Nidi di ronda, Privata.

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view post Posted on 11/5/2017, 18:22
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
La monotonia era un lusso che, nemmeno da bambina, si era mai concessa. Non avrebbe scambiato la sua infanzia per nulla al mondo e, ripensando, ai guai combinati insieme a Desmond un sorriso curvò appena la linea sottile delle labbra, serie fino a qualche istante prima. E se anche la monotonia poteva essere noiosa, il retrogusto amaro lasciato in bocca da una vita piatta e senza avvenimenti particolarmente stimolanti poteva facilmente essere sostituito da un sapore più piacevole, quello di una vita vissuta secondo regole più sagge e che, in fondo, potevano garantire una longevità non concessa a chiunque.
Lei stessa, suo malgrado, aveva constatato quanto fosse labile il confine tra ciò che era e tra ciò che sarebbe potuto essere. Erano bastate le parole di un amico, uno dei più cari, per far crollare ogni sua certezza. Il castello di carte su cui aveva basato la sua intera esistenza era crollato sotto i colpi di quelle parole deleterie, dal significato funesto e ben poco rassicuranti.

«Non saprei, la mia vita è piena di sorprese. E non tutte sono piacevoli.» - si limitò a bofonchiare quella frase, quasi fosse stata una battuta imparata a memoria e da sciorinare al momento opportuno. Spesso si era interrogata sulle possibili risposte da fornire in caso qualcuno avesse scoperto il suo segreto, quello che ormai da mesi teneva celato a chiunque e che mai avrebbe visto la luce, se solo avesse potuto evitarlo.
Rise di cuore alla menzione d'onore che Nieve riservò ad Oliver.

«Oliver Brior è facile all'ira tanto quanto lo sono io. E ti assicuro che lo conosco abbastanza da sapere che l'orgoglio gli impedirebbe di rovinare la sua reputazione con una sfuriata.» - commentò, sorridendo davvero per la prima volta dopo interi minuti - «Io ed Oliver veniamo dallo stesso posto. E non parlo di Cork.»
L'ambiente in cui lei ed il Caposcuola erano cresciuti era praticamente il medesimo: famiglia numerosa, rigidi dettami e una vita scandita di impegni formali. L'unica differenza tra i due era l'attitudine verso gli obblighi famigliari: Oliver si sarebbe perso raramente una cena di gala, lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per svicolare un simile evento. E benché alla fine vi partecipasse con una sorta di animo quieto, dentro di sé ripensava al modo migliore per svignarsela senza dare nell'occhio.
«Per quanto riguarda quella...» - aggiunse frettolosamente, indicandola con l'indice rivolto al petto della compagna - «...a volte sembra di indossare l'unico mezzo in grado di creare il vuoto intorno a te. Oltre al fatto che potresti pensare di avere più libertà, quando non è evidentemente così.»
Se prima il tempo di vedere Mike e di studiare era ai minimi storici, ora che si trovava la stessa spilla al petto le cose erano peggiorate esponenzialmente. Non solo ogni luogo visitato richiedeva la sua supervisione, ma la sua figura doveva servire da esempio ad altri. Quello, forse, era l'unico aspetto del suo nuovo ruolo a non piacerle: il fatto che limitasse la sua libertà.
«Vediamo se sei un tenero lupacchiotto o se sei un predatore. Sarei proprio curiosa di scoprirlo.»
Un'ultima smorfia accompagnò quella sfida implicita, mentre entrambe si apprestavano a svoltare l'angolo.
 
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view post Posted on 12/5/2017, 18:52
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Godric Grifondoro aveva forgiato la sua Casa sulla scia di un filone di pensiero che si era tramandato nel tempo, facendo da stendardo ai fortunati adepti che finivano tra quelle fila: il coraggio, la nobiltà d'animo e una certa buona dose di orgoglio erano tratti imprescindibili di un mago che vestiva i colori rosso e oro... O, almeno, era così il più delle volte! Oliver Brior, suo Caposcuola, incarnava ciascuna delle qualità suddette fino a giungere ad una moderata forma di esacerbazione. Ai più avrebbe dato l'impressione d'un damerino impettito, protetto e a tratti perfino alienato dall'architrave della raffinatezza e del buongusto sotto la quale era cresciuto; allo stesso tempo, quei più non avrebbero potuto essere più in errore di così, in quanto, accanto al rigore del bon ton, il giovane sapeva riscattare la propria immagine a suon di altruismo e frizzante spontaneità. Poiché, pur apprezzandolo e avendo imparato a conoscerlo, non poteva dire di rientrare nel novero delle sue confidenze più intime, Nieve apprese con una certa sorpresa del rapporto che intercorreva tra lui e Thalia senza dubitare della veridicità delle di lei parole. Rise e annuì, infatti, nell'ascoltarne la considerazione, non potendo esimersi dal darle ragione: il ragazzo non era avvezzo, complice la sua educazione, a manifestazioni emozionali troppo audaci, ma, d'altra parte, non ne era neppure del tutto esente. Fu l'informazione successiva che la Tassorosso ebbe a condividere con lei, tuttavia, ad attirare la sua attenzione, al punto da spingerla a dirigere i suoi grandi occhi curiosi sulla figura che le passeggiava accanto.

«Sei anche tu un'adepta del bon ton?»

Nel pronunciare quella domanda, non riuscì ad esimersi da uno studio accurato di colei che, fino a poco prima, non era riuscita a suscitare altrettanto interesse in lei. Non perché fosse una persona noiosa, non perché Nieve fosse particolarmente attratta dalla prospettiva di conoscere qualcuno di nobili e raffinate origini, non perché Thalia non fosse sufficientemente degna di considerazione. La sua, piuttosto, era la deformazione di chi viene dal nulla ed è consapevole delle proprie, innumerevoli lacune. Le capitava spesso, quando si confrontava col Caposcuola, di sentirsi inappropriata ai suoi occhi, sul suo animo gravosa la consapevolezza di essere cresciuta come una selvaggia. Quell'ultimo, sorprendente tassello servì a modificare ancora l'idea che si era fatta di Thalia e, di conseguenza, il suo approccio a lei. Adesso, era leggermente intimidita.

«A volte, mi chiedo se sia la spilla a creare il vuoto o chi la indossa,» asserì, l'accento islandese appena più forte ora che sentiva di poter subire il giudizio dell'altra. «E non so quale delle due soluzioni sia preferibile.»

Nieve si era spesso interrogata sulle possibili risposte a un quesito di così complessa risoluzione, senza mai avere realmente successo. Si stupì, dunque, dell'inconscio tentativo da lei stessa operato: esporre a Thalia i tratti di un dubbio ancora nel pieno del suo fulgore equivaleva, se così di può dire, ad aumentare le probabilità di trionfo. Chissà, si chiese, se la Tassorosso sarebbe stata abile a tal punto da trovare il bandolo della matassa, laddove lei aveva miseramente fallito in più occasioni.

«Tenero lupacchiotto...» La provocazione della giovane la sottrasse all'intricato groviglio di pensieri generato dalla poliedricità della loro conversazione, strappandole una risata breve quanto genuina. «Ma sentila!» Libera da ogni forma di rimostranza, svoltò l'angolo con Thalia, un lato della bocca incurvato leggermente verso l'alto con espressione irriverente. «Ti consiglio di stare attenta a quel che desideri: siamo in un castello magico, dopotutto, e non è detto che le tue parole rimangano inascoltate.»
 
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view post Posted on 13/5/2017, 10:12
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
Nella Contea di Cork, Irlanda, erano poche le famiglie di rilievo all'interno della comunità magica: i Brior e i Moran si conoscevano da secoli e non si poteva escludere che l'una avesse influenzato l'altra nel corso degli anni. Tuttavia, la famiglia del Caposcuola Grifondoro viaggiava su frequenze ben diverse, con una vita sociale piuttosto attiva ed obbligando, per così dire, i suoi membri ad assumere un comportamento compassato; aveva conosciuto di persona Adeline Brior e sapeva quanto quell'anziana donna potesse essere caparbia, specie su quell'argomento.
Connor poteva dirsi suo gemello in tal senso: il decoro e la rispettabilità andavano di pari passo, ma i suoi nipoti spesso dimenticavano di onorare il retaggio famigliare così caro al patriarca. Desmond aveva avuto modo di sfidare la Sorte ben più di una volta e per anni si era chiesta come fosse riuscito a sfuggire alla severità dell'anziano nonno. Dal canto proprio, se Connor interveniva drasticamente sull'educazione dei propri discendenti, la rossa aveva avuto il piacere e la sfortuna di essere soggetta alle cure della propria madre.
Leanne Lynch lavorava per conto dell'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, un ambiente in cui salvare le apparenze poteva rivelarsi un'abilità fondamentale.

«Diciamo che il galateo vorrebbe conoscermi meglio, ma il desiderio non è reciproco.»
Era cresciuta a New York, lì aveva vissuto per i primi cinque anni della sua vita, dopo essere venuta al mondo nella sua Cork. Essere strappati agli affetti famigliari a causa degli impegni lavorativi del proprio genitore era stato traumatico solamente al ritorno, quando una schiera di sconosciuti li aveva accolti al momento del trionfale arrivo. Volti nei quali riconosceva i tratti somatici del padre o della madre, cugini di cui ignorava l'esistenza ed una sorellina neonata che strillava di continuo.
Abituarsi a quella nuova realtà si era rivelata un'ardua impresa, ma Leanne aveva fatto del suo meglio per prepararla all'eventuale ritorno in patria. A New York, in fondo, la sua vita si svolgeva nell'appartamento babbano - affittato per cinque lunghissimi anni - e gli eventi alla quale la madre aveva dovuto presenziare.
Se le avessero chiesto già all'epoca che cosa ne pensasse della solennità del Ministero statunitense, non avrebbe saputo rispondere. Il lusso, gli agi e le comodità erano stati apprezzati, certo, e sebbene la dimora dei Moran non fosse molto diversa da un piccolo Castello, non aveva avuto modo di adattarsi velocemente a quel nuovo ambiente. Si sentiva naufraga su un'isola deserta, una sensazione acuita dal fatto che fosse circondata da chi, in quella casa, viveva da tutta la vita.
La risposta alla domanda di Nieve era dunque negativa: non era un'adepta del bon ton. Era stata spostata come un pacco postale per tutta la sua vita, da un continente all'altro, da una casa all'altra. Il galateo richiedeva troppa stabilità e determinazione per essere una sua prerogativa.
Percepì un distacco da parte della Grifondoro, come se osservandola meglio alla luce delle nuove informazioni, ne avesse tratto un ammonimento. Spesso le era stato riferito quanto fosse sorprendente conoscerla davvero; alcuni ritenevano che la sua fosse una maschera: celata dietro al sorriso gentile si nascondeva un carattere serio e schivo, quasi calcolatore. Le piaceva pensare di essere una persona equilibrata, che all'occorrenza fosse in grado di sfoggiare l'una o l'altra faccia, non certo per ipocrisia, bensì per una sorta di adattamento naturale alle diverse situazioni.

«Dipende da che cosa succedeva prima di quella Spilla.» - commentò in seguito, interrompendo quell'analisi fin troppo dettagliata. Non ci sarebbe stato bisogno di spiegare alla ragazzina quella risposta: Nieve era intelligente abbastanza, seppur giovanissima, per capire a che cosa si riferisse. Il suo tono, per la prima volta, le suggerì che la Grifondoro si sentisse intimamente sola. Non le era sfuggito il suo accento particolare, pur non sapendo identificarlo a dovere, e si chiese se la piccola avesse percepito in lei quel marcato accento irlandese americanizzato. Le sue prime parole erano state pronunciate in terra straniera e l'influenza aveva faticato ad abbandonarla, rendendo la sua cadenza inconfondibile, nonostante gli sforzi di apprendere quella inglese.
Scoppiò a ridere, coprendo la bocca con la mano e chinando lievemente il capo al petto, alla provocazione che seguì dopo qualche istante di silenzio. Avevano svoltato l'angolo e già Nieve si era portata in vantaggio con la sua splendida ironia.

«Ti confesso che non aspetto altro.» - ammise, riprendendosi e cercando di ricomporsi appena, dimostrando quanto in realtà iniziasse ad apprezzare genuinamente la compagnia della ragazzina - «Hai un bel caratterino Nieve. Credimi, ti servirà.»
Le sue parole non volevano essere un monito vero e proprio, non ne aveva l'autorità, eppure al suo orecchio la percezione di quella frase fu così chiara che si chiese se, in un attimo, non avesse esagerato. Non aveva idea di che vita avesse condotto, né delle difficoltà a cui si fosse approcciata o meno a soli undici anni. Dal canto proprio aveva appreso in fretta quanto l'esistenza umana potesse essere messa in difficoltà. Il fatto che il peggio dovesse ancora arrivare, del resto, avrebbe dovuto spaventare anche lei.
 
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view post Posted on 15/5/2017, 22:16
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L'aspetto più gradevole del conversare con Thalia era la franchezza che le usava. Benché Nieve supponesse che gli anni a separarle non fossero poi tanti, le fu impossibile non apprezzare il modo in cui si approcciava a lei, senza dare per scontata la sua prontezza di spirito per il solo fatto che avesse appena undici anni. Per una persona come Nieve, abituata ad essere circondata più frequentemente dagli adulti, era una novità piacevole non subire il trattamento della condiscendenza che accompagnava sovente la differenza d'età. Le sorrise più ampiamente, mentre procedevano lungo il corridoio oramai deserto, il rumore dello scalpiccio degli ultimi ritardatari che si affrettavano sulle scale abbastanza lontano. L'idea che una persona di nobili natali potesse rigettare i dettami dell'eleganza le suscitava una certa allegria, oltre che curiosità. Per chi, come lei, veniva dal niente, era assolutamente impensabile rifiutare l'opportunità di elevarsi laddove i più non riuscivano ad arrivare. Certo, era un sollievo non avere a che fare con la versione altolocata di una governante dalla tempra rigida, ma rimaneva ancora nel suo animo la convinzione che dovesse essere atipico un atteggiamento simile. Del resto, come poteva comprendere l'insofferenza che suscitavano le limitazioni del buongusto, lei che era cresciuta senza un vero e proprio modello da seguire?

«Ora capisco perché ti viene così semplice darmi della strana asserì con fare stuzzicante immutato rispetto all'ultima volta che aveva parlato. «In compenso, apprezzo la spontaneità e la sincerità.»

Era un complimento velato, quello? Nieve, che non soleva lasciarsi andare troppo alle emozioni, l'avrebbe definita una semplice statuizione. La fece sorridere mentalmente la consapevolezza che Emma, in quella stessa situazione, con ottime probabilità non avrebbe esitato un istante a riconoscere la natura di elogio delle sue parole. Erano così diverse che, a volte, si chiedeva come fosse possibile andare d'accordo. Sotto certi aspetti, in un giudizio che non avrebbe potuto essere altro che parziale, Nieve realizzò di essere molto più simile alla sua interlocutrice del momento. Era, tuttavia, troppo inesperta in fatto di relazioni umane per lanciarsi in considerazioni e pronostici di sorta circa la possibilità che quell'affiatamento in germe potesse mostrarsi o meno durevole.

«Prima della spilla.» Ripeté le parole quasi senza rendersene conto. Thalia aveva segnato decisamente un punto in perspicacia, non c'era che dire. «Non saprei dirlo,» ammise infine senza troppi preamboli. «Hogwarts ha portato tanti cambiamenti e sto ancora esplorando le mie possibilità.»

La cercò con lo sguardo, il sorriso sulle labbra stavolta complice, non sarcastico. Aveva risposto alla vaghezza con altrettanta vaghezza. Entrambe, benché potessero dire di apprezzarsi a vicenda fino ad allora, erano ancora ben lontane dal porre fine a quella danza studiata che stavano ballando l'una intorno all'altra. Pareva non avessero alcuna fretta di bruciare le tappe, sorde ai brontolii infastiditi degli occupanti dei quadri che supplicavano un po' di tregua. Una parte di lei si spiacque della loro sorte: non doveva essere semplice vivere costantemente piegati ai ritmi degli altri, senza poter fare veramente nulla per assicurarsi un attimo di assoluta tregua. No, non avrebbe voluto mai essere parte di un dipinto animato, di quello era più che certa. La risata di Thalia la riscosse dall'ennesima delle sue riflessioni, cagionandole il sorgere di un sorriso involontario. L'ultima delle provocazioni di cui l'aveva resa destinataria non lasciava margine di dubbio circa il suo temperamento e altrettanto chiaramente si evincevano i tratti di quello della Tassorosso dalla sua reazione. Nieve annuì seccamente, d'accordo con l'altra.

«In compenso, mi permette di fare una cernita da subito, o consente agli altri di farla.» Infastidita dal peso che portava con sé, sistemò meglio la tracolla sulla spalla, sospirando di sollievo quando gravò una porzione diversa di pelle dell'onere di sopportare il carico. «Intendo dire,» proseguì poco dopo, «che non ci sono molte sfumature nel mezzo: una persona come me, o come te,» e ammiccò rivolta all'altra, «può solo piacere o non piacere. Non vedo altre alternative, a meno che non si abbia una certa tolleranza.»
 
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view post Posted on 17/5/2017, 22:28
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
«I propri simili si riconoscono subito.»
Sembrava una frase fatta, una di quelle che si pronunciano quando la conversazione giunge ad un punto morto e si sceglie comodamente di porvi fine con una verità data per assoluta. Dal canto proprio, riteneva di aver trovato uno spirito affine in Nieve e, sebbene la differenza d'età fosse significativa, non avrebbe disdegnato di incrociare ancora il suo cammino con quello della Grifondoro.
Sembrava cavarsela perfettamente a modo proprio nel mondo, eppure una parte dell'undicenne gridava a squarciagola il bisogno di non essere lasciata sola. Non seppe dire se quella percezione fosse causata dal tono sarcastico - usato come difesa estrema - o dallo sguardo della ragazzina. Avrebbe desiderato sapere di più sul suo conto, non poteva nasconderlo, e nonostante la curiosità si promise di non indagare oltre. Avevano stabilito naturalmente un equilibrio e non l'avrebbe spezzato di certo per sfamare la sua sete di conoscenza.
Lo scalpiccio degli studenti in lontananza aveva segnato l'inizio imminente del coprifuoco. I borbottii incessanti dei ritratti, alcuni più coloriti di altri, animavano lo scenario rendendo meno serio l'intero scambio di opinioni delle due studentesse. Si chiese se il fuggiasco avesse raggiunto la propria Sala Comune o se si fosse nascosto in qualche antro del Castello che, ancora, non avevano esplorato.

«Hogwarts riesce a darti una prospettiva totalmente nuova, lo confermo.» *Specie se si scoprono scomodi dettagli sul proprio passato* «L'importante è non farsi sopraffare.»
Quanto era vero? E soprattutto, lei era riuscita a non farsi travolgere dagli eventi? Forse era riuscita a relegare tutto in un angolino dell'Io più profondo, un luogo dove le paure galleggiavano indisturbate in un mare di calma apparente dal quale non sarebbero potute riemergere facilmente.
Una cosa, più di altre, era certa: stava predicando bene e razzolando male, un comportamento che nel periodo più recente si manifestava spesso e che - in fondo - non portava grossi benefici alla sua persona né a chi le stava intorno.
Fiona la rimbeccava spesso per questo, una quattordicenne tutta pepe che avrebbe fatto del bene a Nieve se solo l'avesse conosciuta. A spegnere il suo sorriso definitivamente fu l'ultima considerazione. Era davvero tutto bianco o nero? Esistevano davvero due alternative soltanto?
Un tonfo sordo in lontananza, diverso dai rumori percepiti in precedenza, contribuì a smorzare la voglia della Tassorosso di replicare, cambiando diametralmente il suo atteggiamento.

«Hai sentito? Sembrava...» - un suono metallico? Il tonfo di qualche imbranato sulle scale? Non avrebbe saputo dare una risposta a quel rumore, ma era certa che Nieve avrebbe colto la reale domanda mai posta: era pronta ad intervenire?

 
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view post Posted on 24/5/2017, 10:42
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Era strano notare come i toni della loro conversazione, nonostante la giovane età, non si fossero ancora abbandonati alla frivolezza infantile che pure apparteneva entrambe. Dopo le disquisizioni sulla stranezza, sui doveri da Prefetto, sulla libertà e i rigori del bon ton, Nieve e Thalia erano riuscite perfino a sondare le trame delle sfumature caratteriali. Era, quello, probabilmente l'argomento più complesso ove si fossero spinte le due giovani, al punto che chiunque non le avesse conosciute avrebbe fatto presto a tacciarle come pretenziose. Cosa volevano saperne due ragazzine del complesso universo della personalità? Cosa potevano avere mai sperimentato per sentirsi in dovere di scandargliare un ambito così ricco di contraddizioni? Rischiavano, forse, di fare la fine che avrebbe trovato Teseo senza il filo di Arianna. Rischiavano, dunque, di perdersi nei sentieri intricati di una conversazione che avrebbe potuto rivelare il sapore di scoperte dolceamare. Fu probabilmente per quella ragione che il sentiero che si erano arrischiate ad intraprendere venne interrotto sul nascere dallo scorrere della vita al castello, costringendole a modificare rotta e a lasciare che l'azione prendesse il posto della riflessione.

Da qualche minuto, il velo del coprifuoco era calato sul castello, coprendolo del silenzio e della solitudine cui spesso questo si accompagnava. Nessun suono, eccetto il bisbigliare dei quadri, il tonare delle loro voci e l'eco dei loro passi, era più giunto alle orecchie dei due Prefetti, mentre placidamente procedevano per l'ennesimo corridoio, svoltando l'ennesimo angolo. Fu una sorpresa, perciò, essere colte nel bel mezzo del percorso dal clangore di qualcosa di non meglio identificato. Stavolta, a differenza che per l'incontro col giovane ritardatario, era palese la nota metallica di cui si vestiva il rumore. Da che aveva assunto la carica di Prefetto, Nieve aveva avuto la fortuna di non incorrere in impicci di particolare natura. La scuola si era rivelata nella sua più silenziosa e distesa veste, come di una donna in vestaglia che si goda le carezze della sera sotto lo sguardo vigile dei fasci di luce lunare. Perfino quando la stanchezza rischiava di sopraffarla e la Grifondoro finiva per strascinarsi per tutto il turno di ronda da un luogo all'altro, le era stato impossibile non apprezzare la bellezza che emanava dal luogo ove aveva trascorso gli ultimi - e più belli - mesi della sua vita. Ai suoi occhi e in base al modo che aveva di vedere Hogwarts, non era un caso che il rettore fosse una giovane donna dalla tempra a dir poco invidiabile. La Preside Bennet, per quel poco che aveva avuto modo di vedere, ne incarnava l'essenza fino addirittura a valorizzarla.


«Ho sentito.» Il suo volto giovane, adesso, era una maschera di concentrazione, allerta, mentre gli occhi si posavano sul viso della sua interlocutrice, dopo aver brevemente perlustrato il corridoio per accertarne l'isolamento. «Andiamo a vedere.»
 
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view post Posted on 25/5/2017, 19:54
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
Per un istante che sembrò durare interi minuti, la Tassorosso si chiese che cos'avrebbero trovato alla fine di quel corridoio; non si trattava di un quesito irrisolvibile, sarebbe bastato accelerare il passo per arrivare in fondo, trovandosi all'ennesima svolta o bivio, saziando così la sua crescente curiosità.
Non aveva intenzione di togliere punti, privando una Casa od un'altra del proprio prestigio, né si sarebbe divertita a condurre uno sprovveduto studente qualunque da uno dei quattro Caposcuola nel loro Ufficio, proprio su quello stesso piano.

«Vedremo se quello che abbiamo detto finora risponde alla verità.» - la frecciatina, carica di ironia, avrebbe colto Nieve impreparata come un fulmine a ciel sereno, magari provocando una sua reazione fuori dall'ordinario.
Non le era sfuggita l'espressione seria della Grifondoro, pronta ad intervenire nel caso vi fosse stata la necessità, sfruttando l'autorità che quella Spilla appuntata al petto le aveva donato. Procedevano a passo svelto, guardinghe ed annusando l'aria quasi a voler percepire la paura di un ragazzo qualunque nell'aver commesso un illecito ad appena pochi minuti dall'inizio del coprifuoco.
Quel pensiero le fece spuntare un sorriso, il riflesso di un ricordo più lieto e decisamente lontano da quella situazione: in quell'occasione non si trovava in compagnia di un Grifondoro e di certo non aveva commesso nessuna infrazione del regolamento scolastico. Non da sola, almeno.

«Che cosa credi troveremo?» - chiese, scacciando a malincuore quel ricordo al fine di concentrarsi maggiormente su quanto sarebbe accaduto di lì a breve. Sarebbe stato interessante scoprire le impressioni di Nieve, capire il suo modo di approcciarsi a quella realtà così strana ad un'undicenne appena arrivata ad Hogwarts da chissà dove.
La sua nomina era arrivata tardivamente, rispetto a quella della Grifondoro, un fattore che le aveva permesso di capire se - ed in quale misura - avrebbe accettato il ruolo, comprendendone i pro ed i contro. Era stata un'accettazione consapevole, eppure per qualche ragione si era posta un altro quesito: lo aveva fatto davvero solo per contribuire alla pacifica vita scolastica? La soddisfazione di appuntare al petto quella spilla aveva a che fare solamente con i compiti che sarebbero derivati dal suo possesso? O la ragione era più profonda?
Sapeva che gli sguardi di Connor e di Leanne non potessero raggiungerla in quel luogo così lontano da casa, eppure la loro presenza era una costante. Nella sua mente ritornavano echi di discussioni affrontate nelle sere precedenti alla partenza per Hogwarts, il rimembrare continuo quale fosse il peso del cognome che portava e del fatto che, in ogni circostanza, doveva dimostrarsi meritevole di ciò che aveva ricevuto nascendo in una simile famiglia. Non avrebbe certo dimenticato la delusione di sua madre nel constatare che la sua primogenita, ancora, non avesse ricevuto l'agognata Spilla; quando accadde, Leanne evitò accuratamente di congratularsi con lei.
"Così doveva essere.", il suo commento era stato lapidario, affatto amorevole. Sua madre era impegnata con il proprio lavoro, viveva per la famiglia, eppure dimostrarlo diveniva una fatica crescente di anno in anno, quasi volesse facilitare l'abbandono del nido alle tre ragazze Moran.
Scosse il capo, scacciando quel pensiero e limitandosi a focalizzarsi sull'obiettivo del momento. Avrebbe avuto modo di dimenticare le sue vicissitudini di lì a qualche ora, su questo nutriva dubbi davvero esigui.

 
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view post Posted on 27/5/2017, 15:24
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«Sarebbe una bella sorpresa scoprire che siamo ambedue delle codarde.»

Il sorriso che inclinò le sue labbra prima, durante e dopo la pronuncia di quella constatazione, nell'ennesimo botta e risposta a suon di provocazioni, ebbe a palesare le sue più variabili sfumature. Era stata punta sul vivo dall'implicazione della considerazione di Thalia, mossa dall'orgoglio che solo di recente aveva scoperto di possedere; era divertita dai modi di una schiettezza quasi brutale - così simile alla sua - dell'inaspettata interlocutrice che era la Tassorosso; ed era allarmata e tentata insieme dai possibili risvolti di ciò che quel rumore osava occultare. C'erano in lei - in proporzioni pressoché uguali - il desiderio di avventura e, a un tempo, il timore di fallire al cospetto di quanto avrebbe potuto aspettarla. Per quanto il suo animo ardito fosse votato al brivido dell'ignoto, Nieve non mancava mai di rammentare a se stessa la portata delle sue capacità. Era una studentessa del primo anno, più o meno brillante, più o meno accademicamente preparata, eppure dubitava che i suoi risultati scolastici potessero venirle incontro al cospetto delle trame del reale. E, della realtà magica, Nieve aveva sperimentato assai poco nella sua vita, sicché non possedeva ancora l'attitudine naturale a pensare da strega propria di chi è avvezzo a un'esistenza compunta di scintille di magia.

«Un'armatura impazzita che balla la tarantella?» Rise tacitamente dell'influenza dai sapori mediterranei che presentava la sua proposta, frutto della frequentazione assidua con i genitori d'ordigine italiana di Grimilde. Scosse il capo, assumendo un'attitudine più composta, pur nei suoi aspetti di colloquialità. «Non lo so, Thalia. Se c'è una cosa che ho imparato da quando vivo a Hogwarts, è quanto sia utile non fare dei programmi per evitare di vederli smantellati.»

Le sue riflessioni la condussero violentemente tra le braccia di una memoria che serbava con una certa amarezza, assumendo le sembianze di una bambina dal viso piegato dal dolore al cospetto di un pupazzo di neve distrutto. Se era stato plausibile introdurla in un universo parallelo attraverso un velo posizionato nella sua Sala Comune, perché mai il resto del castello avrebbe dovuto essere da meno? Nell'intimità del suo io, si domandò soltanto quanti e quali pericoli a lei ignoti si celassero tra quelle mura; si domandò, soprattutto, quante fossero le probabilità che lei si mostrasse all'altezza della situazione.

«Suppongo che non ci rimane che scoprirlo.»
 
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view post Posted on 30/5/2017, 08:48
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
Se Connor avesse ascoltato quell'illazione, probabilmente sarebbe scoppiato in una fragorosa risata, ammettendo di aver fatto il possibile per crescere figli e nipoti con il giusto senso del dovere ed una elevata dose di intraprendenza. Tuttavia, nonostante i buoni propositi, un monito vigeva costantemente tra le schiere dei discendenti Moran.
«La paura non è sintomo di codardia» - ripeté, preparandosi a proseguire quella massima che, già in passato, aveva condiviso con una persona speciale - «Solo lo stupido non ha paura. Spesso è proprio il timore verso qualcosa, o qualcuno, a farti sopravvivere.»
Aveva espresso un pensiero troppo crudo per l'undicenne? Probabilmente la sua visione distorta degli eventi personali degli ultimi mesi ed anni l'aveva forgiata in modo tale da escludere a priori qualsiasi filtro di comunicazione. La verità, pura e crudele, poteva ferire, eppure in cuor proprio sapeva di avere ragione: nascondere la realtà dei fatti come polvere sotto il tappeto aveva un senso fino ad un punto ben preciso, limitato nel tempo, oltre il quale si rendeva necessario dimostrare fino a che punto si sarebbe stati disposti a rischiare al solo scopo di affrontare le questioni più spinose. Dal canto proprio, aveva scoperto quanto potesse essere difficile proprio grazie al Caposcuola Grifondoro, in una serata all'apparenza tranquilla e che di lì a poco si sarebbe trasformata in un incubo vero e proprio. Il ricordo di quelle parole, l'inutile espressione colpevole di Oliver - che non aveva ragion d'essere - ed il senso di impotenza provato a soli tredici anni avrebbero dovuto gettarla nello sconforto più totale, ma aveva scelto consapevolmente di essere lei stessa l'origine della propria forza, credendo di poter sopravvivere a qualunque cosa il Destino avesse in serbo per lei.
Da allora era trascorso diverso tempo, ma la sensazione alla bocca dello stomaco a quel pensiero non era mai cambiata, né aveva accennato a diminuire.
Apprezzò il tentativo di Nieve di rendere più leggera quella conversazione, sperando che la piccola Grifondoro potesse avere ragione: un'armatura impazzita costituiva una sfida decisamente più allettante di un inseguimento a perdifiato nei corridoi, mangiando la polvere di qualche studente in fallo e particolarmente veloce.

«Sono sicura che sapresti dimostrare il tuo valore, persino con un'armatura danzante.» - l'ironia, forse per la prima volta in quella serata, non si palesò. Il suo commento era sincero, atto a fornire alla piccola la giusta dose di coraggio che, ad undici anni, andava e veniva a proprio piacimento. Non aveva idea del passato di Nieve, se fosse cresciuta in una grande città o in un piccolo villaggio, se fosse stata vessata dai bulli del quartiere per tutta l'infanzia o se invece fosse stata lei stessa una piccola mina vagante. Da quanto poteva percepire, però, si era approcciata da poco alla magia; a comprovare quella tesi silente, fu il commento successivo. Per qualche ragione, Nieve sembrava accettare con placida rassegnazione l'idea di trovarsi di fronte ad eventi magici incontrovertibili, attraverso i quali i rispettivi programmi sarebbero potuti andare in fumo in un istante.
«Credo che tu sia troppo pessimista.» - sentenziò infine, sorridendole nuovamente e cercando di infonderle un po' di ottimismo - «Volere è potere, no?»
Per certi versi credeva poco a quanto aveva appena pronunciato, ma il desiderio di trasmetterle sensazioni positive, risollevandole l'umore appena spento, fu maggiore di qualsiasi personale convinzione. Nieve aveva carattere, gliel'aveva dimostrato poco prima a suon di frecciatine e sarcasmo, ma sembrava che in quell'esserino alto poco più di un metro e mezzo, albergassero due anime: una coraggiosa ed impavida, l'altra più mite e chiusa.
«Sono assolutamente d'accordo.» - sfregò i palmi delle mani, l'uno sull'altro, con il chiaro intento di strappare un sorriso o una risata alla Grifondoro, mentre un'espressione maliziosa si dipingeva sul suo viso. Il suo istinto protettivo, solitamente rivolto alle sorelle minori, si era esteso naturalmente a Nieve, quasi avesse ritrovato in lei una consanguinea perduta. Le due, esteticamente, non potevano essere più diverse di così, eppure in un angolo del suo cervello, il meno propenso a lasciarsi intenerire da volti estranei, era scattato qualcosa; sentiva di doversi esporre maggiormente nei riguardi della giovane Prefetta, dandole uno scorcio - per quanto fittizio - di ciò che sarebbe potuta diventare se e solo se avesse creduto di potercela fare. Con Fiona quel processo era naturale, vista la goffaggine della sorella, mentre con Iris non avrebbe dovuto sprecare fiato: la più piccola delle Moran sapeva esattamente che cosa desiderare dalla vita.
Accelerò il passo, inducendo Nieve a fare lo stesso, preparandosi a scoprire le insidie celate dietro all'angolo successivo.

 
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view post Posted on 1/6/2017, 11:16
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A mano a mano che procedevano, si rivelavano a Nieve e Thalia aspetti sottili del reciproco carattere. Non erano statuizioni di certezza assoluta, bensì percezioni di consistenza astratta. Nieve non avrebbe potuto dare per assodato nulla di quanto le pareva contraddistinguesse la Tassorosso (lo spirito vivace, l'istinto di protezione, la schiettezza disarmante, la propensione all'empatia che la rendeva sensibile alle oscillazioni emotive dell'interlocutore), così come Thalia non avrebbe potuto formare di Nieve un'immagine completa alla luce dei pochi indizi che aveva avuto circa i suoi modi. Erano due estranee non troppo estranee l'una all'altra, si ritrovò a pensare la Grifondoro mentre un sorriso le inclinava le labbra e i sensi rimanevano vigili. Ascoltò pazientemente la lezione della giovane sul significato della paura, rallentò appena nell'incedere e ne trasse un insegnamento che avrebbe sviluppato realmente soltanto negli anni a venire: la paura, a dispetto di ciò che riteneva la sua mente infantile, poteva essere un vantaggio, a tratti perfino un'arma e non necessariamente qualcosa di cui vergognarsi come aveva sempre pensato. L'immagine di una se stessa più emaciata - occhi enormi su un viso sciupato che trasmetteva terrore - le occupò la mente, distraendola dal corso della conversazione e provocandole una fitta al petto. Dovette scuotere il capo con una certa violenza per scacciare quel riflesso di sé dalla posizione di dominio che si era aggiudicato, forte di un permesso che Nieve non si era accorta di aver concesso.

«Non sono una gran ballerina,» commentò, ma la sua voce parve venire da molto lontano, come se a pronunciarla fosse stata una versione anestetizzata di Nieve. Quantomeno, le servì a tornare alla realtà. «In compenso, questo potrebbe essere un vantaggio: le mie movenze potrebbero terrorizzarla e disgustarla a tal punto da metterla fuori gioco senza bisogno di ricorrere alla magia.»

Con lo sguardo, cercò Thalia e le restituì un'espressione frizzante, una di quelle che a tratti, nel prosieguo della conversazione, aveva irrimediabilmente perduto a causa di quella o quell'altra riflessione. La risata che seguì suonò quasi fuori luogo alle orecchie di Nieve. Avrebbero dovuto mantenere alto il livello di vigilanza e perfino acuirlo, a mano a mano che l'angolo oltre il quale si nascondeva la presunta causa del rumore si approssimava. Tuttavia, le risultò particolarmente complesso frenare l'avanzata dell'ilarità, mentre visualizzava mentalmente l'immagine di loro due che improvvisavano un ballo sgangherato con un'armatura bricconcella. Fu una fortuna che il successivo commento di Thalia giunse a smorzarne l'entusiasmo.

«Non sono sicura che volere qualcosa ti dia sempre il potere di ottenerla,» fece in risposta alla considerazione di Thalia. Non c'era amarezza quando le parlò, solo la rassegnazione di chi ha sperimentato sulla propria pelle il significato di ciò che, da possibilità, è divenuto infine certezza. «Ora, come minimo, il fatto che io abbia parlato tanto di un'avventura ci costerà un bel guaio e io sarò smentita.»

Strizzò un occhio in direzione della Tassorosso, accelerando il passo per adattare la sua andatura a quella dell'altra.
 
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view post Posted on 6/6/2017, 17:39
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
Di tutti gli esseri umani incontrati in quel periodo, Nieve era senz'altro la scoperta più grande che avesse potuto fare. Giovanissima, eppure pronta a conversare amabilmente e con toni accattivanti con una perfetta sconosciuta. Di rado le era accaduto di ritrovarsi tanto a proprio agio con un'estranea, eccezion fatta per i primi approcci con i coetanei diverso tempo addietro. Tra loro, alcuni erano divenuti i suoi più grandi amici, altri avevano incrociato il proprio percorso col suo e, così come si erano fugacemente mostrati, così avevano preso direzioni diverse. Quanta strada doveva ancora percorrere la piccola Nieve? Quanti volti e personalità avrebbe incontrato? E quali di loro sarebbero rimasti impressi a fuoco nella sua memoria? Quanti l'avrebbero accompagnata e quanti ancora l'avrebbero lasciata?
Troppe domande, quesiti - quelli - che non spettava a lei porre.


«Sono sicura che la stordirai non appena inizierai a girarle attorno con fare minaccioso.» - ironizzò, immaginando una piccola Nieve alle prese con un'armatura danzante. Di tutte le cose assurde che aveva avuto modo di vedere e sperimentare, in quel grande Castello, di certo quella visione avrebbe completato il quadretto, dandole una prospettiva completa sulle assurdità del mondo magico. Inconsciamente rifletté su quanto le vicende scolastiche fossero un toccasana rispetto alla vita fuori da quelle mura: di certo non erano sicure così come si voleva far credere, eppure il microcosmo al loro interno proseguiva la sua vita incessante, tra una lezione di Pozioni ed una di Difesa. Le partite di Quidditch condivano la vita con un po' di pepe, quasi mancasse il brivido, quello vero, del rischio e del pericolo. Si beò per un istante di quella visione, di quel paragone tra Hogwarts ed un parco giochi sicuro, lì dove nessuno avrebbe potuto toccarli. Sarebbe stato sciocco pensare che fosse davvero una vita rose e fiori, che il pericolo reale, la violenza e le ingiustizie non potessero sfiorarli.
Quei pensieri l'amareggiarono un poco, consapevole di quanto diversa dovesse essere la visione di Nieve. Non sapeva nulla di lei, ad eccezione di quel poco appreso in quella breve passeggiata, e dunque non avrebbe potuto affermare con assoluta certezza se la ragazzina fosse in grado di sopravvivere in un mondo tanto crudele. Non aveva idea nemmeno se lei, prossima all'età adulta, ne fosse in grado.


«Mi auguro di non finire nei guai a causa tua...» - commentò, l'aria apparentemente seria ed il sorriso malizioso ad incresparle le labbra sottili - «...sarebbe uno sfregio a cui non saprei porre rimedio!»
Si limitò a restituirle uno sguardo divertito, mentre la bacchetta di Salice veniva stretta nell'alveo sicuro del palmo destro. Ostruì il passaggio della ragazzina, arrestandone il passo distendendo il braccio e la bacchetta di fronte a lei. Si sacrificò per prima sporgendosi lievemente e studiando il corridoio in prossimità. Tutto taceva, il silenzio sovrano regnava su quell'ala del Castello e su quelle limitrofe. Non un fiato, non un sussurro.
Abbassò la bacchetta, facendo cenno alla compagna di seguirla.

«Questo castello sa essere tremendo, a volte.» - l'avvisò, pur sapendo che Nieve avrebbe avuto tutto il tempo di sperimentare la dolce magia di quelle spesse mura di pietra e di quel labirinto di corridoi senza fine apparente. Le scale mobili erano solo il primo ostacolo alla vita dello studente medio: a ben guardare, cercandole, le insidie si celavano ovunque.
Bastava solamente avere occhi per vederle davvero.




In estremo ritardo (per i miei standard). Chiedo venia :fru:
 
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view post Posted on 11/6/2017, 13:36
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Thalia era una giovane dall'indiscutibile sagacia, una caratteristica che Nieve apprezzava profondamente nelle persone con le quali tendeva a relazionarsi. Avendo vissuto a lungo in un piccolo villaggio dimenticato da Dio e in condizioni improponibili, non era particolarmente avvezza alle maniere del vivere sociale, che rappresentavano per lei, piuttosto, una recente acquisizione; le capitava spesso, perciò, di esibirsi in comportamenti assai difficili da inquadrare. Dalla più assoluta ponderazione, passava alla più brutale schiettezza con effetti confondenti per l'interlocutore di turno. Relazionarsi a qualcuno come la Tassorosso, che aveva chiaramente trovato il giusto equilibrio tra la sfrontatezza e la moderazione, era per lei fonte di giovamento. Non soltanto stava apprendendo dall'altra relativamente a quell'aspetto, ma si sentiva libera di esibirsi nei suoi numeri più arditi senza il timore incorrere in una reprimenda. Rise di gusto, perciò, nel vedersi assecondata, mentre ancora la scena di lei e Thalia che si alternavano a colpi di valzer con un'armatura aleggiava tra i suoi pensieri fino ad alleggerirli. Da quando era a Hogwarts, salvo quel breve inconveniente in Sala Comune, Nieve non aveva avuto modo di scoprire i misteri della scuola di cui tutti parlavano, ma per lei non era un cruccio. La magia ancora, nella sua forma più semplice e lineare, costituiva per lei una scoperta in grado di entusiasmarla senza, per ciò solo, doversi agghindare di stramberie di sorta.

«Sarebbe divertente pensare che potresti finire proprio tu, e non una povera matricola Tassorosso, di fronte al Caposcuola di cui mi parlavi.» Le scoccò un'occhiata indisponente, muovendo le sopracciglia per stuzzicarla un po', mentre le dita stringevano la presa attorno all'impugnatura della bacchetta e, a dispetto delle apparenze, i muscoli assumevano una posa assai più rigida. «Vorrei proprio assistere alla scena.»

Il gesto protettivo che Thalia mise in atto poco dopo provocò a Nieve un'atipica sensazione di déjà vu. In un'altra occasione,
con un'altra Tassorosso, si era trovata a ricevere la medesima attenzione e, a ripensarci, anche allora l'imminenza di un pericolo aveva guidato le mosse della sua accompagnatrice. Osservando la chioma di Thalia oscillare sulla spinta dei suoi movimenti, Nieve pose a se stessa la domanda che, già in altre circostanze, aveva fatto capolino nella sua macchinosa mente: a suo tempo, anche lei avrebbe assunto quell'atteggiamento di riguardo nei confronti di qualcuno meno esperto e più giovane di lei? Annuì seccamente, quando la giovane la ammonì circa le insidie che Hogwarts poteva celare e, con un sospiro, si accinse a seguirla. Non poteva prevedere il futuro e rispondere al quesito che le mulinava in testa, ma scoprì di avere una sola grande certezza: se si fossero create le circostanze, avrebbe sicuramente fatto quanto in suo potere - e forse perfino di più - per impedire che Thalia si facesse del male.


«Spero solo di non essere io la causa del suo male.»

Quel sussurro a fior di labbra fu l'ultima cosa che pronunciò prima di voltare l'angolo.
 
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view post Posted on 14/6/2017, 18:03
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
*Sekhmeth*
Non ebbe il minimo dubbio che Nieve ignorasse la tempra del suo Caposcuola.
Di rado lei stessa aveva avuto modo di discorrere con lui su qualcosa che non riguardasse direttamente l'andamento di Tassorosso ed i suoi membri; Horus era una presenza costante nella vita della loro Casa, un supervisore attento e nulla poteva sfuggire al suo controllo. Prima di diventare lei stessa Prefetto, aveva avuto modo di osservare la squadra di Prefetti di cui si era circondato, pensando che, in fondo, costituissero un sistema ben oliato e funzionante, pronto a superare le difficoltà maggiori. Aveva avuto la prova di quel pensiero niente meno che in Messico, durante la simpatica prova ideata da quel matto di Peverell. Di quell'esperienza, non ancora del tutto archiviata, di certo le sarebbero rimaste impresse le tre ragazze - Niahndra, Amber ed Elhena - per quei caratteri peculiari che, con ogni probabilità, Horus doveva aver sicuramente apprezzato durante il mandato di ciascuna.
Il temperamento algido di Elhena unito a quell'eleganza mai davvero passata di moda, l'aveva turbata solo inizialmente, eppure aveva compreso quanto della sua personalità fosse celato dietro quella maschera di serietà e quanto abile quella strega potesse essere.
Niahndra era ancora un mistero per lei, ma in fondo al suo animo battagliero, l'Irlandese aveva assunto la figura di quella strega minuta come il proprio esempio di vita personale: la sua razionalità superava qualunque limite imposto da Madre Natura e poter osservare la ragazza all'opera si era rivelata l'esperienza più esaltante dell'intero viaggio in Messico.
Amber, invece, era un libro di cui non si era mai permessa di leggere nemmeno il titolo o la prefazione; di lei conosceva il suo aspetto esteriore ed avrebbe saputo riconoscere la sua voce tra mille altre, ma più di questo alla Tassorosso non era dato di sapere. Non ancora.
Accerchiato da tre fanciulle simili, dunque, Horus Ra Sekhmeth poteva apparire solamente come la punta di diamante dell'intera struttura gerarchica Tassorosso, il capitano che guidi la propria nave nella tempesta senza mai abbandonarla.
Gli studenti in genere lo osservavano con rispetto reverenziale, evitando di pronunciare qualsiasi espressione che potesse turbare il volto del Caposcuola; le matricole spesso ignoravano che dietro agli sguardi austeri, che di tanto tanto riservava loro, vi fosse più apprensione che una minaccia vera e propria.
Non avrebbe mai dimenticato il provino per la squadra di Quidditch, il modo in cui Horus si era preso cura di ciascun aspirante giocatore con l'aiuto di Eloise.
Si poteva dire, quindi, che lo rispettasse ed apprezzasse nonostante le occasioni di confronto diretto non si fossero mai verificate.

«Non ho dubbi che Horus applicherebbe le regole così come sono scritte. Non che Brior sia diverso, ci mancherebbe.» - commentò, l'ombra di un sorriso malandrino sul viso pronta ad espandersi in breve tempo - «Le matricole Tassorosso comunque vengono selezionate la sera dello Smistamento. Così sappiamo subito con chi avere a che fare. Sai, i punti ci piace guadagnarli, non perderli
Anche questa volta l'ironia giocò un ruolo fondamentale. Non si crucciò troppo all'idea che Nieve potesse non cogliere immediatamente il significato di quelle parole e, se da un lato sperava di incutere una certa aura sulla Grifondoro, dall'altro sapeva perfettamente di aver appena gettato alle ortiche un ottimo spunto di conversazione.

Voltarono l'angolo, l'ennesimo corridoio vuoto e apparentemente immutato. Quale fosse l'origine del rumore udito ormai diversi minuti prima non era chiaro, ma furono le parole quasi sussurrate della giovane Nieve ad attirarla maggiormente.
Di nuovo, per l'ennesima volta quella sera, voltandosi vide l'incertezza di Fiona dipinta sul volto del Prefetto rosso-oro.

«Non sarai la rovina di nessuno, te lo garantisco.» - l'espressione seria ed il tono ruvido avrebbero cambiato l'immagine che, in quella passeggiata serale, Nieve aveva avuto modo di crearsi di lei. Quel lato del suo carattere, certamente non delicato, veniva lasciato libero di esprimersi qualora avvertisse una mancanza di fiducia altrui. In quei casi, purtroppo, tenere a freno la lingua risultava un compito difficoltoso. Per arrestare quel processo, innescato da una miccia apparentemente offerta involontariamente, sarebbe bastato il pensiero di Nieve: la ragazzina non aveva chiesto protezione o consiglio, né una rassicurazione. Dunque, perché crucciarsi tanto? Perché esporsi per una sconosciuta? La risposta era nascosta nella sua indole e, quindi, non poté far nulla per esimersi dal proprio compito.
«Se tu stessa non credi nelle tue capacità, nessuno lo farà. Ti consiglio di lasciar perdere l'insicurezza e di far posto al coraggio di buttarti nelle situazioni che ti si presenteranno da qui in poi.» - la bacchetta volteggiò nella direzione da seguire e la voce calma, questa volta più dolce, della Tassorosso aggiunse - «Può esserci qualsiasi cosa là in fondo. La supererai.»
Raggiungere quella consapevolezza aveva richiesto qualche sacrificio in termini di chiarezza verso se stessa, un procedimento difficile, seppur obbligatorio, che l'aveva aiutata a sopravvivere in Messico. Certo, erano giunti tutti stremati alla fine, ma in fondo, erano vivi.
Fece cenno alla ragazzina di proseguire, compiendo i primi passi in avanti, quando l'ennesimo rumore si fece sentire nuovamente.
Squarciando l'aria immobile, il suono metallico tipico delle armature risvegliò i sensi della rossa, allertandoli d'improvviso.
Fu implicito mettersi a correre, dopo qualche metro percorso a passo sostenuto, fino alla svolta successiva. Quanto ancora avrebbero dovuto correre per scoprire la fonte di quel chiasso infernale?

 
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view post Posted on 21/6/2017, 12:08
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Nieve era cresciuta in un ambiente ostile, sia dal punto di vista sociale e umano, sia dal punto di vista prettamente naturale. L'Islanda era una terra giovane e bizzosa, che aveva reso tale anche chi, di essa, aveva fatto la propria dimora. Per Nieve più che per altri, era sempre stata una questione di sopravvivenza. Come le radici che crepano il cemento per infiltrarsi e scampare a un tentativo di soffocamento, Nieve aveva arrancato per assicurarsi quella vita che tanti avrebbero dato per scontata, ma che per lei aveva costituito una sfida costante. Sulla falsariga del cangiante e brusco clima islandese, dunque, il suo carattere riportava una doppiezza difficile da prevedere e un'insicurezza che, una volta instillata nel suo cuore, si era messa comoda e aveva preso posto accanto ad un impeto della cui provenienza genetica non avrebbe potuto essere certa. Le era, perciò, ostico tutto ciò che non aveva mai sperimentato se non nel tardo periodo dell'infanzia, con l'arrivo di Grimilde: non possedeva ancora la sicurezza che viene con l'avere il sostegno di un nucleo familiare solido, né l'innocente presunzione di chi dà per scontato ciò che non ha mai dovuto combattere per avere; non le apparteneva, inoltre, l'interesse tipicamente civilizzato di annotare mentalmente chi, nella cerchia sociale più prossima, si distingueva per particolare carisma e avvenenza. Nieve era abituata a memorizzare soltanto ciò che incideva sulla sua capacità di sopravvivere, in positivo o in negativo, eliminando senza troppi indugi il superfluo. L'informazione che Thalia le diede in riferimento al Caposcuola della sua Casa d'appartenenza ebbe, dunque, vita breve: attraversò i suoi pensieri, sfiorando appena le corde della memoria, prima di estinguersi in un tenue sospiro e svanire nel nulla, coperto dalla risata che le parole della Tassorosso sollecitarono. Sulla solerzia dei giallo-nero, nessuno aveva nulla da obiettare, nemmeno Nieve che pareva mostrare una particolare propensione a ribattere nei toni del sarcasmo.

Si limitò ad annuire, la bacchetta di tiglio argentato saldamente ancorata alla mano mentre svoltavano l'angolo per trovarsi nell'ennesimo corridoio vacante. L'arco descritto dalle sopracciglia della Grifondoro acquistò una curvatura leggermente più accentuata. C'era un'evidente incongruenza tra quanto suggeriva la vista e quanto suggeriva l'udito, tale da suscitare quantomeno una certa perplessità. Ed era ancora più snervante il fatto che la fonte del suono metallico paresse muoversi in sincrono a loro, avvantaggiata di qualche metro sulla tratta che le due stavano seguendo. Fu il tono ruvido di Thalia a risvegliarla dal rapido accavallarsi di riflessioni cui il suo cervello si stava dedicando, in una deformazione venuta col ruolo da Prefetto. Gli occhi verdi di Nieve la cercarono, gravati di una curiosità quasi morbosa, prima che l'informazione venisse registrata e un lieve rossore salisse a dipingerle le guance. L'aveva sentita... di nuovo! D'un tratto, la prospettiva di trovarsi di fronte alla sfida che stava sollecitando il loro incedere assunse sfumature assai più allettanti, al punto che, quando le ultime parole pronunciate dalla Tassorosso si estinsero nell'aria, coperte dal loro frenetico scalpicciare, Nieve non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo. L'unica frase che ebbe a sussurrare - così piano da renderne il contenuto quasi indistinguibile - fu la più breve che avesse pronunciato da che si erano incontrate.


«Lo farò.»
 
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view post Posted on 22/6/2017, 14:54
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
Aveva forse esagerato?
Crescere con due sorelle al seguito l'aveva resa incline a dover esprimere la propria opinione su qualsiasi argomento, al solo scopo di guidare due piccoli individui e dar loro il giusto esempio. Nessuno le aveva chiesto od ordinato di impartire loro le regole del buon comportamento, né aveva fatto di lei la detentrice della suprema ed universale verità. Nonostante ciò, Thalia Jane Moran non era mai riuscita ad esimersi dall'esprimere il proprio pensiero. Aveva imparato a tacere quando opportuno, sollecitando il proprio animo a rimanere impassibile e distante dalle vicissitudini altrui, ma spesso e volentieri si era manifestata in lei l'esigenza di dar voce alle proprie riflessioni senza che tale permesso le fosse davvero stato accordato.
In tenera età aveva ricevuto ramanzine e punizioni per la sua lingua lunga e così si era adattata a far di necessità virtù, tacendo laddove il pericolo di rappresaglie era più manifesto ed esponendo la propria opinione quando non vi fosse pericolo alcuno.
Nieve e le sue insicurezze rientravano in quella categoria, quella più sicura e che le forniva un comodo ammortizzatore. Se la ragazzina avesse trovato sconvenienti le sue parole si sarebbe limitata a dirle di chiudere il becco, come tante altre volte era accaduto in passato in contesti simili; tuttavia, dietro a quei moniti e rassicurazioni celati da uno sguardo serio e glaciale esisteva un reale coinvolgimento emotivo personale. La Grifondoro, minuta nella corporatura e piuttosto definita nel carattere, poteva non apprezzare le sue preoccupazioni, ma aveva dimostrato la serena accondiscendenza di chi si fa entrare da un orecchio e uscire dall'altro le raccomandazioni altrui.

Preferì l'austero silenzio, favorito dal castello dormiente, ad una verbale accettazione della presa di coscienza della ragazzina, continuando a procedere.
Dismettere l'aura di serietà assunta poco prima non le passò per l'anticamera del cervello: qualora avessero incontrato uno studente fuori dalla propria Sala Comune sarebbe stato appropriato accoglierlo con un'espressione rigida ed affatto entusiastica. Certo, acciuffare i fuggiaschi era un compito che quasi l'elettrizzava e, nel riflettere che - fino a qualche mese prima - potesse essere lei quel genere di furfante, la fece sorridere per un istante, ignorando che Nieve potesse prenderla per pazza.
Parlare da soli e sorridere per conto proprio, specie in un contesto simile, poteva essere controproducente e minare la reputazione del migliore degli studenti della Scuola.
Giunsero in un corridoio abitato dal ben noto silenzio e da una dozzina di armature, ritte sui rispettivi piedistalli, imbracciando armi di diversa fattura e forma nei modi più congeniali al ruolo prestabilito. E, d'improvviso, l'ormai noto rumore metallico tornò a far visita al loro udito, questa volta decisamente più vicino.
Non ci volle molto perché la Tassorosso sollevasse il braccio della bacchetta, portando il legnetto di Salice a sfiorare le labbra rosee e sottili, e facendo cenno alla compagna di seguirla. Che si trattasse di uno studente smarrito o di Pix, il Poltergeist, nulla l'avrebbe resa più lieta di conseguire un qualunque successo durante quella serata di ronda, così da poter abbracciare il cuscino ed abbandonarsi in un sonno profondo e ristoratore.
Al ben noto sferragliare, si unì presto un soffocato miagolio sofferente e - pur non capendo il nesso tra i due suoni - si fece strada, poco prima di sussurrare una semplice formula.

«Lumos.»
In quel punto le torce non erano disposte con regolarità e, laddove l'illuminazione mancava, erano stati posti candelabri da pavimento, con ceri bianchi sulla cima ormai usurati dall'utilizzo.
Non appena la bacchetta si accese, il pavimento fu rischiarato e, a pochi passi, un'armatura giaceva scompostamente, l'elmo abbandonato a qualche metro di distanza con la celata socchiusa: ad impedirne la totale discesa la folta coda di un gatto dal manto rosso, striato di bianco. Si trattava di un cucciolo, nulla di più di un semplice batuffolo di pelo, smarrito in quell'ala del Castello.

«Abbiamo trovato la fonte di tanto chiasso.» - mormorò sorridendo maliziosa, abbassando la bacchetta e chinandosi a sollevare il guanto metallico del cavaliere caduto. Avrebbero dovuto forse ricomporla o lasciare l'ingrato compito al Guardiano? Gazza di certo si sarebbe arrabbiato con il primo capro espiatorio disponibile e si augurò che il vecchio non trovasse proprio loro in quella scomoda posizione.
«Non ho molto feeling con i gatti, ci pensi tu?» - lo chiese senza pensarci troppo, ignorando le simpatie di Nieve per il genere animale. Nel frattempo si sarebbe presa cura dei vari pezzi ammonticchiandoli in un angolo, indecisa sul da farsi.
Da un lato, scoprire di avere a che fare con un felino l'aveva tolta dall'impiccio di assegnare al malcapitato di turno un incontro notturno con Brior o chissà quale altro Caposcuola in servizio quella notte.

 
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