| Killian era sceso un uno stato di piacevole torpore, non era certo prossimo ad addormentarsi, ma quasi del tutto rilassato: aveva controllato ogni centimetro di quella catapecchia e almeno ai suoi occhi non vi erano pericoli nelle vicinanza, inoltre del buon cibo e una birra fresca avevano fatto si che il giovane mago si godesse appieno quel momento di inaspettata tranquillità. Anche se in realtà Killian aveva ben poco da stare rilassato dato che doveva tener testa alla sua interlocutrice, sempre più propensa a non dargliela vinta. Era estremamente abile nelle allusioni, cosa che condividevano e per questo non poteva lamentarsene ma anzi cercava deliziato di carpirne il più possibile. Il "fiuto" da Kneazle dell'uomo percepì subito nelle parole della rossa un qualcosa a cui appigliarsi per fare delle nuove provocazioni. Le labbra piuttosto scure si incurvarono in modo furbo, come se avesse appena ottenuto una confessione dal più ricercato dei Mangiamorte. Anche gli occhi plumbei scintillarono di una gioia vittoriosa mentre addentava feroce ma elegantemente il resto del suo panino. Solo quando ebbe passato il pollice sull'angolo delle labbra per ripulirle da un residuo di salsa (con una disinvoltura degna di un vero felino) si decise a parlare con lentezza accurata:
Ho capito male, o questo è un invito a cena? Quel "semmai capiterà una volta" è troppo finto per essere creduto
L'aria di chi la sapeva lunga accompagnò il suo giovane volto barbuto anche mentre ascoltava divertito le parole successive di Virginia circa la sua età: a quanto pare non ne voleva proprio saperne di sputare il rospo. Peccato. Di solito non aveva problemi a farsi dire qualunque cosa, specialmente dalle esponenti del gentil sesso. Fintamente sconsolato la rimbeccò:
Molto divertente, davvero. Allora ti considererò un'ultrasessantenne, portati anche male se proprio vuoi saperlo..
Raramente il più grande dei Resween si mostrava imbronciato ma in quell'occasione il suo comportamento fintamente ferito e astioso era quello che più vi ci avvicinava, anche se per scherzo. Ovviamente quelle che aveva pronunciato erano parole vuote che non pensava davvero: come avrebbe potuto farlo? Anche se affetto da una puntura accecante, nessuno avrebbe mai potuto attribuire a Virginia sessanta anni e men che meno definirla una brutta vecchia. La pelle chiara era troppo fresca e tirata per essere scambiata con del materiale rugoso e i capelli infuocati troppo vivaci e accesi per poter essere frutto di un incantesimo ringiovanente, per quanto ben fatto. Celò questi pensieri per nulla a disagio per aver bluffato spudoratamente, conscio che la ragazza lo avrebbe senz'altro smascherato senza dover aggiungere altro. Quando invece Virginia accennò al suo passato (e anche alle sue pene di corteggiatore respinto, *pfffff, figuriamoci*), Killian si decise ad essere totalmente sincero. In realtà lui lo era sempre, ma molto spesso si agghindava di modi di fare più scenici che altro o di frasi lasciate a metà tra il vago e il mistero, stavolta invece il suo tono era tale che non doveva risultare difficile credergli:
In realtà no. Mi penavo molto poco per ricercare le loro attenzioni, anzi, mi accorsi che il mio essere distaccato e disinteressato funzionava come una pozione d'amore per loro.... siete proprio strane, fattelo dire.
Non era certo un insulto, ma un'amara costatazione che il giovane aveva sempre ritenuto veritiera, anche se aveva fatto notevoli progressi nella decifrazione di questo codice rosa imperscrutabile che erano le donne. Questa sorta di "sconfitta" che Killian aveva pacificamente ammesso però non doveva passare affatto come una resa agli occhi della ragazza: mai e poi mai! Il giovane uomo infatti lasciò scivolare via le immagini del suo passato da fanciullo inesperto per riprendere le sembianze del Killian ormai maturo e con qualche asso in più da giocare. Ghignò quando gli fu consigliato (o piuttosto ordinato dal tono deciso della rossa) di "frenare gli ippogrifi", ma qualsiasi cosa avesse voluto dire fu bloccato nella sua bocca per le parole successive di Virginia. Parve molto lusingata e felice di come lui l'aveva definita: pareva impossibile ma ancora una volta quando aveva parlato senza pensarci troppo aveva ottenuto una reazione migliore che da qualsiasi altro complimento. Anche l'offerta di ascoltare ciò che aveva costretto il Resween ad andarsene aveva tutte le sembianze di essere fatta col cuore, ma il ragazzo non era il tipo da soffermarsi sulle spalle degli altri a piangere, anche se sapeva che Virginia voleva solo aiutarlo offrendogli uno sfogo. Rimase in silenzio perchè non erano né il luogo né il momento adatto e non si sentiva pronto nemmeno lui a riaprire certe cicatrici che le bende del tempo e della lontananza avevano saputo ricucire approssimativamente. Gli occhi però comunicarono tutto quello che c'era da dire e da ringraziare e il destro schioccò un occhiolino che per la prima volta non era furbo o provocante ma intendeva solo dire: "Adesso no, grazie. Ma me ne ricorderò". Prolungando così il suo non parlare attese la risposta alla propria domanda che doveva ammettere di attendere con curiosità e attenzione. La prima per il modo in cui avrebbe scelto di rispondere e su quale ambito, la seconda per l'importanza che poteva avere nei risvolti conoscitivi. La soddisfazione lo pervase quando apprese che la giovane non si era tirata indietro: aveva deciso di dare una risposta esaustiva e completa che comprendesse tutti i rami d'interpretazione. ...la mia jarvey e Gideon, una tarantola... Dove essere una grande amante degli animali per tenerne due così strani in casa. Anche lui riteneva che la migliore compagnia fosse quella animale, ma non credeva di poter arrivare a tal punto, *una tarantola, accidenti. Interessante*. ...Ho buoni colleghi coi quale vado d’accordo.... Non ne era certo ma gli sembrava di aver capito che lavorasse al Ministero. Se così fosse, l'aspirante Auror una volta assunto sarebbe potuto diventare una sorta di nuovo collega per la ragazza, anche se con occupazioni totalmente diversi. Sono vedova. Le riflessioni che correvano dietro al suono della voce di Virginia si bloccarono quando udirono quelle parole. Non era una malattia, non era un marchio oscuro, non era niente che potesse compromettere in modo negativo Virginia, ma arrecarono un serio colpo a Killian che rimase quasi boccheggiante in uno stupore tangibile. Non avrebbe mai pensato possibile una cosa del genere e non perchè era insensibile o superficiale, semplicemente non vedeva come una ragazza all'incirca della sua età potesse già essersi sposata e rimasta vedova. Era un qualcosa alla quale Killian non si era preparato e come sempre in questi casi, il non sapere come agire e comportarsi si tramutò in apparente freddezza. Mai come allora aveva percepito una distanza abissale tra la propria persona e quella solare e divertente che lo aveva accompagnato in quel pomeriggio di spassi. Eppure l'aveva sentita così vicina, così simile. Gli sembrava che fosse stato tutto un inganno che per quanto bello ora si rivelava nella sua effimera inconsistenza. Sbattè le palpebre varie volte mentre le frasi seguenti lo sfiorarono senza essere realmente comprese: non voleva mostrare con evidenza il proprio sbigottimento, ma non era nemmeno sicuro di riuscire a celare i propri pensieri, in quel momento. Per di più la domanda che riuscì ad afferrare dalle labbra della rossa infierirono ulteriormente sull'animo già scosso del giovane, ma Killian aveva accettato di giocare e non si sarebbe tirato indietro. Rispose con la voce un po' roca come se il suo corpo volesse mandare segnali di avviso per il proprio mutamento interiore contro il tono che voleva risultare spensierato come prima, così come gli occhi finora attenti e intraprendenti ora vagavano dal gatto alla coperta, alle proprie mani che tormentavano gli anelli che portava alle dita.
No. Assolutamente. Non ho mai...trovato il tempo o la costanza. E' una cosa impegnativa, l'amore.Il "per sempre" è un tempo infinitamente lungo e una promessa che non sono sicuro di riuscire a mantenere.
Anche se nella sua mente era balenata la figura di una bambina dalle lunghe trecce bionde, Killian allontanò Marta e le sue risate leggere come una fata fastidiosa, ritenendo davvero che non avesse nulla a che fare con la domanda. Erano solo bambini, quello non era stato certo amore. Nel rispondere forse anche un po' rudemente con tono deciso, l'uomo aveva ulteriormente scandito le proprie idee riguardo quella situazione. Cambiava tutto. Non poteva certo continuare a fare l'affascinante con lei. *Perchè no?*, continuava a ripetergli la parte più remota e debole di lui. Il primogenito dei Resween non era un'egoista e parte dei suoi ragionamenti erano andati anche alla sofferenza che la donna doveva aver provato, anche se ora sembrava così in pace... il vero mistero aleggiava solo intorno alla giovane, mentre Killian si percepiva semplicemente inadatto. Era come bloccato nel suo non poter continuare ad essere se stesso, con i suoi sorrisi furbi e provocanti e il non voler dire qualcosa, nella sua inesperienza per simili cose, che potesse ferire Virginia, che di certo non aveva alcuna colpa (o forse quella di avergli spiattellato una verità capace di raderlo al suolo?). Rialzò lo sguardo e l'aurea tempestosa dei suoi occhi parve circondare l'intero suo corpo, anche se tutto dava a mostrare una tranquillità troppo calcolata.
Forse è ora di andare...mi sembra che il tempo stia peggiorando.
L'ombra vaga di un sorriso forzato cercò di ristabilire un qualcosa di normale nel suo comportamento mentre ripescava in giro quello che lui e Virginia avevano seminato per il loro spuntino. Egoista, infantile, sciocco. Forse Killian era un mix di tutto questo, ma al momento si sentiva solo spaventosamente disarmato contro un qualcosa che davvero non riusciva a capire.
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