte dei meriti alla fortuna, sarebbe stato così anche per la seconda? E se così non doveva essere, quale sarebbe stato l'epilogo di tutto? Perchè in ogni caso sarebbe dovuta esserci una fine. Il punto era solo del come e del quando.
E infine era arrivato Merlino, sorrise divertito al giovane Grifondoro, mentre realizzava sempre più di aver sfondato una porta aperta. Merlino era stato un veggente? Poteva anche darsi, in effetti, ma che quella fosse la caratteristica principale, lo stigma da ricordare probabilmente in molti avrebbero avuto molto da ridire. Quanto a torto? Di quanto avesse rappresentato, e quanto ancora rappresentasse per molti, quanta parte era veramente pesata e considerata la divinazione? Il fatto che in fondo non venisse molto considerata, era esso stesso indice della sua irrilevanza? Era una prova concreta? Una dimostrazione di qualcosa? O semplice ignoranza? Merlino era stato un veggente, aveva visto e compreso molto, ma il merito vero qual era stato? Semplicemente di esserlo?


È vero, ci sono molti indizi che lasciano presumere Merlino sia stato in possesso della Vista, non sono sufficientemente competente per affermare se sia stato il più grande, ma immagino che sia un'eventualità concreta. Ciò nonostante non credo in molti partirebbero da questo, nel descrivere una figura tanto eclettica e poliedrica, preferendo sottolineare altre qualità, che invece mi sembra di capire lei preferisca lasciare in coda, no? Se dovessimo poi prestare attenzione ad altri ancora la questione cambierebbe radicalmente, esiste l'eventualità pur remota, infatti, che non lo fosse. Cosa crede che cambierebbe se in via del tutto ipotetica non lo fosse? Come ne uscirebbe la sua figura? Può davvero questa 'abilità' essere il maggior pregio di un uomo?

Una domanda in fila all'altra, fatte e servite su un vassoio d'argento, pronte a un banchetto. Gli invitati come avrebbero deciso di accoglierle? Assalti alla diligenza, degni dell'estremo ovest? Espropriazione bieca degna della decadente tradizione dell'est? Qual era il punto d'equilibrio? Quanto sarebbe dovuta dimostrarsi lunga la leva perchè l'intero meccanismo funzionasse a dovere? Stavano ruotando intorno alla profezia, come un buco nero ne erano attratti, rischiavano di esserne risucchiati, era lì, onnipresente in tutta la sua grandezza, sempre in agguato dietro l'angolo, cosa sarebbe successo? E il Grifondoro vi sguazzava dentro, era il suo regno? Quanto era davvero variabile e soggetta a interpretazione una profezia? Quanto fraintendibile? Cosa era davvero indispensabile nel farlo, e ne erano davvero provvisti? Quale doveva essere la logica conclusione di tale pur semplice constatazione? Non era un'arte per tutti? Già il fatto che fosse effettivamente un'Arte, cosa implicava? Qual era il grado di errore tollerabile, prima di bollarla quale inaffidabile? Come valutare coloro che erano chiamati a interpretarla? Quanto numerosi potevano essere?

Vede Mr Brior, probabilmente non sono la persona più indicata per affermarlo, ma conosco a sufficienza le mie modeste abilità per sapere di non essere quella più giusta per occuparsi di una profezia. Per quanto in apparenza possano sembrare fraintendibili, in realtà non lo sono, si riferiscono sempre a un evento precisamente iscrivibile nella linea del tempo. in effetti la loro trascrizione si presta a fraintendimenti da parte di chi non abbia la 'Vista', ma del resto è lo stesso termine a indicarne la natura più intrinseca: una visione. Qualcosa di infinitamente meno fraintendibile di un testo, privo della sua visione. Merlino era un divinatore, o un Profeta? Sapeva dunque scorgere legami e nessi laddove altri non potevano, ma dov'è il pregio? Dopo tutto a me sembra semplicemente un dono di natura, unito alla pratica, qualcosa che se isolata non farebbe altro che sminuire una figura ben diversa... Non trova?

Sorrise, nuovamente divertito, da quella apparentemente logica conclusione cui era inaspettatamente giunto. Quanto il tutto fosse davvero frutto del caso sarebbe sicuramente stato azzardato definirlo, ma quanto contava davvero era che fossero giunti sino a lì. E poi? La naturle prosecuzione quale sarebbe dovuta essere, se ve n'era una. Non c'era? Constatato l'ovvio, non restava che spingersi alla scoperta del suo complemento. Qualcosa che valesse la pena di essere battuto.

Quale crede che debba essere la migliore dote di un grande leader?

Inaspettata, un fulmine a ciel sereno, che squarciasse repentino la volta tersa, e sgombra di nubi. La domanda inattesa si era fatta avanti? Era davvero tanto inaspettata? O poteva essere prevista? Dove voleva andare a parare? Si stava divertendo per quello? Cosa gli stava sfuggendo?

 
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view post Posted on 24/6/2018, 14:14
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adam
Si stavano addentrando in un tema piuttosto complesso, così versatile da far leggermente socchiudere gli occhi al giovane studente. Come avrebbe dovuto rispondere a quel punto? Come avrebbe voluto, Peverell, che lui rispondesse? Si chiese se in quella serie di quesiti si nascondesse, appena malcelata, una sorta di variante che avrebbe necessariamente dovuto conoscere, se vi fosse qualcosa di più intenso, simile ad un vantaggio che avrebbe avuto la capacità di sottrarlo da guai di ogni genere. Oliver si sentiva così partecipe di quell'argomento da non essersi accorto, involontariamente, di aver stretto le dita di entrambe le mani alla tazza di ceramica che il Docente gli aveva precedentemente offerto. Le nocche pallide, bianche e candide, in contrasto con la venatura in estrema visibilità, tinta di rosso, che coinvolgeva le mani, così come il volto accaldato. Si premurò di trarre un rapido sospiro per ripristinare un ordine tra i suoi stessi pensieri, alla ricerca quasi frenetica del senso ultimo tra i messaggi dell'altro. Cosa desiderava, in fin dei conti? Perché per quanto l'onestà del proprio giudizio, del proprio parere, fosse alla base della libertà che Oliver si premurava quotidianamente di cogliere, d'altra parte restava la certezza di non poter spingersi oltre, non troppo, non più di quanto gli fosse stato concesso fino a quel momento. Era entrato in quell'ufficio per giungere ad un traguardo, non l'aveva dimenticato. «La figura di Merlino mi è molto a cuore, Sire. Se dovesse chiedermi per quale motivo, in tutta onestà ammetto di non saperlo.» Sorrise appena, sincero. «Forse perché mi affascina questa biografia a tratti conosciuta, a tratti soltanto azzardata, perché come ha detto anche lei, non si sa tutto con assoluta certezza in merito alla vita di Merlino, alle sue abilità e alle sue vicende. Ma è pur vero, secondo me, che un'abilità del genere - la Vista - non risulta una tra tante, ma una tra poche. Un dono, direi anche maledizione, che non è poi così comune. Quindi se dovessi risponderle davvero in modo personale, direi che sì, questa caratteristica sia una delle principali, proprio perché unica, in una figura qualsiasi, in questo caso in Merlino stesso. Non è il solo primario pregio, ma è uno dei più importanti, forse anche il più in assoluto, perché ha condizionato la sua intera esistenza. Che sia stato o meno un Veggente, Sire, non so dirlo. Mi affido ad alcuni giudizi e commenti che lei stesso ha presentato a lezione, ma in un caso o nell'altro, che sia Merlino o chiunque altri, questa abilità non è mai fine a se stessa. Non è solo un'entità in grado di fare la differenza, è un'entità che rende quella stessa differenza ancor più intima, più profonda. Merlino sarebbe stato un Mago eccezionale anche senza essere Divinatore, ma l'idea che possa esserlo stato, a ben vedere, lo ha reso ai miei occhi ancor più... eccezionale. Non sarebbe stato sminuito senza questa abilità, ma allo stesso tempo ne sarebbe stato favorito in sua presenza. Temo di non riuscire ad essere più chiaro, immagino sia un argomento così generico, molto versatile, ma di gran lunga mi interessa.» Generico, aveva appena detto, in parte come lo era stato a sua volta con quella sintesi di risposte a più domande di grande valore; dove sarebbe arrivato, dove si sarebbe spinto finalmente, era un altro paio di maniche. Inspiegabilmente, il Grifondoro percepiva il desiderio di cambiare discussione, verso qualcosa di meno impegnativo, ancor più meno soggetto ad un'interpretazione dalle varianti spesso soggettive. Fu sollevato quando il Docente gli pose un quesito sì difficile, ma di gran lunga più sicuro nel commento da parte dell'alunno. Poggiò la tazza sulla scrivania, portandosi leggermente indietro allo schienale della sedia cui aveva preso posto. Quando parlò, il tono di voce fu molto determinato. «La capacità di ascoltare.» Annuì, più come cenno a se stesso che per altro motivo. «Un leader deve saper raccogliere le idee dei suoi consiglieri, anche del suo popolo. Ascoltare, non sentire soltanto, in quella differenza che equivale a prendere parte attiva a quanto detto dagli altri oppure a far finta di esservi partecipe. Ma ancor più, Sire, penso che un leader debba saper sì ascoltare, e subito dopo prendere una decisione sulla base di tutto il resto. Per essere in quella posizione, dimostra esperienza e fiducia per la soluzione migliore, quindi mi correggo: un leader deve saper ascoltare ed agire. Non deve lasciare al dubbio di più commenti la possibilità di stanziarsi più del dovuto. La capacità di decidere è estremamente importante.»
 
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