L’ Archeologia ti consente di viaggiare attraverso non solo lo spazio, ma anche il tempo, Colloquio per arruolamento ne "La Scuola di Atene"

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view post Posted on 26/12/2017, 17:34
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Qual era il bandolo della matassa?
Dove sarebbero andati a parare? Dove stavano andando?
Aveva un senso tutto quello? L'ambasciatrice sembrava aver a cuore la causa anche più della sua stessa autrice. A cosa si doveva una tale insospettabile lealtà? In fondo non era poi molto comune, nemmeno e soprattutto tra le pareti domestiche.Avrebbe pur sempre potuto affermare di essersi spesa anima e corpo in quell'impresa, ma diaver fallito innanzi al rifiuto di qualcuno che evidentemente non era un'incognita prevedibile del sistema. Nonostante i calcoli potessero essere dei più affidabili tutto era soggetto a quell'ultima grande X, avrebbe potuto negare, e nessuno avrebbe saputo il perchè. Andava così il mondo, e tante grazie. Eppure, la Corvonero sembrava più che risoluta nell'ottenere quello che era il risultato auspicato, e c'era anche riuscita, forse contro molti pronostici. Ambasciator non porta pena? Certo, nella teoria era sempre stata un'idea molto nobile, e risoluta, ma nella pratica il quadro era destinato a cambiare e mutare terribilmente in fretta. Quanti ambasciatori avevano fatto una brutta fine? Quante ambasciate erano finite in un nulla di fatto, se non addirittura con l'unica conseguenza di accelerare un processo già innescato? Erano i pro e i contro della diplomazia. Nonostante le migliori intenzioni, non sempre era destino che tutto andasse secondo le migliori previsioni. Poteva andare male, poteva andare anche peggio. Ma la Corvonero era risoluta nell'ottenere un sì, l'aveva ottenuto, perchè? Era stata brava? Era piovuta inaspettatamente dal cielo? Era stata una semplice questione di fortuna? Il piano aveva funzionato perchè dopo tutto aveva una recondita armonia, e una logica? Quanto era importante quel perchè? E lui che ne pensava? Un'analisi senza nemmeno aver letto l'incipit di quanto andava oltre le sue capacità? Che domanda era? Per valutare a sua volta un'analisi, avrebbe quanto meno dovuto conoscere qualcosa del sottostante, o no? Anche in quel caso si trattava di emettere un giudizio di affidabilità del credito, e del derivato finanziario, ignorandone bellamente il sosttostante, e il delicato processo di ingegneria che aveva permesso il suo sviluppo? Quali erano le condizioni che avrebbero spinto l'intero valore espresso a confluire e orbitare sullo zero? Era possibile spingersi anche al di sotto? Non sapeva nulla di tutto quello. Semplicemente, era un atto di fede?
E andava bene così.


Interessante domanda, cosa ne penso? Partendo dall'ovvio presupposto che non ho sinceramente idea del su cosa si fondi tale analisi, lei capirà che addirittura formulare un'analisi della sua analisi, possa risultare... complicato. Ciò nonostante, mi sembra convinto di quanto afferma, e nel complesso non credo di poter ravvisare particolari errori. Se anche ve ne fossero, a volte, ma solo a volte, è più importante il come del cosa viene detto. Ma probabilmente l'elemento più sorprendente di questa composizione è proprio la sua dedizione per la causa, non era affatto scontato l'esito, eppure si è sempre dimostrata sicura, il che è quanto meno curioso. Avrebbe potuto affermare di averci provato, ma di aver fallito, e nessuno avrebbe potuto mettere in forse la questione. Non trova?

Era quello il punto?
Saltellando di qua e di là, erano giunti al passo successivo.
Lei ce l'aveva fatta, ma allo stesso tempo se era alla ricerca di nuovi complimenti o una serie di altolà si sarebbe scontrata contro un muro di silenzio? Come era possibile determinare qualcosa di cui si ignorava praticamente tutto? Era possibile? Lo sarebbe stato? Quanta immaginazione sarebbe stata necessaria? E soprattutto, a che scopo?

 
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Mary_Evans
view post Posted on 26/12/2017, 20:12





:“Mi scusi” sussurrò sommessamente prima di abbassare lo sguardo sulla tazzina e passarsi la labbra per togliere alcune gocce del liquido ambrato ormai tiepido. Essendosi persa in chiacchiere aveva bevuto poco più di meta tazzina di the in quel lasso di tempo e per quanto il suo sapore delicato le stuzzicasse le papille gustative fancedole gustare il sapore di casa, ne aveva avuto abbastanza. Ogni volta il professore proferiva parola la rimetteva al suo posto, obbligandola a scusarsi anche più di quanto effettivamente volesse e tanto bastò per farla desistere dal desiderio di prevalere che fino a poco prima le bruciava dentro. La torre su cui si nascondeva il re era persino troppo difesa per consentirle un arroccamento e di sicuro lei non voleva concedersi nessuna sconfitta, non dopo lo splendido successo di aver rifilato il tomo della zia. Perciò nascose quel fallimento dietro la parvenza di una momentanea resa.

Analizzò rapidamente il monologo dell’altro ed era vero che il professore aveva detto che la sua era stata una domanda interessante eppure lei in quel tono di voce, in quel leggero divagare iniziale aveva sentito una sola cosa: "buffa, assurda". Effettivamente considerando la replica del professore, la sua domanda sembrava priva di alcun senso logico; come poteva dare un parere su ciò che non aveva letto? Doveva essere un atto di fiducia. Non sarebbe stato divertente vederlo rassicurarla della correttezza della sua idea, per poi leggere lo scritto e rendersi conto che la Corvetta non aveva capito assolutamente nulla? Come glielo avrebbe detto poi, avrebbe fatto finta di nulla per non intaccare la sua area di storico assoluto oppure l’avrebbe richiamata in quello studio e le avrebbe fatto una lavata di capo? Sperava nella seconda, in fin dei conti per quanto orgogliosa del suo sapere, era sempre pronta ad ammettere le sue mancanze o i suoi errori, purché l’interlocutore le dimostrasse e l’aiutasse a comprendere in cosa stesse sbagliando. Tuttavia un qualcosa di buono sembrava averlo fatto: aveva dimostrato al Vicepreside la sua tenacia, la sua sicurezza e la sua forza d’animo oltre alla sua lealtà. Non era perfetta lo sapeva, ma era conscia di questi suoi pregi. Come l’uomo le aveva fatto notare, avrebbe potuto essere una semplice intermediaria tra i due storici ed invece si era sforzata per portare acqua al mulino della parente senza che questa glielo avesse chiesto esplicitamente. Ma quella non era una richiesta che andava formulata ad alta voce, per la Corvetta era implicito dato che considerava la sua totale devozione alla causa una mera clausola di quell’accordo verbale. Lei voleva bene alla zia, l’aveva salvata da quell’ingrata della sua famiglia, non le aveva dato un semplice tetto sopra la testa, le aveva regalato un posto da chiamare casa in cui sentirsi al sicuro e protetta. Assicurarsi che ottenesse quanto desiderava era una sua prerogativa assoluta e ciò valeva per chiunque si fosse guadagnato un piccolo pezzo del suo cuore. Quella fatica andava compensata. Inoltre non era da lei fare le cose a metà, una volta data la propria parola si sarebbe prodigata per rispettarla. Piuttosto che lasciare un lavoro incompiuto o fatto con i piedi non lo avrebbe mai accettato, questa era la sua politica “You can play hard or you can go home”: nessuna via di mezzo.

Dopo questo breve istante di riflessione, riprese la parola, prima che l’uomo potesse cominciare a chiedere cosa le stesse passando per la mente. : “Effettivamente posta così la mia domanda sembra insensata. In realtà la zia mi aveva detto che anche lei aveva trascorso parte della sua vita a studiare queste popolazioni, quindi volevo solo sapere se questo ragionamento tornava. Per il resto la ringrazio, ammetto di averci messo il cuore in questo progetto e mia zia mi ha tormentato a tal punto da farmi credere che ci sia anche del mio in questo testo… ma lo so che questo pensiero è pretenzioso e che il lavoro sporco lo ha fatto lei, diciamo che mi piace pensare di aver fatto tutto ciò che era in mio potere per aiutarla ad ottenere quanto desidera”, fece una breve pausa sempre mantenendo lo sguardo basso sulla tazzina cinese al fine di impedire all’altro di scrutare l’emozione che la stava pervadendo nel suo profondo. Infine prese un respiro profondo prima di appoggiare la piccola ceramica sulla scrivania. Rialzò lo sguardo fissandolo in quello del professore disse : “Vede a me piace fare le cose con metodo e dedizione. Esigo il massimo da me stessa e pensò che chiunque non lo faccia si autocostringa alla mediocrità. Questo è il principio che guida il mio vivere dalle azioni quotidiane a quelle più importanti.Voglio semplicemente essere la migliore in ciò che faccio, indipendentemente da ciò che faccio”. Doveva capire che non era sono belle parole quelle che stava pronunciando, era ciò in cui credeva ciecamente e nessuno l’avrebbe mai convinta del contrario.
: “Ma in fin dei conti ha ragione, sempre che lei voglia, potrà rispondere a questa mia domanda quando avrà finito la sua lettura, ma le assicuro che non la molesterò con la medesima veemenza di oggi. Direi che il mio compito si sia concluso per il momento, ma vorrei farle una domanda prima di lasciarla al suo meritato riposo.”, disse attendendo un cenno di assenso da parte dell’uomo del cui tempo aveva abusato in eccesso. Non era cortese ficcanasare nel mobilio di qualcuno, non senza il suo permesso. Qualora l’uomo si fosse reso disponibile, avrebbe continuato con una semplice domanda : “Il suo è un ufficio colmo di splendidi manufatti, ma uno in particolare ha attirato la mia attenzione sin da quando sono entrata e non riesco a capire cosa esso sia. Le dispiace spiegarmi a che serve? ”, concluse indicando il voluminoso bacile in pietra alle spalle del Vicepreside.

 
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view post Posted on 27/12/2017, 16:42
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Se non era quella una gomitata...
La Tuke si era fatta avanti prepotentemente, cosa doveva fare?
O per meglio dire, cosa avrebbe potuto fare? Negare tutto, tagliare dritto, seppellire la testa sotto la sabbia, e sperare che passasse oltre la tempesta? Era una via seriamente percorribile, senza rimetterci la faccia? Probabilmente no. Avrebbe comunque potuto rischiare il sentiero stretto, tra il baratro e la montagna, sperando che in fondo la buona sorte gli desse una mano, Doveva pur capitare una volta o l'altra, no? Era una semplice spiegazione intuitiva statistica, non c'era bisogno di scomodare teorie complesse, o massimi sistemi, teoremi arguti o personaggi ormai morti, era sempre più improbabile che ogni volta andasse male. Presto o tardi anche solo per sfortuna sarebbe dovuta andar bene. Quella pur remota eventualità si sarebbe dovuta fare avanti, alzare la zampa, e gridare al mondo 'Ecce homo'. Era così? Poteva davvero fare affidamento su quella sola piccola eventualità? E se fosse andata male, dopo tutto cosa ci avrebbe perso? Era un rischio da correre? Quanto meno sarebbe stata una risposta a quell'apparente inghippo. In fondo, era pur vero che qualcosa ne sapesse anche di quelle popolazioni, il punto era prevalentemente e prepotentemente un altro... E faceva la differenza.


Sua zia ha ragione, potrei sapere qualcosa di queste popolazioni, ma nel corso del tempo ho iniziato a capire che la Storia non è così univoca come vorremmo, e che spesso esistono decine versioni diverse delle medesime Storie, e non obbligatoriamente le une meno vere di altre. Come immagino saprà quella che conosciamo è in prevalenza la versione della Storia scritta dai vincitori, e che solo saltuariamente da questa emerga qualche elemento appartenente ad altre versioni dello stesso fatto. Se Cesare fosse stato sconfitto in Gallia, sicuramente la nostra stessa Storia ne avrebbe pesantemente risentito, Roma non sarebbe stata la stessa, ma allo stesso tempo ne avrebbe risentito anche la versione tramandata di quella Storia. Avremmo la testimonianza di un Cesare sconfitto, e un popolo non piegato, ma libero anche nella parola. Capisce la sottile differenza?

La questione era destinata a fermarsi lì?
C'era un argine a quel problema? A cosa sarebbe potuto, o meno? Parimenti, esistevano più versioni della stessa Storia narrata così com'era andata. Solo che spesso erano andate perdute prima, non trasmesse dopo, dimenticate infine. E quella era un'altra sostanziale differenza. C'era rimedio? Solamente forse, e con diverse premesse tutte da rispettarsi.


E non è il solo problema.
Quella che noi conosciamo come Storia, in realtà è la Grande Storia. La Storia di popoli che ce l'hanno e non ce l'hanno fatta, la Storia che si è andata imponendo, Storia di scoperte che hanno segnato la nostra evoluzione, Storia di guerre e paci, di illustri Maghi e temibili Re. E tutto il resto? La Grande Storia che percentuale della Storia tutta rappresenta? Io e lei naturalmente non facciamo parte della Grande Storia, quindi è molto probabile che rientreremo negli Annales delle nostre famiglie, e verremo poi dimenticati, ciò nonostante al meglio delle nostre possibilità siamo stati per alcuni anni anche noi parte della Storia, non trova? E questo si applica al nostro problema, sua zia delle tante Storie quale ha deciso di raccontare? Nonostante quelli in esame non siano popoli che hanno cambiato la Grande Storia direttamente, solo io conosco decine di possibili Storie, e non ho la pretesa di determinare aprioristicamente parlando se l'una sia più interessante dell'altra. Intuisce il problema?


Certo, un bel discorso.
Con un enorme problema sottaciuto.
Ma con un po' di fortuna, tra una svolta e l'altra...
Veniva poi infine una nuova domanda. Era vero, non poteva nascondersi dietro un dito, era inconfutabile. Aveva un gran bell'ufficio, vai a pensare che di lì a pochi mesi avrebbe assistito a un tragico trasloco alla volta della piccionaia, un ufficio soprattutto anche comodo, il che certamente non guastava. Era quello il punto? Era bello, e comodo? Come avrebbero fatto a convincerlo a schiodarsi? Aveva puntato i piedi due volte, e aveva vinto entrambe per avere e riavere quei locali. Eppure... Seguì l'indice, e lo sguardo della Corvonero, alla volta dell'ingombrante e curioso accessorio. Cos'aveva scoperto? Qualcosa rimasto eccessivamente in bella vista? Qualche oscuro frutto di contrabbando dimenticato inavvertitamente nella fretta? Era un nuovo problema prontoa detonare? Cosa avrebbe dovuto fare nel caso? Come?
E poi la soluzione, un sorriso soddisfatto.
Pericolo scapato. Allarme rientrato.


Quello? Molto semplice, è un pensatoio.
Immagino ne avrà già sentito parlare, no?

 
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Mary_Evans
view post Posted on 28/12/2017, 00:32





Che l’avesse punto sul vivo? Che avesse scoperchiato il vaso di pandora? A quanto pare il professore cominciava a lasciarsi andare. Mary ascoltò ogni singola parola che lasciava le sue labbra, cercando di coglierne il senso e di percepire quale piega avrebbe assunto il discorso, per anticiparne gli argomenti trattati e verificare così la correttezza del ragionamento. Non poteva negarne l'almeno parziale correttezza , eppure qualcosa di quanto detto dall'uomo non la convinceva, a tal punto da farla momentaneamente desistere dallo scoprire cosa fosse l’argano in pietra. : “Lei ha ragione professore”, disse con calma solo quando fu sicura che l’uomo non avesse altro da aggiungere : “Un detto babbano recita “ogni storia a due facce, come una moneta”. Quest’affermazione può considerarsi superficialmente corretta, in quanto ogni storia può avere mille versioni diverse che possono più o meno variare in base al punto di vista dei protagonisti e addirittura può risentire anche di quanto affermato da eventuali testimoni e questa aurea di mistero risulta ulteriormente amplificata dallo scorrere del tempo, considerato che l’immaginazione e l’epicità tendono ad andare a braccetto con quest’ultimo.”, fece una breve pausa per riflettere su come continuare il proprio monologo: la schiettezza sarebbe stata apprezzata o era meglio addolcire il suo pensiero con una velata sincerità? : “E come dice lei la storia è stata scritta dai vincitori, mentre la versione dei più deboli non viene generalmente raccontata. Ciò su cui vorrei concentrarmi è invece: avendo la versione dei perdenti, libera dai vincoli posti dai vincitori, potremo contare su una ricostruzione più accurata degli eventi? Io sinceramente credo di no. Non credo che ci sarebbe qualcuno disposto a scrivere “siamo stati dei cretini, non avevamo valutato che l’avversario potesse attaccarci anche alle spalle accerchiandoci ed abbiamo perso”, ma piuttosto anche in tal caso si cercherebbe di edulcorare gli eventi con affermazioni del tipo “siamo stati ingannati” o “abbiamo fatto il nostro del meglio e per una questione di millesimi di secondi, siamo stati sopraffatti”. Perciò credo, nella mia visione semplicistica, che avere un’altra versione degli eventi renderebbe ancor più complicato il districare la matassa. Ovviamente non fraintenda, non sono contro l'avere più versioni della storia, sono contraria al fatto che chiunque cerchi di descrivere il medesimo fatto, debba aggiungere del proprio, raccontare con le sue emozioni e nascondere alcune sue mancanze a causa della vergogna. Ma d’altro canto è questo aspetto a rappresentare il fascino di questa materia: il mistero, l’impossibilità di giungere ad una chiave di interpretazione unica, continuare a correre verso una verità, sfiorandola ma senza mai afferrarla.” Lei questo non lo avrebbe mai accettato. Era sempre stata convinta che i sentimenti rovinassero ogni cosa ed il fatto che fossero pressoché ineliminabili, la mandava su tutte le furie. Come poteva una quattordicenne tollerare di convivere con un tale impiccio tutta la vita? Per non parlare poi dell’impossibilità di giungere a una verità assoluta. Quella continua corsa verso il nulla, arrivare ad una conclusione che qualche anno dopo sarebbe stata spazzata via, sostituita da un'altra visione dell’evento nella migliore delle ipotesi, ridicolizzata nella peggiore. Era per questo che lei prediligeva la scienza alla storia, infatti sebbene entrambe condividessero quest’ultimo aspetto, la Corvetta era convinta che la scienza lentamente avrebbe potuto progredire verso quella che era la verità assoluta, mentre la storia si sarebbe limitata a vagare nel buio senza mai sapere da che parte andare. Eppure un certo fascino lo aveva anche questa materia. La continua lotta tra uomo e verità, essere colei che si avvicinava maggiormente alla realtà dei fatti non doveva essere una brutta sensazione. : “Per non parlare poi del fatto che diversi accadimenti siano accaduti in posti diversi e che quindi nessuno possa vantare una completa conoscenza degli stessi, nemmeno se vi ha preso parte. L’unico modo per conoscere l’autenticità del racconto sarebbe quella di scavare nella mente dei protagonisti ed assistere ad ogni secondo con gli occhi dei presenti. Ma lo so che ciò è infattibile ”, si ritrovò ad ammettere con una nota di amarezza. : “Lo sa, io in parte invidio voi storici. Come fate a combattere contro una lotta che sapete di aver perso in partenza? Non vi fa ribollire il sangue nelle vene, l’intrinseca limitazione al vostro compito?”, chiese in un impeto di rabbia. : “Per quanto riguarda le sue seconde considerazioni, in realtà conosciamo la Grande Storia soprattutto degli ultimi secoli, eppure credo che tale aspetto sia destinato a modificarsi. Nell’ultimo periodo mi è sembrato che gli studiosi cercassero di concentrarsi di più sulla vita dei comuni cittadini che su quella degli imperatori. In fin dei conti reputo che concentrarsi esclusivamente sulla vita dei ricchi e dei potenti sia fortemente riduttivo, dacché questi rappresentavano una piccola porzione delle persone. Perciò, non crede che analizzare la loro vita sia causa di un notevole bias storico? Non crede che per ricreare l’ambiente di un’epoca ci si dovrebbe concentrare maggiormente sulla vita dell’umile contadino? In termini numerici essa rappresenterebbe la vita della maggioranza e non l’eccezione, come lo è invece quella del nobile. Poi per avere un’idea più completa di tutto il background si dovrebbero andare ad intrecciare i dati di questi due mondi, ma non crede anche lei che forse la storia sia stata fatta progredire dai piccoli uomini, quali siamo noi?”, chiese in tono provocatorio. Se non fosse stato per il contadino, per la cuoca, per la schiava, Edison avrebbe avuto davvero il tempo per inventare la lampadina? Lo avrebbe avuto Giulio Cesare per decidere di invadere la Gallia? Beh questo forse sì, anche perché sottomettendo una nuova popolazione di sicuro avrebbe rimediato degli schiavi che avrebbero provveduto alle necessità primarie al posto suo. Ma quello su cui si andavano ad arrampicare i due interlocutori era un discorso parecchio impervio. Se il suo pensiero era almeno in parte corretto, si poteva dire d'altra parte che i Grandi Uomini erano in grado di muovere i piccoli secondo il loro desiderio e perciò, non era forse meglio studiare coloro che con un semplice gesto della mano potevano decretare la morte dei moscerini? Era un gatto che si mordeva la coda, come in fin dei conti lo era tutto ciò che riguardava la Storia. Impegnandosi si poteva trovare del vero persino in due affermazioni contrastanti, perciò non era forse il compito dello Storico riuscire ad amalgamarle coerentemente? : “Come vede il problema lo intuisco eccome e come le ho detto poco fa, non capisco come riusciate a non strapparvi i capelli per la frustrazione”, disse per smorzare lievemente il tono sieroso della discussione.

Infine con più curiosità di prima chiese : “Correndo il pericolo di perdere parte della fiducia accordatami, non so cosa sia un Pensatoio, ne tanto meno so a che serva anche se a giudicare dal nome penso che abbia a che fare con il pensare. Vede, da dove vengo io, ho visto solo un oggetto che rassomiglia a grandi linee quello che ho di fronte ed era una fonte battesimale.”

 
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view post Posted on 6/1/2018, 19:08
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Il problema dei problemi.
L'eterno dilemma, tra il sapere troppo, e il non sapere niente.
C'era la giusta via di mezzo? Era poi davvero ipotizzabile di sapere troppo? Pur in presenza di più versioni della medesima Storia, come sarebbe stato possibile determinare quale fosse maggiormente veritiera? E se tutto quello era quanto mai improbabile, a che pro perderci tempo e risorse? Ma prima ancora la vera domanda era destinata ad essere: quanto fosse possibile. Avevano entrambe le versioni della Storia, e un numero sufficienti di copie per poterle raffrontare, collazionare, e consolidare, in un'unica versione che per quanto lusinghiera potesse anche essere verosimilmente vera e probabile? Una volta ottenuta una tale versione sarebbe poi stato praticabile confrontarla con l'altra versione, e determinare quanto fossero distanti, e in che misura convincenti. Le due versioni però non le avevano. Non avevano nemmeno i materiali per scriverle, ipotizzarle o sognarle. Avevano un'unica versione consolidata di quanto fosse accaduto secolo dopo secolo, e quella era la Storia. Dunque, se tutto era perduto, perchè porsi il problema? Tanto valeva tagliar dritto, dimenticarsene, e puntare alla meta. Il risultato sarebbe stato in ogni caso il medesimo, ma a un minor costo in termini di risorse. Era il caso dunque di fare economia, e turarsi il naso? Se una cosa era impossibile, lo era e basta. Non dipendeva più da una semplice questione di volontà, era così.
Eppure, era davvero e solo così?
Non c'era altra soluzione?
Nessun'altro modo di venire a capo del problema?
E se invece ci fosse stato? E se invece fosse stato possibile ottenere tali versioni? Certo, di fatto il passo in avanti sostanziale non sarebbe stato nè scontato, nè immediato, anzi, avrebbe richiesto per l'appunto il completamento dell'intero processo per ogni periodo preso in analisi, ma il risultato quale sarebbe stato? Di fatto poteva cambiare tutto, sovvertire alle fondamenta la stessa metodologia di studio di uno storico, pur lasciando inalterato l'equilibrio delle forze in campo, e di tutto il resto. Sarebbero aumentate sensibilmente, forse esponenzialmente, il numero di fonti consultabili. Il che certo esponeva al richio concreto di passare dal non saper nulla, al sapere troppo, con il medesimo risultato finale. Era un rischio troppo grosso per chiudere entrambi gli occhi?


Per essere così giovane, lei è terribilmente pessimista nei confronti del genere umano, non è affatto salutare. Giunti a una certa età ce lo si può anche permettere, ma nel suo caso è eccessivamente precoce questa tendenza. E se lo lasci dire da qualcuno che non è più da tempo nel fiore degli anni. Può essere vero, solo una minima parte degli uomini potrebbe dimostrarsi tanto onesta, ma è pur sempre un'eventualità che non scarterei. Allo steso tempo credo che il problema maggiore sia l'altro, non abbiamo tali versioni, e il loro moltiplicarsi renderebbe effettivamente difficile determinare qualcosa. Eppure, se ammettessimo che tale eventualità fosse percorribile, e se dovesse scegliere, preferirebbe sapere troppo, o non sapere nulla? Perchè di questo si tratta, solo trasposto a qualcosa di cui noi saremmo sicuramente più obiettivi narratori, di quanti non l'abbiano realmente vissuto.

E quello era un buon primo punto.
C'era poi il resto? Quanto era una battaglia persa?
E quanto lo era già in partenza? Abbandonate la speranza, o voi ch'entrate? Non c'era soluzione? Sarebbe stato meglio dedicarsi all'agricoltura? Per quanto modeste, almeno sarebbero arrivate delle soddisfazioni. Se era persa, tanto valeva rassegnarsi. Come del resto, di chi valeva la pena interessarsi realmente? Di una ristretta minoranza d'individui, che appartenessero alla classe più benestante, o alla maggioranza, di più disagiati? Il fatto che questi di fatto fossero alle dirette dipendenze dei primi quanto poteva costituire un problema? Personalmente avrebbe trovato interesse nel sostituire i primi con i secondi? A chi interessava realmente la vita di un contadino del VI secolo? Era giusto che quella Storia facesse parte di quel tempo, e lì rimanesse? Era tutto un problema di privacy? Quanto incideva il diffondersi nauseabondo dello spirito democratico?


Pro e contro, la battaglia di uno storico può essere persa in partenza, come può anche non esserla. Come in tutte le cose è una questione di priorità, lo storico ne ha di diverse rispetto a quelle di un giudice, di un professore, o di un medimago. Eppure torno a ribadirle, che spesso quello che si ritiene improbabile non è impossibile, semplicemente aldilà delle nostre capacità, o possibilità. O altre volte ancora dei nostri interessi. La grande Storia del passato aveva per oggetto della sua analisi, e in questo generazioni di storici hanno concordato, i pochi, in quanto erano quelli in grado di determinare molto, quasi tutto. Quando noi oggi ci indigniamo per la lottà alle diseguaglianze in realtà dimentichiamo da dove veniamo, ciò che era nelle possibilità di uno nel 3000 a.C. era di gran lunga superiore alla somma di tutti gli altri. La modernità ha dato il via a un modificarsi dell'analisi, coloro che sono potenti nel proprio tempo accettano il ridursi al minimo della loro sfera privata, così non fanno tutti gli altri. La Storia è fatta progredire dai molti, ma grazie alla guida di pochi, non trova?

In fondo, un Peverell che fosse anche un fiero democratico non si era mai visto. Un Peverell tra le fila dei Labour avrebbe gettato discredito su generazioni di lustro. Eppure venne riscosso dall'ultimo quesito. Un sorriso, un fonte battesimale? No, non era proprio quello il caso. L'esigenza di battezzarsi e battezzare così di sovente non gli era propria. Non fosse altro, per l'amore per la propria testa. Un secco 'no, non è in vendita'?

Dunque, vediamo... A volte può succedere di avere troppi pensieri per la testa, soprattutto con il passare del tempo può diventare molto fastidioso. Oltre al fatto che all'aumentare dei pensieri, si tenda con il dimenticarne involontariamente una parte. Oppure, a volte può anche rivelarsi utile 'fare ordine', spesso mi capita di imbattermi in un nome, in una strana coincidenza, in quello che potrebbe sembrare un déjà vu, e non ricordare dove effettivamente abbia già visto quel nome. Un pensatoio è la soluzione a questo genere di problemi, semplice, no?

Almeno l'idea non era certo complicata.
Anzi, era geniale proprio perchè semplice.

 
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Mary_Evans
view post Posted on 10/1/2018, 22:48





Sorrise quando il professore riprese la parola pessimista. Lei? Quando mai! Aveva avuto così tante batoste nella sua giovane vita che le risultava impossibile fidarsi di qualcuno, soprattutto se si trattava di uno sconosciuto. Certo non negava che al mondo vi potessero essere persone oneste e sincere, ma quante erano? Poche, molto poche o almeno questo lei credeva. Quindi non era meglio, probabilisticamente parlando, credere di avere a che fare con degli imbroglioni che desiderano portare acqua al proprio mulino, considerato che essi erano la maggior parte? In fin dei conti anche l’ultima parte di quella frase pareva confermare quella sua deduzione: lui che era vecchio poteva permetterselo. Alle sue orecchie suonava come un monito “con l’avanzare degli anni si incontrano sempre più persone pronte a deluderti ed a raggirarti pur di fare i loro sporchi comodi”, perciò poteva la Corvetta credere che quell’affermazione mettesse luce un suo difetto, piuttosto che ammettere che il suo ragionamento sarebbe stato convalidato dal susseguirsi degli eventi? Certo che no. La sua idea si basava su pochi dettami e tra questi vi era “Spera nel meglio, ma preparati al peggio” e quello per lei non era affatto essere pessimisti, piuttosto lo considerava un essere previdenti. Dal suo punto di vista l’essere umano era da sempre improntato sul sopraffare l’altro, sul dominarlo e renderlo suo succube e la storia pareva darle ragione; quante guerre erano state combattute per far si ché un re potesse estendere il proprio dominio sul regno vicino? E quante altre ne avrebbero avuto luogo ancora per il medesimo motivo? Quel circolo vizioso di evoluzione darwiniana si sarebbe protratto all’infinito e si sa, in guerra ed in amore non vi sono regole. Si poteva giocare sporco e usare trucchetti subdoli pur di vincere e per quanto poi si fosse ottenuto così un tale scopo, era lusinghiero tramandare storie d intrighi e tradimenti ai posteri? Decisamente no, molto meglio condire di epicità il racconto, anche solo per renderlo più affascinante da raccontare. In un mondo in cui “homo homini lupus” era ragionevole fidarsi a priori degli altri e poi eventualmente ricredersi o era meglio il contrario? Basandosi sulla mera statistica la Corvetta aveva trovato la sua risposta e che il Vice Preside non la condividesse poco importava, ma per certo ora avevano intavolato un’altra discussione ben più importante della filosofia di vita di un’adolescente.

: “Professore mi permetta ma la sua domanda non è corretta secondo me. Lei dice tra il sapere nulla e il sapere troppo il che presuppone ci sia del vero nelle affermazioni raccolte, in fin dei conti tra le due evenienze io preferirei sapere poco e saperlo giusto, piuttosto che sapere un bel mucchio di bugie!”, disse sorridendo e slanciandosi contro lo schienale del della poltrona con forse troppa veemenza. Quella discussione la stava cominciando a prendere sempre più e di sicuro non era disposta a lasciar vincere il professore a mani basse : “A parte gli scherzi, avrei bisogno di più informazioni per poter rispondere per esempio; nella versione del sapere troppo, si presuppone che le varie trasposizioni citino degli eventi comuni nei loro diversi aspetti ovvero raccontino alcuni dettagli comuni e siano state raccolte da fonti affidabili? Se così fosse, si potrebbe provare a ricreare una singola versione della vicenda basandosi proprio sui punti di congiunzione ed eventualmente aggiungere a piè di pagina come nota le affermazioni contrastanti. Tuttavia se invece affermassero tutte una sequenza di eventi differente o peggio contrastante, non crede che in quel caso sarebbe meglio accontentarsi di un numero minore di resoconti ma nettamente più affidabili?”, da quel che aveva capito il lavoro dello storico si basava fondamentalmente su questo concetto che era ampiamente condivisibile, poi si poteva andare a scavare nelle grotte più profonde per rinvenire nuove pergamene, ma per certo doveva partire da almeno un abbozzo stabile. : “Certo, sono d’accordo con lei, in fin dei conti non ha senso studiare la vita del singolo contadino rispetto a quella del barone che possedeva il potere di controllarne non solo le azioni, ma anche la vita e la morte, in base al suo mero divertimento o all’umore con cui si era svegliato una data mattina, questo è innegabile. Quello che mi chiedo io invece, forse stupidamente, è: quante battagli per i diritti del singolo ci siamo persi così facendo? Io personalmente mi sono resa conto che ricordiamo solo quelle persone che per quanto piccole e soggette ai voleri dei propri padroni, hanno deciso di alzare la testa e ribellarsi, riuscendo in tale impresa, eppure non posso fare a meno di chiedermi e di quelli che hanno provato ad ottenere il medesimo scopo ma non ci sono riusciti. Loro non meritano alcun riconoscimento? Certo è impossibile ricordare tutti i loro nomi, sarebbe una lista infinita, ma lei non crede che il merito di una battaglia vinta dovrebbe essere attribuito più ai soldati che effettivamente l’hanno combattuta, ai generali che hanno deciso le strategie da attuare, che a quel re che invece ne ha solo determinato l'inizio e poi se n’è rimasto rinchiuso nel castello, aspettando gli esiti della sua decisione?”, lei la pensava così: onore e gloria a chi ha ottenuto quello scopo e non a chi ha mandato a morire altri a nome suo. Che orgoglio poteva esserci in quell’azione, si poteva considerare una vera vittoria quella? Certo che no, ciò che si vuole lo si ottiene mettendosi in gioco in prima persona, questo era quanto credeva fermamente.

: “Quindi lei mi sta dicendo che grazie a quello strumento, si è in grado di conservare i ricordi rendendoli impermeabili all’effetto del passare del tempo? E persino di riviverli, proprio come se si tornasse indietro nel tempo al momento in cui i fatti sono accaduti?”
, chiese sinceramente stupita. Aveva capito che la magia era in grado di risolvere innumerevoli problemi che ancora affliggevano i Babbani, ma davvero poteva spingersi fino a quel punto? Davvero poteva combattere contro il decadere del sapere umano? Il Pensatoio, era decisamente un oggetto affascinante, ma soprattutto utile! Quanto poteva essere comodo studiare un evento nei minimi dettagli e poi rinchiuderlo e conservarlo in una boccetta evitando che questo cadesse nel dimenticatoio a causa dello studio di altre nozioni? In quel modo era davvero possibile superare i limiti intrinseci imposti dalla capacità fisiologica mnemonica cerebrale? Affascinante non poteva dire altro. Con un Pensatoio avrebbe potuto espandere le proprie conoscenze oltre il limite che la sua natura umana le imponeva, come si poteva non entusiasmarsi di ciò?! Con voce tremolante dall’emozione si apprestò a porre una nuova domanda all’uomo : “E mi dica professore, solo il possessore di quei ricordi può leggerli nel pensatoio o anche altri vi possono accedere? Perché ecco, mi chiedevo, se fosse vera la seconda delle ipotesi, non crede che sarebbe possibile raccogliere una visione più corretta di un evento storico raccogliendo e facendo analizzare da uno storico imparziale i ricordi di coloro che vi hanno preso parte?”

 
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view post Posted on 9/9/2018, 19:05
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Tacitamente lo scambio proseguiva.
La Corvonero cos'era decisa a dimostrare? C'era qualcosa? Non c'era? Semplice eristica? Altro? Chi aveva ragione? Qualcuno l'aveva? Sarebbero giunti infine a dimostrarlo? O non era possibile trovare un accomodamento? La più inguaribile dei pessimisti, avrebbe trovato una qualche soluzione, un accordo, un punto d'incontro a metà strada con il più inguaribile degli ottimisti? Quell'accordo era probabile, possibile e addirittura durevole? O semplicemente era un esperimento sociale destinato al fallimento? Se così era, perchè darsi pena? Se non lo era, perchè inseguirne dappresso il suo disfacimento? Domande e scetticismo accademico facevano della giovane Corvonero una candidata ancora inconsapevole di Atene? Avrebbero potuto tentare, e vedere cosa sarebbe accaduto? Non valeva la pena? Si era imbarcato in quella Storia, in una qualche maniera sarebbe pur dovuta concludersi. Quanto sosteneva la giovane era vero? Si poteva semplicisticamente affermare che non lo fosse interamente? C'era del vero? E se anche c'era, in quale misura? Da dove avrebbe dovuto riprendere, e sin dove si sarebbe dovuto spingere? Scoprire le carte, quando e perchè? In fondo un accordo l'avevano già trovato, di concessioni ne erano già state fatte, era tempo infine di spingersi un po' oltre? Ancora un po'? Una bugia quanta percentuale di falsità poteva nascondere? Era quella la base di tutto? Una bugia non sarebbe mai potuta essere del tutto falsa, avrebbe sempre conservata in sè una qualche forma di verità, al pari di una leggenda. Il difficile era dividere ciò che era vero, da ciò che era falso. Ma il problema era comunque già diverso.


Ottimo, presupponiamo che lei martedì prossimo si presenti a lezione senza la ricerca di Storia, presumibilmente lei cercherebbe di rabbonirmi con una panzana ben congegnata, magari in pausa pranzo, giusto? Quanta parte di quella che sono sicuro sarebbe un'ottima storia è destinata a essere falsa, e quanta vera? Ovviamente non possiamo saperlo, ma per essere una panzana credibile dovrà comunque avere una buona percentuale di vero, altrimenti avrebbe ben poche speranze di convincermi della sua bontà, non trova? Questo caso è lo stesso, se improvvisamente ci ritrovassimo in possesso di cento diverse versioni dello stesso evento, sarebbe comunque un netto passo in avanti rispetto ad averne una o peggio nessuna, aldilà della loro affidabilità. Partendo da cento ci potremmo preoccupare dell'affidabilità e attendibilità delle stesse, indagando sui loro autori, del sottinsieme di queste potremmo cercare poi i punti comuni. Se anche solo avessimo trenta diverse versioni concordanti su due o tre punti, sarebbe un sostanziale passo in avanti rispetto ad avere una pur attendibilissima versione, ma unica. Capisce? E se ammettiamo che sia effettivamente possibile, questo aprirebbe interessanti scenari, non crede?

Sorrise tranquillo, concludendo.
Era comunque qualcosa, comunque la si volesse mettere. Quanto sarebbe seguito era un'altra Storia, come sarebbe stato possibile a farsi anche, ma concordare che in effetti avrebbe condotto da qualche parte se solo fosse stato praticabile significava spostare la frontiera in avanti di qualche anno luce. Accertare e verificare, forti di nuovi potenti strumenti. Tutto, se solo fosse stato possibile. Il che certo, era un problema. Ma quanto irrisolvibile?
Qual era il punto? C'era un errore in quel lungo ragionamento? Era troppo lungo, e rischiava di perdersi nell'indagare i particolari, perdendo di vista l'interesse generale? L'orizzonte degli eventi e l'obiettivo finale quali erano? Dove doveva andare a parare l'intera indagine? Cosa si era preposta l'indagine? Cosa doveva essere insegnato, e cosa studiato? Cosa indagato, e cosa tramandato? L'intero scibile umano poteva essere minuziosamente discusso, e dissertato?


Dipende, in effetti. Ho il sentore che lei rischi di confondere il dettaglio con il generale, e viceversa. Un corso di Storia come il nostro deve per forza di cose concentrarsi su determinati argomenti generali, per coprire le più vaste porzioni possibili di quanto è stato nel passato, sino a oggi. Ciò non toglie che determinate branche della Storia si occupino invece dello studio di singoli eventi, addirittura di singole famiglie, o singole persone. Potremmo tranquillamente occuparci per un anno intero delle rivolte Goblin, o dell'alchimista Flamel, ma quale ne sarebbe il vantaggio? Ha ragione, i soldati combattono le battaglie, i generali le vincono, ma sono pur sempre i re a vincere le guerre, che ü altresì vero non sarebbero forse iniziate senza di loro. Ma se una guerra è giusta...
Aldilà di tutto questo, se esistesse il mododi sapere tutte queste cose non crede che la battaglia dello storico sarebbe più semplice, e meno disperata?


Infine il pensatoio.
Era davvero una potenziale arma sottovalutata da molti, forse troppi? O era addirittura semplicemente sopravvalutato? Cos'era possibile farvi, e quali speranze era legittimo riporvi? In tanti anni di assiduo utilizzo, ne era mai rimasto deluso? Era il giusto modo di porsi una domanda che in fin dei conti non si era davvero mai posto? Il fatto che non l'avesse fatto, che non vi avesse pensato, cosa poteva significare? Che non era la domanda giusta? Che stavano andando nella direzione di pretendere troppo da qualcosa che era un semplice strumento ausiliario, ancillare allo sforzo che doveva però essere sempre compiuto dal suo mago? Cosa implicava? E soprattutto, restava il grande se iniziale: come procurarsi quei ricordi? I ricordi potevano essere conservati, alterati, distrutti, ma non creati. Era un dato banale, quanto centrale a quel punto della discussione. Se non avevano la materia prima da cui partire...


Anche in questo caso, ha ragione e non ce l'ha. Il pensatoio è uno strumento, e per quanto potente, rimane un semplice strumento. Anche in questo caso, sta poi al mago saperlo sfruttare al meglio. Il pensatoio non conserva i ricordi, semplicemente permette di riviverli più volte, una via che potrebbe consentire in effetti di notare qualcosa che si era perso. Ma anche in questo caso, se in effetti entrassimo in possesso del ricordo di Grifondoro, di quanto è stata fondata Hogwarts, in effetti potremmo rivivere ora e qui quel ricordo, ma resta l'ostacolo: dieci secoli ci separano da Grifondoro, e sono abbastanza sicuro che al momento non vi siano ricordi di Grifondoro in circolazione. Del resto, è piuttosto raro che qualcuno decida di separarsi da un ricordo, riesce a immaginarne la ragione? Una volta ceduto il ricordo è alla mercè di chiunque, sì.

Un sorriso cordiale, e infine tacque.

 
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