Nidi di ronda, Privata.

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view post Posted on 28/8/2017, 17:22
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso

Nell'immaginare la risposta della ragazzina, l'Irlandese ipotizzò ben più di una scontata reazione: disappunto, mascherato abilmente in delusione oppure convertito in cieca ira che - a conti fatti - non le avrebbe di certo giovato, oppure rassegnazione, mescolata ad una sorta di triste constatazione circa l'improbabilità degli avvenimenti sperati.
Non rimase sorpresa di scoprire il tono di quel commento, quando l'udì a stento, pronunciato a seguito di un lungo sospiro rivelatore.
Supporre sciocchi dettagli era un divertente passatempo che sin da bambina aveva imparato ad apprezzare e perpetrare, mentre le sorelle si divertivano a tentar di acciuffare le scintille colorate e gli sbuffi di fumo cangiante che la bacchetta del più vicino parente sembrava emettere apposta per loro. Così come molti comportamenti le erano stati indotti dal nonno paterno, anche quella pratica sembrava derivarle dalla vicinanza e l'influenza più che positiva che egli aveva esercitato su di lei.
Così, nell'immaginare la reazione di Nieve, aveva iniziato anche a provare una profusa empatia verso la ragazzina: del tutto nuova in un simile ambiente, di certo aveva sperimentato nel modo peggiore la simpatia o l'antipatia per alcuni docenti e le rispettive materie. Ricordava ancora il suo primo anno ed il compito che, tra tutti, aveva segnato negativamente la sua propensione allo studio della Trasfigurazione. Non le erano sfuggiti i commenti all'interno della biblioteca, né la rabbia repressa della ragazzina, ed il confronto tra lei e l'undicenne Grifondoro si era manifestato spontaneamente.

«Penso di aver capito il problema.» - sussurrò, una volta accostatasi alla ragazzina - «Immagino che la tua fosse solamente curiosità, ma ti inviterei a reagire con un minimo di amor proprio.»
Il suggerimento sarebbe stato recepito correttamente? A propria volta, e non con pochi sacrifici, aveva votato se stessa all'approfondimento della materia che più le risultava ostica, conscia che in futuro avrebbe dovuto cavarsela per conto proprio nelle più svariate situazioni; l'inventiva non le mancava di certo e la curiosità era il suo punto di forza. Immaginò che anche Nieve potesse usufruire di simili agganci, quel tanto che fosse bastato ad aiutarla a superare le prime nauseanti difficoltà.
Il docente in questione sapeva essere rigido nelle valutazioni, ferreo nelle pretese e a volte le era parso di cogliere nei suoi occhi un guizzo di sadica soddisfazione nel notare le difficoltà degli allievi meno amanti della materia.

«Non tutto gira intorno all'insegnante in questione...» - riprese in fretta, lisciando la porzione anteriore dell'uniforme, mentre assicurava la tracolla sulla spalla destra - «Credo che tu sia intelligente, anche se non ti conosco. Dovresti dimostrargli che sai il fatto tuo, anche se lui... o lei... è convinto del contrario.»
Non aveva dubbi sulla veridicità delle proprie affermazioni: a suo tempo, aveva dimostrato di poter aspirare alla massima valutazione consentita, sovvertendo quel Destino avverso che sembrava andarle incontro a braccia aperte.
«Ipoteticamente parlando...» - aggiunse poi - «...potresti persino stancarlo... o stancarla... a morte, cercando il suo supporto per aspirare ad un netto miglioramento della situazione.»
Sorrise sorniona, rivolgendo lo sguardo alla Grifondoro; l'empatia, ora, si era trasformata in simpatia per quella giovane strega e le sue vicissitudini accademiche.
 
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view post Posted on 17/9/2017, 11:25
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entropia.

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L'espressione di sdegno che le raggiunse il volto fu più rapida di qualsiasi filtro Nieve si fosse imposta di utilizzare per impedire all'acredine che l'animava di esprimersi in tutta la sua pienezza. L'eventualità di chiedere il sostegno all'insegnante in questione, fino al punto da stancarlo, le risultò talmente nuova e intollerabile da minare le sue capacità di controllo facciale. Thalia l'aveva sorpresa, ancora una volta. Mai, neppure per una volta, un'immagine del genere aveva sfiorato gli occhi della sua mente, sicché si trovò a fronteggiarla in una condizione di impreparazione assoluta. La bocca si arcuò verso il basso a formare una curva di lampante sdegno, seguita a ruota da sopracciglia, naso e fronte. Un numero nutrito di rughe d'espressione le solcò il viso giovane, finché il controllo che aveva mantenuto non si dissipò e, da ciocco che era, divenne cenere.

«Questo mai!»

C'era una risolutezza irremovibile, nei suoi tratti quanto nella sua voce, quando pronunciò quelle parole. Scoccò un'occhiata in tralice a Thalia, mezzo sconvolta e mezzo indignata dalla proposta (tutta ipotetica) che le aveva fatto presente. Guardandola bene in viso, la Tassorosso avrebbe perfino potuto sospettare che, non una delle battute che si erano scambiate a suon di sarcasmo, l'avesse offesa al pari di quelle ultime, semplici, sagge e oculate parole. Con un po' di tempo e con un po' d'aiuto, in futuro, forse Nieve avrebbe compreso le ragioni di maturità che avevano improntato l'arringa di Thalia, che dall'alto della sua esperienza ed educazione aveva trovato l'unica soluzione plausibile all'empasse tutto emotivo che la Grifondoro le aveva esposto. In futuro e soltanto forse. In quel frangente, con l'espressione ancora martoriata dall'indignazione, Nieve era ben lontana dalla più elementare evidenza. Quando schiuse le labbra per esporre il suo punto di vista senza più i filtri ai quali si era affidata fino ad allora, eppure, il fato venne in suo soccorso e la spinse a tacere. Erano giunte al termine di un corridoio che dava loro due alternative praticabili: svoltare a destra e terminare l'esplorazione del quarto piano, oppure svoltare a sinistra e apprestarsi ad abbandonarlo per perlustrare un'altra zona del castello. Contemporaneamente, quasi irrealisticamente, un incalzante scalpicciare provenne da entrambe le direzioni e sia Nieve che Thalia, volgendo lo guardo ora qui ora lì, poterono scorrere due sagome in rapido avvicinamento.

«Ma che sta succedendo?!»

La domanda retorica lasciò le sue labbra giusto in tempo perché Nieve potesse riconoscere, sui tratti del viso del ragazzo che proveniva da destra, l'espressione sgomenta di Kay, un giovane Grifondoro. Nel riconoscerla, il volto di lui si tinse di sollievo, almeno quanto quello della mingherlina Tassorosso che, venendo dalla direzione opposta, era andata incontro al suo Prefetto. Nieve guardò il concasato con espressione severa.

«Cosa fai fuori dal dormitorio a quest'ora, Kay?»
Il giovane deglutì nel cogliere la nota di rimprovero con cui l'aveva apostrofato.
«Ho fatto tardi in biblioteca,» ammise, rifuggendo lo sguardo di lei, prima di recuperare parte dell'urgenza che aveva rinvigorito la sua corsa e tornare a guardarla, «e, quando sono uscito, ho trovato un'armatura che ballava. Non mi ha fatto andare via. Sono scappato per miracolo. Io-»
«Un'altra?»
«Sì,» s'inserì la Tassorosso col respiro ancora affannoso. «Ce n'è una anche da quest'altro lato. Non mi lasciava andare, Thalia. Lo giuro!»

Nieve sospirò, le labbra meno tese ora che aveva trovato in sé la comprensione per i malcapitati che viene dall'esperienza diretta con il medesimo impedimento. Cercò Thalia con lo sguardo, restituendole un'espressione del tutto priva dei segni che l'avevano alterata prima della giunta dei due ragazzi. Sorrise e, nel farlo, affiancò Kay.

«Suppongo che le nostre strade si dividano. Se dovessi avere problemi a respingere anche quest'armatura, perché sappiamo entrambe quanto potente sia il tuo fascino, fai un fischio.»

Le sorrise, stavolta più ampiamente, e le strizzò un occhio. Infine, bacchetta alla mano, seguì il giovane lungo l'unico corridoio che lei e Thalia non avevano percorso lungo il giro di ronda che le aveva viste protagoniste.

 
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view post Posted on 18/9/2017, 13:21
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Scheda Thalia J. Moran Prefetto Tassorosso
Aveva, con ogni probabilità, sottovalutato il senso pratico della sua interlocutrice. La foga e la tremenda luce negli occhi di Nieve le suggerì, per la prima volta, di aver di fronte una ragazzina orgogliosa ad un livello inimmaginabile, degna adepta di Godric Grifondoro e portavoce a pieno titolo delle qualità di quel preciso Fondatore.
In cuor proprio, sapeva di covare lo stesso orgoglio - o perlomeno l'avrebbe scoperto in seguito -, ma sapeva anche che con ogni fibra del suo essere avrebbe tentato il tutto per tutto al fine di volgere a proprio favore una precisa situazione. Era sincera, dunque, nel suggerire una simile soluzione alla giovane; l'ambizione di racimolare una sfilza di ottimi voti l'avrebbe spinta, persino, a sottostare alle pretese di un insegnante dai modi tanto dissimili dai suoi. Capì, tuttavia, che Nieve avrebbe compreso da sola e con l'avanzare dell'età che l'orgoglio non l'avrebbe certo condotta al successo, non nella sfera accademica almeno.

«Perdonami.» - biascicò, nascondendo malamente un sorriso divertito camuffandolo in una smorfia di sdegno che male si accompagnava a quella della giovane Grifondoro - «Suppongo che il mio modo di vedere le cose ti appaia totalmente insensato. Mi auguro che saprai trovare una soluzione... a modo tuo.»
In quell'affermazione c'era del vero: ciascuno trovava sempre, in una maniera o nell'altra, la via più giusta per proseguire il proprio cammino; non era sicura, non totalmente almeno, che Nieve avrebbe scoperto presto la chiave di volta dell'intera questione e, nonostante ciò, una parte della Tassorosso rimaneva fiduciosa. Sembrava una ragazzina a posto, in fondo, una tipetta determinata a raggiungere i propri obiettivi senza lasciarsi contaminare dalla malizia del mondo.
Le due, ignare di quanto stesse accadendo nel resto del castello, si trovarono - ancora una volta - all'ennesimo bivio. E, di nuovo, ebbero la possibilità di udire quei suoni metallici ormai noti provenire da punti lontani.
La rossa non rispose alla domanda retorica della Grifondoro, presa com'era dall'individuare la figura che, dalla penombra favorita dalle torce del corridoio alla sua sinistra, avanzava a passo svelto. Ne riconobbe dapprima l'appartenenza alla sua Casa, mentre il giallo dorato dei decori dello stemma sul petto svettava in netto contrasto col fondo scuro del tessuto, e poi - piano piano - i lineamenti, percorsi da un'espressione agitata.

«Va tutto bene...» - tentò di rassicurarla, cingendole le spalle con il braccio e accarezzando con gesti affettuosi la spalla della ragazzina. Non era arrabbiata per aver trovato la compagna fuori dal dormitorio oltre l'orario stabilito e, di norma, avrebbe dovuto infliggerle una ramanzina come Nieve aveva appena fatto con il loquace Kay. D'altro canto, la ragazzina sembrava in preda ad un attacco di panico e non se la sentì di rimproverarla in quel preciso istante.
Si trattava di una studentessa del secondo anno - consapevole, quindi, delle regole sul coprifuoco - intravista poche volte in Sala Comune, ma nota al suo sguardo attento
- «Se prendo quel simpaticone gli darò personalmente lezioni di valzer.» - commentò sardonica, sorridendo alla sua giovane concasata. Rispose al saluto di Nieve con un cenno affermativo del capo, volgendo uno sguardo benevolo al ragazzo, mentre un sorriso divertito si delineava sul suo viso.
«Non avere dubbi, signorina Rigos.» - aggiunse poi, mentre questa le voltava le spalle - «Ti manderò a chiamare senz'altro! Il tuo coraggio non ha eguali.»
Si rivolse poi alla compagna, sciogliendola dalla propria presa e facendole cenno di tornare sui propri passi, il legnetto di Salice in pugno e la mente già proiettata alle imprecazioni meno eleganti che potesse conoscere a causa di quell'inutile perdita di tempo.
 
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