L'incantesimo Magisterium fonda le sue basi nella lingua antica, dove la parola magistre stava a significare essere maestro e difatti imparando tale incantesimo si diventa Maestri dell'Arte Magica. Qualora ci si trovi in difficoltà con una creatura, o un incantesimo di cui non si conosce la formula inversa, questo, va a crearlo dal nulla. Oltre ad una castazione perfetta però, il mago che lo adopera deve essere fiducioso di se stesso oltre ogni modo e particolarmente carismatico. Quindi anche se la situazione sembra rivoltarsi contro, dev'essere in grado di tornarla a dominare come se nulla fosse successo.
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I
«
Sei sicuro di volerlo fare?»
La domanda di Sam irruppe nel medesimo istante in cui Aiden aprì la porta della stanza vuota all’interno del British Museum. Dal canto suo il giovane Auror si limitò ad annuire con decisione, mentre avanzava al centro della struttura.
«
E se fosse pericoloso?»
A quel punto Aiden si voltò verso suo fratello e, con un cenno del capo, lo invitò a chiudersi la porta alle spalle, per poi replicare con un «
Non dire sciocchezze!» Sondò velocemente l’ambiente, in cerca di una fonte ispirativa che gli permettesse di sviluppare quella esercitazione in modo del tutto sicuro. Non che vi fosse nulla di preoccupante nel
Magisterium, in fin dei conti non rientrava nella categoria degli incantesimi offensivi, ma si trattava solamente di un potente controincantesimo. Sapeva, però, di dover rassicurare suo fratello in tutti i modi possibili e, proprio per questo, decretò di spostare il tavolo centrale verso uno dei lati della stanza. «
Se può farti stare tranquillo, potremmo spostare quel tavolo da una parte.» disse infine, indicandolo. Sam sospirò profondamente, alzando le spalle con impotenza e accingendosi ad aiutare il fratello senza dire nemmeno una parola; sapeva che Aiden era irremovibile, cocciuto com’era non aveva nulla di cui stupirsi.
«
E ora?» chiese qualche secondo dopo che ebbero spostato il tavolo e posando lo sguardo sul suo fratellino, il quale si stava accingendo a tirare fuori un libro di incantesimi dallo zaino, per poi adagiarlo sulla superficie piana del mobile appena messo da parte.
«
Mettiti al centro della stanza, per favore. E non parlare, mi serve concentrazione.» rispose in tono asciutto, gli occhi fissi sul libro e cercando di ripassare i punti salienti dell’incantesimo, mentre percepì Sam muoversi con un sonoro sbuffo. Aveva trascorso settimane nel disperato tentativo di capire come riuscire a compiere una simile magia, analizzando in profondità le proprie capacità e ragioni affinché lo aiutassero ad ottenere il successo. Il
Magisterium richiedeva una ferrea fiducia in se stessi e uno spiccato carisma: qualità che possedeva, ma che necessitavano di una limatura più definita e curata affinché gli garantissero il raggiungimento del proprio obiettivo, padroneggiando una magia tale da spezzare un incantesimo di cui non si conosceva la formula inversa. Saper generare il
Magisterium avrebbe reso il Mago o la Strega in questione un Maestro dell’Arte Magica, ma non era l’ambizione personale a guidare l’Auror, bensì quella legata al proprio dovere e lavoro; era sempre stata quella la ragione che induceva Aiden ad apprendere sempre più incantesimi, a perfezionarsi persino con la magia più complessa e difficile da padroneggiare.
Era quindi questo Aiden Weiss: un Mago avido di conoscenza, desideroso di accrescere la propria forza magica. E ci sarebbe riuscito, costi quel che costi.
La mente si focalizzò su un incantesimo che non causasse danni a suo fratello, ma sufficiente a metterlo in serie difficoltà con l’esaurimento dell’effetto, in quanto non lo aveva ancora sperimentato in prima persona. Disegnò nell’aria un otto rovesciato, il polso non eccessivamente rigido, per poi eseguire una sorta di rapida stoccata nella direzione di Sam. «
Parclàudo!» scandì con chiarezza, facendo attenzione alla pronuncia, così che potesse apparire come un’ordine, generando una robusta rete argentata che andasse a chiudersi attorno al fratello e appendendolo al soffitto. Solo in una simile condizione avrebbe ottenuto il giusto slancio per produrre un
Magisterium completo ed efficace, sapendo che Sam era in serie difficoltà e che doveva liberarlo a tutti i costi.
Una scia argentata partì dalla punta del catalizzatore e andò a tessere una rete attorno alla figura di suo fratello, fino ad appenderlo al soffitto.
L’incantesimo colse Sam talmente alla sprovvista che agitò un pugno nella direzione di suo fratello minore, il volto contrito e offeso. «
Ti pare il caso di appendermi come un salame?» sbottò, furioso.
«
Sam, credimi, mi dispiace ma non ho avuto scelta. Questo incantesimo non è pericoloso, mi serve solo come incentivo a fare del mio meglio per liberarti con il Magisterium. Rilassati, non devi fare nulla.»
«
"Rilassati, non devi fare nulla!"» scimiottò, imitando le ultime parole di Aiden, il volto sfigurato dalla rabbia.
Il giovane Auror sospirò profondamente, spazientito dal comportamento di suo fratello, alzando gli occhi al cielo. Per un misero istante meditò di lasciarlo in quella stanza appeso al soffitto e andare a cercarsi un nuovo partner per quell’esercitazione, ma voleva troppo bene a Sam per abbandonarlo in quel modo, anche se era snervante a volte.
Aprì il libro di
Tecniche e Magie Superiori alla pagina riguardante il movimento con la bacchetta e lo tenne con la mano libera - la sinistra -, per poi prendere posizione e puntare la stecca di Biancospino contro la rete argentata. Doveva disegnare un rombo e partire dal vertice alla sua sinistra, ovvero da Est, fino a completarlo con il punto a Sud e colpirlo nel centro della figura. Era chiaro, nulla di così complicato. Puntò dunque la bacchetta verso il primo angolo del rombo che avrebbe disegnato in aria, ruotando il polso, per poi salire verso Nord, passare ad Ovest e, infine, scendendo a Sud con movimento del polso a seconda della direzione presa. «
Magisterium!» scandì, colpendo nel centro del rombo, ma senza ottenere nulla: la rete era ancora racchiusa al corpo di Sam, il quale pendeva dal soffitto con un broncio senza precedenti; questo fece riflettere il giovane Weiss, pizzicandosi la barba con aria pensierosa.
II
Dove aveva sbagliato? Cosa gli era mancato durante l’esecuzione?
Per esperienza sapeva che la prima non era mai buona e quello che voleva tentare di produrre era un incantesimo complesso rispetto agli incantesimi al quale si era già approcciato; per questo non si demoralizzò, ma cercò di analizzare gli errori commessi con estrema minuziosità e attenzione.
Ho scordato gli accenti! pensò dopo qualche minuto di riflessione, premendosi un palmo sulla faccia. Si sentì come un novellino, proprio come uno studentello del primo anno al quale doveva ancora essere spiegato che la pronuncia era tutto, che senza di essa non si poteva sperare di evocare nemmeno il più banale degli incantesimi.
E ho colpito il centro prima, non in simultanea come il libro spiega! Sospirò profondamente, aggrottando la fronte, sentendosi doppiamente idiota per quegli errori grossolani.
Si rimise in posizione, determinato come non mai a rimediare alle falle compiute in quel primo approccio e sperando di ottenere una maggiore fortuna con il tentativo imminente. Aiden si concentrò, focalizzò la propria attenzione nel voler creare un rombo perfetto e che potesse sprigionare gli effetti dell’incantesimo, andando a spezzare le fibre argentate che tenevano Sam prigioniero. Partì da Est e salì a Nord, per poi procedere verso Ovest e Sud, il tutto ruotando il polso nella direzione presa; quando poi fu sul punto di colpire il centro del rombo con un gesto secco, Aiden si impegnò nel sincronizzare bene il movimento con la pronuncia dell’incantesimo.
«
Si può avere un cuscino? Sto scomodo!»
«
Ma-gist-eeeeeeee-ehhhh!»
III
Lo sguardo blu di Aiden incenerì suo fratello nel momento in cui la pronuncia dell’incantesimo andò a farsi benedire, assieme alla propria pazienza. Come aveva potuto interromperlo in quel modo proprio quando l’aveva sicuramente visto alle prese con l’esecuzione del rombo? Non avrebbe potuto aspettare l’ennesimo fallimento o il successo, magari venendo persino liberato in tempo prima di sentirsi ulteriormente scomodo?
Non riuscì a capire cosa passasse per la testa a Sam in quel periodo, sembrava nervoso e maggiormente incline a sbalzi d’umore continui, inducendolo a comportarsi alla stregua di un bambino capriccioso. Che avesse qualche problema a lavoro o con la compagna?
Oh, andate al Diavolo! Tu e Kristen! pensò, distogliendo infine lo sguardo da Sam e scuotendo la testa energicamente, tornando dunque alla propria esercitazione. Avrebbe parlato con suo fratello una volta fuori dal British Museum, davanti ad una tazza di caffé, mentre ora si sarebbe focalizzato soltanto sul
Magisterium, eliminando ogni possibile distrazione.
Puntò la bacchetta contro la rete e partì a toccare i vari punti cardinali nella sequenza corretta: Est, Nord, Ovest, Sud. Il polso ruotò nelle direzioni correlate ai vari vertici da raggiungere, concentrato, finché non dovette colpire con un movimento secco il centro del rombo; a quel punto Aiden sincronizzò la pronuncia della formula con il gesto, andando a colpire il centro e scandendo in tono chiaro e deciso: «
Magisterium!» Stavolta si ricordò di accentare bene le giuste lettere dall’incantesimo, ovvero la A e la E.
Nella sua mente aveva immaginato di vedere la rete infrangersi in mille pezzi, dissolvendosi poi nell’aria come fumo, andando a liberare suo fratello da quella prigione che lo stava rendendo sempre più fastidioso. Eppure non successe nulla, non partì nemmeno la più semplice delle scintille dalla punta della stecca di Biancospino, e la rete era ancora intatta con un Sam che scoppiò letteralmente a ridere in faccia al fratello minore. Per Aiden quella palese derisione fu talmente bruciante che fu sul punto di evocare una frusta di fuoco da abbattere sulla faccia di Sam, ma si contenne.
IV
«
Non prendertela, capita a tutti di fare cilecca!»
La rabbia ribollì violenta in Aiden e la pelle, solitamente bianca, si tinse di un accesso rosso borgogna. Serrò i pugni lungo i fianchi e la mascella scricchiolò pericolosamente, minacciando di spaccarsi in mille pezzi. «
STA ZITTO, SANTISSIMA MORRIGAN!» tuonò con potenza inaudita, mettendo a tacere Sam nel giro di un battito di ciglio e lasciandolo esterrefatto.
Samuel Weiss non si sarebbe mai aspettato un’esplosione del genere, ma dovette ammettere di aver osato troppo nel solleticare i nervi del suo fratellino e che con quel suo comportamento non lo stava aiutando affatto. Fu proprio per tale motivo, sentendosi un pessimo fratello maggiore e poco motivante, che si ritrovò a scusarsi con Aiden. «
Mi dispiace, Aid, non avrei dovuto deriderti in quel modo. E’ solo che...»
«
Non preoccuparti, ok? Ne parleremo dopo, ora vorrei solo potermi concentrare a dovere.» tagliò corto l’Auror.
«
E se non ce la fai?»
«
Posso farcela e devo credere in questo. Sarebbe grandioso se anche tu ci credessi, Sam, sul serio. Davvero grandioso. Mi aiuterebbe tantissimo.»
«
E va bene, fratellino: crederò in te allora.»
I due fratelli si sorrisero a vicenda e il resto venne accantonato: Aiden aveva davvero bisogno di credere in se stesso e Samuel, con il suo atteggiamento e le battute fuori luogo, avevano compromesso la concentrazione del giovane Auror, spingendolo a compiere persino il più banale degli errori. Si era rivelato più un elemento di disturbo che di aiuto, facendo alterare un Mago al quale serviva una calma costante.
Una volta accantonato il loro piccolo diverbio, il più giovane dei Weiss presenti nella stanza affondò nuovamente la faccia dietro le pagine del tomo di magia, alla ricerca di ulteriori indizi che lo potessero aiutare nel comprendere gli elementi fondamentali per sprigionare un simile incanto, oltre a scoprire la possibile presenza di ulteriori errori nella sua ultima esecuzione.
In uno dei paragrafi descrittivi venivano esaltati due aspetti importanti, due chiavi che il Mago doveva avere ben chiari qualora volesse schiudere la Volta delle Arti Magiche. Il
carisma, la capacità di esercitare un forte ascendente sugli altri, sfoggiando una dialettica davvero singolare; poi l’essere costantemente
fiducioso in se stesso, anche quando la situazione era talmente disperata da indurre una resa, dimostrando quindi di possedere un’innata attitudine nel saper ribaltare le sorti di una determinata circostanza a proprio favore.
E Aiden? Aveva simili qualità?
Non si era mai dato per vinto, in nessuno modo, anche quando la Speranza minacciava di scomparire sulla faccia della Terra; ma aveva sempre trovato un modo per continuare a combattere, individuando ogni possibile cavillo che potesse tornargli utile nel trasformare l’andamento della situazione e porla a proprio vantaggio. Aveva assaporato diverse volte il gusto agrodolce dell’opportunismo, proprio come la volpe che era, sebbene - alla fine e certe volte - se ne pentisse amaramente; dal punto di vista lavorativo, Weiss non si faceva scrupoli ad avvalersi dei propri mezzi per prevalere, ma dal lato personale… beh, quello era diverso. Tuttavia non si soffermò molto sulla propria sfera privata, preferendo rimanere focalizzato sul proprio lavoro.
Un Auror, un guerriero, un uomo pronto a tutto pur di svolgere i propri doveri senza venire sopraffatto dai propri avversari, un Mago incline al dominio assoluto pur di giungere alla tanto agognata vittoria, una volpe che avrebbe sfruttato l’arguzia pur di salvaguardare la propria vita e farla franca con i predatori più feroci. E proprio il suo essere volpe -
in tutti i sensi! - lo rendeva, in un certo modo, persino carismatico. Sapeva come avvalersi della parola per convincere o far credere ciò che voleva alle persone, in base all'obiettivo che si era prefissato di raggiungere, indipendentemente dalla dissimulazione o dalla verità. Ciononostante il suo carisma risiedeva anche nel proprio Distintivo: esso, infatti, garantiva all’Irlandese una sorta di aurea autorevole che molti rispettavano o temevano; e con il suo modo di porsi nei confronti degli altri, specialmente ad Hogsmeade, aveva suscitato un moto di simpatia e rispetto.
Poteva quindi considerarsi un uomo davvero carismatico?
Beh, il fascino non gli mancava ed erano poche le fanciulle rimaste indifferenti davanti a lui.
Chiuse il libro e lo mise da parte, sentendosi montare un forte desiderio di prevalere sul
Magisterium: dopotutto, pensandoci bene, in quel momento era l’incantesimo stesso a rendere la situazione molto difficile ad Aiden, per via della sua complessità e per la grande forza d’animo che richiedeva nell'essere conquistato.
Fece un bel respiro profondo e prese posizione, disegnando nell’aria un rombo con una sequenza ben precisa - prima l'Est, poi il Nord e l'Ovest, infine il Sud - e ruotando il polso a sua volta, mentre la concentrazione si fece più intensa. Era sicuro di farcela, non aveva più elementi di disturbo e Sam credeva in lui, dandogli così una sicurezza in più in se stesso e in quello che faceva. Sentiva di poter
piegare la rete argentata, di poter esercitare il proprio ascendente e potere su di essa affinché rilasciasse Sam, scomparendo nel nulla così come era stata creata. Aveva tutti i requisiti e non poteva fallire: ecco perché la bacchetta andò a colpire il centro del rombo con un movimento secco, la voce che si coordinò affinché la formula e i gesti avvenissero in maniera simultanea. «
Magisterium!» scandì con chiarezza, ponendo gli accenti sulle giuste lettere.
Eppure, proprio quando pronunciò l’incantesimo, si sentì improvvisamente titubante. E se non ce l’avesse fatta? Se tutta quella presa di coscienza non fosse stata sufficiente? Che ne sarebbe stato di Sam?
La punta della bacchetta di Biancospino emise qualche piccola scintilla, ma nulla di più e allora Weiss ebbe davvero qualcosa per cui demoralizzarsi.
V
Si rigirò la bacchetta tra le mani, pensieroso, mentre la mente navigava ancora verso pensieri colmi di incertezza e lontani dalla fiducia in se stesso. Avrebbe giustificato molto volentieri quel suo fallimento, scaricando interamente la colpa sul proprio catalizzatore magico, accusandolo di aver fatto pieno sfoggio del più clamoroso caso di narcolessia nella storia delle bacchette; e invece l’Auror sapeva perfettamente che la colpa era solamente sua:
sua e di quel tentennamento in fatto di fiducia nelle proprie capacità che lo avevano reso vulnerabile ed incapace a produrre l’incantesimo.
Alzò lo sguardo su Sam, lo sguardo mortificato. «
Io… Io sono stato un debole. Perdonami...»
Samuel lo fissò dapprima con un misto di preoccupazione e confusione, finché arrivò a comprendere il dilemma che aveva attanagliato suo fratello durante l’esecuzione del
Magisterium. Sorrise ad Aiden con tutta la comprensione che possedeva. «
No, non è vero. Dubitare in se stessi è normale, è umano, e non devi vergognartene. Qualunque cosa tu abbia pensato, non deve condizionarti. Sai, all’inizio non riuscivo a tollerare il pensiero che avresti seguito le orme di mamma e di papà, speravo che non avresti mai continuato la tradizione di famiglia, perché non volevo che mettessi a repentaglio la tua vita. Ma poi ho notato in te una luce diversa e ho capito che era il solo posto in questo mondo che realmente ti appartenesse, dando così un senso alla tua stessa esistenza. Hai sempre saputo cosa fare, perché essere un Auror era tutto ciò che volevi e ti sei battuto per esserlo. Se Wilde ti ha dato quel Distintivo, qualcosa dovrà pur dire no? E non sei un debole, fratellino, ma sei l’uomo più testardo e più deciso che abbia mai conosciuto!» Ci fu un attimo di pausa, in cui Sam ridacchiò con una nota divertita, per poi tornare serio. «
Hai detto che devi farcela, quindi ora devi farlo e lasciare i tuoi dubbi in questa cavolo di stanza.»
Aiden si ritrovò a guardare suo fratello con gli occhi lucidi dalla commozione, nutrendo nei suoi confronti tutto l’affetto che poteva provare. Sam non era un semplice consanguineo, era il suo migliore amico, il suo complice, il suo confidente. «
Grazie, Sammy...» mormorò, tirando su con il naso.
Suo fratello gli aveva dato una ragione per credere maggiormente in se stesso.
Se era riuscito ad ottenere il Distintivo - anche se in realtà qualche timore di ricevere un no da Rhaegar l'aveva tormentato spesso durante il colloquio - era solo perché aveva sempre saputo che quello era il suo Destino. E se Wilde lo aveva assunto era poco probabile che dubitasse di lui, così come quando lo aveva punito con la sospensione per il proprio sconsiderato errore; perciò - probabilmente - il Capo Auror nutriva una certa fiducia e notevoli aspettative nei suoi confronti, e pertanto Weiss doveva affidarsi ad un simile pensiero affinché riuscisse nel proprio intento.
Voleva la piena fiducia del suo superiore? Allora doveva lottare per mostrarsi un Auror capace e pronto a tutto, combattendo finché aveva le forze per farlo e pienamente consapevole dei propri limiti. Ora però non aveva alcuna intenzione di tenere conto di ciò che poteva o non poteva fare, perché se lo avesse fatto allora non avrebbe raggiunto la piena fiducia in se stesso e lui ne aveva un estremo bisogno; doveva quindi sperimentare, provando e riprovando, quell’incantesimo finché ne aveva le forze, anche per molti giorni se proprio doveva, così da poter comprendere se ne era all’altezza o meno.
L’orgoglio e la testardaggine ribollirono in lui con prepotenza e non avrebbe mollato la presa tanto facilmente.
Bene. Così non mi lascerò sopraffare dallo sconforto del fallimento., pensò con decisione. Era quindi diventata una questione d’onore. La fiducia in se stesso sarebbe stata costantemente presente, impedendo all'indecisione di presentarsi a mettergli i bastoni tra le ruote.
L’ego del rosso riuscì a gonfiare sia il carisma che la fiducia nelle proprie capacità, spingendolo ad intraprendere l’ennesimo approccio con il
Magisterium. Nella sua mente vi era un pensiero costante:
Se posso influenzare le persone con giochi di parole, un sorriso smagliante o con il Distintivo, allora posso convincere quella cavolo di rete a lasciare mio fratello con la mia magia! Dunque voleva indurre la rete argentata ad aprirsi per lui e permettere a Sam di uscire e godersi la propria libertà. Un obiettivo preciso, un determinato effetto che voleva a tutti i costi realizzare.
Caparbio, Weiss si concentrò e placò il proprio animo da qualsiasi traccia di frettolosità, impazienza o qualsivoglia altro elemento di disturbo. Fissò le corde argentate e intrecciate tra loro, focalizzando il punto esatto in cui avrebbe disegnato il rombo immaginario; poi la bacchetta si mosse fluida, senza esitazioni, colpendo i quattro punti cardinali in senso orario, dall’Est verso Sud, ruotando il polso, e colpendo infine il centro con un gesto secco. Percepì un fastidioso prurito pungente all’altezza delle narici, ma non vi ci badò più di tanto, finché - quando fu pronto a pronunciare la formula - non starnutì con innata potenza. «
Magist-UUUUUHHHHH!»
VI
Il Destino pareva prendersi gioco di lui, piazzando dinanzi al rosso dei banali impedimenti che però erano alquanto fastidiosi ed intollerabili. Aiden sentì la propria ira avvampare come un incendio impossibile da domare, bramoso di distruggere qualsiasi cosa si trovasse sul proprio cammino, senza pietà, senza pensarci due volte. Eppure tenne a freno l’impulso selvaggio di mulinare la bacchetta e scagliare
Schiantesimi a raffica un po’ ovunque, nella remota speranza che ciò potesse aiutarlo a dare sfogo alla propria frustrazione.
Respirò a pieni polmoni e si passò una mano tra i capelli, tirandoli all’indietro, tornando infine padrone di se stesso. Le pagine del libro recitavano: “
Riuscire a tornare a dominare la situazione come se niente fosse, anche quando sembra volgere a proprio sfavore.”, quindi doveva restare calmo e tentare nuovamente come se nulla fosse accaduto.
«
Non è niente.» disse ad alta voce, più a se stesso che a Sam.
Si schiarì la voce e riprese velocemente posizione, con più determinazione di prima.
La concentrazione tornò a dominare in lui, armato di una fiducia in se stesso senza precedenti. Voleva rompere gli schemi, voleva abbracciare il fallimento affinché fosse il giusto trampolino di lancio verso il successo, in cui la demoralizzazione veniva rimpiazzata dal desiderio di conquista del dominio assoluto. Contro di lui aveva un incantesimo che non voleva uscire dalla sua bacchetta e liberare Sam, ma non si sarebbe fermato, non finché il
Parclàudo fosse rimasto operativo.
Ecco perché indusse la propria mente a creare un giusto scenario, in cui iniziò ad immedesimarsi in una situazione davvero disperata, densa di pericolo e dove il tempo scorreva contro di lui e Sam. Immaginò dunque di essere alle prese con un Mangiamorte che stava tenendo in ostaggio suo fratello, minacciando di ucciderlo e di restituirlo solamente dentro una bara se l’Auror non si fosse arreso. L’amore e la paura per Sam avrebbero spinto Aiden ad arrendersi, ma se invece si trattava solamente un
bluff? E se il Mangiamorte avesse assassinato Sam in ogni caso? Suo fratello cosa avrebbe pensato di lui dinanzi a quella resa? Era ovvio che sarebbe rimasto molto deluso da lui, mentre sua madre e Rhaegar l’avrebbero ritenuto non all’altezza del ruolo e sarebbe stato sollevato dal servizio con il massimo disonore.
No, Aiden non si arrese.
Agì. Si mosse con la destrezza di una volpe, deciso più che mai a liberare suo fratello affinché potesse aiutarlo in quella lotta contro il Male. Due contro uno: una mossa saggia, un chiaro segno di opportunismo ed intenzione nel prevalere ad ogni costo sull’altro.
La rete era l’ostacolo, il Tempo suo nemico.
Ma sapeva di farcela, ne era
assolutamente certo.
Est, Nord, Ovest e Sud. La stecca di Biancospino disegnò il rombo nell’aria, ruotando il polso a seconda della direzione intrapresa, per poi colpire il centro con un gesto secco; nel mentre compiva tale movimento, la voce potente dell’Auror tuonò tra quelle quattro pareti. «
Magisterium!»
VII
Sebbene avesse dimenticato di pronunciare a dovere la formula, ponendo gli accenti sulle giuste lettere, Weiss non si arrese e non arrestò il moto della bacchetta.
Apriti a me, o argentea rete! Come un poeta, il giovane Animagus tentò un approccio diverso, quello di sfoggiare il proprio carisma con una sfumatura del tutto diversa.
Apriti… Apriti a me, io te lo comando! Adulazione mischiata a comando, dalle sfaccettature dolci e decise come il miele a contatto con le papille gustative, ma poi seguite dalla puntura di un'ape. Era dunque un modo per indurre la rete ad aprirsi al suo volere, con le buono o con le cattive. Per lui faceva poca differenza, avrebbe comunque prevalso e ne era certo come mai prima d’ora.
Continuò a sentirsi parte di quel falso scenario prodotto dalla sua mente, affinché gli fosse di aiuto nel creare le condizioni ideali per sprigionare l’incantesimo. Le intenzioni erano sempre le stesse: liberare Sam affinché gli desse man forte contro il Mangiamorte. Il Tempo continuava a scorrere contro di lui, ma Weiss era deciso a piegarlo al suo volere, a ribaltare quella situazione a proprio vantaggio.
Il cuore prese a pompare il sangue nel proprio corpo con maggiore enfasi e il fulvo si sentì ebro di adrenalina e di cieca fiducia in se stesso e nelle proprie abilità, desideroso di dominare la situazione. Dunque puntò il catalizzatore contro il bersaglio da lui designato e prese a tracciare il rombo in aria, toccando l’Est, il Nord, l’Ovest e il Sud con delle rotazioni del polso; e mentre andò a colpire il centro del rombo con un colpo secco, la voce scandì a chiare lettere e ponendo i giusti accenti la formula magica. «
MAGISTERIUM!» urlò.
Ogni fibra del proprio corpo urlava con lui quella parola, la magia contenuta nel suo sangue spingeva affinché venisse liberata proprio come Sam, abbattersi sulla rete e distruggerla in mille pezzi.
VIII
Ancora! Ancora! ANCORA!L’insistente richiamo a tentare nuovamente era forte, impetuoso come la marea dell’Oceano. Ma c’era un fuoco greco nel cuore dell’Auror, che più veniva cosparso d’acqua più cresceva, inesorabile e potente; solo che non vi era acqua nel suo caso, bensì il desiderio di controllare la situazione, mischiato a una sempre più netta fiducia in se stesso e al singolare carisma.
Aiden Weiss non era ambizioso per natura, non per un personale interesse, ma se stava bramando anche un solo briciolo di potere era solo perché voleva usarlo a fin di bene, per aiutare gli altri. Dopotutto - come molti filosofi sostenevano - coloro in possesso del potere avevano delle responsabilità non da poco e che non dovevano essere prese alla leggera per mero egoismo.
La punta della bacchetta - rivolta verso la prigione di Sam - prese a disegnare gli angoli del rombo in senso orario, ruotando il polso, finché non andò a toccare il centro con un movimento secco e deciso. C’era armonia in quello che faceva, una sicurezza senza eguali, la concentrazione sempre presente e costante nel tempo, anche quando urlò l’incantesimo nello stesso momento in cui colpì il centro del rombo. «
MAGISTERIUM!» Gli accenti vennero pronunciati in modo corretto e con meticolosità, mentre la voce era satura di decisione e chiarezza.
Apriti a me!Non vi erano dubbi su quanto Weiss volesse: porre fine a quella situazione immaginaria che si era costruito con tanta cura, affinché il carisma e la fiducia in se stesso guidassero il
Magisterium verso il punto da lui designato, spezzando ogni residuo della prigionia di suo fratello. Diventare Maestri dell’Arte Magica era poca cosa se non si aveva uno scopo ben preciso: il suo era svolgere il proprio dovere di Auror con ogni mezzo possibile.
Il Destino avrebbe decretato l’esito e Aiden Weiss una cosa la sapeva di certo: avrebbe tentato nuovamente nel caso, perché non era alla prima avversità che si mollava una sfida. E lui aveva appena cominciato...
Attese pazientemente.
IN ATTESA DEL MASTER