Set fire to the sky, Mitchell

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view post Posted on 23/4/2016, 12:04
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Mitchell Lacroix - Corvonero, II° anno - Scheda


La notte porta consiglio. Qusto è ciò che si dice solitamente, ma per Mitchell non avrebbe portato consiglio, solo morte. Che fosse la sua morte o meno non l'avrebbe saputo fino alla fine della sua missione, ma il destino di quei due sventurati Doxy era già scritto, e nessuno dei due avrebbe lasciato quell'aula abbandonata vivo.

Mitch era immobile con ancora la bacchetta puntata in direzione del Doxy che aveva bersagliato con l'incanto in attesa di vedere l'esito di quella magia che avrebbe inferto ferite oscure. Probabilmente l'incantesimo avrebbe ferito gravemente la povera creatura. Mitchell si stava già gustando la scena all'interno della sua mente, il Doxy ferito che cadeva ai suoi piedi e l'altro essere spaventato che andava cercando la fuga per scappare da un destino già segnato quando il Corvonero entrò in quella stanza. Non andò assolutamente così, l'incanto andò a segno e superò ampiamente le aspettative del Corvonero che ne rimase sbalordito. Il piccolo esserino venne tranciato in due, e cadde a terra esanime in una piccola pozza di sangue violaceo.
Ora mancava l'altro Doxy, che stava cercando di allontanarsi da Mitchell, terrorizzato per la fine fatta dal suo compagno ucciso barbaramente e senza alcun segno di rimorso da parte di Mitchell.
Il ragazzino ora sapeva cosa doveva fare ma prima osservava la sua opera, quel corpo smembrato, riverso in una pozza di sangue. Guardando l'esile corpicino del Doxy il ragazzino iniziò a pensare a tante cose, ma tutto girava attorno ad un'unica cosa, doveva far fuori anche l'altra creatura, doveva fare piazza pulita.
Se avesse ucciso anche l'altro Doxy avrebbe fatto un passo avanti in direzione dell'obiettivo, si sarebbe avvicinato a quel momento che tanto aspettava, vedere le fiamme, il fuoco che divampa e distrugge tutto, lasciando solo la cenere dietro di lui. Con quest'immagine nella testa il Corvonero sogghignò e puntò la bacchetta contro l'ultimo Doxy rimasto.
Voleva farlo in fretta, perciò decise di ripetere nuovamente l'incanto effettuato poco prima. Il movimento fu lo stesso, un colpo che si muoveva dal basso verso l'alto, ma questa volta fu decisamente più obliquo, quasi orizzontale, voleva distruggere quelle due figure fastidiose, e voleva proseguire nella sua missione. Il movimento fu rapido, come quello di una lama da macellaio che si abbatte sulla carne di un animale, Mitchell non colpiva più per ferire quell'animale colpiva per ucciderlo. Eseguito il movimento il ragazzino enunciò la formula: «Sectumsempra!» - disse lui con voce tranquilla, restando in attesa, nell'attesa che il fato prendesse la sua decisione, nel bene o nel male. Se l'incanto scagliato dal giovane Lacroix fosse andato a segno e anche questo secondo Doxy fosse spirato, si sarebbe diretto fuori da quell'aula, con la speranza che l'inseguitore iniziale se ne fosse andato, lasciando che il ragazzino riuscisse a raggiungere la sua meta.


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Ah, le risate che il Fato si sarebbe fatto il giorno successivo. Immaginava solo la faccia del personale scolastico al risveglio. Le fiamme divampare dall'Ufficio dei Caposcuola avrebbero di certo causato un brusco risveglio ai più. Ma mentre gli studenti avrebbero archiviato di lì a poco l'evento, ricordandolo solamente per le facce spaventate che i Professori in squallidi pigiami da notte e le Professoresse tutte bigodini avevano fatto quel giorno, correndo agitati da una parte all'altra del Quarto Piano, qualcun altro avrebbe interpretato quel gesto in maniera più seria. I piani alti del Castello avrebbero capito che si trattava di un colpo al cuore di Hogwarts, che v'erano degli infiltrati. Che qualcuno fedele all'Oscuro dormiva sotto il loro stesso tetto, e che sarebbero stati pochi i sonni tranquilli che avrebbero potuto dormire, da allora in poi. A Mitchell era stata affidata una missione importante. Se fosse stato scoperto, tutti gli altri studenti fedeli al Lato Oscuro sarebbero stati pedinati, rendendo loro impossibile lo svolgimento delle loro missioni. Il Corvonero doveva mantenere lo sguardo sull'obiettivo, e mai staccarsene. Da lui dipendeva molto, nel futuro della scuola.
A dir la verità, dipendeva da lui anche il futuro dell'unico Doxy rimasto in vita nell'aula abbandonata. Rimasto a mezz'aria, bloccato dalla paura, sarebbe stato facile preda del Corvonero, se solo l'avesse voluto. Ed in effetti si confermò il seguace del Lato Oscuro che doveva dar prova di essere: nessuna pietà. Non era un ente di beneficenza, era un aspirante Mangiamorte. Perché avrebbe dovuto risparmiare qualcuno che aveva tentato di fargli del male? Un Sectumsempra, ben castato, e via la paura. Ma il Corvonero doveva aver dimenticato ciò che gli era stato insegnato poco tempo addietro nel Salone di Villa Malfoy. Che il movimento fosse davvero quello, e non il contrario? Il Fato osservò pensieroso quel piccolo scivolone. L'incantesimo si risolse in una piccola coltre di fumo giallo, che si dissolse poco dopo, ed in un nulla di fatto. Il Doxy, approfittando del momento di distrazione del Corvonero, fuggì dall'aula attraverso un buco nella vetrata, impossibile da vedere a causa del buio.
Ma cosa sarebbe successo se Mitchell avesse fallito quell'incantesimo in una prova differente? In uno scontro contro un Auror? Sarebbe stato il momento perfetto per essere incarcerato, ecco cosa. Se il suo mentore, o l'Oscuro Signore, l'avessero visto in quel momento...
Ma non v'era tempo da perdere. Mitchell aveva compiuto un errore, ma da quel momento in poi non ne erano concessi di ulteriori. Concentrazione sull'obiettivo, il passato era passato, lo stesso veleno secreto dal Doxy non era più in circolo. La porta dalla quale era entrato era ancora semichiusa, adatta per uscire senza dover far rumore, come era entrato. I passi del suo ex-inseguitore erano ormai chiaramente lontani, ed il corridoio sembrava sprofondato in una calma irreale. Mitchell aveva la possibilità, quindi, di agire come meglio credeva. Una volta uscito dalla porta, sarebbe dovuto andare alla sua destra. Al termine del corridoio, l'Ufficio. Cosa avrebbe fatto? Avrebbe controllato se vi fosse qualcuno, o si sarebbe fiondato verso l'Ufficio, confidando che quella passata fosse l'unica ronda sul piano? Cosa avrebbe prediletto, la sicurezza abbinata alla lentezza, o la velocità abbinata al rischio? Pro e contro. A lui sciogliere la matassa.



Mitchell Lacroix
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view post Posted on 29/4/2016, 14:46
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Mitchell Lacroix - Corvonero, II° anno - Scheda

Non sempre le cose vanno come si spera, ii ogni situazione che una persona incontra nel corso della vita, c'è la possibilità di commettere un errore più o meno grave. Questo è uno dei casi. Il giovane Corvonero aveva ingenuamente eseguito al contrario il movimento dell'incanto, che si era concluso con un esile getto di scintille arancioni che uscirono dalla bacchetta. Fu un errore di poco conto visto che il Doxy rimasto ormai solo, si diede alla fuga uscendo terrorizzato dalla finestra.
Mitchell era immobile e tesissimo, aveva sbagliato un incantesimo, un incanto che può decidere della vita e della morte di un essere vivente, che può decidere della propria sorte in un duello. Un incantesimo sbagliato può essere sinonimo di vita o di morte e la morte attendeva il Corvonero se non fosse riuscito a completare la sua missione.
Il Corvonero era immobile al centro della stanza in attesa di fare un qualche movimento, ma prima di farne anche uno minimo si lasciò andare ad un sospiro di sollievo realizzando che quelle due creature erano state neutralizzate. ora doveva decidere come proseguire, doveva avvicinarsi a quell'ufficio che si trovava in fondo al corridoio e portare a termine il suo compito, riscattare la sua vita che in quel momento era nelle mani dell'Oscuro. Mitchell era una formica e Lord Voldemort era i bambino sadico che si divertiva a giocare con una lente d'ingrandimento.

Ora Mitchell si trovava di fronte ad una scelta, che ovviamente venne presa immediatamente, ed il ragazzino, bacchetta alla mano dopo essersi sistemato nuovamente sotto il mantello si indirizzò alla porta, ancora socchiusa, in modo da potersi indirizzare verso quell'ufficio. Però si sa la prudenza non è mai troppa, perciò il ragazzino inizialmente mise fuori dalla porta solamente la testa, così da poter ascoltare se il precedente inseguitore si fosse dileguato. Sentendo i passi di quella persona ormai lontani il ragazzino uscì dalla stanza continuando ad avanzare verso l'ufficio dei Caposcuola rimanendo il più vicino possibile al muro, con passo lento e l'orecchio teso a percepire ogni rumore proveniente dal corridoio, sperando di arrivare in fretta alla meta.



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La notte scorreva oramai come se nulla potesse rappresentare un imprevisto. Notti in cui i pochi che tenevano gli occhi ben spalancati potevano anche restare in attesa di qualcosa, ma sapevano, nel loro profondo, che non sarebbe successo niente. Notti che scorrevano via senza essere notate, notti inutili, che scivolavano impotenti nell'abisso dell'oblio, del passato. Che quella notte fosse come quelle?
Di certo non sarebbe stato così per i due Doxy, soprattutto per uno di loro, dato che giaceva in una pozza di sangue purpureo dall'aspetto poco gradevole, anzi alquanto putrescente, davanti ai piedi di Mitchell. Lo stesso per l'altro, fuggito in preda al panico. E il Fato supponeva che non sarebbe stata una notte passata inosservata nemmeno agli occhi di Mitchell, che stava compiendo i suoi primi passi nel mondo dell'oscurità, nel momento della giornata che meglio accompagnava quel tipo di situazione. Un cuore nero, nella nera notte. Il paradosso era che la sua missione comprendesse l'elemento del calore, della luce. Poco male, erano paradossi a cui il Lato Oscuro poteva certo piegarsi, in favore della preparazione di un nuovo ordine.
Di sicuro, per il giovane Corvonero la notte, almeno quella, non sarebbe stata momento di riposo. Il suo impegno non sarebbe terminato lì, il giorno dopo avrebbe dovuto certo fingere a lezione di esser sveglio come al solito, o qualcuno avrebbe potuto insospettirsi notando le occhiaie del giovane Apprendista Oscuro. Ma si trattava di roba di poco conto, l'ultimo dei problemi a quel punto. Mitchell aveva qualcosa di più impellente a cui pensare: raggiungere l'Ufficio. Che fosse cosa facile? O difficile? Chissà. L'importante era partire col piede giusto, ed il giovane reputò come corretto il piede della prudenza. Come un genitore che faceva divertire il bimbo, il ragazzo si affacciò dalla porta, controllando che non vi fosse nessuno. In effetti, così era. Nel corridoio era calata una calma innaturale, abituati come si era al caos diurno. Ma, come si suol dire, la prudenza non è mai troppa, pertanto Mitchell si pose vicino al muro. Da lì, si dirigeva verso l'ufficio del Caposcuola. I suoi passi risuonavano flebilmente sul legno che si trovava sotto alle sue scarpe, che calpestava. Non gli mancava molto, ancora poche decine di metri, forse un paio, e sarebbe giunto alla porta dell'ambiente desiderato.
A quel punto, l'inaspettato. Il piede di Mitchell calpestò un listone malconcio, che scricchiolò rumorosamente sotto il suo peso. Nella notte, nel corridoio, risuonò il rumore di qualcosa che si piegava. Un rumore da far gelare il sangue, per quanto inaspettato.
Panico, forse. Che qualcuno avesse sentito? O Mitchell l'avrebbe scampata? Lui avrebbe di certo dovuto continuare sulla sua via, ma qualcuno si sarebbe frapposto fra di lui ed il suo obiettivo?
Tutto era rimesso in gioco, a quel punto. Ogni certezza di Mitchell, spazzata via. O forse no. Tutto dipendeva dall'insonnia dei suoi compagni di corso, di chiunque si trovasse sotto il suo stesso tetto. Il Corvonero aveva una certezza: il suo obiettivo, la sua missione. Doveva prevedere l'imprevisto, calcolare le variabili. Poteva fare solo il suo, tenersi pronto ad ogni eventualità. Se avesse incontrato qualcuno, lingua pronta, giustificazione alla mano. Non poteva certo confessare il reale motivo della sua presenza lì. Avrebbe incontrato nemici? Amici? Avrebbe incontrato qualcuno?
Era tutto da vedere.



Mitchell Lacroix
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A questo punto della missione, può inserirsi un altro pg, appartenga esso a qualche fazione o meno, chiunque esso sia. Questi avrà tre giorni (fino al 2/05/16 alle 23.59) per pubblicare un post di avvicinamento. Sarò io a decretarne la riuscita, o meno, e le condizioni in cui i pg si troveranno nel prossimo turno.
Mitchell, tu continua la tua missione. Qualora nessuno si aggiunga, si procederà comunque. Posta le tue azioni successive a questo imprevisto. In caso si aggiunga qualcuno, terrò conto anche delle sue azioni, e la trama probabilmente si complicherà.
 
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view post Posted on 30/4/2016, 09:40
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Era fin troppo tardi per i suoi gusti, troppo. Se fosse stato per lui, a quell'ora sarebbe sicuramente rientrato in dormitorio, preferendo il tepore del letto a baldacchino piuttosto che il freddo della notte. Senza considerare, poi, che Oliver Brior odiasse il Buio, essendo pura metafora dell'opposto in cui credeva fermamente. La Luce era di tutt'altra consistenza, rendeva le cose chiare nel miglior modo possibile e non lasciava spazio a dubbi, falsi misteri e segreti da scoprire. La Verità era un'altra metafora in grado di descrivere quella potenza inestimabile e, sebbene la Luna avesse appena occupato il suo spazio nella volta celeste, Oliver già sperava che il Sole sorgesse per porre fine a quel tempo così tetro. Adorava osservare le stelle, però, essendo una passione che suo zio Albert, astrologo, gli aveva trasmesso con il trascorrere dei giorni, ma quella sera non aveva la possibilità di affacciarsi ad una finestra oppure di camminare tranquillamente all'esterno, sul pavimento di pietra della Torre d'Astronomia, rivolgendo lo sguardo verso l'alto come se non ci fosse un domani, nessuna preoccupazione e soprattutto nessun compito d'assolvere. Non era né sarebbe stato per molto il suo caso, poiché quella notte, come spesso accadeva, la ronda toccava proprio a lui. Addio sonno già precario, addio Morfeo e tentativi annessi di abbracciarlo come un orso di peluche, stringendolo per non permettergli di scappare. Il volto del ragazzo, dunque, era piuttosto stanco, com'era quasi normale che fosse nel bel mezzo della notte. Stava girando e rigirando da ore il bracciale celtico che portava al polso, uno dei doni che più aveva apprezzato nel corso della sua giovane vita: ricordava ancora il momento durante il quale Helen scelse di omaggiarlo con quel regalo per nulla indifferente, poco prima dei festeggiamenti del Natale sulle rive del ghiacciato Lago Nero. Un sorriso fece capolino sul volto quasi pallido di Oliver, riflesso dalla fioca luce lunare che filtrava da una finestra chiusa di un anonimo corridoio del quarto piano. Si era fermato pochi istanti, giusto per osservare una donna che sonnecchiava placidamente in un dipinto: quanto avrebbe voluto essere lei! Sarebbe stato più che felice di gettarsi sulle morbide e colorate coperte del suo letto, rintanandosi al caldo con Mos, la sua Puffola Pigmea, che si infilava sotto le pieghe dei due cuscini che Oliver utilizzava durante lo scarso riposo. Con quei pensieri per la testa, riprese a camminare in avanti, diretto all'Ufficio dei Caposcuola; già che si trovava lì, avrebbe potuto recuperare il plico di pergamene che aveva lasciato quella mattina sulla cattedra, così avrebbe potuto rileggerle e aggiungere qualche appunto durante il suo pattugliamento, avendo con sé abbastanza matite e piume ricaricate per farlo. Almeno non avrebbe sprecato il suo tempo, visto che a quell'ora la maggior parte degli abitanti di Hogwarts stava chiacchierando amabilmente con Morfeo. *Beati loro!* fu il primo pensiero che sfrecciò nella mente di Oliver, mentre si stringeva nel giubbotto di pelle che aveva indossato sulla felpa scura con tanto di camicia bianca. Anche durante un turno del genere aveva intenzione di presentarsi in maniera impeccabile, altrimenti che esempio avrebbe mai dato a... a chi? Pix? Era probabilmente l'unico ancora in giro a fare guai. Sorrise, stringendo la bacchetta magica per poi giocherellare con la punta, battendola sul palmo destro e il sinistro quasi ad un ritmo musicale evocato dai suoi pensieri. Pochi istanti dopo, riprese il suo cammino, lentamente, diretto verso il suo Ufficio come se niente fosse. Pescò un'Ape Frizzola dalla tasca dei pantaloni e la mangiò velocemente dopo averla scartata, sentendo l'effetto dei Pungiglioni di Celestico Essiccato non appena i piedi si sollevarono di qualche centimetro da terra. Chissà, forse era quella la sensazione provata dai Fantasmi del castello? La curiosità gli fece compagnia durante il tragitto, mentre si assicurava che la chiave delle Stanze dei Caposcuola fosse ancora al sicuro nella tasca. Sarebbe stata una notte di scrittura, il C.R.E.P.A. aveva bisogno di alcuni documenti e lui era pronto a completarli per l'indomani. Forse.

Post di avvicinamento.



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Inventario attivo
» Bacchetta magica: mano destra
» Anello del Potere: indice mano destra; blocca l'avversario per due turni, Oliver non ne conosce ancora il potere, essendo un dono di Dippet.
» Anello Luminoso: sempre indice mano destra; l'anello acceca l'avversario per 2 turni, facendo scaturire un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante dalla pietra incastonata in esso.
» Gigansticca: pasticca che aumenta illusoriamente le dimensioni del corpo per un unico turno; tasca destra dei pantaloni, insieme ad una serie di caramelle, di preciso Api Frizzole, Piperille e Superpalla Gomma di Drooble.
» Orecchie Oblunghe: Tasca interna del giubbotto di pelle che indossa.
» Collana fading the Dark: permette all'individuo di diventare momentaneamente inconsistente e sfuggire così agli attacchi diretti ad infliggere danni fisici. Utilizzabile un turno per quest.
» Bracciale Chiama-Angeli: Unicum. Se girato tre volte in senso orario può provocare una leggera sonnolenza e stordimento. Utile se si vuol essere lasciati in pace passando inosservati. Occorre porre attenzione agli effetti collaterali, il portatore non viene risparmiato se non ha un minimo arrangiamento di protezione; polso sinistro, sulla felpa e non sulla pelle stessa.
» Fascia del Peccato: non legata, la porta come sciarpa arrotolata attorno la cintura; il suo tessuto è intriso di una pozione amorosa, rende incredibilmente attraenti agli occhi dell'altro sesso. (+5 PC)
» Bracciale Celtico: al polso sinistro (+2 PS +2 PC +2 PM)
» Polvere Buiopesto Peruviana: tasca del giubbotto
» Matite e piume ricaricate: tasca interna del giubbotto



 
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view post Posted on 3/5/2016, 17:19
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Mitchell Lacroix - Studente Corvonero - Scheda

Si era liberato dei due Doxy, ora il suo obiettivo era sempre più vicino, doveva solo raggiungere quell'ufficio in fondo al corridoio del quarto piano e lanciare qualche incantesimo per appiccare l'incendio e tornare a dormire, nel suo letto, nella torre di Divinazione, nella sala comune di Corvonero.
La prudenza on era mai troppa e Mitch lo sapeva fin troppo bene, perciò con un passo felpato si indirizzò vero la porta in fondo al corridoio, con la speranza che gli imprevisti quella notte fossero finiti, ma Mitchell, come tutti i mortali, era ignaro di ciò che il fato gli avrebbe riservato da lì a pochi istanti, se l'avesse saputo probabilmente avrebbe evitato quel punt con i piedi e non avrebbe fatto rumore, ma come si suol dire, ognuno è artefice del proprio destino e con questa scelta Mitchell rischiava di casare un danno irreparabile che l'avrebbe condotto diretto alla tomba.
Il Corvonero stava camminando lentamente per non fare rumore, quando mise un piede su un'asse del pavimento che probabilmente era malmesso, il quale scricchiolò sotto il peso di Mitchel.
Fu un rumore stridulo, un rumore che in quel silenzio quasi surreale sembrò assordante, un rumore che sembrò espandersi in tutto il castello, fino ai sotterrane, era convinto che si potesse addirittura udire da fuori, dal giardino.
Lo scricchiolio riportò Mitchell con i piedi per terra, era molto più tranquillo ora che si era liberato dei Doxy, ma ora un alone di paura si era formato nell'animo del Corvonero, la paura di essere stato scoperto.
Il ragazzino si schiacciò contro il muro facendo qualche passo indietro in direzione dell'aula in cui prima vi erano i Doxy, Rimase immobile davanti a quella porta semiaperta, scrutando con attenzione il corridoio. Nel caso fosse arrivato di qualcuno il ragazzino si sarebbe introdotto nuovamente nell'aula per nascondersi.



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L'imprevisto. Forse la più grande delle trappole. Quando si sapeva quali ostacoli si sarebbero palesati, e quando, li si affrontava con uno spirito diverso. Si sapeva a cosa si andava incontro, e le scelte erano due. Scegliere di fallire, o scegliere di vincere. Non esistevano tentativi che portavano alla sconfitta. Conoscendo il mostro che si aveva davanti, non era questione di non riuscire, di non essere in grado. Con tutte le informazioni in mano non v'era scusa che tenesse: l'ostacolo era sormontabile. Quando invece si trattava di imprevisti, situazioni giunte fra capo e collo, come si suol dire, la discussione era diversa.
Non si sapeva né come, né quando, né cosa sarebbe capitato. Come si poteva schivare un proiettile senza sapere del suo arrivo? La vita, e la missione, di Mitchell erano appena diventate un po' più complicate. Che lo scricchiolio dell'asse avesse richiamato qualcuno? Quello ancora non lo sapeva.

Da un'altra parte del Castello, qualcos'altro si muoveva. In realtà, era un qualcuno. E non uno studente qualsiasi, bensì Oliver, il Caposcuola Grifondoro. Come Mitchell ben sapeva, lo staff scolastico era solito alternarsi nei turni di ronda, necessari a pattugliare la notevole superficie di Hogwarts. Si dava il caso che quella sera il turno fosse proprio del giovane Grifondoro. Annoiato, visibilmente stanco per l'alzataccia, nonostante non fosse mai effettivamente andato a dormire, il Caposcuola decise di occupare parte della notte sbrigando alcune faccende. Nessuno avrebbe potuto biasimarlo, come potevano esserci anime sveglie a quell'ora? Pertanto, tra una distrazione e l'altra, si incamminò verso il suo Ufficio, passeggiando con tranquillità.

I personaggi oramai entrati in gioco erano due, e il Fato strizzò leggermente gli occhi, mentre un ghigno si allargava lungo la metà destra delle sue metaforiche labbra. Nessuno dei due era a conoscenza della presenza dell'altro, ma niente precludeva la possibilità di un incontro, o di uno scontro. Oliver avanzava. Si era portato fino a pochi metri dall'ufficio, vicino al piccolo slargo che dava sulla porta del suddetto ambiente. Mitchell, invece, era intelligentemente arretrato. Non appena avesse visto qualcuno, forte della pseudo-invisibilità conferitagli dal Mantello, si sarebbe rintanato nuovamente nell'aula. La parola d'ordine era ancora la cautela: aveva già commesso un errore, non poteva ripetersi. La visuale di Oliver ancora non gli permetteva di girarsi e guardare nella direzione in cui si trovava, attaccato al muro, Mitchell. Un muro gli precludeva la vista, ma se avesse compiuto ancora pochi passi la sua vista avrebbe potuto spaziare. E si sarebbe potuto girare a sinistra, dove si allungava il corridoio in cui stazionava Mitchell. Nessun suono compromise la piccola ritirata del Corvonero, mentre il Grifondoro non aveva certo problemi del genere. Non era certo fuorilegge, lui. Era la situazione perfetta per una di quelle colonne sonore alla Hitchcock, il momento prima dello spavento, o del baratro. Un equilibrio sottilissimo. Da lì stava a loro, il Fato non poteva che constatare le loro mosse. Libero arbitrio. Nelle sue mani v'erano altre questioni, incastonate fra un'azione dei due mortali e un'altra, indissolubilmente legate. Ma in quel momento stava a loro. La vittoria, anche solo metaforica, sarebbe stata solo del più furbo.



Oliver, il tuo post di avvicinamento è riuscito. Da qui, a voi. Ho descritto dove vi trovate, qualora vi necessitassero ulteriori chiarimenti, non esitate a contattarmi. Una sola raccomandazione: verosimiglianza. Niente powerplay, o metagame, ma sono sicuro che già lo sappiate. Buon gioco, ad entrambi.

Mitchell Lacroix
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Oliver Brior
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Freddo e caldo, poi di nuovo caldo e infine ancora freddo. Ignaro di qualsiasi pericolo, sia eventuale che concreto, potesse presentarsi da un momento all'altro, Oliver Brior stava concentrando tutti i suoi pensieri sul cambiamento climatico che aveva abbracciato il suo corpo da quella mattina. Se avesse saputo chi o cosa fosse nascosto di lì a breve distanza, allora di sicuro non si sarebbe preoccupato più di tanto dello spiraglio di freddo che aveva deciso di stringerlo nella sua morsa, al contrario avrebbe dimenticato qualsiasi cosa. Non era così, ovviamente, e si era piuttosto innervosito con il tempo, perché la Primavera era la sua stagione preferita e odiava dover ripescare gli abiti invernali dall'armadio, soprattutto dal suo armadio condiviso con altri studenti. In dormitorio c'era un caos non indifferente, guanti che andavano a finire in calderoni in peltro e piccole ampolle di cristallo, utili per l'arte pozionistica, che fungevano da raccoglitori di penne e matite. Insomma, non era proprio l'ideale per una persona dedita alla minuziosa cura dei particolari. Non era ideale per uno come lui. Continuò a camminare, fermandosi dopo pochi passi per un motivo fin troppo banale. Già, aveva freddo. Estrasse la fascia che aveva arrotolato in maniera casuale accanto la cintura che portava ai pantaloni, quindi la sciolse velocemente, tirandola in modo semplice. Il maglione copriva abbastanza il torace e la parte superiore del corpo, del resto una camicia bianca spuntava da sotto quella felpa scura come la notte. Sembrava quasi un agente segreto in quel piano tristemente solitario del castello di Hogwarts, ma ben presto avrebbe finalmente recuperato le pergamene necessarie per trascrivere alcuni commenti utili per il C.R.E.P.A. Era davvero felice che il Comitato stesse prendendo vita, dopo anni ed anni durante i quali tutta la causa benefica era stata sepolta nel dimenticatoio del passato. Gli Elfi Domestici erano creature magiche fin troppo gentili e generose per essere ignorate completamente e Oliver ancora non si capacitava di come il Mondo Magico potesse vivere nel silenzio e nell'indifferenza nei loro confronti. Lotte e guerre a non finire fra uomini e altri individui non avevano scaturito altro che informazioni da riportare su libri di storia, a quanto pareva, altrimenti gli esempi dell'antichità sarebbero stati da monito per non effettuare errori simili nel presente. Con quei pensieri per la testa, il giovane Mago si lasciò scorrere la fascia attorno il collo, così da ripararlo. Sapeva che il potere di quell'oggetto non fosse indifferente, o meglio che quell'indumento non fosse una banale sciarpa, ma... aveva freddo, appunto. Sirius lo avrebbe perdonato, ne era certo, essendo stato lui il commesso nonché l'amico che gli aveva venduto la Fascia del Peccato. All'idea del suo mentore che gli facesse una partaccia per un tale ignobile utilizzo di un artefatto magico, Oliver non poté che sorridere nell'oscurità di quella sera. Pochi secondi dopo riprese a camminare in avanti, l'Ufficio dei Caposcuola non era lontano e il corridoio sembrava spento come non mai. Quasi quasi incontrare qualcuno gli sarebbe piaciuto, al primo piano non c'era forse il Prefetto Corvonero? O magari quello Tassorosso? Perso in memorie sicuramente non proprio veritiere, Oliver continuò il suo percorso.



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» Orecchie Oblunghe: Tasca interna del giubbotto di pelle che indossa.
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» Bracciale Chiama-Angeli: Unicum. Se girato tre volte in senso orario può provocare una leggera sonnolenza e stordimento. Utile se si vuol essere lasciati in pace passando inosservati. Occorre porre attenzione agli effetti collaterali, il portatore non viene risparmiato se non ha un minimo arrangiamento di protezione; polso sinistro, sulla felpa e non sulla pelle stessa.
» Fascia del Peccato: attorno il collo; il suo tessuto è intriso di una pozione amorosa, rende incredibilmente attraenti agli occhi dell'altro sesso. (+5 PC)
» Bracciale Celtico: al polso sinistro (+2 PS +2 PC +2 PM)
» Polvere Buiopesto Peruviana: tasca del giubbotto
» Matite e piume ricaricate: tasca interna del giubbotto



 
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Mitchell Lacroix - Studente Corvonero - Scheda

Alcuni dicono che la notte porta consiglio, ma Mitchell lo sapeva bene, quegli stolti si sbagliavano, non succede mai nulla di buono a tarda notte, quando il buio regna sovrano e le creature della notte scendono in gioco. Questa sera Mitchell era una di quelle creature notturne, ed il suo non era un gioco, vi era la sua vita in ballo e in caso di fallimento avrebbe fatto la conoscenza della fredda terra ed avrebbe avuto la risposta alla fantomatica domanda su cosa ci fosse dall'altra parte.
Il Corvonero era immobile, schiacciato contro il muro, con le orecchie tese per ascoltare qualunque suono che rompesse nuovamente quel silenzio quasi surreale. Nella sua mente si formò lentamente il terrore, l'immagine del volto dell'Oscuro Sire fece la sua comparsa in maniera nitida cancellando totalmente gli altri pensieri del ragazzino. Tornarono alla luce anche le parole del suo Signore, la promessa fatta a MItchell di una morte prematura in caso di fallimenti. Il ragazzino si sentì come rabbrividire ed un senso di puro terrore iniziò a prendere il sopravvento.


"Dannazione! Devo mantenere il controllo, ho fatto un'errore ma non è nulla di irrecuperabile!"

I pensieri di Mitchell divennero una specie di cantilena che dovevano servire a rassicurarlo, ma il suo timore ritornò a galla quasi subito, quando lungo tutto il corridoio del quarto piano rimbombarono i passi di una persona. Non sapeva chi fosse, non voleva nemmeno saperlo, sapeva solo che qualcuno si avvicinava e la lama del boia si avvicinava inesorabile al collo di Mitchell.
Sentendo quei passi avvicinarsi il ragazzino decise di ritornare sui suoi passi, prestando la massima attenzione a dove metteva i piedi, staccandosi leggermente dal muro per evitare quel rumore di sfregamento dei suoi abiti contro una parete ed entrò nuovamente nel suo nascondiglio, quell'aula macchiata del sangue di quello sventurato Doxy. Chissà se la dea bendata fosse stata dalla sua parte, Mitch non poteva saperlo, sperava solo di non essere scoperto e poter seminare il nuovo inseguitore.


PS: 117/131
PC: 83/88
PM: 80
Exp: 5
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Bacchetta di legno di cedro, lacrima di sirena e polvere di opale, 10 pollici e 2/4, semi-rigida
Mantello della disillusione: +8 Corpo, +5 Mana.

 
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Stallo. V'erano delle situazioni nelle quali, per forza di cose, non poteva andare tutto liscio. O tutto secondo i programmi. Di certo per Mitchell lo sconvolgimento non era stato da poco, tanto che era stato costretto ad arretrare proprio nel momento in cui era pronto a compiere la sua missione, quella vera e proprio. Di contro, Oliver era totalmente ignaro di cosa fosse successo e di cosa potesse succedere. Meglio così, o sarebbe andato su tutte le furie se avesse saputo che qualcuno stesse attentando alla sicurezza della sua scuola. Il Caposcuola Grifondoro procedeva tranquillamente verso il suo Ufficio, con tanti pensieri in testa. Ad un certo punto davanti a sé poté vedere solo muro, a circa mezzo metro dal suo volto. Era arrivato a destinazione: alla sua destra si trovava la porta che dava sull'ambiente sopracitato. Alla sinistra di Oliver si trovava invece il corridoio nel quale si trovava Mitchell; oltre il corridoio, lo slargo del piano e le scale semoventi. A quel punto Oliver non doveva far altro che girarsi verso destra ed entrare nel suo ufficio per sistemare ciò che aveva in mente di sistemare. Era facile, no?
Sicuramente lo era più che per Mitchell, che non si trovava certo nella stessa situazione di serenità. Ovviamente aveva sentito, alla lontana, i passi di Oliver. Anche se fosse stato dotato di ali, il silenzio che dominava il Castello faceva cogliere amplificato ogni minimo rumore. Prudente come aveva imparato ad essere, soprattutto quella sera, Mitchell non indugiò e si rifugiò nuovamente nell'Aula dalla quale era appena uscito. Quella volta non v'erano Doxy ad aspettarlo, almeno non ancora. Tuttavia, il ragazzo sapeva di non poter indugiare troppo. Non poteva certo aspettare che l'alba sorgesse, o la missione sarebbe fallita per ovvi motivi. Dal canto suo, Oliver non poteva aver sentito determinati rumori, né lo scricchiolio dell'asse. Era ancora troppo lontano, ma nell'aria aleggiava quell'odore di sospetto, come se qualcosa non andasse. Come un sesto senso, si coglieva che ci fosse qualcosa che non andava.
Mitchell era oramai nascosto, ed il Mantello di Disillusione lo aiutava in ciò, ma aveva perso la visuale di ciò che avrebbe fatto Oliver. Avrebbe dovuto quindi affidarsi agli altri sensi, o più semplicemente affacciarsi cercando di non farsi vedere. Oliver, a quel punto, poteva semplicemente incamminarsi verso il suo Ufficio, come avrebbe fatto una qualsiasi persona che aveva delle scartoffie da sistemare, o rimanere lì, a fare chissà cosa. Ma il Fato era oramai abituato a vedere gli eventi scartare da ciò che si associava alla normalità, pertanto si pose interessato a seguire lo svolgimento degli eventi. Mitchell sarebbe rimasto lì, o si sarebbe mosso? Ed Oliver? Sarebbe rimasto fermo? E perché l'avrebbe fatto? O sarebbe entrato?
La notte si prospettava più lunga di quanto avesse immaginato. Più interessante.


Mitchell Lacroix
PS: 117/131
PC: 83/88
PM: 80
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Oliver Brior
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PM: 100
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Da qualche parte doveva esserci una finestra aperta, quasi sicuramente, altrimenti Oliver non si sarebbe spiegato il motivo per il quale il freddo lo avesse avvolto tra le sue spire. Era convinto che un soffio di vento stesse invadendo il suo spazio, perché solitamente il quarto piano del castello di Hogwarts non era chissà quanto gelido, non c'erano vetrate né aperture ad arco come nel caso della Torre d'Astronomia o della stessa Torre di Divinazione, dove la Guferia regnava sovrana, affacciandosi direttamente sulla volta celeste all'esterno. A pensarci bene, Oliver avrebbe potuto evocare una fiammella tra le sue stesse mani, così da riscaldarsi per bene. Anche sulla punta della bacchetta magica non sarebbe stata male, in effetti gli avrebbe ricordato un camino in miniatura, quasi portatile, come quelli di suo zio Albert durante le escursioni in montagna di tanto in tanto. Quella particolare memoria, nata in un momento di pura distrazione, fu tanto piacevole quanto divertente e un sorriso fece capolino sul volto raffreddato del giovane studente. La sciarpa era stata sistemata attorno al collo, per fortuna, ma entrare nell'Ufficio appena raggiunto non sarebbe stato male, niente affatto. All'interno non solo avrebbe ripescato il suo plico di pergamene inerenti il C.R.E.P.A. e le sue attività associate, ma avrebbe potuto anche rilassarsi sulla comoda poltrona che era stata trasportata in passata tra quelle piccole mura. E poi il ragazzo custodiva un segreto minuscolo, che non aveva ancora rivelato a nessun altro Caposcuola: dietro il vaso di ceramica contenente dei fiori colorati era nascosta una scatola di un blu intenso, nella quale c'erano tante caramelle che Oliver portava direttamente dalla sua scorta di Mielandia nel baule del dormitorio. Il solo pensiero di poter rilassarsi, concedendosi giusto una manciata di minuti di pausa dalla sua ronda notturna, lo metteva stranamente di buon umore. Era ad un passo dal realizzare quel piano, in effetti, non gli mancava che aprire la porta. Si fermò dinnanzi ad essa, lasciando scorrere lo sguardo dalla serratura sigillata alla struttura in legno. Infilò la mano, subito dopo, nella tasca dei pantaloni che indossava, così da pescare la chiave. Mentre la cercava fra i meandri di caramelle, matite e piume ricaricate che aveva infilato in quelle piccole tasche, tuttavia, Oliver si ritrovò a riflettere su come fosse misteriosa l'assenza di silenzio nei confini di Hogwarts. Certo, era estremamente tardi, il coprifuoco aveva già posto il limite tra sveglia e sonno, ma era comunque assurdo scoprire in prima persona che la pace esistesse anche in quella Scuola simile ad un covo di matti. Niente rumori, niente esplosioni, nessun passo all'orizzonte, neanche Pix che si divertiva con il prossimo scherzo da preparare per l'indomani. Niente di niente. E la cosa lo infastidì, anche se mai e poi mai avrebbe potuto considerare una tale sensazione: era assolutamente convinto che il trambusto non facesse per lui, ma forse si sbagliava. Un pizzico di rumore ci doveva essere, altrimenti era come se tutto, intorno a sé, fosse spento per sempre. Fece ondeggiare il piede avanti e indietro, in maniera nervosa, vittima di uno stupida impressione. Nel frattempo, ancora in piedi davanti alla porta, individuò la chiave nella tasca, ma non la aprì ancora. Si guardò attorno, pensieroso: gli sarebbe piaciuto un po' di suono, perché dormivano tutti? Un secondo dopo trasse un profondo respiro.



Punti Salute: 139
Punti Corpo: 84
Punti Mana: 100
Exp: 10




Inventario attivo
» Bacchetta magica: mano destra
» Anello del Potere: indice mano destra; blocca l'avversario per due turni, Oliver non ne conosce ancora il potere, essendo un dono di Dippet.
» Anello Luminoso: sempre indice mano destra; l'anello acceca l'avversario per 2 turni, facendo scaturire un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante dalla pietra incastonata in esso.
» Gigansticca: pasticca che aumenta illusoriamente le dimensioni del corpo per un unico turno; tasca destra dei pantaloni, insieme ad una serie di caramelle, di preciso Api Frizzole, Piperille e Superpalla Gomma di Drooble.
» Orecchie Oblunghe: Tasca interna del giubbotto di pelle che indossa.
» Collana fading the Dark: permette all'individuo di diventare momentaneamente inconsistente e sfuggire così agli attacchi diretti ad infliggere danni fisici. Utilizzabile un turno per quest.
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Mitchell Lacroix - Corvonero 2° anno - Scheda



Rumori, passi, magari era tutto nella testa di Mitchell, magari erano solo frutto della sua immaginazione che gli stava facendo un brutto scherzo per mandarlo nel panico, o peggio, forse era la sua conscienza che gli mandava una specie di messaggio per fargli capire che ciò che andava a fare non era giusto, che rischiava di far del male alle persone, ma ormai il Corvonero era troppo oltre e la sua coscienza poteva dire qualunque cosa, ma lui non si sarebbe mai e poi mai tirato indietro.
Mitchell era ancora immobile al centro dell’aula con il cadavere ancora fresco del Doxy ucciso poco tempo prima, non sapeva se il Muffliato da lui castato era ancora attivo e poco gli importava, dopotutto dopo quell’errore così grossolano di alcuni minuti fa non sarebbe più caduto in fallo si sarebbe impegnato al massimo per non emettere alcun suono, ogni passo sarebbe stato ragionato, ogni respiro sarebbe stato silenzioso ed ogni suo movimento sarebbe stato come quello di un’ombra, come se lui non avesse più un corpo.
Il Corvonero si rinchiuse stretto nel mantello, per paura che quel raggio di luna che entrava dalla finestra aperta lo rendesse visibile, e si incamminò lentissimamente, controllando ogni passo con il terrore di far scricchiolare nuovamente il pavimento ed essere beccato quando ancora prima di uscire dall’aula quei passi di poco prima si fecero risentire, ma questa volta venivano da un altra posizione, e quel che era peggio il rumore proveniva esattamente dalla direzione in cui il ragazzino doveva dirigersi, sentendo quel suono rimase immobile, fermo, come se fosse paralizzato dal terrore. Doveva fare qualcosa e lo sapeva, l’idea c’era, gli serviva un oggetto da poter trasfigurare in qualcosa, in modo da poter creare una sorta di diversivo per quella figura che sentiva camminare vicino all’ufficio dei Caposcuola. La ricerca in condizioni normali sarebbe sicuramente state semplice ma non in questa situazione, i quanto doveva anche tenere conto del non farsi beccare, così molto lentamente si mise alla ricerca di qualcosa che gli potesse essere utile.


PS: 117/131
PC: 83/88
PM: 80
Exp: 5
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Perdonami per la risposta un po' scarna ma non volevo fare aspettare troppo Oliver.

 
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Il Platano Picchiatore continuava a dondolarsi assonnato nel giardino di Hogwarts. Non v'era volatile il cui, seppur minimo, peso gravasse sull'albero, tanta era la paura. Eppure, chissà se il Platano, in realtà, non desiderasse solo abbracciare quegli uccellini che, involontariamente, tramortiva e lasciava a terra. Anche l'albero più violento poteva solo volere un po' di affetto. A quello ci pensava la Luna. A volte corpo misterioso, altre rassicurante e romantico, faro di luce nel buio.
Quella sera, la Luna non era un faro. Gettava una luce quasi malata, opaca sulla scuola. Un giallo quasi marcescente, itterizia lunare. Era la Luna dell'incertezza, del pericolo, del mistero. Dei passi falsi che non potevano essere fatti. Nel corridoio del Quarto Piano si stava giocando una partita a scacchi, nonostante alcuni pezzi ancora non fossero stati avvertiti del fatto.
Oliver esitava nell'aprire la porta. Eppure, cosa lo tratteneva? Le scartoffie lo attendevano. La chiave era ormai stata trovata, era questione di secondi prima che l'ufficio fosse aperto. A qualche metro da Oliver, Mitchell si trovava ancora nascosto nell'aula vuota. Non poteva rimanere con le mani in mano, il tempo per gli indugi era terminato. Ogni secondo che passava sarebbe stato sempre meno facile riuscire a mettersi in salvo, senza bruciare la propria copertura.
La Luna illuminava l'aula. Agli occhi di Mitchell risaltavano solo pochi oggetti, che incameravano la luce lunare per rispedirla alle iridi del Corvonero. Sulla cattedra, un mappamondo che, dall'aspetto, dava tutta l'aria di essere non poco impolverato. I banchi, le sedie, un paio di queste fuori posto. Tre libri impilati disordinatamente su un banco. A quel punto, era fondamentale l'arte di arrangiarsi. Essendo vuota, l'aula era stata svuotata da tutto il materiale che poteva essere risultato utile in altri frangenti: quello era tutto ciò che era rimasto. E, a quel punto, a Mitchell era richiesto qualcosa di decisivo, o la situazione si sarebbe complicata ulteriormente. Qualcosa di drastico, di strategico, di valido. Era pur un Mago, no?
Il percorso di Oliver sembrava invece molto più placido di quello dello studente Corvonero. Nessun intoppo, solo noia. Ordinaria amministrazione. Ma era palese che, in quella notte così particolare, nessuno si potesse esimere dal cadere nei tranelli del Fato. Come tutti sapevano, il Castello era costellato di finestre, alcune anche aperte. E chissà cosa fu, a spingere il Doxy sopravvissuto a rientrare nell'edificio. Da un altro spiffero, la creaturina svolazzò dentro, al caldo. Che fosse la temperatura, la ragione? Di certo non sarebbe il Doxy non sarebbe rientrato dalla stessa finestra dalla quale era uscito: il ricordo dell'assassino del suo amico era ancora vivido. Ma la voglia d'esser più che dispettoso non era di certo svanita. Pertanto, una volta superato l'ostacolo della finestra, iniziò a svolazzare a gran velocità lungo il corridoio del Quarto Piano, arrestandosi a pochi metri da dove stazionava Oliver.
Fu un attimo. Improvvisamente nella mente della creatura balenò l'idea di andare a vedere cosa avesse tanto da frugare il Caposcuola nella tasca. In men che non si fosse detto, il Doxy svolazzò fino alla tasca del Grifondoro, tuffandovisi. Quando capì quale fosse l'oggetto della ricerca, vistolo afferrato dalla mano del giovane, si incaponì. Voleva quella chiave, gli era dovuto.
Non passarono che pochi attimi, che il Doxy strappò la chiava dalla mano di un Oliver che nemmeno aveva visto la creatura entrare nella sua tasca, finché questa non ne uscì svolazzando a qualche metro dal suo volto, agitandosi su e giù, a destra ed a sinistra, con la chiave in mano, beffarda.
Doveva riprendere la sua chiave. Ma il Doxy non sarebbe certo stato fermo, lì a negoziare. Anche per il Caposcuola era giunto il momento di dare una svolta alla serata. Nulla sarebbe andato come pianificato. La calma non apparteneva a quella sera.
Il dado era tratto, ognuno dei due giovani aveva qualcosa con cui confrontarsi. Era giunto il momento di mostrare di che pasta fossero fatti.



Mitchell Lacroix
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Oliver Brior
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Doxy
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Cinque Galeoni più cinque Galeoni facevano dieci Galeoni: il campo dei conti e dei calcoli non aveva mai rappresentato uno scacco nella cultura di Oliver, doveva ammetterlo, eppure quel preciso ragionamento non faceva una piega. Perché, allora, la cassa del Comitato del C.R.E.P.A. prevedeva soltanto quattro Galeoni per il guadagno di quella mattina? Il pensiero lo aveva colto improvvisamente, prendendolo alla sprovvista. Era fin troppo distratto per accorgersi, dunque, di aver finalmente trovato le chiavi nella sua stessa tasca: le dita si erano avvolte attorno ad essa, come per impugnare una spada invisibile, ma la mente era altrove e lui non poteva farci nulla. Non riusciva a capacitarsi di come una banalissima operazione con numeri altrettanto banali potesse creare dubbi o dare adito a supposizioni diverse: cinque più cinque faceva dieci, era una certezza senza eguali. Ma lui non si trovava e il suo raziocinio, già labile per colpa dell'ora tarda e del disturbo del sonno che lo aveva condizionato nei giorni precedenti, era restio ad accettare una tale precisazione. Avrebbe dovuto indagare, per farlo necessitava accedere all'Ufficio dei Caposcuola, così da recuperare le pergamene nel cassetto della scrivania, sulle quali aveva trascritto in calligrafia elegante le varie informazioni e diciture su vendite, raccolta fondi e spese associate al C.R.E.P.A. Forse era anche il caso di considerare per bene l'ipotesi di nominare un tesoriere, lui era negato con il mondo dei numeri, ma Violet poteva fare progressi sicuramente: era spigliata e attiva, una delle migliori Corvonero che Oliver avesse mai incontrato e conosciuto in vita sua. In effetti mancava molto quella ragazzina, avrebbe dovuto farle visita alla Testa di Porco o durante la pausa di qualche corso. Si ripromise di spedirle una missiva il giorno dopo, quando ad un tratto ogni sua distratta riflessione fu stracciata dalla realtà. Un movimento misterioso, quasi lucente, fu intravisto con la coda dell'occhio: non ebbe paura, ma ne fu sorpreso e si voltò di scatto verso quel bagliore indecifrato. L'immagine di un esserino svolazzante si stagliò netta e visibile davanti il suo attonito sguardo, mentre gli occhi di un intenso verde caldo e naturale di Oliver si spalancavano insieme alle sopracciglia rialzate lentamente. Le sue chiavi non erano più nella tasca, quella fu la prima constatazione che analizzò, mettendo comunque le mani nella felpa per avere una sorta di conferma tangibile, sebbene non ce ne fosse bisogno. Di fronte a sé zampettava nell'aria, da un punto all'altro, una specie di insetto che Oliver, purtroppo, conosceva estremamente bene. Non soltanto aveva studiato i Doxy a lezione, a partire da una ricerca per Pozioni fino alla preparazione del Veleno Doxicida, ma li vedeva perennemente nel suo giardino a Cork, soprattutto in Estate. In quel momento rimpiangeva di non aver con sé la fiala, essendo custodita nel fondo del suo baule in dormitorio. Una sola spruzzata di quello spray e voilà, Fata Mordace al tappeto. Mantenne la calma, divertito e spazientito allo stesso tempo. Aveva sì intenzione di rilassarsi e di trovare un'occupazione per la durata della sua lunga ronda notturna, ma di certo non con una creaturina bizzarra pronta a fargli saltare i nervi. Emise una sorta di verso simile ad uno sbuffo quasi silenzioso, quindi allungò una mano verso la chiave e la Fata stessa, intenzionato a strapparle la testolina se non avesse subito compreso il messaggio "dammela o ti mangio". E via con il bon ton!





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view post Posted on 19/5/2016, 12:57
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Mitchell Lacroix - Corvonero 2° anno - Scheda



Mitchell era fermo al centro della stanza, era alla ricerca di qualcosa, sapeva che la mossa che avrebbe fato ora poteva cambiare tutto, poteva essere al chiave per la vittoria se fose riuscito a distrarre la figura di cui aveva sentito i passi poco prima i direzione della sua meta, oppure avrebbe potuto sancire la sua fine, il fallimento se avesse per caso attirato lì qualcun altro.
L’aula abbandonata era il regno del silenzio che controllava ogni cosa, era rotto solo dai livei respiri di Mitchell, che visibilmente teso stava camminando lentamente in cerchio alla ricercadi qualcosa. Dopotutto si sa, quando possibilità sono troppe, la scelta diventa difficile in quanto un errore,soprattutto in questo caso, può costare caro, addirittura può costare la vita di qualcuno, per esempio quella di Mitchell.
Il Corvonero sapeva bene che doveva sbloccare la situazione, doveva muoversi rapidamente e diventare un tutt’uno con il buio, utilizzare ciò che aveva per entrare nell’ufficio ed appiccare il fuoco.
La bacchetta era stretta nel pugno del Corvonero che ormai aveva adocchiatto ciò che avrebbe voluto trasfigurare, perciò si diresse verso un libro situato sopra un banco, lo raccolse e si mosse in direzione della porta.
Arrivato sulla soglia di essa il ragazzino si accucciò di lato appoggiando il libro per terra, facendo moltissima attenzione a non fare alcun rumore . Ormai aveva deciso, e avrebbe fatto un incantesimo su quel testo scolastico trovato nell’aula. Che fosse la scelta giusta? Il ragazzo non lo sapeva, però era l’unica opzione possibile per muoversi con una certa traquillità.
Nella sua mente Mitchell figurò un grosso felino di colore grigio, un gatto, un Maine Coon, era un gatto abbastanza grosso da poter attirare l’attenzione, e soprattutto poteva sicuramente incutere timore nel caso in cui la persona che si sarebbe trovato davanti fosse piuttosto paurosa. Le immagini del felino erano sempre più chiare nella testa di Mitchell, poteva vedere il muso grazioso dell’animale, le zampe e tutto il resto del corpo. Era perfettamente concentrato quando com la bacchetta fece un movimento con la bacchetta, un movimento dolce e grazioso dall’alto verso il basso, ed infine pronunciò la formula per l’incantesimo: «Fèles» - mormorò il ragazzino con un tono di voce talmente esile che solo una persona molto vicina a Mitchell avrebbe potuto sentirlo. Subito dopo avere fatto l’incantesimo il ragazzino di scatto mise una mano sopra al libro così nel caso in cui l’esito fosse stato positivo avrebbe mantenuto bloccato l’animale fino al momento giusto per liberarlo nel corridoio.


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