La miglior risorsa di un Mago è la Conoscenza, Apprendimento; Aiden Weiss

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view post Posted on 18/7/2019, 17:00
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Magisterium

L'incantesimo Magisterium fonda le sue basi nella lingua antica, dove la parola magistre stava a significare essere maestro e difatti imparando tale incantesimo si diventa Maestri dell'Arte Magica. Qualora ci si trovi in difficoltà con una creatura, o un incantesimo di cui non si conosce la formula inversa, questo, va a crearlo dal nulla. Oltre ad una castazione perfetta però, il mago che lo adopera deve essere fiducioso di se stesso oltre ogni modo e particolarmente carismatico. Quindi anche se la situazione sembra rivoltarsi contro, dev'essere in grado di tornarla a dominare come se nulla fosse successo.
EXP: 34,5 | Acquisto libro: qui | Settima Classe

I


«Sei sicuro di volerlo fare?»
La domanda di Sam irruppe nel medesimo istante in cui Aiden aprì la porta della stanza vuota all’interno del British Museum. Dal canto suo il giovane Auror si limitò ad annuire con decisione, mentre avanzava al centro della struttura.
«E se fosse pericoloso?»
A quel punto Aiden si voltò verso suo fratello e, con un cenno del capo, lo invitò a chiudersi la porta alle spalle, per poi replicare con un «Non dire sciocchezze!» Sondò velocemente l’ambiente, in cerca di una fonte ispirativa che gli permettesse di sviluppare quella esercitazione in modo del tutto sicuro. Non che vi fosse nulla di preoccupante nel Magisterium, in fin dei conti non rientrava nella categoria degli incantesimi offensivi, ma si trattava solamente di un potente controincantesimo. Sapeva, però, di dover rassicurare suo fratello in tutti i modi possibili e, proprio per questo, decretò di spostare il tavolo centrale verso uno dei lati della stanza. «Se può farti stare tranquillo, potremmo spostare quel tavolo da una parte.» disse infine, indicandolo. Sam sospirò profondamente, alzando le spalle con impotenza e accingendosi ad aiutare il fratello senza dire nemmeno una parola; sapeva che Aiden era irremovibile, cocciuto com’era non aveva nulla di cui stupirsi.
«E ora?» chiese qualche secondo dopo che ebbero spostato il tavolo e posando lo sguardo sul suo fratellino, il quale si stava accingendo a tirare fuori un libro di incantesimi dallo zaino, per poi adagiarlo sulla superficie piana del mobile appena messo da parte.
«Mettiti al centro della stanza, per favore. E non parlare, mi serve concentrazione.» rispose in tono asciutto, gli occhi fissi sul libro e cercando di ripassare i punti salienti dell’incantesimo, mentre percepì Sam muoversi con un sonoro sbuffo. Aveva trascorso settimane nel disperato tentativo di capire come riuscire a compiere una simile magia, analizzando in profondità le proprie capacità e ragioni affinché lo aiutassero ad ottenere il successo. Il Magisterium richiedeva una ferrea fiducia in se stessi e uno spiccato carisma: qualità che possedeva, ma che necessitavano di una limatura più definita e curata affinché gli garantissero il raggiungimento del proprio obiettivo, padroneggiando una magia tale da spezzare un incantesimo di cui non si conosceva la formula inversa. Saper generare il Magisterium avrebbe reso il Mago o la Strega in questione un Maestro dell’Arte Magica, ma non era l’ambizione personale a guidare l’Auror, bensì quella legata al proprio dovere e lavoro; era sempre stata quella la ragione che induceva Aiden ad apprendere sempre più incantesimi, a perfezionarsi persino con la magia più complessa e difficile da padroneggiare.
Era quindi questo Aiden Weiss: un Mago avido di conoscenza, desideroso di accrescere la propria forza magica. E ci sarebbe riuscito, costi quel che costi.

La mente si focalizzò su un incantesimo che non causasse danni a suo fratello, ma sufficiente a metterlo in serie difficoltà con l’esaurimento dell’effetto, in quanto non lo aveva ancora sperimentato in prima persona. Disegnò nell’aria un otto rovesciato, il polso non eccessivamente rigido, per poi eseguire una sorta di rapida stoccata nella direzione di Sam. «Parclàudo!» scandì con chiarezza, facendo attenzione alla pronuncia, così che potesse apparire come un’ordine, generando una robusta rete argentata che andasse a chiudersi attorno al fratello e appendendolo al soffitto. Solo in una simile condizione avrebbe ottenuto il giusto slancio per produrre un Magisterium completo ed efficace, sapendo che Sam era in serie difficoltà e che doveva liberarlo a tutti i costi.
Una scia argentata partì dalla punta del catalizzatore e andò a tessere una rete attorno alla figura di suo fratello, fino ad appenderlo al soffitto.
L’incantesimo colse Sam talmente alla sprovvista che agitò un pugno nella direzione di suo fratello minore, il volto contrito e offeso. «Ti pare il caso di appendermi come un salame?» sbottò, furioso.
«Sam, credimi, mi dispiace ma non ho avuto scelta. Questo incantesimo non è pericoloso, mi serve solo come incentivo a fare del mio meglio per liberarti con il Magisterium. Rilassati, non devi fare nulla.»
«"Rilassati, non devi fare nulla!"» scimiottò, imitando le ultime parole di Aiden, il volto sfigurato dalla rabbia.
Il giovane Auror sospirò profondamente, spazientito dal comportamento di suo fratello, alzando gli occhi al cielo. Per un misero istante meditò di lasciarlo in quella stanza appeso al soffitto e andare a cercarsi un nuovo partner per quell’esercitazione, ma voleva troppo bene a Sam per abbandonarlo in quel modo, anche se era snervante a volte.
Aprì il libro di Tecniche e Magie Superiori alla pagina riguardante il movimento con la bacchetta e lo tenne con la mano libera - la sinistra -, per poi prendere posizione e puntare la stecca di Biancospino contro la rete argentata. Doveva disegnare un rombo e partire dal vertice alla sua sinistra, ovvero da Est, fino a completarlo con il punto a Sud e colpirlo nel centro della figura. Era chiaro, nulla di così complicato. Puntò dunque la bacchetta verso il primo angolo del rombo che avrebbe disegnato in aria, ruotando il polso, per poi salire verso Nord, passare ad Ovest e, infine, scendendo a Sud con movimento del polso a seconda della direzione presa. «Magisterium!» scandì, colpendo nel centro del rombo, ma senza ottenere nulla: la rete era ancora racchiusa al corpo di Sam, il quale pendeva dal soffitto con un broncio senza precedenti; questo fece riflettere il giovane Weiss, pizzicandosi la barba con aria pensierosa.

II


Dove aveva sbagliato? Cosa gli era mancato durante l’esecuzione?
Per esperienza sapeva che la prima non era mai buona e quello che voleva tentare di produrre era un incantesimo complesso rispetto agli incantesimi al quale si era già approcciato; per questo non si demoralizzò, ma cercò di analizzare gli errori commessi con estrema minuziosità e attenzione.
Ho scordato gli accenti! pensò dopo qualche minuto di riflessione, premendosi un palmo sulla faccia. Si sentì come un novellino, proprio come uno studentello del primo anno al quale doveva ancora essere spiegato che la pronuncia era tutto, che senza di essa non si poteva sperare di evocare nemmeno il più banale degli incantesimi. E ho colpito il centro prima, non in simultanea come il libro spiega! Sospirò profondamente, aggrottando la fronte, sentendosi doppiamente idiota per quegli errori grossolani.
Si rimise in posizione, determinato come non mai a rimediare alle falle compiute in quel primo approccio e sperando di ottenere una maggiore fortuna con il tentativo imminente. Aiden si concentrò, focalizzò la propria attenzione nel voler creare un rombo perfetto e che potesse sprigionare gli effetti dell’incantesimo, andando a spezzare le fibre argentate che tenevano Sam prigioniero. Partì da Est e salì a Nord, per poi procedere verso Ovest e Sud, il tutto ruotando il polso nella direzione presa; quando poi fu sul punto di colpire il centro del rombo con un gesto secco, Aiden si impegnò nel sincronizzare bene il movimento con la pronuncia dell’incantesimo.
«Si può avere un cuscino? Sto scomodo!»
«Ma-gist-eeeeeeee-ehhhh!»

III


Lo sguardo blu di Aiden incenerì suo fratello nel momento in cui la pronuncia dell’incantesimo andò a farsi benedire, assieme alla propria pazienza. Come aveva potuto interromperlo in quel modo proprio quando l’aveva sicuramente visto alle prese con l’esecuzione del rombo? Non avrebbe potuto aspettare l’ennesimo fallimento o il successo, magari venendo persino liberato in tempo prima di sentirsi ulteriormente scomodo?
Non riuscì a capire cosa passasse per la testa a Sam in quel periodo, sembrava nervoso e maggiormente incline a sbalzi d’umore continui, inducendolo a comportarsi alla stregua di un bambino capriccioso. Che avesse qualche problema a lavoro o con la compagna?
Oh, andate al Diavolo! Tu e Kristen! pensò, distogliendo infine lo sguardo da Sam e scuotendo la testa energicamente, tornando dunque alla propria esercitazione. Avrebbe parlato con suo fratello una volta fuori dal British Museum, davanti ad una tazza di caffé, mentre ora si sarebbe focalizzato soltanto sul Magisterium, eliminando ogni possibile distrazione.

Puntò la bacchetta contro la rete e partì a toccare i vari punti cardinali nella sequenza corretta: Est, Nord, Ovest, Sud. Il polso ruotò nelle direzioni correlate ai vari vertici da raggiungere, concentrato, finché non dovette colpire con un movimento secco il centro del rombo; a quel punto Aiden sincronizzò la pronuncia della formula con il gesto, andando a colpire il centro e scandendo in tono chiaro e deciso: «Magisterium!» Stavolta si ricordò di accentare bene le giuste lettere dall’incantesimo, ovvero la A e la E.
Nella sua mente aveva immaginato di vedere la rete infrangersi in mille pezzi, dissolvendosi poi nell’aria come fumo, andando a liberare suo fratello da quella prigione che lo stava rendendo sempre più fastidioso. Eppure non successe nulla, non partì nemmeno la più semplice delle scintille dalla punta della stecca di Biancospino, e la rete era ancora intatta con un Sam che scoppiò letteralmente a ridere in faccia al fratello minore. Per Aiden quella palese derisione fu talmente bruciante che fu sul punto di evocare una frusta di fuoco da abbattere sulla faccia di Sam, ma si contenne.

IV


«Non prendertela, capita a tutti di fare cilecca!»
La rabbia ribollì violenta in Aiden e la pelle, solitamente bianca, si tinse di un accesso rosso borgogna. Serrò i pugni lungo i fianchi e la mascella scricchiolò pericolosamente, minacciando di spaccarsi in mille pezzi. «STA ZITTO, SANTISSIMA MORRIGAN!» tuonò con potenza inaudita, mettendo a tacere Sam nel giro di un battito di ciglio e lasciandolo esterrefatto.
Samuel Weiss non si sarebbe mai aspettato un’esplosione del genere, ma dovette ammettere di aver osato troppo nel solleticare i nervi del suo fratellino e che con quel suo comportamento non lo stava aiutando affatto. Fu proprio per tale motivo, sentendosi un pessimo fratello maggiore e poco motivante, che si ritrovò a scusarsi con Aiden. «Mi dispiace, Aid, non avrei dovuto deriderti in quel modo. E’ solo che...»
«Non preoccuparti, ok? Ne parleremo dopo, ora vorrei solo potermi concentrare a dovere.» tagliò corto l’Auror.
«E se non ce la fai?»
«Posso farcela e devo credere in questo. Sarebbe grandioso se anche tu ci credessi, Sam, sul serio. Davvero grandioso. Mi aiuterebbe tantissimo.»
«E va bene, fratellino: crederò in te allora.»
I due fratelli si sorrisero a vicenda e il resto venne accantonato: Aiden aveva davvero bisogno di credere in se stesso e Samuel, con il suo atteggiamento e le battute fuori luogo, avevano compromesso la concentrazione del giovane Auror, spingendolo a compiere persino il più banale degli errori. Si era rivelato più un elemento di disturbo che di aiuto, facendo alterare un Mago al quale serviva una calma costante.
Una volta accantonato il loro piccolo diverbio, il più giovane dei Weiss presenti nella stanza affondò nuovamente la faccia dietro le pagine del tomo di magia, alla ricerca di ulteriori indizi che lo potessero aiutare nel comprendere gli elementi fondamentali per sprigionare un simile incanto, oltre a scoprire la possibile presenza di ulteriori errori nella sua ultima esecuzione.
In uno dei paragrafi descrittivi venivano esaltati due aspetti importanti, due chiavi che il Mago doveva avere ben chiari qualora volesse schiudere la Volta delle Arti Magiche. Il carisma, la capacità di esercitare un forte ascendente sugli altri, sfoggiando una dialettica davvero singolare; poi l’essere costantemente fiducioso in se stesso, anche quando la situazione era talmente disperata da indurre una resa, dimostrando quindi di possedere un’innata attitudine nel saper ribaltare le sorti di una determinata circostanza a proprio favore.
E Aiden? Aveva simili qualità?
Non si era mai dato per vinto, in nessuno modo, anche quando la Speranza minacciava di scomparire sulla faccia della Terra; ma aveva sempre trovato un modo per continuare a combattere, individuando ogni possibile cavillo che potesse tornargli utile nel trasformare l’andamento della situazione e porla a proprio vantaggio. Aveva assaporato diverse volte il gusto agrodolce dell’opportunismo, proprio come la volpe che era, sebbene - alla fine e certe volte - se ne pentisse amaramente; dal punto di vista lavorativo, Weiss non si faceva scrupoli ad avvalersi dei propri mezzi per prevalere, ma dal lato personale… beh, quello era diverso. Tuttavia non si soffermò molto sulla propria sfera privata, preferendo rimanere focalizzato sul proprio lavoro.
Un Auror, un guerriero, un uomo pronto a tutto pur di svolgere i propri doveri senza venire sopraffatto dai propri avversari, un Mago incline al dominio assoluto pur di giungere alla tanto agognata vittoria, una volpe che avrebbe sfruttato l’arguzia pur di salvaguardare la propria vita e farla franca con i predatori più feroci. E proprio il suo essere volpe - in tutti i sensi! - lo rendeva, in un certo modo, persino carismatico. Sapeva come avvalersi della parola per convincere o far credere ciò che voleva alle persone, in base all'obiettivo che si era prefissato di raggiungere, indipendentemente dalla dissimulazione o dalla verità. Ciononostante il suo carisma risiedeva anche nel proprio Distintivo: esso, infatti, garantiva all’Irlandese una sorta di aurea autorevole che molti rispettavano o temevano; e con il suo modo di porsi nei confronti degli altri, specialmente ad Hogsmeade, aveva suscitato un moto di simpatia e rispetto.
Poteva quindi considerarsi un uomo davvero carismatico?
Beh, il fascino non gli mancava ed erano poche le fanciulle rimaste indifferenti davanti a lui.

Chiuse il libro e lo mise da parte, sentendosi montare un forte desiderio di prevalere sul Magisterium: dopotutto, pensandoci bene, in quel momento era l’incantesimo stesso a rendere la situazione molto difficile ad Aiden, per via della sua complessità e per la grande forza d’animo che richiedeva nell'essere conquistato.
Fece un bel respiro profondo e prese posizione, disegnando nell’aria un rombo con una sequenza ben precisa - prima l'Est, poi il Nord e l'Ovest, infine il Sud - e ruotando il polso a sua volta, mentre la concentrazione si fece più intensa. Era sicuro di farcela, non aveva più elementi di disturbo e Sam credeva in lui, dandogli così una sicurezza in più in se stesso e in quello che faceva. Sentiva di poter piegare la rete argentata, di poter esercitare il proprio ascendente e potere su di essa affinché rilasciasse Sam, scomparendo nel nulla così come era stata creata. Aveva tutti i requisiti e non poteva fallire: ecco perché la bacchetta andò a colpire il centro del rombo con un movimento secco, la voce che si coordinò affinché la formula e i gesti avvenissero in maniera simultanea. «Magisterium!» scandì con chiarezza, ponendo gli accenti sulle giuste lettere.
Eppure, proprio quando pronunciò l’incantesimo, si sentì improvvisamente titubante. E se non ce l’avesse fatta? Se tutta quella presa di coscienza non fosse stata sufficiente? Che ne sarebbe stato di Sam?
La punta della bacchetta di Biancospino emise qualche piccola scintilla, ma nulla di più e allora Weiss ebbe davvero qualcosa per cui demoralizzarsi.

V


Si rigirò la bacchetta tra le mani, pensieroso, mentre la mente navigava ancora verso pensieri colmi di incertezza e lontani dalla fiducia in se stesso. Avrebbe giustificato molto volentieri quel suo fallimento, scaricando interamente la colpa sul proprio catalizzatore magico, accusandolo di aver fatto pieno sfoggio del più clamoroso caso di narcolessia nella storia delle bacchette; e invece l’Auror sapeva perfettamente che la colpa era solamente sua: sua e di quel tentennamento in fatto di fiducia nelle proprie capacità che lo avevano reso vulnerabile ed incapace a produrre l’incantesimo.
Alzò lo sguardo su Sam, lo sguardo mortificato. «Io… Io sono stato un debole. Perdonami...»
Samuel lo fissò dapprima con un misto di preoccupazione e confusione, finché arrivò a comprendere il dilemma che aveva attanagliato suo fratello durante l’esecuzione del Magisterium. Sorrise ad Aiden con tutta la comprensione che possedeva. «No, non è vero. Dubitare in se stessi è normale, è umano, e non devi vergognartene. Qualunque cosa tu abbia pensato, non deve condizionarti. Sai, all’inizio non riuscivo a tollerare il pensiero che avresti seguito le orme di mamma e di papà, speravo che non avresti mai continuato la tradizione di famiglia, perché non volevo che mettessi a repentaglio la tua vita. Ma poi ho notato in te una luce diversa e ho capito che era il solo posto in questo mondo che realmente ti appartenesse, dando così un senso alla tua stessa esistenza. Hai sempre saputo cosa fare, perché essere un Auror era tutto ciò che volevi e ti sei battuto per esserlo. Se Wilde ti ha dato quel Distintivo, qualcosa dovrà pur dire no? E non sei un debole, fratellino, ma sei l’uomo più testardo e più deciso che abbia mai conosciuto!» Ci fu un attimo di pausa, in cui Sam ridacchiò con una nota divertita, per poi tornare serio. «Hai detto che devi farcela, quindi ora devi farlo e lasciare i tuoi dubbi in questa cavolo di stanza.»
Aiden si ritrovò a guardare suo fratello con gli occhi lucidi dalla commozione, nutrendo nei suoi confronti tutto l’affetto che poteva provare. Sam non era un semplice consanguineo, era il suo migliore amico, il suo complice, il suo confidente. «Grazie, Sammy...» mormorò, tirando su con il naso.

Suo fratello gli aveva dato una ragione per credere maggiormente in se stesso.
Se era riuscito ad ottenere il Distintivo - anche se in realtà qualche timore di ricevere un no da Rhaegar l'aveva tormentato spesso durante il colloquio - era solo perché aveva sempre saputo che quello era il suo Destino. E se Wilde lo aveva assunto era poco probabile che dubitasse di lui, così come quando lo aveva punito con la sospensione per il proprio sconsiderato errore; perciò - probabilmente - il Capo Auror nutriva una certa fiducia e notevoli aspettative nei suoi confronti, e pertanto Weiss doveva affidarsi ad un simile pensiero affinché riuscisse nel proprio intento.
Voleva la piena fiducia del suo superiore? Allora doveva lottare per mostrarsi un Auror capace e pronto a tutto, combattendo finché aveva le forze per farlo e pienamente consapevole dei propri limiti. Ora però non aveva alcuna intenzione di tenere conto di ciò che poteva o non poteva fare, perché se lo avesse fatto allora non avrebbe raggiunto la piena fiducia in se stesso e lui ne aveva un estremo bisogno; doveva quindi sperimentare, provando e riprovando, quell’incantesimo finché ne aveva le forze, anche per molti giorni se proprio doveva, così da poter comprendere se ne era all’altezza o meno.
L’orgoglio e la testardaggine ribollirono in lui con prepotenza e non avrebbe mollato la presa tanto facilmente. Bene. Così non mi lascerò sopraffare dallo sconforto del fallimento., pensò con decisione. Era quindi diventata una questione d’onore. La fiducia in se stesso sarebbe stata costantemente presente, impedendo all'indecisione di presentarsi a mettergli i bastoni tra le ruote.
L’ego del rosso riuscì a gonfiare sia il carisma che la fiducia nelle proprie capacità, spingendolo ad intraprendere l’ennesimo approccio con il Magisterium. Nella sua mente vi era un pensiero costante: Se posso influenzare le persone con giochi di parole, un sorriso smagliante o con il Distintivo, allora posso convincere quella cavolo di rete a lasciare mio fratello con la mia magia! Dunque voleva indurre la rete argentata ad aprirsi per lui e permettere a Sam di uscire e godersi la propria libertà. Un obiettivo preciso, un determinato effetto che voleva a tutti i costi realizzare.
Caparbio, Weiss si concentrò e placò il proprio animo da qualsiasi traccia di frettolosità, impazienza o qualsivoglia altro elemento di disturbo. Fissò le corde argentate e intrecciate tra loro, focalizzando il punto esatto in cui avrebbe disegnato il rombo immaginario; poi la bacchetta si mosse fluida, senza esitazioni, colpendo i quattro punti cardinali in senso orario, dall’Est verso Sud, ruotando il polso, e colpendo infine il centro con un gesto secco. Percepì un fastidioso prurito pungente all’altezza delle narici, ma non vi ci badò più di tanto, finché - quando fu pronto a pronunciare la formula - non starnutì con innata potenza. «Magist-UUUUUHHHHH!»

VI


Il Destino pareva prendersi gioco di lui, piazzando dinanzi al rosso dei banali impedimenti che però erano alquanto fastidiosi ed intollerabili. Aiden sentì la propria ira avvampare come un incendio impossibile da domare, bramoso di distruggere qualsiasi cosa si trovasse sul proprio cammino, senza pietà, senza pensarci due volte. Eppure tenne a freno l’impulso selvaggio di mulinare la bacchetta e scagliare Schiantesimi a raffica un po’ ovunque, nella remota speranza che ciò potesse aiutarlo a dare sfogo alla propria frustrazione.
Respirò a pieni polmoni e si passò una mano tra i capelli, tirandoli all’indietro, tornando infine padrone di se stesso. Le pagine del libro recitavano: “Riuscire a tornare a dominare la situazione come se niente fosse, anche quando sembra volgere a proprio sfavore.”, quindi doveva restare calmo e tentare nuovamente come se nulla fosse accaduto.
«Non è niente.» disse ad alta voce, più a se stesso che a Sam.
Si schiarì la voce e riprese velocemente posizione, con più determinazione di prima.

La concentrazione tornò a dominare in lui, armato di una fiducia in se stesso senza precedenti. Voleva rompere gli schemi, voleva abbracciare il fallimento affinché fosse il giusto trampolino di lancio verso il successo, in cui la demoralizzazione veniva rimpiazzata dal desiderio di conquista del dominio assoluto. Contro di lui aveva un incantesimo che non voleva uscire dalla sua bacchetta e liberare Sam, ma non si sarebbe fermato, non finché il Parclàudo fosse rimasto operativo.
Ecco perché indusse la propria mente a creare un giusto scenario, in cui iniziò ad immedesimarsi in una situazione davvero disperata, densa di pericolo e dove il tempo scorreva contro di lui e Sam. Immaginò dunque di essere alle prese con un Mangiamorte che stava tenendo in ostaggio suo fratello, minacciando di ucciderlo e di restituirlo solamente dentro una bara se l’Auror non si fosse arreso. L’amore e la paura per Sam avrebbero spinto Aiden ad arrendersi, ma se invece si trattava solamente un bluff? E se il Mangiamorte avesse assassinato Sam in ogni caso? Suo fratello cosa avrebbe pensato di lui dinanzi a quella resa? Era ovvio che sarebbe rimasto molto deluso da lui, mentre sua madre e Rhaegar l’avrebbero ritenuto non all’altezza del ruolo e sarebbe stato sollevato dal servizio con il massimo disonore.
No, Aiden non si arrese. Agì. Si mosse con la destrezza di una volpe, deciso più che mai a liberare suo fratello affinché potesse aiutarlo in quella lotta contro il Male. Due contro uno: una mossa saggia, un chiaro segno di opportunismo ed intenzione nel prevalere ad ogni costo sull’altro.
La rete era l’ostacolo, il Tempo suo nemico.
Ma sapeva di farcela, ne era assolutamente certo.
Est, Nord, Ovest e Sud. La stecca di Biancospino disegnò il rombo nell’aria, ruotando il polso a seconda della direzione intrapresa, per poi colpire il centro con un gesto secco; nel mentre compiva tale movimento, la voce potente dell’Auror tuonò tra quelle quattro pareti. «Magisterium!»

VII


Sebbene avesse dimenticato di pronunciare a dovere la formula, ponendo gli accenti sulle giuste lettere, Weiss non si arrese e non arrestò il moto della bacchetta.
Apriti a me, o argentea rete! Come un poeta, il giovane Animagus tentò un approccio diverso, quello di sfoggiare il proprio carisma con una sfumatura del tutto diversa. Apriti… Apriti a me, io te lo comando! Adulazione mischiata a comando, dalle sfaccettature dolci e decise come il miele a contatto con le papille gustative, ma poi seguite dalla puntura di un'ape. Era dunque un modo per indurre la rete ad aprirsi al suo volere, con le buono o con le cattive. Per lui faceva poca differenza, avrebbe comunque prevalso e ne era certo come mai prima d’ora.
Continuò a sentirsi parte di quel falso scenario prodotto dalla sua mente, affinché gli fosse di aiuto nel creare le condizioni ideali per sprigionare l’incantesimo. Le intenzioni erano sempre le stesse: liberare Sam affinché gli desse man forte contro il Mangiamorte. Il Tempo continuava a scorrere contro di lui, ma Weiss era deciso a piegarlo al suo volere, a ribaltare quella situazione a proprio vantaggio.
Il cuore prese a pompare il sangue nel proprio corpo con maggiore enfasi e il fulvo si sentì ebro di adrenalina e di cieca fiducia in se stesso e nelle proprie abilità, desideroso di dominare la situazione. Dunque puntò il catalizzatore contro il bersaglio da lui designato e prese a tracciare il rombo in aria, toccando l’Est, il Nord, l’Ovest e il Sud con delle rotazioni del polso; e mentre andò a colpire il centro del rombo con un colpo secco, la voce scandì a chiare lettere e ponendo i giusti accenti la formula magica. «MAGISTERIUM!» urlò.
Ogni fibra del proprio corpo urlava con lui quella parola, la magia contenuta nel suo sangue spingeva affinché venisse liberata proprio come Sam, abbattersi sulla rete e distruggerla in mille pezzi.

VIII


Ancora! Ancora! ANCORA!
L’insistente richiamo a tentare nuovamente era forte, impetuoso come la marea dell’Oceano. Ma c’era un fuoco greco nel cuore dell’Auror, che più veniva cosparso d’acqua più cresceva, inesorabile e potente; solo che non vi era acqua nel suo caso, bensì il desiderio di controllare la situazione, mischiato a una sempre più netta fiducia in se stesso e al singolare carisma.
Aiden Weiss non era ambizioso per natura, non per un personale interesse, ma se stava bramando anche un solo briciolo di potere era solo perché voleva usarlo a fin di bene, per aiutare gli altri. Dopotutto - come molti filosofi sostenevano - coloro in possesso del potere avevano delle responsabilità non da poco e che non dovevano essere prese alla leggera per mero egoismo.
La punta della bacchetta - rivolta verso la prigione di Sam - prese a disegnare gli angoli del rombo in senso orario, ruotando il polso, finché non andò a toccare il centro con un movimento secco e deciso. C’era armonia in quello che faceva, una sicurezza senza eguali, la concentrazione sempre presente e costante nel tempo, anche quando urlò l’incantesimo nello stesso momento in cui colpì il centro del rombo. «MAGISTERIUM!» Gli accenti vennero pronunciati in modo corretto e con meticolosità, mentre la voce era satura di decisione e chiarezza.
Apriti a me!
Non vi erano dubbi su quanto Weiss volesse: porre fine a quella situazione immaginaria che si era costruito con tanta cura, affinché il carisma e la fiducia in se stesso guidassero il Magisterium verso il punto da lui designato, spezzando ogni residuo della prigionia di suo fratello. Diventare Maestri dell’Arte Magica era poca cosa se non si aveva uno scopo ben preciso: il suo era svolgere il proprio dovere di Auror con ogni mezzo possibile.
Il Destino avrebbe decretato l’esito e Aiden Weiss una cosa la sapeva di certo: avrebbe tentato nuovamente nel caso, perché non era alla prima avversità che si mollava una sfida. E lui aveva appena cominciato...
Attese pazientemente.


IN ATTESA DEL MASTER

 
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view post Posted on 11/8/2019, 09:09
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Il Fato

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La magia, diceva un vecchio saggio, è il riflesso dell'animo del mago, la concretizzazione di un incanto quella delle sue emozioni. Non vi è mai stato un incanto uguale, in fin dei conti. Come pregiati pezzi d'artigianato, si differenziano anche solo in una delle loro fibre, e questo perché ogni uomo e donna, sebbene simili, sono il frutto di diverse esperienze.
Non si può dire a un uomo che emozioni provare, non gli si può ordinare di modificare i suoi affetti secondo delle idee assolute. E' una pura questione di soggettività, e la relazione fra interno ed esterno muta pure nel tempo. La magia però scava a fondo, e necessita ciò dai suoi vassalli maghi.
Per servirla è importante grattare via la superficie delle proprie sensazioni, e sfidare i meandri più oscuri dell'animo per coglierne l'unico e vero atomo pulsante. Non è la vanità in sé, o l'arroganza, o la curiosità intellettuale a permettere la padronanza anche di una sola di quelle fibre astratte, bensì lo stesso motivo per cui il tactus del mago permette al suo sangue di scorrere ancora nelle sue vene. Si tratta di puro istinto che, passando per la ragione, si eleva al servizio di una consegna più grande.
Aiden Weiss era un mago in perenne ricerca dei suoi limiti. Dopo l'ennesimo tentativo, il suo Magisterium fallì e non perché non possedeva ciò che l'incanto richiedeva. Molto semplicemente non aveva cercato nella direzione giusta.
Sono richiesti altri tre tentativi.
Non posso considerare validi quei tentativi andati male per uno starnuto e per il fratello che lo interrompe. Ti chiedo di focalizzarti sul carisma di Aiden in quanto mago, non uomo. Non è una questione di dialettica, né tanto meno di fascinazione. Con questa magia si spezzano maledizioni e incanti molto potenti: Aiden deve essere in grado di sottometterli al suo volere.

 
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view post Posted on 25/8/2019, 14:28
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Magisterium

L'incantesimo Magisterium fonda le sue basi nella lingua antica, dove la parola magistre stava a significare essere maestro e difatti imparando tale incantesimo si diventa Maestri dell'Arte Magica. Qualora ci si trovi in difficoltà con una creatura, o un incantesimo di cui non si conosce la formula inversa, questo, va a crearlo dal nulla. Oltre ad una castazione perfetta però, il mago che lo adopera deve essere fiducioso di se stesso oltre ogni modo e particolarmente carismatico. Quindi anche se la situazione sembra rivoltarsi contro, dev'essere in grado di tornarla a dominare come se nulla fosse successo.
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IX


Non accade nulla, nemmeno la più banale delle scintille.
Un senso di fallimento, oltre che di tradimento, si insinuò tra le pieghe del proprio animo. Aiden fissò sgomento la propria bacchetta, domandandosi se le proprietà del Biancospino avessero deciso di indurre il proprio strumento magico a rivoltarglisi contro, ribellandosi alla volontà del proprio padrone e decidendo per conto proprio di non voler collaborare. Più e più volte, nel corso degli anni, si era domandato se la stecca di Biancospino fosse veramente la sua compagna ideale, considerando quanto fosse insolita e contraddittoria, ricca di paradossi; ma aveva sempre trovato il modo di mantenere una sorta di equilibrio con essa, senza andare incontro alla ritorsione degli incantesimi. L’aveva - quindi - sempre domata, nonostante i dubbi, scoprendo che alla fine il problema non veniva dalla bacchetta, ma da lui. Che fosse così anche in quel caso?
Sam non disse nulla e nemmeno si mosse all’interno della rete, ma osservò perplesso il fratello. Nel silenzio più totale, dunque, Aiden si ritrovò a riflettere sul motivo di quell’ennesimo fallimento, passandosi le dita tra la folta barba rossiccia. L’intero processo di analisi partì da ciò che aveva appreso tramite il manuale dell’incantesimo, constatando quanto l’errore non si celasse dietro la semplice pronuncia o per una mancata meticolosità e coordinazione dei movimenti o, peggio ancora, per una scarsa concentrazione. No, lo sbaglio era insito dietro qualcosa di decisamente più profondo e ben celato alla vista, qualcosa che andò a ricollegarsi alla propria emotività e a tutti quegli aspetti interiori che costituivano l’essere di Aiden Weiss.
Fino adesso aveva operato nella remota speranza di schiudere la rete argentata con sciocche lusinghe, infondendo nella formula magica un miele che si era rivelato inconsistente ed infruttuoso; non era quindi questione di semplice dialettica, di toni convincenti, di saper esternare in tal senso il proprio fascino, ma di saper piegare la magia al proprio volere con quella contenuta nel proprio sangue di Mago. E lui quel potere l’aveva proprio come chiunque altro, doveva solo trovare il modo di farlo uscire del tutto, nella sua piena potenza.
Non voleva saperne di arrendersi, non ancora per lo meno, quando al solo pensiero del proprio antenato, Brian Boru, si sentì rinvigorito da una nuova speranza. L’Antico Re d’Irlanda doveva era stato sicuramente un abile Stregone a suo tempo e Aiden si domandò se avrebbe mai potuto eguagliare doti simili, o quanto meno possedere abbastanza forza da rendergli onore; perciò sentì fiducioso nel dover proseguire con altri tentativi, di provare ad uscire dai consueti schemi e tentare di imboccare nuovi orizzonti.
Allineò il corpo come un perfetto soldato, mentre prese a concentrarsi e ad analizzare se stesso, affinché potesse trovare il giusto equilibrio e il modo corretto per riuscire a sprigionare il Magisterium. Aveva lo stesso sangue di Brian Boru, era un suo discendente, perciò poteva contare su quel fatto come una sorta di incentivamento extra, immaginando di avere la stessa potenza magica che gli scorreva nelle vene. Doveva solo permettere a quella forza di emergere, di lottare contro la magia avversaria al fine da contrastarla e piegarla al proprio volere. Se c’erano riusciti altri Maghi e Streghe prima di lui, allora anche il giovane Auror poteva farcela.
Rilassò le membra, permettendo così al proprio arto armato di muoversi fluidamente e diventare un tutt’uno con la bacchetta, la presa sicura e decisa, proprio come lo era il suo stato d’animo. La concentrazione era palpabile, costante nel tempo, estraneo a qualsiasi fattore di distrazione, mentre la bacchetta andò per sollevarsi e a puntarsi contro la rete argentata. Con una rotazione del polso la punta della stecca di Biancospino andò a disegnare nell’aria un rombo, partendo dall’Est e terminando a Sud, in senso antiorario; poi quando andò per colpire il centro della figura geometrica con un movimento secco e deciso, Aiden pronunciò a gran voce l’incantesimo, prestando ben attenzione alla pronuncia. «Magisterium!»
Un ordine perentorio, in cui vi impresse il proprio desiderio e determinazione nel voler dissolvere la rete magica che avvolgeva Sam una volta per tutte. La voleva piegare, districarla pezzo per pezzo, fino a ridurla ad un semplice ricordo; un desiderio temprato dalla volontà di non volersi arrendere a nessun costo e per nessuna ragione al mondo, perché fuori da quelle tranquille quattro mura vi sarebbero state situazione ben peggiori da affrontare, che avrebbero potuto schiacciarlo come uno scarafaggio in pochi secondi. Ma lui non si sarebbe tirato indietro nemmeno in simili circostanze, affrontando la minaccia a testa alta e lottando come un leone per prevalere, per vincere l’ennesima battaglia, perché confidava nelle proprie capacità.
La vena pulsava con insistenza nella sua tempia, percependo distintamente quanto il suo stesso sangue stesse cercando di aiutarlo in quell’impresa, drenando quanto più potenziale magico avesse in corpo. Ambiva davvero a debellare quell’ostacolo sul proprio cammino, era certo che ci sarebbe riuscito, consapevole - infine - che il carisma di cui il Magisterium doveva nutrirsi per funzionare era il proprio potenziale magico, come un succoso nettare da gustare lentamente.

X


Il fulvo non si diede per vinto, sapeva perfettamente cosa doveva fare: osare di più.
L’apice del successo si raggiungeva solamente con una buona tempratura, proprio come un fabbro che batteva il ferro ancora caldo sull’incudine, prima che fosse troppo tardi e diventasse freddo, inducendolo a ripartire da capo. Aiden era proprio come quel ferro, era caldo e andava modellato ad ogni colpo, prima di venire svuotato da ogni residuo di forza.
Ad ogni Mago serviva uno scopo per raggiungere la propria perfezione, per trovare il giusto modo nel sfruttare a pieno le proprie facoltà. Aiden Weiss bramava la propria allo scopo di perseguire il suo compito di Vigilante, ma per farlo doveva esplorare ogni anfratto del proprio potenziale e sfruttarlo a 360°, con gli annessi rischi. Ora come ora l’Auror doveva trovare la giusta leva per sottomettere una magia che si frapponeva tra sé e il proprio obiettivo, sfruttando il proprio desiderio di dominio e la propria forza magica affinché potesse liberarsi dell’ostacolo; e lui era sicuro di potercela fare, di ribaltare la situazione a proprio favore e dimostrarsi persino degno della propria eredità magica.
Aiden prese a vedersi nelle vesti del fabbro e si preparò a colpire, fiducioso come mai prima d’ora.

Il Desiderio di prevalere permise alla mano di sollevare il martello sopra alla testa.
La Decisione nel non volersi arrendere e la Fiducia in se stesso permise di abbassare e dare velocità all’arma.
Mentre la propria Potenza Magica doveva permettere al colpo di modellare il ferro a proprio piacimento, piegandolo alla propria Volontà.


La mano armata prese a destreggiarsi con sicurezza e fluidità, ruotando il polso mentre il rombo prendeva forma verso il target designato: prima l’Est, poi il Nord e l’Ovest, infine il Sud. Quando la figura venne ultimata e la punta del catalizzatore nel colpì il centro con precisione e con un movimento secco, la voce dell’Auror rimbombò nelle parenti, trasudando potenza. «MAGISTERIUM!» Ogni accento era stato posto nel punto giusto, il tono si era dimostrato sicuro, chiaro e autoritario. Weiss sfruttò ogni sfumatura del termine comando: voleva che l’incantesimo si sprigionasse e ponesse fine all’esistenza della rete magica, piegarla alla propria Volontà come una sbarra di ferro, dettare una condizione inflessibile proprio come un Capo, una guida, sapeva imporre.
Il sangue ribolliva nelle sue vene, come la lava di un vulcano, e Aiden se lo sentiva fin dentro le ossa: ogni goccia di sangue che il suo forte cuore pompava nel corpo, era una goccia di Potere che veniva rilasciato per permettere al Magisterium di caricarsi. Ne era sicuro, non nutriva nessun dubbio: ci sarebbe riuscito.

XI


Desiderio e Volontà.
Potenza e Fiducia.
Un quadro completo, un Equilibrio che ora voleva toccare con mano.
Era ancora lì, a bramare la dolce visione del Magisterium che entrava in gioco, totalmente incapace di arrendersi, di demoralizzarsi, di fare armi e bagagli dinanzi alla disfatta. Quando si trattava di apprendere qualcosa non c’era alcuna ragione di considerarsi sconfitto, perché la conoscenza andava ricercata, esplorando ogni sfaccettatura, migliorando le pecche. Aiden era partito da Apprendista del Magisterium, ora doveva maturare e diventarne il Maestro. Non era quindi solo e soltanto una sfida con la rete argentata, ma anche con se stesso, in cui più aspetti andavano determinati in maniera più marcata.
I tentativi andati a vuoto fino a quel momento avevano creato una situazione che andava contro di lui, non vi era alcun vantaggio, solo tanta amarezza verso qualcosa che ancora non riusciva a padroneggiare. E il pensiero del fittizio Magiamorte che la sua mente aveva creato per aiutarlo, venne messo in secondo piano; quello che realmente doveva affrontare era una sfida contro se stesso, in cui la fiducia e voglia di prevalere dovevano elevarsi di pari passo, oltre a subire l'influenza del proprio carisma magico.
Si premette due dita contro una tempia ed esalò un profondo respiro: era calmo, in pace con se stesso, l'adrenalina che ancora gli scorreva impetuosa nelle vene; sentendosi ancora piuttosto saturo di energie, abbastanza da consentirgli un altro tentativo nel pieno delle proprie capacità, Weiss puntò nuovamente la bacchetta contro la rete.
Libererò il Magisterium una volta per tutte! Sono pronto, sono degno di questo tipo di magia!, pensò, alimentando così la propria fiducia. Si aggrappò a quel pensiero per affinché lo aiutasse a credere di poter piegare al proprio volere l'incantesimo che voleva annullare.
Sì, poteva farcela. Doveva farcela. Aiden Weiss era determinato come non mai a dimostrarsi degno del titolo di Maestro delle Arti Magiche.
Sentiva ogni cellula del proprio corpo liberare la magia in esse contenute, riversandosi nel sangue bollente e in attesa di essere veicolata attraverso la bacchetta. Sentiva il desiderio di voler dominare sulla rete, di poterne controllare il Destino, e la sorte che aveva scelta per essa era una soltanto: la distruzione. Si sentiva proprio come un Capo che aveva il pieno controllo sui sottoposti, come un Re che sapeva gestire ogni tipo di situazione - anche la più disparata - all’interno del proprio Regno.
La punta della bacchetta andò a tracciare il rombo verso il bersaglio scelto: toccò i punti cardinali in senso antiorario, ruotando il polso, finché non arrivò a toccare il centro con un gesto secco ma deciso; a quel punto, in sincronia con il movimento, l'uomo pronunciò a chiare lettere l'incanto, facendo attenzione alla pronuncia e agli accenti. «MAGISTERIUMMMM!» L'urlo percorse le pareti della stanza e sembrò farle tremare, come una sorta di manifestazione della propria potenza che aveva deciso di infondere in quel tentativo. Era determinato a conquistarsi il proprio posto come Mago, ad ottenere quel titolo che tanto bramava con rinomata speranza.
Se l'incantesimo fosse andato a segno, di certo Aiden Weiss non poteva dirsi una nullità, ma un uomo pronto a tutto, che sapeva credere nelle proprie forze e principi, e che sapeva come piegare al proprio volere gli ostacoli sul proprio cammino. Ribaltare le situazione più disparate a proprio vantaggio era il suo pane quotidiano, ma farlo con il Magisterium sarebbe stato molto facile ed efficace.


IN ATTESA DEL MASTER


 
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view post Posted on 4/9/2019, 13:47
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Il Fato

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Il biancospino tremò. Il Magisterium, lento, ne attraversò il legno attingendo dal nucleo tutto il suo potere. Weiss avrebbe potuto sentirlo parlare sotto le sue dita. Parlava al Cosmo, all'ordine delle cose, bisbigliandogli un ordine secondario e rivelandogliene la concatenazione degli eventi. La magia profusa dalla bacchetta - e dall'anima di Weiss - indebolì la rete magica in cui era intrappolato il fratello, sotto il cui peso dopo una manciata di secondi cedette.

Era una magia arcana, complicata, che necessitava la comprensione di qualcosa di più grande. Weiss aveva realizzato uno squarcio, uno spiraglio attraverso cui sbirciare i perché e i come delle cose, ma non una finestra al completo, né tantomeno una porta. Doveva perfezionarsi, doveva nuotare ancora più a fondo nel mare della consapevolezza, ed era solo all'inizio. Tuttavia le sue mani potevano affermare di aver toccato quel qualcosa, di essersi aggrappate per un attimo a uno scoglio per osservare finalmente i flutti del mare.

Sam cadde su dei cuscini di velluto, e rimase per alcuni momenti con gli occhi sbarrati verso il soffitto cercando di capacitarsi di quanto vissuto. Si voltò verso Aiden e un gran sorriso animò il suo volto.
Ce l'hai fatta, fratello. Sapevo che ce l'avresti fatta!
Gli tese una mano per stringerla e su cui far leva per alzarsi.
Incantesimo appreso.
 
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view post Posted on 11/9/2019, 16:22
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Realtas

Questo incantesimo ha l’effetto di riportare, letteralmente, alla realtà una persona mentalmente assente o in stato confusionale per effetto di qualche incantesimo.
Ci sono molti incantesimi, più o meno forti, che lasciano le loro vittime in stati confusionali o, addirittura, completamente annichiliti e chiuse nelle loro menti, finanche a giungere alla pazzia.
Tralasciando incanti di lieve entità, come il Confundus, per cui basta un semplice Finite, per gli incantesimi più avanzati e pericolosi, il Realtas e la controffensiva perfetta.


EXP: 35 | Sesta Classe

I


Il tempo libero passato al British Magic Museum si rivelò più confortevole del solito, oltre che particolarmente fruttuoso; non solo trovava incantesimi che potevano fargli comodo, ma addirittura riusciva ad impegnare la propria mente in qualcosa che non fosse il lavoro o le proprie turbe personali.
Il giovane Weiss riuscì a trovare un libro di magia piuttosto interessante, dove veniva spiegato che il Mago o la Strega che fosse riuscito a sprigionare il Realtas sarebbe stato in grado di riportare la mente di un’altra persona al presente, dopo che quest’ultima fosse stata indotta ad una tale confusione o un trauma talmente forte da renderla assente, estranea alla realtà. E per il rosso tale magia rappresentava uno strumento assai utile per fare del bene, per salvare quante più vite possibili e per rimediare a quante più situazioni poteva con i mezzi che possedeva. Aiden Weiss, dopotutto, era un Mago come tanti altri: alla perenne ricerca della Conoscenza, nonché una via per ampliare i propri orizzonti e diventare più forte, ma con un fine più nobile rispetto a quei Maghi ambiziosi che anelavano al Potere solo per puro egoismo.
Passò molti giorni a studiare su quei pezzi di pergamena nei quali aveva trascritto ogni cosa sull’incantesimo, riflettendo ed analizzando ogni aspetto necessario per poterlo mettere in pratica, oltre che a pensare ad un modo per potersi allenare senza dover mettere a repentaglio la vita altrui o giocando con essa in maniera pericolosa. Era, quindi, fondamentale creare una situazione idonea e innocua per la propria sessione di allenamento, così che non dovesse ricorrere a dei semplici manichini sui quali sarebbe stato impossibile osservare i propri progressi.

«Ho bisogno che facciate questo per me. Ma non dovete preoccuparvi di nulla: è sicuro, nessuno si farà male.» L’Auror parlò in tono tranquillo e rassicurante, fissando sua sorella e il suo fidanzato con un sorriso speranzoso e supplicante al tempo stesso, desideroso di ottenere il loro assenso nel prestarsi come cavie per il suo “esperimento”.
Matthew fissò il fulvo con un cipiglio poco convinto, per poi rivolgersi a Lena. «Io non so se...» iniziò a mormorare, con l’intento di svincolarsi da quella strampalata richiesta da parte dell’Auror. Era anche vero che Aiden e Matthew difficilmente si tolleravano a vicenda: uno perché era troppo protettivo nei confronti della sorella, atteggiandosi quasi come un padre geloso della propria figlia che non vedeva nessun uomo adatto a lei; l’altro perché spesso trattava Lena come una sorta di madre servile e accondiscente che doveva prendersi costantemente cura del figlioletto capriccioso. Tuttavia ad Aiden serviva l’aiuto di entrambi e avrebbe concesso a Matthew una sorta di sconto benevolo a suo favore, se si fosse - almeno per una volta - comportato come un vero uomo, senza ripararsi dietro alla gonna di Lena.
La ragazza fissò il proprio fidanzato con un cipiglio severo. «Oh, andiamo Matt! Non penserai mica che mio fratello stia mentendo su una cosa del genere, o sì? Ha detto che è del tutto innocuo e che nessuno si farà male, quindi è così e basta. Mi fido di lui e anche tu dovresti...» sentenziò, le braccia incrociate sul petto.
«Beh, se la smettesse di essere così iperprotettivo con te...»
«Forse prima dovresti conquistarti la sua fiducia, non credi?» propose sarcasticamente la ragazza, arricciando il naso con aria infastidita dinanzi alla solita lamentela che il proprio fidanzato tirava fuori quando si trattava di Aiden.
Matthew - dal canto proprio - volse il capo dall’altra parte, come per fingersi offeso, incrociando a sua volta le braccia sul petto. Era proprio quello uno dei motivi per cui al fulvo non piaceva il ragazzo di Lena, benché si sforzasse tutte le volte di accettarlo per amore di sua sorella. «Va bene!» disse infine.
Aiden annuì soddisfatto e sorrise benevolo a sua sorella, come una sorta di promessa nel voler concedere a Matthew l’ennesima chance.

La stanza che solitamente usava per fare pratica - lì al British Magic Museum - era deserta, come era solito trovarla. Adagiò le pergamene con gli appunti su una sedia posta accanto al muro, così che non fosse d’intralcio a nessuno di loro, per poi fissare i suoi due novelli aiutanti.
«Bene. Sistematevi l’uno al lato opposto della stanza. Lena, dovrai usare l’Usignolus su Matthew e convincerlo a venire verso di te. E tu invece...» esclamò, iniziando quella rapida ma chiara spiegazione, per poi indicare Matthew. «Tu non dovrai fare nulla, solo lasciarti andare al corso degli eventi. Tenterò di interrompere l’influsso che Lena avrà su di te. Ricordatevi entrambi che dovrete udirvi solo tra di voi, mentre io dovrò rimanere estraneo al tutto se non voglio rimanere ipnotizzato a mia volta dall’Usignolus. Quindi prendete le dovute precauzioni.» Aggiunse, raccomandandosi di non dimenticare quell’ultima nota importante. Se Aiden avesse udito la voce di Lena mentre era sotto incantesimo, avrebbe fatto la stessa fine di Matthew e - benché quella magia fosse momentanea - non era il caso di lasciarsi confondere proprio mentre cercava di testare un rimedio.
Sua sorella e Matthew non dissero nulla, ma si limitarono ad annuire con serietà, iniziando sin da subito con i primi provvedimenti: entrambi usarono il Muffliato affinché potessero sentirsi solamente tra di loro, lasciando così campo libero ad Aiden. Sebbene il ronzio che prese a sentire non era poi così tanto piacevole - benché fosse la prova che l’incantesimo era in funzione -, avrebbe fatto di tutto per ignorarlo, anche se avrebbe potuto rischiare di compromettere la propria concentrazione; ma se doveva scegliere tra il cadere vittima dell’incantesimo di Lena e il ronzio del Muffliato, allora preferiva di gran lunga quel rumore fastidioso.
Quando Lena fu pronta, Aiden non badò a lei ma a Matthew: sarebbe entrato in azione una volta che il ragazzo avesse iniziato a dirigersi verso sua sorella, deciso più che mai a volerlo liberare da quella presa mentale che lo avrebbe confuso a tal punto dal persuaderlo con facilità. L’espressione del presunto cognato mutò a tal punto dal palesare distintamente quanto fosse affascinato da Lena, di come pendeva letteralmente dalle sue labbra, dirigendosi lentamente verso di lei con occhi sognanti, estasiato dal suo richiamo. E quello era il segnale che il rosso stava aspettando.
Prese la mira, cercando di puntare la stecca di Biancospino contro la fronte di Matthew, resa difficoltosa dai movimenti che il bersaglio stava compiendo, per poi pronunciare in modo deciso e chiaro la formula magica: «Realtas!» Dopodiché mosse rapidamente la bacchetta verso l’alto, ma subito dopo si rese conto che il suo tentativo di strappare Matthew dall’ipnosi di Lena fu inutile: il ragazzo era volato letteralmente tra le braccia della giovane Weiss ed ella non poté fare a meno di interrompere l’incantesimo e rivolgere a suo fratello uno sguardo sconsolato.
Ma Aiden non si demoralizzò, il primo tentativo non era mai quello buono.

II


Il ronzio lo infastidì quel tanto da passarsi un dito nell’orecchio, come per sturarlo, constatando in vero quanto l’incantesimo Muffliato fosse ancora pienamente funzionante e di come sua sorella dovette gesticolare per domandargli cosa fosse andato storto. In tutta risposta il rosso scrollò le spalle e alzò le braccia con aria interrogativa, per poi andare verso i rotoli di pergamena su cui aveva annotato tutto quello che riguardava il Realtas, consultandoli rapidamente. Con suo sommo dispiacere, Aiden scoprì di aver dimenticato di accentare la formula e di sgomberare la mente da qualsiasi altro pensiero diverso dal liberare quella del malcapitato.
Annuì deciso, per poi fare un cenno a Lena così che capisse che voleva riprovare; sua sorella, ovviamente, non si fece pregare due volte e la vide muovere le labbra proprio mentre notò Matthew riprendersi da quell’ipnosi momentanea e boccheggiare come un pesce fuor d’acqua, come se non avesse affatto capito che doveva tornare dal lato opposto della stanza e attendere. Lena dovette spintonarlo un poco per indurlo a muoversi, impedendo così l’insorgenza di proteste da parte del fidanzato o inutili perdite di tempo. Quando poi furono entrambi pronti, la ragazza si puntò la bacchetta alla gola e l’incantesimo fece il suo corso: mosse appena le labbra, lo sguardo sensuale, e nel giro di pochi minuti Matthew prese ad avanzare lentamente verso di lei, un braccio teso nella direzione della compagna nel disperato tentativo di toccarla. Aiden non riuscì a decifrare i movimenti delle labbra di sua sorella, ma era chiaro quanto fosse stato sufficiente nel convincere Matthew a dirigersi verso di lei; ma ad ogni modo quello fu il segnale che permise all’Auror di entrare in azione.
Stavolta si era avvicinato di più a Matthew, deciso a seguirlo passo dopo passo, la fronte del cognato alla propria portata. Era una traiettoria più libera rispetto a prima, cosa che poteva aver contribuito al fallimento precedente, ma che ora avrebbe scongiurato ai tutti i costi se voleva ottenere il prima possibile dei risultati soddisfacenti. Soltanto quando avrebbe padroneggiato l’incantesimo si sarebbe impegnato nel lavorare anche da distanza, allenandosi con la mira, ma fino ad allora preferiva restare ad una gittata più consona. Puntò dunque il proprio catalizzatore magico verso la fronte di Matthew e lo seguì per tutto il tragitto, ignorando il ronzio che aveva nelle orecchie e cercando di sgomberare la mente; in fin dei conti era un'operazione che doveva risultargli facile dato il suo status di Apprendista Occlumante, perciò si concentrò su quella fase, liberando a mano a mano la propria mente da qualsiasi pensiero, limitandosi a tenere lo sguardo fisso sull’obiettivo. Poi, quando fu certo di essere pronto, la propria voce scandì l’incantesimo con decisione, affinché suonasse come un comando atto a liberare la mente di Matthew, prigioniera della volontà di Lena. «Reàltas!» Stavolta accentò correttamente la formula e concluse il tutto con un movimento fluido e veloce del braccio armato verso l’alto.
Matthew, però, proseguì verso Lena e solo allora l’Auror dai capelli rossi comprese di aver fallito miseramente per la seconda volta. Ma dove aveva sbagliato?

III


Aiden si costrinse a mantenere la calma e il sangue freddo, analizzando attentamente quel ennesimo buco nell’acqua.
Aveva rimediato all’errore della pronuncia e aveva dimezzato la propria distanza da Matthew, affinché potesse avere una buona traiettoria della fronte tanto da non incorrere in dei problemi di mira, ma al di là della componente somatica e verbale nell’esecuzione dell’incantesimo, tutto si era rivelato insufficiente. Aveva persino sgomberato la mente come richiesto, eppure qualcosa ancora mancava o non era stato ben definito da risultare efficiente contro l’influenza di Lena. Si costrinse dunque a riflettere sui vari passaggi avvenuti durante l’esercitazione, nel disperato tentativo di comprendere in cosa corrispondesse l’errore compiuto; di conseguenza afferrò nuovamente le pergamene e le consultò con più attenzione, intuendo che dietro la liberazione della propria mente da qualsiasi altro pensiero non era sufficiente, ma che doveva semplicemente estraniarla da qualsiasi cosa che non riguardasse il ripristino del senno altrui.
«Lena, da adesso non farlo più camminare, ma fagli fare ginnastica sul posto. Gli addominali andranno bene.» disse a sua sorella, mettendo da parte i rotoli e fissandola in cerca di un segno di assenso. Ella, infatti, si limitò ad alzare un pollice nella sua direzione, per poi tornare ad agire sulla propria gola, consapevole di quanto suo fratello non aspettasse altro; e, nel giro di pochi secondi, Matthew si distese a terra sulla schiena, per poi iniziare la propria sessione di esercizi “forzati”.
Benché il corpo si muovesse ritmicamente, Aiden si posizionò abbastanza vicino da avere la fronte alla propria portata, affinché i movimenti di Matthew non andassero a costituire un ostacolo alla propria mira. La bacchetta magica venne puntata contro la zona designata, mentre gli occhi si assottigliarono per la concentrazione: sgomberò la propria testa da ogni pensiero che non riguardasse la mente di Matthew, confusa e schiava di un’altra persona, e alla quale doveva ridare la propria libertà.
Libertà. Era quello che il concetto che doveva maggiormente imprimere nella propria magia, affinché gli effetti sul ragazzo di Lena cessassero, riportandolo a pensare e ad agire di spontanea volontà. Una chiave che doveva cercare di infilare nella serratura della mente di Matthew, eludendo quella mano invisibile che stava cercando di impedire la fuga al ragazzo.
Un respiro profondo, poi si sentì pronto ad agire. Deciso e sicuro in quanto stava facendo, Weiss non distolse lo sguardo dal proprio obiettivo, né smise di pensare al ripristino della volontà di Matthew, ma scandì chiaramente la formula magica con minuziosa attenzione e chiarezza. «Reàltas!» Posti i giusti accenti, la mano armata scattò verso l’alto, ma proprio mentre la testa del cognato si adagiò al suolo invece che sollevarsi, sfuggendo così alla mira dell’Auror che fallì per la terza volta.

IV


Maledizione!
Con i denti serrati, Aiden imprecò per quel insuccesso dettato dal bersaglio fin troppo in movimento. Forse, dopotutto, non era stata una buona idea suggerire a Lena di indurre Matthew a cimentarsi con degli addominali, piuttosto che compiere movimenti più semplici e che non implicassero la testa. Sospirò profondamente, facendo vibrare la cassa toracica, volgendo poi lo sguardo su sua sorella. «Fagli alzare solo le gambe!» esclamò, per poi passarsi una mano tra i capelli con l’intento di tirarsi indietro i capelli resi umidicci per il nervosismo di quel ennesimo buco nell’acqua.
Con un secco assenso del capo, Lena si rimise all’opera e, per la quarta volta, Aiden vide il catalizzatore della sorella venire puntato contro le corde vocali e le labbra muoversi sensualmente, tanto che la ragione di Matthew scomparve in pochi battiti di ciglia e tornò ad essere un uomo completamente confuso e accondiscente. La strada venne quindi spianata dinanzi al rosso, il quale non perse ulteriore tempo e si racchiuse nella propria concentrazione, estraniandosi da quel fastidioso ronzio caratteristico del Muffliato.
La stecca di Biancospino venne puntata contro la fronte di Matthew senza alcun indugio, mentre Weiss escluse qualsiasi pensiero che non fosse inerente al proprio proposito. Desiderava con tutto se stesso liberare il ragazzo, donandogli quel senso di libertà che ogni essere umano meritava, specialmente se si trattava di una schiavitù mentale. Lui stesso era sempre stato particolarmente riservato, un uomo che amava preservare la propria intimità anche a costo di combattere con le unghie e con i denti, e se si trattava della propria mente allora si dimostrava ancora più combattivo. Sapeva perfettamente cosa volesse dire esporre la propria mente a qualcun altro, in particolare ad avere un Legilimens che sguazzava nello stagno dei propri pensieri e ricordi; non era un caso, infatti, che Aiden fosse diventato un Occlumante Apprendista, così che potesse imparare a difendersi da simili attacchi mentali. In fin dei conti la mente era come un Tempio sacro e privato, e che andava difeso ad ogni costo se non si voleva lasciare terreno fertile al nemico. La conoscenza dell’Occlumanzia, dunque, conferì al rosso un incentivo maggiore nella comprensione del Realtas. Invasione o controllo mentale differivano tra loro per concetto, ma avevano una cosa molto importante in comune: la sottomissione. Il nemico spazzava via la volontà della propria vittima e prendeva il sopravvento, incatenando la mente dell’avversario a sé e disponendo di essa a proprio piacimento, esattamente come un dispotico Tiranno.
L’Auror desiderò dunque mettere fine al controllo di Lena, di spazzarlo via come la furia improvvisa di una tempesta. Saldo nelle proprie decisioni e volontà, l’uomo scandì: «Realtas!» Come un comando atto a liberare la prigionia al quale Matthew era stato relegato, la voce imperiosa e sicura venne seguita a ruota da un movimento improvviso della bacchetta verso l’alto. Ma qualcosa parve non bastare e Weiss osservò sgomento il proprio fallimento con un Matthew ancora confuso e con le gambe tese verso l’alto.
Ancora una volta aveva scordato di porre i giusti accenti sulla formula dell’incantesimo.

V


Benché fosse furioso con se stesso, Aiden Weiss analizzò accuratamente quanto era successo: era stato troppo preso a focalizzarsi solo ed esclusivamente sul proprio desiderio di liberazione, che era finito con il dimenticarsi di accentare la prima “A” del Realtas. Una negligenza che gli era costata tanta pazienza e un pizzico di fiducia in se stesso, poiché iniziò a sentirsi come un perfetto smemorato e lui odiava quella sensazione.
Nonostante il fallimento, sua sorella non disse nulla, nemmeno guardò Aiden, ma ripeté la procedura e persuase il fidanzato a continuare con il sollevare ritmicamente le gambe. Voleva che suo fratello tentasse nuovamente, che non avesse nemmeno il tempo di pensare ad abbandonare baracca e burattini soltanto perché non era ancora riuscito a padroneggiare l’incantesimo. Lena avrebbe fatto di tutto pur di aiutare suo fratello e, nonostante lo conoscesse come le sue tasche, non poteva permettere che la demoralizzazione avesse la meglio su di lui, piuttosto voleva stimolare la nota testardaggine della famiglia Weiss affinché non mollasse la spugna. Al fulvo non ci volle molto per comprendere le intenzioni della sorella, anche lui la conosceva meglio di chiunque altro, e ciò bastò a farlo sorridere con rinnovato vigore. Determinato ad accettare l’invito di Lena, oltre ad essere stato spinto da un forte senso di orgoglio e caparbietà, fece scrocchiare il collo come dei movimenti laterali, muovendo infine le spalle in un plateale gesto di riscaldamento.
Osservò Matthew alzare ed abbassare le gambe sotto l’influenza dell’incantesimo di Lena, per poi puntare il catalizzatore magico contro la sua fronte, completamente alla sua portata. Aveva precedentemente sfruttato l’Occlumanzia per cercare di capire al meglio il Realtas e applicarlo correttamente, alimentando così il suo desiderio nel voler liberare la mente di Matthew dall’influenza della sorella; ora però doveva immedesimarsi in sua madre, cercare di sentirsi come un Legilimens che invade la mente altrui, poiché solamente con la comprensione di tutte e due le abilità mentali avrebbe potuto trovare il giusto modo di padroneggiare il Realtas. Con lo sguardo cercò dunque di “agganciare” la mente di Matthew alla sua con una sorta di cappio invisibile, un appiglio con il quale avrebbe strappato via la mente del ragazzo dall’influenza di Lena, riportandolo così alla realtà e al pieno delle proprie facoltà mentali. Poi, quando fu sicuro di aver inquadrato bene quell’immagine nella propria mente, prese a desiderare con tutto se stesso di voler strappare via Matthew da quello stato di confusione e prigionia, strappandolo dalla presa che Lena aveva su di lui, proprio come una spina che veniva estratta da un arto leso. Soltanto quando si sentì sicuro di avere tutto sotto controllo e di non avere altro per la testa, agì e pronunciò l’incantesimo con forza e chiarezza, ponendo i giusti accenti. «Reàltas!» La mano scattò bruscamente verso l’alto, immaginando che quel cappio invisibile serrato alla mente di Matthew stesse cercando di strapparlo via da quella schiavitù al quale era stato relegato.

VI


«Mantieni l’incantesimo!» esclamò alla sorella all’improvviso. Deciso più che mai a non voler cedere, a tentare e ritentare finché non l’avesse avuta vinta, Aiden volle insistere e non perdere altro tempo, né voleva rischiare di demoralizzarsi ulteriormente.
Lena non poté fare altro che assecondare la richiesta del fratello, continuando a sussurrare dolci parole al fidanzato e persuadendolo nel continuare a muovere le gambe, mentre il fulvo si concentrava e rimaneva protetto dal Muffliato. Ancora una volta finse di essere dotato della Legilimanzia come sua madre, di fissare la fronte di Matthew mentre la bacchetta si allineò con essa, immaginando di instaurare un collegamento tra la sua mente e quella del proprio bersaglio. Era come se il cognato fosse caduto in un pozzo oscuro e senza via d’uscita, mentre Aiden stava cercando di gettargli una corda affinchè potesse uscire da quel luogo freddo ed angusto, tornando a rivedere la luce del giorno. Il desiderio di liberare Matthew, di salvarlo, crebbe a dismisura che solamente quando si sentì pronto a compiere l’atto finale, a strappare via la mente del ragazzo da quella sua prigionia, che l’Auror entrò in azione. «Reàltas!» tuonò con forza, ponendo l’accento sulla prima “A” e facendo scattare la bacchetta verso l’alto con un movimento repentino, immaginando di tirare la corda e riportare Matthew in superficie, verso la luce.

VII


Un ringhio sommesso, seguito da urlo talmente potente da sembrare il rombo di un tuono. «ANCORA!» L’Auror incitò Lena a proseguire con l’Usignolus, mostrando quella cocciutaggine che ella aveva cercato di provocare senza eccessivi sforzi.
Per Aiden Weiss esisteva soltanto una regola durante l’apprendimento di nuovi incantesimi: mai arrendersi. Niente era impossibile, tutto era perfettamente raggiungibile con la giusta determinazione, pazienza e desiderio di apprendere; e il rosso poteva arrivare lì dove altri erano arrivati prima di lui, semplicemente doveva prendersi il suo tempo e perfezionarsi fino a quando non avrebbe finalmente domato la magia da lui tanto ricercata e bramata. Il Realtas non sarebbe stato da meno, era un incantesimo come tanti altri, facile o difficile che fosse, ma decisamente non impossibile; e questo permise ed incentivò l’uomo a rimboccarsi le mani affinché giungesse alla completa padronanza dell’incanto.
Scacciato ogni possibile residuo di demoralizzazione o dubbio in in se stesso, armato di tutta la propria sicurezza, determinazione e volontà, l’Auror puntò il braccio armato contro la fronte di Matthew. Quando aveva trascritto tutte le informazioni importanti dal libro originale al British Magic Museum, aveva scoperto che l’incantesimo era anche assai molto utile contro la Maledizione Cruciatus, nota per la sua crudeltà nell’infliggere un dolore talmente intenso da spingere una persona verso la pazzia, talmente scossa da indurre la mente stessa ad annichilirsi e, di conseguenza, ad estraniarsi dalla realtà. Aiden doveva quindi farcela proprio in nome di quelle persone che cadevano vittime di una tale barbarie, di un qualsiasi altro incantesimo o condizione che le spingevano ad allontanarsi dalla realtà, dalla luce.
La mente del rosso immaginò quindi di collegarsi a quella di Matthew, di agganciarla con una corda di luce, così che potesse strapparlo da quella sua condizione di schiavo, liberandolo una volta per tutte. Ma la corda non era soltanto uno strumento di liberazione, ma anche di distruzione: Weiss, infatti, voleva spezzare la morsa con la quale Lena teneva soggiogato il proprio fidanzato con la forza della propria magia. «Reàltas!» La voce del giovane uomo rimbombò lungo le pareti di quella stanza, imperiosa, sicura di quanto stava compiendo. Non c’era esitazione e nemmeno errori di pronuncia, giacché si premurò di scandire tutto con la dovuta meticolosità - accenti comprensi -, fino a quando non mosse improvvisamente la bacchetta verso l’alto. Un gesto deciso, simbolico, atto a sfilare via la mente di Matthew dalla presa di Lena e riportarlo al pieno controllo della propria psiche, con tutta la potenza magica che aveva a disposizione.
Desiderò con tutta la propria anima che avvenisse ciò e che il ragazzo potesse tornare alla realtà. Alla luce. A tornare padrone del proprio Tempio. A casa.


IN ATTESA DEL MASTER
Gli ultimi 3 tentativi sono tutti al condizionale.


 
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view post Posted on 8/11/2019, 00:31
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Il Fato

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Rabbia, suggestione, irrequietezza.
La mano tremava di emozioni, scaturite dall’agghiacciante immagine della tortura. La Maledizione Cruciatus inflitta a un innocente, il suono dilagante delle urla, un’ingiustizia lacerante. Vi erano troppe pressioni, troppe simulazioni svianti. Di fatto la mente, proprio come al contrario di come richiesto, si riempì invece di vuotarsi, crollò sotto il peso delle sue stesse elaborazioni piuttosto che definirsi boa di salvataggio per altri. Così come la situazione creata non rendeva schematico e semplice l’esercizio. Già di per sé reso difficile dalla presenza altrui e dal continuo flusso di incanti prodotti, i diversi esperimenti sul movimento, la continua richiesta di cambiamenti, provocarono solo risultati nulli.
Lena rilasciò il suo contatto su Matthew, corse ad abbracciarlo e a sorridergli per poi voltarsi verso il fratello.

« Rilassati, Aiden. Lascia andare le tensioni. »

Il potere dell’empatia non è da sottovalutare. Quando si tratta di magia, ciò che un mago possiede al suo interno è importante quanto le sue azioni e le sue parole. Cosa vuole infondere all’esterno il mago? Cosa necessita l’oggetto della sua magia per tramutarsi in ciò che egli desidera? Quella fra mente e magia è una terribile battaglia. L’interiorità e le sue risposte all’esterno vincono sui gesti, sulla menzogna e sulle forzature. Identificarla e cogliere il suo nocciolo, ridurre ai minimi termini, scremare la mente fino all’essenziale per poi rendersi pronti al caos della vera azione, dove l’adrenalina permetterà davvero all’Auror di schivare la morte.

Ti chiedo un ulteriore tentativo in cui fai un'analisi più schematica e interiore. Adesso puoi concentrarti meno sull'esterno, già descritto molto bene, e più sul pensiero e sull'immagine mentale del tuo pg sull'incanto

 
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view post Posted on 21/11/2019, 16:22
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Realtas

Questo incantesimo ha l’effetto di riportare, letteralmente, alla realtà una persona mentalmente assente o in stato confusionale per effetto di qualche incantesimo.
Ci sono molti incantesimi, più o meno forti, che lasciano le loro vittime in stati confusionali o, addirittura, completamente annichiliti e chiuse nelle loro menti, finanche a giungere alla pazzia.
Tralasciando incanti di lieve entità, come il Confundus, per cui basta un semplice Finite, per gli incantesimi più avanzati e pericolosi, il Realtas e la controffensiva perfetta.


EXP: 35 | Sesta Classe

VIII


«Ancora!»
Secco e perentorio il tono del rosso palesò la propria delusione per quell’ennesimo fallimento, mischiata a pura determinazione. Testardo com’era, guidato da un orgoglio che ora bruciava con ardore, il giovane uomo si rifiutava in tutti i modi possibili nel riconoscere la propria disfatta. C’era sempre una lezione da apprendere nei propri sbagli, segreti che solo con l’insistenza si sarebbero infine svelati, e Aiden Weiss bramava più di qualsiasi cosa scoprire tali misteri e farli suoi, così da non ripetere lo stesso errore. Un po’ per carattere e un po’ per deformazione professionale, l’Auror ambiva al controllo supremo della situazione, in cui i limiti venivano oltrepassati e delineati ad un livello superiore, così che alla sfida successiva potesse avanzare ulteriormente in quella sorta di gara personale.
Devo rendere possibile ciò che per gli altri sembra impossibile. Devo superarmi, devo diventare più forte... si disse mentalmente, facendosi forza.

Era riuscito a comprendere il motivo per il quale voleva imparare un simile incantesimo e come l’avrebbe sfruttato, ora però doveva guardare oltre alla causa e applicare tutta la propria volontà per sprigionare il Realtas.
Si scrollò di dosso ogni traccia della tensione che aveva involontariamente accumulato, chiudendo gli occhi e cercando di trovare il proprio equilibrio interiore. Si ritrovò inaspettatamente ad applicare quelle basi di Occlumanzia che era riuscito ad apprendere con la guida di sua madre: il respiro era regolare e la mente di Aiden era concentrata nel cercare di svuotarsi da qualsiasi tipo di immagine e pensiero; per farlo dovette aggrapparsi al colore nero, unica cosa che avrebbe potuto facilmente ricollegarsi al senso di vuoto che doveva raggiungere, a quell’Oblio in cui doveva nascondersi pur di sfuggire allo sguardo altrui. Anche se non era sotto assedio da nessun Legillimens, Aiden ne sentì la necessità, forse anche solo per capire meglio l’incantesimo.
Emise un profondo respiro una volta che si sentì finalmente più lucido e rilassato di prima, aprendo gli occhi e facendo un cenno a sua sorella. Lena non se lo fece ripetere due volte e per l’ennesima volta si ritrovò ad incantare il proprio fidanzato con l’Usignolus, il quale riprese a muovere le gambe in aria.
Il fulvo si era rifugiato nell’Occlumanzia per riprendere il controllo di sé, per liberarsi di quel peso opprimente che lo aveva portato al fallimento. Aveva pensato troppo, accumulando talmente tanti pensieri e ragionamenti nella propria mente da fuorviarlo dal vero elemento importante per quel tipo di magia. Lui poteva rendere irraggiungibile la propria mente a comando, ma nel caso di Matthew la situazione era come inversa, ma in modo più complesso: era un’altra persona che gli stava impedendo di restare ancorato alla propria mente, di essere lucido, di essere padrone di se stesso; pertanto, ciò che ora Aiden doveva fare era frapporsi tra Lena e Matthew, strappando quest’ultimo dalla magia che lo rendeva succube dell’altra e riportarlo alla realtà. Da solo il ragazzo di sua sorella non ce l’avrebbe mai fatta, non sarebbe mai riuscito a far valere la propria volontà per uscirne; forse perché da un lato Lena era più forte ed influente, o poteva anche essere che Matthew - inconsapevolmente, guidato dai sentimenti verso la giovane Weiss - non voleva commettere alcuna resistenza, mostrandosi dunque accondiscente a quella presa di potere che Lena aveva su di lui. Ad ogni modo, qualunque fosse la vera ragione che stava impedendo a Matthew di ribellarsi contro quella costrizione, Aiden sentiva di essere la sola e unica persona in grado di disporre un giusto equilibrio a tutta quella faccenda, permettendo al ragazzo di tornare se stesso.
Solitamente un Legillimens riportava alla luce ciò che una mente conserva, ma lui non era in grado di applicare una simile capacità, non era Annabelle, ma semmai il suo esatto opposto. Quindi se Matthew stava navigando perduto nell’Oscurità, allora l’avrebbe raggiunto sullo stesso sentiero e salvato da quella condizione forzata.

Tentò nuovamente il salto nel buio, sgomberando la mente dai propri ricordi, dal fluire dei pensieri, da qualsiasi immagine fuorviante. Si aggrappò a quelle basi che era riuscito ad apprendere per tenersi concentrato, mentre la fiducia in se stesso cresceva e così era perfino per la tenacia che lo caratterizzava, mantenendo viva e costante la propria volontà nel voler soccorrere Matthew. E mentre si armava interiormente, mentre cercava di nuotare silenziosamente nell’Oscurità per raggiungere la mente soggiogata del ragazzo, la stecca di Biancospino venne puntata verso la fronte bersaglio. Soltanto quando fu certo di essere pronto e di avere tutta la forza necessaria per compiere il passo, allora il rosso entrò in azione: lentamente provò a focalizzare la propria mente mentre si collegava a quella di Matthew, come un braccio che si protendeva e afferrava quello altrui. E la volontà e determinazione dell’Auror dovevano assolutamente aiutarlo nel rendere quella presa ferrea e salda, così che lo strattone decisivo e dettato dal movimento della bacchetta si rivelasse più che sufficiente nel voler strappare Matthew dall’influenza di Lena. Doveva mostrarsi più forte, più capace di sua sorella, perché solo applicando una potenza maggiore avrebbe distrutto le catene di quella schiavitù mentale. E se la propria mente era una sorta di salvagente per Matthew, la mano armata invece si sarebbe rivelata come l’artefice di quella scissione tra burattinaio e burattino che voleva assolutamente provocare. Non era un semplice colpo di forbice o di coltello, atto a recidere quel legame indesiderato, ma un vero e proprio assalto magico, un salvataggio in cui la mente era l’indiscussa forza attraente. Aiden non lesinò nell’imprimere quanta più potenza possibile in quella connessione mentale che sperò di aver davvero compiuto, incapace di desistere, di arrendersi nel voler lottare per gli altri; e in quel momento stava combattendo per Matthew, per salvarlo, perché il suo cuore benevolo lo spingeva sempre a prendersi cura degli altri, mentre il suo spirito da Auror - o, più genericamente, da guerriero - lo guidava sempre a fare del Bene e a combattere in nome degli indifesi.
Un Salvatore: era questo che doveva essere per Matthew. Un Salvatore con in mano la carta vincente, la carta della Mente.
«Reàltas!» scandì con meticolosità e rinnovato ardore, in una sorta di leva sulla quale avrebbe applicato tutto il proprio potenziale magico e desiderio di riuscita. La bacchetta scattò verso l’alto con un movimento deciso, simboleggiando quel braccio che con forza disumana voleva portare via con sé la mente del ragazzo, fin sopra la superficie oscura dell’Oblio, verso la Luce della realtà.
Che ci riuscisse o meno, ora toccava al Fato o agli Dei stessi decretare l'esito di quell'impresa che il Mago aveva scelto di compiere. E Weiss attese con crescente curiosità e aspettativa.


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view post Posted on 28/1/2020, 08:01
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Il Fato

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Fra i vari talenti di una mente agile, la sintesi è quello che permette di far fronte nella maniera più immediata possibile a qualsiasi problema. Il bagaglio di conoscenze accumulate nel corso di una vita non fa che incrementare questo processo, permettendo alla mente di approcciarsi sinotticamente a ciò che cade sotto il suo sguardo.
Dopo numerosi e faticosi tentativi il giovane auror si appellò alle lezioni di occlumanzia, accostando la necessità di divenire un'ancora di salvataggio per Matthew a quella di costruire una cinta opaca attorno alla mente per scoraggiare le penetrazioni esterne. Fu così che finalmente certi pensieri si placarono, e la volontà del salvataggio divenne il punto focale della sua ricerca.
Scandita l'ultima sillaba, le pupille della vittima si restrinsero in segno di ripresa coscienza. Una nuova luce balenava di fronte ai suoi occhi e l'istinto gli fece tendere le dita della destra verso il suo Salvatore. Toccare nuovamente la realtà lo fece sobbalzare, rabbrividire per la densità da cui quel torpore indotto lo aveva strappato. Si scostò goffamente dalla posizione iniziale allontanandosi da Lena, che stringeva le labbra nel tentativo di non scoppiare a ridere per l'espressione spiritata del suo uomo.

« Direi che per oggi può bastare, Aiden. Bravo. »

Un primo passo verso l'apprendimento del Realtas era stato fatto. Solo il continuo esercizio avrebbe permesso al mago di sfruttarlo prontamente sul campo. Nel suo lavoro, proprio come egli aveva pensato, sarebbe stato un'importante scorciatoia per i momenti più critici.

Incanto appreso. Puoi inserirlo in scheda.

 
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22 replies since 11/5/2017, 17:15   593 views
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