Raven Shinretsu vs The Magician e Claire Santos

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view post Posted on 26/10/2017, 00:23
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× Off-Game ×


× Legenda
Narrazione
"Pensieri"
«Dialoghi»


Si era promesso di combattere per lo stremo delle sue forze e lo aveva. Sospinto da quel desiderio, dalla fermabile volontà dal suo Trionfo, di andare sempre oltre per l'amore di quel magico mondo e di quel popolo così strano, aveva superato barriere ostacoli. Aveva odiato e si era fatto odiare. E aveva amato e si era fatto amare. Non gli importava la quantità di rischi che doveva correre; non gli importava i balzi nel vuoto che avrebbe dovuto fare, perché Shinretsu Raven era nelle braccia della Provvidenza. Un martire del vuoto, del Mondo Nuovo, che cercava la sua giustizia per scacciare la giustizia altrui continuando a battersi nonostante tutto. Nonostante gli inganni, nonostante le debolezze, nonostante le fatiche per salire fino alla cima di quella montagna, di buttare giù gli alberi, di andare sempre oltre, di superare sé stesso, di non arrendersi mai dinnanzi alle fatiche. Perché non importava la sofferenza se in fondo al tunnel c'era una luce di speranza per quel mondo così strano e in contempo particolare. Non poteva permettersi di perdere: su di lui gravavano le generazioni magiche, il Fato di quel mondo così oscuro e in contempo misterioso. La Provvidenza lo aveva scelto, alla fine dei conti... La Provvidenza lo aveva preso e portato laddove ora si trovava, perché altrimenti come avrebbe potuto fare tutto quello? Organizzare una rivolta contro il mondo magico moderno, nella sua scarsità e irrequietezza, nella sua sete di guerra e di sangue. Nella sua ipocrisia, che vedeva le generazioni di maghi combattersi a vicenda senza mai giungere al punto finale. - "Guerra totale..." - si ricordò della promessa a Sirius, stingendo i pugni sott'acqua. Era chiaro che ormai le sue forze erano sfumate: si era divertito molto quel giorno, a parte dal Dolore che gli avevano inflitto, e che bene aveva accolto. Prima o poi, sì, avrebbe provato la sua estasi totale, seguita dalla sua guerra totale al mondo delle ipocrisie e delle illusioni; delle strambe collaborazioni e di mancate verità. Davvero credevano che poteva avere paura del Dolore? Della morte? Di... Azkban? Quello che lui stava cercando, agonizzato, sicuro del fatto che lo avrebbero rinforzato, trasportandolo in avanti sulla sua strada verso l'unico sogno che gli interessava. Sì, se ne sarebbe uscito sicuramente rinforzato da quell'avventura comunque fosse andata. La debolezza si sentiva di già. Insieme alla debolezza mentale che lo portava sempre di più verso il sonno, sentì anche del Dolore – Ah! Dolce! - degli artigli che gli grattarono la gamba, ma non se ne preoccupò più di tanto. Il Dolore era sempre stato un suo valido alleato per andare oltre le possibilità, le condizioni, le precauzioni, per alzare le proprie barriere. Per migliorare. Un graffio in più o uno in meno, che importava? Solo il distruggere e il distruggersi a ogni occasioni, a ogni battaglia, ogni giorno, per tutta la vita: erano quelle le cose che significavano qualcosa per davvero. Era quello a trasportarlo, riempirlo, spingerlo e donargli la forza di abbattere i muri, creare i ponti e costruire i legami con le persone più improbabili a cui potesse pensare, Sirius White e Nicholas Black. Eppure... Si ricordò di Lei, di quella strada in cui l'aveva vista, lasciata, prima di partire a confrontarsi con il Destino qualcuno esso sarebbe stato.
Quindi agì. Non poteva perdersi nei ricordi, ma continuare a combattere nonostante le mille difficoltà e tanti problemi.
La mente era stanca, certo, ma non per questo non riuscì a immaginare nella propria mente quel vicino-lontano vicolo in cui era comparso la prima volta per andare nella biblioteca magica di Londra. Era un vicolo come tanti altri; un clochard era di fronte allo stesso vicolo. Dentro s'immaginò le piastrelle lisce, con un lieve strato di sporcizia su di esse. Nello stesso vicolo vi erano due cassonetti di spazzatura: entrambi erano pieni la prima volta e servivano anche per nascondere Raven dai passanti della strada. Quel che era certo, era che questo vicolo era molto più vicino a Raven, che la sua base-campo con la casetta che utilizzava insieme a Sirius, che invece si trovava a ben 300 chilometri di distanza da Londra. In ogni caso, in quegli istanti cercò di tirar fuori dalla sua mente le ultime briciole di concentrazione e di attenzione, quel che ne rimaneva, per ricordarsi tutti gli elementi che contraddistinguevano proprio quel vicolo londinese. Un vicolo oscuro, in cui la luce ci entrava di soppiatto, illuminando a malapena i cassonetti ricordati sopra. Di soffuso i raggi di sole cadevano sulla spazzatura negli stessi cassonetti, illuminandone i resti: bucce di banane, bottiglie di plastica e di vetro, carta qualsiasi, ma anche resti alimentari di moltissimi altri generi. Negli stessi, - s'immaginava Raven, - le formiche, i batteri e i vermi, a pranzare sui resti dei cibi umani. In tutto il vicolo sostava la puzza caratteristica della spazzatura: quell'odore acuto, strano, che infastidiva le narici. Raven se lo ricordava ancora dalla volta precedente in cui lo aveva annusato: era dannatamente marcio. Il vicolo, largo a malapena un metro o due, con i cassonetti entrambi in orizzontale soltanto su di un lato, terminava con un muro in fondo, a circa una decina di metri dai cassonetti. Era lungo, quindi, circa 12-13 metri, mentre il muro rappresentava un ostacolo che faceva di quel vicolo un vero e proprio vicolo cieco. Le case che formavano il vicolo erano dei piccoli palazzi. Sebbene le facciate fossero di uno stile vittoriano ben preciso, con qualche accenno classico, i muri laterali non avevano alcuna particolarità di sorta. Erano dei semplici muri neri, che "crescevano" dal terreno per circa una ventina di metri, non più. Per un attimo Raven immaginò di guardare all'insù, notando il cielo grigio di Londra tra i due palazzi. Impresse quell'immagine, con la puzza vicina dei due cassonetti di spazzatura nella sua mente, come se si trovasse di giù in quel vicolo cieco, con il muro da una parte e una strada di Londra dall'altra, nascosto nell'ombra del posto.

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Immaginò di appoggiarsi a uno dei muri del vicolo, percependo sotto i polpastrelli della sua mano sinistra il freddo tipico di quella pietra. I suoi occhi puntarono verso la luce della strada, quelle macchine e persone che passavano senza notarlo. Quelle macchine che emanavano uno strano rumore che Raven, ancora sott'acqua, percepiva in modo abbastanza lucido. Quel rumore fastidioso delle macchine che gli infastidiva l'udito e quel farfugliare di voci e passi delle persone sulla strada... Come avrebbe fatto a sopportarli? Come avrebbe fatto a sopportarli già lì, sott'acqua, come se si trovasse a centinaia di metri di distanza, ma sempre a Londra? Quel rumore, unito all'incredibile puzza della spazzatura vicina, - un odore che si ricordò in modo forte e chiaro, - gli riempì le narici in un attimo. Non lo avrebbe dimenticato... quell'odore. Non così facilmente e rievocarlo in tutta la sua intensità in quell'attimo non fu affatto difficile: era un odore decisamente troppo caratteristico.
Fissò il tutto, - gli odori, i rumori, le immagini, le percezioni, - del luogo nella propria mente, ricordandosi alla perfezione com'era fatto quel vicolo.
Quindi continuò ad agire, senza badare a nient'altro di tutto ciò che aveva intorno.
Sotto all'acqua sentì nascere un'immagine d'immensa volontà. Una di quelle che lo ha portato a... bruciare. Non poteva perdere, del resto. Non poteva farsi catturare, né morire; non ancora. Il mondo era ancora così giovane! Troppe fatiche, troppe azioni vigevano sulle sue spalle, troppe azioni avrebbe ancora dovuto fare e troppe battaglie combattere. Restare lì, in mezzo all'acqua, con la mente che si spegneva piano-piano non era un'opzione contemplata. Il fallimento non era contemplato quando c'era la Provvidenza a illuminare la strada e spingere nella schiena perché la lotta continuasse, ferrea e aggressiva, ovunque e comunque. Doveva arrivare in quel vicolo, in cui avrebbe trovato riparo e tempo in attesa di raggiungere la, probabilmente, troppo lontana base per le sue capacità mentali e fisiche. Cercò, con tutte le forze che gli restavano, con tutte le sue fibre nervose e cellule, di raggiungere quell'ultimo Trionfo della Volontà per quella giornata. Cercò di trasportare tutto sé stesso, - gli atomi, le molecole, le cellule, i tessuti del suo corpo, - in un'unica botta proprio in quel vicolo fissato in mente poco prima. Immaginò quel rapido percorso che lui avrebbe dovuto fare dall'acqua di quella fogna, sparendo, per ricomparire in quel vicolo dopo un solo attimo. Immaginò tutte le sue cellule scomparire in un attimo, per ricomparire lì. Sentì quell'energia vibrazionale scorrergli lungo il corpo, tirando i suoi tessuti verso la scomparsa. Immaginò, insomma, tutto ciò di cui era composto sparire per ricomparire e serrò i denti in maniera ancora più forte. La sua volontà salì, la sua determinazione nel raggiungere il posto prefissato toccò i massimi vertici. Tutto in un solo istante: rompendo i muri, andando oltre gli ostacoli, sorpassando le difficoltà. In quell'istante si sentì un'energia dinamica, infermabile, instoppabile. Si sentì come un treno che viaggiava sempre in avanti a velocità stratosferiche; uno di quelli che non poteva arrendersi o essere fermato. Uno di quelli che, nonostante tutto, avrebbe raggiunto la sua meta e la sua destinazione.
E in contempo agì, senza paure (ma di cosa doveva avere paura? Aveva passato la linea rossa da un bel po'), senza timori, senza distrarsi per sentire i rumori o guardarsi intorno, ma in tutto e per tutto concentrato sul movimento che doveva compiere, sullo spostamento che doveva fare, su quell'unica battaglia, ma anche su tutta la guerra che avrebbe dovuto fare da quel punto in poi. Era un carro armato che imperversava sul campo di battaglia continuando la sua corsa in avanti: niente paura di tornare indietro, né di morire, né di venire imprigionato. Niente paura dei morsi, degli incantesimi, degli ostacoli e delle trappole. Niente paura del Dolore, della Morte o della Sofferenza. Niente pause per riflettere, niente pause per guardarsi intorno, niente pause per avere paura! - "Solo in avanti... mai indietro..." - Raggiunta la Decisione, l'Akuma impresse tutto nella propria mente. Rimase concentrato sulla Destinazione, Determinato come non mai a spostarsi da quella fogna verso il vicolo che aveva immaginato e infine deciso a sparire, in tutto e per tutto, con il corpo al completo, per ricomparire in un altro punto di Londra. Con tutto ciò nella mente, strinse meglio la bacchetta nel pugno.

E spostò l'equilibrio del suo corpo a sinistra. Per farlo usò principalmente il braccio sinistro, aiutato da quello destro. Entrambi gli arti spinsero l'acqua in una sola direzione in un solo momento. Il movimento fu supportato anche da una rapida torsione del bacino, in quel che si rivelò essere una piroetta eseguita con la spalla destra a girare verso l'interno. Ci mise tutto sé stesso nella potenza di questa rotazione sul proprio asse, affinché avvenisse abbastanza velocemente nonostante l'acqua. L'acqua, del resto, non impediva i movimenti, ma li rallentava. Per questo agì di forza, spostandosi dinamicamente, energicamente e velocemente tutto in un colpo solo. Eseguì quella rotazione senza altri pensieri che non riguardassero la sua Smaterializzazione. La eseguì da passato sportivo qual'era, contando anche sull'effetto rinfrescante del precedente incantesimo che aveva utilizzato. La eseguì con le ultime forze, perché la rotazione su sé stesso nell'acqua avvenisse in un istante solo e non fosse rallentata nonostante tutto.
Doveva farcela, non poteva fallire e lo sapeva.
Quel suo movimento avrebbe deciso tutto.
 
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kapitän
view post Posted on 26/10/2017, 13:46




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Eccomi qui, sospeso sul ciglio del baratro. Aggrappato ad una inferriata, proteso verso il vuoto. Con la bacchetta nella mano sbagliata. Per quale motivo non mi ero aggrappato con la mano sinistra? La forza fisica nelle mie braccia è ovviamente comparabile, ma la destrezza, la precisione, la mira… è evidente che i “movimenti fini” siano appannaggio della mano dominante.
La mia fattura fallisce miserevolmente, colpendo l’acqua a qualche metro dal mago. Nel momento in cui vedo il suo sedere scomparire nella melma putrida, comprendo che non mi sarà possibile colpirlo da questa distanza. Con la mano sinistra.
Dunque valuto il da farsi.
Prima opzione: saltare. Un metodo veloce per raggiungere il fondo, certamente, ma altrettanto rischioso. Non è detto che riuscirei a lanciarmi oltre lo sbalzo della prima cateratta e non posso vedere cosa si trova sotto al pelo dell’acqua nella cisterna: entrambi ottimi luoghi per rompersi il cranio.
Non essendo un tuffatore professionista, poi, dovrei contare su qualche incantesimo per attutire l’atterraggio, anche assumendo che l’acqua sia molto profonda. Rue mi assisterebbe sicuramente, ma sembra molto provata… quanto posso avere fiducia nella sua prontezza di riflessi? Cercare l’aiuto dei due falchetti non sembra ragionevole, considerato il mio peso e le dinamiche dell’azione.
Seconda opzione: calarmi giù. Cerco di richiamare dalla memoria tutti gli incantesimi che conosco. Si renderebbe necessaria una qualche variazione del Carpe Retractum… eventualmente una fusione con l’Incantesimo Allungante? Sarebbe un metodo più sicuro, ma anche il più lento. E di fronte ad un nemico che sparisce sott’acqua, non posso permettermi di perdere tempo. Usare lo stesso incantesimo a mo’ di liana sarebbe sicuramente più rapido, pittoresco ai limiti della volgarità, e dovrei preoccuparmi dell’impatto finale quasi quanto saltando.
Proiettarmi verso il basso? Potrebbe funzionare, ma l’atterraggio sarebbe un problema come e più che nei casi precedenti.
Rimane una possibilità che ho già sfruttato più volte durante la giornata. Una sgradevole, banale possibilità. La Smaterializzazione. Mi permetterebbe di arrivare giù in modo veloce e sicuro, ho un’ottima visuale del punto di arrivo, potrei comparire sul pelo dell’acqua e lasciarmi cadere in un tuffo a candela decisamente prudente. Per quanto non mi piaccia usare questa forma di magia, i vantaggi mi sembrano incontrovertibili rispetto alle altre ipotesi che sono riuscito a partorire in questa frazione di secondo.
Issandomi alla sbarra, torno rapidamente a camminare sulla piattaforma di cemento, riattraversando la feritoia. Ne approfitto per riportare la bacchetta alla mano destra nel momento in cui lascio andare la griglia metallica.
Ho impressa sotto alle mie palpebre l’immagine del fondo della cisterna, l’ultimo sguardo che ho gettato verso il basso. La vista dall’alto rende la raccolta d’acqua simile ad un bersaglio caratterizzato dalle pareti rotonde e concentriche del pozzo, con due cascate simmetriche che si congiungono da lati opposti al cerchio perfetto della vasca. Proprio come un dardo lanciato da un tiratore dentro alla circonferenza più piccola sul paglione battifreccia, è mia intenzione trasferire il mio corpo nel baricentro di quella struttura geometrica.
Cerco di visualizzare la tridimensionalità dello spazio architettonico: le lisce pareti di pietra che convergono verso il basso, con diametri sempre calanti, approssimativamente nella forma di un tronco di cono. L’apertura verso l’alto, dove si trovano i canali che danno vita alle cascate. E l’acqua, elemento dinamico che dà vita ad un ambiente altrimenti immutabile e silenzioso come una catacomba egizia; l’acqua che con il proprio rombo fa risuonare i corridoi sotterranei come un timpano rullante, e sparge, disperdendosi in particole di nebbia, gli odori molesti delle sostanze che trasporta.
Mi concentro sul fondo del pozzo, la posizione in cui voglio apparire. L’acqua forma una superficie piana e schiumosa, in continuo movimento ma forse meno impetuosa di quanto mi aspetterei dopo una cascata di quindici metri. Nella penombra il liquido in movimento crea infinite superfici riflettenti che brillano per un istante, poi si spengono. Su quel piano virtuale intendo apparire, nella posizione equidistante dai bordi e dunque presumibilmente anche meno turbolenta. In piedi sull’acqua come novello San Pietro, per un istante, per affondare poi nel momento in cui l’energia magica responsabile del trasferimento svanisce.
Ormai esasperato dalla giornata, stremato a livello fisico e psicologico dagli avvenimenti, cerco di radunare le forze rimanenti per quest’ultimo slancio. Sento il potenziale magico che pervade ogni cellula del mio corpo, e attingendo alla volontà che più che mai mi impone di non arrendermi nell’inseguimento, cerco di indirizzarla verso la destinazione visualizzata.
Sembra incredibile che il giovane ignudo che ho visto poco fa sul marciapiedi possa essere responsabile di questo inferno. Sì, non sembra nemmeno realistico credere che pochi metri sopra di noi la Capitale de mondo magico stia andando a fuoco, devastata dalle fiamme maledette. Ma lo sguardo pieno di terrore degli anziani innocenti affacciati alle finestre delle proprie case, la voce strozzata dei maghi che cercavano di affrontarlo, le anime delle persone la cui esistenza è stata annientata dall’incendio non lasciano i miei pensieri, e probabilmente torneranno a tormentarmi nelle notti a venire. È per loro che non posso arrendermi, è per loro che combatto. Non per vendetta, e neanche principalmente per la giustizia. Ma perché non accada mai più. È in questi pensieri che trovo forza.
Stringendo con decisione la bacchetta nella mano destra, anche in vista del prossimo tuffo, prendo fiato e mi spingo con uno dei piedi, muovendo il braccio in un gesto circolare, eseguendo una mezza piroetta.
Poi chiudo gli occhi, pronto a riaprirli sott’acqua.

HP 144/179 ♦ body 133/133 ♦ mana 127/127 ♦ EXP 26.5
active bacchetta, portafogli, distintivo Auror.

 
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view post Posted on 26/10/2017, 15:16
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Urania "Rue" Donovan

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Eccolo.
In un turbinio d'acqua e schiuma, riuscii a scorgere un tallone del terrorista - chi altri poteva essere lì sotto, a sguazzare nel liquame?
La cascata sembrava molto alta, troppo per un salto nelle mie condizioni. Fino a quel momento avevo davvero dato tutta me stessa: avevo a lungo ignorato il sangue che scorreva, il dolore e la stanchezza. Finalmente l'emorragia si era arrestata e i giramenti di testa s'erano attenuati ma, adesso, ero io che stavo scegliendo di rallentare. Non era, quindi, una questione puramente fisica, non stavo ragionando in base a ciò che il mio corpo mi permetteva di fare. Certo, tener ben presente le proprie condizioni è sempre fondamentale. Ma le mie decisioni attuali si stavano dispiegando entro la possibilità o meno di riuscita.
Guardai Kappa per un istante, ancora sporto oltre le sbarre, sospeso sulla depressione e completamente concentrato sull'obiettivo. Avrebbe saltato? E, nel caso, avrebbe avuto successo?
In quel momento uno dei piranha da me evocati saltò e le sue squame riflessero la poca luce di quell'ambiente maleodorante. Feci scattare la bacchetta in avanti e lo ancorai con lo sguardo. Non potevo vedere anche gli altri due, era vero, ma li cercai nella mia mente. Rividi la scena di poco prima, quando tutti e tre erano sgusciati via grazie al mio incanto. Il corpo lucido e squamoso, gli occhi rossi vispi e ben spalancati, la mascella inferiore sporgente, i denti affilati e ben appuntiti, la pinna superiore perfettamente dritta. S'erano tuffati rapidi e rapidi erano scomparsi; avevo visto qualche volta l'acqua incresparsi e avevo sperato che potessero raggiungerlo. Quell'uomo, quel mago. Quel terrorista, come al Quartier Generale ci avevano detto fin dall'inizio. Ed era proprio quello che lo caratterizzava: il terrore.
I suoi occhi - il suo sguardo, anzi, era impresso dietro il mio. Non avrei potuto intuire i suoi pensieri ma ciò che mi comunicava era pura soddisfazione. Non una briciola di pentimento avevo intravisto in quell'espressione, non una consapevolezza circa ciò che aveva generato. Il suo Ardemonio aveva interamente raso al suolo una Sala storica e ucciso chissà quante persone. E, senza l'intervento di quella donna, avrebbe continuato a divorare vite innocenti. Come si poteva essere così indifferenti - così felici, di fronte ad uno scenario tanto distruttivo? Chi, quale essere umano era capace di quel genere di sentimento? Ma non potevo sorprendermene, non dovevo lasciare che quello sguardo turbasse il mio stato d'animo. Non ero così ingenua da pensare che un male così profondo non esistesse. E che fosse impersonato da quell'uomo, in quel momento, poteva solo aiutarmi a restare concentrata, giusta e pronta. Lui era lì, nella mia mente, in mezzo alla strada, disteso per terra, sul bordo del crepaccio e, ancora, in fondo a quella depressione. Non potevo più vederlo ma l'avevo visto a lungo e bene; tutto il suo corpo e la sua presenza erano scolpiti nei miei ricordi. Se avessi preso il mio taccuino, avrei potuto perfettamente disegnarlo (e questo era utile anche per l'identikit che avrei fatto).
Lo visualizzai in quella profondità, probabilmente impegnato a sparire sul fondo della fogna, per scappare via da me e da Kappa, ancora una volta. Mi focalizzai su di lui come precedentemente avevo fatto con i piranha; puntai la bacchetta nella direzione del pesce che era emerso dalle acque, quindi, pronunciando un Oppugno Serrasalmus non verbale, la spostai verso la conca, verso il punto in cui avevo avvistato il tallone del terrorista.
La mia intenzione era quella di creare un disturbo prolungato ed efficace: i piranha lo avrebbero raggiunto e, attaccandolo, gli avrebbero impedito di fuggire, smaterializzarsi o fare alcunché. Quello era il loro obiettivo. Ero certa che i pesci da me evocati avrebbero percepito i miei pensieri, dovevo essere certa. Che Kappa decidesse di buttarsi o meno, bisogna trovare un modo per restare col fiato sul collo di quel criminale.








PS. 192 >> 83
PC. 125 >> 103
PM. 140
PE. 27

-Distintivo Auror
-Bacchetta
-Coltellino
-Elastico
-Portafogli

-tre anelli (l'anello del potere, in quest blocca l'avversario per due turni; l'anello con il punto luce della salute, +10 Salute; l'anello con il punto luce del mana, +10 Mana)
-due ciondoli, uno su una collana a girocollo (Ametista degli gnomi, pietra dalla forma circolare che emana una luce misteriosa quando il sole tramonta, +5 Mana) e l'altro ad una catenina più lunga (Ciondolo della Scaglia di Drago, lucente, dai riflessi perlacei, simbolo di grande forza, +5 Salute, +5 Corpo, +5 Mana).

STATS/ON




 
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view post Posted on 7/11/2017, 21:36
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Il Fato

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La situazione, protrattasi per così lungo tempo, si risolse infine nel giro di meri istanti non appena l'Akuma ebbe deciso che ne aveva abbastanza. Non aveva forse detto, sin dalla sua entrata nella Sala che ora più non esisteva, nel porsi dinanzi ai duellanti migliori che Londra aveva da offrire, che quello non era che un allenamento, un esperimento per testare i suoi stessi limiti? Aveva ottenuto numerosi dati - e di qualità, ma probabilmente non aveva ancora avuto il tempo di rendersi conto della reale portata delle sue azioni.
Il giovane sembrò dapprima arrendersi, lasciandosi fluttuare nella gelida melma mentre la sua mente si raccoglieva come robusta lancia soppesata a mira d'intento, ma già si andava in realtà creando nella sua immaginazione quell'icona pittorica di un vicolo conosciuto ed esplorato, un obiettivo decisamente più alla sua portata dello sconosciuto tetto di King's Cross. Senza che né Christopher né Urania lo sapessero, era iniziata in quel momento per loro una corsa contro il tempo della durata di istanti, ed entrambi si mossero come potevano: l'uno, deciso infine a compiere il balzo, si lanciava nel vuoto piroettando un istante prima che il suo corpo venisse assorbito dallo spazio circostante; l'altra, troppo debole per lanciarsi in simili peripezie ma non per questo disposta a tirarsi indietro, cercava come poteva di partecipare alla cattura comandando un complesso ordine mentale alle creature prima evocate.

Tutto si risolse altrettanto rapidamente.
Con un botto simile a uno sparo Christopher riapparve a circa un metro e mezzo dall'acqua, leggermente inclinato in avanti rispetto alla posizione desiderata ma non per questo sbilanciato, i piedi uniti e ben puntati. E tuttavia quando stava per impattare la melma qualcosa di insolito accadde: riuscì a distinguere un'anomalia sotto il pelo della stessa, come una bolla d'aria di un paio di metri di diametro apparsa all'improvviso, un attimo prima che la stessa superficie del liquido ricadesse in quella depressione; come conseguenza, il suo volo fu circa un metro e mezzo più lungo del previsto, e l'impatto non così leggero. L'acqua gelida si aprì e poi chiuse sulle sue membra, mentre insolite onde lo sballottavano in avanti e indietro e gli abiti si inumidivano, appesantendosi sensibilmente; ma quando infine sarebbe riuscito ad aprire gli occhi, si sarebbe trovato davanti alla stessa scena che aveva accolto Raven qualche secondo prima: attorno a lui soltanto quello stesso liquido melmoso, nel quale poteva distinguere a malapena i contorni bui della cisterna. Dove era il fuggitivo?
Urania, da parte sua, non poté gustare similmente l'effetto del suo incantesimo: l'unico piranha del quale aveva nozione aveva compiuto un volo di circa cinque metri parallelamente alla cascata prima di impattare con l'acqua, mentre degli altri non c'era ancora alcuna notizia. Riuscì sì a vedere, come il suo collega, quella strana anomalia nel liquido un attimo prima che lo stesso Auror vi sparisse all'interno, ma nulla che potesse indicare la riuscita - o meno - dei loro sforzi. Di cosa si era trattato?



Raven
?
PS: ?
PC: ?
PM: ?

Urania
Molteplici ferite di entità medio-bassa su petto, avambracci e schiena. Indebolita dalla sensibile perdita di sangue.
PS: 83
PC: 103
PM: 140

K
Mano e ginocchio sinistro leggermente feriti, l'epidermide della guancia destra si è spaccata.
Sott'acqua, vesti impregnate di melma e appesantite.

PS: 144
PC: 133
PM: 127

Falco 1 e 2
Volteggiano sul pelo dell'acqua.
PS: 70
PC: 70
PM: 127


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Christopher è puntato verso la cascata opposta a quella dalla quale siete provenuti, dunque la sua visione dell'ambiente circostante è riferita soltanto a quella zona.








And then they were two!
Raven ci abbandona per migliori (o peggiori) lidi, ma Christopher e Urania non ne hanno ancora idea, e avranno bisogno di qualche altro post d'indagine per accertarsi di dove sia finito.
Gli faccio i miei complimenti per aver resistito così a lungo, ora la sua avventura si sposta altrove (posterò qui il link della nuova discussione appena sarà aperta), e purtroppo dovrò chiedergli un altro po' di partecipazione prima di poter definire l'intera faccenda conclusa. Ma le statistiche, si sa, non possono aspettare.

Leopolis ottiene 1 punto exp e 2 punti stat per il duello, e 5 punti stat e 3 punti exp per la conseguente quest, per un totale di 4 punti exp e 7 punti stat.
Tuttavia, nell'incendio da lui stesso appiccato, perde anche i seguenti oggetti:
~ Ciondolo della Fenice
~ Stivali Drow
~X2 Artiglio del Drago sminuzzato
Che dovranno essere cancellati dalla scheda, e che comportano la sottrazione di 16 punti mana e 3 punti salute (sei libero di comprare nuovamente gli oggetti, non contano come una seconda copia). Hai una settimana per aggiornare i malus.

Oltre a questo, Leo, c'è qualche condizione che il tuo nuovo status di ricercato ti conferisce. Sono descritte nello spoiler che segue.
- Nelle settimane che seguiranno il tuo show alla Congrega dei Duellanti, la tua faccia sarà su tutte le testate del mondo magico, e le tue gesta narrate in maniera più o meno precisa in vari articoli (considerato che nell'incidente sono morte una decina di persone, non si tratta di belle parole). Da questo momento è dunque presumibile che più o meno ogni abitante del mondo magico capace di leggere possa riconoscere il tuo pg guardandolo in faccia per più di qualche istante, con reazioni variabili.
- Per partecipare al duello hai dato il tuo nome e registrato la tua bacchetta, che sono noti alle forze dell'ordine. Ogni tentativo di accedere a un edificio che richieda una qualche forma di identificazione verrà seguito da immediata reazione da parte dell'Ufficio Auror, che procederà al tuo arresto. Tra questi edifici sono compresi il San Mungo, il Ministero della Magia e la Gringotts Bank.
- Riguardo alla Gringotts Bank, il tuo conto è congelato e bloccato fino a data destinarsi, e non ti sarà possibile effettuare alcun prelievo o versamento. E' plausibile che al momento del duello tu avessi circa 30 galeoni "in contanti": tale somma sarà l'unica quantità di denaro alla quale potrai accedere fino a che il tuo status di ricercato durerà, a meno che tu non ti procuri più soldi.
- Le tue proprietà immobiliari note al Ministero della Magia saranno immediatamente requisite, perquisite, e tenute sotto osservazione. Sarà dunque necessario che tu ti trovi un nuovo alloggio per far sopravvivere il tuo pg.
- Ogni tua interazione con la società del mondo magico, se non supportata da travestimenti e altri provvedimenti atti a nascondere la tua identità, potrà trasformarsi senza preavviso in una quest di cattura, in seguito alle conseguenze del punto uno. Questo tipo di quest è limitato a 1 quest di "fuga/cattura" alla volta, dunque qualora venissi sorpreso a cercare di comprare qualcosa in un negozio non potrai svolgere, fino alla fine di suddetta quest, altre role che possano dare vita a una seconda quest di fuga/cattura. Esse sono da considerare limitanti nel massimale di una quest/duello alla volta, ma eventuali quest nelle quali ti fossi imbarcato prima di essere costretto in una quest di fuga potranno continuare a svolgersi normalmente; non ne potrai però aprire di nuove.

Tutti i punti riportati valgono, anche se non in maniera così assoluta, in tutti gli altri paesi del mondo magico (dove verrai arrestato se identificato, ma non sarai riconoscibile a prima vista come nel Regno Unito).


Verrai avvisato via mp sul quando e dove la quest proseguirà (presumibilmente a breve, impegni rispettando).
A tutti gli altri auguro buon proseguimento.

Prossima scadenza: 13/11, ore 00:01




 
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kapitän
view post Posted on 12/11/2017, 18:27




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Alla sgradevole, nota sensazione della Smaterializzazione segue quella sgradevole e poco familiare del tuffo nell’acqua gelida. Senza bisogno di usare la vista ho la netta impressione di ricomparire in fondo al pozzo; il rombo delle cascate mi sovrasta e le goccioline di acqua nebulizzata mi pungono il viso. Sotto di me… sotto di me non sembra esserci nulla. Cado per un istante che sembra durare un minuto, per un riflesso istintivo l’aria che avevo accumulato nei polmoni prendendo fiato cerca di uscire incontrando la resistenza della bocca serrata.
Ho quasi modo di percepire una turbolenza nella vasca, come se il lago sotterraneo si aprisse per inghiottirmi o come se una gigantesca bolla d’aria esplodesse sotto al pelo dell’acqua.
Poi l’impatto.
Trafiggo la superficie come un coltello, in posizione verticale, ma non ho modo di distinguere la sensazione di bagnato che sale dai piedi al capo. È come se un cannone mi avesse sparato contro una gigantesca palla di ghiaccio: un brivido mi percorre come una scossa elettrica. Immediatamente mi sento scuotere dalla corrente, come nel mare mosso in prossimità di una scogliera, ho la netta sensazione di subire la pressione dell’onda e poi della sua riflessione.
Apro gli occhi, più che altro per una reazione incontrollata. Il liquido è torbido e turbolento e non mi permette di vedere molto distante. Mi sembra di scorgere il bordo della cisterna, ma si tratta di un’ombra poco definita. Non so nemmeno in che direzione sto guardando, la forma cilindrica dello spazio non mi aiuta ad orientarmi. In ogni caso non vedo nulla, nemmeno l’accenno di una silhouette, che possa sembrare un corpo umano.
I vestiti sono in un attimo fradici e appesantiscono i miei movimenti. Do un paio di colpi decisi con le gambe cercando di raggiungere la superficie o quantomeno di non lasciarmi trascinare verso il basso. Avendo preso fiato prima del tuffo dovrei poter resistere un altro mezzo minuto, ma il corpo, nella concitazione del momento, cerca aria con cui riempire i polmoni anche per una questione psicologica.
Non potendo vedere più di tanto ed essendo limitato nei movimenti, decido di procedere in altro modo. Ho la bacchetta saldamente in pugno.
Cerco di estendere la sensazione propriocettiva sino a visualizzare la forza magica nelle mie membra, poi provo a concentrarla verso il mio braccio destro e infine nella bacchetta che ho in mano. È un po’ come impastare la materia con la mente, l’energia sembra fluire lentamente verso la destinazione. Con un grande sforzo di volontà immagino di spedire invisibili fili dalla punta della mia bacchetta in tutte le direzioni, puntando ad un’estensione dell’incantesimo pari approssimativamente alle dimensioni della vasca piena di liquami. Questa lunghissima giornata sembra non apprestarsi mai a finire, la caccia sembra infinita, ma ancora non ho perso le speranze. Un ultimo sforzo. Quante volte ho chiesto al mio corpo un ultimo sforzo? Dieci? Non ho tempo di volgere lo sguardo al passato, devo guardare avanti e l’obiettivo sembra vicino; penso ai pedi del Mangiamorte che ho visto scomparire pochi istanti fa sotto al pelo dell’acqua.
Chiudendo gli occhi per focalizzare meglio l’attenzione, con le labbra serrate mentre, come un sospiro, poche bolle d’aria escono dalle narici, penso alla formula, che risuona a chiare lettere nella mia immaginazione, come una cantilena, con gli accenti sulla seconda sillaba di ogni parola. “Homènum Revèlio”.


HP 144/179 ♦ body 133/133 ♦ mana 127/127 ♦ EXP 26.5
active bacchetta, portafogli, distintivo Auror.

 
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view post Posted on 13/11/2017, 12:30
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Come ho già scritto al Master Adepto due giorni fa (ma non ho ricevuto risposta, perciò ribadisco) per problemi personali non posso postare per concludere questa quest. Autorizzo a considerare il mio pg svenuto o chessò.
 
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view post Posted on 27/11/2017, 12:50
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Urania "Rue" Donovan

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Nessun
altro piranha comparve oltre il pelo dell'acqua e quello che avevo scorto s'inabissò nuovamente. Il mio incanto ero riuscito? I tre pesci erano adesso sulle tracce del terrorista o avevano ignorato la mia volontà? Non potevo saperlo. L'incertezza e la titubanza accompagnava quel momento di stasi, sospeso in un tempo silenzioso, infranto solamente dal riverbero della cascata contro le pareti della fogna.
Vidi Kappa apparire sul fondo della conca. Mi sporsi per incatenare i miei occhi alla sua figura e non perdere i suoi movimenti. E, nell'istante successivo, una strana anomalia distorse il liquido. Mi accorsi - anche da quella altezza - che l'impatto del mio amico non fu così leggero; sprofondò chiaramente più del previsto e, poi, non lo vidi più.
«Kappa!»
Un nodo mi strinse lo stomaco e istintivamente mi sporsi di più, tenendomi saldamente alla sbarra con la mano sinistra, ma lui non riemerse. Era alle calcagna del fuggitivo? Lo aveva individuato? Lo aveva afferrato? E come si sarebbe risolta quella scena, nelle profondità dell'acqua? Mi fidavo di Kappa e sapevo che sapeva badare a se stesso. Non dovevo temere per lui. Non dovevo. Eppure, la mano stretta intorno al ferro freddo tremò appena.
Cosa potevo fare per lui? Cosa potevo fare per me stessa?
Mi sentivo bloccata. Tutto quello che era accaduto prima, tutta la forza e l'energia che avevo tirato fuori prima di scendere in quella fogna sembravano improvvisamente svanite. Mi sentivo soffocare sotto il peso del mio corpo ferito. Avevo perso, forse, troppo sangue? O forse, a schiacciarmi era quel vicolo cieco in cui eravamo capitati. Vicini eppure lontani. Ad un passo dal catturarlo eppure fissati in un istante di pura indecisione. Kappa, infine, si era buttato, venendo inghiottito dal liquido maleodorante. E le mie gambe, invece, impastate tra loro e al suolo, minacciavano di abbandonarmi prima dell'ultimo sforzo.
Attesi. Ma la preoccupazione per il mio amico e la frenesia della cattura erano tali che, nonostante la logica mi chiedesse di fermarmi, mi spinsi ancora un po' con l'idea di compiere a mia volta un balzo. Ma, ancora una volta, la razionalità mi venne in soccorso. Non avrei saltato, sarei caduta. Non avrei avuto la forza di resistere a quell'impatto, non potevo farlo. Non dovevo. Se c'era qualcuno che poteva portare avanti la cattura, in quel momento, quello era Kappa. Ed io sarei stata lì, a seguire i gorgoglii dell'acqua, senza perdere nemmeno un'increspatura. La bacchetta stretta nella mano destra, lo sguardo deciso e concentrato. Su qualsiasi cosa sarebbe stato necessario fare.









PS. 192 >> 83
PC. 125 >> 103
PM. 140
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-Distintivo Auror
-Bacchetta
-Coltellino
-Elastico
-Portafogli

-tre anelli (l'anello del potere, in quest blocca l'avversario per due turni; l'anello con il punto luce della salute, +10 Salute; l'anello con il punto luce del mana, +10 Mana)
-due ciondoli, uno su una collana a girocollo (Ametista degli gnomi, pietra dalla forma circolare che emana una luce misteriosa quando il sole tramonta, +5 Mana) e l'altro ad una catenina più lunga (Ciondolo della Scaglia di Drago, lucente, dai riflessi perlacei, simbolo di grande forza, +5 Salute, +5 Corpo, +5 Mana).

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Chiedo venia per il post piccolo. Il Master mi ha fatto presente che potevo rispondere, seppur in ritardo.
 
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view post Posted on 4/12/2017, 23:13
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Il Fato

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La melma nella quale Christopher era affondato sembrava ancora smossa da quella strana onda generatasi all'improvviso, una sorta di "risucchio" che aveva dato vita a una serie di contrazioni, e correnti, e spostamenti vari. Ma anche contando il peso aggiunto dei suoi abiti, ora fradici di quella che solo qualcuno di estremamente cortese avrebbe potuto definire "acqua", non c'era cosa che potesse impedire a quel giovanotto dalle vene inondate di adrenalina di raggiungere nuovamente la superficie. L'aria gli esplose sul volto, fresca, cortese, e i polmoni per niente affaticati poterono riempirsi di nuovo del benefico ossigeno mentre diversi metri più sopra un'ondata di sollievo pervadeva la sua collega, costretta dalle ferite a farsi semplice spettatrice di quell'eroico tentativo. Aveva deciso di prendersi un rischio, ma con coscienza e giudizio, ma nonostante non avesse fallito non si poteva certo dire che fosse stato un successo: del ricercato neanche l'ombra, ed eccolo lì, a faticare per tenersi a galla mentre lo sguardo percorreva frenetico la superficie di quell'enorme pozza melmosa.
Forse già il sospetto, l'intuizione, si erano fatti strada nella sua mente quando infine alzò la bacchetta e dichiarò affannato il suo intento, un chiaro ordine che la bacchetta non tardò a recepire. Un istante dopo eccola schizzare, guidando il suo polso, una brusca quanto improvvisa deviazione che come una lenza tirò il suo sguardo; ma si sarebbe presto reso conto di aver preso un abbaglio, quando i suoi occhi avrebbero incontrato quelli di Urania, a cui il legno puntava: L'unica presenza umana nel raggio di diversi metri. Il resto avrebbe potuto intuirlo da solo.

Era dunque quello un fallimento? Erano intervenuti sulla scena e, al di sopra di ogni aspettativa, si erano scontrati direttamente con un mago che l'esperienza aveva dimostrato essere di straordinario potere, riuscendo persino a sopraffarlo. Cosa aveva determinato infine quel buco nell'acqua? Sfortuna? Inesperienza? Nei giorni seguenti avrebbero avuto modo di rimuginarci sopra, darsi la colpa, maledirsi o consolarsi, in un intricato labirinto di idee e ricordi distorti dalla foga del momento, ma le ferite che ciascuno di loro portava erano la prova di come fossero stati pronti a sacrificare la propria stessa carne, il proprio sangue, per gli ideali che incarnavano.
Il loro lavoro non era terminato. Sulla superficie della strada, l'insperato aiuto divino incarnatosi nelle vesti di quella misteriosa Strega stava continuando a limitare i danni dell'Ardemonio, mentre nei dintorni un tripudio di corpi ministeriali faceva sì che quel pericoloso incidente magico non coinvolgesse le memorie o i corpi degli ignari babbani. Era una macchina efficiente e, aihmé, mai priva di lavoro: tempo dieci ore non ci sarebbe stata testata giornalistica babbana o comare curiosa che non stesse parlando dell'accaduto, annunciando però con estrema convinzione che si era trattata di una fuga di gas. Potevano ancora avere un peso in quella faccenda, c'era ancora tanto da fare.




Ben fatto a entrambi. Avrei voluto approfittare ancora un po' della vostra pazienza, ma la quest si è dilungata abbastanza e avete già dato prova delle vostre qualità. Vi chiedo soltanto un post conclusivo (nel quale vorrei faceste sottointendere quale è il vostro successivo corso di azioni, se tornate alla base o restate ad aiutare, o che altro) prima di assegnare anche a voi le tanto attese ricompense, e qualche giudizio personale.
 
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view post Posted on 21/1/2018, 17:56
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Il Fato

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Giovani! Il tempo è finito, siete pregati di produrre un post nella prossima settimana, e chiudiamo la questione :amen:
 
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view post Posted on 24/1/2018, 11:38
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Urania "Rue" Donovan

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Quando
Kappa riemerse dall'acqua lo vidi spaesato. Dov'era il fuggitivo? Non era riuscito a prenderlo? Possibile fosse scomparso sul fondo della conca? Poi, repentina, la bacchetta del mio amico schizzò nella mia direzione, come trascinata da una forza invisibile. Incontrai i suoi occhi attenti e vidi il braccio teso, colmo di tutti i miei dubbi. Mi accorsi del mio respiro serrato e provai a moderarlo fino a farlo tornare ad un ritmo regolare.
«E' fuggito» dissi, ma non era certo una domanda. Tirai le labbra in un sorriso rassegnato, stringendo più forte la mano sinistra alla sbarra a cui mi reggevo. Non avevamo fatto abbastanza? Cosa avevamo sbagliato, due contro uno? Era stata colpa mia? Avevo ceduto troppo presto sotto il peso delle ferite? Non riuscivo a darmi una risposta. Ma ero sicura che, in un modo o nell'altro, le cose sarebbero potute andare diversamente. Non avevo mai dato un enorme peso alla fortuna; credevo che contassero quasi esclusivamente le azioni e le scelte; il resto era discutibile.
L'unica consolazione era il fatto di averlo visto per bene in faccia. Avevo la figura di quel terrorista stampata nei ricordi: il suo intero corpo, le sue espressioni, la sua gestualità, la sua voce. L'avremmo individuato e fermato, non poteva avere lunga vita. O, quanto meno, non poteva continuare ad avere la vita indisturbata e anonima che aveva condotto fino a quel momento. Sarebbe diventato un ricercato e, questo, mi dava una piccola e marginale soddisfazione.
«Risali, non c'è più niente qui per noi» dissi poi, ancora sporta oltre il precipizio. «Io torno in superficie per vedere se c'è bisogno di aiuto» aggiunsi, tirandomi all'indietro fino a tornare al di là delle sbarre, nuovamente sul marciapiede di pietra che costeggiava il fiumiciattolo.
Percorsi il tragitto al contrario, facendomi luce con un Lumos; lo lanciai con il braccio ben disteso, concentrata sull'intensità del fascio che avevo intenzione di produrre: non ci sarebbe stato bisogno di una luminosità eccessiva. Quando fui nei pressi della voragine terminai l'incanto: la luce che proveniva dalla superficie rischiarava una grossa porzione sottostante. Infilai la bacchetta nella giacca e feci forza sulla braccia, avvertendo numerose fitte. Impiegai la scala e risalii i pochi gradini, quindi mi arrampicai nell'ultima parte rocciosa sotto la superficie stradale.
Quando riemersi, il caos che avevo lasciato poco tempo prima mi parve perfino aumentato. Voltai subito la testa verso l'Ardemonio, preoccupata di capire a che punto fosse la sua estinzione. Notai, con enorme sollievo, che l'abile Strega, arrivata da noi come un deus ex machina, era ancora lì a compiere le sue preziose magie. Sorrisi appena; un'espressione più rilassata si dipinse sul mio viso. Non potevo esserle d'aiuto quindi, dopo aver atteso qualche secondo, spostai gli occhi sulle decine di uomini impegnati a arginare i danni sulle memorie e sui corpi di civili e babbani.
Andai nella direzione di un gruppo di tre ministeriali. Mi muovevo lenta e sentivo il mio corpo decisamente indebolito ma potevo ancora fare qualcosa; non sarei tornata subito al Quartier Generale, non era ancora finita. Mi presentai, stringendo la mano a tutti e tre, quindi chiesi qual era la situazione e le urgenze. Mi venne comunicato che nel giro di dieci ore la zona doveva essere completamente sgombra, pulita e sicura; che si sarebbe parlato di una fuga di gas dalle proporzioni spropositate. Offrii il mio aiuto per castare gli opportuni Oblivion e prestare i primi soccorsi a chi era stato ferito. Sarei rimasta il tempo necessario per terminare al meglio il mio incarico.







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-due ciondoli, uno su una collana a girocollo (Ametista degli gnomi, pietra dalla forma circolare che emana una luce misteriosa quando il sole tramonta, +5 Mana) e l'altro ad una catenina più lunga (Ciondolo della Scaglia di Drago, lucente, dai riflessi perlacei, simbolo di grande forza, +5 Salute, +5 Corpo, +5 Mana).

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Post di chiusura. Chiedo scusa per il ritardo.
ps. Sono rimasta vaga nella scena in superficie non sapendo bene fin dove le mie azioni potessero spingersi.
 
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kapitän
view post Posted on 26/1/2018, 17:25




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Più dell’ossigeno che torna a riempirmi i polmoni, mi dà sollievo l’aria gelida che mi asciuga il viso. Finalmente emerso da quella pozza putrida; il cuore mi batte in gola mentre le gambe assestano pochi colpi decisi per mantenermi a galla. Il mio animo è colmo di delusione e ormai la speranza non è che una flebile luce lontana; prima ancora di vedere gli effetti dell’incantesimo sono quasi certo che il Mangiamorte sia riuscito a scappare. L’unica consolazione è il pensiero che gli ingranaggi della giustizia si metteranno in movimento, e da quella macchina lenta ma inarrestabile difficilmente riuscirà a fuggire.
Lo strattone al mio braccio riaccende per un istante la speranza: la bacchetta in legno di melo, che fino ad un attimo prima giaceva inerte, esausta nella mia mano, si ravviva trasportando la mia attenzione verso l’alto. Verso l’alto? Non è possibile, è la direzione sbagliata. Alzo il capo lentamente, già realizzando il malinteso. Il mio sguardo incontra quello di Urania e ho la certezza che lei possa ritrovare, nei miei occhi umidi, tutta la frustrazione e la stanchezza che la schiacciano verso il suolo come un grave. Non parlo, ma le sorrido, perché la vedo tesa come una corda sul punto di spezzarsi. “È finita”, sussurra il mio sguardo commosso, “siamo sopravvissuti, siamo ancora insieme”. Il pensiero che uno di noi due sarebbe potuto morire quel pomeriggio si fa sempre più spazio nella mia mente man mano che l’adrenalina si diluisce nelle mie vene.
Vorrei quasi rimanere lì, a galleggiare in quell’utero putrescente, aspettare che qualcuno venga a tirarmi fuori. Aspettare di essere preso in braccio e portato via come un bambino. Ma… no, questa non è un’opzione. La mia missione non è finita, non intendo essere un chirurgo che lascia la sala prima che l’anestesista abbia risvegliato il paziente, Urania non se ne sarebbe andata, l’ho compreso dalla determinazione nel suo sguardo buio.
Non trovo più slancio, ora che la missione è fallita; non mi eccita la prospettiva di aiutare a controllare i danni. Ma devo farlo. E allora spegniamo il cervello, andrò avanti per inerzia. La bacchetta è già lì, puntata verso l’alto. Vedo distintamente la griglia in cima al pozzo, nonostante la penombra. So che alcune sbarre sono allentate o divelte, la mia attenzione si concentra su quelle che dovrebbero essere più salde. Giro il polso tre volte in senso orario partorendo nella mente l’immagine di una corda di luce che si annoda attorno all’obiettivo. È il pallido riflesso dell’incantesimo che avevo utilizzato per allontanarmi dal sudario di fiamme che stava per cingermi in un abbraccio mortale, ma ora sono tranquillo, solo sul fondo della cisterna, senza pericoli mortali pronti a strapparmi la vita di dosso. Strizzo gli occhi, raccogliendo quello che è rimasto della mia determinazione, focalizzando un’ultima volta il laccio luminoso che avrebbe dovuto tirarmi fuori da quel buco.
«Carpe Retràctum». Sibilo la formula tra i denti accentando la lettera a, sottovoce, per me stesso e nessun altro, ma con fermezza.

Se l’incantesimo riuscisse, mi arrampicherei fuori dal sistema di fognature percorrendo il marciapiedi nel verso contrario – per fortuna non ci sono grandi possibilità di perdersi – usando la scaletta di metallo divelta e issandomi sul pavimento franoso fino a raggiungere il piano stradale. Qui mi guarderei attorno come un sopravvissuto ad un bombardamento, realizzerei che alcuni edifici sono rasi al suolo, e che la strega dai lunghissimi capelli castani sta ancora combattendo contro l’Ardemonio. Mi lascerei sfuggire un sospiro di sollievo e seguirei con lo sguardo le nuvole di fumo che, alzandosi come serpenti bianchi dalla cenere, si annodano nel cielo smorto di Londra. Alzerei lo sguardo, per un secondo, e mi lascerei ferire gli occhi dalla luce, così che nessuno possa capire se sono commosso o abbagliato.
Poi comincerei a muovermi, come una comparsa sul palcoscenico, nel sistema dei soccorsi. Cercherei un responsabile tra i dipendenti ministeriali e chiederei di cosa posso occuparmi, se ci sono feriti da assistere, aree da mettere in sicurezza, Babbani da Obliviare. E procederei nel mio lavoro.
Ma, prima di tutto questo, cercherei Urania. Non per abbracciarla, consolarla, non per darle o cercare conforto. Quello accadrebbe più tardi. Le chiederei se ha visto bene il ricercato – deve essere così, per come sono andate le cose – e le direi di bruciare l’immagine del suo volto sotto alle palpebre, di aggrapparsi a quel ricordo con tutte le sue forze, perché prima di sera sarebbe finito in un Pensatoio al Quartier Generale Auror per produrre l’identikit più preciso della storia.
La missione non è finita. Faremo tutto ciò che sarà necessario.


PS Immagino che in un post conclusivo si possa tollerare un certo grado di autoconclusività, ma ho preferito usare il condizionale nella seconda parte. Va da sé che, se l'incantesimo dovesse fallire, continuerei a provare o utilizzerei la Smaterializzazione. Non l’ho scritto, ma ho dato per scontato che i falchetti siano scomparsi quando la mia volontà di mantenerli “in vita” si è spenta.

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view post Posted on 28/1/2018, 12:51
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Il Fato

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E' giusto che ogni avventura, per quanto lunga, arrivi a un termine. E così è anche per questa, ma è anche giusto che ogni grammo di impegno venga premiato.
Ricevete entrambi 5 punti statistica (sarebbe a dire 5 punti mana, 5 punti salute, 5 punti corpo) e 3 punti esperienza.

Ci tengo qui a fare un appunto per kapitan: cerco in generale di non esprimere valutazioni tecniche sul role degli utenti, ma non posso esimermi dal fare un apprezzamento per come hai gestito la seconda parte della quest. Se fino all'entrata nel condotto fognario mi sei sembrato piuttosto passivo e scoordinato - rimbalzavi da una parte all'altra della mappa senza un'apparente obiettivo - ti sei poi trasformato in un vero e proprio protagonista, sia dal punto di vista delle azioni che da quello del roling. Circa quest'ultimo punto ti ringrazio, per aver mostrato con estrema efficacia a un estimatore della terza persona gli indiscutibili punti di forza della narrazione in prima persona, resa maggiormente distinta dall'uso del tempo presente. Per questo e altri meriti guadagni 1 punto mana aggiuntivo.

E' stato un piacere masterarvi, signori.
Non mi resta che augurarvi come sempre buon game, e buon divertimento.
 
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116 replies since 9/5/2017, 23:34   3837 views
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