A farewell to the world

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view post Posted on 14/8/2016, 16:28
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Il Fato

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L'imperio aveva permesso all'abile mago di ottenere informazioni forse preziose, forse scontate, forse ancora deducibili, oppure inimmaginabili. Spettava a Raven tirare le somme di ciò che era stato ottenuto. I fatti erano i seguenti: il goblin sapeva dove era collocata l'area cosiddetta proibita della biblioteca; il funzionario non aveva però la minima idea degli incanti di protezione di cui godeva il luogo ove egli lavorava da chissà quanti anni; Raven, infine, era abbastanza acuto da comprendere che nessun'altra informazione utile avrebbe potuto strappare al piccolo dipendente del British Magic Museum.
Non restava dunque che agire, oppure valutare il da farsi.
L'ex docente di volo sapeva bene che essere avventati non avrebbe condotto a successo. Del resto, permaneva l'intenzione di non esser scoperto, di passare inosservato. Poteva invece risultare banalmente conveniente comportarsi come qualsiasi altro utente della biblioteca, seguendo l'iter previsto? Il reparto proibito non era certo inviolato. Il fatto che fosse "proibito" non stava a significare che fosse assolutamente precluso a qualsiasi mago, sempre e comunque. Certo, vi era un guardiano. Ma...Era davvero impossibile persuaderlo e convincerlo a concedere una piccola, breve, ma preziosissima autorizzazione? Dopo tutto, esistevano maghi autorizzati ad entrare.
Non vi era tempo da perdere. Ogni secondo era prezioso. Ogni attimo meritava di essere "speso" per costruire perfetta manovra di azione.
Raven castava ala perfezione l'incanto oblivion. Esperienza e potere magico garantivano "all'intruso" il successo nel cancellare la memoria del funzionario della biblioteca limitatamente ai minuti scelti.
Il giovane mago aveva agito mostrando astuzia e decisione. Tuttavia...Non vi era certezza che nessuno lo avesse visto, notato...Poichè non si conoscevano gli incanti di protezione di cui godeva la biblioteca. E chi poteva affermare con certezza che l'area intorno alla seduta del goblin non fosse soggetta a veritas? Impossibile a dirsi, al momento.
L'unica certezza era la seguente: nessuno si era presentato dinanzi a Raven per ammonirlo, fermarlo, arrestarlo addirittura. E nessun utente della biblioteca seduto nella sala di lettura si era alzato, allarmato.
Tutto sembrava tranquillo. E pareva che nessuno si fosse accorto dell'intruso.
Raven poteva quindi giungere dinanzi alla porta della sala di lettura, poichè...Sì...Vi era una porta, una porta apparentemente banalissima in vetro, così come l'intera parete vetrata. Bastava probabilmente aprirla, abbassando la maniglia. Del resto...Non si trattava ancora di reparto proibito, no?
La scelta spettava al mago.
Ed il goblin? Il funzionario, dopo essere stato obliviato sembrava esser tornato alle proprie mansioni...A testa bassa, sembrava leggere chissà cosa...Eppure...Non era ancora sotto l'effetto dell'imperio?



Ti trovi ancora nel salone della biblioteca, dinanzi alla porta che ti permette di accedere alla sala di lettura. Il goblin è stato obliviato. Attraverso la parete vetrata continui a vedere la sala di lettura e studio. Lì puoi ancora intravedere alcuni maghi seduti. Non hai notato eventuali occhi indiscreti.
 
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view post Posted on 15/8/2016, 11:34
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Arrivato davanti alla porta d'ingresso, passando oltre la quale avrebbe potuto giungere alla tanto agognata destinazione. Tuttavia, non era tutto così scontato come poteva sembrare a prima vista. Passare dalla porta era troppo banale e normale. Inoltre, era pericoloso. Perché la magia era imprevedibile e anche se il Seocculto sembrava ancora funzionare e il Deceptio non si sapeva, passare dalla porta avrebbe potuto attirare attenzione. Un'attenzione che il nostro caro professore di volo non voleva attirare in alcun modo e a nessun scopo. D'altro canto, sì, avrebbe potuto entrare nella biblioteca pubblica dalla porta, magari attirandosi qualche sguardo di troppo (perché, nonostante lui fosse sotto l'effetto del seocculto, si poteva dire lo stesso per la porta?). Inoltre, sì, poteva semplicemente trattare con il guardiano e accedere al reparto proibito, ma in tal modo avrebbe potuto realmente verificare l'efficacia dell'incantesimo da lui inventato?
Difficilmente.
Molto difficilmente.
Quell'avventura non comprendeva nessun tipo di trattativa; non si scendeva a patti. E nemmeno Raven sapeva come sarebbe finita. Le diverse opzioni si ramificavano similmente a come accadeva in una partita di scacchi: a seconda dell'azione dell'avversario, si doveva muovere un pezzo diverso in una posizione diversa.
Prevedibilità.
Ma non ancora.
Quello sarebbe accaduto quando sarebbe arrivato al suo avversario, - un essere pensante, intelligente e per questo difficile da prevedere, ma non certamente imprevedibile, - e se, sopratutto, ci sarebbe arrivato. Non lo voleva uccidere; né voleva far male a qualcuno in quell'occasione. Gli auror sarebbero arrivati troppo presto a cercare il Corvo, eppure... se il Deceptio fosse stato perfezionato, lo avrebbero realmente trovato?
Non era il caso di pensare troppo. Il tempo scorreva. E si doveva invisibili e veloci.
Raven puntò la bacchetta contro il muro di vetro vicino alla porta di vetro. Quindi immaginò nella propria mente come le molecole del vetro si distanziassero le une dalle altre, formando una porta di uguali dimensioni, come quella accanto, ma non materiale, intangibile, come se fatta d'aria. Era un po' il procedimento che utilizzava nell'esecuzione di un altro incantesimo di cui era maestro: lo Spectrum. Avrebbe guidato tutte le molecole nel loro distanziamento finché la materia da loro composta non fosse stata immateriale, permettendogli così di passare non dalla porta, ma dal muro, similmente a un fantasma. In tal modo non rischiava di destare attenzioni di troppo per colpa di porte che si apriva.
Beh sì, amava le cose immateriali.
Con la bacchetta puntata sull'immaginaria porta nel muro, non gli rimase che pronunciare, mentalmente, la formula magica, eseguendo quel tipo di trasfigurazione della materia.
"Verto tenuis!" - disse mentalmente in modo sicuro e deciso, cercando di utilizzare tutta la propria forza di volontà per trasfigurare la materia e farla divenire immateriale.

Eseguito l'incantesimo, Raven avrebbe allungato solo la mano con la bacchetta. Se questa avesse attraversato la porta immateriale, lui l'avrebbe oltrepassata con tutto il corpo. Quindi, si sarebbe fermato, ragionandoci su. Insomma, se qualcuno fosse entrato nella biblioteca magica e avesse voluto accedere alla sala di lettura, allungando la mano verso il muro, l'arto materiale l'avrebbe attraversato. In tal modo qualche sospetto sarebbe nato, ma quali probabilità c'erano che una cosa tale accadesse? Era più probabile che un'eventualità simile si verificasse sulla porta: se Raven l'avesse resa immateriale e qualcuno avrebbe provato ad aprirla, la sua mano l'avrebbe attraversata. Ed ecco il sospetto.
Insomma, l'Akuma aveva castato l'incantesimo sul muro proprio era meno probabile che qualcuno lo avrebbe toccato, ma non si sarebbe mai potuto sapere.

Una volta tirate le dovute somme (un paio di secondi), Raven non attese ulteriormente per castare un Finite Incantatem sul muro e farlo tornare come prima. Preferì, invece, spostarsi velocemente seguendo le indicazioni dategli dal goblin. Si sarebbe mosso velocemente e in contempo cercando di non toccare nessuno fino a individuare Tuco, il temibile guardiano, ma si sarebbe fermato a una decina di metri da lui. Avrebbe valutato le sue azioni: Tuco lo avrebbe visto, oppure no? Com'era la porta? Si trovava alle sua spalle? E il resto del muro? E Tuco stesso come stava posizionato rispetto alla sala di lettura? Stava fermo, oppure camminava?
Insomma, dopo il breve incanto sarebbe seguita una breve ispezione. Solo allora, probabilmente, l'Akuma avrebbe utilizzato di nuovo il Deceptio, decidendo cosa fare e come muoversi.








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view post Posted on 22/8/2016, 11:42
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Il percorso proseguiva all'insegna dell'incognita, o meglio, dell'esser non notato.
Una scelta. Del resto, oltre ad essere legittimata dalla libertà, la decisione era anche motivata dalla necessità di verificare che l'incanto personale di Raven fosse efficace, effettivamente compreso, fatto proprio.
Non si trattava di una missione sola, ma di due missioni complementari. Ed un mago dotato come l'ex docente di Volo avrebbe potuto avere successo. Tutto dipendeva da lui.
Entrare nella sala di lettura non era cosa di poco conto. Il Séocculto sembrava esser ancora efficace. Ma per rimaner tale, era necessario non attirare l'attenzione. Ed aprire una porta avrebbe certamente fatto levare lo sguardo di uno o più lettori al momento presenti nella stanza. Si trattava di sala luminosa, lunga una cinquantina di metri, larga dodici metri circa. Due file di lunghi tavoli e comode sedute erano l'arredamento di utilità per coloro che desideravano leggere e studiare all'interno della struttura. Le pareti laterali non erano in vetro. Forte cemento e solida muratura erano la struttura portante della sala. Sulle pareti vi erano dipinti d'epoca ad "adornare" il luogo. Il soffitto a volta "ospitava" lucernari appesi al nulla, lì, magicamente sospesi, belli, in cristallo, eleganti, sontuosi.
Un Verto Tenuis ben castato permetteva a Raven di accedere nella Sala di Lettura. L'ingresso avveniva con lecita cautela da parte dell'ex Mangiamorte.
Nel frattempo, alle sue spalle, il funzionario, il goblin imperiato poi obliviato, levava lo sguardo verso la parete vetrata, aggrottava la fronte, scuoteva la testa come volesse disapprovare qualcosa, poi tornava a dedicarsi al nulla, con occhi rivolti verso rivista o libro sulla scrivania. Il goblin era ragionevolmente ancora imperiato? O l'oblivion che aveva cancellato quei momenti legati all'ingresso e alle richieste di Raven, aveva anche necessariamente vanificato l'imperio stesso per permettere l'efficacia di una eccellente cancellazione di quei pochi istanti desiderati? Il funizonario aveva quindi visto qualcosa? Se sì, come era possibile? Magia di disillusione? O l'essersi manifestato di Raven, sebbene sotto imperio, al goblin, implicava anche una vanificazione dell'incanto Sèocculto stesso per il solo funzionario? O forse ancora, il goblin nulla aveva visto ed aveva scosso il capo in senso di disapprovazione nell'osservare qualche altro utente seduto in sala di lettura, magari rumoroso o fastidioso?
Impossibile a sapersi. Dettagli non rilevabili. Raven non si era curato di lui...Non più. Pertanto, non vide il gesto del dipendente pubblico.
Mentre la stanza di studio veniva attraversata con cura e precisione dal giovane mago, egli avrebbe potuto contare una quindicina di maghi intenti nella lettura, per lo più uomini. Un paio di donne, parlavano a bassa voce, guardandosi a destra e a sinistra, come a voler sparlare di qualche presente, non senza il fastidio degli "studiosi". Apparentemente nessuno sembrava aver notato Raven che poteva così raggiungere il fondo della stanza, ove una porta il legno massiccio portava la seguente "scritta":
"Vietato l'ingresso ai non autorizzati. NO PERDITEMPO".
Il famigerato Tuco quindi si trovava oltre quella porta?



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view post Posted on 24/8/2016, 12:29
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"Niente fretta" - pensò l'Akuma spostandosi con cautela e naturale velocità tra i banchi e osservando tutto interno. Indizi preziosi, certo, ma non per quei istanti. L'unica cosa che voleva era giungere alla porta, entrare, fregare il guardiano (magari senza mietere vittime, ma chissà cosa gli sarebbe girato nella mente al nostro eroe?) e andarsene tranquillo. Come un'ombra. Come se lui li non ci fosse mai stato. E se da un lato una voce gli suggeriva che un qualche pur avrebbe potuto lasciarlo agli auror ministeriali per rendere tutte le cose più divertenti, l'altra vocina nella mente gli suggeriva che non era ancora arrivato il tempo le giuste azioni. I suoi piani erano altri, e quel segnale avrebbe soltanto permesso al nemico di preparsi.
"Ma se si preparerà, sarà più divertente aggirare le sue difese" - sussurrò qualcosa nella sua mente, ma Raven non rispose. Raggiunto la porta, si fermò, leggendo la scritta. Non vide Tuco, il che era strano. Che si trovasse dall'altra parte della porta? Il goblin, in effetti, non aveva specificato se il guardiano fosse proprio davanti alla porta, o dietro. E in tal caso si doveva agire con il massimo rispetto per i sistemi di difesa che un guardiano avrebbe potuto applicare in giro. Da un lato Raven sapeva che il suo incantesimo, Seocculto, funzionava ancora. Altrimenti sicuro lo avrebbero notato in biblioteca, e anche il goblin forse gli sarebbe corso dietro. Del resto non era passato molto tempo da quando lo aveva castato, ma per quanto sarebbe funzionato ancora? D'altro canto, poteva utilizzare di nuovo il suo incantesimo personale, per restare nascosto persino ai radar più avanzati. La cosa gli avrebbe permesso di giungere fino al cuore dei posti più protetti, magari annullando le varie difese con il Magisterium.
A tal proposito si ricordò del guardiano: forse avrebbe potuto imperiare anche lui, per chiedergli a quali incantesimi protettivi fosse sottoposta l'area proibita? Nella biblioteca di Hogwarts, dove era stato per tanti anni, non vi erano incanti difensivi sul reparto proibito. Niente allarmi, o roba del genere. Ma qui, invece? D'altro canto, pensandoci, Raven rigettava una gran parte degli incanti difensivi da utilizzare sul reparto proibito. L'unico davvero pericoloso era proprio l'incantesimo di allarme, che avrebbe rivelato al guardiano la presenza di Raven nella zona difesa.
"E se, invece, non c'è nessun incantesimo di protezione?" - sospirò una vocina.
"Allora consumerò del mio tempo inutilmente" - rispose il Demone.
Eh sì, sarebbe stato meglio spendere qualche secondo in più, pur di restare invisibile anche ai vari allarmi, anche se questi non c'era affatto.

In ogni caso, ancora davanti alla porta l'Akuma si concentrò. Avrebbe dovuto fare un incantesimo perfetto, per nascondersi a eventuali aree sottoposte al Veritas (che era un altro incantesimo fastidioso: avrebbe dovuto quindi aggirare due probabilmente, ma non necessariamente, presenti). Con il Seocculto ancora attivo, non avrebbe dovuto rinnovarlo e allora eccolo concentrarsi e passare al Deceptio, per la terza volta in una serata.
Il silenzio venne fatto in poco tempo, la voce scomparì, il dialogo interiore si attuì grazie alla forza di volontà dell'Akuma. Per un attimo vide il suo obiettivo dinnanzi, ma poi lo eliminò. Il Vuoto, ecco cosa voleva. Un vuoto mentale in cui avrebbe dato via alla creazione. Come prima s'immaginò perfettamente nitido. Lì, davanti alla porta, guardandosi dal lato. Inizò dal volto: rughe, gli occhi stanchi, le sopracciglia nere, le borse sotto agli occhi, la barba, che non si tagliava da un po', i peli nel naso, le venule rosso ai lati degli occhi e persino i puntini neri sulla pelle. Immaginò e disegnò il tutto come in un film, come un pittore che riproduceva lo stesso quadro ormai per chissà quante volte. Sulla testa le orecchie, i capelli neri, corvini, oscuri, spettinati e sporchi. Quindi i tessuti, le fibre, le cellule, le ossa, I liquidi organici dentro al suo corpo, Il sangue che scorreva. l'immaginazione che lo accompagnava quasi come l'ispirazione accompagna la creazione di un pittore. Sempre più giù, fino a delinearne il petto, i peli sul petto, le cosce, l'inguine, poi ancor più giù: ginocchio articolazioni, muscoli delle gambe, filamenti che si legavano alle ossa e così via. Il tutto fino al livello cellulare, se non molecolare. Il tutto che veniva pervaso da una barriera scintillante di un colore indaco vivace e vivo, che lentamente veniva appoggiata ai suoi tessuti, fondendosi con le cellule e coprendole. L'immaginazione era una delle sue fasi preferitva: amava sia Vedere, che Creare. E allora ecco che tale barriera dinamica e in contempo simile a velo di seta liscio con cui venivano raffigurati i fantasmi in varie opere d'arte, flessibile eppure presente, lo coprì per intero, senza che una sola parte del suo corpo rimanesse fuori. Anche dello stesso velo s'immaginò tutti i dettagli: dai più piccole, che componevano il velo indaco, fino a vedere il velo nella sua generalità.
Durante la creazione volle che tale velo avrebbe fatto trionfare l'inganno di nuovo. Volle che fosse in grado di ingannare persino gli occhi dei guardiani più esperti, nascondendo loro la verità.
"Facendo sì che l'inganno trionfi" - penso Raven come il fuoco della sfida, energia più ura e dinamica, nasceva in lui, trasferendosi nella sua mente, realizzando quell'immagine che Vedeva per davvero. La sua energia avrebbe reso viva la sua opera. La sua energia, che egli per Desiderio intimo e più puro, per Volontà più forte e potente, indirizzava verso un solo obiettivo: l'Inganno. Ingannare la Verità. Esserne la Controparte. Diventare una bugia vivere come una bugia.
Quando si sentì pronto, quando capì che la dettagliata visione nella sua mente era stata sufficientemente nutrita con la sua volontà e con il suo desiderio. Quando capì che ciò che voleva sarebbe diventato reale da li a poco, mosse la bacchetta. Dapprima la portò all'altezza dei suoi occhi e vi tracciò una linea orizzontale parallela al terreno, collegando il centro dell'occhio destro, al centro dell'occhio sinistro. Il movimento era di velocità media, se non addirittura lenta. Era gentile, fluido, in qualcosa dimile allo stesso velo indaco che ancora immaginava nella sua mente intorno al suo stesso corpo. Un gioco di prestigio nemmeno troppo veloce, ma molto concentrato. E una volta disegnata la linea orizzontale, portò la bacchetta giù, verso i suoi piedi. Anche quella seconda parte del movimento simile alla prima: essa stessa un inganno. Cercò d'includere tutto, dai capelli fino alle unghie delle dita e alle suole delle sue scarpe. Solo allora, quando il movimento arrivò alla sua fine, il nostro amico pronunciò mentalmente la formula magica.
"Decèptio" - accentuando la giusta lettera, con una pronuncia simile a un sospiro, un sibilo, con un tono misterioso, con cui si raccontavano i segreti, svelandone alcuni. Il tono illusorio, eppure presente, ingannevole, eppure reale. Evanescente, eppure presente. Lo avrebbe aiutato ciò a compiere l'incantesimo nel miglior modo possibile?

Finalmente lo avrebbe verificato, ma solo a patto che vi sarebbero state zone sottoposte a Veritas dall'altro lato della porta. In ogni caso, pur conoscendo i limiti temporali della sua invenzione, non si mosse.
Vi era un altro incantesimo che egli doveva compiere prima.









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L'avanzare dell'ex docente di Volo sembrava procedere con lentezza.
Tuttavia, si trattava, in realtà, di chirurgica precisione, propria di stratega capace di rilevare il limite della propria condizione per farne invece scudo di forza e conoscenza.
Era necessario procedere con cautela, senza farsi dominare da brama e desiderio di vittoria.
Certo, la meta ed il risultato erano ciò che davvero contavano, ma il raggiungimento del successo dipendeva anche dalla pazienza concessa agli eventi...Poichè non tutto andava come si desiderava. Spesso, il Fato poteva riservare sorprese poco gradite.
Nessuno sembrava notare l'intruso. I lettori continuavano a leggere. Le false lettrici dedite ai pettegolezzi perseveravano nel loro agire, non senza silenziosi dissensi dei presenti.
Il funzionario non aveva seguito il Mago. Ancora seduto alla sua postazione, sembrava non curarsi di alcuna faccenda.
Eppure...Non sembrava imperiato...Probabilmente non lo era più, ma, dimentico di ciò che era accaduto grazie all'oblivion, egli continuava a svolgere la propria mansione consistente, fondamentalmente, nel nulla.
Raven giungeva alla porta del Reparto Proibito.
E ancora non accadeva niente.
Dove si trovavano, quindi, tutte quelle difese che tanto aveva decantato quell'altoparlante?
Poteva trattarsi di falsità? Era forse un mero diversivo finalizzato a scoraggiare i più audaci? Difficile a dirsi. Era possibile, certo...Ma...Valeva la pena rischiare?
Fortunatamente, Raven era uomo astuto, che non sarebbe caduto nella trappola dell'ottimismo sottovalutando quanto invece chiaramente dichiarato dal funzionario. Le difese c'erano...Ma quali erano? Ed erano efficaci?
Il tempo avrebbe probabilmente risposto ad alcune delle su menzionate domande.
L'ex Mangiamorte, prima di aprire la porta (o provare a farlo) o agire in qualsiasi modo sulla stessa, decideva di fidarsi del proprio incanto, nella speranza di averlo compreso a pieno e di poterlo utilizzare in maniera efficace.
Purtroppo, non era possibile verificare l'efficacia dello stesso...O meglio...Ancora Raven non poteva avere la certezza che l'incantesimo funzionasse...Poteva sperarlo...Ma null'altro.
Del resto, per esser certi, era necessaria una terza parte...E, sino a quel momento, per scelta dello stesso mago, nessuno poteva aiutarlo...
Dunque, la situazione era la seguente: l'ex professore di Volo, dinanzi alla porta, castava il Deceptio. Non era possibile per lui avere la certezza che l'incanto effettivamente avesse funzionato. Del resto, sarebbe stata necessaria una certa pratica per poter comprendere a pieno le potenzialità e l'efficacia dell'incantesimo stesso. Ma Raven si stava dedicando all'esperienza proprio in quel momento...Peccato...Forse sarebbe stato più astuto impratichirsi prima di giungere in biblioteca...Il successo non era ancora scontato...Del resto, si trattava di incantesimo di classe elevata.
Ad ogni modo, il giovane mago si trovava dinanzi alla porta. Nessuno lo aveva ancora arrestato. Nessuno sembrava averlo notato.
Spettava a Raven decidere cosa fare. Castare quelche incantesimo sulla porta? Provare ad aprirla? Attendere? Uccidere qualche presente? Rivelarsi?
Libero Arbitrio.



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"Ci siamo" - pensò l'Akuma completando il suo incantesimo personale. Certo, non poteva sapere se ci era riuscito a eseguirlo oppure no. Tuttavia, quel che sapeva di certo era di avere una qualche specie d'intuito interno che raramente lo tradiva. Sì, se ora fosse passato in una zona protetta dal Veritas, difficilmente lo avrebbe notato. Un'ombra era, e un'ombra sarebbe rimasta. Uno spirito, di quelli che avevano già salutato il mondo. Ma di quelli che ci sarebbero tornato presto.
"Sei lento" - bisbigliò qualcuno, al che Raven non rispose. Aveva fretta; non poteva permettersi di fare passi falsi e aveva anche tutto il tempo che voleva. Compiere un passo sbagliato, ecco quale sarebbe stato l'errore grave. D'altro canto, si sentiva in quella biblioteca come in casa propria: volendo, avrebbe potuto fare un sterminio di massa e andarsene a bere del wishkey insieme a quel barbone d'inizio strada.
"Bisogna finirla", - pensò l'Akuma dinnanzi alla porta. A quel punto si sarebbe spostato di qualche passo a lato rispetto alla porta, laddove era il muro. Non poteva sapere cosa vi era dall'altra parte del muro; non come nel caso della porta di vetro. Vi ci poteva essere una qualunque cosa: un corridoio, un tavolo, un altro muro, uno scaffale... insomma, di tutto. Però, come egli ben sapeva, una grande parte di biblioteche erano molto ampie all'entrata, tanto che entrandoci si sarebbe acceduto alla biblioteca comunque. Al massimo avrebbe potuto scontrarsi con qualche tavolo, oppure rimanere bloccato dinnanzi a uno scaffale. Ma cosa importava? Per la strategia che aveva in mente era comunque un dettaglio abbastanza superficiale da considerare.
Allontanatosi di circa 2 metri alla propria sinistra rispetto alla porta, puntò la bacchetta contro il muro. In contemporanea, proprio come poco prima, iniziò a immaginare nella propria mente come le molecole di quel muro si distanziassero le une dalle altre, formando quel che era una porta invisibile e immateriale in cui passare. I legami distanti, gli atomi con i legami più fragili, il tutto che diveniva materiale, intangibile. Un po' come se fosse fatto semplicemente d'aria; di nulla. Eppur esistente. Era uno dei suoi incantesimi preferiti quello. Un incantesimo di trasfigurazione. Chissà se non ci fosse stato che diavolo avrebbe provato a inventarsi pur di raggiungere la sala proibita. Tuttavia, vi erano due punti che gli facevano nascere dei dubbi. Il primo di essi era già stato espresso: presenza di altri oggetti solidi oltre il muro. Il secondo, invece, riguardava il muro stesso. Cosa, se questo fosse stato usato qualche particolare incantesimo di protezione.
"Poco probabile" - disse qualcosa, eppure Raven fece comunque il suo, continuando a focalizzarsi sulle molecole che si distanziavano (aveva tutto il tempo necessario per farlo) e solo dopo, con la bacchetta ancora puntata sul muro, pronunciò mentalmente la formula magica:
"Verto tenuis!" - cercando di far sì che le sue intenzioni mentali fosse trasferite nella realtà per mezzo della sua bacchetta e del suo talento. Ci sarebbe riuscito? Di certo, una volta eseguito l'incantesimo non avrebbe avuto alcun genere di fretta. E, subito dopo aver completato l'incantesimo, avrebbe provato ad attraversare il muro. Prima ci avrebbe inserito una mano in quella specie di foro. Quindi, se questa fosse passata, avrebbe rapidamente attraversato la porta con tutto il suo corpo. Li, però, si sarebbe fermato cercando di guardarsi intorno e di scorgere ogni dettaglio possibile.
Dov'era il guardiano? In che posizione? E l'edificio tutto? Com'era la sala proibita? I libri erano divisi in alcune categorie oppure no?











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I secondi venivano scanditi da un Tempo tiranno, oggettivo, così ingiustamente perfetto nella sua giustizia.
Ancora una volta, il talentuoso intruso si affidava al proprio intelletto ed alla personale magia.
Non vi era certezza che il Deceptio avesse effettivamente funzionato...Non sino al momento presente.
Tuttavia, la necessaria richiesta di consapevolezza del giovane mago sarebbe stata presto soddisfatta.
Vi era qualcuno che possedeva egual potere magico? Esisteva uomo dotato di medesimo carisma? Possibile, forse non così probabile.
Ma, ammesso che tale mago straordinario effettivamente corrispondesse al custode del Reparto Proibito, sarebbe stato semplice individuare Raven? Dopo tutto, l'ex Mangiamorte aveva sì poca esperienza alle spalle atta a consolidare l'impeccabile esecuzione dell'incanto Deceptio, ma quest'ultimo era stato castato numerose volte quella stessa sera dall'intruso. Quindi, un minimo di pratica andava pur riconosciuta! Sarebbe stata sufficiente?
Senza indugiare più del necessario, Raven, dinanzi alla porta "misteriosa" (dopo tutto non si sapeva con certezza se effettivamente questa avrebbe condotto al Reparto Proibito, benchè il goblin stesso avesse fornito tale informazione) prendeva decisione pratica, forse anche saggia.
Perchè mai non replicare incanto che, sino a quel momento, aveva dimostrato di esser efficace? Il Verto Tenuis lo aveva condotto con facilità alla porta tanto cercata.
Affidarsi nuovamente alla Trasfigurazione era così sbagliato?
L'ex docente di Volo considerava le possibilità. Al di là di quella parete, spessa, solida, forte, poteva esservi altro muro... Forse un tavolo, o scaffali, dimora dei libri tanto ambiti del reparto proibito...Eppure...Possibile che solo una porta facesse da divisorio tra area adibita al pubblico e reparto proibito? O meglio, al di là della porta l'accesso ai rari libri proibiti sarebbe stato così immediato?
E se oltre quella porta vi fosse stato null'altro che la "sala di controllo" del famigerato Tuco?
Quesiti...Domande che avrebbero potuto trovare risposta...Presto.
Il Verto Tenuis veniva castato con successo. La materia obbediva alla legge della disgregazione. I legami chimici diventavano deboli, sino a conferire al solido la consistenza del fluido...Il mago avrebbe varcato la parete con cautela e, una volta verificata l'efficacia della magia di trasfigurazione, sarebbe avanzato, giungendo in un'ampia sala circolare, soffitto altissimo. Nessun libro, nessuno scaffale, nessun'altra porta. Solo un uomo seduto su una vecchia seggiola con seduta in paglia, di nero vestito. In testa un grottesco cappello da cowboy, bacchetta alla mano puntata proprio verso Raven...Eppure, gli occhi dell'uomo misterioso non erano puntati verso l'ex mangiamorte, ma fissavano il pavimento, a pochi centimetri dai piedi del mago seduto.
Raven non era invisibile? L'abile intruso aveva calpestato area sottoposta a Veritas? Forse le prove effettuate dal giovane ex docente di volo non erano state sufficienti a soddisfare la pratica di una magia tanto potente come quella da lui pensata e costruita?
E Tuco? Quello era il temibile custode?! Un mago travestito da cowboy? Imperiarlo, torturarlo, ucciderlo, sarebbe stato conveniente? Del resto era lì, davanti a Raven. Il bersaglio era perfettamente visibile. Perchè non sbarazzarsene subito?
E una volta neutralizzato Tuco, cosa fare? Dove erano i libri?
Tutti dettagli da scoprire.
Un duello? Una battaglia? Erano questi i mezzi attraverso i quali raggiungere la meta? La conoscenza desiderava il pagamento di tale prezzo?
Nessun allarme sonoro pareva irretire ed infastidire le orecchie dei presenti. Ma questo era segnale di mancanza di protezioni?
Forse già qualcuno stava giungendo?
E se così fosse stato, questo stava a significare che Tuco non era così forte ed astuto come le voci di Londra asserivano. Perchè mai proteggere un custode invincibile? Tuco era davvero pericoloso? O era solo un mago facile alla corruzione?
Nessuna azione efficace da parte del famoso custode del Reparto Proibito.
Spettava a Raven "spezzare" l'impasse.



Ti trovi in una sala circolare dalle alte pareti nude (non vi sono scaffali, mobili, libri, non vi sono porte eccetto quella che tu non hai varcato). In mezzo alla sala, Tuco è seduto su una sedia, la bacchetta puntata proprio verso di te. Ma il custode non ti guarda. Egli pare osservare qualcosa per terra.
Ti ho fornito l'indicazione necessaria per capire...
 
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view post Posted on 4/9/2016, 21:12
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Al di la del muro non vi era che un'altra stanza, completamente vuota, se non per qualche dettaglio. Era una delle casualità che l'Akuma aveva ben calcolato ed era anche quella che aveva ritenuto essere la più probabile, tanto da aver attraversato il muro senza nemmeno molti problemi. Al di quel di quel muro avrebbe, in realtà, potuto trovare chissà cosa. Già il fatto che il povero Tuco, costretto a stare a difendere un pozzo di sapienza, aveva scelto di non farsi vedere dai visitatori del reparto pubblico, era un qualcosa che aveva un grande significato. Significa che voleva partire in vantaggio: iniziare da invisibile agli occhi del nemico.
Sorpassato il muro, Raven si fermò e guardò, in modo attento e preciso, il suo "nemico" di turno, se così lo si voleva chiamare. Con lui avrebbe voluto fare a meno di duellare: non era uno qualunque e un duello chissà quanto tempo avrebbe comportato. D'altro canto, avrebbe potuto chiamare i rinforzi, e lo Shinretsu non era ancora pronto a duellare contro chissà quanta gente. Per questo era meglio fare in modo calmo e accurato, senza forzare troppo la mano. In particolare, Raven, in quei pochi secondi cercò di osservare il tutto, cogliendo vari dettagli utili alla sua azione successiva.
"Perché ha puntato la bacchetta contro di me?"
"Forse sa, che ci sei".
L'Akuma osservò la zona circostante. Non vi erano porte. Ne altre biblioteche. Che avesse nascosto i libri da qualche parte? Impossibile.
"Probabilmente è un incantesimo di disillusione"
"Disillusione?" - pensò l'Akuma. - "Può essere che ha nascosto la biblioteca agli occhi degli "indesiderati" Se così fosse, si potrebbe certamente affermare che la difesa di questo reparto proibito è molto più arduo rispetto a quell'altro".
"Se lo si uccidesse, l'effetto di ogni incantesimo finirebbe certamente"
"E se invece ha usato il Veritas?"
"E ha mi ha puntato la bacchetta contro?" - chiese l'Akuma. - "Mi stai dicendo che mi vede? In tal caso è tutto inutile. Eppure..."

A tal punto Raven avrebbe fatto 3 passi a destra, cercando di restare con le spalle rivolte al muro antecedente e in prossimità del muro stesso. Cosa avrebbe fatto il difensore del sapere nascosto? Avrebbe mosso la bacchetta fino a individuare l'Akuma? Indipendentemente da cosa avrebbe fatto il protettore del Reparto Proibito, sarebbe stato Raven a muovere la sua, di bacchetta.
"L'unico motivo per cui io non vedo la porta di accesso al reparto proibito, è perché me l'ha nascosta lui"
"In tal caso, devi annullarlo"
"Il Savio Hehia?"
"Aha"
L'Akuma si concentrò sull'incanto che voleva spezzare. Forse sarebbe bastato un Finite, ma visto il livello dell'avversario era meglio andare sul sicuro. Concentratosi sull'incantesimo da spezzare, immaginò la barriera difensiva che celava il luogo da luid esiderato ai suoi occhi scomparire, venendo trafitta dai suoi raggi, e in contempo mosse la bacchetta nelle 4 direzioni geografiche: prima a est, quindi a nord, poi ovest e infine sud. Alla fine dell'esecuzione diede un secco colpo con la bacchetta all'interno della figura che aveva disegnato e pronunciò, mentalmente, la formula magica.
"Màgistèrium!" - con decisione e fermezza, in modo da spezzare le eventuali trappole del nemico
Alla fine del suo breve spostamento e dell'esecuzione avrebbe atteso.
Sarebbe comparso qualcos'altro sulla scena, oppure il reparto proibito era nascosto meglio di quanto egli si poteva aspettare?


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L’incredibile impasse che solo il talentuoso Ex Docente di Volo era stato in grado di spezzare, aveva fornito più problemi che soluzioni.
La difesa della Biblioteca - se di difesa si poteva parlare - era stata così bene allestita che non poche difficoltà avrebbero incontrato gli intrusi che avessero osato violarne il "contenuto".
Visto o non visto, notato o inosservato, l’incantesimo Deceptio andava forse perfezionato ma...Anche in merito a tale aspetto, il più certo dubbio aleggiava sulla testa dell'Ex Mangiamorte come una spada di Damocle pronta a trafiggere il nudo capo.
E se Raven non fosse mai stato invisibile, ma solo non notato grazie al Seocculto ben castato?
E se il movimento di bacchetta del custode fosse stato solo il primo dei segnali capace di sancire ufficialmente il fallimento della missione dell'intruso?
Al giovane mago, che occupava la spoglia stanza circolare, non era dato sapere cosa stesse effettivamente succedendo, o come realmente stessero evolvendo le circostanze.
Leciti dubbi erano vivi.
L’incertezza, padrona di tutta quella strana vicenda, assumeva ora le sembianze di una bacchetta che si spostava con i passi dell’intruso occupante, ora di uno sguardo perso nel vuoto del custode che tutto sembrava osservare tranne il volto di Raven.
Probabilmente solo l’ennesima stravaganza di un uomo che l’intera Londra aveva oramai imparato ad apprezzare e ad amare nella sua singolarità.
Tuttavia...Se tutti quegli elementi nell'evidenza non potevano esser d’aiuto, la magia poteva forse riuscire a sollevare il velo di Maya e risolvere la preoccupante impasse?
Tutto era possibile. E Raven non pareva aver intenzione di attardarsi oltre.
L'Ex Docente di Volo avrebbe agito, tessendo l’azione più efficace ed in sintonia con il proprio potenziale.
Il Magisterium ebbe così l'effetto desiderato...O meglio...L' avrebbe avuto se effettivamente vi fosse stato qualcosa da svelare. Non v’era dubbio che l'incanto fosse stato eseguito correttamente. Raven era mago sin troppo abile per sbagliare. Tuttavia, la verità lo schiacciava nuovamente in un nulla di fatto.
Azione ed impasse come in un eterno ritorno dell’uguale, un ciclo che pareva niente affatto intenzionato a spezzarsi.
La parete ed il contenuto della stanza restavano immutati, nudi e spogli, così come il giovane mago li aveva trovati.
Dunque, nemmeno l’evidenza bastava. Dove erano nascosti i libri? Dove gli accessi alla sezione proibita?
E ancora...Cosa sorvegliava Tuco, un mago di siffatta fama, in una stanza circolare ed apparentemente priva di uscita se non la stessa porta oltre la quale Raven era passato?
Come un moderno Argo Panoptes, gigante che tutto vede anche quando dorme, con i suoi mille occhi, Tuco proteggeva davvero una ninfa dal sembiante di mucca o solo una semplice mucca?
La soluzione stava tutta in quella metafora.
Se il magisterium, incantesimo così potente da non avere pari, non era stato in grado di fare la differenza, la domanda sorgeva più che naturale: c’era davvero da far la differenza? Tutto era celato magicamente o non c’era mai stato niente da celare?
In tal caso allora Tuco semplicemente oziava?
Immobile, in quella statica ed immutabile realtà, Raven stava, senza far grossi passi in avanti, la bacchetta del suo presunto "rivale" a seguirne il moto ed uno sguardo assente che non tradiva mutamento nei tratti del viso del custode.
Santi Numi! Persino il talentuoso Ex Mangiamorte, con la sua sagacia ed astuzia, rischiava di finire come Pensatore in quel del Museo di Parigi!
Forse avrebbe fatto bene a spezzare la noia torturando Tuco. In effetti, qualora il Deceptio avesse funzionato, quale ostacolo si frapponeva fra l'intruso e quella informazione tanto desiderata? Il custode avrebbe subito attacco impossibile da neutralizzare.
Ma non vi era certezza...Non ancora...
Eppure...Se le circostanze sembravano voler tenere Raven per la collottola, il Fato, nel suo presagire e conoscere gli eventi, non avrebbe a lungo tollerato una siffatta perdita di tempo.
Se dubbi c’erano, questi erano destinati a scomparire come per colpo di straccio su superficie destinata a divenir linda.
Allora...Ecco una risatina giungere a spezzare il silenzio.
Tuco. Poche, criptiche parole atte a scostare quel fastidioso velo che nulla faceva trasparire...Non ancora...
Non conosco questa magia…Come ci sei riuscito?
L’arroganza e l'imperturbailità con la quale era stata proferita quella domanda parvero far calare aria gelida nella stanza.
La verità che all’evidenza si accompagnava era schiacciante.
Forse Raven non era mai stato così "invisibile" come pensava...Oppure sì?
Di quale magia parlava Tuco? Il custode seguiva con la bacchetta l'intruso, ma...Perchè non lo guardava e restava seduto su quella sedia impagliata?



Ti trovi in una sala circolare dalle alte pareti nude (non vi sono scaffali, mobili, libri, non vi sono porte eccetto quella che tu non hai varcato). In mezzo alla sala, Tuco è seduto su una sedia, la bacchetta puntata ancora verso di te. Ma il custode non ti guarda. Continua ad osservare qualcosa per terra.
 
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Quando Raven eseguì il Magisterium, fu così sicuro che da qualche parte sarebbe comparsa una porta, o qualcosa di quel genere, che quando non comparì niente l'Akuma pensò per un attimo che qualcosa era andato storto. Pensò che forse sì, era proprio arrugginito, come quella voce nella sua testa gli diceva. Che aveva sbagliato a eseguire l'incantesimo e così via. Però, quando si domandò cosa in effetti aveva sbagliato, non si seppe rispondere. In effetti non aveva sbagliato niente. O almeno così pareva a una prima analisi. E allora cosa diavolo stava accadendo? Che quel tizio in cappello da cowboy, - un'inutile messa in scena, - avesse celato il reparto proibito in un altro modo? Che il reparto fosse nascosto sotto di loro? Che quel tizio trasportasse, letteralmente, le persone verso il Reparto Proibito similmente a come accadeva con Caronte che metteva gli sfortunati su una barca e li faceva viaggiare lungo il fiume verso gli inferi? Se la prima ipotesi si fosse dimostrata vera, un duello sarebbe stato inevitabile: Raven avrebbe dovuto costringere il nemico a portarlo verso il Reparto Proibito della biblioteca. Lo stesso valeva anche per la terza ipotesi. La seconda, invece, significava una sola cosa: doveva scendere di sotto. Del resto, guardando il nemico, - se così lo si voleva nominare, - l'Akuma non riusciva a spiegarsi il motivo per cui guardava giù. Okey, che avesse individuato l'Akuma era ormai noto non solo grazie alla sua bacchetta, ma anche alle sue parole (a cosa si riferiva non era affatto chiaro), ma perché non guardava nella sua direzione? Che fosse una specie di gesto teatrale? Che sotto ai suoi piedi avesse una bussola? Altro?
"Se lo scontro è inevitabile, colpisci per primo" - si ricordò l'Akuma un concetto che egli stesso aveva imparato vivendo per le strade giapponesi, in mezzo alle persone che tanto odiava. Qui, però, sopraggiunse un'altra voce:
"Se ha uno scudo invisibile davanti, ti farai male da solo". Nel corso degli anni aveva imparato a essere prudente, e allora che doveva fondere entrambe le cose. Unirle per avere il risultato perfetto (e meritato). Indipendentemente dal se vedeva il custode l'intruso o meno, che era riuscito a scoprirne la presenza e a individuarlo era chiaro. Bisognava passare all'offensiva, ma sarebbe stato prudente questo? Dall'altro lato della porta vi era la sala di lettura, con una decina buona di maghi che nel caso avrebbero potuto:
a)Chiamare gli auror;
b)Intervenire da soli.
In ogni caso sarebbero state solo rogne.

Per questo Raven, in quei pochi istanti, scelse di non rispondere, optando una soluzione Blitzkrieg, di quelle che tanto amava. La soluzione gli avrebbe permesso di ramificare le proprie azioni a seconda del se vi era una difesa invisibile dinnanzi al custode o meno.
"Tanta fatica per degli incantesimi che poi non utilizzi", - sospirò una voce. E in effetti era vero. Il Magisterium aveva utilizzato per la prima volta. Il Superioris non lo aveva mai utilizzato. Lo spectrum... non lo aveva mai utilizzato. Il Tempus Moror, mai utilizzato. La runa a sei stelli sul palmo della propria mano. Mai utilizzata.
"Credo sia il tempo giusto per esprimere il pieno potenziale..." - sospirò il Demone e Raven non poté che acconsentire. Sarebbe stato anche un ottimo modo per testare un paio di cose. E il nemico sembrava essere comunque un elemento valido.

E allora ecco che l'Akuma si portò con la mente al suo ufficio, quando era chiamato a fare pi filosofia che pratica e indagare sulle origini del Tempo. In quel tempo aveva colto il centro, il significato perfetto dei secondi, dei minuti, del movimento. Era stato u incantesimo difficile da apprendere, ma più volte si era confermato essere un testardo. Vero e proprio. E lo sarebbe stato anche in quell'occasione. Con il significato preciso del Tempo bene in mente, con la sua essenza nel cuore, cercando di ricollegarsi a quella sera trascorsa gli uccelli e pergamene, l'Akuma s'immagino come il tempo, la quarta dimensione, venisse dilatato in modo significante, permettendo al Demone di spostarsi, mentre gli altri erano fermi. Aveva così del tempo extra; una velocità che forse nessuno avrebbe potuto comprendere o altro ancora.
"Ora ti faccio vedere come questo incantesimo mi porterà a qualcosa di proficuo..."

"Il tempo sono Io". - Sospirò, fra sé e sé. Doveva farcela. Non aveva vie di fuga. Sentì le corde della propria anima vibrare, sentì la mano fremere, poi mosse la bacchetta.
Movimenti veloci, ma non troppo, compì nell'aria un cerchio perfetto, di quelli che i vari pittori e geni nel corso della storia disegnavano a matita. Questo lo fece partendo dall'alto, andando verso il basso, mantenendo la linea disegnata con la bacchetta appena sopra la propria testa, cercando di far sì che non la toccasse, mantenendo in contempo il polso fermo, ma anche molle, in modo che ogni movimento, ogni fibra muscolare interagisse con quell'essenza del tempo, - idea tanto bella quanto astratta, - che Raven si era premesso di fermare, manipolare, muovercisi a proprio piacere e soddisfazione. In quel stesso frangente, ancora muovendo la bacchetta e prestando particolare attenzione ai movimenti Shinretsu Raven pronunciò, seppur mentalmente e limitandosi quindi ai propri pensieri, la prima parte della formula magica, mettendo i giusti accenti ai giusti posti, come la teoria consigliava di fare.
"Tèmpus..."
Così, muovendo la bacchetta, rinchiuse il cerchio, ritornando ove era partito, e muovendo la propria bacchetta in una rapida stoccata verso sé stesso, bersaglio unico dell'incantesimo e obiettivo dello stesso, e pronunciò così la seconda parte della formula magica, sempre mentalmente, mettendo anche il giusto accento al giusto posto.
"..Mòror" - Finì di dire nella propria mente, sperando che or-ora tutto si fermasse dinnanzi alla sua consapevolezza; dinnanzi alla sua comprensione del tempo, dinnanzi a quel lungo correre verso l'orizzonte senza mai trovare sosta o riparo, senza difese, spoglie di ogni peso.
Durante l'esecuzione dell'incantesimo non aveva dubbi sul fatto che avrebbe funzionato: era difficile da prevedere, non annullabile.

Eseguito l'incantesimo, l'Akuma avrebbe agito velocemente, ma cautamente.
SE Raven fosse riuscito ad avvicinarsi al cowboy senza problemi in quel lasso di tempo, - ovvero se non ci fossero stati muri invisibili tra di lui e il cowboy e se il suo avvicinamento non fosse stato soggetto a forze superiori, - l'Ex Docente di volo si sarebbe posizionato dinnanzi al nemico. Raven si sarebbe posizionato di fronte a lui, in modo da lasciare il suo braccio con la bacchetta al proprio lato destro. A tal punto l'Akuma avrebbe fatto due azioni veloci: la prima sarebbe stata quella di posizionare due dita della propria mano sinistra negli occhi, aperti, del guardiano. Mentre il Tempus Moror aveva effetto, fare danni al nemico era impossibile. Tuttavia, era un ottimo incantesimo che Raven avrebbe utilizzato al massimo: per portarsi in vantaggio rispetto al nemico. Così, con le due dita posizionate nei rispettivi occhi del nemico, Raven avrebbe premuto aspettando che l'effetto del Tempus Moror fosse finito. Sapeva di non poter utilizzare la magia subito dopo l'effetto del Tempus Moror, e allora ecco che avrebbe utilizzato il suo braccio destro, quello che impugnava la bacchetta, per bloccare il braccio del nemico. Il blocco lo avrebbe eseguito in questo modo: mentre le due dita sarebbero state puntate nei rispettivi occhi, la mano destra di Raven, pur mantenendo intatta la bacchetta nella propria mano, avrebbe afferrato la bacchetta del nemico, pronta a tirarla via dalla sua mano non appena il countdown del Tempus Moror sarebbe scaduto.
E in effetti, non appena il Tempus Moror sarebbe finito, che con la mano sinistra l'Akuma avrebbe premuto violentemente contro gli occhi del guardiano fino a renderlo cieco del tutto. Sarebbe entrato con le dita nei suoi bubli oculari, spingendo con forza, violenza e fino a provocare il sanguinamento. Questo gesto sarebbe stato favorito dalla posizione della testa del guardiano, inclinata verso giù: l'Akuma avrebbe spinto contro gli occhi in modo tale da portarla verso l'alta, in posizione verticale. Con la mano destra, invece, avrebbe violentemente tirato la bacchetta del guardiano verso di sé, cercando di sottrarla in tal modo dal suo pugno. Dalla sua aveva la sorpresa: difficilmente il guardiano stringeva la stecca con abbastanza forza da non lasciarla andare quando contro i tuoi occhi vengono premute con forza due dita. E difficilmente avrebbe potuto trovare la concentrazione necessaria per resistere alla spinta negli occhi e contrattaccare.
Se solo una delle due azioni avesse avuto successo, Raven avrebbe vinto. In caso contrario avrebbe dovuto inventarsi altro.

SE vi fosse stato un qualche muro invisibile a ostacolare le sue azioni, o se avesse visto che vi era della magia che rallentava, o qualcos'altro di questo genere, Raven non avrebbe proseguito oltre. Avrebbe semplicemente percorso la circonferenza della cupola, - se così la si poteva definire, - fino a posizionarsi dall'altro lato della stanza circolare, alle spalle del nemico.





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view post Posted on 22/9/2016, 20:48
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A dispetto di quanto ragione e circostanze lasciassero intuire, a fallire non era stata la Magia, bensì la base da cui essa era scaturita.
I fatti eran fatti, tuttavia... Se ad interpretarli si andava ben oltre la verità, il risultato non poteva esser che un fallimento...Come nel caso di specie.
Ma poco importava.
In effetti, laddove altri maghi avrebbero provato l’amaro gusto dell’insuccesso, Raven scopriva la dolcissima essenza della sfida. L'arsenale dell'intruso era sì vasto che preoccuparsi di un insuccesso - anche se fosse, procurato - sarebbe stato solo una inutile perdita di Tempo.
E per il talentuoso e potente Ex Docente di Volo vi era sempre il rifugio di un incantesimo atto a risolvere situazione critica, spezzando l’impasse: il Tempus Moror.
Si poteva, dunque, biasimarlo per avere ignorato persino la domanda e la provocazione del Guardiano?
La soluzione era apparentemente dietro l’angolo.
L'incanto veniva castato correttamente.
Il tempo subiva, inevitabilmente, improvvisa battuta d’arresto, lasciando a Raven la possibilità di approfittare degli istanti che aveva guadagnato.
Tuco era immobile, la bacchetta pure, le intenzioni cristallizzate in due possibilità che l'intruso avrebbe rapidamente testato.
C’erano incantesimi scudo, limiti invalicabili?
No. La strada era libera.
Se era Violenza ciò che il mago aveva in mente, l'Ex Mangiamorte non aveva che da sfogarla ai danni di un custode apparentemente non così brillante come atteso.Il Fato non avrebbe violato la libertà di agire e se la coscienza di Raven gridava "attacco!" nulla l’avrebbe fermato. Il confine tra Bene e Male era stato già varcato e da lungo tempo.
L'intruso mosse passi sicuri ed agili come quelli di un predatore famelico in avvicinamento alla sua ignara preda pronto a scattare e ad afferrare la prossima vittima alla gola.
La bacchetta temporaneamente impotente non avrebbe potuto aiutare nell’assalto...Ma non importava. La sete di sangue si sarebbe placata in altro modo, pretendendo il pagamento di fio considerevole da Tuco: la perdita di un privilegio tanto nobile quanto la vista.
La trappola era stata preparata, l’arma pure.
Il Tempus Moror, servito per raggiungere il custode ed avere il vantaggio di agire, serviva la volontà di Raven, poi svaniva, eppure….
Le dita dell’aggressore passarono oltre gli occhi dell’eterea figura del mago, senza incontrare alcuna resistenza "corporea". Al contrario, "l'immagine" di Tuco tremolò, scomponendosi nei frammenti di un'immagine quasi televisiva capace di ricostituirsi rapidamente come se nulla fosse accaduto.
Magia?! Assolutamente no!
Solo il frutto di un elaborato gioco di luci atto a riprodurre figura tridimensionale di un mago che era da sempre stato assente.
Che sorpresa e che dono inestimabile poteva rivelarsi la tecnologia!
Del resto, i piani superiori della British Magic Museum prevedevano mescolanza tra babbani e maghi. Ed era ragionevole incontrare qualche traccia di "contaminazione" culturale e...tecnologica. In effetti...Perchè mai non utilizzare ciò che poteva esser utile?
Se magia non aveva potuto, i miracoli del ventunesimo secolo venivano a tappare i buchi e ad esser d'aiuto!
Ciò che Raven non sapeva infatti era proprio che le armi del Tuco fossero infinite. Il custode si era preso abilmente gioco dell'intruso per tutto il tempo.
Raven si era preoccupato di essere visto? Tuco in stanza non c’era mai stato...Eppure era stata percepita la presenza dell'Ex Mangiamorte.
Raven si era arrovellato sull’esistenza di una biblioteca celata? Tuco una tale opera d’arte non l’aveva mai neanche progettata.
Se tutto questo avesse condotto Raven all'ira, nessuno lo avrebbe biasimato. Tuttavia, prima che rabbia giungesse ad annullare la capacità di raziocinio, sarebbe stato opportuno ragionare e trarre conclusione esatta in merito a due punti fondamentali.
Il primo: il Magisterium non aveva fallito. Raven era troppo capace per errare. Quindi, non vi era alcuna magia illusoria da distruggere nella stanza.
Due. Raven aveva potuto contare sulla lecita presunzione di non essere stato visto sino a quel momento...Tuco stesso non lo aveva mai guardato negli occhi, ma lo aveva percepito, tanto da esserne stupito e formulare la domanda alla quale Raven non aveva risposto...Il che voleva dire ragionevolmente che l’apprendimento del suo incantesimo era giunto a buon fine.
Una mezza sconfitta, una "quasi" vittoria.
Ma se le sorprese non erano bastate, con l’annullarsi del Tempus Moror ed il riprendere delle scorrere del Tempo, altre rivelazioni venivano a galla.
La bacchetta che aveva puntato Raven sino a quel momento, impennò verso l’alto giungendo adesso ad indicare il soffitto.
Quale spiegazione avrebbe mai potuto giustificare un siffatto comportamento? Non era quella l’unica cosa di cui Raven era sempre stato convinto? Cioè che la bacchetta lo avesse individuato dal primo momento?
A mali estremi, estremi rimedi.
A maghi potenti, quesiti importanti.
Di che sorprendersi?
Chi l’aveva detto che sarebbe stata una missione senza imprevisti?
C’era da ragionarci, questo era sicuro: sulla bacchetta e sulla voce che ancora una volta tornava familiare alla stanza in tutta la sua divertita arroganza.
Non so quale magia tu abbia usato per non esser visto, ma non importa giacché ora ti vedo perfettamente.
Che cosa?! Ma Tuco c’era o non c’era nella stanza? E se non era nella stanza, dove si nascondeva?
L’unica cosa chiara era che Raven era ora visibile, forse uscito dalla zona protetta di un veritas efficace nella zona di ingresso della stanza e non più efficace nel centro della stessa. Il Seocculto? Inefficace a parità di potere magico...
Benvenuto al British Museum!



Ti trovi nel centro della stanza. Vi sono molti dettagli sui quali ragionare...Ti ho fornito molti indizi anche nei post precedenti. Il tuo incanto personale è stato appreso. Aggiorna la tua scheda PG. Per il resto, proseguiamo.
 
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view post Posted on 22/9/2016, 23:39
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Quando le sue dita attraversarono il corpo, etereo, del guardiano, l'Akuma non credette ai suoi occhi. Non l'aveva mai vista una cosa del genere prima di allora. Per un attimo pensò di star sognando: che razza di magia potente era? Creare una figura così perfetta, illusoria, non esistente. Al più lo rallegrava che quella figura non fosse capace di utilizzare la magia. Oppure lo era? Era capace di utilizzarla? Al di la di cosa aveva combinato in quella missione, non poteva nemmeno lontanamente immaginarsi che quel reparto proibito fosse così ben difeso. Paragonarlo alla difesa del reparto proibito di Hogwarts sarebbe stato sciocco. Lì si aveva a che fare con un vecchio guardiano, al più incapace. Qui, invece, la sfida, se di questa si poteva parlare, si faceva interessante. Lo era diventata solo nel momento in cui le dita dell'Akuma attraversarono la figura notando come questa tremolasse.
«Chi gioca in casa ha sempre un grande vantaggio,» - disse Raven divertito. Divertito fino in fondo. La sua voce annoiata, quella con cui avrebbe risposto fino a poco fa, lasciava spazio a un'incredibile gioia. Aveva trovato un avversario degno di nota? Eppure di cosa aveva da gioire? Il libro non ce l'aveva ancora. In più aveva utilizzato uno dei suoi migliori incantesimi senza ricevere alcun risultato utile, se non quello di poter non-toccare l'eterea figura del guardiano Tuco. Alla fine Raven ritirò la mano e vide come la figura del tizio ritornò come era prima che l'Akuma la toccasse.
«Non conosco questa magia,» - duplicò Raven le parole di Tuco alzando lo sguardo e squadrando la stanza. Circolare, essa non lasciava trasparire nulla.
«Eppure, se puoi così facilmente costruire un'immagine eterea, significa che puoi oltremodo facilmente nascondere un'immagine fisica... o sbaglio?» - chiese Raven mettendosi dritto all'immagine di Tuco guardandola in modo tranquillo.
"Bluffa?" - si domandò il demone. L'Akuma invece non rispose. Raven preferì pensare a tutte le eventualità. Se l'unico modo in cui poteva scalfire, seppur minimamente, l'immagine davanti a sé era toccarla, questo significava che era un costruzione di luce. Un corpo fisico ne alterava l'andamento sformando l'immagine.
"Magia potente" - pensò Raven guardando l'immagine del guardiano. - "Ma ho come se l'impressione che annullarla non sia importante... o possibile..."
"Hai poco tempo. Se capirà che vuoi rubare un libro, chiamerà gli auror."
Ascoltò quindi la voce del guardiano. Diceva di vederlo. Ma come era possibile? Come era possibile che lo avesse individuato proprio... ora e non prima? Se il Seocculto non avesse funzionato, avrebbe dovuto vederlo già prima indipendentemente dalla funzione del Deceptio.
"E se... se fosse solo l'immagine del guardiano riflessa?"
"Riflessa in uno spazio a 3 dimensione?!"
Il demone tacque, l'Akuma s'inchinò.
«La ringrazio del benvenuto signor Tuco, e mi permetta di porgerle i miei più sentiti complimenti: non so che magia sia, non so nemmeno se sia una magia o un gioco di prestigio, ma è davvero ben fatto...» - A tal punto si sarebbe alzato ergendosi di nuovo dinnanzi alla figura seduta di fronte facendo un breve applauso. - «La tecnica, l'arte... perfette. Tuttavia, mi permetta... Non ho molto tempo a disposizione, ma ho ancora tanti assi nelle maniche. Non se la prende mica se inizio a utilizzarli? Sempre se non vuole farsi vedere dal suo nascondiglio, indipendentemente se è in questa stanza o in qualche luogo vicino, e iniziare le trattative.» - Raven avrebbe di nuovo guardato in alto, seguendo la bacchetta dell'immagine illusoria di sotto. Cosa se Tuco fosse proprio li? In alto? Con la bacchetta puntata giù? E in questo modo la bacchetta era puntata contro Raven stesso?
In ogni caso, Raven avrebbe bluffato. Una volta guardato su, non avrebbe fatto nulla riabbassando lo sguardo.
Chi giocava in casa aveva più possibilità di vincere una partita a scacchi. Egli preparava il terreno per degli eventuali intrusi. Lo curava nei minimi dettagli in modo da non perdere. Tuco era probabilmente quel genere di persona. Aveva calcolato che qualcuno potesse usare incantesimi di disillusione per intrufolarsi nella biblioteca. Aveva utilizzato l'Homenum Revelio per capire che vi erano stati intrusi e individuare la posizione. Il Veritas, invece, non aveva funzionato nascondendo l'Akuma alla vista del guardiano finché l'Akuma stesso non si era presentato al centro della sala, facendosi in tal modo vedere.
1-0 per Tuco, ma vi era ancora tempo per la rimonta.
«Ha saputo sfruttare l'ambiente al meglio, ma... mica se la prende se anche io qui mi prendo un vantaggio?»
A tali parole l'Akuma si concentrò facendo un bel respiro. Di nuovo puntava a una tattica con ripercussioni diverse, e l'incantesimo che avrebbe utilizzato gli avrebbe permesso o di capire l'inganno oppure di annullare il vantaggio. In entrambi i casi era un'ottima soluzione e anche se non sarebbe durata più di 5 minuti (ma davvero si poteva portare alla pazzia qualcuno già così pazzo?) gli avrebbe comunque concesso del tempo e dei vantaggi.
Per prima cosa Raven costruì nella sua mente l'immagine di tre copie di sé stesso, identiche in tutto e per tutto. Volto, capelli, barba, sguardo stanco occhi a mandorla, decisione, fermezza. Li creò con la propria volontà. Ne immaginò tutte le cellulule, i tessuti, il cervello, il cuore che batteva, i capelli che, sporchi, ricadevano sul volto. Altresì vi era quel mantello nero senza segni particolari, che vestiva ognuna delle 3 copie. A ognuno dei 3 ragazzi che stava creando creò un collegamento con sé stesso. Erano sue creazioni, e per questo dovevano essere perfette, sì, ma dovevano anche rispondere alla sua volontà. Una volta create le 3 immagini nella propria mente, li avrebbe rapidamente definiti con tutti i dettagli, aggiungendogli una nitidezza e una realtà al di fuori del comune. La creazione doveva essere nitida. Quelle copie dovevano esistere per davvero. E a tale proposito, seppur con l'immagine di Raven e specchi della sua volontà, avrebbe avuto tutti un carattere, perché così erano più vivi, più realistici e quindi anche più potenti. Una volta unite le molecole nella sua mente; quando la creazione dei tessuti terminò e non vi furono atomi svolazzanti al di fuori della creazione, l'Akuma guardò la sala cercando di capire dove posizionare le sue creazioni.
La prima, - che da quel giorno in poi si sarebbe chiamata proprio Tuco, in onore del guardiano che aveva offerto all'Akuma un bel grattacapo, - sarebbe nata vicino alla porta d'ingresso, nei pressi del muro.
La seconda, - chiamata Thursday in onore del giorno, - sarebbe nata rispettivamente dall'altra parte della sala, vicino al muro, con il volto rivolto verso la prima coppia, Tuco.
La terza coppia, - London, in onore del posto, - sarebbe nata a metà di distanza tra la porta d'ingresso e la sedia su cui era seduta l'immagine effimera del Tuco guardiano.
Una volta visualizzate le tre figure con i relativi caratteri, l'Akuma avrebbe mosso la bacchetta in modo deciso iniziando a scandire la formula. Dapprima sarebbe seguitp un movimento orizzontale, parallelo al suolo, a tracciare una linea nel vuoto partendo da destra verso sinistra. Quindi avrebbe tagliato quella linea 3 volte, disegnando 3 linee verticali sul segmento precedente.
L'Akuma avrebbe terminato di pronunciare la formula magica nella propria mente in contemporanea con la fine dell'ultimo dei 3 segmenti verticali.
"Superioris" - avrebbe detto nella sua mente senza alcuna emozione particolare, se non quella derivata dalla sicurezza che l'incantesimo lo conosceva; che tutta quella situazione lo avesse divertito, e che non si preoccupava assolutamente di cosa sarebbe accaduto dopo. Del resto, aveva già avuto quel che desiderava e perdere l'assoluta freddezza che lo aveva caratterizzato sarebbe stato un errore.

Qualora i cloni fossero apparsi senza ostacoli, l'Akuma sarebbe passato alla fase successiva. Se lui era sotto effetto del Seocculto, lo avrebbero dovuto essere anche loro.
"Tuco, fammi la cortesia di camminare un po' per questa sala. Voglio vedere se non vi sono altri giochi di luce, magie, illusione, diavolerie o quel che è che il nostro amico ci ha piazzato... Thrusday, London, fate lo stesso. Più girate per questa sala e meglio sarà."
Il comando era dunque chiaro: la stanza sembrava vuota, ma se lo era davvero avrebbe potuto dirlo soltanto il contatto fisico con la luce situata ovunque.
L'Akuma, invece, avrebbe atteso al centro della sala, sapendo anche di essere un facile bersaglio. A delle volte era necessario esporsi agli attacchi nemici pur di scoprire gli inganni. Inoltre voleva capire se non vi fossero delle trappole in quella sala circolare. Perdere un clone sarebbe stato doloroso, ma non quanto perdere un arto.
E, qualora in quella vi fossero stati degli specchi ingannatori, il signor Akuma li avrebbe finalmente individuati. In altri casi... beh.
Lo avrebbe confermato solo il tempo.

"Pensa Raven, pensa...".


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view post Posted on 27/9/2016, 19:09
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Il Fato

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Era sempre affascinante godere del privilegio di poter constatare di quanti mezzi godesse la Magia!
Arte e "Scienza" così ricca e sempre soggetta al divenire, al progresso senza fine, Magia tutto poteva...O quasi...
Sì. Si trattava proprio di privilegio destinato a pochi...Ma...A quei pochi possessori di una bacchetta la Via appariva sgombra, un vero e proprio orizzonte di possibilità ove mezzi e fini non trovavano ostacolo alcuno.
Magia ed Ingegno.
E Raven?
Dell’una e dell'altro l'Ex Docente di Volo pareva godere di scorte abbondanti.
Il Deceptio ed il Tempus Moror erano, in effetti, incantesimi potenti, la cui conoscenza non apparteneva ai più. Trattavasi di arte ben oltre la portata di un mago ordinario.
A Tuco tale dettaglio non poteva sfuggire.
Eppure, nient’affatto preoccupato, il Guardiano continuava a mantenere uno stato di manifesta tranquillità, serafico, come fosse consapevole che con l’incedere della sfida il divertimento sarebbe diventato sempre più bello e stuzzicante.
Ed era questo ciò che per Tuco, abituato a noia e routine, contava veramente.
La sua nemesi - se così poteva esser definita - aveva solo iniziato a scalfire la superficie di quel mistero rappresentato dalla stanza circolare...Ogni enigma sapeva reagire in maniera sempre più incisiva e definitiva.
La sfida, in effetti, non era che al suo inizio.
Così, mentre il Tempo scandiva inesorabile la Sua corsa, la stanza circolare restava immutata, così come la figura priva di consistenza di Tuco ancora posizionata laddove era sempre stata e la bacchetta del Guardiano puntata verso l’alto.
Raven estraeva allora l’ennesima freccia da una faretra ben fornita, optando per incanto oscuro ed altrettanto proibito.
Il Custode nulla faceva mentre tre perfette copie di Raven, generate per servire l'Ex Mangiamorte, si disponevano laddove l’Ex Docente di Volo aveva stabilito. Tre sosia pronti ad obbedire.
I nuovi tre intrusi perlustrarono la superficie della zona assegnata loro, senza tuttavia avere una meta precisa, un percorso ben studiato nei minimi dettagli volto a "violare" effettivamente lo spazio del guardiano... Interessante sarebbe stato oltrepassare la figura di Tuco passeggiando...Oppure...Osservare ogni superficie della stanza...Anche quella calpestata...
I tre Raven non trovarono nulla di significativo.
Dalla figura di Tuco giunse una risata, subito accompagnata dalla voce:
Vantaggio? Procedi pure. Come vedi, sei l’unico qui a muovere le pedine.
L’Ex Docente cercava fenditure di luce, corpi fisici occultati in angoli bui, accessi a stanze proibite mai esistiti. Tuco non aveva alzato un dito. Peraltro, come a voler peggiorare una situazione che vedeva Raven alla ricerca di qualcosa non celato e non trovato e Tuco oltremodo divertito, un chiaro clangore di metallo, seguito dal suono di uno schianto accompagnarono la caduta di una gabbia dall’alto che andava a racchiudere Raven e la figura etera di Tuco.
Il Mago era in trappola, mentre le tre copie erano intente a camminare al di là delle sbarre in una stanza completamente vuota.
La Magia aveva i suoi potenti mezzi, ma era presunzione credere che la Ragione e l'Ingegno, la Tecnologia e la Scienza avessero per questo smesso di partorire gli altrettanto bellissimi e personalissimi spettacoli di prestigio.
Spesso l’astuzia e l’iniziativa sapevano infatti sapientemente supplire alla carenza di mezzi ed espedienti e questo senza ricorrere ad artifizi necessitanti di bacchetta.
PRE-STI-DIGI-TORIUM!!!!!
Una formula non conosciuta?! No. Non vi erano dubbi sulla natura sarcastica dell’espressione...Sopratutto ad ascoltar il tono con il quale era stata proferita.
Non c’era fine alla creatività di Tuco, così come infinite erano le sue doti umoristiche.
Che uomo esilarante!
Ma se le mille doti dell’uno potevano arrestare, vanificare i tentativi dell’altro, l'altro (Raven) come avrebbe reagito dinanzi all’ulteriore buco nell’acqua?
Il punto era uno solo: le frecce dell’arco di Raven si concentravano su bersagli non necessari. Gli elementi c’erano, erano in mostra tutti i pezzi pronti a ricomporre il quadro originario. Ma l’Ex Docente di Volo ancora riponeva fiducia solo su Magia.
E pensare che sarebbe bastato ragionar affidandosi al principio del rasoio di Ockam. Se uno sente zoccoli meglio pensare ai cavalli, no?
Se vuoi, consideralo uno stallo.
Aggiunse la voce sostituendo all’ilarità una dose di apparente noia. Finzione! Tuco si stava divertendo un sacco!
Date le circostante, essendo tu ora rinchiuso in questa gabbia circolare insieme a me - simbolicamente parlando! -, posso venirti incontro. Avevi già espresso la volontà di trattare. Ebbene trattiamo. Tu dai una cosa a me, io dò una cosa a te. E’ il quid pro quo, lo conosci? Dunque, cosa desidera profondamente un mago talentuoso come te? Non sono geloso di ciò che custodisco. Sono un uomo pratico io. Io non nego nulla...Purchè non mi si neghi nulla. Sei disposto a dare per ricevere?



Ti trovi nel centro della stanza, all'interno di una gabbia con sbarre che, dato il rumore metallico, pare siano proprio fatte di tale materia. I tre sosia sono ancora nella stanza. L'immagine di Tuco è nella gabbia insieme a te, seduto su una sedia, bacchetta puntata verso il soffitto. Poichè non hai specificato espressamente di volere oltrepassare con uno dei tuoi sosia la figura di Tuco (dettaglio per me rilevante), nessuna delle tre copie lo ha fatto.
 
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view post Posted on 27/9/2016, 20:21
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Semper Fidelis

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× Off-Game ×


× Legenda
Narrazione
°Pensieri°
«Dialoghi»


"Niente" - pensò l'Akuma percependo la materia e lo spazio con le sensazioni delle sue copie. Non incontrarono nessun specchio, nessuna roba, niente di niente. Non vi era altro. E allora come era possibile quell'immagine di Tuco sulla sedia? Vi doveva essere una fonte di luce per poterla formare. Oppure era comunque magia. Quel tizio forse avrà creato un'immagine residua di sé stesso li, seduta su una sedia, mentre lui guardava l'Akuma da qualche buco nelle pareti della stanza. Se non vi erano specchi o altro, e non era un'illusione di che quelle che aveva visto fare i babbani, allora era altro. Però il Magisterium non aveva funzionato... forse perché l'incantesimo contro il quale avrebbe dovuto funzionare non era l'esatto. Ora che Raven aveva evocato 3 copie di sé e vi erano ben 4 Raven nella stanza poteva concedersi qualche lusso extra. Per esempio, poteva permettersi di castare un altro Magisterium, questa volta per vedere se l'immagine sarebbe sparita. Se frutto di una magia non sarebbe potuta non sparire... altrimenti non se ne sarebbe potuto dedurre che non era frutto di una magia, e nemmeno di un'illusione strana. E che quindi, che lo si voglia o no, qualcuno la dentro stava utilizzando qualcosa di babbano. Qualcosa che l'Akuma non conosceva ancora. Del resto, aveva abbandonato il mondo dei babbani all'età di circa 10 anni. Cosa poteva mai saperne? Cosa poteva mai conoscerne oltre alle cosine di base? Effettivamente nulla.
"Devo avere più tempo" - pensò Raven ancora vicino al Tuco con la bacchetta puntata in alto. Guardare in alto non aveva portato risultati. Niente, di nuovo. - "Devo tirarla avanti fino a trovare un indizio" - pensò Raven decidendo anche che avrebbe continuato quelle trattative quanto dovuto, per dare tempo alle copie di aggrapparsi a qualcosa prima di sparire. Fu anche per quello che nell'esatto momento in cui una gabbia all'apparenza metallica lo rinchiudeva in uno spazio al più ristretto, Raven dava l'ordine alle sue copie di perlustrare la stanza.
"Tuco, London, Thursday... Cercherò di prendere un po' di tempo. Esaminate bene le pareti della stanza. Poi esaminate il pavimento."
Era quello il suo ordine mentale per quel breve lasso di tempo che ne sarebbe seguito e quella era l'ultima possibilità di trovare qualcosa: fonti di luce nascoste, buchi nei pareti, segni sul pavimento, piastrelle rimovibili, o altro.
Mentre, dunque, le 3 copie al di fuori della gabbia si mettevano di nuovo a cercare qualcosa di non meglio definitivo, - ma qualsiasi cosa andava bene, - Raven aveva del tempo per ammirare le sbarre della "galera" in cui Tuco lo aveva rinchiuso. Il fragore metallico che aveva generato, poteva significare solo una cosa: le sbarre a questo punto erano fisiche, non illusorie come il Tuco seduto.
"Oppure quel pazzo è riuscito a riprodurre il suono delle sbarre metalliche in qualche modo".
Un altro dei trucchetti babbani?
"Ora si mette anche a scherzare con me..." - iniziò a irritarsi l'Akuma. Tuttavia mantenne un'espressione calma e tranquilla. Doveva dare tempo alle sue copie.
«Una gabbia?» - chiese Raven incrociando le braccia con la bacchetta dentro al pugno destro. - «Non crederà mica di bloccarmi qui dentro per sempre?» - Ancora vicino all'immagine di Tuco non si preoccupò delle sbarre. Fisiche o meno, a meno che non era qualche trucchetto molto serio, le avrebbe comunque superato.
Quel che invece l'Akuma fece, fu un semplice passo in avanti.
"Vediamo cosa accade.." - pensò Raven sovrapponendosi, in maniera fisica, all'immagine di Tuco. Era curioso vedere il risultato di quell'azione.
Si sarebbe fatto male? Una violenta scossa lo avrebbe colpito? Tuco sarebbe sparito? O sarebbe sparito cos'altro? Raven sarebbe sprofondato da qualche altra parte, oppure sarebbe sprofondata la stanza?
Vivere significa rischiare e lui era disposto a rischiare.
In ogni caso, sarebbe rimasto sovrapposto all'immagine di Tuco durante quella breve fase di pre-trattative. E da quella posizione avrebbe risposto:
«Stallo?» - chiese. - «Pareggio, quindi... Bah. Ero un Corvonero a Hogwarts. Ci sapevo fare con gli enigmi. Poi ho iniziato a bere...» - si dispiacque. Gli piaceva solo vincere. - «D'accordo,» - mentì. - «trattiamo. Voglio due cose: libro con la descrizione dell'incantesimo Portus e libro con la descrizione dell'incantesimo Harmonia Nectare Passus. Tu cosa vuoi in cambio?» - chiese aspettando una risposta. Se le richieste fossero state senza troppe pretese, forse sarebbero arrivati a un accordo, altrimenti...







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view post Posted on 3/10/2016, 12:48
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Il Fato

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La trattativa aveva avuto inizio.
Molti aspetti andavano considerati e numerosi dettagli non potevan esser tralasciati. Tuco non era un semplice mago. Nella sua persona, abilità, talento e creatività trovavano la più perfetta sintesi.
Uomo tanto vicino al Mondo Magico quanto affascinato e legato a quello babbano, quale scelta più saggia poteva esser fatta dal Ministro Pompadour se non quella di affidare la custodia del reparto proibito a personaggio così preparato nella Scienza e nella Magia?
Dopo tutto, la Tecnologia non risultava paradossalmente Magia dinanzi ad occhi e mente di uomo o donna privi di esperienza e conoscenza di tale “Arte”?
Raven aveva trovato confronto non scontato, uomo più che capace. La consapevolezza di tale dettaglio avrebbe potuto far la differenza.
Sino a quel momento, il percorso dell’Ex Mangiamorte era stato essenzialmente lineare. Certo, nella stanza gli intoppi non eran venuti meno. Tuttavia, non vi erano stati scontri fisici, non si erano uditi allarmi, nessun agente o auror era comparso per arrestare Raven.
Dopo tutto, di quale crimine atroce l’Ex Docente di Volo si era macchiato quella sera?! Di un banale tentativo di accedere al reparto Proibito del British Magic Museum…E chi non aveva provato a farlo? Suvvia! La faccenda era ancora gestibile “in…amicizia”! Soprattutto dinanzi a Mago interessante e dotato come Raven.
Ad ogni modo, l’intruso aveva manifestato l'oggetto del proprio desiderio. Due “oggetti”, se così si potevan definire. Ben due incantesimi. Senza autorizzazione, nel bel mezzo di una trattativa, non sarebbe stato più saggio saggiare “il terreno” e proporne uno solo?
Eeeeeh, Quale esagerazione! Sono un mago generoso e, come già detto, per nulla geloso di ciò che custodisco, ma…Chi sono io…Babbo Natale?! Una richiesta mi pare più che sufficiente, partiamo da questo. L’esagerazione mi annoia. E’ sintomo di scarso ingegno.
Rispose la voce del guardiano, in tono divertito, con un pizzico di ammonimento. Raven avrebbe dovuto rivedere le sue priorità.
A dimostrar poi quanto insensata fosse la richiesta la voce cambiava addirittura argomento.
Tu mi piaci. Sei simpatico. Ed un mago che non teme di mostrare la sua conoscenza del lato Oscuro della Magia - eh sì…Conosco anche io il Superioris…Meglio di te, purtroppo - merita una possibilità di scambio…Ma temo dovremmo riparlarne tra qualche minuto…
Qualche minuto?! E perché mai?
L’immagine di Tuco sorrideva. Bacchetta sempre rivolta verso l’alto. Ma nessuna Magia castata da parte del guardiano. Del resto…Una figura eterea avrebbe potuto farlo?
In effetti, mentre il guardiano rispondeva, illustrando l’esordio di quella che sarebbe stata una pedante Lectio magistralis, l’Ex Docente di Volo pensava al fatto suo, effettivamente ponderando il da farsi. Deciso a continuare la sua ricerca con le tre copie di sé stesso, Raven lasciava che il superioris continuasse a fare il suo corso. La sua volontà pareva incentrata sul tentativo di trovare la ragione di quello strabiliante artifizio di luci. Ma, dinanzi all’inizio delle trattative, era così utile? Ad onor del vero, era da encomiare l’uomo sapiente che cercava spiegazione all’inganno. Del resto, Raven aveva un rapporto di profondo rispetto per l’inganno…Il Deceptio stesso si fondava su tale requisito, no?
Eppure, in quel momento, forse, sarebbe stato più opportuno curarsi di altro.
Era una questione di momenti, tempo e priorità.
Considerazioni del Fato a parte, la scelta di Raven andava rispettata.
Le copie perlustrarono, assimilando ulteriori informazioni, studiarono la stanza, le mura, il pavimento, tutta l’area della stanza eccetto quella all’interno della gabbia, ove l’intruso e la figura del guardiano si trovavano. L’effetto fu il medesimo del precedente. I tre sosia non trovarono niente di niente.
Quanto poi all’originale, alla matrice dei tre sosia (Raven), l’idea di passare attraverso la figura di Tuco - tra l’altro proprio mentre il mago parlava - ebbe l’effetto di frammentarla, riproponendo lo sfarfallio di immagini che l’Ex Mangiamorte aveva già sperimentato. Nessuna scossa. Nessun effetto strano…Solo sfarfallio e raggi di luce scomposti…Immagine interrotta da un corpo (fisico).
Eh no…Proprio mentre mi accingo ad istruirti?
rispondeva di rimando la voce di Tuco all’azione dell’intruso.
Così tu mi spezzi il cuore! E non solo!
Una sonora risata. Scherno a parte, se l’Ex Docente di Volo avesse fatto bene attenzione, avrebbe sentito nello spostar il peso in avanti, verso la figura, il cigolio di un asse del pavimento. Valeva forse la pena spostar l’attenzione su quel particolare? Forse…Ma vi era ancora da fare i conti con le conseguenze delle scelte magiche di Raven, conseguenze che non si erano ancora palesate.
Il cigolio giunse all’ orecchio ma si sovrappose al suono di altri passi giunti da altre zone della stanza. L’immagine di Tuco che sfarfallava si mescolò a quella di altre immagini che, come flash nella mente, gli restituivano la visione di altri angoli della stanza, muro, porte, pavimento in una successione che lo fece trasalire. Un fastidioso senso di instabilità mentale e fisica, di confusione, di incapacità di contenere così tante informazioni lo costrinsero a indietreggiare di qualche passo, come se il peso fosse stato sospinto all’indietro. Perdurare nel protrarre l’effetto del superioris aveva avuto le sue conseguenze. Certo…Cinque minuti non eran trascorsi…Altrimenti Raven avrebbe raggiunto la follia intesa quale incapacità di intendere e volere e dominare le proprie scelte…Questo non era accaduto, ma si era manifestato il primo segnale di allarme…Grande incantesimo…Grande Malus da considerare…
Mai esagerare…
La conoscenza dell’incantesimo implicava anche la consapevolezza che prender tempo per avere ulteriori informazioni, temporeggiare e gestire quattro menti, avrebbe potuto avere qualche conseguenza. L’incanto era tanto potente quanto insidioso. Ingegno e Ragione richiamavano l’attenzione di Raven invitandolo a lasciare andare le sue tre copie.
Non era necessario un contro-incantesimo per farle sparire. L’incanto era chiaro. Ma era giunto il momento, per Raven, di salutarle volontariamente e consapevolmente, a meno che egli non desiderasse l’oblio.
Come sempre, Libero Arbitrio.
Scelte e conseguenze. L’equilibrio precario che aveva generato l’indietreggiar di qualche passo richiedeva uno sforzo per riequilibrarsi…Sforzo che Raven avrebbe dovuto compiere per evitare di cadere a terra o di sbattere contro la gabbia (se materiale e non eterea, dettaglio ancora da verificare).
Già ti allontani? Senza salutarmi? Brutto l'effetto collaterale del superioris, non trovi?
e accorgendosi del pericoloso accostarsi alle sbarre, Tuco esclamava:
NON TOCCARE LE SBARRE!
Un avvertimento? Possibile… Mago avvisato…...




A causa del superioris cominci ad avere senso di smarrimento, difficoltà di concentrazione. Sei confuso. Senti la tua mente esplodere. Vi è incapacità a contenere tutte le informazioni fornite dai tre sosia. La situazione mentale non è delle migliori, ecco. Senti la testa scoppiare. Protrarre a lungo tale potente incantesimo porta alla pazzia. Non sei impazzito, ma cominci a percepire i segnali di allarme da parte della tua mente che si accorge che lo sforzo è giunto al limite. Attenzione: le tre copie non sono svanite. Scegli tu quando farle andare via...Ma ti consiglio di farlo alla svelta. Infatti:
CITAZIONE
(Non è necessario ricorrere a controincantesimi per far sparire i cloni, tuttavia mantenerli per più di cinque minuti potrebbe danneggiare la psiche del castante.)

Stai perdendo l'equilibrio. I passi indietro (dopo aver violato la figura di Tuco) non sono stabili, tanto che rischi di perdere l'equilibrio. Ti invito a considerare anche l'avvertimento finale di Tuco. Al prossimo post dovrai fare giuste scelte al fine di non cadere (a meno che tu non desideri farlo). Inoltre dovrai anche esplicitamente scegliere se congedare i tre sosia oppure no. Per intenderci, non sarò io a farli sparire....Almeno fino alla pazzia. Sei dotato di esperienza e potere magico. Quindi, per quanto mi riguarda, se intendi ancora utilizzare i tre coloni e rischiare la pazzia, non sarò io ad impedirtelo. Perdi 40 punti mana, 45 punti salute. Aggiorna le tue stat.
 
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